Vincent van Gogh: Un’Anima Inquieta nell’Arte

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Vincent van Gogh è uno dei pittori più celebri e influenti del XIX secolo, noto per la sua vita tormentata e le opere d’arte iconiche che ha creato.

Nato il 30 marzo 1853 a Groot-Zundert, nei Paesi Bassi, Vincent ha vissuto una vita segnata da sfide personali e artistiche, ma è riuscito a lasciare un’impronta indelebile nel mondo dell’arte.
Questo articolo esplorerà la vita e le opere di uno dei maestri dell’arte postimpressionista.

La Gioventù e il Cammino verso l’Arte

Vincent van Gogh proveniva da una famiglia di artisti dilettanti, ma la sua carriera artistica non è iniziata fino a quando aveva 27 anni.

Prima di abbracciare la pittura, ha lavorato come predicatore, riflettendo la sua continua ricerca di un senso nella vita.
Nel 1880, decide di dedicarsi completamente all’arte, trasferendosi ad Anversa, in Belgio, per studiare presso l’Accademia reale delle belle arti.

Le prime opere di van Gogh riflettevano spesso la sua profonda empatia per i contadini e i lavoratori rurali.
Durante questo periodo, realizzò capolavori come “Mangiatori di Patate” e “Le Scarpe”, opere che rivelano il suo impegno a rappresentare la vita quotidiana in modo autentico e crudo.

La Vita di Vincent van Gogh

La vita di Vincent van Gogh è stata segnata da una serie di sfide personali e problemi di salute mentale.
Soffriva di depressione e fu ricoverato in un ospedale psichiatrico.
Nonostante questi ostacoli, il suo talento artistico continuò a fiorire, e fu in questo periodo che dipinse alcune delle sue opere più celebri, come “Notte stellata” e “La Camera da Letto ad Arles”.

Queste opere sono caratterizzate da pennellate audaci e colori vibranti, che rivelano la sua visione unica del mondo.

Vincent van Gogh ha anche avuto una complessa relazione con suo fratello Theo, che lo sostenne finanziariamente e moralmente per gran parte della sua vita.

La loro corrispondenza epistolare rivela l’affetto profondo che li legava e l’importanza della relazione di Vincent con la sua famiglia.

Il Periodo ad Arles e l’Orecchio Tagliato

Uno dei momenti più noti nella vita di van Gogh è il periodo trascorso ad Arles, nel sud della Francia, dove si trasferì alla ricerca della luce e dei colori del sud.

Durante questo periodo, Vincent dipinse alcuni dei suoi capolavori più iconici, tra cui “Il Girasole” e “Terrazza del Café la Nuit”.
Tuttavia, fu anche un periodo di crescente instabilità mentale.

Nel 1888, Vincent van Gogh, dopo una lite con il suo amico Paul Gauguin, tagliò parte del suo orecchio sinistro. Questo evento tragico simboleggia la sua lotta interiore e il suo tormento.

La morte misteriosa

Vincent van Gogh morì il 29 luglio 1890 a Auvers-sur-Oise, in Francia, all’età di soli 37 anni, a causa delle complicazioni di una ferita da arma da fuoco autoinflitta.

Nonostante la sua morte precoce, il suo impatto sull’arte moderna è immenso.
Le sue opere sono caratterizzate da una straordinaria espressione emotiva, pennellate audaci e colori vibranti che anticipano lo sviluppo dell’arte moderna.

Artisti successivi, come i fauvisti e gli espressionisti, furono influenzati dalle sue tecniche pittoriche e dal suo spirito ribelle.

In conclusione, Vincent van Gogh è una figura leggendaria dell’arte, la cui vita tumultuosa è stata permeata di passione e tormento.

Le sue opere, con la loro forza espressiva e la loro bellezza unica, continuano a ispirare e affascinare il mondo dell’arte.
La sua storia ci ricorda il potere dell’arte di trasmettere emozioni profonde e di resistere alle avversità, una testimonianza della straordinaria forza dell’anima umana.




Gauguin e la Polinesia

La vita

 

Paul Gauguin nacque a Parigi nel 1848. Dopo aver trascorso la sua prima infanzia a Lima, in Perù, si traferisce nuovamente in Francia con la madre, ad Orléans.

Ma la sua permanenza in Francia durerà poco: a diciassette anni si mette in viaggio per mare, girovagando per il mondo.

Terminato questo lungo periodo girovago decide di dedicarsi completamente alla pittura.
Uno dei momenti più importanti della vita di Gauguin è infatti l’incontro con Vincent Van Gogh: i due condivideranno anche un appartamento ad Arles, la famosa casa gialla.

Celeberrima, inoltre, è la vicenda dell’orecchio di Van Gogh, la cui causa sembra esser stato proprio un litigio tra i due!

 

Tuttavia, improvvisamente, Gauguin decide di vendere e liberarsi di tutti i suoi averi per trasferirsi a Tahiti, in Polinesia, alla ricerca di quel “paradiso perduto” tanto agognato.
Il primo soggiorno dura solamente due anni, ma nel 1895 Paul vi si trasferisce per non fare più ritorno.
Infatti lì morì, nel 1903.

 

La Polinesia

 

Possiamo dire che tutta la pittura precedente al periodo polinesiano è attesa e agonia.
E’ solamente

in questi quadri che si sprigiona tutta la vivacità e la vitalità di Gauguin; è in Polinesia che egli ritrova il suo io libero e selvaggio.

I colori accesi, vivaci e brillanti richiamano un’atmosfera magica, così lontana nello spazio e nel tempo da agitare nell’animo dello spettatore i desideri più reconditi e infantili.

Tutti quanti, almeno una volta, guardando un quadro di Gauguin abbiamo pensato “vorrei trovarmi lì”.
E questa è parte della sua magia: creare l’illusione di essere lì, di sentire il caldo ed il vento, i profumi dei frutti e il sole che scotta sulla pelle.

 

 

Ma Gauguin non è  interessato solamente alle atmosfere esotiche e alle donne polinesiane. Egli, piano piano, inizia a scavare in profondità, alimentando sempre di più il desiderio di conoscere ogni tradizione e ogni simbolo di una società così lontana dalla sua.

E anche se apparentemente Gauguin si dedica alla rappresentazione di scene di vita quotidiana, come donne in riva al fiume, sdraiate addormentate o intente ad acconciarsi i capelli, è possibile riconoscere un significato più profondo.

In un certo senso, le donne sono simbolo ed emblema della Madre terra, rappresentate quasi come divinità, pure ed irraggiungibili.

È assente qui ogni tipo di contesto sociale. Queste donne sono libere, selvagge e sempre silenziose.

 

La spiritualità

 

 

Affianco alle numerose tele di carattere quotidiano, ne esistono altre in cui Gauguin inserisce l’elemento cristiano cattolico nella contesto selvaggio e naturale: la ricerca spirituale non si limita perciò solamente nello scoprire le tradizioni e la religiosità indigena, bensì nel riconoscere una sacralità universale: egli arriva ad identificare la Madonna con il bambino in una donna tahitiana con il suo piccolo.

Insomma, Gauguin intende eguagliare tutte le religioni sotto una sola virtù: l’amore.

 

 

 

 

Ma l’opera più complessa, organica e misteriose fra tutte quelle prodotte nel periodo polinesiano è senza dubbio Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?

L’opera va letta da destra a sinistra: numerosi gruppi di figure si succedono uno dopo l’altro, ognuno indipendente ma interconnesso con l’altro. Sono tutti allegorie e metafore dell’esistenza umana e degli stadi della vita.