ASTENERSI ASTEMI

ASTENERSI ASTEMI

Di Héléna Marienské

Ed. Clichy

 

 

 

Un romanzo questo a più voci, 291 pagine in cui Héléne Marienské ci parla senza moralismi di come la differenza tra passione sfrenata e dipendenza, sia estremamente sottile.

L’idea su cui è costruita la storia è veramente originale: curare dipendenze diverse senza creare gruppi omogenei di persone che ne sono affette, ma mischiando le varie ossessioni. La protagonista iniziale è Clarice, una terapeuta che decide di sperimentare un nuovo e personalissimo approccio per la cura delle dipendenze.

La sua convinzione è che riunendo più persone con nevrosi differenti, queste possano essere curate  annullandosi una con l’altra.

L’elemento dell’ unexpected arriva con l’inversione dei ruoli: i pazienti decidono di autocurarsi formando una squadra e diventando i protagonisti indiscussi della storia, la psichiatra quasi svanisce.

 

“Hai detto che avevi un’idea in testa…”

“Una grande idea”.

“Sentiamo”.

“Sarai d’accordo che per la maggior parte di noi il problema della dipendenza è rappresentato dalle conseguenze finanziarie”, inizia Pablo.

“Eh, sì! Esattamente. Essere dipendente non mi fa stare male. Sono dipendente, tutto qui. Il problema è permettersi i mezzi per la propria dipendenza”.

“Ma quel’è la tua idea? Rapiniamo una banca? Non sarebbe una cattiva idea…Al punto in cui sono, sono pronto a tutto pur di rifarmi. Ma non ho esperienza di rapine”.

“No. Formiamo una squadra”.

 

Probabilmente lo stile non sarà ineccepibile, ma quello che colpisce è l’assoluta mancanza di giudizio e condanna.

Il modo irriverente con cui Héléne Marienské descrive quelle che per la maggior parte delle persone normali sono pericolosi ossessioni, ci fa sorridere ma anche riflettere.

In una società come la nostra, le dipendenze non possono più essere circoscritte all’uso di droghe o al gioco d’azzardo. Oggi anche la passione più sana può, se portata all’eccesso, trasformarsi in un’ossessione letale con disastrose conseguenze per chi ne è affetto e per tutto ciò che lo circonda.

Quello che infine emerge, è una visione in controtendenza: chi lo dice che non si possa vivere una bella vita assecondando la propria dipendenza? Possono le diverse nevrosi, se dosate e incastrate nel modo giusto, essere la salvezza?

Al lettore il responso finale, pagina dopo pagina sarà lui, voi, a decidere se giudicare Héléne Marienské una persona immorale o una visionaria.

 

 

 

SINOSSI

 

Clarisse, psichiatra specializzata in dipendenze, decide di sperimentare una terapia di gruppo ispirata a principi del tutto nuovi. Decide così di riunire  persone completamente diverse, per estrazione e per ossessione: un prete cocainomane sosia di Papa Francesco, un’ alcolizzata, un professore universitario sessuomane, una giovane tossicodipendente, un giocatore d’azzardo, un bancario ossessionato da qualunque tipo di sport e una fashion-addict  dominata dall’acquisto compulsivo di abiti d’alta moda.

Devastati e sull’orlo del baratro sfidano la loro terapeuta, formando una squadra e scoprendo la solidarietà, la complicità, l’amicizia e perfino l’amore.




Al S. Benedetto-Ferro giornata sull’educazione di genere per le scuole superiori di Pomezia

fotoferro3Si è svolta il 15 aprile all’Istituto S. Benedetto-Ferro di Pomezia, la seconda giornata su “L’educazione di genere: l’impegno della scuola ad educare alla non-violenza“, iniziativa che coinvolge le scuole superiori sugli stereotipi di genere e il contrasto alla violenza contro le donne.

Dopo i saluti della vice sindaco Elisabetta Serra, hanno dato il loro benvenuto i dirigenti prof. Giovanni Velardo e prof.ssa Angela Marrocchini che ha sottolineato come la scuola abbia aderito alla manifestazione “per sensibilizzare gli studenti sulla differenza di genere. Preparati dai loro docenti, hanno dimostrato una partecipazione molto attiva che mi ha colpita per sensibilità e serietà”. Ha aperto i lavori Fabrizio Cecchini della Casa famiglia Chiara e Francesco, illustrando le attività che porta avanti contro la violenza sui minori. Sportello Donne Pomezia è intervenuto con la dott.ssa Marina Landolfi che ha proposto “Cos’è la violenza di genere?”, quella violenza, psicologica, fisica ed economica compiuta da uomini sulle donne solo perché donne. E’ stata ribadita l’importanza della prevenzione fin dalla più giovane età per contrastare gli stereotipi di genere, con azioni sul piano culturale e formativo-educativo, da effettuare nelle scuole di ogni ordine e grado.

I lavori sono stati coordinati dalle docenti M. Elena Pezone e Francesca Bellomo. “Abbiamo aderito con grande slancio a questo progetto per dare ai nostri studenti l’opportunità di confrontarsi e riflettere su una tematica delicata e importante“. Gli interventi sono proseguiti con l’ artista Giovanni Papi che ha parlato della forza del femminile nella storia dell’arte, la dott.ssa Rita Antonelli, del Centro famiglia e vita della Diocesi di Albano, che ha letto un testo tratto da “Ferite a morte: parliamo della violenza sulle donne!”, mentre l’A.S.D.Zentao Academy” di Pomezia ha fatto una dimostrazione pratica sulla difesa personale.

I ragazzi si sono cimentati in una performance musicale, hanno creato una bella scenografia con le scarpe rosse, e hanno proiettato un loro video “La nuova Aurora“, girato nei locali della scuola. Attivi protagonisti della manifestazione, li abbiamo intervistati e ne condividiamo alcune sensazioni. Paolo – “Penso che i Centri di ascolto per l’assistenza gratuita alle donne sono molto importanti“. Giorgia – “Mi è piaciuto partecipare perché ritengo importante che le donne debbano reagire ai soprusi e denunciare gli uomini che le maltrattano”. Federico – “Interessanti gli interventi dei relatori. Oggi uscendo da qui ognuno si porta via una propria riflessione sull’ argomento!”.“Federica: Ho capito l’importanza dell’ascolto che un amico ti può dare, soprattutto quando sei giù”.
Il ciclo di incontri, iniziato al Liceo Pascal, terminerà con la manifestazione all’ Istituto Via Brodolini (exCavazza) il prossimo 8 maggio.