Inside Out 2, l’importanza di accettare ogni nostra sfaccettatura

Il sequel del famoso cartone animato firmato Pixar, Inside Out, è approdato nelle sale cinematografiche poco più di una settimana fa e vola già oltre i venti milioni di euro al box office italiano, raggiungendo il miglior incasso del 2024.

All’interno del film ritroviamo una Riley ormai cresciuta, che sta attraversando il periodo dell’adolescenza, notoriamente difficoltoso. Nel frattempo nella sua mente il quartier generale viene ristrutturato per far spazio a nuove emozioni: Imbarazzo, Ennui, Invidia, Ansia e, anche se per pochi secondi, Nostalgia. La giovane dovrà dunque imparare a gestire queste mentre, durante il Campus estivo di Hockey, cercherà di conquistare la coach di una nuova scuola.

Senza dubbio in questo caso non possiamo associare un volto ai personaggi, al contrario invece di una voce. Il cast dei doppiatori italiani, infatti, è particolarmente ampio e competente. Oltre agli attori che avevano già prestato le loro voci nel primo film: Stella Musy, Paolo Marchese, Melina Martello, Daniele Giuliani e Veronica Puccio, rispettivamente Gioia, Rabbia, Tristezza, Paura e Disgusto, sono stati chiamati altri nomi noti per le nuove emozioni di Riley. In particolare l’amata attrice Pilar Fogliati è Ansia, Deva Cassel, figlia di Monica Bellucci e Vincent Cassel, è Ennui, Marta Filippi è invidia, Federico Cesari è imbarazzo e la giovane Sara Ciocca è Riley.

Insomma, sicuramente avrete sentito parlare di almeno uno di questi attori o magari, chissà, persino provato, durante la visione, ad indovinare le loro voci.

Inside out 2, rispetto al primo film, è sicuramente più vicino ai giovani e permette loro di riconoscersi nei personaggi e in ciò che provano. L’adolescenza, infatti, è probabilmente la fase più travagliata della vita, quella fase in cui dobbiamo fare i conti con le nostre emozioni, che cambiano sempre di più senza che possiamo controllarle. Non a caso la protagonista di questo secondo capitolo è proprio Ansia, emozione che si presenta nelle nostre vite quando iniziano le preoccupazioni e i doveri della vita adulta.

Oltre ad insegnarci dunque quanto sia importante non farsi sopraffare dall’agitazione, che in molte circostanze può essere deleteria e portarci allo sfinimento, questo film, apparentemente per bambini, ci insegna ad accettare ogni nostra sfaccettatura. La vita è fatta di vittorie come di fallimenti ed entrambi formano il nostro carattere e ci permettono di crescere, ogni esperienza che facciamo ci lascia qualcosa e ci rende le persone che siamo.

È per questo che ognuno di noi dovrebbe guardare Inside Out 2, dai più piccoli ai più grandi, per imparare quanto è importante gestire le proprie emozioni, in quanto è concesso, a volte, cadere, per rialzarsi più forti e più determinati di prima.

Virginia Porcelli




Bridgerton, la terza stagione è all’altezza delle altre?

Si sa, Bridgerton è ormai tra le serie più di successo tra giovani e non, riuscendo a conquistare con ogni sua stagione milioni di spettatori in tutto il mondo. Nonostante la decisione di dividere la serie in due parti possa risultare per alcuni seccante, per altri non fa altro che aumentare la curiosità. La terza parte infatti, uscita tra maggio e giugno, ha raccolto un ampio numero di ascolti e si trova ancora tra i primi posti in classifica nazionale.

I protagonisti di questa stagione, attesa su Netflix da ben due anni, sono Penelope Featherington e Colin Bridgerton, i quali, dopo anni di sincera amicizia, iniziano per la prima volta a vedersi con occhi diversi.

I due personaggi sono rispettivamente interpretati da Nicola Coughlan e Luke Newton, accompagnati però, come di consueto, dai protagonisti delle stagioni precedenti e da volti nuovi che portano nuove vicende sullo schermo.

Per quanto riguarda le location invece, le riprese continuano ad avere luogo a Bath, ma con l’aggiunta di alcune ambientazioni, quali Osterley Park e Osterley House, di fine Cinquecento e Basildon Park, dove sono state girate le scene nel giardino dei Featherington.

Certo, questa stagione non è senz’altro la migliore finora, dal momento che presenta una trama lineare senza particolari capovolgimenti o numerose scene passionali caratterizzanti da sempre la serie, tuttavia rimane comunque piacevole da guardare se si amano le storie d’amore di un tempo e se si è ormai affezionati alla famiglia Bridgerton.

Inoltre, nonostante questa stagione sia uscita da appena pochi giorni, i fan già sperano di poter godere presto della quarta, di cui verosimilmente sarà protagonista Benedict. Eppure, sembra che non vedremo i nostri amati personaggi fino al 2026. Ma l’attesa ne varrà la pena?

Virginia Porcelli




Eric, il nostro mostro interiore

Il 30 maggio 2024 esce su Netflix Eric, la nuova miniserie creata da Abi Morgan e con protagonista Benedict Cumberbatch, diventando uno tra i contenuti più visti in Italia.

La serie porta sullo schermo l’incubo di tutti i genitori: perdere il proprio bambino. In questi sei episodi ci viene infatti mostrato il dolore e la disperazione di Vincent e Cassie, coppia in crisi, alla scomparsa del figlio di nove anni Edgar. Vincent in particolare, famoso burattinaio di New York, si spingerà oltre i propri limiti per recuperare il bambino, trasformando i suoi disegni in un mostruoso pupazzo di nome Eric.

Per interpretare il ruolo del padre di Edgar, protagonista della storia, è stato appositamente scelto l’attore premio Oscar Benedict Cumberbatch, che ci lascia sbalorditi ancora una volta. La naturalezza ed espressività dell’attore è infatti impressionante e destabilizza lo spettatore, che non sa se provare per lui compassione o se invece dargli contro. Cumberbatch è poi affiancato da Gaby Hoffmann, la quale anch’essa impersona una madre sull’orlo dello sfinimento.

Tutti di noi, guardando la serie, ci saremo chiesti se si trattasse di una storia vera e la risposta fortunatamente è no. Tuttavia sembra che la storia di Eric, ambientata nella New York degli anni ’80, sia ispirata alla sparizione di Etan Patz, bambino di sei anni scomparso nel ’79 mentre andava a scuola e mai più ritrovato. La vicenda sconvolse particolarmente la città e fece sì che sempre meno genitori lasciassero i figli incustoditi nella Grande Mela.

“Questa è una storia su persone che trovano la propria casa”, dichiara Cumberbatch in un’intervista riferendosi al tema principale della nuova miniserie. Che si tratti di un bambino o di un senza tetto, Eric è incentrata sul trovare il proprio posto e dunque, oltre a presentarci una realtà in cui non si può lasciare il proprio figlio camminare da solo per appena due isolati, ci viene anche mostrato quanto la povertà spinga le persone a far di tutto pur di garantirsi una posizione più agiata.

Insomma, questa nuova serie dal genere thriller ci tiene letteralmente incollati allo schermo fin dal primo episodio, rendendoci impossibile staccarci senza avere mille pensieri per la testa. Ci tiene sulle spine nel corso dell’indagine e allo stesso tempo ci fa commuovere per il tema significativo dei legami familiari.

È dunque un contenuto da non perdere se si è amanti del mistero e soprattutto se anche noi ogni giorno combattiamo con il nostro mostro interiore.

Virginia Porcelli




La madre della sposa, un matrimonio da sogno

Si sa, ormai le commedie romantiche sono tra le più di successo sulle piattaforme, trattandosi infatti di film relativamente corti e senza impegno. Ecco, “La madre della sposa”, uscita su Netflix lo scorso 9 maggio, è sicuramente tra queste.

Il film ci fa divertire con la storia di Emma, che invita la madre al suo matrimonio in Thailandia di lì a un mese. All’arrivo della donna al resort, tuttavia, si scoprirà che il padre dello sposo non è altro che il suo ex ai tempi del college.

La coppia madre-figlia in questo film è semplicemente strepitosa. Le due infatti sono interpretate da Miranda Cosgrove, che tutti gli adolescenti ricorderanno senza dubbio da iCarly e Brooke Shields, l’affascinante star degli anni ’80 protagonista di Laguna blu. Sebbene si tratti di un duo inaspettato, le attrici hanno una forte sintonia e portano sullo schermo la classica relazione madre-figlia, caratterizzata talvolta da incomprensioni e discussioni, ma soprattutto da affetto e amore.

Di sicuro uno dei punti a favore del film sono proprio le location da sogno della Thailandia. Phuket è stata infatti l’isola al centro delle riprese e il luogo perfetto per il matrimonio di Emma, con le sue spiagge dalle acque cristalline. La baia di Phang Nga gioca anch’essa un ruolo principale, essendo una delle meraviglie naturali della Thailandia. Per l’ambientazione inoltre, sono stati scelti due tra i migliori hotel della città: Anantara Mai Khao e Anantara Layan, resort di puro lusso.

Insomma, “La madre della sposa” non ha in effetti una trama particolarmente diversa da quella di tutte le altre Rom-Coms americane, ma rimane comunque un film piacevole che ruba poco tempo e fa sorridere. Presenta per giunta una morale significativa e piuttosto attuale, ossia quella di non farci influenzare dagli altri quando si tratta dei nostri desideri e delle nostre scelte, ma al contrario di assicurarci di esserne autori, non perdendo di vista il vero significato delle cose.

Si consiglia dunque la visione agli inguaribili romantici come me, che vogliano godersi una serata tranquilla guardando un’allegra storia d’amore e fantasticando sul proprio matrimonio da sogno.

Virginia Porcelli




Challengers, tra tennis e seduzione

Challengers, il nuovo film di Luca Guadagnino approdato lo scorso 24 aprile nelle sale cinematografiche, ha avuto e continua ad avere un successo incredibile, essendo in vetta al box office italiano.

A metà tra sportivo e romantico, il film ci presenta un triangolo amoroso all’interno del mondo del tennis. I due giovani promettenti Art Donaldson e Patrick Zweig infatti, compagni sul campo, diventano rivali nel conquistare la talentuosa Tashi Duncan. Attraverso diversi salti temporali il regista ci catapulta avanti e dietro nella storia, mostrandoci tra un servizio e l’altro le avventure presenti e passate dei protagonisti.

Zendaya, protagonista indiscussa, non passa di certo inosservata, dominando al contrario la scena con il fascino caratteristico del suo modo di fare. Guardandola, si rimane quasi ipnotizzati, dal suo modo di giocare, di vestire e di sedurre i due tennisti. L’attrice inoltre, per poter interpretare al meglio il suo personaggio, il più crudele della sua carriera secondo le sue parole, ha dovuto sottoporsi ad un allenamento di tre mesi, stupendo addirittura Guadagnino nel non dover quasi mai ricorrere a controfigure.

Accanto a lei troviamo poi Mike Faist e Josh O’Connor, attori promettenti e particolarmente abili con il ruolo di veri e propri burattini nelle mani di Tashi, che li manovra a suo piacimento dentro e fuori il campo. C’è da dire, d’altronde, che anche per il pubblico è difficile riuscire a scegliere tra i due!

L’abbigliamento in questo film gioca anch’esso un ruolo particolare. Jonathan Anderson infatti, direttore artistico di Loewe, ha vestito i personaggi disegnando i costumi sportivi che abbiamo visto sullo schermo.

Come non parlare poi della colonna sonora, composta da Trent Reznor e Atticus Ross, gli stessi di Bones and All. La melodia incalzante accompagna perfettamente scene di tensione e partite decisive sul campo, rendendo gli spettatori ancora più attenti ed agitati.

Challengers è dunque il film ideale per chi vuole immergersi in una dimensione di seduzione e sport. Tra una scena e l’altra, il coinvolgimento è tale da far scorrere le due ore e un quarto in un attimo, non riuscendo a staccarsi per un minuto dallo schermo. Guadagnino ci presenta l’amore da un lato e la carriera dall’altro, lasciando a noi giudicare quale riteniamo sia il più importante e tenendoci appesi fino all’ultimo momento in un campo in cui il premio è il cuore di una donna.

Virginia Porcelli




Il problema dei 3 corpi, la nuova serie di fantascienza che ha sconvolto il mondo

“Il problema dei 3 corpi”, serie tratta dal romanzo di fantascienza di Liu Cixin, è uscita lo scorso 21 marzo su Netflix e si trova ancora tra i contenuti più visti. Gli otto episodi infatti, carichi di mistero, coinvolgono il pubblico più che mai, oltre ad insinuare in esso paure e domande sul mondo che conosciamo.

Quando alcuni eventi inquietanti sconvolgono la vita di giovani fisici, si fa strada l’idea di una minaccia per l’umanità, da sconfiggere il prima possibile.

Nonostante il cast sia formato da attori giovani e poco conosciuti, tra cui Jess Hong e Elza Gonzáles, questi entrano perfettamente nei personaggi a loro assegnati, fisici professionisti tra i più qualificati della nazione. Rappresentano al meglio le ansie, i dolori e i successi che essi sperimentano ogni giorno, facendoci immedesimare in delle menti geniali capaci di generare idee altrettanto geniali.

I tre creatori dell’adattemento, D.B. Weiss, David Benioff e Alexander Woo, con il permesso di Cixin, hanno reso il romanzo conosciuto a livello globale, apportando tuttavia alcune modifiche nei personaggi quanto nei luoghi. Il problema dei 3 corpi, infatti, è solo il primo romanzo della trilogia “Memoria del passato della terra”, interamente ambientata in Cina ai tempi della Rivoluzione Culturale cinese, ragion per cui nella versione originale molte pagine furono addirittura censurate e in seguito reintrodotte nell’edizione internazionale. La serie, al contrario, ha luogo principalmente nel Regno Unito, ma anche in Cina e a New York.

In quanto invece a un rinnovo di stagione, questo non è stato ancora confermato. Tuttavia, gli stessi autori della serie hanno anticipato che quasi sicuramente avremo un seguito e che i nuovi episodi saranno ancora più folli e selvaggi.

L’obiettivo durante la realizzazione della serie era quello di far rimanere un senso di meraviglia negli spettatori, proprio ciò che ognuno di noi ha provato scena dopo scena grazie ad effetti speciali sbalorditivi. Inoltre, pur essendo determinati elementi complicati da comprendere, il pubblico viene coinvolto interamente nella storia, trasportato in una dimensione fantastica e surreale che dà spazio all’immaginazione e lasciato sulle spine fino all’ultimo momento. È per questo che tutti noi speriamo nell’arrivo di una seconda stagione il più presto possibile, per avere una risposta alle domande che ci siamo posti e farne sorgere delle nuove.

Virginia Porcelli




The Gentlemen, pura adrenalina tra azione e commedia

Sappiamo tutti che ormai le serie hanno superato molti film in termini di ascolti e popolarità. Tra queste c’è senza dubbio “The Gentleman”, otto puntate con data d’uscita 7 marzo su Netflix, create da Guy Ritchie come spin-off dell’omonimo film di Ritchie stesso.

Durante la sua missione in Siria, Edward Horniman eredita la tenuta di 15.000 acri e il titolo di Duca di Halstead a seguito della morte del padre. Tuttavia, quest’eredità nasconde una sorpresa: una vasta coltivazione di marijuana all’interno della proprietà, parte di un impero criminale.

Nel ricostruire la sua storia, il regista gioca prima di tutto sul cast, brillante e pienamente azzeccato. Il volto familiare di Theo James infatti, apparentemente non invecchiato di un anno dai tempi di Divergent, sarà quello del protagonista. L’attore, con il suo solito charm, incarna perfettamente il ruolo del ricco ereditario determinato, impavido e giusto.

James è poi affiancato da un altro personaggio pubblico piuttosto popolare, Kaya Scodelario, conosciuta soprattutto come Teresa in Maze Runner. L’attrice interpreta anch’essa il ruolo di una donna forte e risoluta, Susie Glass, che sa comandare ed è anche spietata nel farlo, persino più di Edward.

La scelta delle location è altrettanto intelligente. L’imponente Halstead Manor, ad esempio, è in realtà la casa medievale presso la Badminton Estate, abitazione autentica e vissuta. Situata nel Gloucestershire, è infatti la dimora del Duca e della Duchessa di Beaufort e, nonostante rimanga una casa privata, ospita spesso eventi e funge da location per feste e produzioni cinematografiche, come Bridgerton e Queen Charlotte.

La serie dunque è il mix perfetto di violenza, azione e commedia. Ricca di sparatorie, inseguimenti e risse, tiene il pubblico incollato allo schermo puntata dopo puntata, tra tensione e curiosità ed è per questo consigliato a chi non resiste all’adrenalina e vuole sentirsi un gangster per un giorno.

Virginia Porcelli

 




Fabbricante di lacrime, un adattamento deludente

“Fabbricante di lacrime”, il nuovo film tratto dal romanzo di Erin Doom, è sbarcato su Netflix solo pochi giorni fa e ha già ricevuto numerose critiche dal pubblico.

L’adattamento ci racconta la storia dell’amore proibito tra Nica e Rigel, che, seppure uniti da un’infanzia dolorosa, non riescono a sopportare l’un l’altra, finché qualcosa non cambia.

Per quanto la trama sia originale e intrigante, possiamo dire che il cast non è sicuramente all’altezza. Simone Baldasseroni, in arte “Biondo”, è senza dubbio infatti più portato per il canto che per la recitazione, risultando quasi fuori posto nel ruolo di Rigel, che interpreta in maniera forzata. Stesso si può dire per Caterina Ferioli, Nica, la quale in egual modo appare poco naturale e quasi buffa.

Nonostante il libro sia interamente ambientato in una cittadina del Minnesota, il regista, Alessandro Genovesi, ha deciso di spostare il set in Italia, più precisamente a Roma, il Grave è infatti il complesso del Buon Pastore. Vi sono però anche molte scene girate in Abbruzzo, come quella del ponte di ferro di Pescara. Ahimè, troviamo anche qui una regia poco attenta ai dettagli, a tal punto che nella ripresa all’interno degli studi di Cinecittà Word a Roma viene inquadrata persino l’entrata del parco divertimenti.

Insomma, agli occhi della critica questo film non può di sicuro essere definito come ben riuscito, in quanto si rivela a tratti addirittura ridicolo, anche se la trama è un punto a favore. L’idea di Erin Doom è infatti un successo, essendo stato il suo libro il più venduto del 2022 e amato dai giovani. Ciò che dunque non è del tutto di esito felice è proprio l’adattamento cinematografico del romanzo, che tuttavia suscita comunque curiosità tra fans del libro e non, rimanendo al primo posto nella classifica dei film più visti in Italia.

Esso ci commuove con la tenerezza di una storia romantica ma ci lascia anche per molti aspetti delusi per la sua banalità.

Virginia Porcelli




Irish Wish – Solo un desiderio, realtà o immaginazione?

Le commedie romantiche sono ormai, senza dubbio, tra le più amate dal pubblico ed è per questo che ne vediamo uscire sempre più, che sia sul grande schermo o sulle maggiori piattaforme.

Ora al primo posto su Netflix c’è proprio Irish Wish – Solo un desiderio, uscito solo pochi giorni fa, ma già di grande successo tra gli abbonati. Maddie Kelly, editrice innamorata del suo autore Paul Kennedy, si ritroverà a dover fare da damigella al matrimonio di questo con la sua migliore amica in Irlanda, ma pochi giorni prima esprime un desiderio che stravolgerà tutto.

Nei panni di Maddie troviamo un volto piuttosto familiare, quello di Lindsay Lohan, attrice che iniziò la sua carriera già da bambina e che continua a farci divertire sullo schermo. Sempre sorridente ci coinvolge nelle bizzarre vicende raccontate in una trama per molti aspetti familiare a molte donne: fantasticare su un uomo che poi si rivela l’opposto di ciò che si era immaginato.

Ciò però che rende il film ancora più magico sono di sicuro i paesaggi tipici irlandesi, con location mozzafiato che ci fanno vivere in una vera e propria favola e sognare di prenotare il primo volo per poterli ammirare dal vivo. Il film, infatti, è stato girato più precisamente tra Wicklow, sulla costa orientale, Dublino, le scogliere di Moher e il Lough Tay, l’incantevole lago in cui Maddie esprime il suo desiderio. Qui inoltre furono girati altri due grandi successi, quali Braveheart di Mel Gibson e la serie Vikings.

Irish Wish dunque, che può sembrare, e un po’ in effetti lo è, il solito cliché romantico, ci insegna che spesso la nostra testa crea un’idea di qualcosa, a cui ci aggrappiamo, ma che la maggior parte delle volte non corrisponde alla realtà. L’amore infatti non è qualcosa che si pianifica, ma al contrario qualcosa che accade quando meno lo si aspetta, senza forzature, solo in base al caso.

Ognuno di noi dovrebbe quindi prendere quest’insegnamento alla lettera, quelli che, lasciandosi affascinare dai sogni, perdono di vista la realtà delle cose, come anche i semplici amanti delle commedie romantiche che hanno voglia di vivere una favola per una notte.

Virginia Porcelli




Dune 2, il nuovo kolossal che vince al botteghino

Dune: Parte due, celebre sequel della saga fantascientifica diretto da Denis Villeneuve e tratto dai  romanzi di Frank Herbert, è da appena una settimana nelle sale italiane e si trova già tra i titoli più visti dell’anno, arrivando a sfiorare finora i 3,7 milioni di euro nella nostra nazione e i 178 milioni in tutto il mondo. Non era certo una sfida semplice quella di tenere testa ad un film vincitore di sei oscar, tuttavia, in base all’opinione di molti spettatori, il sequel avrebbe addirittura superato la prima parte, con gli incassi maggiori a prova di ciò.

Nel ruolo di protagonista ritroviamo il giovane Timothée Chalamet, perfetto per interpretare Paul Atreides e dar voce alla sua ambizione come anche alla sua fragilità e attore ormai sempre più conosciuto dal pubblico dopo il suo recente successo nel film Wonka, uscito nelle sale due mesi fa. Oltre a Chalamet ritroviamo anche la talentuosa Zendaya, che in questo capitolo ha di sicuro un ruolo meno limitato rispetto al primo. I volti nuovi di quest’anno sono invece altri attori di fama internazionale quali Florence Pugh e Austin Butler, quest’ultimo specialmente elogiato dalla critica per la sua interpretazione pazzesca.

La parola che meglio descrive Dune: Parte due è sicuramente spettacolarità, essendo Villeneuve stato in grado di adattare allo schermo una storia di per sé estremamente complessa che richiede un’attenzione particolare da parte degli spettatori. Il film è infatti pensato in grande dal regista e dalla sua squadra tecnica, talmente maestoso da mozzare il fiato e da rivoluzionare il genere fantascientifico.

Ancora una volta inoltre, come già per il primo capitolo, è il compositore tedesco Hans Zimmer ad aver realizzato, da grande fan dei romanzi, la colonna sonora che facesse da sfondo alla storia d’amore tra Paul e Chani, che egli stesso ha affrontato come una continuazione di quella del primo film. Zimmer è infatti in grado, con ogni sua creazione, di creare un’atmosfera quasi onirica, in grado di lasciare il pubblico come ipnotizzato.

In merito a un terzo capitolo invece Villeneuve ha confermato il suo sviluppo, dichiarando solo che decreterà la conclusione del suo lavoro e che sarà “il miglior film di sempre”.

Non ci resta dunque che aspettare!

Virginia Porcelli




OSCAR 2024, novità e ciò che c’è da sapere prima del 10 marzo

Mancano ormai sempre meno giorni agli Oscar 2024, evento più atteso dell’anno per i veri cinefili ed ecco che, essendosi concluse le votazioni dei membri dell’Academy, arrivano i primi annunci al riguardo.

Sembra innanzitutto che Ryan Gosling si esibirà dal vivo in “I’m Just Ken”, canzone all’interno di Barbie che ha spopolato appena dopo la sua uscita. La notizia, confermata dal Daily Mail, sembra infatti essere vera, avendo sia l’attore sia la canzone una nomination agli Academy Awards. Altra grande rivelazione è sicuramente quella sui presentatori della serata, al fianco nuovamente di Jimmy Kemmel, per cui si è parlato di Zendaya, Michelle Pfeiffer, Nicolas Cage e Al Pacino, come anche di Brendan Fraser, migliore attore l’anno scorso per il film The Whale e di Michelle Yeoh, Ke Huy Quan e Jamie Lee Curtis, protagonisti di Everything Everywhere All at Once. Ad annunciare ciò sono stati il produttore esecutivo e showrunner Raj Kapoor e i produttori esecutivi Molly McNearney e Katy Mullan.

 

Come già sappiamo la diretta dal Dolby Theatre avrà luogo il 10 marzo alle ore 19.00 italiane, presentata dunque da Jimmy Kimmel, il quale aveva già condotto negli anni 2017, 2018 e 2023 e si è mostrato entusiasta all’idea di una quarta volta. La novità degli Oscar 2024 riguarda invece la sua trasmissione. La gestione della cerimonia, infatti, era sempre stata affidata a Sky, mentre quest’anno sarà nelle mani di Rai 1 e dunque accessibile in seguito tramite RaiPlay per chi la volesse recuperare o, perché no, guardare una seconda volta.

Virginia Porcelli




One day, l’importanza di cogliere l’attimo

Di sicuro già familiare a molti per via del titolo, One day è la nuova serie romantica firmata Netflix uscita lo scorso 8 febbraio e ancora tra i primi posti nella classifica dei contenuti più visti in Italia.

Basata sull’omonimo romanzo di David Nicholls del 2009, il libro era già stato adattato nel 2011 in una pellicola con protagonisti Anne Hathaway e Jim Sturgess, con tema principale quello della storia d’amore lunga e travagliata tra Emma e Dexter.

I due si incontrano per la prima volta nel 1988 a una festa di laurea e trascorrono una notte insieme, prima di prendere strade diverse e affrontare il futuro. Da quel momento si danno appuntamento una volta l’anno per aggiornarsi sulle proprie scelte di vita, ambizioni e desideri.

La regista, Nicole Taylor, sceglie come protagonisti per questi 14 episodi, ognuno svolto a un anno di distanza dall’altro, Leo Woodall e Ambika Mod, giovani che puntata dopo puntata ci fanno sempre più commuovere per la storia d’amore dei loro personaggi, lasciandoci pertanto sempre appesi con la speranza della sua realizzazione.

Le riprese principali della serie hanno luogo tra Londra ed Edimburgo, ragion per cui veniamo catapultati in un’atmosfera romantica ma estremamente triste, con paesaggi dai colori spenti che fanno da specchio alla malinconia della storia di Emma e Dexter.

One day non è dunque la classica storia d’amore di cui ormai conosciamo ogni aspetto, è la storia di un amore vero, che va oltre il tempo e resiste ad esso, nonostante tutti i cambiamenti che la vita comporta. Presenta inoltre una morale straordinaria, offrendo un consiglio prezioso che ognuno di noi dovrebbe prendere alla lettera, ossia quello di non perdere tempo, di sfruttare al massimo ogni momento e correre rischi, non lasciandoci frenare da orgoglio o paura ma, al contrario, guidare dal desiderio di felicità.

Virginia Porcelli