One day, l’importanza di cogliere l’attimo

Di sicuro già familiare a molti per via del titolo, One day è la nuova serie romantica firmata Netflix uscita lo scorso 8 febbraio e ancora tra i primi posti nella classifica dei contenuti più visti in Italia.

Basata sull’omonimo romanzo di David Nicholls del 2009, il libro era già stato adattato nel 2011 in una pellicola con protagonisti Anne Hathaway e Jim Sturgess, con tema principale quello della storia d’amore lunga e travagliata tra Emma e Dexter.

I due si incontrano per la prima volta nel 1988 a una festa di laurea e trascorrono una notte insieme, prima di prendere strade diverse e affrontare il futuro. Da quel momento si danno appuntamento una volta l’anno per aggiornarsi sulle proprie scelte di vita, ambizioni e desideri.

La regista, Nicole Taylor, sceglie come protagonisti per questi 14 episodi, ognuno svolto a un anno di distanza dall’altro, Leo Woodall e Ambika Mod, giovani che puntata dopo puntata ci fanno sempre più commuovere per la storia d’amore dei loro personaggi, lasciandoci pertanto sempre appesi con la speranza della sua realizzazione.

Le riprese principali della serie hanno luogo tra Londra ed Edimburgo, ragion per cui veniamo catapultati in un’atmosfera romantica ma estremamente triste, con paesaggi dai colori spenti che fanno da specchio alla malinconia della storia di Emma e Dexter.

One day non è dunque la classica storia d’amore di cui ormai conosciamo ogni aspetto, è la storia di un amore vero, che va oltre il tempo e resiste ad esso, nonostante tutti i cambiamenti che la vita comporta. Presenta inoltre una morale straordinaria, offrendo un consiglio prezioso che ognuno di noi dovrebbe prendere alla lettera, ossia quello di non perdere tempo, di sfruttare al massimo ogni momento e correre rischi, non lasciandoci frenare da orgoglio o paura ma, al contrario, guidare dal desiderio di felicità.

Virginia Porcelli




Tutti tranne te, un’esperienza all’insegna del romanticismo

Ormai non c’è alcun dubbio: il nuovo film romantico “Tutti tranne te” ha conquistato il pubblico, facendo il boom d’incassi nelle sale cinematografiche.

Come protagonisti vediamo Ben e Bea, che dopo un primo appuntamento perfetto si separano non nel migliore dei modi, ritrovandosi mesi dopo allo stesso matrimonio in Australia, dove fingeranno di essere una coppia.

Sydney Sweeney e Glen Powell formano sicuramente una coppia molto affiatata sullo schermo come anche fuori da esso, a tal punto da far sperare il pubblico in una possibile relazione tra i due nella vita reale. L’attore, tuttavia, ha smentito tutte le voci, affermando di avere avuto un’esperienza meravigliosa e un vero feeling con la sua collega, ma di non essere una coppia, nonostante, durante le riprese del film Powell abbia chiuso la sua storia d’amore con la modella Gigi Paris. La Sweeney, peraltro, è felicemente fidanzata ormai da anni con l’uomo d’affari Jonathan Davino, con cui pare che nel 2022 si dovesse sposare anche se poi il progetto sfumò.

Di certo però, uno dei dettagli più affascinanti di “Tutti tranne te” rimane l’ambientazione, essendo infatti il film quasi interamente girato nell’affascinante Sydney, tra l’Opera House, il Sydney Harbour e le meravigliose spiagge australiane.

 

Come non parlare poi della colonna sonora del film: Unwritten di Natasha Bedingfield, canzone rilasciata nel 2004 che quindici anni dopo è tornata in cima alle classifiche a causa del successo della nuova rom-com. Non si può fare a meno di uscire dalla sala canticchiandola e addirittura saltellando nei corridoi del cinema, ancora pervasi dalla felice atmosfera del finale.

Insomma, diciamo che Anyone But You, titolo originale del film, ha sicuramente avuto un riscontro del tutto positivo da parte dei giovani, di cui gran parte, amante o no dei film romantici, si è recata a vederlo. Può darsi che tra i motivi della sua sorprendente popolarità ci siano le alte aspettative suscitate dai social media, in particolare da TikTok, dove chiunque andasse a guardare il film con i propri migliori amici o con la propria metà condivideva il suo entusiasmo e la sua soddisfazione al riguardo, accrescendo quindi il desiderio e la curiosità del pubblico.

La pellicola per molti aspetti è la classica commedia romantica che provoca sorrisi e farfalle nello stomaco e proprio per questo presenta una trama non diversa da tutte le altre, tuttavia è caratterizzata anche da tratti originali che la rendono ancora più piacevole. Dopotutto infatti, pur essendo di parte da appassionata di questi generi di film, chi è che non ama ogni tanto deliziarsi con un po’ di romanticismo?

Virginia Porcelli




Io capitano, una commovente storia vera

Il nuovo film di Matteo Garrone “Io capitano”, candidato agli Oscar di quest’anno come miglior film straniero, è stato recentemente reso disponibile al pubblico dalla piattaforma Sky, ottenendo un notevole successo. Questo ci permette di vivere e allo stesso tempo patire per il lungo viaggio affrontato da Seydou e Moussa verso l’Europa, costretti ad affrontare l’infinità del deserto, la crudeltà delle prigioni libiche e i pericoli del mare.

La storia del film comincia però anni fa, quando un amico del regista, che gestisce un centro di accoglienza in Sicilia, gli aveva raccontato la vicenda di un ragazzo, Fofana Amara, che all’epoca aveva solo quindici anni. Rimasto colpito, Garrone sentì la necessità, dopo anni di paure e incertezze, di girarlo. La scrittura della sceneggiatura durò sei mesi ma ci vollero almeno due anni per ricostruire mediante documentazione la rotta del viaggio percorso.

Il giovane attore protagonista, Seydou Sarr, rende il film ancora più commovente, lasciandoci immedesimare nelle tristi vicende e soffrire con lui. Egli ha infatti ottenuto il Premio Marcello Mastroianni allo scorso Festival di Venezia, che viene conferito al miglior attore emergente.

Il regista inoltre, secondo quanto rivelato nelle interviste, è stato per Seydou come un padre. L’attore infatti vive in Italia ormai da più di un anno, più precisamente a Fregene, a casa della madre di Garrone e afferma di non essere ancora pronto per il suo nuovo viaggio ad Hollywood, a cui preferirebbe tranquillamente la quiete di Fregene e la pasta al ragù di Donatella.

Come ha dichiarato lo stesso regista spesso i film sull’immigrazione possono spesso cadere nella trappola della retorica o sembrare un tentativo di speculazione sulla sofferenza degli altri. Ciò che dovrebbe farci riflettere, tuttavia, è che in questo film ogni scena è autentica, ogni vicenda rappresentata è realmente accaduta ed è proprio questo che colpisce e fa commuovere particolarmente il pubblico. Ci permette infatti di aprire gli occhi su realtà che purtroppo sempre più spesso sottovalutiamo o di cui addirittura ignoriamo l’esistenza, ma che sono all’ordine del giorno. Questo è il motivo per cui “Io capitano” è un film che tutti dovrebbero vedere, per avere uno sguardo più ampio sul mondo e sulle sofferenze che lo caratterizzano.

Virginia Porcelli




Assassinio a Venezia, il nuovo adattamento di Agatha Christie

Lo scorso 14 settembre è uscito nelle sale Assassinio a Venezia, il terzo dei film tratto dai romanzi gialli di Agatha Christie con protagonista il detective Poirot, dopo Assassinio sull’Orient Express e Assassinio sul Nilo.

In questo capitolo Hercule Poirot, ormai ritiratosi a Venezia, viene convinto da una vecchia conoscenza a partecipare ad una seduta spiritica durante una festa di Halloween. Sarà solo dopo il misterioso assassinio di uno degli ospiti, che il detective deciderà di rimettersi al lavoro per scoprire il colpevole.

 

Il film è sorprendentemente diretto e interpretato dall’attore premio oscar Kenneth Branagh, che si mette ancora una volta nei panni del protagonista, dando il volto al famoso personaggio letterario. Tra i tanti membri del cast ritroviamo anche attori come Michelle Yeoh, migliore attrice protagonista agli Oscar 2023 per il film pluripremiato Everything Everywhere All at Once, Jamie Dornan, famoso invece per il ruolo di Christian Gray in Cinquanta sfumature e Riccardo Scamarcio, celebre attore italiano. Essendo Scamarcio l’unico attore italiano, egli ha prestato la sua stessa voce per il personaggio interpretato, voce che tuttavia, a parere di chi scrive, stonava con il doppiaggio italiano degli altri attori, sentendosi chiaramente la differenza.

Nonostante questa piccola imperfezione, le location del film, girato nella meravigliosa Venezia, valgono sicuramente il biglietto. Riconosciamo tra i luoghi rinomati l’incantevole Piazza San Marco, il Ponte dei Sospiri, Palazzo Ducale e molti altri. Per gli interni invece, le riprese sono state spostate presso i Pinewood Studios di Londra, dove è stato ricostruito da zero un palazzo antico veneziano, quello in cui avvengono gli omicidi, dotato persino di un proprio ormeggio per le gondole.

Dunque, benché non all’altezza dei capitoli precedenti, di sicuro più articolati e coinvolgenti, Assassinio a Venezia trasporta gli spettatori in un’atmosfera di mistero, avvolgendoli tra ansie e timori e scaturendo la loro profonda curiosità.

Virginia Porcelli




ASTENERSI ASTEMI

ASTENERSI ASTEMI

Di Héléna Marienské

Ed. Clichy

 

 

 

Un romanzo questo a più voci, 291 pagine in cui Héléne Marienské ci parla senza moralismi di come la differenza tra passione sfrenata e dipendenza, sia estremamente sottile.

L’idea su cui è costruita la storia è veramente originale: curare dipendenze diverse senza creare gruppi omogenei di persone che ne sono affette, ma mischiando le varie ossessioni. La protagonista iniziale è Clarice, una terapeuta che decide di sperimentare un nuovo e personalissimo approccio per la cura delle dipendenze.

La sua convinzione è che riunendo più persone con nevrosi differenti, queste possano essere curate  annullandosi una con l’altra.

L’elemento dell’ unexpected arriva con l’inversione dei ruoli: i pazienti decidono di autocurarsi formando una squadra e diventando i protagonisti indiscussi della storia, la psichiatra quasi svanisce.

 

“Hai detto che avevi un’idea in testa…”

“Una grande idea”.

“Sentiamo”.

“Sarai d’accordo che per la maggior parte di noi il problema della dipendenza è rappresentato dalle conseguenze finanziarie”, inizia Pablo.

“Eh, sì! Esattamente. Essere dipendente non mi fa stare male. Sono dipendente, tutto qui. Il problema è permettersi i mezzi per la propria dipendenza”.

“Ma quel’è la tua idea? Rapiniamo una banca? Non sarebbe una cattiva idea…Al punto in cui sono, sono pronto a tutto pur di rifarmi. Ma non ho esperienza di rapine”.

“No. Formiamo una squadra”.

 

Probabilmente lo stile non sarà ineccepibile, ma quello che colpisce è l’assoluta mancanza di giudizio e condanna.

Il modo irriverente con cui Héléne Marienské descrive quelle che per la maggior parte delle persone normali sono pericolosi ossessioni, ci fa sorridere ma anche riflettere.

In una società come la nostra, le dipendenze non possono più essere circoscritte all’uso di droghe o al gioco d’azzardo. Oggi anche la passione più sana può, se portata all’eccesso, trasformarsi in un’ossessione letale con disastrose conseguenze per chi ne è affetto e per tutto ciò che lo circonda.

Quello che infine emerge, è una visione in controtendenza: chi lo dice che non si possa vivere una bella vita assecondando la propria dipendenza? Possono le diverse nevrosi, se dosate e incastrate nel modo giusto, essere la salvezza?

Al lettore il responso finale, pagina dopo pagina sarà lui, voi, a decidere se giudicare Héléne Marienské una persona immorale o una visionaria.

 

 

 

SINOSSI

 

Clarisse, psichiatra specializzata in dipendenze, decide di sperimentare una terapia di gruppo ispirata a principi del tutto nuovi. Decide così di riunire  persone completamente diverse, per estrazione e per ossessione: un prete cocainomane sosia di Papa Francesco, un’ alcolizzata, un professore universitario sessuomane, una giovane tossicodipendente, un giocatore d’azzardo, un bancario ossessionato da qualunque tipo di sport e una fashion-addict  dominata dall’acquisto compulsivo di abiti d’alta moda.

Devastati e sull’orlo del baratro sfidano la loro terapeuta, formando una squadra e scoprendo la solidarietà, la complicità, l’amicizia e perfino l’amore.