Trivelle in mare

E il potere della disinformazione

Il 17 aprile 2016 i cittadini italiani potranno andare a votare per il referendum riguardante le trivellazioni in mare. Le estrazioni di petrolio e gas si intrecciano a molteplici interessi, senza mai però prendere alcuna considerazione i giganteschi danni provocati sull’ambiente. Lo sfruttamento dell’uomo delle risorse naturali è ormai -purtroppo- un argomento sentito e risentito e questa non ne è che l’ennesima dimostrazione. Danni di questo tipo disastrano da troppo tempo l’habitat di moltissimi organismi, compresi noi stessi in quanto il mondo che ci circonda è anche il nostro habitat e, come tale, dobbiamo salvaguardarlo.

Le trivellazioni in mare provocano enormi danni all’ambiente circostante. Bastano i pochi dati forniti dal ministero dell’ambiente per farci riflettere su quanto sia grave la situazione. Essi dimostrano che gran parte delle piattaforme di trivellazione superano spesso i limiti prefissati per quanto riguarda il rilascio di “sostanze pericolose” e, di conseguenza, di inquinamento. Inoltre, i dati raccolti riguardano solo una parte delle piattaforme operative. Immaginate, quindi, quanto potrebbero aumentare ulteriormente questi danni. Aggiungiamo a questo anche la manutenzione degli impianti stessi, la quale richiede costose operazioni che colpiscono e inquinano le nostre acque. Idrocarburi, metalli pesanti, sostanze cancerogene… queste sono solo alcune delle sostanze che vengono rilasciate nel mare, a danno della fauna marina e dell’uomo stesso.

A un mese dal 16 Aprile gran parte degli italiani non sono neanche a conoscenza del referendum in questione. Per quale motivo? Perché media, giornali, politici non ne parlano? Dopotutto, la disinformazione è sempre risultata un’arma potentissima che le nostre istituzioni hanno usato (e usano tuttora) per manipolare la realtà.

Dal momento che il referendum ha valore abrogativo, dovrete votare “si” se volete porre fine alle trivellazioni in mare e al conseguente inquinamento da esse provocato, nella speranza che sempre più parte della popolazione si sensibilizzi ai temi riguardanti per il rispetto per l’ambiente.




“Non sono stato io”

Da circa un mese è iniziata la raccolta differenziata a Pomezia. C’è chi ne è entusiasta e c’è chi, invece, se ne lamenta per via del “grande impegno” che essa implica. Vedere le strade senza più i secchioni dell’immondizia che trasbordano di buste piene di rifiuti rimane, in ogni caso, una visione assai gradita.

Il problema reale sorge quando determinati soggetti decidono di sporcare comunque piazze e luoghi pubblici. Se si esce per fare una semplice passeggiata ci si accorge di cosa sto parlando. Parcheggi, piazze, strade, parchi.. Ogni parte della città viene segnata dalla scia di inciviltà e rifiuti da parte di molti gruppi di ragazzi e non solo.

Si è fatto tanto per creare una città più pulita e sensibile ai problemi dell’ambiente, ma il problema più grave e difficile da sradicare rimane sempre uno: la mentalità delle persone.

La mentalità delle persone difatti è molto difficile da cambiare e nella maggior parte dei casi il ragionamento si riduce ad uno solo. In questo contesto, il pensiero tipico dei suddetti soggetti è qualcosa del tipo “che sarà mai un cartone di pizza o una lattina di birra lasciata per strada”. Infatti, è sempre più diffusa la tendenza di levarsi le responsabilità di dosso, dal momento che tenere una città pulita è un compito che spetta alle istituzioni. Questo tipo di pensiero, in realtà, poi può essere applicato a molte altre occasioni e contesti. Si pensa sempre troppo spesso che non possiamo fare nulla per cambiare, che non c’è uguaglianza e nessuna garanzia dei diritti, che è sempre colpa di qualcun altro.. Ma forse è proprio per via di questo tipo di ragionamento che la società di oggi si trova in questa situazione.

Per cui, non è affatto vero che nel nostro piccolo non possiamo fare qualcosa. Nel nostro piccolo, possiamo evitare di buttare le cartacce a terra, possiamo cercare di collaborare gli uni con gli altri, possiamo trovare delle soluzioni. E’ arrivato il momento di smettere di scaricare le responsabilità sugli altri. Se vogliamo cambiare la società il cambiamento deve partire in primis dai cittadini stessi. Basta lamentarsi di ogni cosa, basta rimanere fermi e basta pensare che non si può fare nulla.

Alla fine, basta solo un po’ di civiltà e rispetto.