L’OTTAVA VITA di Nino Haratischwili

L’OTTAVA VITA

Di Nino Haratischwili

Ed. Marsilio Romanzi

 

Per iniziare a leggere un romanzo che conta 1129 pagine, il nostro animo deve essere particolarmente predisposto.

Dobbiamo essere consapevoli che entreremo dentro la storia: in questo caso una storia che dura un secolo e 8 vite.

Dobbiamo essere pronti a portarne il peso, anche nel senso letterale del termine: un tomo che pesa sulla braccia, è scomodo se si legge a letto, non si tiene aperto da sé e in cui a volte capita di smarrirsi, tante sono le pagine.

Dobbiamo essere cauti ad approcciare un romanzo così voluminoso, perché la lettura durerà giorni e, se ne verremo coinvolti, quando saremo giunti alla fine, ci sentiremo come persi.

 

 

Devo queste righe a un secolo che ha ingannato e raggirato tutti, tutti quelli che speravano.

Devo queste righe a un tradimento di lunga durata, che ha pesato sulla mia famiglia come una maledizione.

Devo queste righe a mia sorella, che non ho mai potuto perdonare per essere volata via quella notte senza ali, a mio nonno, al quale mia sorella ha strappato il cuore, alla mia bisnonna, che ha danzato con me molti pas de deux, a mia madre, che cercava Dio.

 

 

Quella di Nino Haratischwili è una scrittura veramente coinvolgente, ci trascina dentro il Secolo Rosso, periodo lungo e buio dove le 8 vite nascono, muoiono, si incrociano come la trama di un bellissimo tappeto.

Questa metafora utilizzata dalla scrittrice per iniziare il racconto è incredibile. Le 8 vite sono annodate tra loro come i nodi del tappeto che viene riportato alla luce per l’inizio di questa commovente saga familiare.

 

 

I tappeti sono intessuti di storie.

Quindi bisogna conservarli e averne cura.

Anche se questo, arrotolato da qualche parte, è stato lasciato per anni in pasto alle tarme, adesso deve rinascere e raccontarci le sue storie.

Sono certa che qui dentro siamo intessute anche noi, anche se non l’abbiamo mai sospettato.

 

 

Gli avvenimenti storici tra la nascita di Stasia, la prima vita, e quella di Brilka, l’ottava, si susseguono implacabili segnando una famiglia e un popolo.

La lettura di questo romanzo è veloce perché il ritmo è incalzante e lo stile fluido ma non banale; non ci si annoia, mai.

Tra storia e finzione si inserisce un po’ sottotono, sottile e velenoso, un elemento magico e misterioso: la ricetta segreta della cioccolata calda più buona che possa esistere.

Le protagoniste femminili, uno solo è l’attore maschile, creano una storia circolare la cui voce narrante apre e chiude l’anello.

Numerosi i romanzi che mi vengono in mente la cui struttura ricorda molto quella de L’ottava vita: a partire da Via col vento, passando per Cent’anni di solitudine per arrivare a La casa degli spiriti; non ultimo un fuggevole ma chiaro riferimento ad una delle storie d’amore più famose della letteratura: Anna Karenina.

Se riuscirete a non farvi spaventare dalla mole, sono più che certa che amerete moltissimo questo bel romanzo.

 

 

SINOSSI

 

La famiglia Jashi deve la sua fortuna alla ricetta segreta per una cioccolata calda molto speciale. Negli anni a partire dal 1900 fino ad arrivare al 2006, si snodano le tumultuose e drammatiche vicende di Stasia, Christine, Kostja, Kitty, Helene, Darja, Niza e Brilka, le cui vite danzano nel complicato e doloroso scenario del Secolo Rosso.

 

 




I frutti del vento di Tracy Chevalier

Romanzo storico della prolifera scrittrice americana

 

I frutti del vento è la saga della famiglia Goodenough che, nella prima metà del XIX secolo, si trasferisce dal Connecticut nell’Ohio in cerca di fortuna e si ferma nella cupa Palude Nera. Qui vige una legge che prevede di diventare proprietario della terra se si riesce a piantarvi un frutteto di almeno cinquanta alberi.

Il padre, James Goodenough, ha una fortissima passione per le mele e, facendosi largo nel bosco selvatico e nel fango che ricopre tutti i terreni, tenta, anno dopo anno, da raggiungere l’agognato traguardo dei cinquanta meli.

Il romanzo è intriso di miseria e povertà. Si fanno figli per aiutare nella conduzione della famiglia e questi muoiono inverno dopo inverno per le febbri e la malaria e il tutto viene accolto con disarmante normalità.
I personaggi sono descritti in modo minuzioso e si respira davvero l’atmosfera piena di privazioni di intere generazioni di coloni americani.

Ad un certo punto si scatenerà un evento determinante che muterà per sempre il destino della famiglia Goodnough e il figlio Robert, anch’egli appassionato come il padre delle piante e delle mele, fuggirà attraverso l’America per giungere fino in California dove lavorerà al fianco di uno stravagante signore inglese per la raccolta di semi, pigne e piantine delle famose sequoie giganti americane ancora sconosciute, a quel tempo, in Europa.

 

 

Tracy Chevalier è una prolifera scrittrice americana di romanzi storici che ha raggiunto una popolarità mondiale nel 1999 con il suo secondo romanzo La ragazza con l’orecchino di perla, che ha venduto oltre cinque milioni di copie e con I frutti del vento si conferma un’abile scrittrice meritoria di tanto successo.

In I frutti del vento, edito in Italia nel 2016 da Neri Pozza, ci racconta sì una saga familiare dove però il rapporto con la natura e con gli alberi diventa un elemento primario e fondante dell’intera trama.

È bello scoprire che due personaggi, John Chapmann e William Lobb, che entreranno nella trama nella seconda parte del libro, sono realmente esistiti svolgendo proprio ciò che verrà raccontato nel romanzo. Ovvio che non posso rivelarvi di cosa si occupano esattamente per non togliervi il gusto della lettura, ma apprezzo moltissimo i libri che giocano sempre sul filo tra immaginazione e realtà.

 

I frutti del vento è un romanzo che si legge con estrema facilità, che regala il gusto dei profumi della natura, che ci avvicina al mondo della botanica e delle mele anche se il tutto contornato dalla crudeltà della vita che non sempre è giusta, che troppo spesso è spietata e violenta ma che non possiamo fare altro che apprezzarla e ammirarla nel suo instancabile percorso.