Il Gigante Sepolto di Ishiguro

L’Autore, Kazuo Ishiguro

Kazuo Ishiguro è uno scrittore inglese di origine giapponese, noto per la sua scrittura evocativa e per la sua capacità di esplorare temi come la memoria, la nostalgia e l’identità attraverso una prospettiva unica e originale.

Tra le sue opere più famose ci sono “Il giardino alla fine del mondo”, “Il gigante sepolto”, “Klara e il Sole”.

Kazuo Ishiguro è un premio Nobel per la letteratura. Nel 2017, l’Accademia Svedese ha assegnato il premio a Ishiguro “per aver evocato l’elusività del passato e l’incertezza del futuro in romanzi di una profondità emozionale unica”.

La premiazione di Ishiguro è stata accolta con entusiasmo dalla critica e dal pubblico, che hanno celebrato il suo contributo alla letteratura mondiale e la sua abilità nell’esplorare temi universali attraverso una prospettiva unica e originale.

Il Gigante sepolto

Il Gigante sepolto  è un romanzo scritto da Kazuo Ishiguro, pubblicato nel 2020 dalla casa editrice Einaudi.

Il libro racconta l’avventura di due vecchi coniugi, Axl e Beatrice, i quali partono alla ricerca del figlio perduto, in un mondo in cui i loro ricordi e sono sfocati e la memoria, non solo la loro, ma quella di tutta la popolazione, sembra essere inghiottita nell’oblio.

In una surreale ambientazione nelle campagne inglesi del IX secolo, in un’ideale mondo in cui magia, fantasia e storia si uniscono, la coppia anziana incontra numerosi personaggi, sassoni o britanni, che li aiuteranno a ricordare il proprio passato e a capire il futuro che li attende.

Il romanzo esplora il tema della memoria e della nostalgia attraverso la narrazione di Axl e Beatrice, che ricordano il loro passato e si interrogano sul loro futuro.

Ishiguro utilizza un linguaggio semplice e preciso per creare un’atmosfera di sogno e di mistero, e per esplorare temi come l’amore, la fede e la speranza.

Il Gigante Sepolto è stato molto acclamato dalla critica e ha vinto il premio Booker nel 2017. è stato descritto come un’opera “affascinante e commovente” che esplora temi universali attraverso una prospettiva unica e originale.

Mi sento di consigliare questo libro a tutti i fan dell’atmosfera fantasy ma anche dei romanzi storici: i due generi si uniscono in questo romanzo creando qualcosa di unico, a volte tetro, ma profondo e delicato.




STRANE CREATURE di Tracy Chevalier

STRANE CREATURE

di Tracy Chevalier

ed. Neri Pozza

 

 

A cosa si riferisca espressamente il titolo di questo romanzo, arrivati alla fine, ancora non ci è dato saperlo. Strane creature sono quei resti ritrovati nei dintorni di Lyme, oppure le protagoniste stesse, le due cacciatrici di fossili Mary Anning ed Elizabeth Philpot?

Tracy Chevalier, con un tratto delicato, lo stile curato e la scrittura amorevole, che ricorda vagamente la celeberrima Jane Austen, ci lascia dubbiosi.

Certamente agli inizi del 1800 due donne come le protagoniste della nostra storia, risultavano figure stravaganti, da cui tenersi lontano e destinate alla solitudine.

In un’epoca in cui alla donna ben poco era permesso al di fuori delle mura domestiche e lontano dallo sguardo protettivo dei loro familiari, Mary ed Elizabeth erano veramente delle Strane creature, al pari dei loro tanto amati fossili che racchiudevano tracce di esseri non più esistenti.

Tracy Chevalier trae spunto da fatti realmente accaduti e personaggi esistiti e ci regala pagine intense e poetiche, rendendo omaggio a tutte quelle donne che hanno avuto il coraggio di seguire le loro passioni, di sottrarsi al destino assegnato e di liberarsi da obblighi e costrizioni.

 

Sento l’eco di quel fragore ogni volta che trovo un fossile, una piccola scossa che dice:

”Sì Mary,Anning, tu sei diversa dalle altre rocce della spiaggia”.

È questo che vado cercando ogni giorno: il fremito della saetta, la mia differenza.

 

Forte anche il contrasto tra la fede religiosa sull’infallibilità di Dio e la creazione del mondo da un lato, e la scoperta dei fossili che preannunciava la teoria evoluzionistica di Darwin, dall’altro.

Strane creature è un romanzo storico narrato in prima persona alternando i capitoli a seconda che la voce appartenga ad una donna della borghesia medio alta oppure ad una popolana.

Interessante la diversa complessità delle frasi che sottolinea la differente estrazione sociale e l’aver o meno una cultura alle spalle.

Non esiste però divario tra Mary ed Elizabeth, la passione che le accomuna appiana le differenze e le unisce a dispetto delle convenzioni dell’epoca: un romanzo quindi sull’amicizia, quella vera, disinteressata, che non conosce discriminazioni e va avanti nonostante tutto e tutti.

 

Io e Mary Anning siamo a caccia di fossili sulla spiaggia, lei cerca le sue creature, io i miei pesci.

Gli occhi fissi su sabbia e scogli, percorriamo il bagnasciuga, ciascuna con il suo passo.

Mary si ferma e squarcia una pietra per carpirne i segreti.

Io frugo tra l’argilla sperando in qualcosa di nuovo e prodigioso.

Parliamo poco perché non ne abbiamo bisogno e ci perdiamo ognuna nel suo mondo, felici, l’una a due passi dall’altra, insieme nel silenzio.

 

 

SINOSSI

Nel 1811 a Lyme, piccolo villaggio sulla costa meridionale inglese, arrivano le tre sorelle Philpot e la quiete che regnava diventa un lontano ricordo.

Vengono da Londra, sono bizzarre creature, eleganti e vestite alla mda.

Margareth sorprende tutti con i suoi turbanti verdolini, Louise con la sua passione per la botanica ed Elizabeth che se ne va in giro libera ed istruita noncurante degli uomini e delle chiacchiere.

Quest’ultima stringe presto amicizia con Mary Anning, la figlia dell’ebanista, una ragazzina vivace che passa il suo tempo sulla spiaggia dove dice di aver scoperto strane creature dalle ossa gigantesche.




Chianchieri, l’ultimo romanzo di Giankarim De Caro

Un romanzo storico ambientato in Sicilia tra la spedizione dei Mille e l’Unità d’Italia

 

Durante lo scorso fine settimana sono andata a visitare l’evento Insieme Festival affascinata dalle tantissime proposte letterarie di ben oltre 150 case editrici italiane.

Arrivata allo stand di Navarra Editore, una casa editrice indipendente specializzata nella saggistica di impegno civile e sociale e nella narrativa, mi sono fermata a parlare direttamente con l’autore di Chianchieri, Giankarim De Caro disponibilissimo a parlarmi dei propri lavori.

Sarà stato l’accento siciliano, la verve con la quale raccontava dei suoi romanzi, l’idea che Chianchieri non fosse ancora disponibile nelle librerie, sta di fatto che ho acquistato il romanzo senza esitazione e arrivata a casa non ho resistito iniziando subito a leggerlo.

Chianchieri è l’antico nome con il quale venivano chiamati i macellai e i due protagonisti, i gemelli Cola e Totò, sono figli di una famiglia di macellai, uomini forti e tenaci non solo nella tempra ma soprattutto nello spirito e la loro vita potrebbe proseguire normale se non entrasse a creare scompiglio la figura femminile di Olivia, la spedizione dei Mille con Garibaldi, il colera del 1866 e la successiva Unità d’Italia.

La scrittura di De Caro è avvolgente e coinvolgente. Si inizia a leggere e non ci si ferma più. Nella storia figurano diversi personaggi e risultano tutti bene caratterizzati e di spessore al punto che sembra di vivere in pieno “quel” quotidiano dimenticando di trovarsi, invece, indietro nel tempo, a metà dell’ottocento.

Sebbene i protagonisti principali siano maschili, ho ritrovato tutto il dramma della situazione delle donne in quel periodo storico. Dalla megera che sceglie di vivere in povertà nel luogo dove le hanno ucciso il figlio, a Lucrezia che subisce violenza a causa della sua bellezza e passerà il resto della vita reclusa nella sua stanza uscendo solo per svolgere i lavori di casa, alla violenza che subisce Olivia con la sorellina assistendo alla morte dei genitori. Donne che subiscono la violenza degli uomini, la miseria e il volto iniquo e inutile della guerra. Pagine intense e toccanti.

 

Aspre e dure, inoltre, risultano le pagine nelle quali si descrive il viaggio di Totò, prima sulle navi per l’Inghilterra e successivamente in America; salta subito all’occhio la similitudine con il presente,  con il flusso di migranti che da anni arrivano proprio sulle coste siciliane alla ricerca di un futuro in Europa, in cerca di una vita migliore per scappare dalla miseria, dalla guerra e dal destino.

De Caro, raccontando la storia dei due gemelli, in effetti mette in risalto la difficoltà non di vivere ma di sopravvivere di quegli uomini e donne che hanno avuto la sfortuna di nascere poveri arrancando nel quotidiano in cerca di un futuro o anche solo nella speranza di un futuro ed è inevitabile riflettere su ciò che giornali e televisione ci riportano ogni giorno.

Chianchieri è stata una sorpresa, una bella sorpresa. Non è una storia che passa inosservata e non è una lettura facile da dimenticare.

Se proprio devo trovare una nota negativa, forse è nel lavoro di correzione del testo. Alcuni errori che, ne sono certa, saranno risolti con la ristampa.

 

Il romanzo Chianchieri è disponibile in tutte le librerie dal 20 ottobre.

Oppure lo potete ordinare direttamente a Navarro Editore.

 




Le assaggiatrici di Rosella Postorino

 Premio Campiello 2018

Le assaggiatrici di Rosella Postorino è un libro d’invenzione ispirato alla vera storia di Margot Wolk, una delle assaggiatrici di Adolf Hitler nella caserma di Krausendorf, a due passi da La Tana del Lupo, il quartier generale del Führer, zona nascosta e mimetizzata all’interno della foresta.

La protagonista è Rosa Sauer, una giovane berlinese in fuga dalla città che vive insieme ai suoceri per salvarsi dai bombardamenti e che attende con trepidazione il ritorno del marito Greg dal fronte. Viene scelta, insieme ad altre nove ragazze, per assaggiare quotidianamente i pasti preparati per Hitler.

La paura entra tre volte al giorno, sempre senza bussare,

si siede accanto a me, e se mi alzo mi segue, ormai mi fa quasi compagnia.

Le assaggiatrici di Postorino

Rosa proviene da una famiglia che disapprova in modo esplicito il regime nazista eppure di fronte alle violenze e ai soprusi del regime nazista ha la meglio l’istinto di sopravvivenza.

La chiave di lettura de Le assaggiatrice è, senza dubbio, il conflitto tra bene e male, l’ambiguità delle pulsioni umane e l’istinto di sopravvivenza.

Rosa vive un profondo senso di colpa per non ribellarsi allo stato in cui vive. Mangia ogni giorno quei bocconi aspettando la morte quando tutto attorno a lei è solo morte, fame e povertà.
Lei è sia vittima che carnefice. Vittima perché è costretta a assaggiare il cibo preparato per Hitler ma allo stesso tempo carnefice perché lei lavora proprio per Hitler.

Alcune pagine sono di grande drammaticità ma scritte con tale grazia da non cadere mai nella banalità. Mi hanno colpito i paragrafi in cui si parla dela situazione dei soldati tedeschi al fronte i quali, spesso, pur di non eseguire gli ordini crudeli impartiti dall’alto, preferisco suicidarsi. Pagine che mi hanno fatto riflettere sulla brutalità del regime, sulle difficoltà di coloro che, pur odiando tale regime, si sono visti obbligati ad accettare per sopravvivere a dimostrazione che in guerra non ci sono mai né vinti e né vincitori.

In fondo in un regime totalitario non c’è soltanto uno stato di oppressione inflitta ma anche la costrizione ad uno stato di collusione con il regime stesso.

Perché, da tempo, mi trovavo in posti in cui non volevo stare, e accondiscendevo, e non mi ribellavo,

e continuavo a sopravvivere ogni volta che qualcuno mi veniva portato via?

La capacità di adattamento è la maggior risorsa degli esseri umani, ma più mi adattavo e meno mi sentivo umana.

 

 

SINOSSI

La prima volta in cui Rosa Sauer entra nella stanza in cui dovrà consumare i suoi prossimi pasti è affamata. “Da anni avevamo fame e paura,” dice. Siamo nell’autunno del 1943, a Gross-Partsch, un villaggio molto vicino alla Tana del Lupo, il nascondiglio di Hitler. Ha ventisei anni, Rosa, ed è arrivata da Berlino una settimana prima, ospite dei genitori di suo marito Gregor, che combatte sul fronte russo. Le SS posano sotto ai suoi occhi un piatto squisito: “mangiate” dicono, e la fame ha la meglio sulla paura, la paura stessa diventa fame. Dopo aver terminato il pasto, però, lei e le altre assaggiatrici devono restare per un’ora sotto osservazione in caserma, cavie di cui le ss studiano le reazioni per accertarsi che il cibo da servire a Hitler non sia avvelenato.

Nell’ambiente chiuso di quella mensa forzata, sotto lo sguardo vigile dei loro carcerieri, fra le dieci giovani donne si allacciano, con lo scorrere dei mesi, alleanze, patti segreti e amicizie. Nel gruppo Rosa è subito la straniera, la “berlinese”: è difficile ottenere benevolenza, tuttavia lei si sorprende a cercarla, ad averne bisogno. Soprattutto con Elfriede, la ragazza più misteriosa e ostile, la più carismatica.

Poi, nella primavera del ’44, in caserma arriva un nuovo comandante, Albert Ziegler. Severo e ingiusto, instaura sin dal primo giorno un clima di terrore, eppure – mentre su tutti, come una sorta di divinità che non compare mai, incombe il Führer – fra lui e Rosa si crea un legame speciale, inaudito.

Con una rara capacità di dare conto dell’ambiguità dell’animo umano, Rosella Postorino, ispirandosi alla storia vera di Margot Wölk (assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf), racconta la vicenda eccezionale di una donna in trappola, fragile di fronte alla violenza della Storia, forte dei desideri della giovinezza. Proprio come lei, i lettori si trovano in bilico sul crinale della collusione con il Male, della colpa accidentale, protratta per l’istinto antieroico di sopravvivere. Di sentirsi, nonostante tutto, ancora vivi.