LA CASA DELLE VOCI di Donato Carrisi Longanesi

Con le seguenti righe voglio rivolgermi a tutti i lettori: dal più pigro, all’appassionato, da quello compulsivo, all’amante delle letture impegnate, e a colui che predilige stili e storie più leggere.

Un consiglio: quando avete voglia di “bere” un libro, quando avete voglia di sentire accapponare la pelle o di provare paura scorrendo le parole e le frasi nel silenzio della vostra casa magari di sera, quando vi succede questo, andate sul sicuro e puntate su uno scrittore della nostra terra, puntate su Donato Carrisi.

Ho conosciuto Carrisi con la sua opera prima: “Il suggeritore” del 2009, una storia che segna, e se letta la sera in solitudine, mette paura nel senso più assoluto del termine.

Poi nel tempo ho proseguito con “Il tribunale delle anime” e a seguire tutti gli altri, fedele ma anche un po’ dispiaciuta di un leggero calo. Non parlo chiaramente di bravura o stile, non mi permetterei mai di giudicare in merito uno scrittore del suo calibro. Mi riferisco ad un affievolimento delle emozioni che suscitava in me.

Pochi giorni fa, dopo un periodo di intense letture, anche impegnate, mi è tornato il desiderio di un libro da bere, sotto l’ombrellone, in giardino o anche sul divano.  Volevo inoltre una storia che mi facesse aver paura, e dietro lo spassionato consiglio di una cara amica libraia, mi sono convinta ed ho comprato: “La casa delle voci” ultima fatica di Donato Carrisi.

 

Dopo aver deciso come battezzarci, mamma ci fa eseguire il rito per purificare la nostra nuova dimora. Consiste nel correre per le stanze e urlare i nostri nomi nuovi di zecca. Lo facciamo con tutto il fiato che abbiamo nei polmoni. Chiamandoci a vicenda da una parte all’altra, quei suoni diventano familiari. Impariamo a fidarci di quei nomi. E a essere diversi, pur rimanendo uguali.

Ecco perché ogni nuova casa diventa per me la casa delle voci.

 

Volutamente non faccio il minimo accenno a quella che è la storia narrata, perché vorrei che come me veniste trascinati in questo vortice di parole, emozioni e sì, anche di paura. Un crescendo che aggancia il lettore, non lo lascia andar via e lo trascina in questa nostra primordiale forte emozione.

 

“Per un bambino la famiglia è il posto più sicuro della terra. Oppure, il più pericoloso.”

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Leggo (all’aperto) per legittima difesa

Alla voce cose belle si trova la lettura dei libri. Alla voce cose belle che non sono cose si trova la lettura dei libri libera da quattro mura,  dischiusa all’aperto, presa e fatta sedere per strada. Dove precisamente? Sulla scalinata della Libreria Odradek, che vuole ospitare tutti i lettori per un’ora a casa propria, ma poco fuori dall’ingresso, in cima alle scale, ché ora è primavera passata.

Già ci vedo tutti: arriveremo alle sei meno dieci ed entreremo curiosi in libreria. Roberta ci accoglierà con la sua gentile voce bassa e ci dirà di aspettarla fuori. Noi la ascolteremo, dopo esserci guardati un po’ in giro, un po’ l’un l’altro, e ci andremo a sedere fuori. Ognuno si sceglierà il proprio gradino, sul quale incollare per un po’ le natiche, e arriveranno anche le altre. Le altre che leggeranno e che noi tutti ascolteremo e sarà un bel raccontarsi e far volare parole e raccoglierle al volo e respirare l’aria dei pensieri e viaggiare – fermi – per un’ora intera…

Possiamo leggere ognuno per conto nostro. Oppure possiamo vederci tutti da Roberta. Giovedì 21. Alle sei di sera. Tre ore prima che faccia buio. In Via Roma n. 43. A Pomezia. E – per chi vuole – sarà anche servito un aperitivo.

Alla voce cose belle si trova la lettura dei libri. Alla voce cose belle che non sono cose si trova la condivisione della bellezza fuori dai suoi luoghi.

“Leggo per legittima difesa”
(Woody Allen)