Inside Out 2, l’importanza di accettare ogni nostra sfaccettatura

Il sequel del famoso cartone animato firmato Pixar, Inside Out, è approdato nelle sale cinematografiche poco più di una settimana fa e vola già oltre i venti milioni di euro al box office italiano, raggiungendo il miglior incasso del 2024.

All’interno del film ritroviamo una Riley ormai cresciuta, che sta attraversando il periodo dell’adolescenza, notoriamente difficoltoso. Nel frattempo nella sua mente il quartier generale viene ristrutturato per far spazio a nuove emozioni: Imbarazzo, Ennui, Invidia, Ansia e, anche se per pochi secondi, Nostalgia. La giovane dovrà dunque imparare a gestire queste mentre, durante il Campus estivo di Hockey, cercherà di conquistare la coach di una nuova scuola.

Senza dubbio in questo caso non possiamo associare un volto ai personaggi, al contrario invece di una voce. Il cast dei doppiatori italiani, infatti, è particolarmente ampio e competente. Oltre agli attori che avevano già prestato le loro voci nel primo film: Stella Musy, Paolo Marchese, Melina Martello, Daniele Giuliani e Veronica Puccio, rispettivamente Gioia, Rabbia, Tristezza, Paura e Disgusto, sono stati chiamati altri nomi noti per le nuove emozioni di Riley. In particolare l’amata attrice Pilar Fogliati è Ansia, Deva Cassel, figlia di Monica Bellucci e Vincent Cassel, è Ennui, Marta Filippi è invidia, Federico Cesari è imbarazzo e la giovane Sara Ciocca è Riley.

Insomma, sicuramente avrete sentito parlare di almeno uno di questi attori o magari, chissà, persino provato, durante la visione, ad indovinare le loro voci.

Inside out 2, rispetto al primo film, è sicuramente più vicino ai giovani e permette loro di riconoscersi nei personaggi e in ciò che provano. L’adolescenza, infatti, è probabilmente la fase più travagliata della vita, quella fase in cui dobbiamo fare i conti con le nostre emozioni, che cambiano sempre di più senza che possiamo controllarle. Non a caso la protagonista di questo secondo capitolo è proprio Ansia, emozione che si presenta nelle nostre vite quando iniziano le preoccupazioni e i doveri della vita adulta.

Oltre ad insegnarci dunque quanto sia importante non farsi sopraffare dall’agitazione, che in molte circostanze può essere deleteria e portarci allo sfinimento, questo film, apparentemente per bambini, ci insegna ad accettare ogni nostra sfaccettatura. La vita è fatta di vittorie come di fallimenti ed entrambi formano il nostro carattere e ci permettono di crescere, ogni esperienza che facciamo ci lascia qualcosa e ci rende le persone che siamo.

È per questo che ognuno di noi dovrebbe guardare Inside Out 2, dai più piccoli ai più grandi, per imparare quanto è importante gestire le proprie emozioni, in quanto è concesso, a volte, cadere, per rialzarsi più forti e più determinati di prima.

Virginia Porcelli




Bridgerton, la terza stagione è all’altezza delle altre?

Si sa, Bridgerton è ormai tra le serie più di successo tra giovani e non, riuscendo a conquistare con ogni sua stagione milioni di spettatori in tutto il mondo. Nonostante la decisione di dividere la serie in due parti possa risultare per alcuni seccante, per altri non fa altro che aumentare la curiosità. La terza parte infatti, uscita tra maggio e giugno, ha raccolto un ampio numero di ascolti e si trova ancora tra i primi posti in classifica nazionale.

I protagonisti di questa stagione, attesa su Netflix da ben due anni, sono Penelope Featherington e Colin Bridgerton, i quali, dopo anni di sincera amicizia, iniziano per la prima volta a vedersi con occhi diversi.

I due personaggi sono rispettivamente interpretati da Nicola Coughlan e Luke Newton, accompagnati però, come di consueto, dai protagonisti delle stagioni precedenti e da volti nuovi che portano nuove vicende sullo schermo.

Per quanto riguarda le location invece, le riprese continuano ad avere luogo a Bath, ma con l’aggiunta di alcune ambientazioni, quali Osterley Park e Osterley House, di fine Cinquecento e Basildon Park, dove sono state girate le scene nel giardino dei Featherington.

Certo, questa stagione non è senz’altro la migliore finora, dal momento che presenta una trama lineare senza particolari capovolgimenti o numerose scene passionali caratterizzanti da sempre la serie, tuttavia rimane comunque piacevole da guardare se si amano le storie d’amore di un tempo e se si è ormai affezionati alla famiglia Bridgerton.

Inoltre, nonostante questa stagione sia uscita da appena pochi giorni, i fan già sperano di poter godere presto della quarta, di cui verosimilmente sarà protagonista Benedict. Eppure, sembra che non vedremo i nostri amati personaggi fino al 2026. Ma l’attesa ne varrà la pena?

Virginia Porcelli




Eric, il nostro mostro interiore

Il 30 maggio 2024 esce su Netflix Eric, la nuova miniserie creata da Abi Morgan e con protagonista Benedict Cumberbatch, diventando uno tra i contenuti più visti in Italia.

La serie porta sullo schermo l’incubo di tutti i genitori: perdere il proprio bambino. In questi sei episodi ci viene infatti mostrato il dolore e la disperazione di Vincent e Cassie, coppia in crisi, alla scomparsa del figlio di nove anni Edgar. Vincent in particolare, famoso burattinaio di New York, si spingerà oltre i propri limiti per recuperare il bambino, trasformando i suoi disegni in un mostruoso pupazzo di nome Eric.

Per interpretare il ruolo del padre di Edgar, protagonista della storia, è stato appositamente scelto l’attore premio Oscar Benedict Cumberbatch, che ci lascia sbalorditi ancora una volta. La naturalezza ed espressività dell’attore è infatti impressionante e destabilizza lo spettatore, che non sa se provare per lui compassione o se invece dargli contro. Cumberbatch è poi affiancato da Gaby Hoffmann, la quale anch’essa impersona una madre sull’orlo dello sfinimento.

Tutti di noi, guardando la serie, ci saremo chiesti se si trattasse di una storia vera e la risposta fortunatamente è no. Tuttavia sembra che la storia di Eric, ambientata nella New York degli anni ’80, sia ispirata alla sparizione di Etan Patz, bambino di sei anni scomparso nel ’79 mentre andava a scuola e mai più ritrovato. La vicenda sconvolse particolarmente la città e fece sì che sempre meno genitori lasciassero i figli incustoditi nella Grande Mela.

“Questa è una storia su persone che trovano la propria casa”, dichiara Cumberbatch in un’intervista riferendosi al tema principale della nuova miniserie. Che si tratti di un bambino o di un senza tetto, Eric è incentrata sul trovare il proprio posto e dunque, oltre a presentarci una realtà in cui non si può lasciare il proprio figlio camminare da solo per appena due isolati, ci viene anche mostrato quanto la povertà spinga le persone a far di tutto pur di garantirsi una posizione più agiata.

Insomma, questa nuova serie dal genere thriller ci tiene letteralmente incollati allo schermo fin dal primo episodio, rendendoci impossibile staccarci senza avere mille pensieri per la testa. Ci tiene sulle spine nel corso dell’indagine e allo stesso tempo ci fa commuovere per il tema significativo dei legami familiari.

È dunque un contenuto da non perdere se si è amanti del mistero e soprattutto se anche noi ogni giorno combattiamo con il nostro mostro interiore.

Virginia Porcelli




The Outfit, nulla è come sembra

The Outfit, thriller del 2022 diretto da Graham Moore, è sbarcato solo nel mese maggio su Netflix, riscuotendo un particolare successo.

Il film, ambientato nella Chicago degli anni ’50, ci mostra le mosse astute del sarto Leonard per sopravvivere ad un gruppo di mafiosi in una fredda notte in bottega.

Senza dubbio gli attori protagonisti invogliano il pubblico alla visione. All’interno del cast vi sono infatti Mark Rylance, Zoey Deutch e Dylan O’Brien. Rylance ci strega con la sua interpretazione esemplare, mantenendo sempre un’aria inquietante a causa della sua estrema calma. In quanto agli altri due giovani attori, anch’essi non si smentiscono di certo.

Moore, tra l’altro, che aveva già vinto l’Oscar del 2015 per la sceneggiatura di The Imitation Game, ha affermato che la vicenda rappresentata è ispirata ad una storia vera, più precisamente alla storia di suo nonno, un medico che aveva tra i suoi tanti pazienti il noto mafioso Jerry Catena. Il film nasce allora dal fascino del regista nei confronti di questo singolare rapporto, che lo aveva incuriosito fin da piccolo. Inoltre Moore, aiutato da Johnathan McClain nella stesura della sceneggiatura, è partito proprio da un’indagine reale del 1956 durante la quale l’FBI installò una cimice in una sartoria ed ha proseguito nel creare il personaggio di Leonard visitando diversi negozi a Savile Row per capire più a fondo azioni e pensieri di sarti professionisti.

Dunque non c’è molto altro da dire se non che The Outfit è sicuramente da recuperare se si amano i Gangster Movies. Il film ci tiene con il fiato sospeso per tutto il tempo attraverso un ritmo incalzante e inaspettati colpi di scena, mostrandoci quanto in realtà nulla sia come sembra.

Virginia Porcelli




Maxton Hall, il nuovo Teen Drama targato Prime Video

Maxton Hall, la nuova serie tedesca targata Prime video e tratta dal romanzo Save me di Mona Kasten, è uscita lo scorso 9 maggio su Netflix e ha già riscontrato un enorme successo tra gli adolescenti.
La serie, diretta da Tarek Roehlinger e Martin Schreier, ha come protagonista Ruby Bell, brillante studentessa borsista della Maxton Hall che si impegna duramente per entrare ad Oxford, la sua università dei sogni, finché un ragazzo di buona famiglia non scombina i suoi piani.

I due attori protagonisti, interpretati da Harriet Herbig-Matten e Damian Hardung, sono sicuramente volti nuovi per il pubblico, tuttavia sorprendenti. I due infatti hanno una chimica tale da far impazzire i giovani, sempre più attratti dalla classica trama “enemies to lovers” ormai presente in numerosi film e serie televisive.

Uno degli aspetti più avvincenti è sicuramente quello delle location, che si dividono tra Germania ed Inghilterra. Senza dubbio ciò che ci lascia più senza fiato è proprio la scuola privata Maxton Hall, che corrisponde nella realtà al Castello di Marienburg in Sassonia, oltre alle molte scene girate nelle città di Berlino, Londra e ovviamente Oxford.

Gli episodi sono solo sei, ma ricchi di avvenimenti che faranno divorare la serie agli spettatori. Nonostante anche in questo caso, come in quasi tutte le trame romantiche, si ricada nel già visto, Maxton Hall ci mostra attraverso due diverse famiglie quanto non sempre la ricchezza equivalga alla felicità, ma al contrario quanto l’amore sia ciò che conta davvero. Tra un episodio e l’altro trapela inoltre la gravità dei pregiudizi, non si dovrebbe infatti mai giudicare nessuno di cui non si conosce la vera storia, in quanto non si può mai sapere cosa quella persona, oltre le apparenze, sta affrontando.

Per la gioia dei fans, infine, a soli pochi giorni dall’uscita, la serie è già stata rinnovata per una seconda stagione ed essendo il romanzo da cui è tratta una trilogia, si spera anche in una futura terza.

Rivedremo quindi presto Ruby e James insieme, si spera con nuovi colpi di scena e, soprattutto, ad Oxford!

Virginia Porcelli




La madre della sposa, un matrimonio da sogno

Si sa, ormai le commedie romantiche sono tra le più di successo sulle piattaforme, trattandosi infatti di film relativamente corti e senza impegno. Ecco, “La madre della sposa”, uscita su Netflix lo scorso 9 maggio, è sicuramente tra queste.

Il film ci fa divertire con la storia di Emma, che invita la madre al suo matrimonio in Thailandia di lì a un mese. All’arrivo della donna al resort, tuttavia, si scoprirà che il padre dello sposo non è altro che il suo ex ai tempi del college.

La coppia madre-figlia in questo film è semplicemente strepitosa. Le due infatti sono interpretate da Miranda Cosgrove, che tutti gli adolescenti ricorderanno senza dubbio da iCarly e Brooke Shields, l’affascinante star degli anni ’80 protagonista di Laguna blu. Sebbene si tratti di un duo inaspettato, le attrici hanno una forte sintonia e portano sullo schermo la classica relazione madre-figlia, caratterizzata talvolta da incomprensioni e discussioni, ma soprattutto da affetto e amore.

Di sicuro uno dei punti a favore del film sono proprio le location da sogno della Thailandia. Phuket è stata infatti l’isola al centro delle riprese e il luogo perfetto per il matrimonio di Emma, con le sue spiagge dalle acque cristalline. La baia di Phang Nga gioca anch’essa un ruolo principale, essendo una delle meraviglie naturali della Thailandia. Per l’ambientazione inoltre, sono stati scelti due tra i migliori hotel della città: Anantara Mai Khao e Anantara Layan, resort di puro lusso.

Insomma, “La madre della sposa” non ha in effetti una trama particolarmente diversa da quella di tutte le altre Rom-Coms americane, ma rimane comunque un film piacevole che ruba poco tempo e fa sorridere. Presenta per giunta una morale significativa e piuttosto attuale, ossia quella di non farci influenzare dagli altri quando si tratta dei nostri desideri e delle nostre scelte, ma al contrario di assicurarci di esserne autori, non perdendo di vista il vero significato delle cose.

Si consiglia dunque la visione agli inguaribili romantici come me, che vogliano godersi una serata tranquilla guardando un’allegra storia d’amore e fantasticando sul proprio matrimonio da sogno.

Virginia Porcelli




Challengers, tra tennis e seduzione

Challengers, il nuovo film di Luca Guadagnino approdato lo scorso 24 aprile nelle sale cinematografiche, ha avuto e continua ad avere un successo incredibile, essendo in vetta al box office italiano.

A metà tra sportivo e romantico, il film ci presenta un triangolo amoroso all’interno del mondo del tennis. I due giovani promettenti Art Donaldson e Patrick Zweig infatti, compagni sul campo, diventano rivali nel conquistare la talentuosa Tashi Duncan. Attraverso diversi salti temporali il regista ci catapulta avanti e dietro nella storia, mostrandoci tra un servizio e l’altro le avventure presenti e passate dei protagonisti.

Zendaya, protagonista indiscussa, non passa di certo inosservata, dominando al contrario la scena con il fascino caratteristico del suo modo di fare. Guardandola, si rimane quasi ipnotizzati, dal suo modo di giocare, di vestire e di sedurre i due tennisti. L’attrice inoltre, per poter interpretare al meglio il suo personaggio, il più crudele della sua carriera secondo le sue parole, ha dovuto sottoporsi ad un allenamento di tre mesi, stupendo addirittura Guadagnino nel non dover quasi mai ricorrere a controfigure.

Accanto a lei troviamo poi Mike Faist e Josh O’Connor, attori promettenti e particolarmente abili con il ruolo di veri e propri burattini nelle mani di Tashi, che li manovra a suo piacimento dentro e fuori il campo. C’è da dire, d’altronde, che anche per il pubblico è difficile riuscire a scegliere tra i due!

L’abbigliamento in questo film gioca anch’esso un ruolo particolare. Jonathan Anderson infatti, direttore artistico di Loewe, ha vestito i personaggi disegnando i costumi sportivi che abbiamo visto sullo schermo.

Come non parlare poi della colonna sonora, composta da Trent Reznor e Atticus Ross, gli stessi di Bones and All. La melodia incalzante accompagna perfettamente scene di tensione e partite decisive sul campo, rendendo gli spettatori ancora più attenti ed agitati.

Challengers è dunque il film ideale per chi vuole immergersi in una dimensione di seduzione e sport. Tra una scena e l’altra, il coinvolgimento è tale da far scorrere le due ore e un quarto in un attimo, non riuscendo a staccarsi per un minuto dallo schermo. Guadagnino ci presenta l’amore da un lato e la carriera dall’altro, lasciando a noi giudicare quale riteniamo sia il più importante e tenendoci appesi fino all’ultimo momento in un campo in cui il premio è il cuore di una donna.

Virginia Porcelli




Il problema dei 3 corpi, la nuova serie di fantascienza che ha sconvolto il mondo

“Il problema dei 3 corpi”, serie tratta dal romanzo di fantascienza di Liu Cixin, è uscita lo scorso 21 marzo su Netflix e si trova ancora tra i contenuti più visti. Gli otto episodi infatti, carichi di mistero, coinvolgono il pubblico più che mai, oltre ad insinuare in esso paure e domande sul mondo che conosciamo.

Quando alcuni eventi inquietanti sconvolgono la vita di giovani fisici, si fa strada l’idea di una minaccia per l’umanità, da sconfiggere il prima possibile.

Nonostante il cast sia formato da attori giovani e poco conosciuti, tra cui Jess Hong e Elza Gonzáles, questi entrano perfettamente nei personaggi a loro assegnati, fisici professionisti tra i più qualificati della nazione. Rappresentano al meglio le ansie, i dolori e i successi che essi sperimentano ogni giorno, facendoci immedesimare in delle menti geniali capaci di generare idee altrettanto geniali.

I tre creatori dell’adattemento, D.B. Weiss, David Benioff e Alexander Woo, con il permesso di Cixin, hanno reso il romanzo conosciuto a livello globale, apportando tuttavia alcune modifiche nei personaggi quanto nei luoghi. Il problema dei 3 corpi, infatti, è solo il primo romanzo della trilogia “Memoria del passato della terra”, interamente ambientata in Cina ai tempi della Rivoluzione Culturale cinese, ragion per cui nella versione originale molte pagine furono addirittura censurate e in seguito reintrodotte nell’edizione internazionale. La serie, al contrario, ha luogo principalmente nel Regno Unito, ma anche in Cina e a New York.

In quanto invece a un rinnovo di stagione, questo non è stato ancora confermato. Tuttavia, gli stessi autori della serie hanno anticipato che quasi sicuramente avremo un seguito e che i nuovi episodi saranno ancora più folli e selvaggi.

L’obiettivo durante la realizzazione della serie era quello di far rimanere un senso di meraviglia negli spettatori, proprio ciò che ognuno di noi ha provato scena dopo scena grazie ad effetti speciali sbalorditivi. Inoltre, pur essendo determinati elementi complicati da comprendere, il pubblico viene coinvolto interamente nella storia, trasportato in una dimensione fantastica e surreale che dà spazio all’immaginazione e lasciato sulle spine fino all’ultimo momento. È per questo che tutti noi speriamo nell’arrivo di una seconda stagione il più presto possibile, per avere una risposta alle domande che ci siamo posti e farne sorgere delle nuove.

Virginia Porcelli




The Gentlemen, pura adrenalina tra azione e commedia

Sappiamo tutti che ormai le serie hanno superato molti film in termini di ascolti e popolarità. Tra queste c’è senza dubbio “The Gentleman”, otto puntate con data d’uscita 7 marzo su Netflix, create da Guy Ritchie come spin-off dell’omonimo film di Ritchie stesso.

Durante la sua missione in Siria, Edward Horniman eredita la tenuta di 15.000 acri e il titolo di Duca di Halstead a seguito della morte del padre. Tuttavia, quest’eredità nasconde una sorpresa: una vasta coltivazione di marijuana all’interno della proprietà, parte di un impero criminale.

Nel ricostruire la sua storia, il regista gioca prima di tutto sul cast, brillante e pienamente azzeccato. Il volto familiare di Theo James infatti, apparentemente non invecchiato di un anno dai tempi di Divergent, sarà quello del protagonista. L’attore, con il suo solito charm, incarna perfettamente il ruolo del ricco ereditario determinato, impavido e giusto.

James è poi affiancato da un altro personaggio pubblico piuttosto popolare, Kaya Scodelario, conosciuta soprattutto come Teresa in Maze Runner. L’attrice interpreta anch’essa il ruolo di una donna forte e risoluta, Susie Glass, che sa comandare ed è anche spietata nel farlo, persino più di Edward.

La scelta delle location è altrettanto intelligente. L’imponente Halstead Manor, ad esempio, è in realtà la casa medievale presso la Badminton Estate, abitazione autentica e vissuta. Situata nel Gloucestershire, è infatti la dimora del Duca e della Duchessa di Beaufort e, nonostante rimanga una casa privata, ospita spesso eventi e funge da location per feste e produzioni cinematografiche, come Bridgerton e Queen Charlotte.

La serie dunque è il mix perfetto di violenza, azione e commedia. Ricca di sparatorie, inseguimenti e risse, tiene il pubblico incollato allo schermo puntata dopo puntata, tra tensione e curiosità ed è per questo consigliato a chi non resiste all’adrenalina e vuole sentirsi un gangster per un giorno.

Virginia Porcelli

 




Fabbricante di lacrime, un adattamento deludente

“Fabbricante di lacrime”, il nuovo film tratto dal romanzo di Erin Doom, è sbarcato su Netflix solo pochi giorni fa e ha già ricevuto numerose critiche dal pubblico.

L’adattamento ci racconta la storia dell’amore proibito tra Nica e Rigel, che, seppure uniti da un’infanzia dolorosa, non riescono a sopportare l’un l’altra, finché qualcosa non cambia.

Per quanto la trama sia originale e intrigante, possiamo dire che il cast non è sicuramente all’altezza. Simone Baldasseroni, in arte “Biondo”, è senza dubbio infatti più portato per il canto che per la recitazione, risultando quasi fuori posto nel ruolo di Rigel, che interpreta in maniera forzata. Stesso si può dire per Caterina Ferioli, Nica, la quale in egual modo appare poco naturale e quasi buffa.

Nonostante il libro sia interamente ambientato in una cittadina del Minnesota, il regista, Alessandro Genovesi, ha deciso di spostare il set in Italia, più precisamente a Roma, il Grave è infatti il complesso del Buon Pastore. Vi sono però anche molte scene girate in Abbruzzo, come quella del ponte di ferro di Pescara. Ahimè, troviamo anche qui una regia poco attenta ai dettagli, a tal punto che nella ripresa all’interno degli studi di Cinecittà Word a Roma viene inquadrata persino l’entrata del parco divertimenti.

Insomma, agli occhi della critica questo film non può di sicuro essere definito come ben riuscito, in quanto si rivela a tratti addirittura ridicolo, anche se la trama è un punto a favore. L’idea di Erin Doom è infatti un successo, essendo stato il suo libro il più venduto del 2022 e amato dai giovani. Ciò che dunque non è del tutto di esito felice è proprio l’adattamento cinematografico del romanzo, che tuttavia suscita comunque curiosità tra fans del libro e non, rimanendo al primo posto nella classifica dei film più visti in Italia.

Esso ci commuove con la tenerezza di una storia romantica ma ci lascia anche per molti aspetti delusi per la sua banalità.

Virginia Porcelli




La cerimonia degli Oscar, Oppenheimer trionfa

Finalmente il momento tanto atteso è arrivato: ieri sera si è tenuta la celebre cerimonia degli Oscar di quest’anno, che ha visto trionfare il film Oppenheimer con ben sette statuette vinte su tredici nominations.

La 96esima edizione, tenutasi al Dolby Theatre e tramessa in Italia a partire dalle 23.30 di ieri, ha visto come presentatore il noto comico Jimmy Kimmel e, come ogni anno, ha premiato 23 categorie.

Per quanto riguarda l’Oscar per il miglior film, è stato proprio Oppenheimer a vincere, come molti già sospettavano, a cui si accompagnano il premio per il miglior regista a Chistopher Nolan, per il miglior attore non protagonista a Robert Downey Jr., quello per il miglior montaggio, la miglior colonna sonora e la miglior fotografia e infine per il miglior attore protagonista al talentuoso Cillian Murphy, che ha portato a casa la statuetta alla sua prima nomination dedicando il premio a coloro che portano la pace nel mondo.

Dunque, a questo punto, ciò che è certo è che questo film non ha deluso e rimarrà sempre nella storia del cinema, come anche in quella degli Oscar!

Altra pellicola che ha conquistato la scena è senza dubbio Povere creature, con un Oscar per la migliore attrice protagonista a Emma Stone, dopo la sua ultima statuetta per La La Land, uno per il miglior trucco e acconciature, uno per la miglior scenografia e un altro ancora per i costumi migliori.

In quanto al miglior film internazionale, le speranze italiane si sono invece dissolte a causa della mancata vittoria di Io capitano. Ad aggiudicarsi il premio per questa categoria è stato infatti il film La zona di interesse.

In seguito, il ruolo di miglior attrice non protagonista va a Da’Vine Joy Randolph per The Holdovers – Lezioni di vita, la quale ha ringraziato il pubblico per averla vista.

Al contrario, a guadagnare il premio come miglior cortometraggio d’animazione è War is over!, mentre quello per il miglior film d’animazione è Il ragazzo e l’airone.

La miglior sceneggiatura originale è vinta poi da Anatomia di una caduta, per cui sul palco l’affiatata coppia di registi ha raccontato di aver scritto il film a casa nel periodo del lockdown. Miglior sceneggiatura non originale invece, per American Fiction, premio ritirato da Cord Jefferson, che afferma il fatto che nessuno gli abbia mai dato fiducia, essendo il film stato girato in pochissimo tempo.

Come ultime categorie trionfa Godzilla Minus One nei migliori effetti speciali, The Last Repair Shop  nel miglior cortometraggio documentario, La migliore storia di Henry Sugar nel miglior cortometraggio e 20 days in Mariupol nel miglior documentario, il quale racconta i primi giorni dell’invasione russa in Ucraina e la distruzione della città di Mariupol di due anni fa.

In quanto infine al sonoro si aggiudica il premio di miglior canzone originale What was I made for? – Barbie, di Billie Eilish e il fratello Finneas O’Connell e quello di miglior sonoro La zona di interesse.

Di conseguenza, anche quest’anno la notte magica, piena di gioie, ansie e speranze si è conclusa nel migliore dei modi. Ogni film presentato è unico nel suo genere, ricco di significato e frutto di un duro lavoro, meritevolmente premiato.

Non vediamo quindi l’ora di vivere un altro anno ricco di contenuti da guardare e riguardare, per poi dare un nostro giudizio alle prossime premiazioni; perché, in fondo, cosa c’è di più bello del cinema?

Virginia Porcelli




Damsel, il film perfetto per la festa della donna

È proprio il giorno della festa della donna, l’8 marzo, che esce su Netflix il nuovo film “Damsel”, diretto da Juan Carlos Fresnadillo e con protagonista Millie Bobby Brown.

Elodie accetta di sposare un bel principe per volere di suo padre, matrimonio che tuttavia si trasformerà poi in una vera e propria lotta per la sopravvivenza quando la giovane verrà offerta in sacrificio ad un feroce drago.

Ebbene sì, per il ruolo da protagonista il regista ha scelto Millie Bobby Brown, mostratasi decisamente all’altezza. L’attrice prodigio, di soli vent’anni, ci aveva già mostrato il suo enorme talento con l’interpretazione di Undici nella celebre serie Stranger Things, ma in Damsel si è sicuramente superata. La Brown porta infatti sullo schermo non una semplice damigella che attende di essere salvata, ma una donna forte, determinata e, più di tutto, coraggiosa; una donna che non si arrende di fronte alle difficoltà ma che al contrario lotta per salvare sé e le persone che ama. Ci fa inoltre immedesimare completamente in Elodie, facendoci vivere le sue emozioni come se le stessimo provando noi stessi e si pone come modello da seguire.

Fresnadillo ci regala dunque un avvincente film d’azione con spettacolari effetti speciali, tenendo lo spettatore incollato allo schermo in costante tensione.

Questo film affronta per giunta tematiche significative, quali l’emancipazione femminile, l’amore familiare e la solidarietà tra donne, che legate tra loro fanno da spunto di riflessione e conferiscono alla pellicola una notevole carica sentimentale.

Insomma, Damsel si dimostra senza dubbio all’altezza delle aspettative, se non addirittura superiore, motivo per cui ogni donna dovrebbe vederlo, per farsi forza nei momenti difficili e capire il proprio valore, in quanto ogni giorno è l’otto marzo, ogni giorno una donna conta.

Virginia Porcelli