Zero day, la nuova serie thriller sulla sicurezza informativa

Zero day, miniserie creata da Eric Newman, Noah Oppenheim e Michael Schmidt e diretta da Lesli Linka Glatter, ha fatto il suo debutto su Netflix il 20 febbraio scorso, generando parecchie discussioni.

Connessa al tema della sicurezza informatica, ci mostra un’America alle prese con eversione e terrorismo. George Mullen, ex-presidente, è chiamato a risolvere una situazione critica per il Paese: un attacco informatico terroristico, che ha colpito ogni dispositivo elettronico e provocato la morte di migliaia di vittime. 

La serie, che rappresenta uno dei thriller politici più realistici degli ultimi anni, è capitanata da una star del cinema: Robert De Niro, che torna agguerrito, come ai vecchi tempi, in un ruolo notevole. L’attore non ha certo perso la sua maestria, interpretando un uomo afflitto da preoccupazioni e paure, ma allo stesso tempo risoluto e intenzionato a porre fine, al più presto, agli attacchi che stanno mettendo a repentaglio il Paese, tentando di lottare per distinguere le illusioni della sua mente dai fatti reali.

Già dal titolo capiamo a cosa andremo incontro, in quanto lo Zero day è, in effetti, un attacco che si verifica quando i malintenzionati accedono ad un sistema sfruttando una vulnerabilità della sicurezza in un programma software, lasciando al programmatore zero days, cioè nessun tempo, per risolvere il problema.

Oltre ad avere un cast eccezionale e una trama intrigante, Zero day ha senza dubbio una sceneggiatura di alta qualità, che rende la serie ricca di tensione e suspense. Inoltre, ci mostra come la nostra identità reale sia ormai vittima di quella digitale e come un attacco di questo tipo potrebbe mettere in ginocchio qualsiasi nazione. 

Il rischio della serie, tuttavia, è quello di risultare, per alcuni, difficoltosa da capire e a tratti monotona. Lo spettatore, infatti, soprattutto se non si intende di temi simili, fatica a capire determinati termini, tecnologie e ideologie. Rimane, invece, una serie avvincente per chi ha più familiarità e interesse per queste tematiche. 

Dunque, Zero day è di sicuro tra le serie, oggettivamente, più ben riuscite dell’anno, tralasciando i propri gusti personali. Mette in guardia su un problema attuale e verosimile, mostrando il peso della sicurezza informativa in un mondo schiavo della tecnologia. 

Virginia Porcelli




Oscar 2025, tutti i vincitori di questa edizione

Ebbene sì, anche quest’anno l’evento cinematografico più atteso al mondo si è, ahimè, già concluso. La novantasettesima edizione degli Oscar, infatti, si è tenuta a Los Angeles, presso il Dolby Theatre, nella notte del 2 marzo, presentata questa volta dal conduttore televisivo Conan O’Brien.

Nonostante le 13 candidature per “Emilia Pérez”, già vincitore ai Golden Globes, a trionfare quest’anno è stato il film “Anora”, che ha conquistato ben cinque statuette: quella per migliore attrice protagonista a Mikey Madison e le quattro personali per il suo regista Sean Baker, che vince per miglior film, regia, sceneggiatura originale e montaggio, eguagliando dopo settant’anni il precedente record di Walt Disney, l’unico fino ad oggi ad averne vinte quattro in una volta. Gli altri film ad ottenere diversi premi sono stati The Brutalist con tre statuette, di cui quella per il migliore attore ad Adrien Brody, miglior fotografia e miglior colonna sonora originale, Emilia Pérez con due, tra cui quella per la migliore attrice protagonista a Zoe Saldana e quella per la miglior canzone originale cantata dalla stessa attrice: El Mal, e Dune e Wicked anch’essi con due, il primo quelle per i migliori effetti speciali e il miglior sonoro e il secondo per i migliori costumi e la miglior scenografia.

Oltre a questi, di sicuro abbiamo riconosciuto sul palco Kieran Culkin, il fratello sullo schermo e nella vita reale di Macaulay Culkin in “Mamma ho perso l’aereo”, che vince il suo primo Oscar per “A real pain” come miglior attore non protagonista.

Inoltre, per nulla inaspettato a causa della precedente vittoria ai Golden Globes, anche questa volta “Flow- Un mondo da salvare” ha trionfato come miglior film d’animazione dell’anno, invogliandoci ancora di più, per chi non lo avesse già fatto, a guardarlo. Come miglior cortometraggio d’animazione vince invece “In The Shadow Of The Cypress”. 

Miglior sceneggiatura non originale, poi, dopo quella originale di Baker, è stata quella di Peter Straughan per “Conclave”.

Anche “The Substance” si aggiudica un premio, più precisamente quello per miglior trucco e acconciatura, a cura di Pierre-Olivier Persin, Stéphanie Guillon e Marilyne Scarselli. 

Miglior documentario e miglior cortometraggio documentario vengono invece vinti rispettivamente da “No Other Land” e “The Only Girl in the Orchestra – La storia di Orin O’Brien”.

Il premio per il miglior cortometraggio va poi a “I’m not a robot”, mentre quello per il miglior film internazionale a “I’m still here”.

Per uscire, però, dall’ambito premi, si può sicuramente affermare che anche in questa edizione ci sono stati momenti indimenticabili, positivamente ma anche negativamente parlando.

Ne è un triste esempio, infatti, la delusione sul volto di Timothée Chalamet all’annuncio della vittoria di Brody, dopo aver passato gli ultimi cinque anni a studiare il personaggio di Bob Dylan e a imparare più di trenta sue canzoni.

Ci risolleviamo, però, con l’apparizione di Adam Sandler in tuta, che ci ha fatto, ancora una volta, divertire con il personaggio che, anche fuori dai film, non può fare a meno di interpretare.

Sicuramente inaspettato, poi, il bacio tra Adrien Brody e Halle Berry, per replicare quello avvenuto nel 2003 quando l’attore fu premiato dalla Berry per “The Pianist”. Ripetere la scena, tuttavia, era proprio necessario davanti alla compagna di lui, Georgina Chapman? Chissà cosa tutto ciò avrà scaturito dietro le quinte…

Da ricordare, senza dubbio, anche il discorso di Mick Jagger, l’omaggio di Daryl Hannah all’Ucraina, quello a James Bond, ma, soprattutto, l’esibizione dal vivo di Ariana Grande e Cynthia Erivo, che ci ha fatto commuovere.

L’assenza, tuttavia, di alcuni nomi noti del cinema nell’In Memoriam, ha di sicuro fatto parlare il pubblico, non essendo stati citati Michelle Trachtenberg, deceduta pochi giorni prima degli Oscar, Alain Delon, Shannen Doherty: la Brenda di Beverly Hills, Tony Todd, Bernard Hill e la Giulietta di Zeffirelli: Olivia Hussey.

Nonostante ciò, anche quest’anno ci è stata regalata una cerimonia all’insegna del talento e, perché no, del divertimento, indimenticabile per gli amanti del cinema e non solo. 

Non ci resta, dunque, che aspettare un altro anno per rivivere questo evento esclusivo e inimitabile, e sfruttare questo tempo per recuperare, invece, la visione dei film vincitori di questa edizione. 

Virginia Porcelli




The Six Triple Eight, una storia di riscatto femminile

Circa due mesi fa, il 20 dicembre 2024, è uscito su Netflix “The Six Triple Eight”, drama di guerra diretto da Tyler Perry che ha commosso il pubblico, aggiudicandosi persino il bollino dei film “più amati” sulla piattaforma.

Il film ricorda la storia vera e, ahimè, poco nota, del 6888, battaglione composto interamente da donne afroamericane che, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, riuscì a smistare prima del tempo previsto tre anni di posta arretrata e a recapitare milioni di lettere a truppe e famiglie. 

Nel cast, quasi del tutto capitanato da donne, spiccano sicuramente due personaggi: prima di tutto quello di Lena Derriecott. donna forte e coraggiosa che decise di arruolarsi nell’esercito per via di una grande perdita, interpretata dall’attrice Ebony Obsidian e a seguire quello del Maggiore Charity Adams, esempio di educazione ed intelligenza, interpretata da Kerry Washington. 

“The Six Triple Eight” è il film che tutti dovrebbero vedere, è una storia di razzismo e discriminazioni, trascurata per fin troppi anni. È il racconto dell’audacia di numerose donne nere, che si arruolarono con la consapevolezza di poter rischiare la vita ogni giorno e della loro fermezza di fronte alle ingiustizie e ai pregiudizi a cui dovettero far fronte ogni giorno. Il maggiore Adams, in particolare, ci fa commuovere, oltre che per la recitazione sopra le righe della Washington, per come si fa valere in un mondo che non le riconosce alcun merito e per come guida il suo battaglione con tutto l’amore e la comprensione che solo una donna può avere.

È vero, nel film la guerra vera e propria si intravede a malapena, ma è proprio questo che lo rende unico. Viene infatti posto l’accento su un altro aspetto poco conosciuto ma fondamentale: la posta, tanto è vero che sarà proprio una lettera a guidarci attraverso tutto il film, per mostrarci quanto sia importante, sia per le famiglie ricevere notizie dei propri figli, sia per gli stessi soldati avere parole di conforto dai propri cari. 

Un ultimo elemento senza dubbio notevole è poi la canzone finale: The Journey, composta da Diane Warren e cantata da H.E.R., che, con una musica toccante, accompagna le immagini autentiche e le testimonianze di quelle stesse donne al giorno d’oggi. La canzone è stata inoltre candidata agli Oscar per la sezione Miglior canzone originale. 

Insomma, The Six Triple Eight non è il classico film di guerra fatto di violenza, bombardamenti e morte, è invece una storia di amore ed emancipazione, di riscatto femminile in un mondo che non fa altro che discriminare il diverso.  


Virginia Porcelli




The Night Agent 2, tra segreti e pericoli

La tanto attesa seconda stagione di “The Night Agent” è stata rilasciata su Netflix lo scorso 23 gennaio ed è già diventata la terza serie di debutto più vista sulla piattaforma.

Basata sul romanzo di Matthew Quirk e ideata da Shawn Ryan, la spy story pone ancora una volta al centro del racconto le imprese del giovane e impavido Peter Sutherland, a cui è stato recentemente assegnato un nuovo incarico da portare a termine. Tra segreti di stato e pericoli, assisteremo inoltre al riavvicinamento di Peter e Rose, di nuovo insieme e più affiatati di prima, nonostante la distanza.

In questa trama ricca d’azione ritroviamo come protagonisti Gabriel Basso e Luciane Buchanan, a cui si aggiungono new entries interessanti, quali Arienne Mandi, Amanda Warren e molti altri. 

A fare da sfondo alla vicenda è invece, questa volta, l’affascinante New York, oltre a scene minori girate in Thailandia e a Washington D.C. La città, come al solito, è una garanzia: dà quel qualcosa in più alla serie, rendendoci possibile riconoscere i luoghi più turistici, ma anche addentrarci in quartieri meno conosciuti. 

The Night Agent ci stupisce con questa seconda stagione, presenta una trama talmente realistica ed entusiasmante da diventare un thriller d’azione tra i più riusciti degli ultimi anni. Non si riesce a distogliere l’attenzione neppure per qualche secondo, per l’adrenalina e la paura di perdersi anche il minimo dettaglio. È vero, la storia tra Peter e Rose aggiunge una sfumatura romantica, ma anche in questo capitolo non abbiamo una vera e propria svolta nel loro rapporto, entrambi sono infatti personaggi forti e intraprendenti, oltre che ligi al dovere. I due hanno comunque un feeling pazzesco, che non vediamo l’ora di rivedere presto. Ebbene sì, Netflix ha infatti già rinnovato la serie per una terza stagione, che, a detta di Shawn Ryan, sarà aperta a nuovi scenari e storie indipendenti. Assisteremo quindi senza dubbio ad una nuova missione top secret, in cui Sutherland rischierà ancora una volta la vita; d’altronde, cosa c’è di più elettrizzante di un nuovo mistero?


Virginia Porcelli




Back in Action, tra amore e adrenalina

Lo scorso 17 gennaio “Back in Action”, la nuova commedia d’azione di Seth Gordon con Cameron Diaz e Jamie Foxx, è finalmente uscita su Netflix, conquistando fin da subito il suo posto in classifica.

Il film vede come protagonisti una coppia di spie della CIA che, dopo aver lasciato il mondo dello spionaggio per mettere su famiglia quindici anni prima, è costretta a tornare in azione insieme ai due figli.

Un ritorno con stile di sicuro anche quello della stessa Cameron Diaz, che non vedevamo sugli schermi da undici anni e che torna più in forma che mai accanto a Jamie Foxx, con cui aveva già lavorato nel film “Annie”. I due sono una coppia a dir poco strepitosa: hanno grinta, talento e sono particolarmente affiatati, tanto che ci viene da chiederci se ci sia mai stato qualcosa al di fuori del set.

Anche le location non passano di certo inosservate. Passiamo, infatti, da un tipico quartiere residenziale della città di Atlanta, Georgia, a scorci notturni dell’incantevole Londra, per non parlare delle scene iniziali tra le montagne della Slovenia. Insomma, Gordon non si è fatto mancare proprio nulla!

“Back in Action” ci tiene costantemente sulle spine con scene adrenaliniche, combattimenti e sparatorie e, oltre a ciò, ci fa divertire con battute taglienti e situazioni paradossali. Elemento centrale del film, poi, è sicuramente l’importanza della famiglia e l’amore dei genitori per i propri figli, di cui, ahimé, troppo spesso non ne riconosciamo abbastanza il valore.

Per questo la visione del film è caldamente consigliata a tutti i fan del genere d’azione e a chi vuole godere di una serata piacevole e all’insegna delle risate con le persone che ama. 


Virginia Porcelli




XO, Kitty torna con una seconda stagione

Ormai Netflix non ci lascia neanche il tempo di finire una serie che già ne fa uscire una nuova. È il caso questa volta della seconda stagione di XO, Kitty, serie tv nata come spin-off della trilogia cinematografica di “To All The Boys”, di Jenny Han. 

In questo secondo capitolo veniamo di nuovo teletrasportati in Corea, dove la protagonista torna per frequentare il suo secondo semestre alla KISS (Korean Independent School of Seoul). Tuttavia, dopo la rottura con Dae, la cotta non ricambiata per Yuri e la dichiarazione d’amore di Min-Ho, Kitty dovrà fare i conti con i suoi sentimenti. Continua però, allo stesso tempo, la ricerca sul passato della madre e la scoperta di sé e della propria sessualità. 

In questi otto episodi, due in meno rispetto alla prima stagione, ritroviamo chiaramente Anna Cathcart nei panni di Kitty, accompagnata ancora una volta da Sang Heon Lee, Gia Kim, Anthony Keyvan e Choi Min-young, rispettivamente Min-Ho, Yuri, Quincy e Dae. A questi si aggiungono poi nuovi volti che ci sorprenderanno, oltre al ritorno a sorpresa di Noah Centineo come Peter Kavinsky per un episodio. 

La serie, che è il mix perfetto tra il classico teen drama americano e il k-drama, tratta, questa volta più approfonditamente, il tema della sessualità. Kitty, infatti, ha da poco preso coscienza della sua bisessualità e si trova quindi ancora incerta sui suoi sentimenti. Inoltre, in questa stagione, l’amore è sicuramente al centro, in quanto assistiamo a triangoli amorosi, rotture e innamoramenti. 

Nonostante la sceneggiatura sia piuttosto banale e la recitazione non di certo tra le migliori, XO, Kitty rimane una serie divertente e piacevole da guardare, è vicina ai giovani e, per di più, ci regala scorci meravigliosi di Seoul, che ci fanno solo venir voglia di prenotare il prossimo viaggio. 

Quanto invece all’eventualità di una terza stagione, questa non è ancora stata annunciata ufficialmente, ma i presupposti ci sono tutti, dato il finale di stagione. 

Ci si chiede dunque, a questo punto, chi avrà il cuore della giovane Covey?

Virginia Porcelli




Squid Game 2, la nuova stagione colpisce ancora

Sarebbe un crimine ammettere di aver aspettato, quest’anno, più il 26 dicembre che il Natale stesso, eppure, per molti di noi, questo è innegabile. 

Alla giornata di Santo Stefano 2024, infatti, era stata dedicata l’uscita della tanto attesa seconda stagione di Squid Game, la serie in assoluto più vista a livello globale. 

È stata in realtà una questione di soldi a spingere il regista Hwang Dong-hyuk a continuare la storia, in quanto, stando a ciò che afferma, non aveva guadagnato molto dalla prima stagione, durante la quale ha persino rivelato di aver perso otto o nove denti a causa dello stress.

In questo secondo capitolo, che sembrava non arrivasse mai, Gi-hun, vincitore della scorsa edizione dei giochi, è ormai un uomo traumatizzato e ossessionato dall’idea di smascherare l’organizzazione dietro a tale crudeltà. Decide dunque di prendere coraggio e rientrare nel gioco, determinato a porgli fine una volta per tutte.

Nei panni di Gi-hun troviamo ancora una volta Lee Jung-jae, che vediamo totalmente trasformato in un uomo distrutto, dall’aspetto quasi irriconoscibile. In questa stagione l’attore supera se stesso, interpretando un personaggio che, al contrario dello scorso anno, non ha paura, ma che, al contrario, è sempre in prima linea per aiutare gli altri, rischiando la propria vita per farlo.

Al suo fianco riconosciamo volti familiari, come quello di Gong Yoo, lo spietato reclutatore che ci stupisce stavolta con un’interpretazione eccellente, oltre a quello di Lee Byung-hun, il Front Man senza pietà e quello di Wi Ha-joon, il poliziotto impavido. Oltre a questi, però, ci saranno anche molte new entries e nuove dinamiche, ancora più interessanti rispetto a quelle dello scorso anno.

Che dire, la serie ci lascia ancora una volta a bocca aperta rispetto a scelte e atteggiamenti dei giocatori, che ci sembrano surreali, ma purtroppo sono tutt’altro. Anche in questa stagione, infatti, troviamo una brutale critica al capitalismo, oltre che il tema della forte disuguaglianza economica, che porta le persone a rischiare la propria vita in un gioco in cui, alla fine, avranno lo stesso destino che avrebbero fuori, quello di morire divorati dai debiti.

Tuttavia, la novità sostanziale di questo secondo capitolo è un’attenzione particolare al voto, tra le scene con più suspense e, anche in questo caso, metafora della politica contemporanea e delle elezioni. I giocatori infatti, al contrario degli anni precedenti, hanno questa volta la possibilità di votare al termine di ogni gioco e decidere se tornare a casa o meno, per vincere, però, è necessaria la maggioranza. Anche in questo caso c’è la dimostrazione di quanto, quando si tratta di denaro, non ci si accontenta mai, si desidera sempre di più, rimanendo ciechi e non riuscendo a convincersi rispetto alla realtà della minaccia che incombe su tutti. 

La serie, ahimè, non porta ancora ad una vera e propria conclusione, lasciando un finale aperto e incuriosendo ancora di più lo spettatore. Tuttavia, almeno questa volta, l’attesa sarà breve e potremo disporre dell’ultima stagione già nel 2025. Certo che, dopo tutto ciò a cui abbiamo assistito, sarà difficile aspettare o, almeno, non pensare ad un ipotetico finale. Che cosa succederà? Abbiamo così tante domande in testa che sarà meglio che questi mesi passino in fretta. 


Virginia Porcelli




Black Doves, l’avvincente spy story con Keira Knightley

Tra le nuove proposte di Netflix, Black Doves è sicuramente la più allettante al momento.

Rilasciata lo scorso 5 dicembre sulla piattaforma, la serie tv creata da Joe Barton e con protagonista Keira Knightley tiene ben stretto il suo posto in classifica, trovandosi ancora oggi tra le prime posizioni. 

La spia professionista Helen, sposata con un influente politico, intraprende in segreto una relazione con Jason. Tuttavia, una volta che l’amante viene ucciso, decide di chiamare un sicario, suo vecchio amico, e assoldarlo per trovare il colpevole. 

In pochi ma avvincenti episodi veniamo teletrasportati nella magica e instancabile atmosfera di un natale londinese, un’atmosfera però un po’ diversa: meno romantica e più movimentata, se così si può dire.

Innanzitutto, quello che può essere l’elemento che più invoglia lo spettatore a vedere la serie, o almeno così ha funzionato per la sottoscritta, è la presenza della tanto amata attrice britannica, Keira Knightley. La vediamo infatti per la prima volta protagonista di un serie, e non di un film come al suo solito. Ci stupisce però, ovviamente, anche in questo caso, assumendo le vesti di un personaggio da lei mai interpretato, quello della spia, inaspettatamente impavida e vendicativa. 

Il cast viene poi completato da Ben Whishaw, che probabilmente conoscevamo già per aver partecipato nella saga 007 con Daniel Craig e che qui invece interpreta un sicario spietato ma a tratti compassionevole.

Il fascino della serie, chiaramente, viene inoltre rafforzato dai luoghi dell’affascinante capitale inglese. Sembra che la serie, infatti, sia stata girata in 100 diverse location, dai caratteristici pub a Somerset House, passando per South Bank e Leadenhall Market.

Nonostante dunque non sia la classica serie tv natalizia, Black Doves ci sorprende in positivo. Tra sparatorie e scene crude di combattimento, ci fa incuriosire fin dai primi minuti, catapultandoci in una Londra cupa e ricca d’azione. D’altronde si sa, le storie con spie come protagonisti hanno sempre avuto successo, essendo quelle che più coinvolgono e intrigano. 

In questo caso, tra l’altro, possiamo definirci fortunati, essendo stata la serie già rinnovata per una seconda stagione. Chissà quindi quante altre nuove missioni ci attendono presto, e quanti altri segreti da scoprire.

Virginia Porcelli




Carry-On, il nuovo action-thriller natalizio

Ormai ci avviciniamo sempre di più alla fine di questo 2024 e quello che possiamo dire per certo è che è stato di sicuro l’anno del genere thriller. Dai film alle serie tv, il pubblico è sempre più appassionato a storie di questo tipo, che inevitabilmente finiscono sempre tra i contenuti più visti. 

Questa volta è il turno di Carry-On, action-thriller natalizio diretto da Jaume Collet-Serra, che acquisisce una popolarità immediata. Rilasciato il 13 dicembre scorso infatti, è diventato il film più visto al debutto su Netflix del 2024, totalizzando ben 42 milioni di visualizzazioni in soli cinque giorni. 

La storia è quella di Ethan, giovane addetto ai bagagli dell’aeroporto di Los Angeles che, nel giorno della Vigilia di Natale, viene ricattato da un uomo per far imbarcare una pericolosa valigia su un volo. 

Il film vede come protagonista Taron Egerton, attore e cantante gallese famoso per il suo ruolo nei film “Kingsman”, che qui dà sicuramente il meglio di sé, regalandoci un’interpretazione magnifica. Ad affiancarlo sono poi Sofia Carson, fidanzata amorevole e coraggiosa e Jason Bateman, il villain crudele e sadico della storia. Tutti volti conosciuti, ma che hanno in questo caso dei ruoli particolari, dovendo far trapelare l’agitazione e la paura che, solo chi si trovasse a scegliere tra la vita della propria persona amata e quella di altre 250 persone, potrebbe capire. 

Cos’altro dire se non che questo film è senz’ombra di dubbio tra i meglio realizzati di quest’anno. Avvincente e scorrevole, Carry-On è talmente ricco di tensione e colpi di scena che non si riesce a distogliere lo sguardo dallo schermo nemmeno per un attimo, se non per i titoli di coda. Trasporta lo spettatore in un vortice da cui non riesce ad uscire, lasciandolo immedesimarsi nei personaggi e nella vicenda, e, in più, stupisce per la creatività del regista, che riesce con spazi ridotti a costruire un film più che valido e, soprattutto, originale. 

Insomma, questo film è a dir poco sorprendente ed è molto probabile che, visto il grande successo in così pochi giorni, acquisisca sempre più popolarità. 

Si consiglia quindi la visione a chi vuole vivere l’atmosfera natalizia, anche se in un modo un po’ diverso, e a chi vuole sentirsi eroe per una sera.


Virginia Porcelli




The Merry Gentlemen, la prima di una lunga serie di commedie natalizie

È finalmente arrivato quel periodo dell’anno in cui pensiamo solo a metterci sotto le coperte, con una tazza di cioccolata calda in mano, a guardare l’ennesima commedia romantica dalla trama banale ma divertente. Ecco, The Merry Gentlemen è sicuramente una di queste.  

Siamo appena entrati nel mese di dicembre, ma è già da settimane che Netflix ci regala mille nuovi film natalizi, ognuno con una storia romantica diversa, e siamo solo all’inizio!
Tra i più gettonati finora spiccano sicuramente Appuntamento a Natale, Hot Frosty, Our Little Secret e proprio The Merry Gentleman, che hanno letteralmente conquistato il pubblico. Ad oggi, dei dieci film più visti su Netflix, sei sono di Natale. 

The Merry Gentlemen in particolare racconta il tentativo di Ashley, ex ballerina di Broadway, di salvare il locale notturno di famiglia ormai sull’orlo del fallimento, organizzando insieme al tuttofare Luke un piccante spettacolo natalizio tutto al maschile. 

Nel cast troviamo Britt Robertson, volto particolarmente conosciuto per altri film romantici di cui è protagonista, come La risposta è nelle stelle o Cosa mi lasci di te e Chad Michael Murray, che tutte le ragazze ricorderanno in One Tree Hill e Gilmore Girls.

La commedia natalizia presenta, d’altronde come tutte le altre del suo genere, una trama alquanto banale, tuttavia rimane piacevole per una serata di svago. Non solo il film strappa qualche risata allo spettatore, ma propone anche alcuni temi che ci stanno particolarmente a cuore, come l’importanza della famiglia e la difficile scelta tra amore e carriera. Ashley, infatti, sempre troppo concentrata sul suo lavoro, rimane per anni lontana dalla propria famiglia e dalla propria città natale, non riconoscendone abbastanza il valore. Solo quando tornerà a casa e troverà l’amore, riuscirà però a rendersi conto che fare il lavoro dei propri sogni non conta nulla se non si ha qualcuno accanto.

Nonostante ciò, guardando questo e gli altri film appena usciti, è inevitabile chiedersi che fine abbiano fatto le commedie romantiche di vent’anni fa. Ormai le pellicole di oggi sono l’una la copia dell’altra e presentano argomenti futili, seppur divertenti. Pensando al cinema  di prima, invece, ci vengono in mente milioni di film di Natale indimenticabili: Love Actually, L’amore non va in vacanza, per non parlare poi di Elf, Grinch e Mamma, ho perso l’aereo.

Per quanto i film di oggi possano divertire per una serata e far sognare gli inguaribili romantici, ahimè, non ce n’è ancora uno all’altezza dei precedenti.

Non possiamo quindi far altro che goderci, per ora, le nuove uscite e stare attenti a non finirle tutte prima di Natale! 

Il periodo più magico dell’anno è alle porte, chissà se ci regalerà delle sorprese.


Virginia Porcelli




The Perfect Couple, la miniserie crime con Nicole Kidman

Per chi non l’avesse ancora spuntata dalla propria lista, The Perfect Couple, miniserie Netflix uscita lo scorso 5 settembre, è decisamente imperdibile.

Nella loro villa in riva al mare sull’isola di Nantucket, la ricca famiglia dei Winbury sta preparando tutto il necessario per l’imminente matrimonio tra il figlio Benji e la zoologa Amelia Sachs. La mattina del grande evento, tuttavia, il corpo di Merritt, migliore amica della sposa, viene trovato senza vita nell’acqua e così, il felice weekend di festeggiamenti si trasforma in una vera e propria tragedia. 

La serie di soli 6 episodi, diretta da Susanne Bier, vede come protagonista Nicole Kidman, la quale ci regala ancora una volta un’interpretazione eccezionale nei panni di Greer, madre e scrittrice di successo costretta ogni giorno a recitare la farsa della famiglia perfetta, in realtà piena di segreti.

Accanto a lei l’affascinante Liev Schreiber insieme a Dakota Fanning, Eve Hewson e molti altri volti nuovi. 

Quanto alle location invece, di sicuro l’isola di Nantucket, situata al largo di Cape Cod, è la protagonista indiscussa ed è il simbolo dell’aristocrazia statunitense. La gigantesca villa dei Winbury, però, si trova sulla terraferma, a Chatham, Cape Cod. La regista ci regala viste strepitose delle acque dell’oceano, facendoci innamorare di quei luoghi. 

È vero, The Perfect Couple è solo una delle tante serie crime rilasciate quest’anno da Netflix, ma è senza dubbio tra le migliori. Innanzitutto, essendo piuttosto corta, scorre molto velocemente, coinvolge subito lo spettatore ma non rubandogli troppo tempo. Inoltre, presenta una conclusione per niente prevedibile, anche se un po’ affrettata. 

Ci mostra una realtà più che verosimile, quella di una famiglia che fa di tutto per sembrare perfetta, insabbiando tutto ciò che possa compromettere quest’immagine di perfezione, ma che alla fine si rivela uguale a tutte le altre, piena di difetti che però la rendono ciò che è.

Insomma, la miniserie è di certo ben riuscita sotto ogni aspetto, non vi resta quindi che sperimentare con i vostri occhi e mettervi a indagare!

Virginia Porcelli




Time Cut, un horror deludente ma profondo

In occasione di questo Halloween, il 30 ottobre Netflix ha rilasciato “Time Cut”, diretto da Hannah Macpherson. 

Il film, che si presenta come un horror ma che non ne ha in effetti le caratteristiche, ci racconta il viaggio nel tempo dell’adolescente Lucy, che torna nel 2003 per cercare di impedire il tragico omicidio della sorella mai conosciuta.

Le due attrici protagoniste: Madison Bailey e Antonia Gentry, rispettivamente Lucy e Summer, sono spaventosamente simili. La prima è la famosa Kiara della serie Outer Banks, mentre conosciamo senza dubbio la Gentry come Ginny in Ginny e Georgia. Le due si cimentano in ruoli totalmente nuovi e diversi da quelli precedentemente interpretati, mostrandosi però sempre all’altezza delle aspettative.

Il film tuttavia, inizialmente promettente, si rivela in realtà manchevole. L’idea di base, infatti, era alquanto avvincente e interessante, ma si ripiega in una trama piatta che non porta effettivamente da nessuna parte. Oltre a non fare paura, Time Cut presenta inoltre una risoluzione prevedibile, con una conclusione piuttosto amara. 

Sia chiaro, il film è comunque piacevole per una serata di svago, semplicemente non è il migliore tra quelli del suo genere. È intrigante seguire i movimenti di Lucy per cambiare il corso degli eventi e tentare di indovinare chi ne sia l’artefice, ma il risultato può deludere.

L’elemento sicuramente più riuscito, invece, è il tema centrale dell’amore fraterno. Nel film, viene infatti mostrato il valore di tale legame, quanto avere una sorella o un fratello sia come avere un complice per la vita, qualcuno che ci faccia sentire sempre meno soli e più compresi. Si tratta di un legame senza il quale non potremmo sopravvivere e per cui sacrificheremmo noi stessi. Questo tema è particolarmente sottolineato fino alla fine, l’amore fraterno è il motore che muove la trama.

Virginia Porcelli