Il Carnevale di Pomezia: partecipa anche tu al Walkabout di Urban Experience

Il Carnevale di quest’anno può essere vissuto in modo nuovo ed alternativo, grazie all’iniziativa che ci propone Urban Experience, un progetto nato attorno alla riflessione partecipativa sui nuovi format di comunicazione e azione culturale – “una palestra di cittadinanza digitale”, come la definisce il presidente del progetto e suo “dinamizzatore” Carlo Infante. In continuità con il loro evento dello scorso anno “Il Carnevale degli animali”, quest’anno è possibile ascoltare i racconti dei ragazzi della Scuola Media Statale Orazio, che stanno da tempo lavorando ad una bellissima esplorazione urbana, che partirà oggi martedì 9 febbraio alle ore 14 dalla Scuola Primaria Margherita Hack.

Cos’è un’esplorazione urbana? È un “Walkabout”, inteso come “camminare in giro” per il territorio della propria città, narrandola fianco a fianco con altre voci itineranti. I ragazzi racconteranno la città di Pomezia, attraverso l’ausilio di smartphone e cuffie collegate ad una radioricevente, ed insieme a loro i bambini della Scuola Primaria a loro volta racconteranno ed ascolteranno la città in festa per il Carnevale, giocando alla radio con i ragazzi della Scuola Orazio, che con Stefano Panunzi e Massimiliano Cerioni faranno da colonna sonora a questo evento. Ognuno porterà dunque a contributo della narrazione il proprio sguardo partecipato, interagendo in queste conversazioni nomadi.

“Questo evento ha come scopo l’avvio di un processo di cittadinanza attiva, in relazione allo sviluppo culturale progressivo della città”, spiega l’insegnante Anna Marotta. “È una possibilità per bambini, ragazzi, associazioni e comitati di quartiere di giocare con la matrice arcaica culturale del territorio”. Si passeggerà insieme, conversando e immortalando la città in festa, secondo il principio che Carlo Infante definisce “performingMedia-storytelling”. Per questo Carnevale hanno pensato di inscenare uno tsunami di origami, tratti dalla favola cinematografica “Ponyo sulla scogliera”, costruendo un percorso “piedi per terra e testa nel cloud”, che incontrerà altre Associazioni e Comitati di Pomezia. Lo “sciame” confluirà poi nel corteo di Carnevale, previsto per le ore 16 a Piazza San Benedetto.

Siamo spesso abituati a vivere la nostra città, passandoci attraverso, sparendovi dentro, senza usare l’attenzione attiva nel guardarla e narrarla, osservarla e fotografarla, camminarvi sopra mentre ci si raccontano storie l’un l’altro, cogliendo dettagli prima sconosciuti, eppure sempre esistiti. Il principio che gli organizzatori propongono è quello del conversare fianco a fianco, anziché il consueto parlare uno di fronte all’altro, nel quale ci si rappresenta sfidando lo sguardo altrui: “si condivide un cammino e il parlare trova un suo andamento, sollecitando partecipazione e sottraendo rappresentazione”.

Quale miglior invito, dunque, per riscoprire la città in cui viviamo e provare ad osservarla e a “parteciparla” in modo del tutto innovativo, festeggiando il Carnevale?

Link dell’evento: https://www.facebook.com/events/818166861662915/818842241595377/

 




Il Carnevale degli animali

Esiste il Carnevale, che nasce e muore sotto le grida impersonali delle folle del martedì grasso, ed esistono invece delle iniziative culturali, che ti fanno innamorare per un po’ di questa città.

Ce lo hanno dimostrato i racconti urbani dell’iniziativa Il Carnevale degli animali, ideata da Anna Marotta, insieme a Valeria Petricca, presidente dell’Associazione L’isola di Ula e Opp, e Carlo Infante, presidente del Laboratorio Performing Media Urban Experience. Hanno portato in strada i loro progetti creativi, con l’intento di fare di questa creatività manuale la leva alle relazioni, coniugandola con la dimensione ludica, educativa e partecipativa e portandocela proprio nel bel mezzo delle strade di Pomezia.

Il loro progetto è nato da “Il Carnevale degli animali“, opera di Camille Saint-Saëns, e ha coinvolto ragazzi, bambini e genitori nella realizzazione di animali 3D e di maschere di uccelli. Sono scesi in strada e, guidati da Carlo Infante e da una postazione itinerante di bird-watching, hanno organizzato uno stormo post-umano, camminandosi accanto, ascoltandosi, guardandosi, coordinandosi con la stessa musicalità, con cui uno stormo di uccelli si lega a sé attraverso i suoi fili invisibili. Hanno sparso miglio per cibare gli uccelli della città, anziché far volare i coriandoli, si sono immersi nel web per ascoltare i versi degli uccelli, hanno messo in scena il loro bosco sonoro al centro della città.

In piazza Indipendenza c’erano ad attenderli le voliere e, una volta personalizzati gli uccelli con il nome e proprio sacchetto di semi, li hanno lasciati volare in cielo, con l’ausilio di palloncini.

Racconta così Anna Marotta: <<Lasciamo quindi volare i semi nel cielo: un’azione concreta e insieme metaforica. Liberare semi, liberare creatività, favorire un processo di crescita per l’infanzia e per gli adulti, attraverso una pratica di cittadinanza creativa, che proprio come un seme rappresenta cibo che nutre>>.

Ho sempre nutrito un’avversione per il chiasso fine a se stesso del Carnevale, di quel suo farsi sfacciato e mai poetico, della metafora di questa maschera che indossiamo tutti i giorni e che, solo a Carnevale, abbiamo il tacito benestare sociale di sbattere in faccia a tutti, pieni di saccente egocentrismo. Il loro Carnevale è stato diverso: ci hanno fatto immergere nel loro progetto ludico-creativo, lo hanno portato in strada e hanno abbassato il volume del rumore della nostra città, per accompagnarci in una nuova (seppure antica) modalità di creare e vivere, vivere e creare.

“Una vita sociale sana si trova soltanto, quando nello specchio di ogni anima la comunità intera trova il suo riflesso e quando nella comunità intera le virtù di ognuno vivono” (Rudolf Steiner)

 

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