Le Demoiselles d’Avignon

Le Demoiselle d’Avignon è uno dei quadri più celebri di Pablo Picasso, universalmente considerato il quadro manifesto del cubismo, la corrente artistica di cui pionieri furono Picasso e Braque.

E’ sicuramente uno dei movimenti artistici più innovativi dell’inizio del ‘900 e rappresenta una frattura netta e definitiva con lo stile pittorico tradizionale, ancorato agli stilemi dettati dagli impressionisti.

 

Già prima di Picasso alcuni artisti, come Seurat, Munch, Van Gogh, ma soprattutto Cèzanne (il quale influenzò più di tutti il modo di vedere di Picasso) iniziarono una ricerca stilistica volta alla scomposizione e alla geometrizzazione dello spazio.

Le figure umane, seppur distorte nello spazio, risultavano comunque verosimili: con questo quadro, non più.

La genesi del quadro è molto lunga: Picasso ci lavorò tantissimo e tantissime, infatti, sono le influenze che si colgono all’interno di quest’opera: una fra tante, l’arte africana.

Nei primi disegni per la progettazione dell’opera lo spazio e le figure risultavano quantomeno tridimensionali, ma a mano a mano assistiamo ad una frantumazione dello spazio fino ad arrivare all’opera completata.

Le protagoniste del quadro sono cinque ragazze, probabilmente personaggi di una casa di tolleranza frequentata da Picasso, anche se i corpi hanno perso ogni valenza erotica.


I loro corpi sono esposti all’occhio dell’osservatore, ma sono frammentati e di diverse colorazioni. Anzi, tutto lo spazio ci appare scomposto geometricamente e disomogeneo.

I colori sono contrastanti: il rosa della carne è stagliando su uno sfondo bianco-azzurro.

Le due ragazze centrali hanno uno sguardo riconoscibile e rivolto verso lo spettatore, poi, come già detto, le due ragazze a destra richiamo le maschere di tradizione africana molto amate da Picasso, mentre la ragazza di sinistra ricorda uno stile egizio con il suo occhio centrale ed il profilo laterale.

Ai loro piedi, una piccola natura morta su un tavolo che indirizza il suo angolo proprio verso le figure.




Storia di una collezionista: Peggy Guggenheim a Venezia

Oggi parliamo di una donna straordinaria e importantissima per il mondo dell’arte: Peggy Guggenheim.
Forse il nome Guggenheim vi ricorda qualcosa, forse un famoso museo di New York?
Ebbene sì, lo zio di Peggy, Solomon R. Guggenheim fondò nel 1937 la Fondazione Guggenheim, che viene ospitata nel 1943 nel Museum of Non-Objective Painting costruito da Frank Lloyd Wright su richiesta dello stesso Solomon.
La famiglia di Peggy, di origine ebraica e provenienti dalla Svizzera, aveva messo su una bella fortuna grazie all’estrazione di argento e rame, ma il padre il 15 aprile 1912 naufragò sul Titanic.
Peggy si ritrovò in possesso di una cospicua somma di denaro. Cominciò a lavorare in una libreria di New York e a frequentare circoli e salotti dove entrò subito in contatto con le avanguardie artistiche (prima di tutto il dadaismo).
Si trasferì poi a Parigi, dove sposerà nel 1922 Laurence Vail e dove farà amicizia con artisti del calibro di Man Ray e Marcel Duchamp.
Tra le varie opere esposte nella sua collezione ci sono anche quelle di Pegeen Vail: sua figlia. Vicino alle figurine di vetro e ai quadri esposti, c’è una commovente lettera della madre che la ricorda con amore.
Dopo il divorzio da Vail, Peggy decise di viaggiare con i figli per l’Europa.
Piano piano, però, stava iniziando a collezionare numerose opere di artisti più o meno conosciuti (Kandinsky e Tanguy erano allora artisti emergenti).
Tra gli artisti che Peggy aiutò a consacrare alla memoria artistica dei posteri c’è da ricordare sicuramente Jackson Pollock.
È, infatti, da ascrivere a Peggy il merito della sua “scoperta” poiché Pollock espose per la prima volta proprio nella galleria che la Guggenheim aveva aperto a New York per scappare alla guerra in Europa.
Con la fine del conflitto mondiale, tuttavia, Peggy decise di tornare in Europa e scelse per la sua collezione una meta definitiva: Venezia.
È qui che infatti, ancora oggi, sorge il Peggy Guggenheim Museum, uno dei più importanti musei d’arte contemporanea in Italia.
Ho avuto il piacere di visitare questa meravigliosa collezione proprio qualche giorno fa, così da poter allegare alla storia della fantastica vita di Peggy anche il frutto del suo duro lavoro da collezionista.