STRANE CREATURE di Tracy Chevalier

STRANE CREATURE

di Tracy Chevalier

ed. Neri Pozza

 

 

A cosa si riferisca espressamente il titolo di questo romanzo, arrivati alla fine, ancora non ci è dato saperlo. Strane creature sono quei resti ritrovati nei dintorni di Lyme, oppure le protagoniste stesse, le due cacciatrici di fossili Mary Anning ed Elizabeth Philpot?

Tracy Chevalier, con un tratto delicato, lo stile curato e la scrittura amorevole, che ricorda vagamente la celeberrima Jane Austen, ci lascia dubbiosi.

Certamente agli inizi del 1800 due donne come le protagoniste della nostra storia, risultavano figure stravaganti, da cui tenersi lontano e destinate alla solitudine.

In un’epoca in cui alla donna ben poco era permesso al di fuori delle mura domestiche e lontano dallo sguardo protettivo dei loro familiari, Mary ed Elizabeth erano veramente delle Strane creature, al pari dei loro tanto amati fossili che racchiudevano tracce di esseri non più esistenti.

Tracy Chevalier trae spunto da fatti realmente accaduti e personaggi esistiti e ci regala pagine intense e poetiche, rendendo omaggio a tutte quelle donne che hanno avuto il coraggio di seguire le loro passioni, di sottrarsi al destino assegnato e di liberarsi da obblighi e costrizioni.

 

Sento l’eco di quel fragore ogni volta che trovo un fossile, una piccola scossa che dice:

”Sì Mary,Anning, tu sei diversa dalle altre rocce della spiaggia”.

È questo che vado cercando ogni giorno: il fremito della saetta, la mia differenza.

 

Forte anche il contrasto tra la fede religiosa sull’infallibilità di Dio e la creazione del mondo da un lato, e la scoperta dei fossili che preannunciava la teoria evoluzionistica di Darwin, dall’altro.

Strane creature è un romanzo storico narrato in prima persona alternando i capitoli a seconda che la voce appartenga ad una donna della borghesia medio alta oppure ad una popolana.

Interessante la diversa complessità delle frasi che sottolinea la differente estrazione sociale e l’aver o meno una cultura alle spalle.

Non esiste però divario tra Mary ed Elizabeth, la passione che le accomuna appiana le differenze e le unisce a dispetto delle convenzioni dell’epoca: un romanzo quindi sull’amicizia, quella vera, disinteressata, che non conosce discriminazioni e va avanti nonostante tutto e tutti.

 

Io e Mary Anning siamo a caccia di fossili sulla spiaggia, lei cerca le sue creature, io i miei pesci.

Gli occhi fissi su sabbia e scogli, percorriamo il bagnasciuga, ciascuna con il suo passo.

Mary si ferma e squarcia una pietra per carpirne i segreti.

Io frugo tra l’argilla sperando in qualcosa di nuovo e prodigioso.

Parliamo poco perché non ne abbiamo bisogno e ci perdiamo ognuna nel suo mondo, felici, l’una a due passi dall’altra, insieme nel silenzio.

 

 

SINOSSI

Nel 1811 a Lyme, piccolo villaggio sulla costa meridionale inglese, arrivano le tre sorelle Philpot e la quiete che regnava diventa un lontano ricordo.

Vengono da Londra, sono bizzarre creature, eleganti e vestite alla mda.

Margareth sorprende tutti con i suoi turbanti verdolini, Louise con la sua passione per la botanica ed Elizabeth che se ne va in giro libera ed istruita noncurante degli uomini e delle chiacchiere.

Quest’ultima stringe presto amicizia con Mary Anning, la figlia dell’ebanista, una ragazzina vivace che passa il suo tempo sulla spiaggia dove dice di aver scoperto strane creature dalle ossa gigantesche.




LORO di Roberto Cotroneo

LORO

di Roberto Cotroneo

Ed. Neri Pozza

 

 

I fantasmi non sono soltanto esseri che hanno vissuto nel passato,

possono anche aver vissuto nella nostra fantasia, o nella fantasia di qualcuno.

E sono quelli più pericolosi, perché sono i fantasmi della mente.

 

Sono fermamente convinta che ognuno di noi, popolo di appassionati lettori, ogni tanto debba leggere un libro che parli di…fantasmi!

LORO è una di quelle storie che fanno stare con il fiato sospeso, dal ritmo che sale, ha un momento quasi di stallo, e poi continua a salire fino all’esplosione finale.

Non è una lettura impegnativa, ma la storia è originale e le due piccole protagoniste, due gemelle, risultano subito dei personaggi molto intriganti.

Leggendo questo scorrevole romanzo, non così facile e per niente scontato, ho nutrito dei dubbi su chi fosse effettivamente la voce narrante.

Inizia come una storia tratta da un diario, ma la narrazione in prima persona non ci chiarisce del tutto le idee e sul finale ancora un cambio, si passa alla terza fino all’ultima frase. L’elemento poi che distrae il lettore è la presenza costante delle due bambine, Lucrezia e Lavina, gemelle monozigoti, ovvero identiche.

Ottimi i sopracitati escamotage per impedire che il lettore molli la presa, l’intento dell’autore è infatti proprio quello di causarci pressione: dobbiamo arrivare in fondo, vogliamo capire.

 

E fu lì che ebbi la seconda apparizione, la più lieta.

Fu lì che mi vennero incontro le bambine. […]

Lavinia e Lucrezia erano in tutto e per tutto identiche: vestite uguali, bionde uguali, con la stessa pettinatura, lo stesso braccialetto al polso, gli stessi occhi azzurri presi dal padre.

Vidi il loro sorriso e decisi che quel luogo poteva essere chiamato il luogo del sorriso.

 

Roberto Cotroneo riesce a trasportare il lettore nell’oscurità di quelle che sono le paure di ognuno di noi, lo trascina nel tunnel dove il razionale cede il posto all’irrazionale.

Quasi verso la fine della storia, oltrepassata da un po’ la metà, nel momento in cui il lettore si sente sempre più coinvolto nel susseguirsi incalzante degli avvenimenti, proprio allora, abbiamo un colpo, per me, da maestro: si nominano dei pezzi musicali.

Durante l’esecuzione l’autore scrive che tutti i presenti non possono fare a meno di sobbalzare, incuriosita ho cercato il pezzo su google…non aggiungo altro, perché se leggerete LORO sicuramente troverete e ascolterete quella musica; e non potrete far altro che provare paura.

Concludo queste mie riflessioni con una frase citata nel libro, di Nietzsche:

 

“Quando scruterai in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te”

 

SINOSSI

 

Può il memoriale di una giovane donna sconvolgere a tal punto da turbare persino coloro che abitualmente si avventurano nei recessi più oscuri della mente?

Margherita B. narra dei fatti accaduti nel 2018, quando prende servizio stando alle sue parole, come istitutrice presso una famiglia aristocratica, gli Ordelaffi, in una magnifica villa progettata da un celebre architetto alle porte di Roma: la casa di vetro.

Il compito che le viene affidato è prendersi cura delle gemelline Lucrezia e Lavinia.

Nella casa di vetro, tutto sembra meraviglioso quell’estate.




IL GHETTO INTERIORE di Santiago H. Amigorena

IL GHETTO INTERIORE

di Santiago H. Amigorena

Ed. Neri Pozza

 

 

C’è una cosa che veramente mi piace fare: rovistare e curiosare nelle bancarelle del mercato che vendono libri, usati. Grazie ad una mia carissima amica, ho ripreso da poco tempo questa sana abitudine e, come posso, vado alla ricerca. Di cosa? Vi chiederete. Beh, chi rovista tra i volumi, aspetta il richiamo di quel titolo, o di quella copertina, o di quell’incipit particolare. Appena lo trova, lo agguanta e lo tiene ben stretto, per paura che qualcun altro, appassionato come lui, o lei, glielo sottragga.

Questo mi è recentemente successo con il libro che vi propongo questa settimana, Il ghetto interiore ha catturato la mia attenzione soprattutto per la casa editrice: Neri Pozza è una delle mie preferite. Poi anche per la frase in quarta di copertina:

 

“Una delle cose più terribili

dell’antisemitismo è non permettere

a certi uomini e certe donne

di smettere di pensarsi come ebrei,

è confinarli al di là del loro volere

in quell’identità, è decidere,

definitivamente, chi sono”.

 

In questo romanzo si vive la tragedia dell’ Olocausto da lontano: Vicente emigra in Argentina da ragazzo quando il sentore della tragedia era ancora molto flebile. Si sposa, inizia un’attività commerciale, esce con gli amici, fa la bella vita, è libero. Prova, senza molta convinzione, a farsi raggiungere dai suoi familiari, ma il ricongiungimento non avviene, non avverrà mai.

La corrispondenza con sua madre si affievolisce sempre più, finchè un giorno, all’inizio del 1940, Vicente riceve da lei una lettera drammatica. L’odio razziale in Polonia e nel resto dell’Europa è esploso, gli ebrei iniziano ad essere perseguitati, poi affamati, deportati e uccisi.

Il parallelismo tra il momento in cui il protagonista esce a cena con gli amici e nello stesso tempo i generali delle SS ideano il piano per sbarazzarsi di un milione di ebrei, è sconvolgente.

Le lettere sono sempre più sporadiche e devastanti, Vicente torna ad essere Wincenty; non più il marito, il dandy, il padre, ma solo Wincenty l’ebreo polacco.

Oltreoceano non si voleva vedere, o si faceva finta di non vedere ciò che stava succedendo in Europa, i fuggitivi superstiti portavano notizie talmente terribili alle quali gli americani stentavano a credere.

Ho letto tanti romanzi sulla deportazione e sull’ Olocausto, ma in queste righe c’è un valore aggiunto alla sofferenza: il senso di impotenza di Wincenty che lo condurrà poco a poco al mutismo e all’isolamento dagli altri, sfinito dal non essere in grado di fare qualcosa.

 

“Il ghetto è come un sacco di semi.

I tedeschi, di tanto in tanto, mettono la mano nel sacco e ne traggono un pugno.

I semi che sfuggono tra le dita, hanno un po’ di respiro”.

 

SINOSSI

Vicente Rosenberg arriva in Argentina nel 1928, con pochi soldi e una lettera di raccomandazione di suo zio . Si inserisce benissimo in quella liberà città, fa amicizie, si sposa, diventa padre e inizia a gestire il negozio del suocero. Non sa quello che invece sta succedendo in Polonia e non immagina minimamente ciò che di terribile succederà a sua madre e alla sua gente. Finché un giorno iniziano ad arrivargli delle lettere drammatiche proprio da sua madre, e il suo essere un ebreo polacco riaffiorerà e lo costringerà in un suo ghetto interiore.




TRE PIANI di Eshkol Nevo

TRE PIANI

Di Eshkol Nevo

Ed. Neri Pozza

 

 

Questa settimana vi propongo storie in una palazzina signorile di tre piani, all’esterno della quale non si sentono quasi rumori, solo ordine e silenzio, ogni tanto un po’ di musica. Ma dietro quest’apparente serenità, si celano vite mal vissute e segreti inconfessabili.

Eshkol Nevo, scrittore israeliano vissuto tra Israele e gli Stati Uniti, dopo una carriera da pubblicitario, oggi insegna scrittura creativa e ha vinto numerosi premi con i suoi libri.

In questo ultimo e coinvolgente romanzo, ci trasporta in una terra lontana, con famiglie medio borghesi, dalle abitudini e dai costumi tanto diversi dai nostri.

Con uno stile leggero ma non superficiale, affronta temi esistenziali propri a molti di noi, utilizzando l’escamotage dei tre piani dell’anima di Freud, ci fa addentrare nella parte più intima dei protagonisti.

 

Dopo mi sono ritrovata davanti al nostro palazzo, […] e d’un tratto mi è apparso, come dire, misero.

Non misero, oltraggioso.

Il parcheggio ordinatissimo. Numerato. Il logo del posto di lavoro appiccicato sul paraurti di tutte le auto. Le piante perfettamente potate all’ingresso. Il citofono appena rinnovato. Le caselle della posta, nemmeno una rotta. Nessuna con più di due cognomi. Le biciclette sorprendentemente ordinate. Sorprendentemente legate. Il silenzio che tanto ci piaceva. Non c’era musica ad alto volume. Da nessun appartamento arrivavano le voci di un litigio.

Insopportabile.

 

Tre piani, tre storie drammatiche di famiglie, apparentemente felici, serene.

Al primo piano l’Es di Freud, la personificazione di tutte le nostre pulsioni e istinti, il cui attore parla ad un caro amico, cui ha chiesto aiuto.

Al secondo abbiamo l’Io: la nostra protagonista scrive una lettera alla sua amica di sempre descrivendole fatti  e sogni della sua vita, spesso mischiati e confusi tra loro.

E all’ultimo piano, il terzo, si trova il Super-Io: sua altezza lo nomina il personaggio parlando con la segreteria telefonica.  Il Super-Io con severità ci obbliga a tener conto di quanto il nostro agire abbia influenza su ciò che ci circonda, sulla società.

Quando giriamo l’ultima pagina e ne troviamo una bianca, ci rendiamo conto improvvisamente che il libro è finito, che Eshkol Nevo ci ha donato un romanzo intenso i cui personaggi sono persone capaci di rialzarsi dopo i colpi che la vita sferra loro.

Chiudiamo con la conferma che se parliamo con qualcuno, non saremmo mai soli.

A meno di 100 pagine dalla fine, uno degli incipit più famosi di tutta la letteratura, a voi la capacità di trovarlo!

 

I tre piani dell’anima non esistono dentro di noi.

Niente affatto! 

Esistono nello spazio tra noi e l’altro, nella distanza tra la nostra bocca e l’orecchio di chi ascolta la nostra storia.

E se non c’è nessuno ad ascoltare, allora non c’è nemmeno la storia.

 

SINOSSI

In Israele, non lontano da Tel aviv, in una non ben definita località, sorge una palazzina di tre piani abitata da famiglie medio borghesi.

Al primo piano ci sono Arnon ed Ayelet con le loro due figlie, e i loro anziani dirimpettai: Ruth ed Hermann, ai quali i primi affidano spesso la loro primogenita Ofri.

Al secondo piano vive Hani, anch’essa madre di due bambini,  si sente molto sola, suo marito è spesso assente per motivi di lavoro.

Al terzo abbiamo Dovra, giudice in pensione rimasta vedova da un anno e il cui figlio si è escluso dalla sua vita da tanto tempo.

 




CUCCETTE PER SIGNORA

CUCCETTE PER SIGNORA

Di Anita Nair

Ed. Neri pozza

 

 

In Cuccette per signora abbiamo un treno e sei donne che viaggiano nello scompartimento a loro riservato, perché fino al 1998 in India le donne potevano viaggiare in treno solo così.

Tutto il romanzo si snoda attorno ad Akhila che, all’età di 45 anni, finalmente trova il coraggio di iniziare la sua vita. Salendo sul treno, la protagonista si ritroverà in compagnia di 5 donne, e tutte insieme cercheranno di dare risposta al dubbio che le assilla:

 

 

“Può una donna restare single e felice,

o ha bisogno di un uomo per essere completa?”

 

 

Una scrittura delicata che ci trasporta in un mondo e in una società sconosciuta e lontana; attraverso la lettura si scopre una realtà contemporanea, spesso incomprensibile ai nostri cuori occidentali, e si apprezza la forza d’animo dell’autrice, che irrompe pagina dopo pagina.

Anita Nair scava nella psicologia di cinque donne molto diverse tra loro, senza mai cadere nel banale da stereotipo. Trasmette poi senza fronzoli la profondità della cultura indiana dai più piccoli particolari.

Scopriamo così ricette, antichi rituali, leggende di un popolo a noi molto lontano; nonostante le numerose differenze con la nostra cultura, leggendo, troviamo un pezzetto di noi in ognuna nelle storie di queste sei donne.

Desideri soffocati, umiliazioni subite per l’indifferenza dell’uomo, solitudini e sogni lasciati maturare nel corso di anni e anni di silenzi.

Sembra un romanzo destinato ad un pubblico prevalentemente femminile, e il genere maschile non ne esce molto bene, ma è invece un libro bellissimo, che ci fa venir voglia di viaggiare con la protagonista e raccontarsi, per sentirsi non più sole.

 

“È stato così da sempre;

l’odore di un binario di notte

invade Akhila con un senso di fuga”.

 

 

SINOSSI

Akhila non ha un marito, né figli, né una casa e una famiglia. Ha preso una sari rossa e nera dai colori molto intensi e l’orlo d’oro, ha comprato un biglietto di sola andata per un paese in riva al mare. Alle otto e mezzo di serra è arrivata alla stazione di Bangalore, con il cuore in tumulto è entrata nello scompartimento per signora, ha occupato il posto a lei riservato e, una dopo l’altra, conoscerà le sue compagne di viaggio.

Cuccette per signora è un romanzo intenso che con ironia e tenerezza narra della ricerca femminile della felicità.

Alla fine del libro, una raccolta di ricette di piatti indiani è la degna conclusione di una storia di sentimenti, profumi e colori dell’India.