Mia, un film sulla violenza e gli amori malati

In occasione della giornata nazionale contro la violenza sulle donne, svoltasi lo scorso 25 novembre, è stato trasmesso in prima serata “Mia”, film di Ivano De Matteo che racconta una triste realtà che ormai, ahimè, è sempre più preoccupante.

Il film è incentrato sulla storia di Mia, quindicenne che finisce in una storia sbagliata, logorata dall’amore malato di un adolescente violento. Aiutata dal padre cercherà di uscirne, ma il ragazzo decide di distruggerla. 

Oltre alla protagonista della vicenda, interpretata da Greta Gasbarri, troviamo Edoardo Leo  nei panni di uno dei personaggi più complessi: il padre di Mia. Da genitore premuroso e protettivo, lo vediamo pian piano trasformarsi, sempre più abbattuto e preoccupato per la figlia, fino al momento in cui la vendetta prende il sopravvento. Infine il ruolo del personaggio più detestabile, quello del ventenne aggressivo Marco, è affidato a Riccardo Mandolini.

“Mia” è una storia di manipolazione e controllo, affronta il tema del revenge porn e ci fa capire come, quando si parla di violenza, non si intenda solo quella fisica, ma anche quella psicologica, come in questo caso. 

Il regista ci mostra come, all’interno di una relazione tossica, una ragazza piena di vitalità e spensieratezza, che ama truccarsi e divertirsi con le amiche, possa spegnersi del tutto, perdere ogni contatto con le persone più care e chiudersi nel proprio dolore.

Particolarmente significativo poi il ruolo della famiglia di Mia, una famiglia che le sta sempre accanto, senza andarle contro quando commette degli sbagli, ma al contrario ascoltandola e aiutandola.

Ivano De Matteo ha rivelato di aver scritto il film insieme alla sua compagna, Valentina Ferlan e di averlo fatto più da genitori che da sceneggiatori, avendo la coppia due figli di 20 e 16 anni.  

“Mia” è quel film che ognuno di noi dovrebbe vedere. È vero, non si tratta di una storia vera, ma si ispira a quella di mille altre ragazze che ogni giorno vivono questa realtà infelice e ripugnante, da cui spesso non riescono a tirarsi fuori se non con gesti estremi.

Ormai siamo di fronte ad un’emergenza nazionale. Sono 51 le vittime di femminicidio nel 2024, quasi 3mila le violenze sessuali nel corso del primo semestre, sfiorano i 700 i casi di condivisione non consensuale di immagini e video intimi e poi ci sono 33 mila chiamate al numero anti violenza 1522. 

Insomma, questa situazione è diventata ormai inaccettabile e di fronte a queste ingiustizie non possiamo far altro che essere unite in quanto donne ed aiutarci a vicenda. È importante stare sempre all’erta e scegliere attentamente la persona al proprio fianco, ma, soprattutto, è fondamentale denunciare. 


Virginia Porcelli






It ends with us- Siamo noi a dire basta, un adattamento che non tradisce il romanzo

C’è chi aspettava solo questo momento dell’anno e chi mente. Ebbene sì, “It ends with us -Siamo noi a dire basta”, adattamento del romanzo bestseller di Colleen Hoover con protagonista Blake Lively, ha finalmente fatto il suo debutto nelle sale di tutta Italia.

Negli Stati Uniti invece, la pellicola era già uscita il 9 agosto, riscontrando subito un grandioso successo e piazzandosi al secondo posto tra i film più visti, dopo “Deadpool & Wolverine”, con protagonista il marito di Lively, Ryan Reynolds.

“It ends with us”, che ha come tema principale la violenza domestica, ci racconta la storia della giovane Lily, che lascia la città in cui è cresciuta per trasferirsi a Boston, dove realizzerà il suo sogno di aprire un negozio di fiori.

Inizialmente, dopo la rivelazione del cast lo scorso anno, gli accaniti lettori si erano subito scagliati contro gli attori scelti per i ruoli dei loro amati personaggi. Ora però, con l’uscita del film, si può dire che le critiche siano in gran parte diminuite, lasciando spazio invece ai commenti positivi.

Come già detto, infatti, il ruolo di protagonista e produttrice, è stato assegnato alla nota attrice americana Blake Lively, affiancata da Justin Baldoni nel ruolo di Ryle e da Brandon Sklenar in quello di Atlas. Nonostante i pregiudizi iniziali, questa si è mostrata più che all’altezza e ci ha fatto commuovere proprio come tra le righe. Nelle ultime interviste però, è stata particolarmente criticata per aver presentato il film come una commedia romantica e per non aver mai approfondito il tema della violenza, focalizzandosi invece sul nuovo film del marito e sulla promozione della sua linea per capelli. Al contrario Justin Baldoni, regista e co-protagonista del film, sottolinea ripetutamente l’importanza del tema della violenza domestica, motivo per cui tra i due vi sono rapporti gelidi al momento e per cui l’attore è sempre rimasto in disparte dal resto del cast.

Ciononostante, “It ends with us” non può che meritare tutto il successo ricevuto in questi pochi giorni, essendo una perfetta trasposizione del romanzo tanto amato dai giovani. Mentre, infatti, diverte e strappa un sorriso al pubblico da una parte, dall’altra lo fa commuovere e riflettere su una realtà triste che purtroppo al giorno d’oggi è sempre più preoccupante.

Virginia Porcelli




C’è ancora domani, il film dedicato a noi donne

Il nuovo film della Cortellesi, uscito nelle sale a fine ottobre, sta ottenendo sempre più successo. Dopo aver vinto tre premi al Festival del cinema di Roma, infatti, negli ultimi giorni è rientrato nella top 10 dei film italiani con più incassi, sfiorando quota 27 milioni e diventando il miglior titolo della stagione 23/24.

Ambientato a Roma nei tempi del dopoguerra, ci racconta la toccante storia di Delia, donna di casa costretta ad occuparsi ogni giorno dei tre figli, del suocero e dell’irascibile marito, che ritiene giusto riempirla di schiaffi e umiliarla. “Ho voluto realizzare un film contemporaneo ambientato nel passato, perché penso che purtroppo molte cose siano rimaste le stesse. Naturalmente ci sono stati dei progressi, sono cambiati i diritti, sono cambiate le leggi, ma non del tutto, non nella mentalità”, spiega l’attrice e regista in un’intervista.

La Cortellesi è impeccabile su tutti i fronti. Che fosse una magnifica attrice era già ben noto a chiunque, ma il suo esordio come regista è stato di certo pieno di sorprese. Non solo interpreta il suo ruolo alla perfezione, accompagnata tra l’altro da un cast spettacolare, ma tratta anche temi come la violenza domestica e i diritti delle donne in modo estremamente delicato e commovente.

Infatti, tra la comicità di alcune scene che strappano un sorriso e la drammaticità di altre, che provocano nel pubblico tristezza e compassione, ci tiene fissi allo schermo con gli occhi lucidi.

Tutto ciò, inoltre, arriva in un momento in cui tutta Italia soffre ancora per l’omicidio di Giulia Cecchettin, l’ennesima vittima di una cieca gelosia e violenza che non dovrebbe essere propria dell’amore, ma che purtroppo lo è sempre più spesso.

Insomma, il film è un vero e proprio omaggio alle donne, alla solidarietà femminile, all’amicizia e, in particolare, al rapporto madre figlia. La Cortellesi, infatti, ha deciso di dedicarlo a sua figlia Laura, o meglio “Lauretta”, come possiamo leggere prima dei titoli di coda; dedica in cui possiamo scorgere l’amore materno, più forte di qualsiasi altro legame.

“C’è ancora domani” dà forza a ognuna di noi e ci ricorda l’importanza di reagire, di avere coraggio e soprattutto di chiedere aiuto quando ci viene fatto del male o quando veniamo private dei nostri diritti. Alla prima offesa, al primo schiaffo, dobbiamo tenere in mente che c’è sempre domani e che meritiamo molto di più di qualcuno che ci tarpa le ali. È per questo che ogni donna dovrebbe vederlo, per imparare ad amare sé stessa e per far sì che tutte quelle morti non siano state vane.

Virginia Porcelli




Le mamme di Pomezia contro la violenza sulle donne

L’associazione Le Mamme di Pomezia ha organizzato per la giornata del 25 novembre 2022 un flash mob in Piazza Indipendenza, che si svolgerà alle ore 16.30.

In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, tutti i partecipanti – invitati ad indossare un accessorio o un abito rosso – lasceranno volare dei palloncini rossi in memoria di tutte le vittime di violenza.

 

 

 

“Secondo il dossier del Viminale sono 96 le vittime donne negli ultimi 12 mesi, di queste, 84 in ambito familiare affettivo e 49 per mano del partner o ex partner.
Sono diminuite le denunce di stalking ma aumentati gli ammonimenti contro i persecutori.
Si rende necessario fare informazione, sensibilizzare ed essere coesi, tutta la società è chiamata in campo essere parte attiva verso queste donne che vivono nel privato violenze e soprusi che devono riguardare noi tutti.
Dietro questi omicidi etichettati come femminicidio si nasconde la componente di genere: l’UCCISIONE DI UNA DONNA IN QUANTO DONNA.”

 

“E’ “violenza contro le donne” ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà.
Così recita l’art. 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne.”




17 Maggio, giornata mondiale contro l’omotransfobia: depositato ordine del giorno per il Consiglio Comunale di Pomezia a sostegno del DdL Zan

riceviamo e volentieri pubblichiamo dal capogruppo Movimento % Stelle al Comune di Pomezia, Massimiliano Villani
Si celebra oggi la Giornata mondiale contro l’omotransfobia, riconosciuta dall’Unione Europea, con Risoluzione Parlamentare del 26 aprile 2007, una data legata al 17 maggio 1990 quando l’Organizzazione mondiale della Sanità ha depennato l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali.
Abbiamo scelto proprio questa giornata per presentare un ordine del giorno dall’oggetto: SOSTEGNO ALL’APPROVAZIONE DELLA PROPOSTA DI LEGGE: “MISURE DI PREVENZIONE E CONTRASTO DELLA DISCRIMINAZIONE E DELLA VIOLENZA PER MOTIVI LEGATI AL SESSO, AL GENERE, ALL’ORIENTAMENTO SESSUALE E ALL’IDENTITÀ DI GENERE”
per dare maggior forza ad un’azione che riteniamo doverosa visto lo stallo, dovuto all’ostruzionismo di una certa parte politica, a cui è sottoposto il Ddl Zan, provvedimento che ha già visto l’approvazione alla Camera dei Deputati lo scorso 4 Novembre.
Non c’è più tempo e non si può più aspettare: è giunto il momento che anche il Consiglio Comunale si esprima con una posizione chiara.
Ne parleremo, inoltre, in diretta Facebook sulla pagina Movimento 5 stelle Pomezia martedì 18 maggio alle ore 21 con Marco Bella, portavoce alla Camera, e con Alessandra Maiorino, portavoce al Senato, che ha contribuito attivamente alla scrittura della legge.
Sarà l’occasione per approfondire il tema e smentire le più diffuse fake news sul Ddl Zan.
Saranno presenti anche il Sindaco di Pomezia, Adriano Zuccalà e Miriam Delvecchio, Assessore alle politiche sociali del Comune di Pomezia.



In marcia per gli immigrati

I flussi migratori esistono da millenni sui libri di storia: sarebbe sufficiente aprirli, leggerne i contenuti e porsi delle domande sul presente storico che stiamo vivendo. Mai come in questi ultimi tempi, si assiste infatti ad un orrendo teatro, nel quale molti individui danno sfogo con la pancia e le sue interiora ad espressioni brutali di razzismo. Ci sono davvero molti modi di dire le cose, di apostrofare le persone, di declinare concetti e sembra che, soprattutto nel mondo di Internet, si scelgano spesso i toni più violenti, le parole più aggressive e prepotenti, le volgarità e le ingiurie verso le persone.

Fate gli immigrati a casa vostra, devono restare a casa loro, affondiamo i barconi, ma come mai non ci sono iniziative anche per gli italiani poveri e bisognosi? gli italiani emigrati non rubavano, devono morire tutti, dobbiamo pensare agli italiani, ci rubano il lavoro, puzzano e portano degrado nei nostri quartieri, un giorno non saremo più noi gli italiani, basta con questo finto buonismo, ci costano ics euro al giorno” sono solo alcune delle frasi del sentire comune, non comune a tutti tuttavia.

Da decenni ormai la sociologia e la psicologia sociale cercano di dare una spiegazione scientifica ai fenomeni di stigmatizzazione e di razzismo e spiegano quanto queste reazioni individuali o collettive di intolleranza e non accoglienza siano fisiologiche e siano il frutto della paura del diverso e della minaccia che esso possa costituire. Ma la paura, le infamie, le minacce e lo sdegno non sono l’unica reazione possibile: ce n’è una più umana, dignitosa e civile, che guarda ai disastri e alle morti in mare con profondo dolore, che comprende che chi scappa lo fa da un posto in cui una casa già non ce l’ha più, che sa che le responsabilità primarie dei flussi migratori verso “l’Occidente del mondo” sono dell’Occidente stesso, che vi riconosce dei fenomeni storici di portata epocale, che non possono essere ignorati o soltanto bloccati, poiché è evidente che ciò non sia assolutamente attuabile. Ci si può dunque aprire e si può coglierne non solo le possibilità culturali che da ciò derivano, ma anche l’occasione per riscattarsi dalla propria animalità.

0La Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi parte da queste ed altre ragioni e inizia un lungo cammino di civiltà, materiale ed immateriale. Venerdì 11 settembre moltissime località d’Italia aderiranno ad una marcia, che vuole rappresentare l’inizio di un percorso di cambiamento al livello degli atteggiamenti e dei comportamenti, un invito a tutti gli uomini e le donne del mondo globale “di capire che non è in alcun modo accettabile fermare e respingere chi è vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano. Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. Dare asilo a chi scappa dalle guerre significa ripudiare la guerra e costruire la pace. Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti”.

Grazie alla comunità di Rete Antirazzista Pomezia, anche Pomezia, come Roma, aderisce alla marcia, che partirà venerdì 11 settembre alle ore 21.00 da Piazza Indipendenza. Ognuno ogni giorno con le proprie azioni sceglie da che parte stare: è bello poter dare notizia di un evento che si distingua a livello umano, che voglia che si superi la violenza verbale, che ci inviti a riflettere e restare umani anche di fronte ad eventi di questa portata e pieni di intrinseche contraddizioni, che ci esorti a provare a riconoscerci negli occhi pieni di terrore e dolore di chi sbarca con una busta di plastica in mano e ha appena vinto la sua prima battaglia contro la morte.

“Abituarsi alla diversità dei normali è più difficile che abituarsi alla diversità dei diversi.”

(Giuseppe Pontiggia)

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/133448817001036/




Il buco di Pomezia

Ogni città ha il suo buco. Da quello della serratura del Giardino degli Aranci di Roma ci si vede San Pietro, come se ci si affacciasse dentro ad una antica cartolina. In quello neo-nato di Pomezia, ci si può invece scorgere una scacchiera. Ma non è un belvedere, né un gioco. È invece un macabro avvertimento.

I primi di gennaio, sotto un cielo terso e avvolto da una leggera e pungente tramontana, qualcuno ha fatto esplodere alcuni colpi di arma da fuoco contro la sede dell’associazione “Quattro Torri”, che da decenni ospita alcune associazioni del territorio: ha ospitato il Forum Pomezia Acqua Pubblica, l’associazione Attac Pomezia, il Partito della Rifondazione Comunista, il gruppo dello Sportello Donne, la Rete Antirazzista e ha anche favorito ultimamente la raccolta di abiti e di altri generi di prima necessità per i migranti arrivati alle porte della nostra città.

A qualcuno qualcosa di questo (o di qualcos’altro) non è stato bene e ha sparato e – per fortuna – non è morto ammazzato nessuno. Ha soltanto lasciato come ricordo un buco panoramico sulla serranda, che oltrepassa il vetro spesso e raggiunge la scacchiera appesa al muro a diversi metri di distanza.

Si è subito sollevata un’onda di solidarietà, che va ben oltre idee ed ideologie e che ci tiene a ricordare che le intimidazioni non possono e non devono fermare iniziative politiche e sociali. Che la violenza fa schifo. Schifo, ribrezzo, rabbia: fa vomitare. Vuole ribadire quanto la libertà sia di tutti e per tutti, senza retorica e senza paura.

Basta farsi un giro nei Social Network, in questo già faticoso inizio anno, per rendersi conto di quanto la brutalità delle armi ci faccia sentire parte di e distante da. Ne è senza dubbio un esempio doloroso Parigi, come poteva esserne un altro Pomezia.

La violenza no. Le armi no. La morte no. Le intimidazioni no. E i buchi pieni di dolore nemmeno. Lasciamo la libertà ad ognuno di dire, fare, baciare, lettere e… Testamento anche no.




Pomezia contro la violenza sulle donne

Si è svolto il 29 novembre, presso l’aula consiliare, per la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, un incontro organizzato da Sportello Donne Pomezia, per discutere sulla violenza di genere.
Dopo l’apertura dei lavori da parte del Vice sindaco Elisabetta Serra, che ha ribadito l’impegno dell’amministrazione a favore delle donne del territorio, sono iniziati una serie di interventi che hanno sottolineato come il fenomeno non riguardi solo le donne, ma tutti: dall’inizio dell’anno fino ad oggi sono state più di 170 le donne ammazzate, nel 2012 sono state 157 e nel 2013 il 14% in più (Rapporto Eures 2013).“Il nostro servizio è attivo dal gennaio 2013, ed ha finora accolto circa 60 donne, 20 delle quali hanno riportato casi di violenza: dal mobbing, alle botte allo stalking e tanta altra violenza privata” afferma Claudia Bruno giornalista e operatrice di Sportello Donne che ha coordinato i lavori. L’avvocata Sabrina Mercuri, consulente di Sportello Donne, ha sottolineato come spesso, collegata alla violenza subita dalle donne, c’è quella ‘assistita’ vale a dire una violenza a cui i minori assistono, dannosa per la loro crescita psicofisica. Ma è a livello culturale che va combattuta la violenza contro le donne, a partire dall’educazione dei più giovani alla differenza di genere.
“Per la Giornata mondiale sui diritti dell’ infanzia, lo scorso mese abbiamo organizzato degli incontri all’ Istituto Comprensivo di Via della Tecnica, a cui hanno partecipato circa 500 alunni. Crediamo sia fondamentale che la prevenzione inizi a scuola e che i bambini vadano sensibilizzati al rispetto dell’altro, ma prima ancora al rispetto di se stessi, a prescindere dall’ identità di genere”, sostiene Serena Camillo, psicologa e operatrice dello Sportello.
Importante educare alla prevenzione e alla promozione di comportamenti responsabili tra i più giovani. “Nelle attività, abbiamo stimolato il confronto sull’ identità di genere: essere diversi non significa che ci sia un dominato e un dominatore, ma che ognuno ha le proprie inclinazioni, al di là dei modelli stereotipati che la cultura ci impone”, aggiunge Marina Landolfi, sociologa e operatrice.
Sono inoltre intervenute: Daniela Hondrea (Sportello Immigrazione Pomezia), l’ Associazione ‘Le Mamme di Pomezia’ (Banca del Tempo Pomezia) e Laura Storti, psicanalista, responsabile del Consultorio “Il Cortile”, Casa internazionale delle Donne di Roma.
In conclusione è stato proiettato il video “Le Donne del Muro Alto”, realizzato dall’associazione Per Ananke con le donne del carcere di Rebibbia.




A Pomezia, Sportello Donne dice no alla violenza sulle donne

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che ricorre il 25 novembre, Sportello Donne Pomezia, spazio di ascolto e consulenza per le donne del territorio, ha organizzato per il 29 novembre dalle ore 10,00 presso l’aula consiliare, un incontro-dibattito sulla violenza di genere a cui tutti i cittadini sono invitati a partecipare.
“Questa manifestazione ha l’obiettivo di coinvolgere tutte le donne e gli uomini del territorio su questa questione troppo spesso relegata nella sfera privata, chiusa e nascosta dentro le mura domestiche. La violenza sulla donne è un fenomeno radicato nella cultura e purtroppo sempre più diffuso, che riguarda tutti, al di là della classe sociale di appartenenzalocandina_29novembre2014_pdf,” spiegano le operatrici volontarie di Sportello Donne.
All’incontro, coordinato dalla giornalista Claudia Bruno, (Sportello Donne Pomezia), interverranno donne e professioniste che si alterneranno con i loro contributi e le loro riflessioni: dalla Vice sindaco di Pomezia Elisabetta Serra a Laura Storti psicanalista, Responsabile del Consultorio “Il Cortile” (Casa internazionale delle Donne di Roma), da Sabrina Mercuri, avvocata collaboratrice di Sportello Donne, alle operatrici degli altri sportelli attivi presso l’amministrazione comunale.
Durante l’incontro, sarà proiettato il video “Le Donne del Muro Alto” dell’associazione Per Ananke.
La scelta di designare il 25 novembre come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è stata compiuta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (risoluzione n. 54/134 del 17 dicembre 1999) per dare voce ad un dramma mondiale. In Italia solo dal 2005 si è cominciato a celebrare questa giornata per dire NO alla violenza di genere in tutte le sue forme.




Al S. Benedetto-Ferro giornata sull’educazione di genere per le scuole superiori di Pomezia

fotoferro3Si è svolta il 15 aprile all’Istituto S. Benedetto-Ferro di Pomezia, la seconda giornata su “L’educazione di genere: l’impegno della scuola ad educare alla non-violenza“, iniziativa che coinvolge le scuole superiori sugli stereotipi di genere e il contrasto alla violenza contro le donne.

Dopo i saluti della vice sindaco Elisabetta Serra, hanno dato il loro benvenuto i dirigenti prof. Giovanni Velardo e prof.ssa Angela Marrocchini che ha sottolineato come la scuola abbia aderito alla manifestazione “per sensibilizzare gli studenti sulla differenza di genere. Preparati dai loro docenti, hanno dimostrato una partecipazione molto attiva che mi ha colpita per sensibilità e serietà”. Ha aperto i lavori Fabrizio Cecchini della Casa famiglia Chiara e Francesco, illustrando le attività che porta avanti contro la violenza sui minori. Sportello Donne Pomezia è intervenuto con la dott.ssa Marina Landolfi che ha proposto “Cos’è la violenza di genere?”, quella violenza, psicologica, fisica ed economica compiuta da uomini sulle donne solo perché donne. E’ stata ribadita l’importanza della prevenzione fin dalla più giovane età per contrastare gli stereotipi di genere, con azioni sul piano culturale e formativo-educativo, da effettuare nelle scuole di ogni ordine e grado.

I lavori sono stati coordinati dalle docenti M. Elena Pezone e Francesca Bellomo. “Abbiamo aderito con grande slancio a questo progetto per dare ai nostri studenti l’opportunità di confrontarsi e riflettere su una tematica delicata e importante“. Gli interventi sono proseguiti con l’ artista Giovanni Papi che ha parlato della forza del femminile nella storia dell’arte, la dott.ssa Rita Antonelli, del Centro famiglia e vita della Diocesi di Albano, che ha letto un testo tratto da “Ferite a morte: parliamo della violenza sulle donne!”, mentre l’A.S.D.Zentao Academy” di Pomezia ha fatto una dimostrazione pratica sulla difesa personale.

I ragazzi si sono cimentati in una performance musicale, hanno creato una bella scenografia con le scarpe rosse, e hanno proiettato un loro video “La nuova Aurora“, girato nei locali della scuola. Attivi protagonisti della manifestazione, li abbiamo intervistati e ne condividiamo alcune sensazioni. Paolo – “Penso che i Centri di ascolto per l’assistenza gratuita alle donne sono molto importanti“. Giorgia – “Mi è piaciuto partecipare perché ritengo importante che le donne debbano reagire ai soprusi e denunciare gli uomini che le maltrattano”. Federico – “Interessanti gli interventi dei relatori. Oggi uscendo da qui ognuno si porta via una propria riflessione sull’ argomento!”.“Federica: Ho capito l’importanza dell’ascolto che un amico ti può dare, soprattutto quando sei giù”.
Il ciclo di incontri, iniziato al Liceo Pascal, terminerà con la manifestazione all’ Istituto Via Brodolini (exCavazza) il prossimo 8 maggio.




Prima candelina per lo Sportello Donne Pomezia

Lo Sportello Donne Pomezia ha compiuto un anno! Sono passati infatti 12 mesi da quel 22 gennaio 2013 quando le otto volontarie hanno sentito la necessità di  aprire e dedicare uno spazio di ascolto e informazione alle donne del territorio con il supporto di professioniste per consulenze legali e psicologiche.

sportello-donneLe operatrici sono tutte di Pomezia, con vissuti e formazione diversi. Hanno messo a disposizione i loro percorsi formativi  (in psicologia, sociologia, filosofia e informazione) e le loro esperienze maturate in ambito psicologico, socio-culturale, formativo e della mediazione culturale con l’obiettivo di offrire un servizio finora assente in zona e rispondente alle  esigenze delle donne e delle loro storie. 

Lo Sportello accoglie, telefonicamente e in sede, donne che subiscono violenza nelle sue molteplici forme (sessuale, psicologica, economica, ecc..), che affrontano problemi riguardanti la sfera familiare e/o lavorativa, che si scontrano con i cambiamenti legati all’età, che sentono l’esigenza di condividere una loro esperienza di vita con altre.

In un anno sono state registrate richieste di aiuto, sostegno e informazione soprattutto legate alla sfera domestica per consulenze su violenze psico-fisiche ed economiche: “Il 70% delle donne del territorio che si rivolge a noi ha subito o subisce violenza fisica o psicologica e ha bisogno di un sostegno e/o di una consulenza” – affermano le operatrici – “Per la maggioranza dei casi si tratta  di violenze domestiche, quelle più difficili da accettare, affrontare e denunciare. Sono soprattutto le violenze ‘dentro casa’ che disegnano la realtà del territorio, che rispecchia  peraltro quella del Paese, in cui la violenza sulle donne è prettamente una questione culturale, senza distinzione di classe, di religione e provenienza geografica”.

Ma qualcosa si sta muovendo anche sul territorio. Lo scorso mese di dicembre Sportello Donne e il Comune di Pomezia hanno organizzato un incontro sui diritti delle donne, servizi e violenze di genere  con la partecipazione di rappresentanti della Asl, delle scuole e delle forze dell’ordine, per affrontare il problema, e fare ‘quadrato’ tutti insieme intorno alle donne, pensando di investire in risorse, denaro e spazio ‘culturale’.

Una questione culturale che senza dubbio parte dall’educazione dei più giovani a cui Sportello Donne Pomezia crede molto, e lo fa impegnandosi  nelle scuole con seminari educativi e convegni sulle tematiche connesse all’universo femminile, quali comunicazione, genitorialità, violenza di genere, corpo e sessualità.

Sportello Donne Pomezia si trova a P.za Bellini 14 Pomezia (ospite della Camera del Lavoro Cgil), ai seguenti contatti: tel. 3881586901 martedì 9-11 e mercoledì 16-18; mail sportellodonnepomezia@gmail.com; facebook: Sportello Donne Pomezia; blog: www.sportellodonnepomezia.wordpress.com




La violenza sulle donne: che squallido cliché! Quando essere donna è un handicap.

 

Tre anni di violenza, dei figli da proteggere, percosse, denti rotti, lividi.

Il trucco, le scale, la porta, sono inciampata, sono distratta.

La banalità di scuse vecchie come il mondo, parte di quel cliché che è la violenza sulle donne.

Già un cliché. Perché ci si aspetterebbe che fosse solo questo ormai, uno squallido cliché, non la realtà. Una donna maltrattata dal compagno ormai ha il sostegno della legge, delle autorità , è tutelata da associazioni, gruppi, trova il conforto che le serve per uscire da un tunnel che, si sa, è spesso troppo lungo per essere affrontato da sole.

Perché una donna maltrattata è prima di tutto una donna debole, persa, spesso plagiata, una donna che ha già vissuto questo incubo nella famiglia che l’ha cresciuta, una donna insultata, derisa, vilipesa, una VITTIMA. E le vittime lo stato le protegge……..

E invece no.

Una donna che subisce violenza dal compagno, dal marito, da chi le ha giurato amore eterno, è sola, tremendamente sola!

E’ impressionante scoprire che in un’epoca in cui si sbandierano proclami antiviolenza come fossero ovvietà, quella donna, ferita e impaurita, subisca l’umiliazione di quelle forze dell’ordine che la dovrebbero proteggere, lei e i suoi figli, dal mostro. Uomini che non riescono ancora una volta a comprendere, che di nuovo tradiscono la fiducia di una donna già provata, che la ributtano in quel tunnel da cui lei cerca duramente di trascinarsi fuori.

Allora resta il sostegno di altre donne, volontarie, assistenti sociali, consiglieri comunali, una rete civica che supplisce a quel vuoto istituzionale assordante. Una mano sostiene, l’altra accarezza, qualcuno medica le ferite, insieme, la accompagnano in un cammino lungo e difficile, pieno di cadute, che non sempre porta verso la luce.

La mia speranza è che siamo bastate a questa donna, la mia speranza è che la prossima, perché c’è sempre una donna violata, venga accolta da quegli “uomini di legge” che oggi non hanno saputo sostenere e proteggere , ma solo deridere e minimizzare.

Perché a poco o nulla servono le mani amorevoli di tanti, se la “legge” non è dalla loro parte.

Perché una donna svilita è destinata a rimanere vittima e la nostra comunità, la nostra società, non ha bisogno di un’altra vittima, ha bisogno di quella donna, di quella madre che un uomo violento ci ha rubato.

Facciamo in modo che questa città sappia difendere le sue donne.