Paolo Moscogiuri e “La città fragile”

 copertina la citta fragileSabato 15 febbraio 2014 a Pomezia, presso il centro culturale Spazio Durango, Paolo Moscogiuri ha presentato il suo libro: “LA CITTÁ FRAGILE“. All’evento, che ha riscosso un grande successo di pubblico, hanno partecipato il sindaco Fabio Fucci e una nutrita rappresentanza dell’Amministrazione Comunale.

Partendo dalla domanda “Come restituire dignità alla città e ai suoi cittadini?” Paolo Moscogiuri, architetto che vede la sua professione più legata alla sociologia che alla tecnica, ha dato vita ad un’interessante presentazione in cui ha illustrato la sua ricerca sulle nuove metodologie urbanistiche ed architettoniche per l’attuazione di regole di progettazione attente ad ogni categoria di persona, affinché gli interventi su una città non siano solo di tipo tecnico ma capaci di trasformare la stessa in una città vivibile per tutti.

Paolo MoscogiuriUn progetto possibile se si pone al centro delle progettazioni la conoscenza “del materiale umano”, a cui le opere sono destinate e potenziando il legame fra cittadino e città, con particolare attenzione a fattori come età, sesso, grado di mobilità ed in particolar modo alla cosiddetta Utenza Debole.

I fattori che rendono una città fragile sono molteplici, strettamente connessi tra loro, ed hanno una matrice comune nella crescita edilizia incontrollata, spesso votata alla speculazione, con Piani Regolatori poco incentrati sul controllo del territorio e con la perdita di ogni motivazione del potere politico nel creare consenso anche attraverso l’abbellimento della città.

Una conseguenza diretta a questo boom edilizio è il capovolgimento del concetto di strada, che da “area ad uso pubblico destinata alla circolazione dei pedoni, degli animali e dei veicoli” (art. 2 del Codice della Strada) è diventata ormai ad uso esclusivo delle automobili, a totale discapito delle categorie più deboli.

Un altro elemento che incide negativamente è la trasformazione dell’organizzazione familiare in funzione del lavoro, che ha portato il decadimento della città italiana da luogo relazionale ad agglomerato di spazi di transito e dormitorio. Un decadimento accelerato dalla crisi economica, che ha inciso sulla qualità della vita delle famiglie, non solo dal punto di vista economico, ma anche sullo sviluppo psico-sociale del bambino, che spesso vede ridotto il tempo che almeno un genitore può dedicargli, per vivere gran parte della sua giornata a scuola, dai nonni o in casa, riducendo così il tempo per poter frequentare quegli spazi cittadini più idonei alle relazioni e al gioco.

La città viene quindi abbandonata dal cittadino e gli spazi relazionali si trasformano in spazi di transito e parcheggio, creando impedimento alla mobilità autonoma ai pedoni e in particolare alle categorie più fragili, come i bambini, gli anziani e alle persone con disabilità.

È fragile una città che fa perdere, non ponendo in essere interventi e soluzioni che garantiscono un’adeguata mobilità, l’accesso autonomo ai luoghi ai disabili. Impedendo la mobilità ai disabili si impedisce loro una vita autonoma e dignitosa, infatti, un disabile non è fragile se gli vengono messi a disposizione i mezzi per muoversi liberamente, ma è la città, con le sue carenze, a renderlo tale.

Gli esempi possono essere tantissimi, dai marciapiedi stretti, con pali della luce, alberi, cartelli pubblicitari piantati nel mezzo, automobili parcheggiate sulle strisce pedonali, occupazione impropria dei parcheggi destinati ai disabili, cassonetti posizionati sui marciapiedi, griglie dei tombini posizionate nel senso del camminamento, barriere architettoniche eliminate con incompetenza, rampe realizzate da un lato della strada ma non dall’altra, spesso con pendenze pericolose, piastrelle del codice Loges per non vedenti posizionate al ciglio del marciapiede e tantissimi altri esempi che tutti i giorni rendono le città italiane, a differenza di quelle del nord Europa, invivibili ed ingestibili.

Migliorare è possibile partendo da una conoscenza approfondita del comportamento del cittadino nella città intesa non come semplice spazio architettonico, ma come spazio esistenziale. Lo spazio architettonico deve essere in funzione di quello esistenziale e prima di prendere decisioni urbanistiche ed infrastrutturali occorre tener conto del “contenuto umano” delle città. Le moderne impostazioni urbanistiche oggi offrono soluzioni già sperimentate in tanti paesi del nord Europa da almeno un ventennio: dalle isole ambientali, alla moderazione del traffico, al car sharing, al car pooling, all’intermodalità, alla ciclabilità, ecc.

Per ottenere risultati occorre una sinergia tra amministrazioni locali e cittadini, perché oltre all’eliminazione fisica delle barriere attuabile con le leggi, è necessaria un’eliminazione delle barriere culturali per attuare una riqualificazione degli spazi pubblici di una città e trasformarli da semplici luoghi di transito a veri e propri spazi relazionali.




Pomezia su Facebook

Facebook è un mare di persone che si ritrovano, si incontrano e si scontrano, è un mare di notizie e informazioni ed è utile saper nuotare all’interno del social per non fare “brutti” incontri, o non incappare in “cattive” notizie. Questa è solo una breve premessa che meriterebbe una tesi di laurea in scienze della comunicazione per essere sviluppata, quindi oggi, mi soffermerò sull’effetto Social nella nostra città.

Facebook raggiunge una popolazione estremamente eterogenea in termini di età, e le informazioni possono arrivare a tutti, ognuno secondo le sue esigenze o preferenze.

Prima fra tutte la pagina ufficiale del nostro comune

https://www.facebook.com/pomezia

dove vengono riportate tutte le news che vengono inserite nel sito ufficiale de Comune.

Ma troviamo anche tante altre pagine di informazione cittadina (tra cui ovviamente anche la nostra), legate ai nostri giornali locali, alle nostre associazioni territoriali, o comitati di quartiere, tante pagine o profili di esercenti che attraverso facebook ci fanno conoscere prodotti e offerte, o anche gruppi di confronto tra mamme, gruppi di scambio e compravendita di usato. Un piccolo comune virtuale dove ci si confronta commentando una notizia o un evento, o chiedendo consigli su dove andare a comprare qualcosa, dove andare a cena e tanto altro, tutto all’interno del nostro territorio, privilegiando le risorse che ci sono nel nostro comune senza dover per forza varcarne i confini.

Insomma , basta condividere un link per passare le informazioni che più riteniamo interessanti ai nostri amici e tutto diventa un tam tam che rimbalza da un profilo all’altro. Così scopri che è stata emessa quella determinata delibera, o che è in preparazione un evento organizzato da qualche associazione, o che c’è un offerta speciale in quel negozio, il tutto solo accedendo alla tua homepage di FB.

Pomezia anni 50

Pomezia anni 50

Ultimamente è nata anche una divertente pagina “Il cameriere della città che riporta la descrizione “Notizie autenticamente false”,  pagina dedicata alla satira locale e non, dal commento sarcastico e pungente, che ci trasmette con occhio irriverente i fatti quotidiani.  L’ironia dei toni è come sempre in questi casi dolce amara, ed ha come intento quello di provocare una risata nel lettore commentando le notizie “vere” da un punto di vista più ironico e leggero.

Ma veniamo al fenomeno del momento, che è quello che mi ha dato l’ispirazione per scrivere queste due righe che è il gruppo “Sei di Pomezia se…”, ideato da due nostri concittadini, che in pochissimi giorni ha superato i 2000 iscritti…

Esempio perfetto di cosa è un social… in questo gruppo si sono ritrovate diverse generazioni di Pometini ed ognuno sta portando un pezzettino della sua storia, un ricordo, una foto, ognuno secondo la sua età e la sua esperienza personale. Post dopo post ci si rende conto che alla fine è vero che a Pomezia ci conosciamo un po’ tutti. Quello che ne sta venendo fuori è un puzzle di ricordi, tanti piccoli pezzi , che messi insieme fanno la storia della nostra città… ed è bello vedere che nonostante tutto, forse ci sentiamo Pometini veramente.




La Mobilità Intelligente

Ovvero Come Non Morire di Traffico Nell’Anno 2014 e Vivere Felici. Anche a Pomezia.

 La mobilità è uno dei temi caldi che ad ondate si ripresentano sulle “tavole” degli italiani, come il cenone di Natale, o le fave e il pecorino della gita fuori porta. Oppure il meteo impazzito, il conflitto di interessi ecc. ecc.

Poi c’è il traffico.

Inteso non come quello residuo sul nostro cellulare, ops smartphone, pardon!, di ultima generazione, ma quello che malediciamo ogni giorno quando ci rendiamo conto che il tempo passa mentre la strada da fare per raggiungere il lavoro, o l’appuntamento importante è sempre quella, facendoci arrivare inesorabilmente in ritardo.

Per non parlare delle soste sempre più frequenti dal benzinaio, momento di gioia di pochi: erario e petrolieri, e di dolore per tutti gli altri. Inutile anche acquistare, chi può ovviamente, l’auto ultima generazione “con sistema start-stop a basso potere inquinante, 10 airbag, magari ibrida e chi-ne-ha-più-ne-metta!”. Tanto consuma lo stesso, quel poco di risparmio viene “compensato” dall’aumento del prezzo del carburante, dei pedaggi, dell’assicurazione e delle altre spese per mantenerla, e lo “spazio” che occupa sulle strade resta tra l’altro lo stesso.

Quando poi finalmente raggiungiamo la meta agognata pensiamo di aver concluso lo strazio, invece no, perché inizia la ricerca del “buen repos” per la nostra amata guerriera della strada, ovvero il parcheggio.

Significativo è da sottolineare che l’Italia è il paese, in Europa, con il maggior numero di auto: ben 62 ogni 100 abitanti, in un contesto dove circa il 22% delle famiglie italiane dichiara di non potersi permettere di riscaldare la propria abitazione, i consumi sono crollati, la metà degli italiani non può andare in vacanza nemmeno una settimana e abbiamo un tasso di disoccupazione giovanile spaventoso.

ride_share_ws-carshare-fullQualche luce però in questo mare tenebroso si sta intravedendo. Parole come car sharing (condivisione dell’auto), ride sharing (condivisione del viaggio), mobility management (gestione della mobilità), hanno iniziato a fare capolino nel nostro linguaggio comune. Tradotto in parole povere, si tratta di modificare le nostre abitudini, usando la parola magica “condividere”. Condividere l’auto con persone che fanno in tutto o in parte la nostra stessa strada, negli stessi orari, condividendo le spese. Una volta qualcosa del genere si chiamava “Autostop”. Ora è molto di più, è un modo intelligente ed evoluto, rispetto all’autostop, per risparmiare ed ottimizzare le risorse.

Qualche numero? Secondo uno studio di “BlaBlaCar”, operatore attivo in Italia e Francia nel “ride-sharing”, un passaggio in auto tra Roma e Milano costa circa 30 euro, e si traduce, per chi “offre” il passaggio, in un risparmio tra carburante e pedaggi che arriva fino a quasi il 250%. Sempre secondo BlaBlaCar l’utente ride sharing è abbastanza giovane (tra i 26 e 35 anni) ed in maggioranza donna.

Offri-o-trova-un-passaggio-in-auto-_-BlaBlaCarIl risparmio si riflette ovviamente anche sulle tonnellate (40 miliardi l’anno) di Co2 che non immettiamo nell’ambiente e nella fortissima riduzione dei costi legati al viaggio: benzina e pedaggi su tutti.

L’innovazione passa anche nel modo diverso, da parte delle aziende, di erogare i bonus ai propri dipendenti. Accanto al tradizionale buono pasto sono sempre più i lavoratori che usufruiscono di cosiddetti “pass mobility”, che consentono di viaggiare – gratis – sui mezzi pubblici negli orari prestabiliti legati al tragitto casa-lavoro-casa. Tale iniziativa, per ora concentrata a Milano, sta interessando anche altre realtà come Roma e Torino. Molte aziende offrono sconti e facilitazioni nell’acquisto di tessere annuali di trasporto pubblico.

Spostandoci nella realtà locale, non dobbiamo dimenticare che Pomezia sorge, e vive, una gran parte della sua esistenza come “hinterland” di Roma, sia come “dormitorio”, sia come sede di molte attività lavorative, per cui ogni giorno, almeno due volte al giorno, centinaia di migliaia di cittadini e quindi di auto, si spostano per lavoro da e verso la Capitale.

Il trasporto pubblico fa quello che può, ed è legato alla natura del territorio e delle scelte fatte o non fatte negli anni. L’unica linea ferrata passa lontano da tutto, tranne che per chi abita o lavora a Santa Palomba, e vive la crisi della rete ferroviaria regionale che si trascina da anni, mentre le autolinee Cotral pur relativamente frequenti, non possono prescindere dall’unica strada di collegamento da e verso la Capitale o Latina, la SR Pontina, non volendo considerare la Laurentina che è degna più di una tappa della “Parigi-Dakar” che di una via importante di collegamento.

Peccato perché l’abbonamento annuale “Metrebus Card 3 zone” costa 404 euro l’anno, che corrisponde a circa 1,50 euro AL GIORNO LAVORATIVO, contro almeno i 10 euro giornalieri di benzina o gasolio che dobbiamo considerare per il tragitto, con un risparmio dell’85% al giorno sui costi.

ride smartProgetti ed iniziative di “ride-sharing” e “car sharing” possono rappresentare pertanto una soluzione a basso costo, e bassissimo impatto ambientale, portando direttamente significativi abbattimenti sia di traffico sulle strade, sia di minori costi per le famiglie (trasferimento e gestione dell’auto). Come conseguenze derivate si avrebbero inoltre minori costi di manutenzione stradale, minori costi sociali (meno incidenti), minore inquinamento, minore stress per i pendolari e così via, e le risorse risparmiate dalle famiglie (e dalla collettività) possono essere investite in altre attività, facendo muovere anche l’economia in maniera diversa.

In più si può incentivare l’uso di tale servizio dedicando corsie preferenziali sulle strade per le auto con più di due persone a bordo, prevedendo sconti sui pedaggi nelle autostrade, oppure offrendo parcheggi riservati per esempio nelle stazioni di scambio (tipo Roma Laurentina).

ride share apps

Tale progetto potrebbe facilmente rientrare tra le cosiddette “Civic Apps”, ovvero le applicazioni socialmente utili (vedi l’articolo relativo su Pomezianews del 30 gennaio) da inserire nell’offerta dei servizi di pubblica utilità da parte del Comune, a costo zero, per aiutare ed educare il cittadino ad essere moderno, attento e responsabile.




Mi piacerebbe “arrotondare” …

Avete qualche piccolo lavoro da fare e non trovate mai il tempo di farlo? Vi piacerebbe configurare la vostra stampante, oppure la vostra linea ADSL però niente da fare… non funziona?! Dovete “pulire” una cantina, tagliare il prato, riparare una finestra, sistemare un motorino… però mille altre cose vi impegnano e non riuscite a farlo ? Sapete fare “qualcosa” e magari a “qualcuno” il vostro aiuto potrebbe servire ?

Bene, probabilmente i ragazzi di Tabbid hanno vissuto le stesse esperienze e hanno provato a trovare una soluzione realizzando un portale in cui… attenzione:

chi sa fare ed ha il tempo per farlo, incontra chi ha qualcosa da fare e non ha il tempo o le capacità per farlo”…

Potrebbe sembrare un gioco di parole però di fatto mette in comunicazione domanda ed offerta per piccoli lavori. Volendo proseguire, senza entrare nel merito di fidarsi o meno di chi accetta un lavoro da voi proposto, il portale funziona in modo molto semplice:

ci si registra, si indicano le categorie a cui si è interessati e poi si decide se pubblicare la propria offerta o proporsi per un lavoro.

Naturalmente, il “budget” è deciso dall’utente che pubblica l’offerta e la regolazione del pagamento avviene tra privati nel modo che meglio credono. A Tabbid, chi ha ottenuto un appalto deve dare un contributo del 1% sul lavoro effettuato al prezzo concordato via Tabbid oppure non versare il contributo ma semplicemente esporre un “pop up” sul proprio profilo Facebook.

Una domanda, a questo punto, viene spontanea: “Ma non si tratta di lavoretti in nero?”. La legge stabilisce che tra privati è possibile fare queste prestazioni purché venga rilasciata una sorta di ricevuta. Se l’importo è superiore ai 77,46 euro, bisogna mettere una marca da bollo di 1,81 euro”. Un successivo sviluppo del portale permetterà, a breve, di registrarsi come utenti Tabbid Pro in modo da qualificarsi come utenti specializzati in determinati lavori e dunque avere più possibilità di trovare dei lavoretti da fare.

Vi racconto di Tabbid perché’ mi sembra un altro interessante modo per  permettere a qualcuno di collaborare con qualcun altro … dando inoltre delle possibilità di lavoro anche a chi in questo momento lavoro non ne ha.

Tabbid




Prima candelina per lo Sportello Donne Pomezia

Lo Sportello Donne Pomezia ha compiuto un anno! Sono passati infatti 12 mesi da quel 22 gennaio 2013 quando le otto volontarie hanno sentito la necessità di  aprire e dedicare uno spazio di ascolto e informazione alle donne del territorio con il supporto di professioniste per consulenze legali e psicologiche.

sportello-donneLe operatrici sono tutte di Pomezia, con vissuti e formazione diversi. Hanno messo a disposizione i loro percorsi formativi  (in psicologia, sociologia, filosofia e informazione) e le loro esperienze maturate in ambito psicologico, socio-culturale, formativo e della mediazione culturale con l’obiettivo di offrire un servizio finora assente in zona e rispondente alle  esigenze delle donne e delle loro storie. 

Lo Sportello accoglie, telefonicamente e in sede, donne che subiscono violenza nelle sue molteplici forme (sessuale, psicologica, economica, ecc..), che affrontano problemi riguardanti la sfera familiare e/o lavorativa, che si scontrano con i cambiamenti legati all’età, che sentono l’esigenza di condividere una loro esperienza di vita con altre.

In un anno sono state registrate richieste di aiuto, sostegno e informazione soprattutto legate alla sfera domestica per consulenze su violenze psico-fisiche ed economiche: “Il 70% delle donne del territorio che si rivolge a noi ha subito o subisce violenza fisica o psicologica e ha bisogno di un sostegno e/o di una consulenza” – affermano le operatrici – “Per la maggioranza dei casi si tratta  di violenze domestiche, quelle più difficili da accettare, affrontare e denunciare. Sono soprattutto le violenze ‘dentro casa’ che disegnano la realtà del territorio, che rispecchia  peraltro quella del Paese, in cui la violenza sulle donne è prettamente una questione culturale, senza distinzione di classe, di religione e provenienza geografica”.

Ma qualcosa si sta muovendo anche sul territorio. Lo scorso mese di dicembre Sportello Donne e il Comune di Pomezia hanno organizzato un incontro sui diritti delle donne, servizi e violenze di genere  con la partecipazione di rappresentanti della Asl, delle scuole e delle forze dell’ordine, per affrontare il problema, e fare ‘quadrato’ tutti insieme intorno alle donne, pensando di investire in risorse, denaro e spazio ‘culturale’.

Una questione culturale che senza dubbio parte dall’educazione dei più giovani a cui Sportello Donne Pomezia crede molto, e lo fa impegnandosi  nelle scuole con seminari educativi e convegni sulle tematiche connesse all’universo femminile, quali comunicazione, genitorialità, violenza di genere, corpo e sessualità.

Sportello Donne Pomezia si trova a P.za Bellini 14 Pomezia (ospite della Camera del Lavoro Cgil), ai seguenti contatti: tel. 3881586901 martedì 9-11 e mercoledì 16-18; mail sportellodonnepomezia@gmail.com; facebook: Sportello Donne Pomezia; blog: www.sportellodonnepomezia.wordpress.com




Nuova Vita a Pomezia

Progetto PLUS – Pomezia Cambia

Nuova vita a Pomezia“Pomezia cambia” è il nome dato al progetto presentato alla Regione Lazio per realizzare quanto previsto nei P.L.U.S. – Piani Locali Urbani di Sviluppo e che nel 2012 ha ottenuto un finanziamento di oltre 11,6 milioni di euro con l’obiettivo di riqualificare edifici e zone abbandonate, implementare l’offerta di maggiori servizi ed il potenziamento delle opere pubbliche e delle infrastrutture.

Nel dettaglio, il progetto prevede molti interventi da realizzare nel quartiere Nuova Lavinium, ovvero un nuovo asilo nido e un’area verde pubblica presso l’ex Casale Balducci, la riqualificazione dell’area ex Pettirosso con una nuova scuola materna presso lo stabile in via Alcide De Gasperi, una nuova strada di collegamento tra via Fratelli Bandiera e la via del Mare. Poi marciapiedi, l’abbattimento di barriere architettoniche e un sistema di videosorveglianza sempre nel quartiere Nuova Lavinium, un nuovo parcheggio in via don Sturzo, l’attivazione del servizio Pedibus “Mi accompagno a scuola”.

Inoltre prevede il completamento dei locali della biblioteca comunale da destinare a progetti di inclusione sociale, l’installazione di punti wi-fi gratuiti, uno sportello Front Office per le imprese, la valorizzazione della Sughereta, tirocini formativi, voucher di servizi per l’infanzia, contributi alle PMI.

PROGETTO-PLUS-INTERO

“Pomezia cambia” si prefigura come un progetto importante e di grande livello che permette (e promette) di riqualificare e valorizzare zone ed edifici abbandonati o trascurati da anni e per dare quindi corpo alle opere pubbliche e ai servizi che i cittadini attendono da anni.

Il tutto e non è poco, visto il periodo di crisi economica che stiamo attraversando, senza alcuna spesa da parte del Comune.

 I vari lavori ed attività dovranno essere realizzati nel periodo che va a partire dal 2013 per concludersi entro il 31 dicembre 2015, ed è notizia di questi giorni che sono state aggiudicate le gare per la realizzazione dell’Asilo Nido nell’ex Casale Balducci e della Materna negli stabili ex Pettirosso, per un totale di circa 2,15 milioni di euro.

Sono inoltre iniziati i lavori previsti per adeguare ed ampliare la Biblioteca Comunale attraverso la chiusura del porticato esterno in modo da realizzare spazi da adibire, secondo quanto programmato, al servizio sperimentale di assistenza scolastica ed educativa “La Casa di Tutti”, rivolto a quei bambini che sono a rischio di dispersione scolastica.




Job Meeting

Un piccolo contributo contro la crisi.

Ci sono molte ragioni economiche che portano un paese ad avere forti tassi di disoccupazione. La prima, di natura keynesiana, ovvero suggerita dal grande economista inglese John Maynard Keynes, postula una relazione tra la mancanza di domanda di beni e servizi da parte dei consumatori, mancanza che porta le imprese a ridurre la produzione e quindi il numero dei lavoratori. Un’ altra motivazione, ad esempio descrive il ruolo della tecnologia nel sistema economico.

Il cambiamento tecnologico aumenta la produttività dei lavoratori che a sua volta crea un incentivo a risparmiare sul fattore produttivo umano. Ci sono poi teorie che sottolineano l’influsso nefasto della tassazione che raggiunti livelli inaccettabili disincentiva l’attività economica e quindi la produzione delle imprese. A mio avviso quella più interessante è l’ultima che cito: ci sono economisti che pensano che la disoccupazione sia il prodotto del mancato incontro tra domanda di lavoro  (le imprese) e l’offerta di lavoro (i lavoratori). Questo disallineamento, in inglese “mismatching” non è imputabile solo a un mancato accordo sul salario o sullo stipendio, ma deriva soprattutto dal fatto che le imprese hanno bisogno di coprire funzioni organizzative o ruoli particolari, che non riescono a trovare nel mondo impiegatizio.

Come ovviare a questo tipo di fenomeno? Ci sono interventi che hanno bisogno di molto tempo come la riforma della scuola e del sistema formativo nazionale e piccoli interventi che possono limitare i danni nel breve periodo. Un provvedimento che un’istituzione pubblica può prendere, tra l’altro senza grandi coperture economiche, è l’organizzazione dei “job meeting”. Un job meeting è un evento pubblico dove imprese e cittadini in cerca di lavoro, soprattutto studenti delle scuole superiori e dell’università, possono incontrarsi, dialogare e quindi abbattere le distanze, ma soprattutto possono ridurre il gap di informazioni. Uno studente ad esempio potrebbe scoprire che applicarsi nella conoscenza di un determinato software potrebbe aprirgli una carriera in un’azienda locale.

Per passare dall’astratto al concreto, mi permetto di suggerire all’Amministrazione Fucci di prendere in seria considerazione l’idea di organizzare questo tipo di incontri nei locali del ex-Campus Universitario. Si potrebbero coinvolgere le aziende grandi e piccole del territorio e gli istituti scolastici, in particolare gli istituti tecnici. Ogni azienda potrebbe allestire uno stand dove accogliere i presenti cercando di raccontare un po’ della propria vita produttiva. Sempre le aziende potrebbero raccogliere curricula e gestire dei colloqui preselettivi di possibili risorse umane candidate all’assunzione. Ancora, potrebbero essere animati convegni sul mondo del lavoro con esperti del settore, o corsi di aiuto alla ricerca dell’impiego. Il tutto inoltre potrebbe essere finanziato con il contributo del privato, che potrebbe essere interessato al miglioramento della propria immagine e il proprio prestigio sociale a Pomezia e dintorni.

In tempi di austerity, le amministrazioni pubbliche devono imparare ad ottenere il massimo dell’impatto sociale, con il minimo sforzo finanziario. Il job meeting potrebbe rivelarsi uno strumento utile che va in questa direzione. Inoltre i sindaci non hanno il compito di trovare personalmente un’occupazione al cittadino x, o a quello y, ma hanno l’obbligo morale di creare le condizioni affinché a tutti i cittadini possa essere data l’opportunità di dimostrare le proprie capacità professionali.
Speriamo che prima o poi anche Pomezia possa dare un calcio al pessimismo, smentendo nei fatti le cassandre del declino.




Fondiamo un FAB LAB a Pomezia …

Fab Lab

Fab Lab

In un famoso film, un altrettanto famoso attore, parlando dell’Italia post-bellica diceva : “c’e’ fermento…” … oggi, come allora intorno alle iniziative Fab Lab, “c’é molto fermento”.

Purtroppo “questo fermento”, che in alcune realtà straniere si sta trasformando in una vera e propria nuova “rivoluzione” industriale, in Italia tra le mille difficoltà lotta per manifestarsi e crescere.

Facciamo un passo indietro: si chiamano Fab Lab (Fabrication Laboratories) e sono dei laboratori in scala ridotta dove è possibile fabbricare qualsiasi cosa, o quasi. Nei Fab Lab si possono trovare gli strumenti necessari per realizzare progetti di “digital fabrication” nel senso che si possono trovare gli strumenti per trasformare le proprie idee ed i propri disegni in oggetti reali.

I macchinari messi a disposizione sono quelli che potremmo descrivere come gli strumenti di un “moderno” artigiano e vanno dalle stampanti 3d per la prototipazione, alle frese numeriche, ai tagliatori laser, per finire con le  varie schede elettroniche open source tipo Arduino.

In realtà, tutto è iniziato, come sempre, negli Stati Uniti qualche anno fa’ dove dalla teoria del “come costruire qualsiasi cosa” si è passati alla pratica aprendo i primi “laboratori del prototipare o del fare”.  In ogni Fab Lab  chiunque si poteva cimentare nel trasformare le proprie idee in oggetti reali, molto spesso avvalendosi anche della collaborazione con altri Makers. Oggi solo negli Stati Uniti  esistono poco meno di 300 Fab Lab e senza “temere nessuno” ne esistono almeno 40 anche in Italia.

Nonostante le difficoltà, questi laboratori ad alto contenuto tecnologico basano la loro esistenza non solo sulle macchine ma soprattutto sulle persone. In questo gioco di collaborazione tra Makers si vengono a creare le condizioni per inventare, disegnare, progettare ed infine realizzare oggetti e prodotti innovativi. Moltissime iniziative nate nei Fab Lab sono oggi alla base di nuovi prodotti e di vere e proprie aziende.

Alcuni paesi stanno cogliendo in modo determinato questa nuova opportunità di trasformazione Industriale, investendo in modo rilevante risorse e soldi al fine di favorire la nascita e la crescita di nuovi Fab Lab finalizzati a creare nuove aziende ed occupazione. A titolo d’esempio l’amministrazione Obama ha proposto di investire 1 miliardo di dollari per innovare il sistema manifatturiero nazionale.

Tornando alla nostra realtà nazionale ed ancora di più alla nostra realtà locale, credo che non si possa ignorare questo “movimento” ed adeguarsi, sia in termini di iniziative, che in termini di processi industriali a quanto sta’ avvenendo e sta crescendo ovunque. Personalmente nutro poca fiducia nella possibilità di essere “finanziati” dal pubblico, ma confido fortemente sullo spirito di iniziativa che gli italiani possono avere e sul ruolo che possono ritagliarsi in questo contesto di riferimento produttivo.

Fab Lab … vorremmo farne anche uno anche Pomezia, qualcuno ci aiuta ?




San Valentino a Pomezia

Omnia vincit amor et nos cedamus amori.
L’ amore vince tutto e noi cediamo all’amore (Virgilio, Bucoliche X,69)

 Il 14 febbraio 2014 sarà l’ occasione per gli amanti dell’arte di condividere questa passione con la propria metà. Per San Valentino infatti, il Museo Archeologico Lavinium di Pomezia, propone l’ingresso per due visitatori al costo di un solo biglietto mentre alle ore 17.00, per scoprire le vicende e le passioni dei protagonisti del poema di Virgilio, ci sarà la visita gratuita a tema “L’eroe, le donne, l’amore nei versi dell’Eneide”.

Si consiglia la prenotazione per la visita guidata allo 06-91984744.

Il Museo Archeologico Lavinium, Città di Pomezia Via Pratica di Mare, sarà aperto nei seguenti orari 10.00-13.00 / 15.00-19.00.
Il costo del biglietto per i residenti nel Comune di Pomezia e per gli studenti universitari è di 2.50 euro intero, 2.00 euro ridotto, mentre per gli under 18 e gli over 65 l’ ingresso è gratuito.

assopleiadiarteSempre a Pomezia, la Torre Civica di piazza Indipendenza ospiterà, dal 14 al 16 febbraio, la mostra collettiva “Innamorati dell’arte a San Valentino”, organizzata da AssoPleiadiArte con il patrocinio del comune di Pomezia.

“Padrone  indiscutibile dell’evento e musa ispiratrice è l’Amore, fonte di ispirazione dei più grandi artisti. Varie sono le tecniche pittoriche utilizzate: colori acrilici, ad olio, acquerelli e tecniche miste. Ogni artista ha affidato alla tela le proprie emozioni, frutto di ricordi indelebili nell’anima e nella mente. Sembra che ogni quadro racconti una storia: la storia di un amore vivo, di un amore lontano, ma anche di un amore vissuto in un bacio, il volto di una donna, due innamorati, i fiori, scorci romantici al tramonto …
Non c’è freno all’inventiva e alla creatività, per tre giorni noi artisti metteremo in visione del pubblico le nostre recenti produzioni, in un tripudio di colori e tanto romanticismo, l’amore ha mille volti …” ci riferisce l’artista e maestro d’arte Paolo Sommaripa presidente del noto sodalizio artistico AssoPleiadiarte.

” Pittura, scultura, fotografia, saranno protagonisti di questa mostra del bello e dell’ingegno creativo, fatta apposta per avvicinare tutti, e fare innamorare dell’arte, grande mezzo di comunicazione. Quindi, se volete proporre al partner qualcosa di diverso dal solito, se avete bisogno di un’idea originale prima della cena, cosa ne dite di Innamorati dell’arte a San Valentino? Porta il tuo innamorato alla festa d’inaugurazione venerdì 14 febbraio alle 17.00.

La mostra è aperta al pubblico con ingresso gratuito sabato e domenica dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19,30. In esposizione opere di: Paolo Sommaripa, Rita Ceccanti, Laura Spilabotte Palmieri, Paola Fabretti, Rossana Urbani, Anna Gana, Ingrid Lazzarini, Luciano Primavera, Corina Proietti, Malaica D’Agostini, Bruno Lanzalone, Fiorella Ciocci, Ilaria Serafini, Giorgio Pratesi, Mario Ferrari, Lucia Benkovà, Lauya Pellito, Gianmarco Savioli, Enzo Andreoli, Letizia Toci .”

A voi la scelta tra queste due iniziative offerte dalla nostra città che vi daranno la possibilità di coniugare arte e cultura alla giornata dedicata agli innamorati.
Non dimenticate di scambiarvi un bacio, possibilmente vero! Perché come diceva Trilussa ” Er bacio è er più ber fiore che nasce ner giardino dell’amore “




Nessuno può crescere solo

Il 3 febbraio 2014 si è tenuta, presso la Biblioteca Comunale di Pomezia, la conferenza di lancio del Progetto “Nessuno può crescere solo”, seconda parte del progetto “Pro Child”, per promuovere il diritto dei bambini e degli adolescenti a crescere all’interno delle loro famiglie e ad essere inseriti nelle loro comunità locali, sia in Italia che in Romania.

 All’evento, patrocinato dal Comune di Pomezia e dall’Ambasciata Romena in Italia e finanziato con il contributo dell’otto per mille della Chiesa Valdese, hanno partecipato l’associazione Spirit Romanesc, capofila del progetto, l’associazione Interculturando Roma, l’associazione MakeNoise, il rappresentante dell’Ambasciata rumena in Italia Laviniu Enni, la responsabile dei Servizi Sociali di Pomezia Ambra Camilli e la vice sindaco Elisabetta Serra.

 L’obiettivo della conferenza “Nessuno può crescere solo”, ha spiegato Daniela Hondrea, responsabile del progetto sul territorio, è quello di portare alla conoscenza dell’opinione pubblica il problema degli “abbandoni bianchi” e delle conseguenti difficoltà legate alla separazione madre-figlio dal punto di vista delle donne che sono costrette, per motivi economici, a lasciare i propri figli nel paese d’origine e vivere da lontano la loro crescita ed educazione.

Una vera e propria campagna di visibilità che ha lo scopo di aumentare la consapevolezza del diritto di bambini e adolescenti a crescere all’interno delle proprie famiglie e di sensibilizzare sui temi del razzismo e dell’intolleranza contro le famiglie emigrate dalla Romania all’Italia.

 Le aree individuate sul nostro territorio sono Pomezia, Torvaianica, Genzano e Lanuvio, con interventi a favore dei bambini e delle loro famiglie tramite un’attività di informazione e sensibilizzazione rivolta all’opinione pubblica, sia nelle scuole che nel territorio, capace di coinvolgere genitori, studenti e comunità locali per contrastare l’intolleranza nei confronti delle famiglie immigrate.

nessuno puo crescere solo1

 

 Sulle problematiche inerenti all’integrazione sul territorio di Pomezia è intervenuta Ambra Camilli, referente area Servizi Sociali, che ha sottolineato come la nostra città, configurandosi Hinterland di Roma, sia un’area di rilevanza per quanto riguarda l’immigrazione e di conseguenza ci sia una forte necessità di operare per la tutela dei minori, sia tramite indagini socio-familiari in sinergia con le autorità giudiziarie e il Tribunale dei minori, sia tramite le rogatorie internazionali che consentono una verifica delle condizioni di vita di quei genitori che hanno chiesto il ricongiungimento con i figli lasciati nel paese di origine.

Alla conferenza è intervenuta anche la dott.ssa Cinzia Sabatini presidente dell’associazione Interculturando Roma che ha ribadito l’importanza di una formazione specifica all’intercultura dei diversi operatori che operano a favore dell’ integrazione per permettere il passaggio da una società multietnica ad una società interculturale.

Il progetto “Nessuno può crescere solo”, nella realtà di Pomezia, troverà la sua attuazione tramite un corso di formazione di animatori che potranno così lavorare in campo sociale nel territorio anche grazie all’apertura, in via sperimentale, da parte del Comune di uno sportello d’ascolto e di sostegno ai migranti.

La vicesindaco Elisabetta Serra ha ribadito l’impegno da parte dell’Amministrazione comunale nel voler sostenere i progetti a favore dell’integrazione e la volontà affinché “Nessuno può crescere solo” abbia la più ampia partecipazione sia nelle scuole che nel territorio, mettendo a disposizione tutti gli strumenti necessari per il buon fine del progetto.

Durante la conferenza è stato proiettato il cortometraggio “Torna da me” realizzato dall’associazione culturale MakeNoise, che racconta la storia degli abbandoni bianchi dal punto di vista di una donna e madre migrante arrivata in Italia dalla Romania per lavorare.

La storia rispecchia la situazione di tutte quelle donne e madri che lasciano la propria terra di origine per migliorare, tramite il lavoro, le condizioni economiche della propria famiglia e pone l’accento sulle difficoltà psicologiche e sociali che queste donne affrontano e sulle conseguenze provocate dalla loro partenza: da un lato il processo non sempre facile di integrazione nel paese di arrivo e dall’altro l’assenza nei percorsi di crescita dei figli.

 Un progetto d’integrazione fortemente voluto dall’associazione Spirit Romanesc da estendere nel territorio di Pomezia dove i cittadini romeni sono più di 4000.

Dana Mihalache, presidente dell’associazione ha dichiarato che “lo scopo degli interventi nella città di Pomezia è l’integrazione tra italiani e romeni, che presuppone la volontà rispettivamente di accogliere e di introdursi nella nuova società per una convivenza ed una comprensione tra le culture diverse quale presupposto indispensabile per lo sviluppo sociale, culturale e anche economico di tutti”.




Zona 167 in attesa di riscatto, tra oneri troppo salati e la Legge di Stabilità

 

Zona 167 in attesa di riscatto, tra oneri troppo salati e il comma 392 della Legge di Stabilità

Con le delibere 84 e 170 del Consiglio e della Giunta Comunale del 2012, la giunta De Fusco faceva una sorpresa a circa 3000 famiglie residenti nella zona 167 dando loro la possibilità di riscattare i terreni (di proprietà del comune) sui quali sono state costruite le loro abitazioni, passando così da proprietari di immobili PEEP (edilizia economica agevolata) a proprietari pieni.

 

Un’opportunità che ben presto si ė rivelata un incubo per molte persone che in questo anno e mezzo hanno scoperto il conto salato da pagare per poter definire “casa loro” degli immobili vecchi più di 30 anni.

Gli immobili PEEP, infatti, sono regolati da convenzioni, stipulate tra costruttore e comune, e sono assoggettati a vincoli particolari tra cui il “vincolo del prezzo massimo di cessione” che impone come prezzo di vendita dell’immobile quello di convenzione, così immobili il cui valore di mercato oscilla intorno ai  160.000-200.000 euro devono essere venduti al prezzo di convenzione di circa 80.000/100.000 euro.

 

Per riscattare un immobile oggi occorrono dagli 11.000 ai 20.000 euro e la cifra appare quanto mai ingiusta ed eccessiva in quanto il valore dei terreni fa riferimento non a un tipo di edilizia intensiva, che è la caratteristica del quartiere dove indubbiamente predominano i palazzi, ma ad un tipo di edilizia residenziale, come se Nuova Lavinium fosse disseminata di villette!

 

 

Cifre assurde che non hanno riscontro con situazioni analoghe dei nostri vicini romani, che per riscattare un immobile in zona “Eur Torrino” pagano cifre nettamente inferiori, così come assurde sono state le stime iscritte in bilancio per 1.500.000 di euro l’anno di probabili riscatti a fronte di un dato realistico del 2013 di poco più di 250.000 euro.

 

La delibera della giunta De Fusco si potrebbe definire la delibera delle occasioni mancate, da una parte, infatti, non assolve al fine del riscatto che mira a trasformare le zone PEEP in zone di proprietà, e non assolve neppure al fine di permettere al Comune di fare cassa, essendo gli oneri troppo alti e percepiti ingiusti dai proprietari che spesso riscattano solo se si trovano in condizioni di vendere. Nulla di più inutile sarebbe il creare le cosiddette situazioni a macchia di leopardo dove in uno stesso palazzo si trovano appartamenti riscattati ed altri ancora in regime PEEP.

 

Oltretutto viene da chiedersi se tenere fermo un intero quartiere imponendo oneri così pesanti che non agevolano di certo le compravendite, poi non sia risultato utile a chi voleva la cementificazione di Pomezia.

 

Alla giunta Fucci, che ha saputo correggere le distorsioni delle utopistiche stime iscritte a bilancio per il riscatto delle aeree PEEP, gli abitanti della zona 167 chiedono di iniziare una valutazione seria del problema che porti a ridefinire gli oneri di riscatto dei terreni tenendo conto della vetustità degli immobili e del tipo di edilizia intensiva, inoltre si appellano a chi si è sempre dichiarato contro la cementificazione perché Pomezia non ha bisogno di altri palazzi, basta dare pari opportunità ai proprietari di vendere quelli esistenti a prezzi di mercato.

 

Intanto per i proprietari di case PEEP buone notizie giungono dalla Camera dove a dicembre, con l’entrata in vigore della legge di Stabilità è stata introdotta, nel comma 392, un’importante modifica nei criteri per il riscatto del diritto di superficie nelle Aree Peep. I Comuni potranno, infatti, abbattere del 50 per cento il valore venale (ovvero commerciale o corrente) degli appartamenti in aree Peep oggetto di riscatto.

L’emendamento, presentato dal relatore Maino Marchi alla commissione Bilancio, era stato ispirato all’ordine del giorno degli onorevoli Luca Sani ed Emma Petitti ed approvato dall’aula di Montecitorio lo scorso 16 ottobre.

 

Intanto un intero quartiere nell’attesa resta “immobile”!




Enea e la leggenda Troiana

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell’Associazione Latium Vetus relativo alla conferenza che si è tenuta a Pomezia il 25 gennaio 2014 dal titolo “ENEA E LA LEGGENDA TROIANA”

“Si è svolta lo scorso 25 gennaio, nell’aula consiliare di Pomezia, gremita di spettatori, la conferenza “Enea e la leggenda troiana”, organizzata dall’Associazione Latium Vetus con il patrocinio del Comune di Pomezia per le celebrazioni del secondo anniversario della costituzione dell’Associazione.

Emozionante, dopo 4 anni di assenza, il ritorno in città della professoressa Maria Fenelli, nota docente di Topografia Antica dell’Università di Roma “La Sapienza”, impegnata da sempre nella riscoperta archeologica dell’Antica Lavinium, che ha tenuto l’importante conferenza e che è stata accolta dalle autorità cittadine e dal consiglio direttivo dell’Associazione Latium Vetus unitamente a tanti cittadini desiderosi di approfondire e conoscere uno dei miti più importanti della civiltà romana, di cui il nostro territorio è depositario. La conferenza “Enea e la leggenda troiana”, tema in questi ultimi mesi al centro di convegni e nuove teorie dopo anni di oblio, aveva proprio l’obiettivo di approfondire i significati dell’epopea del grande eroe troiano. Il successo dell’evento testimonia la voglia dei cittadini di approfondire la conoscenza della storia, delle tradizioni e le peculiarità del nostro territorio.

latium vetus conferenza

L’Associazione Latium Vetus, costituita ormai due anni or sono, è impegnata proprio nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio culturale del territorio del Lazio antico. “Siamo molto orgogliosi di aver celebrato il secondo anniversario della nascita della nostra Associazione con una conferenza cosi prestigiosa tenuta dalla professoressa Fenelli – dichiara Giacomo Castro, Presidente della Latium Vetus – “L’Associazione Latium Vetus è nata due anni or sono dall’idea di alcuni semplici cittadini stanchi di constatare come il territorio dell’Agro Romano, seppure pieno di peculiarità storiche, ambientali, culturali e paesaggistiche, fosse considerato terra di conquista da parte di speculatori e palazzinari, utile solo per lo sviluppo industriale e l’espansione edilizia, mentre invece monumenti di primo piano come le numerose torri medievali, ad esempio Tor Maggiore a Santa Palomba solo per citare la più celebre e conosciuta, nonostante i vincoli di tutela, fossero vittime di incuria, degrado e abbandono.

Costituire l’Associazione Latium Vetus è stata per molti di noi un’azione di rivoluzione culturale, per infondere nei cittadini la consapevolezza che con il passare del tempo la disattenzione verso i beni di pregio del nostro territorio, porterà alla irrimediabile perdita della nostra memoria storica e culturale a vantaggio di degrado e disagio sociale; Che futuro può esserci per un popolo che vive nel degrado, senza memoria storica, senza più alcun rapporto con la natura? Cerchiamo ancora di rincorrere una forzata e distruttiva industrializzazione senza renderci conto delle perle del nostro territorio e delle potenzialità culturali e turistiche che esse ci offrono.

Conferenze come quella di oggi, tenuta dalla professoressa Fenelli, hanno proprio il fine di far conoscere e apprezzare le nostre tradizioni… ma non solo: riteniamo che tutte le battaglie per la salvaguardia del patrimonio culturale trovino il loro humus nella consapevolezza dei cittadini della storia e delle origini del loro territorio e siamo soprattutto convinti che laddove ci sia amore per la propria terra, sia più facile parlare di temi come la salvaguardia dei beni collettivi, la sostenibilità ambientale e la qualità della vita contro il degrado, il disinteresse, l’incuria e gli abusi compiuti a danno del territorio. Tematiche queste in cui la nostra Associazione è impegnata in prima persona tramite l’organizzazione di visite guidate ed anche progetti che prevedano il recupero e la salvaguardia di quei monumenti dell’Agro Romano a rischio. Tutte le informazioni sulla nostra Associazione e sugli eventi che organizziamo sono disponibili sulla nostro sito internet www.latiumvetus.it.

Invitiamo tutti i cittadini a conoscerci e a prendere parte alle nostre niziative!”.

Associazione Latium Vetus