The Outfit, nulla è come sembra

The Outfit, thriller del 2022 diretto da Graham Moore, è sbarcato solo nel mese maggio su Netflix, riscuotendo un particolare successo.

Il film, ambientato nella Chicago degli anni ’50, ci mostra le mosse astute del sarto Leonard per sopravvivere ad un gruppo di mafiosi in una fredda notte in bottega.

Senza dubbio gli attori protagonisti invogliano il pubblico alla visione. All’interno del cast vi sono infatti Mark Rylance, Zoey Deutch e Dylan O’Brien. Rylance ci strega con la sua interpretazione esemplare, mantenendo sempre un’aria inquietante a causa della sua estrema calma. In quanto agli altri due giovani attori, anch’essi non si smentiscono di certo.

Moore, tra l’altro, che aveva già vinto l’Oscar del 2015 per la sceneggiatura di The Imitation Game, ha affermato che la vicenda rappresentata è ispirata ad una storia vera, più precisamente alla storia di suo nonno, un medico che aveva tra i suoi tanti pazienti il noto mafioso Jerry Catena. Il film nasce allora dal fascino del regista nei confronti di questo singolare rapporto, che lo aveva incuriosito fin da piccolo. Inoltre Moore, aiutato da Johnathan McClain nella stesura della sceneggiatura, è partito proprio da un’indagine reale del 1956 durante la quale l’FBI installò una cimice in una sartoria ed ha proseguito nel creare il personaggio di Leonard visitando diversi negozi a Savile Row per capire più a fondo azioni e pensieri di sarti professionisti.

Dunque non c’è molto altro da dire se non che The Outfit è sicuramente da recuperare se si amano i Gangster Movies. Il film ci tiene con il fiato sospeso per tutto il tempo attraverso un ritmo incalzante e inaspettati colpi di scena, mostrandoci quanto in realtà nulla sia come sembra.

Virginia Porcelli




L’ombra del giorno, l’amore ai tempi del fascismo

L’ombra del giorno, da poco su Netflix, è il famoso film del 2022 diretto da Giuseppe Piccioni che racconta una storia d’amore ai tempi del regime fascista. Luciano, simpatizzante del fascismo, è infatti proprietario di un ristorante di Ascoli Piceno e si ritrova un giorno ad assumere Anna, bisognosa di un lavoro stabile, che sconvolgerà la quotidianità dell’uomo e riporterà alla luce i suoi sentimenti più puri.

A fare da protagonisti a queste tristi vicende sono Riccardo Scamarcio e Benedetta Porcaroli, entrambi nomi ben noti dell’ambito del cinema italiano. I due infatti, non solo hanno una storia all’interno del film, ma anche fuori, essendosi innamorati proprio sul set. La relazione tra i due inoltre, nonostante una differenza di età di diciannove anni, sembra procedere da anni a gonfie vele, rivelatasi talmente forte da far chiudere le precedenti storie di entrambi. Scamarcio in effetti, dopo il lungo rapporto con la Golino, ha lasciato la manager Angharad Wood, come anche la Porcaroli con Michele Alhaiquee, regista conosciuto sul set di Baby.

Tuttavia, sorvolando le vite private degli attori, Piccioni decide di ambientare la storia d’amore tra Luciano e Anna in un periodo particolare della storia italiana, ossia quello dell’emanazione delle leggi razziali e della dichiarazione di guerra, periodo di tensione in cui ormai sembrava esser certo un eventuale nuovo conflitto e periodo in cui gli ebrei vivevano nascosti nella paura di essere deportati nei campi di sterminio.

Il film descrive quest’atmosfera di pericolo, seppur ambientato quasi interamente all’interno del ristorante, attraverso il sentimento dei due protagonisti, due anime sole che si trovano a riscoprire emozioni che credevano ormai perse.

Nonostante possa risultare a tratti lento per qualcuno, L’ombra del giorno è dunque una visione piacevole che ci riporta indietro nel tempo facendoci vivere un momento di terrore accompagnato però da dimostrazioni di bontà, altruismo e coraggio, che ci mostrano come anche in situazioni cosi tragiche l’amore rimane l’unico appiglio a cui aggrapparsi e, in fondo, l’unica cosa che ci salva.

Virginia Porcelli




Un inganno di troppo, il thriller che il pubblico ama

Ormai sono sempre più le serie thriller lanciate da Netflix, che pare attirino particolarmente il pubblico trascinandolo in atmosfere cupe e misteriose.

Ecco, Un inganno di troppo, rilasciata il primo gennaio scorso, è senza dubbio una di queste, diretta da David Moore e tratta dal romanzo omonimo di Harlan Coben. La collaborazione tra lo scrittore e Netflix è infatti ormai ben nota, avendo la piattaforma già adattato e reso celebri diversi suoi lavori, tra cui, tuttavia, Un inganno di troppo si dimostra il più riuscito.

La protagonista, Maya Stern, torna in città dopo una missione militare, trovandosi a dover affrontare due omicidi: quello della sorella Claire e del marito Joe Burkett. Sarà quindi costretta a prendersi cura di sua figlia e allo stesso tempo a indagare sui due casi, turbata ancora dallo stress post guerra.

Nonostante l’attrice principale, Michelle Keegan, non sia molto conosciuta, riesce con la sua interpretazione a portare la grinta e la forza femminili sullo schermo. Vediamo infatti in scena una donna estremamente determinata, che corre dei pericoli e non si ferma davanti a nulla pur di raggiungere la verità e fare giustizia e che non ha paura a premere il grilletto se necessario.

La serie inoltre, è girata interamente in Inghilterra, nonostante il romanzo sia ambientato negli Stati Uniti. Le location utilizzate sono a dir poco mozzafiato, in particolare la grande tenuta della famiglia Burkett era già di gran lunga conosciuta e amata dal pubblico, essendo la celebre abitazione di Thomas Shelby e della sua famiglia in Peaky Blinders, una delle serie più di successo di Netflix.

Tuttavia, la popolarità della serie è certamente dovuta in primo luogo ai numerosi e scioccanti colpi di scena che si susseguono uno dopo l’altro dall’inizio alla fine, ma che raggiungono l’apice negli ultimi due episodi, per questo i più coinvolgenti. Lo spettatore si trova pervaso da interrogativi senza risposta e messo in discussione, ma soprattutto, si trova a rimanere sempre sorpreso tra situazioni ribaltate in continuazione a piacimento del regista.

Dunque, Un inganno di troppo è indubbiamente un titolo valido e si consiglia in particolare a chi, nella sua quotidianità, vuole assumere le vesti di detective e saziare la sua curiosità.

Virginia Porcelli

 

 

 

 




Wonka, un Natale più magico

Ebbene sì, solo pochi giorni fa, il 14 dicembre, è finalmente approdato in tutte le sale cinematografiche il tanto atteso “Wonka”, che solo questo weekend ha raggiunto la vetta del box office italiano raggiungendo i tre milioni di incassi.

Il film diretto da Paul King, regista di Paddington, si presenta come un prequel che ripercorre la storia del giovane Willy Wonka, personaggio inventato da Roald Dahl in “La fabbrica di cioccolato” e già interpretato da Gene Wilder e Johnny Depp.

L’attore protagonista, Timothée Chalamet, ha sorprendentemente ottenuto la parte senza alcun provino. Il regista infatti, dopo aver guardato su YouTube le esibizioni musicali del ragazzo al liceo, era rimasto colpito dalle sue doti di cantante e ballerino e quindi perfetto per la parte. Nonostante io sia di parte, essendo Chalamet il mio attore preferito, posso dire che questa scelta si è rivelata giusta, in quanto egli si cala attentamente nel ruolo, risultando divertente, e anche un po’ ingenuo, agli occhi dei bambini.

Altro personaggio alquanto bizzarro è quello dell’Umpa Lumpa intepretato da Hugh Grant, il quale ha affermato di aver odiato il suo ruolo, essendo costretto ad indossare una tuta speciale, a suo dire insopportabile, perché la tecnologia lo potesse rimpicciolire. Malgrado ciò, la canzone cantata dall’attore è uno dei dettagli più simpatici del film e non si può uscire dalla sala senza canticchiarla.

Wonka è girato interamente in Inghilterra, paese d’origine di King, prevalentemente a Bath, Londra, Oxford e presso gli studi della Warner Bros a Leavesden, dove furono ricostruiti anche gli interni di Hogwarts in Harry Potter.

Insomma, questo film, perfetto per le famiglie durante il periodo natalizio, immerge il pubblico in un’atmosfera magica, spensierata e allegra. Questo Wonka ci viene presentato in modo diverso rispetto ai precedenti, questo è un sognatore, convinto del potere del suo cioccolato e determinato a farsi strada, spinto dal ricordo della madre.

Benché il film possa risultare a tratti lento o noioso per chi non è amante dei musical, ci trasmette un messaggio importante, come “ogni cosa bella comincia con un sogno”, stimolo a credere sempre in noi stessi e a trasformare le nostre ambizioni in realtà.

Virginia Porcelli




C’è ancora domani, il film dedicato a noi donne

Il nuovo film della Cortellesi, uscito nelle sale a fine ottobre, sta ottenendo sempre più successo. Dopo aver vinto tre premi al Festival del cinema di Roma, infatti, negli ultimi giorni è rientrato nella top 10 dei film italiani con più incassi, sfiorando quota 27 milioni e diventando il miglior titolo della stagione 23/24.

Ambientato a Roma nei tempi del dopoguerra, ci racconta la toccante storia di Delia, donna di casa costretta ad occuparsi ogni giorno dei tre figli, del suocero e dell’irascibile marito, che ritiene giusto riempirla di schiaffi e umiliarla. “Ho voluto realizzare un film contemporaneo ambientato nel passato, perché penso che purtroppo molte cose siano rimaste le stesse. Naturalmente ci sono stati dei progressi, sono cambiati i diritti, sono cambiate le leggi, ma non del tutto, non nella mentalità”, spiega l’attrice e regista in un’intervista.

La Cortellesi è impeccabile su tutti i fronti. Che fosse una magnifica attrice era già ben noto a chiunque, ma il suo esordio come regista è stato di certo pieno di sorprese. Non solo interpreta il suo ruolo alla perfezione, accompagnata tra l’altro da un cast spettacolare, ma tratta anche temi come la violenza domestica e i diritti delle donne in modo estremamente delicato e commovente.

Infatti, tra la comicità di alcune scene che strappano un sorriso e la drammaticità di altre, che provocano nel pubblico tristezza e compassione, ci tiene fissi allo schermo con gli occhi lucidi.

Tutto ciò, inoltre, arriva in un momento in cui tutta Italia soffre ancora per l’omicidio di Giulia Cecchettin, l’ennesima vittima di una cieca gelosia e violenza che non dovrebbe essere propria dell’amore, ma che purtroppo lo è sempre più spesso.

Insomma, il film è un vero e proprio omaggio alle donne, alla solidarietà femminile, all’amicizia e, in particolare, al rapporto madre figlia. La Cortellesi, infatti, ha deciso di dedicarlo a sua figlia Laura, o meglio “Lauretta”, come possiamo leggere prima dei titoli di coda; dedica in cui possiamo scorgere l’amore materno, più forte di qualsiasi altro legame.

“C’è ancora domani” dà forza a ognuna di noi e ci ricorda l’importanza di reagire, di avere coraggio e soprattutto di chiedere aiuto quando ci viene fatto del male o quando veniamo private dei nostri diritti. Alla prima offesa, al primo schiaffo, dobbiamo tenere in mente che c’è sempre domani e che meritiamo molto di più di qualcuno che ci tarpa le ali. È per questo che ogni donna dovrebbe vederlo, per imparare ad amare sé stessa e per far sì che tutte quelle morti non siano state vane.

Virginia Porcelli




Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, il nuovo prequel tanto atteso

Da poco nelle sale cinematografiche, “Hunger Games- La ballata dell’usignolo e del serpente” è il nuovo prequel ispirato ai celebri romanzi di Suzanne Collins. Diretto ancora una volta da Francis Lawrence e realizzato otto anni dopo l’uscita della pellicola conclusiva della saga, ci racconta l’ascesa di Coriolanus Snow, costretto a fare da mentore a Lucy Gray Baird, tributo del distretto 12, nella decima edizione degli Hunger Games.

È proprio la versione diciottenne di Snow ad essere interpretata dal giovane attore britannico Tom Blyth, il quale riesce perfettamente a rappresentare sullo schermo la personalità controversa del futuro presidente tirannico di Panem. I produttori hanno infatti voluto adottare un diverso punto di vista, essendo affascinati sulle ragioni che avevano spinto una persona come lui a scegliere l’autoritarismo.

A dare un volto all’impavida Lucy Gray è invece Rachel Zegler, conosciuta per il suo esordio in West Side Story, film di Spielberg del 2021 e scelta per interpretare Biancaneve nel nuovo live-action programmato per il 2025. L’attrice statunitense, sempre più di successo, ci incanta con la sua voce angelica, facendoci immedesimare nel suo personaggio: quello di una giovane costretta a combattere per la paura di morire.

Non a caso, a parere di chi scrive, l’elemento più affascinante e apprezzato dal pubblico, oltre ai magnifici effetti speciali, è proprio la musica. Ogni canzone all’interno del film è originale e orecchiabile, a tal punto da non riuscire a smettere di canticchiarle una volta concluso. In particolare il brano principale “The Hanging Tree”, interpretato da Rachel Zegler stessa ha avuto un grande successo, come lo ebbe l’originale musicato da James Newton Howard nel 2014. Inoltre i titoli di coda sono accompagnati persino, per la gioia dei fan, dal nuovo singolo di Olivia Rodrigo “Can’t Catch Me Now”, scritto per la colonna sonora.

Insomma, possiamo dunque dire che il nuovo Hunger Games si è sicuramente dimostrato all’altezza delle aspettative, se non addirittura superiore. Oltre ad essere fortemente fedele al romanzo, coinvolge lo spettatore fin dal primo minuto, trasportandolo in un’atmosfera da cui non vuole uscire.

Il pubblico, ad ogni modo, non riesce proprio ad abbandonare l’amata saga, sperando sempre in nuovi capitoli. Ciò, per fortuna, non è da escludere del tutto. Il regista ha infatti recentemente dichiarato: “Se Suzanne ha un’altra idea che pensa si adatti al mondo di Panem, che sia con nuovi personaggi o con personaggi che già conosciamo, sarei davvero interessato”. Confidiamo dunque di rivivere presto gli Hunger Games, che sia tra le pagine di un libro o sul grande schermo.

Virginia Porcelli

 




The Lost City, nuova commedia senza impegno

È da poco uscito su Netflix “The Lost City”, affabile commedia d’azione del 2022 diretta da Adam e Aaron Nee che ha conquistato il pubblico, rimanendo per giorni al primo posto della classifica nazionale.

La scrittrice Loretta Sage descrive luoghi esotici nei suoi romanzi d’amore e d’avventura con un bel modello da copertina, Alan. Tuttavia, mentre è in tournée per promuovere il suo nuovo libro, viene rapita da un miliardario.

Sandra Bullock, Brad Pitt, Channing Tatum, Daniel Radcliffe, solo leggendo questi nomi possiamo facilmente intuire il motivo di tanto hype intorno al contenuto. Gli attori, tra i più celebri dell’industria cinematografica, ravvivano senza dubbio la commedia, scatenando un’atmosfera simpatica anche se a tratti demenziale.

Il film, infatti, si potrebbe interpretare, a parere di chi scrive, come una copia mal riuscita di Indiana Jones. La comicità banale spinge i personaggi alla caricatura e tenta di mascherare il genere d’avventura, che presenta una trama povera e per nulla travolgente.

Nonostante ciò la pellicola ha comunque riscosso un discreto successo. Dopo le riprese, svoltesi nella Repubblica Dominicana nel 2021, è stato distribuito nelle sale l’anno successivo, incassando complessivamente 190 844 029 dollari e ottenendo diverse candidature e un premio MTV come miglior cattivo a Daniel Radcliffe, per quanto ci riesca difficile non vederlo nei panni del nostro amato Harry Potter.

Insomma, “The Lost City” non è sicuramente il miglior film d’avventura degli ultimi anni, ma, in sua difesa, è una piacevole commedia senza impegno che ci porta in luoghi magnifici strappandoci qualche risata e animando le nostre serate autunnali.

Virginia Porcelli