Pomezia diventa “Una città da favola”

Pomezia vista con gli occhi dei bambini

 

Pomezia si posiziona tra le prime 10 Città aderenti al progetto “Una Città da favola”, riservato ai Comuni d’Italia designati della qualifica “Città che legge” dal Centro per il Libro e la Lettura del Mibact.

“Una Città da favola” dà la possibilità a bambini e ragazzi di 50 Comuni d’Italia, designati dalla qualifica “Città che legge”, di scrivere un libro. Nasceranno filastrocche, favole e fiabe ambientate nei luoghi caratteristici di ogni territorio tra principesse, castelli e boschi incantati.

I giovani protagonisti di Pomezia saranno docenti e studenti delle scuole dell’infanzia comunali Maria Immacolata, Sant’Andrea Uberto, San Francesco D’assisi e Gianni Rodari, degli istituti comprensivi Enea, Pestalozzi, De Andrè, Orazio, Via della Tecnica e del circolo didattico Matteotti.

“Abbiamo partecipato con entusiasmo al progetto ‘Città da favola’ – ha spiegato l’Assessore Miriam Delvecchio – coinvolgendo materne comunali e istituti comprensivi del territorio. L’adesione è stata unanime ed è per noi motivo di orgoglio. Pomezia ha un centro storico di impianto razionalista, un importante polmone verde grazie alla Riserva naturale della Sughereta e la sua frazione di Torvaianica è cullata da un meraviglioso litorale dove è presente una riserva marina. Insomma, una Città da favola: siamo proprio curiosi di vedere come i nostri bambini, attraverso l’uso della fantasia, disegneranno e descriveranno i luoghi caratteristici della nostra Città”.

“Pomezia è una Città giovane e moderna – ha dichiarato il Sindaco Adriano Zuccalà – ricca di servizi, con una spiccata attenzione alla sostenibilità ambientale e alle nuove tecnologie. Una Città fatta di giovani, che trovano nella cultura e nelle iniziative che mettiamo a punto durante l’anno il giusto collante per la costruzione di un senso di comunità e aggregazione. Le attività dedicate alla lettura sono molto apprezzate, basti pensare che l’ampliamento degli orari e dei servizi della biblioteca ha portato all’aumento del 40% delle presenze”.

 

COMUNICATO STAMPA




SILVIA SALIANI E GIULIANA FARBO NOMINATE ALLA GUIDA DEGLI STABILIMENTI PRODUTTIVI DI P&G A GATTATICO E POMEZIA

A FRANCESCA SAGRAMORA
IL “PREMIO MINERVA DONNA D’ECCELLENZA” DI FEDERMANAGER

4 febbraio 2020 – Per la prima volta nella storia della Procter & Gamble in Italia, la direzione degli stabilimenti di produzione è tutta al femminile. Merito di Silvia Saliani e Giuliana Farbo, nominate alla direzione rispettivamente degli impianti di Gattatico (Reggio Emilia) e Pomezia (Roma). Due nomine che rinforzano ancora di più l’impegno di P&G nella parità di genere sottolineando come la competenza e professionalità debbano essere i criteri alla base di ogni scelta.

A dimostrarlo, anche gli attestati che arrivano dall’esterno come il “Premio Minerva Donna d’Eccellenza 2020” promosso da Federmanager assegnato a Francesca Sagramora, Vice Presidente Risorse Umane P&G Italia, un riconoscimento dell’impegno dell’azienda nel favorire policy aziendali ed un ambiente di lavoro sempre più inclusivo, privo di stereotipi e pregiudizi e unicamente teso alla valorizzazione di tutti i dipendenti.

«Mi congratulo a nome di tutta l’azienda con Silvia, Giuliana e Francesca – commenta Paolo Grue, Presidente e Amministratore Delegato della Procter & Gamble in Italia. Silvia e Giuliana sono due grandi professioniste che sono state in grado di farsi strada in un settore, quello della “produzione”, ritenuto solitamente “maschile”, dimostrando ancora una volta, che non esistono ruoli solo per gli uomini o solo per le donne. Congratulazioni anche a Francesca per l’importante riconoscimento ricevuto, a prova della sua grande professionalità che l’ha portata, già da qualche anno, ad assumere il ruolo di leader nella gestione delle risorse umane per il Sud Europa. Avere tre leader di grandi capacità come Silvia, Giuliana e Francesca in posizioni così strategiche  – conclude Grue – oltre che dimostrare il nostro impegno nella valorizzazione dei talenti, senza alcuna distinzione di genere, sono certo che avrà un impatto positivo sul nostro business. Sappiamo infatti quanto sia fondamentale assicurare una maggiore presenza di donne in posizioni di leadership per assicurare all’Italia una crescita economica responsabile, sostenibile e paritaria».

 

Paolo Grue, Presidente e Amministratore Delegato della Procter & Gamble in Italia

 

La lotta al Gender Gap vede da tempo in prima linea Procter & Gamble, che oggi annovera il 46% di donne nel proprio organico manageriale in tutto il mondo. Un impegno che nasce internamente all’azienda, con policy e progetti volti a rompere gli stereotipi. Come “Share The Care”, introdotto oltre un anno fa: un congedo parentale di otto settimane consecutive retribuito al 100% per i neo papà, che intende restituire alla coppia, anche se non sposata o dello stesso sesso, la libertà di scegliere come vivere l’arrivo di un figlio. Un impegno che si riflette anche verso l’esterno con la comunicazione, affrontando il tema delle discriminazioni di genere attraverso l’utilizzo dei propri marchi e con iniziative, come “Future Female Leaders”, che mirano ad avvicinare le studentesse laureande o neolaureate al mondo del lavoro in settori, come ad esempio quello commerciale, ritenuti tradizionalmente ed erroneamente “maschili”. O ancora sostenendo Valore D e il programma “Inspiring Girls”, per portare nelle scuole la testimonianza di donne manager P&G.

 

Proprio come Francesca Sagramora, Vice Presidente Risorse Umane di Procter & Gamble Italia, recentemente insignita del Premio Minerva Donna d’Eccellenza 2020, con cui Federmanager, attraverso una giuria di top manager, rappresentanti delle istituzioni, del mondo accademico e delle parti sociali, premia ogni anno donne manager in grado di conciliare impegno professionale e famiglia con risultati decisivi nel mondo dell’industria.

 

«Ho sempre avuto chiare le mie priorità, a livello familiare e professionale, e ho fatto scelte che potessero conciliare e garantire l’equilibrio che mi ero prefissata. Scelte rese possibili soprattutto grazie alla condivisione delle responsabilità familiari con il mio partner – che ha usufruito per esempio per ben due volte  del congedo parentale per alternarci nella cura dei nostri figli – e grazie ad un’azienda che mi ha sempre supportato, garantendomi flessibilità e ascolto» dichiara Francesca Sagramora Vice Presidente Risorse Umane P&G Italia.

 

Francesca Sagramora Vice Presidente Risorse Umane P&G Italia.

 

Scelte di equilbrio tra famiglia e professione che sono state possibili anche per Silvia Saliani e Giuliano Farbo, ora pronte ad accogliere con entusiasmo la grande sfida del comando dei poli produttivi di P&G a Gattatico e Pomezia.

 

Silvia Saliani, classe ‘76, romana di origini Sardo-Pugliesi, una laurea in Ingegneria Meccanica e un temperamento competitivo che ha dimostrato in tutti gli ambiti della sua carriera sportiva e professionale. Entra in P&G nel 2001 come Process Engineer sulle linee del Dash in Polvere dello Stabilimento di Pomezia. Ricopre vari ruoli in Product Supply a livello regionale e globale: Operation Manager a Pomezia, Europe Business Planner di Fairy Brand a Ginevra, a capo del team di Market Planning negli uffici di Roma, per poi passare al ruolo di Global Innovation Leader per Fairy/Dawn/Cascade di nuovo a Ginevra. Ora, allo Stabilimento di Gattatico, hub europeo per i Detergenti per la Casa come Viakal e Mastro Lindo, affronta una nuova sfida con un obiettivo chiaro: posizionare lo stabilimento nell’eccellenza dei processi produttivi per soddisfare la crescente richiesta di prodotti sicuri e in linea con gli obiettivi di sostenibilità ambientale.

 

Silvia Saliani, nuova Plant Director dello stabilimento P&G di Gattatico.

 

«Diventare Direttore dello stabilimento di Gattatico, per me, è come tornare a casa. Sono partita dall’Italia, qui ho messo le basi della mia carriera e qui, sono orgogliosa di fare ritorno, con nuove competenze e responsabilità. Fiera di poter contribuire concretamente allo sviluppo di un impianto produttivo italiano che oggi come mai prima è chiamato a soddisfare la domanda di prodotti legati alla pulizia e all’igiene delle superfici in tutta Europa come i nostri Viakal e Mastro Lindo. Una sfida a cui sono felice di poter rispondere, lavorando con persone che hanno una passione infinita e una straordinaria professionalità» commenta Silvia Saliani, nuova Plant Director dello stabilimento P&G di Gattatico.

Giuliana Farbo, palermitana, appassionata di corsa e di cucina, è entrata in P&G a 22 anni dedicandosi da subito all’Information Technology. Di base a Roma, ha ricoperto negli anni diversi incarichi in europei e mondiali. Subito dopo la maternità, assume il ruolo di Responsabile Information Technology per la divisione Cura dei tessuti e della casa per l’Europa proprio dallo stabilimento di Pomezia, di cui ora è al vertice, per ricoprire successivamente ruoli sia europei che globali con responsabilità sempre crescente includendo anche l’area dei Global Business Services.

Giuliana Farbo, nuova Plant Director dello stabilimento P&G di Pomezia.

 

«Pomezia è un luogo in cui ho lasciato il cuore. Tornare qui oggi come Direttore dello Stabilimento è una grande emozione: sono entusiasta di poter portare la mia esperienza digitale al servizio di uno impianto produttivo che ha fortissime potenzialità di sviluppo nella transizione verso il paradigma 4.0. Un’esperienza che affronterò con umiltà, entusiasmo e tanta voglia di ascoltare ed imparare, sapendo di poter contare, su una organizzazione di enorme valore, per rendere Pomezia un gioiello produttivo di respiro internazionale» dichiara Giuliana Farbo, nuova Plant Director dello stabilimento P&G di Pomezia.

COMUNICATO STAMPA




Pomezia ricorda le vittime di Covid-19

Quattro cipressi e una targa al Parco delle Rimembranze

Domenica mattina, ad un anno esatto dalla dichiarazione dello stato di emergenza per il Covid-19 del 31 gennaio 2020, l’amministrazione comunale ha voluto ricordare i cittadini di Pomezia che hanno perso la battaglia contro questo terribile virus e tutti coloro che ci hanno lasciati senza ricevere il conforto dei propri cari a causa delle restrittive misure di contenimento messe in atto per arginare il dilagare di questo invisibile e insidioso virus.

Presso il Parco delle Rimembranze a Pomezia sono stati messi a dimora quattro cipressi, simbolo di immortalità, e collocata una targa commemorativa sulla stele con i versi della poetessa inglese Emily Dickinson

Chi è amato non conosce morte

Il Sindaco Adriano Zuccalà, alla presenza di autorità militari e civili, ha espresso parole di vicinanza e commozione nominando, uno ad uno, i 20 pometini morti in solitudine per il Covid-19 e augurando una pronta guarigione a tutti coloro che in questo momento stanno ancora combattendo, in isolamento a casa o in un letto di ospedale.

 

Le motivazioni delle scelta di questo evento nelle parole del primo cittadino:

«Abbiamo pensato di creare un luogo della memoria, un luogo fisico del ricordo dove condividere l’abbraccio della città ai famigliari delle persone scomparse che possa trasmettere un messaggio di speranza verso il futuro»

 

L’evento, trasmesso in diretta Facebook sulla pagina istituzionale del Comune di Pomezia, si è concluso con il brano Il silenzio, suonato dall’Associazione Nazionale Bersaglieri.




Associazione Culturale TEMA-ESPERIA

Conoscere Pomezia attraverso le Associazioni e i Comitati di Quartiere del territorio

Pomezianews ha pensato di dare spazio alla conoscenza delle tantissime associazioni e comitati di quartiere esistenti nel territorio di Pomezia.

Il loro contributo, su base volontaria e senza scopo di lucro, arricchisce di valore la città incrementando il senso di comunità, migliorando e favorendo la crescita armonica di un positivo tessuto sociale indispensabile affinché una città non sia solo un luogo dove dormire.

Iniziamo con il presentarvi l’Associazione culturale TEMA-Hesperia attraverso una breve intervista alla quale ha gentilmente risposto la vice presidente Giovanna Alfeo.

 

  1. Quando è nata l’Associazione TEMA-Hesperia e quali sono gli obiettivi che vi siete preposti?
    TEMA-Hesperia è apparentemente un’associazione culturale giovane, nata nel 2019, ma in realtà scaturisce dalla fusione di due realtà associative (TEMA ed Hesperia) presenti sul territorio da molto più tempo, entrambe con la stessa passione per l’arte nelle sue diverse espressioni: teatro, arte figurativa, musica e danza. Le due associazioni negli ultimi anni condividevano già lo spazio fisico della sede, ma la formale fusione ha inevitabilmente permesso di ampliare l’offerta delle attività per poter accogliere le esigenze di un numero maggiore di persone, dando così la possibilità a tutti di esprimersi nelle proprie passioni con guide preparate e affidabili. La presenza di una sede associativa ci permette di organizzare serate a tema (musica, cinema, presentazione di libri) in cui poter socializzare al di là dei laboratori specifici.
  2. Di quanti membri è formata l’Associazione TEMA-Hesperia?
    L’anno associativo 2020-2021 conta circa 120 membri.
  3. In che modo un cittadino può entrare a far parte dell’Associazione TEMA-Hesperia?
    Può venire direttamente a trovarci, nella nostra sede in via Spaventa 24/B, in cui siamo presenti principalmente nelle ore pomeridiane/serali. Si diventa membri dell’associazione tramite la sottoscrizione di una tessera annuale.
  4. Quale, tra i progetti che avete realizzato finora, vi rappresenta di più?
    Saranno sicuramente i prossimi, dato che è l’entusiasmo, la determinazione e la tenacia ciò che ci rappresenta maggiormente.
  5. Quali piattaforme social utilizzate per comunicare le vostre iniziative?
    Abbiamo un gruppo su FB: Associazione Culturale TEMA-Hesperia; partecipando a bandi pubblici, inevitabilmente, tramite i loro canali di comunicazione. Amiamo comunque la divulgazione attraverso l’affissione di locandine, comunicati su stampa locale e l’efficacissimo passa parola.
  6. Qual è il progetto al quale state lavorando ora?
    Abbiamo risposto ad un bando comunale presentando due spettacoli teatrali (uno con protagonisti adulti e l’altro bambini). Parte integrante del primo spettacolo sarà anche una esposizione di opere pittoriche ideate e plasmate sul testo teatrale, in totale integrazione con lo spettacolo.

 

 

Se vuoi far conoscere la tua associazione o Comitato di Quartiere scrivi a redazione@pomezianews.it

 




Un po’ di accortezze per l’uso cortese di WhatsApp

Quando il buon vivere fa la differenza

Alzi la mano chi non sia stato inserito in qualche gruppo su WhatsApp e non abbia partecipato a qualche crescente discussione finita male.
Oggi giorno è ormai un ricordo lontano lo squillo del telefono mentre fa parte della nostra quotidianità la marea di notifiche che arrivano già dalle prime ore del mattino.

La nostra giornata è incorniciata dai messaggi WhatsApp e riuscire a conviverci in modo sereno dipende da alcune piccole accortezze.

 

  1. L’orario di un messaggio.
    Sembra scontato come punto e dovrebbe far parte della buona educazione di tutti noi NON inviare messaggi nel cuore della notte solo perché quello è il momento in cui abbiamo avuto l’ispirazione. Prima di inviare è importante guardare l’orologio e domandarsi se, magari, alle tre del mattino il nostro interlocutore abbia qualcosa di meglio da fare.
  2. L’uso delle emoji e della punteggiatura.
    A meno che non abbiate 10 anni, non è buona cosa completare il messaggio da una serie infinita di emoji o punti esclamativi. È vero che aiutano a comunicare le proprie emozioni ma abusarne non fa di noi un simpaticone ma, al massimo, un confusionario. Come dice il saggio “less is better”
  3. Abbandonare un gruppo.
    Inutile negarlo: la tentazione di abbandonare una chat perché la troviamo inutile e lontana dal nostro modo di pensare arriva per tutti. Se proprio è necessario, non farlo mai senza prima scrivere due righe per spiegarne il motivo. Abbandonare nel silenzio assoluto ha lo stesso significato di uscire sbattendo la porta dalla casa di un amico. Riflettiamoci!
  4. Lunghezza del messaggio
    È vero che non abbiamo limiti alla lunghezza del messaggio, ma ciò non significa che possiamo scrivere Guerra e Pace o che basta una semplice parola per farsi comprendere. Quindi, NO all’invio di un messaggio a parola lanciati a mitragliatrice come se non ci fosse un domani e tantomeno messaggi prolissi e infiniti senza rispetto alcuno per chi dovrà leggerli.
    È consigliata la sintassi e la sintesi.
  5. Avvisare è meglio
    Nel caso vi arrivi un messaggio la cui risposta ha bisogno di un po’ di tempo che, in quel momento, non potete dedicargli, la cosa migliore da fare e avvisare. Quella fatidica spunta blu attivata avvisa della vostra lettura e la mancanza di risposta potrebbe creare degli inutili fraintendimenti.
  6. Gli audio invece del testo scritto
    Ultimo ma non per importanza, l’uso smodato degli audio nella messaggistica che sta raggiungendo limiti estremi di sopportazione.
    Prima di inviare un audio di qualche minuto adducendo la scusa che si è in macchina e non si può scrivere, provate a pensare che chi lo riceverà sarà costretto a usare il doppio del proprio tempo per ascoltare ciò che tu avevi da dire e magari appuntarsi le cose più importanti.
    Se proprio devi metterti in contatto con una persona e sei in macchina perché non comporre il numero dell’interessato e parlargli direttamente?
    C’è da considerare che un testo scritto può essere letto anche in presenza di altre persone con disinvoltura mentre un audio, anche se ascoltato in forma privata appoggiando lo smartphone all’orecchio, costringe l’altro ad un palese atto di scortesia.
    Meditate gente prima di inviare un audio come se fosse un evento di estrema gravità: il vostro tempo ha lo stesso valore del tempo di chi ascolta.

 

 

 

Foto di Freepik




Il Sindaco visita il birrificio Oxiana di Pomezia, vincitore di “Birre Preziose Premio Roma 2020”

Il Sindaco Adriano Zuccalà e la Vice Sindaco Simona Morcellini hanno fatto visita al birrificio Oxiana, vincitore di “Birre Preziose Premio Roma 2020”, la prima edizione del concorso promosso da Unioncamere Lazio e dedicato alle migliori birre della Regione, con l’obiettivo di stimolare la crescita del settore.
Ad aderire all’iniziativa 29 aziende provenienti dalle cinque province laziali; 76 le birre (non pastorizzate e/o microfiltrate) in gara nelle diverse categorie previste dal concorso e giudicate da un panel tecnico di degustazione. Per la tipologia “Birre a bassa fermentazione”, ad aggiudicarsi la prima posizione è stata la birra Hotbock prodotta dal birrificio Oxiana.
“Siamo onorati di aver ricevuto questo premio – ha commentato Erasmo Paone, titolare del birrificio pometino – Un riconoscimento importante del nostro impegno e della nostra ricerca costante di materie prime e di processi produttivi in grado di valorizzare la birra e di preservarne le sue qualità originali”.

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“Il birrificio Oxiana rappresenta una vera eccellenza del nostro territorio – ha osservato la Vice Sindaco – Nello stabilimento produttivo si respirano la dedizione e l’amore di Erasmo per i suoi prodotti: dalla scelta delle materie prime ai vari processi di fermentazione, dall’attenzione all’imbottigliamento alla cura dell’etichetta. Il tutto con un’attenzione particolare al km0”.
“In un momento difficile come quello che stiamo vivendo – ha sottolineato il Primo Cittadino – questa competizione rappresenta uno stimolo per il settore a promuovere e valorizzare i propri prodotti. Siamo orgogliosi che nel processo produttivo della Birra Oxiana, ci sia anche il contributo del Comune di Pomezia per il tramite del Fondo innovazione PMI, che ha aiutato l’azienda a migliorare la qualità del prodotto grazie a tecnologie innovative. Il gradino più alto del podio è segno dell’originalità e qualità del birrificio Oxiana, in grado di competere sul mercato ai massimi livelli”.



Raccolta di racconti e poesie: Voci Nuove

Lavoro finale del corso di scrittura creativa di Daniele Falcioni

Quando la mia amica Silvia mi ha portato il suo regalo di Natale si capiva fosse un libro, ma non capivo quel sorriso sicuro che le illuminava il viso «Questo non c’è nella tua libreria, contaci!» e solo dopo averlo scartato ho gioito e compreso: il libro in regalo è l’ultimo volume Voci Nuove edito da Rapsodia Edizioni uscito a dicembre.
Non poteva farmi regalo più bello, perché nel libro ci sono anche i racconti e le poesie a firma Silvia De Felice.

Voci Nuove volume 7 è una raccolta di racconti e poesie frutto di un anno di duro lavoro di otto autrici che seguono da alcuni anni il corso di scrittura creativa di Daniele Falcioni ad Aprilia.
Un lavoro certosino, fatto di idee, tagli, revisioni, fogli accartocciati, cancellature e frasi trasportate da pagina in pagina che si è svolto da remoto, visti i provvedimenti di distanziamento dovuti al Covid-19 e anche perché il loro docente è insegnante di Lingua Italiana all’Università di Edimburgo.

Incisiva e toccante la prefazione al libro del docente Falcioni il quale, prendendo a prestito le parole di Gottfriend Benn, afferma come durante quest’anno lui, insieme alle sue autrici

 

Abbiamo vissuto qualcosa di diverso, pensato qualcosa di diverso da ciò che ci aspettavamo, e ciò che rimane è qualcosa di diverso da ciò che avevamo in mente

 

Ho avuto il piacere di leggere i racconti di Silvia De Felice quando ancora erano in fase di revisione ma la forza della sua capacità narrativa è così insita nelle parole utilizzate che, leggendoli ora inseriti in un libro, mi hanno fatto dimenticare completamente chi fosse l’autrice spingendomi ad arrivare fino in fondo ad ogni racconto catturata dal ritmo incalzante.
Ha prevalso il testo rispetto al legame e credo che questo sia quanto di più bello possa sentirsi dire chi scrive per il puro piacere di creare storie, perché non conta chi sia a narrarle ma la capacità che hanno le parole di far viaggiare il lettore.

Ho amato il profondo senso di amicizia tra Elisabeth, Arthur e John in “Adagio” e sono rimasta piacevolmente catturata dall’energia di “Avventura di un’estate” mentre non oso dare un giudizio sulle poesie inserite nel volume in quanto considero l’arte della poesia come qualcosa di estremamente personale, capace di innalzare l’animo o di passare senza alcun smottamento interiore in relazione allo stato emotivo del lettore.

Ci tengo a inserire i nomi di tutte e otto le autrici del volume in ordine alfabetico: Laura Avati, Martina Belvisi, Meri Borriello, Ninni Caraglia, Cristina Cortelletti, Silvia De Felice, Valentina Pucillo e Silvia Zaccari.

Voci Nuove è volume che merita di essere letto per la grande capacità narrativa delle autrici, ciascuno con un proprio stile e, proprio per questo, capaci di soddisfare e di raggiungere il cuore di diversi tipi di lettori.

Voci Nuove è disponibile nelle librerie di Pomezia e Aprilia e mi auguro che presto possa esserci l’occasione di una bella presentazione in presenza.




Canto di Natale di Charles Dickens

Un classico della letteratura inglese

Canto di Natale è un romanzo breve scritto nel 1843 da Charles Dickens ed è la storia natalizia per eccellenza. Una favola per tutte le età da leggere in poche ore e magari proprio ad alta voce.

Il protagonista è il vecchio e tirchio Scrooge che la notte della vigilia riceve la visita del defunto socio Marley per metterlo in guardia sulle conseguenze dei suoi comportamenti. Per fargli comprendere cosa sta perdendo, gli annuncia la visita di tre spiriti, il Natale passato, il Natale presente e il Natale futuro.

Sarà un viaggio attraverso la povertà, la miseria e l’analfabetismo ma anche verso la bontà e la caparbietà del genere umano che riesce, nonostante tutto, a volersi bene e stringersi attorno a quel poco che si ha mettendo al centro la famiglia e l’amore.
Un viaggio che metterà Scrooge di fronte al vero significato della vita ribaltando il senso dell’avere a beneficio del valore di essere.

Canto di Natale esalta la magia del Natale. Sia che si voglia credere a Babbo Natale oppure no, sia che lo si viva in modo religioso o prettamente consumistico, in fondo nella memoria di tutti noi esiste quell’atmosfera fantastica racchiusa nelle lucine colorate che addobbano la casa, nella trepidazione di aprire un regalo, nella gioia di rivedere persone che non si vedono da tempo, di stare seduti tutti insieme attorno ad un tavolo per il solo piacere di godere della compagnia degli altri.

Il Natale, comunque lo si viva, resta una magia difficile da cancellare e se quest’anno la terribile pandemia del Covid-19 ce lo fa vivere distanti dagli affetti e per molti di noi, anche soli a casa, nulla potrà toglierci quella sensazione di vivere un giorno unico e indimenticabile dove tutti ci sentiamo davvero più buoni e più bravi.

Buon Natale a tutti voi!




“La luce che accende la luce”: come sfruttare l’energia solare

La scienza si impara a scuola anche a distanza

Martedì 22 dicembre (ore 12.15) gli studenti del Liceo Pascal di Pomezia in video-incontro con il chimico del CNR di Bologna, Raffaello Mazzaro, che illustrerà le novità su come usare la più importante fonte rinnovabile.
Gli studenti potranno assistere dai loro smartphone, tablet e pc.

E’ un appuntamento del ciclo La Scienza a Scuola 2020 di Zanichelli. Video-incontri con oltre 40 ricercatori e personalità del mondo scientifico e licei ed istituti di diverse regioni italiane per raccontare a studenti e insegnanti le storie di chi lavora alle frontiere della ricerca. Sono storie che comunicano passione per la scienza e danno idee su cosa sappiamo e su che cosa stiamo per scoprire in matematica, fisica, chimica, biologia e medicina con particolare attenzione agli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU.

Il sole ci fornisce ogni giorno un quantitativo di energia tale da poter sopperire in eccesso al fabbisogno globale giornaliero, ma solo una piccola parte di essa viene effettivamente sfruttata dall’ uomo. Come fare? Abbiamo gli strumenti adeguati a sfruttarla?
Ne parlerà Raffaello Mazzaro, Chimico del CNR – IMM (Istituto Microelettronica e Microsistemi) nel video-incontro La luce che accende la luce: l’energia solare e i dispositivi in grado di sfruttarla, con gli studenti del Liceo Pascal di Pomezia.

L’energia solare, infatti, ci viene fornita sotto forma di luce, perciò abbiamo bisogno di strumenti che ci permettano di catturarla e convertirla in calore, corrente elettrica o molecole interessanti dal punto di vista umano. Mentre l’energia eolica o idrogeologica può essere raccolta mediante mezzi meccanici, la conversione dell’energia solare avviene attraverso l’interazione della radiazione luminosa con un materiale e la successiva produzione di cariche elettriche, calore o potenziale chimico. Nell’incontro si parlerà dei maggiori sistemi di conversione dell’energia solare e, nello specifico, di dispositivi avanzati che sfruttano le proprietà di specifici nanomateriali per lo sviluppo di applicazioni innovative. Dai dispositivi fotovoltaici convenzionali a quelli di nuova generazione a base di materiali nanometrici e alle prospettive future che questi dispositivi permettono di immaginare, quali finestre fotovoltaiche o fabbriche solari.
Particolare attenzione sarà inoltre rivolta al ruolo sociale delle energie rinnovabili e, in particolare, dell’energia solare. A differenza dell’energia da combustibili fossili infatti, essa è uniformemente distribuita a livello globale e il suo sfruttamento nei paesi in via di sviluppo garantisce maggiore equilibrio socio-economico globale e minor impatto ambientale.

Raffaello Mazzaro è attualmente ricercatore presso l’Istituto di Microelettronica e Microsistemi del CNR di Bologna. Ha svolto in passato attività di ricerca presso diverse università italiane e straniere, fra cui la Luleå University of Technology (Svezia), l’iNRS-EMT (Canada) e l’ Università di Bologna. La sua attività di ricerca è focalizzata sul studio di processi di conversione dell’energia solare effettuati da materiali nanostrutturati, producendo più di 45 pubblicazioni come coautore su riviste internazionali, 2 domande di brevetto e numerose partecipazioni come relatore a conferenze nel settore. Mazzaro è stato inoltre recentemente insignito dal Gruppo italiano di Fotochimica come miglior giovane ricercatore dell’anno.

L’incontro fa parte del ciclo La Scienza a Scuola 2020 di Zanichelli. Video-incontri con oltre 40 ricercatori e personalità del mondo scientifico per licei ed istituti di diverse regioni italiane per raccontare a studenti e insegnanti le storie di chi lavora alle frontiere della ricerca. Sono storie che comunicano passione per la scienza e danno idee su cosa sappiamo e su che cosa stiamo per scoprire in matematica, fisica, chimica, biologia e medicina con particolare attenzione agli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU.

Gli incontri sono riservati agli studenti e ai docenti delle singole scuole.

L’Agenda 2030 è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – in un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030. https://www.unric.org/it/agenda-2030

Da oltre 150 anni impegnata nella didattica scolastica e nella divulgazione scientifica, la casa editrice Zanichelli con questa iniziativa intende offrire agli studenti l’occasione di acquisire conoscenze su argomenti affascinanti e di stretta attualità scientifica direttamente dagli “addetti ai lavori”.

Riceviamo e pubblichiamo Comunicato Stampa da Ufficio Stampa Zanichelli
Foto di Freepik



Una donna di Sibilla Aleramo

Uno dei primi libri sul femminismo apparso in Italia

Lessi il romanzo Una donna di Sibilla Aleramo nel 1977, in concomitanza con l’uscita dello sceneggiato televisivo trasmesso su Rai1 in 6 puntate dal 16 ottobre al 20 novembre.
La protagonista fu interpretata dalla giovanissima Giuliana De Sio. Mi ricordo perfettamente quello sceneggiato perché chiesi e ottenni di leggere il libro e la data riportata sulla dedica che mi feci, è testimone di quanti anni ha la mia copia di Una donna: «Lottare sempre per la libertà della donna»

 

 

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Il romanzo fu pubblicato la prima volta nel 1906 ottenendo immediatamente un grande successo. È autobiografico e racconta la storia di Sibilla Aleramo da quando era solo una fanciulla fino all’età adulta.

Sibilla Aleramo ebbe un’infanzia belle e vivace bella nel primo periodo della sua vita ma fu costretta ad affrontare diversi drammi nell’età adulta. Il tentato suicidio e il successivo ricovero in una casa di cura della madre; la scoperta di una relazione extraconiugale del padre; la violenza sessuale subita e infine un matrimonio senza alcuna gioia dove i maltrattamenti sono, purtroppo, all’ordine del giorno e che neanche la nascita di un figlio riesce a placare.

Questi diversi eventi misero Sibilla di fronte alla consapevolezza di essere lei e soltanto lei la persona in grado di rivendicare la propria dignità. La sua energia e caparbietà la portano a riflettere sulla donna non solo come custode d’amore e maternità ma come un essere pensante e con una propria dignità. Ed ecco da dove scaturisce l’identificazione di Una donna come primo libro femminista.

Rilevante anche il particolare di come nel testo non appaia mai il nome del figlio, un figlio che lei stessa abbandonerà ma verso il quale sono dedicate parecchie pagine del romanzo.

«Un giorno avrà vent’anni. Partirà, allora, alla ventura, a cercare sua madre? O avrà già un’altra immagine femminile in cuore? Non sentirà allora che le mie braccia si tenderanno a lui nella lontananza, e che lo chiamerò, lo chiamerò per nome?»

Subilla è la figura di una donna forte, libera interiormente, che assorbe e combatte la falsa moralità, l’ipocrisia e le consuetudini dell’epoca e la scrittura ottocentesca del romanzo non deve allontanarci dalla grandezza e vivacità dell’autrice. Probabilmente siamo abituati ad uno stile di scrittura diverso, ma se scegliamo di immergerci nella lettura di Una donna, ci rendiamo conto di quanto grande sia stato il suo coraggio e la sua determinazione.

Una donna è un libro che tutte le donne dovrebbero leggere per comprendere davvero quante conquiste sono state raggiunte ma anche quante sono ancora da conquistare affinché l’uguaglianza di genere venga messa al primo posto per poter davvero dichiarare di vivere in una società civile.




Abbiamo un tempo in sospeso di Raffaella Cecchini

È di Pomezia la giovane scrittrice al suo esordio letterario

 

Scrivere un libro e vederlo pubblicato è il sogno nel cassetto di tantissimi italiani e Raffaella Cecchini ha esaudito il proprio desiderio alla giovanissima età di 14 anni. Abbiamo un tempo in sospeso, edito dalla Morphema Editrice è uscito a novembre ed è la storia di Ester e del suo sogno di diventare ballerina.

Raffaella Cecchini vive a Pomezia e, accompagnata dalla sua mamma Veronica Napolitano, ha accettato di rispondere ad alcune domande.

 

Iniziamo subito con il complimentarci per aver già pubblicato un romanzo alla sua età. Non è da tutti veder pubblicare il proprio libro ma farlo a soli 14 anni è davvero fuori dal comune. Ci racconta quando ha avuto l’idea della trama di Abbiamo un tempo in sospeso e intuito che potesse essere perfetta per trasformarla in un romanzo?

Grazie. Onestamente, non ho mai pensato che fosse un’idea perfetta per un libro, ma dentro questa storia ci sono pezzi di me, quindi ho pensato che valesse la pena inseguire il sogno della pubblicazione. L’idea è nata da un film visto in televisione con mia madre – da sempre mia grande sostenitrice – ma non immaginavo che sarebbe diventato un romanzo. Ho iniziato a scrivere le prime pagine non per vederle pubblicate, bensì per me stessa, per districarmi tra le mie emozioni e per spalancare liberamente le porte della mia anima, senza nessuna timidezza. La scrittura è libertà, perché permette di esprimere sé stessi attraverso le parole affidate ai personaggi e questo mi è sempre piaciuto. Non ricordo precisamente il momento nel quale ho pensato che sarebbe potuto diventare un libro che la gente avrebbe letto, so solo che a un certo punto il mio unico obiettivo era quello. Mi è sempre piaciuto scrivere, e pubblicare un libro è sempre stato il mio sogno: mi sono limitata a inseguirlo.

 

Viene naturale chiedersi quali libri abbiano formato la sua scrittura e se c’è un autore che predilige agli altri?

Adoro leggere, senza sosta. Sono una di quelle ragazze che ha sempre un libro in borsa, per ingannare le attese o per creare attese letterarie. Sono una divoratrice di libri: Gianrico Carofiglio, Chiara Gamberale, Massimo Gramellini, Anna Dalton, Arthur Conan Doyle, Louisa May Alcott, Bianca Pitzorno, Rowling, Elisabetta Gnome e chiudo l’elenco con il mio scrittore preferito: Alessandro Baricco.

 

Ogni scrittore ha una specie di rituale. C’è chi preferisce scrivere la mattina presto, chi non aggiunge una sola lettera se non al calar della luce, chi lo fa nella confusione di un bar e chi nel silenzio più totale. Siamo curiosissimi, ci racconti i suoi rituali di scrittura.

Non c’è un momento nel quale sono abituata a scrivere: non ho un vero e proprio appuntamento con le parole, ma se non scrivo non mi sento bene con me stessa, quindi utilizzo ogni giorno il poco tempo libero a mia disposizione. Ogni volta, prima di accendere il PC, mi affaccio alla finestra della mia camera e rimango ferma per un po’ a guardare il giardino tra i palazzi: mi vengono in mente colori, sensazioni o frammenti di storia, e ritrovo l’equilibrio interiore necessario per poter trasformare le parole in emozioni. Poi accendo la radio e alzo il volume. Solo allora sono pronta per iniziare a scrivere.

 

Ester è la protagonista di Abbiamo un tempo in sospeso che combatte per raggiungere il suo sogno di diventare una ballerina professionista. Quanto di autobiografico c’è nel carattere determinato e battagliero del personaggio femminile e quanto è solo frutto della sua immaginazione?

Penso di essere una persona molto determinata e molto testarda. Non mi arrendo facilmente. Vorrei, però, assomigliare di più a Ester: lei rappresenta la mia personalità ideale.

 

Una curiosità. In uno dei capitoli iniziali la canzone che Ester sceglie per candidarsi all’Accademia del Palcoscenico è “Quello che le donne non dicono” di Fiorella Mannoia. È una canzone del 1987. Ci racconta come e perché ha scelto proprio questo brano?

L’ho ascoltata per la prima volta un pomeriggio d’estate e me ne sono innamorata: la trovo di una bellezza disarmante. Mi sono rivista in quelle frasi, in quella descrizione di donna forte e fragile, delicata, complicata e difficile da decifrare come un codice matematico. Ma, soprattutto, ho riconosciuto me stessa in quel mondo sommerso e invisibile di cui la canzone parla.

 

Lei vive a Pomezia, oltre a studiare e a scrivere, in che modo trascorre il suo tempo libero?

Frequento il Liceo Blaise Pascal, con indirizzo classico. Mi piace disegnare, guardare film bevendo cioccolata calda o mangiando biscotti, chiacchierare con le persone a me care e trascorrere del tempo con i miei amici.  Amo andare a teatro, e per diversi anni ho frequentato un laboratorio di recitazione, che mi ha aperto questo mondo che mi ha completamente affascinata.

 

Ora, prima di salutarla, viene spontaneo chiederle quali progetti ha per il suo futuro e se pensa che la scrittura sarà il fulcro centrale della sua vita.

Assolutamente sì. Vorrei diventare giornalista, ma non intendo smettere di scrivere libri. La scrittura è il cuore pulsante delle mie giornate, solo imprimendo su carta le parole riesco a esprimermi, a trovare la chiave per capire me stessa e il mondo che mi circonda. La scrittura è nel mio sangue ed è inevitabile che faccia parte della mia vita.

 

 

Potete trovare Abbiamo un tempo in sospeso nelle librerie di Pomezia, disponibile anche con il packaging rosso con fiocchetto, idea originale e particolare già pronta per un bel regalo per Natale.




Borgo Sud di Donatella Di Pietrantonio il sequel de L’Arminuta

Borgo Sud di Donatella Di Pietrantonio edito da Einaudi è uscito ai primi di novembre e già raccoglie attorno a sé critiche entusiastiche e giudizi positivi.
E come poteva essere diversamente? Abbiamo già parlato di Donatella Di Pietrantonio in un articolo evidenziando l’amore per la sua terra natìa, l’Abruzzo, per la maternità e la predilezione di struggenti protagoniste femminili.

Sulla sua pagina Facebook l’autrice, simpaticamente, scrive

“Leggete piano. Ci ho messo due anni a scrivere Borgo Sud e voi lo divorate in una notte”

Ebbene sì, Borgo Sud è un libro che si divora. Catturati dalla sua scrittura se ne rimani folgorati e affascinati fino alla fine. Quella sua prosa pacata, dolce, incisiva. Quel suo narrare di dolori grandi e lacerazioni con quello stile così misurato e poetico da non poter far altro che assimilarle e giungere alla conclusione che è proprio questa la vita.<

 

Borgo Sud ci riporta le protagoniste de L’Arminuta ma da adulte. L’arrivo di Adriana a casa della voce narrante e del marito porta non solo scompiglio ma evidenzia anche le crepe di un matrimonio all’apparenza perfetto e quando, anni dopo, una telefonata la costringe a correre di nuovo a Pescara, la protagonista dovrà necessariamente fare i conti con il suo passato.

A differenza degli altri libri scritti, in quest’ultimo lavoro, l’autrice si addentra per la prima volta nel delineare anche un personaggio maschile, Piero, il marito della voce narrante.

Guardavo Piero e la solitudine delle sue orme. Non riuscivo a rintracciare un inizio in quello che ci stava succedendo. Avevo cancellato tutti i segni, ignorato una serie di dolci dinieghi, garbate insofferenze. Le sere nel letto avevo creduto a ogni stanchezza, di faccia alla sua schiena.

Donatella Di Pietrantonio supera brillantemente l’esame confermandosi come una delle voci più autorevoli della letteratura contemporanea italiana.