Sebastião Salgado. Amazônia (al MAXXI, Roma fino al 25 aprile)

Sebastião Salgado. Amazônia

 

Un pellegrinaggio immersivo

tra le braccia della grande Madre

 

MAXXI_Salgado: Rio Jutaí. Stato of Amazonas, Brasile, 2017.

 

 

 

La mostra fotografica “Amazônia” è ospitata presso il MAXXI, in via Guido Reni a Roma.

Vi sono esposti, con un effetto di grande suggestione, gli scatti potenti di Sebastião Salgado, grandissimo fotografo e ricercatore che per più di 6 anni ha viaggiato nell’Amazzonia brasiliana, per documentare un mondo vivo e palpitante, primordiale e fragile.

 

La mostra è stata prorogata fino al 25 aprile 2022.

Una buona ragione per non perdervela, se non ci siete già stati.

 

Piomberete in un’atmosfera straniante, ancestrale e avvolgente, lasciando per strada la luce romana ed entrando tra le curve pareti del MAXXI per raggiungere la Galleria 4.

Nella penombra, grandi foto in bianco e nero pendono dal soffitto e sembrano segnalare un percorso al visitatore. Oppure no…

Sceglierete di non seguire alcun percorso e vi lascerete condurre in modo destrutturato all’interno di un mondo estatico.

 

MAXXI_Salgado: Rio Negro. Stato di Amazonas, Brasile, 2019

 

 

Sogno di un paradiso non ancora perduto, il percorso si fa anche sonoro, con un sommesso e pervasivo concerto di suoni reali, raccolti nella foresta stessa da Jean-Michel Jarre.

Frusciano alberi, cantano uccelli e verseggiano moltitudini di animali, accompagnati dal fragore delle acque che scendono dalla cima delle montagne.

È maestoso e fragilissimo, questo immenso ambiente naturale, un ecosistema al quale siamo legati come da un cordone ombelicale.

Per poter cogliere le reali dimensioni della foresta, che occupa un terzo del continente sudamericano, ci soccorre l’osservazione dallo spazio.

E siamo al cospetto di un vasto manto verde, sottilmente ricamato dal corso di lenti fiumi dalle linee curve e sinuose.

Il Rio delle Amazzoni attraversa la foresta e costituisce il 20% dell’acqua dolce di tutta la Terra con i suoi circa 1.100 affluenti, riversandosi infine nell’Oceano Atlantico.

Per milioni di anni, qui, un potente ciclo naturale ha perpetuato se stesso e la vita sul pianeta.

E, come silenziosi custodi, gli indigeni popolano l’ambiente e respirano con noi in questa mostra, presenti in fotografie davvero iconiche.

 

MAXXI_Salgado_Amazonia

 

Straordinaria, tra le mille suggestioni offerte dalle didascalie,  è l’immagine dei cosiddetti “fiumi volanti” o “fiumi atmosferici”.

Sono veri e propri fiumi, ma volano. Sono “fiumi aerei” carichi di umidità, che si estendono su gran parte del continente sudamericano, garantendo un magico equilibrio biologico .

La Foresta appare come un “Oceano verde” e l’infinità dei fenomeni che la abitano è in grado di influenzare i modelli climatici dell’intero pianeta.

 

MAXXI_Salgado: Anavilhanas, isole boscose del Río Negro. Stato di Amazonas, Brasile, 2009

 

Purtroppo, il fenomeno tutto umano della deforestazione sta minando l’immensa foresta pluviale, soprattutto ai suoi margini.

All’interno, le terre indigene e i parchi nazionali restano per ora più protetti.

Come in un pellegrinaggio immersivo quanto artificiale, proviamo a immaginarci nell’abbraccio di questa grande Madre, amorevole e selvaggia.

È il momento del rispetto, del silenzio, del risveglio, una volta per tutte.




“Klimt. La Secessione e l’Italia”, in corso a Roma fino a fine marzo 2022

Alla scoperta del grande artista austriaco uno dei più significativi artisti della secessione viennese.

 

Gustav Klimt abita il nostro immaginario. Anche chi non è particolarmente esperto d’arte, al solo nome dell’artista sa evocare in sé immediatamente l’oro, la bidimensionalità, la passione, il talento, tutti elementi che lo contraddistinguono fortemente.

 

Gustav Klimt, Giuditta I
Foto da notiziarte.com

 

Precisiamo subito che la grandezza di Klimt trascende le immagini dorate che ne hanno decretato l’immensa fama e risiede soprattutto nel suo eclettico talento e nella sua instancabile ricerca del nuovo, che si esprimono in tutta la sua produzione, dai ritratti, alle allegorie, ai paesaggi, ai manifesti.

Certo, essere annoverati tra gli artisti più noti e “familiari” al grande pubblico non è poco, in quest’epoca di ricordi sommari e di memorie facilmente dilavabili in una sovrapposizione di immagini davvero velocissima.

Giova quindi fare quattro passi nel mondo di Klimt, la cui vicenda è incorniciata da Vienna, a cavallo tra fine ‘800 e inizi ‘900.

La città cambia volto proprio in quegli anni a opera dell’imperatore Francesco Giuseppe: fin dal 1857 egli avvia il progetto dell’abbattimento delle antiche mura – possente difesa contro i Turchi nel 1529 e nel 1683 – per costruire la grande strada alberata chiamata Ringstrasse, coronata dai più importanti edifici pubblici dell’intera Austria.
Il fermento è enorme e il centro storico è assai invitante per artisti attratti dai mille concorsi banditi per decorare le nuove architetture, con l’esplicito appoggio delle autorità. Vienna raggiunge in questi anni i due milioni di abitanti, è vivace e mondana, vive soprattutto una straordinaria fioritura culturale.

Tra caffè, circoli, sale da concerto, teatri, scuole e associazioni d’arte, circolano le idee più innovative e si celebra, non senza traumi, il tramonto di un’epoca e la nascita di un mondo nuovo.

Convivono e proliferano, in questo clima, personaggi come Freud, Wittgenstain, Mahler, Musil e moltissimi altri, che con le loro idee nutrono e stimolano la creatività degli artisti, e contribuiscono al montare della mareggiata che si abbatterà sulla sonnacchiosa “Austria felix” per dare voce a nuove, profonde, inconfessabili pulsioni.

L’Austria è in effetti come un giardino sopra un vulcano, metafora di grande successo per descrivere la situazione: covano fermenti sociali fatti di insoddisfazione, desiderio di rivalsa del mondo proletario, istanze politiche antiimperiali.

Tutto sta per sfaldarsi, ma si mantiene un clima sonnolento, ignaro di tutto quanto sta per accadere in un prossimo futuro che si rivelerà drammaticamente bellico e rivoluzionario.

Questo è l’ambiente in cui cresce Klimt, dotato di uno spiccato talento naturale, anche grazie al clima familiare determinato da un padre orafo e da due fratelli con i quali Gustav frequenta la Scuola di Arti e Mestieri, entrando in forte sodalizio con tanti artisti.

Sono giovani artisti tutti diversi, ma tutti accomunati da una prepotente voglia di infrangere le barriere del già noto, della tradizione, dell’ufficialità. Un’ufficialità che vuole fare dell’arte una sorta di porto sicuro, confortante, rassicurante.

Klimt intanto eccelle nella ritrattistica, con una cura del dettaglio quasi fotografica e la capacità di rinnovarsi continuamente e diventa ben presto celebre e molto richiesto.

Gustav Klimt, Ritratto di signora
foto da katarte.it

Accoglie completamente l’idea della Gesamtkunstwerk, l’opera d’arte totale, concetto wagneriano che vede l’arte esprimersi in ogni forma, senza disdegnare nulla, dalle architetture alle scenografie, dagli oggetti ai mobili, dal vasellame ai gioielli.

L’arte sposa così anche il design, la grafica, la scenografia: non è più privilegio delle classi più elevate, ma si rivolge a ogni livello della società.

In verità, il mondo politico e l’ufficialità contemporanea sembrano riservare attenzione e dar voce alle nuove espressioni artistiche.

Il motto è “a ogni tempo la sua arte” e Klimt e compagni vengono inizialmente molto coinvolti in creazioni artistiche influenzate dai forti venti incrociati dell’Art Nouveau e del Simbolismo, che circolano in Europa.

Si fa spazio l’istanza erotica, diventata, con Freud, chiave di lettura quasi universale per ogni vicenda. È un’istanza che emerge nell’arte come motivo espressivo sempre più esplicito. Certo, le autorità non possono che approvare che trapelino le novità espressive, condite con un che di erotismo. Il problema è che l’arte deve per loro restare pur sempre fondata sulle solide basi tradizionali, in particolare attraverso il rassicurante uso dell’allegoria classica e storica. Dunque, esprimersi, sì… ma mai in modo esplicito!

Ben presto matura una prepotente ribellione a tale atteggiamento ufficiale e nasce giocoforza la Secessione viennese, sorella di altri movimenti europei di ribellione artistica alle forme e agli stili classici, come la Secessione di Monaco e quella di Berlino.

La fondazione della Secessione viennese avviene il 3 aprile del 1897 per opera di un gruppo di artisti che nominano ben presto Klimt come presidente. Il manifesto da lui disegnato resta ancora oggi tra le immagini più eloquenti del movimento: Teseo combatte contro il Minotauro; il nuovo abbatte il vecchio.

Ma su questo manifesto cala una vera e propria censura che costringe Klimt a nascondere la zona genitale di Teseo dietro tronchi e cespugli.

Ecco di seguito i due manifesti, prima e dopo la censura.

 

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Nel frattempo Klimt viaggia, incontra l’Italia, il Lago di Garda, Trieste, Venezia, Firenze, Pisa, Roma, ma soprattutto Ravenna e i suoi mosaici. Ammira la maestosa eternità delle figure a due dimensioni e gli sfondi dorati. Ecco: uscire dalla tridimensionalità è la chiave per ribellarsi all’imperante naturalismo dell’arte tradizionale e per cercare nuove strade espressive che diano vita a immagini iconiche.

Le figure di Klimt “alloggiano” e si affacciano da sfondi preziosi e dorati, rese immortali dalla loro estraneità rispetto al mondo reale, dalla loro iconicità.

 

Gustav Klimt, Il fregio di Beethoven (particolare)
foto da skandorinasdiary.com

 

Grazie alla Mostra “Klimt. La Secessione e l’Italia”, in corso a Roma fino a fine marzo 2022, possiamo sperimentare di persona la complessità e la ricchezza di questa fase artistica viennese, che ebbe forti influenze anche nel mondo artistico italiano.

 

Possiamo così approfondire la conoscenza di Klimt, uno spirito sempre in ricerca, capace di ribellarsi in ogni circostanza della sua vita d’artista, rischiando in prima persona e contribuendo a operare quel passaggio rivoluzionario che ha traghettato l’Europa fin dentro un secolo tormentato, il Novecento, i cui echi risuonano ancora fortemente, come a voler risvegliare questo nostro assopito presente.

 

di Maria Cristina Zitelli

 




In mostra a Roma l’arte e la scienza

Fino al 27 febbraio 2022 il Palazzo delle Esposizioni di Roma ospita il progetto “Tre stazioni per Arte-Scienza”, articolato in tre diverse dimensioni: quello storico “La scienza di Roma. Passato, presente e futuro di una città”, quello artistico “Ti con zero” e quello della ricerca scientifica contemporanea con “Incertezza. Interpretare il presente, prevedere il futuro”, promosso da ROMA Culture e organizzato dall’Azienda Speciale Palaexpo con la collaborazione tra gli altri dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Accademia Nazionale dei Lincei e dalla Sapienza Università di Roma. L’iniziativa pone l’accento sul dibattito contemporaneo sul rapporto tra scienza e società, a partire dai cambiamenti climatici, la pandemia e il ruolo della possibilità che metodi e nuove istanze hanno determinato nella formazione e nelle nuove riflessioni scientifiche.Previste conferenze, lezioni e performance per stabilire un collegamento tra i vari saperi di scienza e arte, a favore della  partecipazione di diversi pubblici, a dimostrazione che la conoscenza non può fondarsi su certezze e separazioni disciplinari, ma deve praticare la dimensione della ricerca, luogo mobile, libero e incerto dove si incontrano scienza e arte.

Il titolo della mostra “Ti con zero”, tratto da un racconto di Italo Calvino, è una notazione matematica con cui si indica il momento iniziale di osservazione di un fenomeno ed è un punto di vista in cui possono incontrarsi conoscenza e immaginazione. I temi e i paradigmi dell’esposizione sono quelli della nostra contemporaneità: automatizzazione, riscaldamento globale, riconversione ecologica, modelli previsionali proposti da scienziati e istituti di ricerca che sfruttano le possibilità offerte dalla tecnologia, superando la contingenza della ricerca applicata con la forza immaginativa delle opere d’arte, per interpretare il futuro. Ed è proprio su scambio, dialogo e interazione tra questi due ambiti che gli artisti coinvolti nella mostra hanno fondato il loro percorso di ricerca: tra questi Tacita Dean, Agnes Denes, Giuseppe Penone, Adelita Husni-Bey, Albrecht Dürer, Nancy Holt.

Il percorso espositivo “La scienza di Roma Passato, presente e futuro di una città” evidenzia come la Capitale abbia dato spazio nel corso dei tempi a molteplici discipline attraverso scienziati del calibro di Galileo Galilei, Niccolò Copernico, Enrico Fermi, Guglielmo Marconi, Vito Volterra, per citarne solo alcuni; tra le discipline, aerospazio, agronomia, antropologia, astronomia, biologia, chimica, fisica, matematica, medicina. Obiettivo dell’esposizione è quello di raccontare la storia delle idee scientifiche e il loro impatto nella società attraverso i grandi scienziati che a Roma hanno lavorato e le grandi scoperte che qui sono state fatte.

Al centro della mostra “Incertezza. Interpretare il presente, prevedere il futuro” c’è il dubbio presentato al pubblico attraverso alcuni strumenti statistici e probabilistici che la scienza applica in vari ambiti: fisica, medicina, previsioni climatiche, ed anche sull’insicurezza sulla nostra vita, soprattutto in questa attualità pandemica. La mostra è suddivisa in sezioni tematiche che, attraverso dispositivi e installazioni multimediali, raccontano come la scienza intende comprendere la realtà e fare previsioni sui fenomeni naturali e sociali. In esposizione anche gli scritti di Galileo sul gioco dei dadi e una installazione immersiva attraverso cui il visitatore può conoscere da vicino il mondo delle particelle, uno dei concetti base della meccanica quantistica.

Per informazioni:https://www.palazzoesposizioni.it/




Al Guido Reni District di Roma, mostre per sperimentare

Cinque mostre, tutte visitabili fino al 31 gennaio 2018 allestite a Roma,  in cui i visitatori, adulti e bambini, possono  interagire nei diversi percorsi allestiti

 

‘Scientopolis’ è una mostra interattiva che propone dispositivi e strumenti scientifici realizzati da una équipe di oltre 20 scienziati e presentati in 50 stazioni interattive; attraverso esperimenti di fisica, biologia,  anatomia ed energia solare è possibile capire il metodo scientifico. Il pubblico puà mettersi in gioco attraverso esperienze dal vivo di fenomeni naturali, come per esempio scoprire come si scatena un terremoto o come lavora il nostro scheletro mentre facciamo attività fisica.

Nell’esposizione ‘Cosmo Discovery’ si può esplorare il mondo spaziale ammirando circa 250 reperti di missioni della National Aeronautics and Space Administration (Nasa) e le più famose spedizioni spaziali: da quelle dell’Apollo alle missioni sovietiche, dai successi italiani ai progetti riguardanti lo sbarco su Marte. Nello spazio dedicato ai bambini si possono vivere le sensazioni che provano veramente gli astronauti, utilizzando il giroscopio umano.

Un’altra esposizione, ‘Real Bodies, scopri il corpo umano’, è dedicata all’anatomia umana; viene spiegato il nostro corpo dall’interno, attraverso un’esplorazione dal vivo, per invitare il pubblico ad uno stile di vita sano.

Esposti più di 40 corpi interi, cristallizzati nelle varie attività umane, e 300 organi trattati con la tecnica della plastinazione, dove i fluidi corporei sono sostituiti con polimeri, che bloccano per sempre la decomposizione. I padiglioni a forte impatto visivo sono segnalati al pubblico.

L’esposizione ‘Dinosaur Invasion’ è dedicata ai dinosauri; un viaggio indietro di 250 milioni di anni fa nell’Era Mesozoica, passando per il periodo Triassico, Giurassico e Cretaceo in cui la Terra era dominata dai dinosauri (dal greco deinòs ‘terribile’ e sàuros ‘lucertola’). Gli esemplaria sono a dimensione naturale.

Il quinto evento è ‘Brikmania’, la mostra interamente realizzata con oltre 3 milioni di mattoncini Lego, interattiva e creativa, creata da 20 artisti internazionali, con oltre 60 scene, tra cui un modello grande Titanic di 7 metri, Razzo di 5 metri e molte navi, treni, aerei, volo spaziale e tanti veicoli.

Per informazioni www.guidorenidistrict.it

 




Senzatomica arriva a Pomezia

Questa mattina il Consiglio Comunale di Pomezia ha approvato una mozione, con la quale il Comune aderisce alla campagna “Senzatomica. Trasformare lo spirito umano per un mondo libero dalle armi nucleari”, che ha lo scopo di informare, sensibilizzare e dar voce a ciascun individuo rispetto all’urgenza di un mondo libero da armi nucleari.

La città di Pomezia si posiziona dunque in prima linea insieme a Roma e ad altre centinaia di Comuni italiani, nella lotta al disarmo nucleare, che viene sostenuta in tutto il mondo da 103 Paesi. Il sindaco Fabio Fucci, in rappresentanza della città, si adopererà presso il Presidente della Repubblica e gli Organi del Governo nazionale, affinché questi traducano in autorevoli azioni ufficiali, a livello nazionale ed internazionale, il diritto ad un mondo libero dalle armi nucleari.

La città di Pomezia organizzerà una kermesse di mostre e di concerti, che vedranno protagonisti anche i giovani, sui temi del disarmo nucleare di “Senzatomica“. Nel frattempo si sta già portando questo tema delicato all’attenzione delle scuole, delle associazioni del territorio e di tutti coloro che vorranno partecipare a disinnescare il pericolo nucleare nel mondo.

Il tema del disarmo si declina in molteplici aspetti. Tra tutti, vorrei sottolineare quanto nella vita quotidiana ciascuno di noi si ritrovi ad “armarsi” e a “combattere” la propria battaglia, ogni giorno, in ogni ambito dell’esistenza. Io credo che sia proprio da qui che dovremmo cominciare a ricostruire una nuova grammatica della vita: svegliarci ogni mattina e scegliere di non armarci più… Disarmati. 

“Poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che devono essere costruite le difese della pace”.

 
(Tratto da preambolo dell’Atto Costitutivo dell’UNESCO)