“Il Messia d’Abruzzo” fa tappa a Roma

“I Matti di Dio” al Teatro 7 Off dal 21 aprile al 1 maggio

 

Tutto ha inizio con un gruppo di amici che, come da tradizione, gira l’Italia per raccontare la storia di un uomo di origine vestina, nel pescarese; costui è Oreste De Amicis, meglio conosciuto come il “Messia d’Abruzzo” che sarà interpretato dal capocomico Domenico nella nuova produzione Uao Spettacoli. A vestire i suoi panni sarà l’attore abruzzese Federico Perrotta, affiancato da tre compagni di scena che invece interpretano vari personaggi che hanno avuto a che fare con lui.

 

Dopo diverse tappe è la volta della Città Eterna: ed infatti sarà il Teatro 7 Off di Roma ad ospitare dal 21 aprile al 1 maggio alle ore 21 dal giovedì al sabato ed alle ore 18 la domenica, il tour de “I Matti di Dio. Il Messia d’Abruzzo” con Perrotta appunto e poi Andrea D’Andreagiovanni, Massimiliano Elia, Giacomo Rasetti che irrompono sul palco, come un’Armata Brancaleone, accompagnati da musiche dal vivo e da canzoni del repertorio abruzzese arrangiate in chiave moderna, coreografate ed interpretate dai quattro.

 

 

“I Matti di Dio, ovvero la vera storia del ‘Messia d’Abruzzo’ – così ne spiega l’origine Perrotta – nasce da un’intuizione di Ariele Vincenti, storico collaboratore di Simone Cristicchi, che guardandomi in uno spettacolo che ho fatto tempo fa, mi associò lasciandomi senza parole, alla figura del ‘Messia d’Abruzzo’, e mi raccontò di una storia che a molti, compreso al sottoscritto, è sconosciuta”.

 

 

“Si tratta di un frate poi diventato prete del comune di Cappelle sul Tavo, che si è autoproclamato ‘Messia d’Abruzzo’- prosegue l’artista; – dietro queste nuove Crociate abruzzesi dal tono assolutamente ironico e divertente, come è nello stile di ciò che realizzo sempre, c’è la voglia di lanciare un messaggio forte ossia non perdere mai di vista il lume della ragione: quando si diventa a furor di popolo un capo spirituale il rischio di peccare di presunzione è veramente molto forte”.

 

“E’ un monito? – conclude Perrotta. – Non credo! Ma un voler porre l’attenzione su qual è il limite tra il genio e la follia”.

 

Scritto e diretto da Ariele Vincenti, si tratta di uno spettacolo che mostra un pezzo d’Abruzzo mai perso che torna a vivere; questa è storia vera che viene spolverata e tramandata grazie anche ad una comicità senza tempo: “durante delle ricerche che stavo facendo tra le montagne e i paesini dell’Abruzzo ho trovato la storia di Oreste De Amicis. La prima cosa che mi ha colpito è il suo stare sempre dalla parte degli ultimi, dargli voce e dignità pagando lui in prima persona” – spiega Ariele Vincenti.

 

 

Nel suo caso – prosegue – sono i contadini di allora alle prese con le ingerenze dei potenti e di una parte del clero, non sempre disposti a difenderli e tutelarli. Dall’altro lato c’è il discorso spirituale intrapreso dal Messia d’Abruzzo che ritengo sia attuale oggi più che mai. In una società priva di valori e di punti di riferimento il concetto di spirito e di recupero delle piccole cose può aiutarci a costruire la nostra casa comune distaccandoci dall’egoismo individuale che ci allontana gli uni con gli altri. Era un sognatore Oreste De Amicis. Sognava una società migliore basata sull’uguaglianza sociale e sul rispetto delle persone come fondamento del suo credo. Anche se a volte si rendeva protagonista di situazioni grottesche e al limite del paradossale, la sua vita merita di essere divulgata, perché questa è una delle tante storie che se non te le raccontano, non le sai. E Federico Perrotta grazie alla sua sensibilità e al suo carisma è l’interprete ideale che racchiude i canoni di una recitazione moderna con la tradizione popolare musicale ed ironica”.

 

Le musiche sono di Francesco Mammola, le scene ed i costumi di Graziella Pera; il disegno Luci è di Marco Laudando, la fonica di Marco De Angelis. Per info e prenotazioni 333.5001699 e 06.92599854.

 

Si ricorda che l’ingresso a teatro è subordinato alle regole vigenti anti Covid19.

 

COMUNICATO STAMPA




“COME PIETRA PAZIENTE”: la donna afghana tra abusi ed emancipazione

Alla Casa Internazionale delle Donne l’incontro di presentazione dello spettacolo teatrale “Come Pietra Paziente”, sostenuto dalla Regione Lazio con il Fondo Unico 2021 sullo Spettacolo dal Vivo

 

 

Roma, 25 novembre 2021 – Si è tenuta mercoledì 24 novembre, presso la Casa Internazionale delle Donne, la tavola rotonda “Come Pietra Paziente: la donna afghana tra abusi ed emancipazione”: un’occasione di incontro e confronto che, partendo dalla presentazione dello spettacolo teatrale “Come Pietra Paziente”, ha posto interrogativi importanti sulla condizione femminile afghana e delle donne tutte.

 

L’arte drammatica può porsi come strumento di riflessione, comprensione e conoscenza di realtà culturali e sociali altre? Realtà molto distanti da noi, di cui sentiamo spesso parlare ma con cui, necessariamente, non riusciamo ad entrare davvero in contatto. Guerra, disperazione, violenza, soprusi animano i nostri racconti collettivi quotidianamente ma, cosa significa, veramente, vivere esperienze simili? È davvero possibile per noi occidentali comprenderne la drammatica essenza?

 

Cercando di dare risposta a questi interrogativi, si sono incontrati e confrontati, moderati dalla giornalista e corrispondente di guerra Barbara Schiavulli, Direttrice Responsabile di Radio Bullets: Matteo Tarasco, regista; Alessia Navarro, protagonista; Laura Pera, Responsabile Amministrativa NOVE ONLUS Caring Humans e Daniela Marcuccio, Componente direttivo RISING Pari in genere.

 

Un momento di confronto che, si augura, abbia stimolato ulteriori riflessioni su queste tematiche tristemente attuali su cui è doveroso non spegnere mai i riflettori. Dentro e fuori da un teatro.

 

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“Come pietra paziente” ci costringe, infatti, ad entrare in relazione intima con queste verità sconcertanti e dolorose, attraverso la storia di una donna che diviene simbolo di ogni abuso perpetrato ai danni del genere femminile. Un racconto che, attraverso la rappresentazione teatrale, prende corpo e diventa tangibile, con tutta la sua forza e la sua violenza, a pochi passi da noi.

 

“Come pietra paziente è una straordinaria interpretazione che comprende a fondo l’amarezza e il dolore che accompagnano da decenni le donne afghane nel tentativo di recuperare la propria dignità” – dichiara Flavia Mariani, Nove Onlus Caring humans.“Lo consideriamo un contributo artistico prezioso, in un momento terribile come quello che si sta consumando nuovamente in Afghanistan. La potenza drammatica onora e supera la singola storia per risuonare all’interno di tutto il mondo femminile”.

 

“La storia, ambientata in Afghanistan, potrebbe svolgersi ovunque. E si svolge, ovunque. Ovunque la società patriarcale impera e non c’è spazio per il libero pensare delle donne. Tutte le volte che una donna rivendica i propri diritti e la propria autonomia e per questo viene discriminata e uccisa”, Zdenka Rocco, Presidente Rising Pari in genere.

 

Il progetto è sostenuto dalla Regione Lazio con il Fondo unico 2021 sullo Spettacolo dal vivo e vanta il sostegno della Comunità Afghana in Italia, Nove Onlus, Associazione Carminella, Rising – pari in genere, Cooperativa Sociale Magliana Solidale, Casa Internazionale delle Donne, e realtà impegnate quotidianamente nella difesa dei diritti delle donne e nella costruzione di percorsi di accoglienza, inclusione, empowerment e autonomia loro dedicati.

 

Con la regia di Matteo Tarasco, che ha curato traduzione e drammaturgia del testo, “Come pietra paziente” è un doloroso viaggio negli abusi culturali che permeano la vita della donna afghana, privata di ogni diritto e lesa attraverso la sistematica negazione della propria dignità, identità, libertà. La trasposizione teatrale del romanzo “Pietra di pazienza” (Atiq Rahimi, autore e regista afghano) è interpretata da Alessia Navarro, Fabio Appetito, Marcello Spinetta e Kabir Tavani: tra le mura di una modesta abitazione, cullata dai rumori incessanti della guerriglia, una giovane donna assiste il marito morente, colpito gravemente alla testa durante uno scontro armato. Dinanzi all’uomo, impossibilitato a rispondere, la donna confessa e rivendica la propria condizione femminile, ergendo il corpo inerme a sua Pietra di Pazienza.

 

Al successo dell’anteprima nazionale (10/11 novembre, Teatro Marconi), seguiranno le repliche al Teatro 7 OFF (dal 2 al 5 dicembre 2021) e al Teatro Tor Bella Monaca (dal 6 al 9 dicembre 2021). Per info e prenotazioni: 333.5001699.

 

Traduzione, drammaturgia e regia di Matteo Tarasco. Con: Alessia Navarro; Fabio Appetito; Marcello Spinetta; Kabir Tavani. Musiche di Stefano Mainetti. Scene e costumi Chiara Aversano. Disegno luci Marco Laudando. Assistente alla regia Marta Selvaggio. Produzione esecutiva Federico Perrotta. Organizzazione Valentina Olla.

 

 

Tehuana Srls

La Tehuana srls, nata nel gennaio 2017 dall’esperienza trentennale di Claudio Insegno, ha prodotto, co-prodotto e distribuito fra gli altri: FRIDA KAHLO, il ritratto di una donna, regia di Alessandro Prete; IMPARARE AD AMARSI, regia di Siddhartha Prestinari; FOLLIA di Fabio Appetito, regia di Matteo Tarasco; FRANKIE E JOHNNY, paura d’amare, regia di Alessandro Prete; 58 SFUMATURE DI PINO, regia di Claudio Insegno; L’ULTIMO GIORNO DI UN CONDANNATO A MORTE di Victor Hugo, Regia di Matteo Tarasco.