Velázquez: Il Maestro della Luce e della Realismo Artistico

Nel vasto panorama dell’arte occidentale, pochi artisti possono vantare un impatto duraturo e influente come Diego Rodríguez de Silva y Velázquez, noto semplicemente come Diego Velázquez.

Viveva nel Secolo d’Oro spagnolo, un’epoca di fervente creatività e sviluppo artistico, eppure si distingueva per il suo approccio innovativo e rivoluzionario alla pittura.

La sua abilità di catturare la luce, le sfumature emotive e la profondità della realtà lo ha reso un maestro senza tempo, le cui opere continuano ad ispirare e affascinare gli amanti dell’arte in tutto il mondo.

Diego Velázquez nacque il 6 giugno 1599 a Siviglia, Spagna.

Fin dalla giovane età, dimostrò un innato talento artistico, attirando l’attenzione dei suoi insegnanti e coetanei.

Fu ammesso nell’atelier del pittore Francisco Pacheco, dove acquisì solide basi artistiche e incontrò sua futura moglie, Juana Pacheco.

Nel corso dei suoi studi e delle prime opere, Velázquez dimostrò un interesse precoce per il realismo e la rappresentazione autentica della vita.

La sua abilità di cogliere la natura umana e di ritrarre le sfumature psicologiche dei suoi soggetti avrebbe caratterizzato tutta la sua carriera artistica.

Una delle caratteristiche distintive delle opere di Velázquez è la sua maestria nell’utilizzo della luce.
Egli aveva la capacità di catturare il gioco delle luci e delle ombre in maniera straordinariamente realistica.

Opere come “Las Meninas” (1656) testimoniano la sua abilità nel dipingere la luce in modo da dare profondità e vita alle sue creazioni.

Questa tecnica gli permise di creare ritratti vivaci e scene di corte che sembravano quasi fotografiche nella loro dettagliata rappresentazione.

Nel 1623, Velázquez ottenne il prestigioso incarico di pittore di corte per Filippo IV di Spagna.

Questa posizione gli consentì di dipingere una serie di ritratti del sovrano e della famiglia reale.

Tuttavia, Velázquez andava oltre il mero ritratto di corte: nelle sue opere, coglieva l’umanità e le emozioni dei suoi soggetti, sfidando le convenzioni dell’epoca.

Questo approccio lo rese un pioniere del realismo artistico.

Diego Velázquez rimane un’icona dell’arte occidentale, un artista che ha portato il realismo artistico a nuove vette e ha sfidato le convenzioni del suo tempo.

La sua capacità di catturare la luce, le emozioni e la realtà umana nelle sue opere continua ad affascinare e ispirare.

Attraverso la sua pittura, Velázquez ci ha donato una finestra unica nel mondo dell’anima umana e della bellezza intrinseca della vita.
La sua eredità rimarrà per sempre una testimonianza della potenza dell’arte nel catturare la complessità del mondo che ci circonda.




Francisco Goya

Francisco de Goya nasce in Spagna nel 1746 e frequenta sin da subito numerosi ambienti artistici, a partire da suo padre che era maestro doratore nelle chiese e successivamente in bottega.

Com’era tipico per ogni artista e letterato europeo, anche Goya parte nel 1770 alla volta dell’Italia, il paese che pochi anni dopo sarà la meta privilegiata per ogni uomo colto.

Al suo ritorno, si trasferisce a Madrid dove comincia la sua carriera da ritrattista e ottiene le prime commissioni per dipinti sacri.

E lì, tra Madrid e Saragozza, vive la sua vita: si sposa, ottiene i primi incarichi importanti, diviene il ritrattista ufficiale

di Carlo IV.

 

A questo periodo appartengono le opere più “classiciste” ed è infatti chiamata “la prima maniera di Goya”.
Ma la situazione in Spagna precipita. E con la guerra non cambia solo la società, ma anche la pittura di Goya.

Nei suoi quadri si sente un movimento diverso, una frenesia e un turbamento molto più profondo di ciò che appare sulla tela.

Tutto diviene più scuro.

E si inaugura, così, il periodo dedicato ai “Disastri della guerra” che comprende incisioni e dipinti.

I suoi dipinti più celebri appartengono a questo periodo, e si fa riferimento ai due dipinti di Maja e al quadro “Il tre maggio 1808”

La Maja vestida e La Maja desnuda

 

Sebbene in Italia e in Francia fossero abbastanza comuni i soggetti nudi, la situazione in Spagna era diversa, forse a causa dell’oppressione esercitata dalla chiesa.

Entrambi i dipinti sono registrati nell’inventario di Godoy; ciò ci fa supporre che la donna rappresentata potrebbe essere la bella Pepita Tudò, giovane amante dello stesso Godoy, oppure la duchessa De Alba.
La donna appare sdraiata su di un letto alla maniera delle tipiche veneri italiane, con la pelle levigata in forte contrasto con la libertà di rappresentazione delle stoffe.

Nel 1815 l’Inquisizione confiscò i due quadri, ma sembra che la bellezza di queste opere d’arte sia sopravvissuta senza conseguenze.

 

 

 

Il tre maggio 1808


Il tre maggio è il giorno in cui la Francia di Napoleone conquista Madrid. Per tutto il giorno, gruppi di soldati francesi passeggiano nella città e fucilano gruppi di patrioti spagnoli.

Goya vuole portare l’attenzione proprio sugli uomini che stanno per morire, circondandoli di luce e lasciando, più indietro, i soldati francesi nell’oscurità, nell’anonimato.
Uno dei corpi già a terra richiama la posizione dell’eroe centrale: braccia aperte, spalancate, quasi un simbolo cristico di sacrificio.

Attorno c’è solo il buio e l’oscurità, che circondano il lieve profilo della città.

 

In vecchiaia, Goya è più prolifero che mai. Racconta ancora gli orrori della guerra e le mostruosità del genere umano (attraverso opere come la celebre “Saturno divora uno dei suo figli”).

Muore nel 1827 di congestione cerebrale all’età di 82 anni, dopo una vita segnata dalla guerra.