Nessuno si salva da solo. Il ritorno della coppia Castellitto-Mazzantini

Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca

Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca

una scena del film

una scena del film

«…e in mezzo a questo mare cercherò di scoprire quale stella sei perché mi perderei se dovessi capire che stanotte non ci sei…»

Ci vorrebbe giusto una sera dei miracoli per Gaetano e Delia, in questa loro prima cena da ex marito e moglie. C’è da pianificare le vacanze dei loro bambini, ma dall’esplosione immediata di parole sguardi e rancori si capisce subito che in gioco c’è molto, molto di più.

Lo sfondo di un locale alla moda quasi si scolora difronte alla bellezza dei due, uno di fronte all’altro, pieni di armi e di munizioni, di livore e di rimpianto. «I signori hanno scelto?» chiede la cameriera…

Inizia così la quinta opera da regista di Sergio Castellitto, terza tratta da un libro di sua moglie Margaret Mazzantini, primo film senza la sua presenza in scena. Inizia così, con questa cena lunga una vita intera il film più bello del regista romano, il più introspettivo, maturo ed equilibrato.

Una storia drammatica che non cade mai nel melò, divertente e tragica come può esser la vita di tutti i giorni, due ragazzi che diventano genitori, la difficoltà di restare uniti, le debolezze e le cadute di stile e la fine di un amore.

Il tutto scandito da flashback, chiusi dentro un ristorante Gaetano e Delia percorreranno rinfacciandosi e raccontandosi i loro migliori anni, per scoprire che forse proprio parlarsi, mettersi a nudo è l’unica via per salvarsi.

Una fotografia perfetta, regolare come le geometrie del villaggio Olimpico e del ristorante dove tutto si srotola, quasi un confronto stonato con la irregolarità delle forme e delle menti dei due protagonisti che, con la loro straordinaria voglia di vivere conquisteranno ed emozìoneranno chi si riconoscerà in questa storia, siano essi padri, madri ex mariti ed ex mogli, figli nonni e amanti.

 

Due attori meravigliosi, il meglio del nostro cinema in questo momento, Jasmine Trinca a cui forse manca quel pizzico di ironia sul suo sguardo doloroso ma straordinariamente efficace, la sua miglior performance seconda soltanto al capolavoro di Giorgio DirittiUn giorno devi andare” di due anni fa, mentre Riccardo Scamarcio è davvero a suo agio in un ruolo profondo ma leggero, una prova d’attore completa, pronto prontissimo per il suo primo David di Donatello.

 

A Castellitto poi occorre riconoscere una qualità rara nel cinema italiano, l’abilità nello scegliere i personaggi di contorno. Anna Galiena, Massimo Bonetti e (udite udite) Roberto Vecchioni sono bravissimi, essenziali in una trama avvincente dal primo all’ultimo secondo.

 

«Nessuno si salva da solo» quasi li implorerà l’anziano Vito, che ha ascoltato e osservato per tutta la cena Gaetano e Delia dal tavolo vicino, quasi uno spettatore dentro al film anch’egli e che ad un certo punto entrerà in scena a restituire, come un angelo caduto dal cielo, quell’umanità e quella speranza che i due ex coniugi avevano creduto perduta.

 

Il miracolo del confronto e dell’ascolto dunque, un messaggio chiaro e pieno di speranza, un grande film, con una struttura perfetta, quasi come la canzone di Lucio Dalla che fa da sottofondo ad un finale di questa bellissima storia, un finale aperto e ricco di sorprese: « È la notte dei miracoli fai attenzione, qualcuno nei vicoli di Roma ha scritto una canzone.
Lontano una luce diventa sempre più grande nella notte che sta per finire è la nave che fa ritorno,
per portarci a dormire.»

Mauro Valentini




Oscar 2015 – La corsa alla statuetta tra guerra, sogni e arte

Come al solito contenti e scontenti, la lista dei candidate agli Oscar suscita sempre discussioni, anche perché fregiarsi o meno di una nomination vale quasi un 20% in più al botteghino.

Birdman di Alejandro Gonzalez Inarritu e The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson sono i film che ottengono il maggior numero di candidature. Entrambi totalizzano nove nomination, inclusa quella al miglior film.

The Imitation Game, splendido racconto del mistero del Codice Enigma nazista ne ottiene otto, mentre American Sniper di Clint Eastwood e Boyhood sei. A cinque si fermano La teoria del tutto, Foxcatcher, Whiplash e Interstellar.

Grande sconfitto Gone Girl di David Fincher: candidatura di Rosemund Pike a parte, manca le nomination principali, film e regia. Aldilà del tema di assoluta attualità si è colto forse tra i giurati qualcosa di già visto che non ha fatto bene al film, giustamente escluso l’insicuro Ben Affleck tra i candidati come miglior attore.

Tra i titoli che si contendono l’Oscar ci sono American Sniper, Birdman, Boyhood, The Grand Budapest Hotel, The Imitation Game, Selma, The Theory of Everything e Whiplash.

Eastwood (American Sniper) e Ava DuVernay (Selma), tuttavia, vengono esclusi dalla corsa alla miglior regia, scelta che lascia un po’ perplessi, per cui si sfideranno Iñárritu (Birdman), Linklater (Boyhood), Wes Anderson (The Grand Budapest Hotel), Morten Tyldum (The Imitation Game) e Bennet Miller, regista di Foxcatcher.

Tra le candidate alla statuetta di miglior attrice, Julianne Moore crediamo non possa evitare di vincerla, insidiata questo si solo dall’outsider (si fa per dire) Marion Cotillard che tanto ha commosso per la sua interpretazione di Due giorni e una notte.

Cerimonia di premiazione il prossimo 22 febbraio. Ecco tutti i candidati:

Miglior film
American Sniper
Birdman
Boyhood
Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Selma
La teoria del tutto
Whiplash

Miglior regia
Alejandro G. Inarritu per Birdman
Richard Linklater per Boyhood
Bennett Miller per Foxcatcher
Wes Anderson per Grand Budapest Hotel
Morten Tydlum per The Imitation Game

Miglior attore protagonista
Steve Carell per Foxcatcher
Bradley Cooper per American Sniper
Benedict Cumberbatch per The Imitation Game
Michael Keaton per Birdman
Eddie Redmayne per La teoria del tutto

Migliori attrice protagonista
Marion Cotillard per Due giorni, una notte
Felicity Jones per La teoria del tutto
Julianne Moore per Still Alice
Rosamund Pike per L’amore bugiardo
Reese Witherspoon per Wild

Miglior attore non protagonista
Robert Duvall per The Judge
Ethan Hawke per Boyhood
Edward Norton per Birdman
Mark Ruffalo per Foxcatcher
J.K Simmons per Whiplash

Miglior attrice non protagonista
Patricia Arquette per Boyhood
Laura Dern per Wild
Keira Knightler per The Imitation Game
Emma Stone per Birdman
Meryl Streep per Into the Woods

Miglior sceneggiatura originale
Birdman
Boyhood
Foxcatcher
Grand Budapest Hotel
Lo sciacallo

Miglior sceneggiatura non originale
American Sniper
The Imitation Game
Vizio di forma
La teoria del tutto
Whiplash

Miglior film straniero
Ida (Polonia)
Leviathan (Russia)
Tangerines (Estonia)
Timbuktu (Mauritania)
Storie Pazzesche (Argentina)

Miglior film d’animazione
Big Hero 6
The Boxtrolls
Dragontrainer 2
Song of the Sea
The Tale of the Princess Kaguya

Miglior fotografia
Birdman
Grand Budapest Hotel
Ida
Mr. Turner
Unbroken

Miglior montaggio
American Sniper
Boyhood
Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Whiplash

Miglior scenografia
Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Into the Woods
Mr. Turner

Migliori costumi
Grand Budapest Hotel
Vizio di forma
Into the Woods
Maleficent
Mr. Turner

Miglior trucco e acconciature
Foxcatcher
Grand Budapest Hotel
Guardiani della Galassia

Migliori effetti speciali
Captain America: The Winter Soldier
Apes Revolution
Guardians of the Galaxy
Interstellar
X-Men: Days of Future Past

Miglior sonoro
American Sniper
Birdman
Interstellar
Unbroken
Whiplash

Miglior montaggio sonoro
American Sniper
Birdman
Lo Hobbit
Interstellar
Unbroken

Miglior colonna sonora originale
Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Interstellar
Mr. Turner
La teoria del tutto

Miglior canzone
The Lego Movie
Selma
Beyond the Lights
Begin Again
Glen Campbell… I’ll be me

Miglior documentario
Citizenfour
Finding Vivian Maier
Last Days in Vietnam
The Salt of the Earth
Virunga

Mauro Valentini

 




Giada, a Pomezia è nata una stella

La riconoscono e la conoscono tutti, cammina per Pomezia circondata dai sorrisi compiaciuti dei suoi concittadini che la considerano ( e la chiamano) la stella della città. Giada Agasucci il canto lo aveva nel sangue, fin da piccola. In un certo senso era una predestinata.

Giadaintervista

Per gentile concessione di GMS

19 anni ma già con un curriculum di esperienze di tutto rispetto. Ha il sorriso sicuro e soddisfatto, mi stringe la mano con una sicurezza che mi sorprende, si sente a suo agio in quel fisico minuto e nella fama che non l’ha assolutamente travolta; la sua città in un certo senso la protegge, le fa sentire il calore ma la rispetta. Vivere ai margini della grande metropoli non l’ha danneggiata anzi… : «Il fatto di esser di Pomezia non mi ha penalizzato molto, certo è più difficile quando si è adolescenti trovare scuole adatte rispetto ad una grande città, hai meno scelta. Ma in fondo siamo così vicini a Roma, di contro l’aspetto positivo è proprio questo affetto che senti tutto attorno, anche se non proprio da tutti».

Credo di capire che qualche coetaneo non ha digerito il suo successo, qualche piccola acredine affiora ma è solo un attimo. Le ritorna subito quel suo sorriso bellissimo.

« Ho iniziato a fare concorsi da piccolissima, a 7 anni ho partecipato al “Free music “ di Pomezia, quello l’ho fatto per diversi anni ogni estate, cantare mi piaceva davvero. A 13 anni ho iniziato la scuola di canto sempre qui a Pomezia, poi ho vinto un concorso per uno stage alla Filarmonica di Ardea, un anno molto importante. Gli ultimi tre anni ho studiato e perfezionato all’Artès, la scuola di Brignano, sempre qui in zona quindi, con un insegnante bravissimo come Delio Caporale».

Una quantità di vittorie e di premi ai concorsi canori in giro per l’Italia; la lista è lunghissima a leggerla nel sito ufficiale, questo fino alle soglie dei 18 anni .

Poi… Amici !

«Ho sempre avuto il desiderio di andare ad Amici, mi ci vedevo proprio su quel palco! Poi quando sei li, ti sembra un sogno. Ci sono arrivata superando tutte le selezioni. La prima fu un caos, tantissimi ragazzi, pochi secondi di canzone e via, nel secondo provino invece ho cantato tre canzoni, in quella sede è tutto più tranquillo, ti fanno delle domande, ti conoscono anche per come sei . Poi superato anche quello, un’altra audizione, ho cantato ancora alcune canzoni, poi uno stage di tre giorni e sono stata scelta».

Un programma che forma giovani talenti sotto tutti i punti di vista, un concentrato di esperienza.

«Esperienza bellissima, dal punto di vista artistico ed umano. Artisticamente ci sono grandi Maestri, un laboratorio dove impari tantissimo. A livello umano ti matura tanto, il rispetto delle regole, lo studio, la professionalità. E poi passando dal programma pomeridiano a quello serale, ero nella squadra di Miguel Bosè. Lui è bravissimo, è un grande! Sotto tutti i punti di vista, artistico perché mi dava consigli, mi ha insegnato tante cose su come stare sul palco, sceglieva i brani adatti a me, un uomo di spettacolo completo. Ma anche una persona dalla grande umanità, pensa dopo la prima puntata ero rimasta l’unico componente femminile della sua squadra, si è istaurato un bel rapporto. Una fortuna poter imparare da un artista come lui».

Tanti duetti durante la gara, prestigiosissimi: «i due più emozionanti per me sono stati quelli con i Modà e con Antonello Venditti. Con i Modà è stato di una intensità musicale notevole, ho suonato con la mia band i Kube e abbiamo fatto un loro pezzo che adoro: La sua bellezza. Con Antonello Venditti ho cantato Amici mai e soprattutto Notte prima degli esami. Bellissimo, pensa, qualche settimana e poi avrei dato gli esami di maturità anche io. Antonello è stato gentilissimo, beh, lui è proprio forte!».

E poi l’eliminazione dalla gara nelle battute finali. Come l’hai presa?

« Non mi sono abbattuta, ero soddisfatta di quello che avevo fatto, sai, lo dico serenamente, pensavo di vincere, lo avrei meritato, ma va bene cosi».

Subito dopo, il 3 giugno esce “Da capo” ,EP d’esordio con la Sony, il singolo (scritto da ha un grande paroliere figlio d’arte come Cheope) è un successo. Parte il tour proprio da Pomezia, la piazza gremita così non si era mai vista, l’entusiasmo di tanta gente che ha fame di cose belle.

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«Pomezia mi ha riempito di affetto, tantissima gente. Ho capito che cantare dal vivo mi da grandissime emozioni, un tour di tante date, esperienza che non vedo l’ora di riproporre».

(Il video del concerto di Giada a Pomezia il 5 luglio 2014)

http://www.dailymotion.com/video/x20y09e_giada-agasucci-concerto-a-pomezia-5-luglio-2014-siamo-amore_music

Giada ha partecipato poche settimane fa alla trasmissione “l’anno che verrà” su Rai Uno, trasmissione cult del 31 dicembre sulla prima rete nazionale. Un turbine di musica e spettacolo visto da 9 milioni di spettatori. «Mi sono trovata benissimo, ho incontrato i ragazzi di Amici e c’erano grandissimi artisti. Flavio Insinna poi con la sua grande umanità ha creato un bel clima, mi sono divertita tanto. Ho avuto anche la possibilità di conoscere Pino Daniele, che colpo aver appreso pochi giorni dopo della triste notizia».

L’abbiamo vista spavalda e sicura in TV, anche in questa ribalta di Capodanno, dopo che i critici di Amici la definirono una della più telegeniche. Giada mi anticipa la domanda, me la legge nello sguardo: «Io sono una cantante, assolutamente. Farei TV solo se ci fosse comunque la possibilità di cantare».

Da poco più di un anno ha un sodalizio affiatato con Marco Canigiula, autore, musicista e produttore che con Francesco Sporta ha scritto il nuovo singolo: “Dove ci siamo persi”. Canigiula crede molto in Giada, la ricopre di attenzioni. Li osservo, Giada, Marco e Francesco, seduti in questo meraviglioso locale che ci fa da ciarliero sottofondo.

Percepisco tra loro una sintonia rara nel mondo artistico e ho la sensazione che Marco abbia l’ambizione giusta e la chiave per aprire le porte del successo della giovane Pometina : «Voglio costruirle musicalmente parlando un vestito perfetto intorno alle sue qualità, ho creduto in lei appena l’ho ascoltata».

(Il video della versione acustica di “ Dove ci siamo persi”)

https://www.youtube.com/watch?x-yt-cl=84359240&x-yt-ts=1421782837&v=wkIn_M-br1I

Con l’etichetta Cantieri Sonori Giada ha appena lanciato il nuovo singolo: “Un uomo migliore” che anticipa l’uscita dell’album previsto per questa primavera. La canzone appare più che mai attuale nel suo messaggio di solidarietà interculturale. Un altro tassello di questo disco tanto atteso.

L’intervista è finita, Giada ha fretta, ha un incontro con il Sindaco Fabio Fucci che l’ha invitata negli uffici comunali di Piazza Indipendenza. «Chissà che cosa mi dirà…», mi guarda per cogliere la mia reazione e sorride in maniera disarmante. Il tempo di salutarci sotto il sole accecante e freddo di gennaio e in controluce piano piano sparisce, andando verso la Piazza e la Torre civica, andando incontro veloce e leggera verso un futuro di successo a cui sembra predestinata.

Mauro Valentini

( info: www.giadaagasucci.com )

(il video del singolo “Un uomo migliore”)

https://www.youtube.com/watch?v=CjyLIAnKR6w&feature=youtu.be




The Imitation Game – Il codice enigma e la Macchina di Turing

«Se stai attraversando l’Inferno, fallo a testa alta» (Winston Churchill).

Gli alleati avevano un segreto.

In quei terribili anni della Seconda Guerra Mondiale i nazisti sconvolgevano il mondo con attacchi sincronizzati via terra e via mare, affondando mercantili e navi strategiche e bombardando le città inglesi.

Comunicavano, gli uomini di Hitler, le loro posizioni e gli ordini da eseguire attraverso un sistema criptato detto “Codice Enigma”, sofisticato per tutti, o meglio… quasi per tutti.

“The Imitation Game” racconta la storia vera di un segreto di stato, la decodifica del codice tedesco da parte di un manipolo di cervellotici cervelloni, con a capo un certo Alan Turing.

Ma non si pensi ad un film di guerra… le milioni di milioni di combinazioni possibili per decrittare quel codice fanno da sfondo quasi ad una bellissima storia umana, vera e sconosciuta ai più, di questo ragazzo saccente e geniale con un cuore solitario e disperato, investito nel compito niente meno che da Churchill in persona.

Il genio della matematica Alan chiede ed ottiene finanziamenti ed anche del tempo, preziosissimo considerando l’urgenza bellica, per elaborare la sua “Macchina di Turing”, antesignana, preistorica ma efficace antenata di quegli aggeggi che tutti ormai chiamiamo Computer.

Quasi un gruppo di Via Panisperna dunque, ragazzi giovani e spensierati che la guerra inchiodò al servizio di Sua Maestà e della libertà cercando di trovare il bandolo della matassa di un codice che stava bruciando il mondo. Una storia commovente ed avvincente che Morten Tyldum, regista norvegese di successo, ha diretto con sapienza in bilico tra thriller e racconto epico senza mai cadere nella retorica.

Una storia che restituisce dignità postuma ad un uomo che rimase segnato da quell’esperienza e dai pochi anni che visse successivamente, un film bellissimo e commovente, interpretato da un gruppo di attori britannici affiatatissimi, tra cui spicca il protagonista, un intenso Benedict Cumberbatch, insieme a Keira Knightley, a suo agio nel ruolo dell’eroina che ormai le si addice e a Mark Strong, forse la rivelazione più grande di questo grande film.

Gli alleati mantennero il segreto; per 50 anni non fecero trapelare il fatto che avessero decifrato il Codice Enigma, costrinsero questo gruppo di ragazzi eroici a non dire niente a nessuno, nessuno avrebbe saputo fino ai giorni nostri che grazie a loro si rese possibile lo sbarco in Normandia, la fine con due anni di anticipo della guerra e che, in base a recenti studi si risparmiarono 14 milioni di vite nel conflitto.

Tutto grazie ad Alan Turing e alla sua infernale macchina benedetta.

Mauro Valentini

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Big Eyes – Tim Burton racconta l’illusione di Keane

Tim Burton torna nel mondo degli umani, anzi, racconta dopo venti anni dal meraviglioso Ed Wood un’altra storia vera eppur incredibile, l’epopea familiare, artistica e legale dei coniugi Keane e dei loro meravigliosi “Big Eyes”.

La pittrice Margaret Ulbrich (raccontata nel film dalla voce narrante dal cronista Dick Nolan) nella puritana California degli anni ’50 fugge dal marito con la figlia piccola, per approdare a San Francisco, città viva e vivace già allora. Margaret si mantiene facendo ritratti per la strada, tutti con una caratteristica: quella di aver occhi enormi, espressivi e spudoratamente invasivi. Ha talento Margaret, se ne accorgono tutti, anche quel filibustiere di nome Walter Keane, di professione agente immobiliare ma che arrotonda cercando qualcuno che si compri le sue vedute di Parigi, che dipinge senza passione e con tecnica scolastica.

Amy Adams

Amy Adams

Walter si innamora di Margaret ( o del suo talento?) e la sposa immediatamente, cercando di aiutarla nel far conoscere i suoi quadri. Sarà poi l’astuzia di Keane ed il caso a far precipitare i loro rapporti mentre i quadri con la firma “Keane” dipinti da Margaret ma venduti come fossero di Walter cominceranno a riempire le riviste e le pareti di mezzo mondo.

Un film si è detto Hollywoodiano, un cocktail di colori, grande musica, scenografia e costumi splendidi, Tim Burton conosce il mezzo, ha l’arte del racconto e nessuno dei 114 minuti del film ha il marchio della banalità.

Locandina del film

Locandina del film

Eppure qualcosa in quest’opera segna il passo; salta all’occhio proprio questa estrema cura che snatura il cinema di Burton, ne frena l’ardore e lo rende omologato lui che è il genio e la sregolatezza in persona.

La delusione più grande però ce la riserva il protagonista Christoph Waltz, finora osannato dalla critica per le sue meravigliose performance Tarantiniane, ma che lontano dallo sguardo folle e geniale di Quentin mostra tutti i suoi limiti, che sono davvero tanti. Waltz restituisce un Keane troppo ammiccante, teatrale e grottesco che alla terza battuta e al secondo sguardo fintamente sorpreso stanca ed indispettisce.

Anche qui come nel sopravvalutato “Carnage” di Roman Polanski, l’attore viennese appare non all’altezza del compito, mentre è bravissima Amy Adams che come in Her e The Master si cala con i suoi occhioni (tanto per rimanere in tema con il film) nel poliedrico personaggio di Margaret con picchi di intensità emotiva che lasciano il segno.

Nota finale per la musica fluida e placida di Danny Elfman, che accompagna da sempre il genio di Burton mentre incanta l’elettro-pop di Lana Del Rey, che con la canzone tema del film si avvia a vincere il Golden Globe e forse l’Oscar.

Keane

Keane




Berlino e la sua magia in mostra a Pomezia

«Qui sono straniera e tuttavia è tutto così familiare. In ogni caso non ci si può perdere, s’arriva sempre al muro» ( Il cielo sopra Berlino – Wim Wenders 1987 )

C’è una sorta di magia visiva in chi visita Berlino, non solo in chi vi arriva per la prima volta. La capitale della Germania unita sorprende sempre. E per sempre.

Non è tanto la luce, quanto le forme architettoniche che attraggono we rubano l’occhio.

un particolare della mostra allestita nella libreria Odradek

un particolare della mostra allestita nella libreria Odradek

Sandro Moscogiuri, giovane artista e fotografo (diplomatosi a Pomezia nel 2001 all’Istituto d’Arte di via Cavour) è andato proprio a cercare, scovare diremo meglio questo aspetto intimo di una città che è unica al mondo.

La sua ricerca, i suoi lavori sono esposti nella libreria Odradek, in via Roma, fino al 3 gennaio 2015, in una mostra allestita in modo originale (e per alcuni aspetti interattiva, con una sorpresa “creativa” per i visitatori da non perdere) dal titolo “Mittleresgrau – Grigio medio”.

Il grigio medio in fotografia è quel tono sul quale si tarano le macchine in modo che i colori vengano più naturali possibili, senza alterazioni cromatiche” e Moscogiuri si è immerso con la sua reflex con questo approccio, per raccontare l’unicità della città del muro. Panorami bellissimi e  giochi geometrici che rapiscono lo sguardo ci accompagnano in un percorso che appare al visitatore un viaggio virtuale in bianco e nero.

Un viaggio in una città dove ( come dice lo stesso autore “non c’è una vera e propria cultura locale, ma solo delle abitudini lontane dalle nostre, questo ti permette di esser libero, di essere te stesso. Non sarai giudicato dai vestiti che porti o dalla musica che ascolti, la libertà di espressione è al primo posto, ma è anche vero che non ti permetterà di spiccare, non sarai più originale di altri perché tutti sono diversi allo stesso modo. Nessuno ti vedrà come uno straniero, perché tutti lo sono”.

albertoberlino

Un esempio di trasporto grafico virtuale in Berlin ad opera di Moscogiuri

Appuntamento dunque tutti i giorni di apertura della libreria, fino al 3 gennaio.

Il 3 gennaio, per il “finissage” con orario 10-13 e 16-19:30 evento speciale dal titolo “Ritratti in mostra”, in cui Sandro Moscogiuri fotograferà gli ospiti per poi con un gioco di prestigio grafico trasportarli a Berlino. Una sorpresa a cui non si può mancare.

Sandro Moscogiuri – Berlin – Mittleresgrau. Pomezia, via Roma 39 – fino al 3 gennaio 2015.

Mauro Valentini




40 Passi – L’omicidio di Antonella Di Veroli

‘40 Passi – L’omicidio di Antonella Di Veroli’ edito da Sovera Edizioni è l’opera prima di Mauro Valentini.

librovalentiniCon questo libro-inchiesta analizza e mette a disposizione del lettore informazioni dettagliate sull’omicidio di Antonella Di Veroli, trovata morta nella sua casa il 10 aprile 1994, nel quartiere romano di Talenti. Un caso di cronaca, questo della ‘donna nell’armadio’, ancora senza il nome dell’assassino. Il corpo della donna, scoperto nell’ armadio della camera da letto, con due colpi di pistola in testa chiusa poi in un sacchetto di cellophane, è stato ritrovato dai parenti dopo due giorni di ricerche; venne incriminato, e poi assolto, un fotografo ex amante della vittima.

Valentini, a vent’anni di distanza dall’omicidio della commercialista quarantottenne, ne racconta l’intera vicenda intrecciando varie dimensioni:umana,emozionale e giudiziaria, nella ricerca di portare a galla la verità “irrinunciabile, prioritaria, assoluta, pur entrando nell’irresistibile dimensione del segreto per scoprire il carnefice”.
Sono proprio i segreti, quelli degli altri, che piacciono molto alla gente perché come ricorda Marco Marra nella prefazione: “Non si smette mai di essere bambini ghiotti di segreti. Indagare è un po’ scoperchiare le pietre muschiose in un bosco. Lo facevamo da bambini, no? Una dopo l’altra.

Le rove¬sciavi e ci trovavi un verminaio che non era destinato a venire alla luce”. Ma la tragedia di un delitto non riguarda solo vittima e carnefice “ingoia amici, parenti, conoscenti di assassino e assassinato e dei cerchi umani di entrambi e può stravolgere e rovinare per sempre tane vite”. Ma chi poteva odiarla al punto tale da volerla eliminare in un modo così efferato?

Il racconto parte da quei 40 passi, che danno il titolo al volume, gli ultimi che la vittima ha percorso prima di essere ammazzata, e che sono la distanza dal garage al portone di casa che lei percorreva sempre da sola. Antonella era una donna sola e solitaria, con rari amici, con un rapporto speciale con Ninive la vicina di casa, diversa per età, cultura e stile di vita che con compassione e affetto la definì“molto triste e molto sola, con un gran bisogno di qualcuno che la coccolasse”.
L’ autore si snoda in una ricostruzione minuziosa del caso che ha delineato con pazienza certosina, consultando gli atti del processo, la documentazione delle emeroteche, e aver ripercorso i luoghi della vita e della morte della commercialista, la scena del crimine dove per lui l’assassino ha lasciato delle tracce, mal conservate, che non hanno permesso agli inquirenti di trovare il colpevole, ancora in libertà. Sono emerse alcune frequentazioni della donna con maghi e cartomanti, che avrebbe consultato per trovare una via alla felicità. Per dipanare il mistero di questo delitto, Valentini chiede aiuto a professionisti del settore.

A partire dal già citato Marco Marra, autore televisivo di programmi di inchiesta (Stelle Nere, Rai3), che nella prefazione fa le sue considerazioni sull’intrusione dei mass media nelle vite e nella privacy delle famiglie; dalla psicoterapeuta Virginia Ciaravolo che ha disegnato il profilo psicologico della vittima; la grafologa forense Sara Cordella che ne ha ricostruito gli aspetti emotivi direttamente dagli scritti, e Simone Montaldo, psicologo e criminologo che ha scritto il profiling dell’assassino, un ritratto motivazionale su ciò che può aver spinto l’assassino all’omicidio.
L’autore ha tentato con questa profonda analisi del giallo di Talenti di ‘tirare fuori dall’armadio’ la Di Veroli, donna sola, enigmatica, che cercava l’amore e che avrebbe meritato un destino migliore: “Antonella, noi ci abbiamo provato, con tutto il rispetto possi¬bile che si deve alla tua giovane vita rubata in una maledetta notte dove tutto quello che non doveva accadere è invece accaduto”.

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17352_16647_ValentiniPassi-_ImageScheda de “40 passi L’ omicidio di Antonella Di Veroli”

  • titolo: 40 passi. L’ omicidio di Antonella Di Veroli
  • autore: Valentini Mauro
  • editore: Sovera Edizioni
  • data di pubblicazione: 2014
  • pagine: 192
  • prezzo: € 15,00

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I nostri ragazzi

 L’arida  “Smartphone-generation” e i loro genitori equilibristi   

Tintinnio di posate, mirabilie di classe e di cultura radical-chic, locale da tre zeri a coperto e grande sfoggio di citazioni cinefile in stile “Nouvelle Vague”.

Massimo e Paolo sono due fratelli molto affermati e arrivati in alto nella scala sociale, uno avvocato l’altro pediatra sono di quelli che non conoscono la parola crisi, con le loro mogli bellissime si godono la vita e le cose belle con amore immersi nella felicità familiare, un figlio uno, una figlia l’altro a cui riversano la loro delicata protezione che a loro sembra sufficiente a conoscerli e riconoscerli incastonandoli nella gategoria dei bravi ragazzi.

Poi un filmato di una telecamera di sicurezza mostra quello che questi genitori mai potevano immaginare dei loro due rampolli, una bravata finita male e tutto va in pezzi, iniziando un calvario di bugie, meschine manipolazioni della verità appena coperta sotto l’ipocrisia tipica della borghesia intellettuale di questo paese.

Ivano De Matteo reduce dal successo ottenuto con “Gli equilibristi” ritorna sul luogo del delitto per raccontare ancora una volta la fragilità del sistema-famiglia, spiegando anche in conferenza stampa che “ questo film è l’ultimo capitolo di una trilogia in cui il filo rosso è appunto la famiglia e la sua esplosione. Se in La bella gente c’era una persona che scardinava il meccanismo famigliare solido, la prostituta eiIn Gli equilibristi era l’uomo che usciva dalla famiglia e andava in frantumi, in questo c’è un evento forte che destabilizza le due famiglie“.

De Matteo però è anche e soprattutto un bravissimo regista, lo spunto del meraviglioso best-seller di Erman KochLa cena” da cui il film è liberamente tratto è solo un pretesto per raccontare uscendo dalla claustrofobica ambientazione del libro le dinamiche relazionali che sotto la coltre patinata dei sorrisi nascondono il nulla.

Chi sono veramente questi figli cosi rassicuranti in apparenza dietro il sorrisino illuminato dallo schermo dell’ultimo smartphone? Come uscirne eticamente e moralmente da un evento che apre scenari e situazioni più grandi di loro, sia dei ragazzi che degli adulti?

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Un film toccante, riuscitissimo ed efficace che arriva li dove ogni genitore non vorrebbe mai scavare troppo, che svela paure e insicurezze di un rapporto genitori-figli mai così difficile e da riscrivere come in questi ultimi anni, un film recitato benissimo dal quartetto di attori che formano le due coppie; Alessandro Gassman è una spanna sopra tutti, la metamorfosi da ragazzo-immagine ad artista qui si completa in un ruolo che si vede pensato addosso a lui e al suo sorriso asimmetrico ed amaro, Luigi Lo Cascio fatica a tenere il suo ritmo anche per la differenza di presenza scenica che lo penalizza, mentre Giovanna Mezzogiorno e soprattutto Barbora Bobulova (ancora scelta da De Matteo) sono efficaci e seducenti seppur nel contesto drammatico verso cui il film inevitabilmente scivola piano piano.

Bene anche l’introspettivo Jacopo Olmo Antinori, così giovane ma già un habitué del cinema d’autore mentre una piccola nota a parte la merita Rosabell Laurenti Sellers, giovanissima protagonista che lo stesso De Matteo ammette di trattare come sua musa ( era presente in Gli equilibristi) addirittura confessando di aver cambiato il plot narrativo iniziale per inserire una figlia femmina rispetto all’originale di Koch, che prevedeva due maschi e di averlo fatto apposta per averla sul set, fiducia che Rosabell ripaga sfoderando sguardi e sorrisi di una agghiacciante tenerezza.




Into the Storm

La natura scatena gli effetti speciali

I “Disaster Movie” non devono fare molto di più che creare emozioni, pulsioni e riempire di “oohh” di sorpresa il pubblico in sala o davanti al Blu Ray di casa, aspettarsi qualcosa di più significa aver sbagliato film.

Rievocando senza troppo pudore quel “Twister” di quasi 20 anni fa, “Into the Storm” il suo mestiere lo fa e lo fa bene, gli effetti sono apocalitticamente sensazionali, certo che la dinamica relazionale dei protagonisti è così banale da renderne difficile anche la descrizione.

A Silverton, cittadina dell’Oregon (piccola ma un concentrato di luoghi comuni a stelle e strisce) sta accadendo qualcosa di terrificante:  una serie di tornado si sta abbattendo nel centro abitato devastando tutto ma il peggio dicono gli esperti deve ancora arrivare, perché il più grande di tutti, il “Big Bang” dei cicloni sta per abbattersi proprio li.

Tutti scappano, cercano un rifugio ma non tutti a guardar bene…si perché un manipolo di scellerati, cacciatori pseudo scientifici di tornado e dilettanti allo sbaraglio alla caccia della foto ricordo magari da inserire in un social network corre verso il centro del mirino, quell’occhio del ciclone che regalerà gloria eterna o esperienza estrema magari insieme alla pace eterna.

Il modello narrativo è prettamente da plot televisivo a metà tra una soap e quei documentari attivi dove il ricercatore parla alla telecamera quasi fosse un inviato speciale ed anche la personalità degli attori del cast risulta così impalpabile da pensare che sia stata una scelta studiata.

La protagonista deve esser per il regista la natura scatenata e incontrollata, null’altro deve frapporsi e in questo il regista Steve Quale non sbaglia, del resto lui è non è il primo collaboratore di sua maestà James Cameron per gli effetti speciali?

Spruzzate di banalità e di patriottismo non mancano, i teenager innamorati e gli spericolati da prendere a schiaffi sono il filo conduttore di questo disastro annunciato ma l’effetto per gli amanti del genere è di sicuro appeal e il film scorre velocissimo fino al risplendere del sole.

Solo Richard Armitage tra gli attori riesce ad emergere in un ruolo che è necessariamente dosato per fungere da punto di raccolta emozionale tra tutti i co-protagonisti, che soffrono subiscono o cercano follemente il tornado più grande e del resto l’attore inglese è sempre a suo agio in scenari scatenati, tra  “Lo Hobbit” e “Captain America” all’emergenza degli elementi ha fatto il callo, mentre la colonna sonora composta da Brian Tyler appare come in altri film da lui musicati sempre troppo invadente.

Alcune scene come detto sono di straordinario effetto visivo ed emotivo, un film pensato e realizzato strizzando l’occhio ad un pubblico giovane e alle Pay-TV ma che certamente non deluderà gli appassionati del genere.

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Chef – La ricetta perfetta : Un road-movie divertente che racconta di un altro sogno americano

una scena del film

una scena del film

Carl Casper ha molte idee in cucina, è uno chef creativo, ma dove lavora lui che sogna una cucina originale si sente frustrato e deriso dai colleghi e dal proprietario che invece lo relega alla tradizione senza rischi.

Una critica di troppo sul web e lo chef esplode perdendo il lavoro un po’ come aveva già perso la famiglia, ma a volte le traversie della vita possono diventare opportunità imprevedibili magari sotto forma di un furgoncino ambulante dove poter vivere in semplicità ma facendo quello che più piace.

In piccola sintesi questo accade in “Chef – La ricetta perfetta” diretto ed interpretato da Jon Favreau che torna alla commedia dopo le infelici uscite di Iron Man e lui che è caratterista in produzioni Hollywoodiane sa come far ridere accarezzando l’happy end e i buoni sentimenti.

Locandina del film

Locandina del film

Il gioco delle parti è tutto nei gesti e nella tracotanza fisica di Favreu, ma tutto il film scorre veloce seppur diviso in due parti ben distinte, una fuori dal furgone ambulante e l’altra appunto on the road, tra paesaggi splendidi e atmosfere jazz, da New Orleans a Miami, assaggiando e anzi fantasticando di panini iper-calorici e sorrisi ritrovati con il ritrovato figliolo di Casper.

In questo gioco di specchi emotivi e di risate ci si sorprenderà dei personaggi di contorno, interpretati da grandissimi attori che dimostrano quanto spesso gli attori americani affermati aldilà del divismo e della presunzione di protagonismo si prestino al gioco, commediando con generosità ed efficacia, così nel percorso salvifico di Casper-Favreau incontreremo via via Dustin Hoffman, Scarlett Johansson e Robert Downey Jr.

Splendida la fotografia di Kramer Morgenthau, certamente facilitata dai paesaggi di questa parte d’America leggendaria come indovinata è la scelta musicale tra ritmi caraibici e rock’n’roll d’autore.

Un film da vedere dunque in questa estate che sembra inverno che brilla in un panorama di vuoto cinematografico, attendendo un Settembre che si preannuncia scoppiettante.

Mauro Valentini




Le Dissolute Assolute

Locandina dello spettacolo

Locandina dello spettacolo

Le dissolute assolte – (ovvero le donne del Don Giovanni) – Nel Teatro di Luca Gaeta il pubblico è protagonista.

Una via flebilmente illuminata da pochi lampioni, ragazze che sfacciate e sensuali sorridono e adescano i passanti, allusive e splendidamente seminude…

Inizia così, già prima di iniziare fuori dal teatro lo spettacolo ideato scritto e diretto da Luca Gaeta, artista e Regista Pometino che dopo il successo di “Confessioni di un Burattino” porta in scena una “pièce teatrale” molto originale che interagisce avvolge e letteralmente coinvolge.

Si diceva fuori dal teatro dunque e lì dov’è appeso un cartello con il “Listino prezzi” delle prestazioni svolte da un bordello senza tempo e con la “Maman” tenutaria (così bella da scompigliare e disorientare i turisti e i passanti intorno all’ingresso del Teatro) che chiama a gran voce il “Servo Leporello“ fedele di un Don Giovanni quanto mai metaforico e che poi in scena non comparirà mai.

E Leporello che dopo una breve e divertentissima apologia del suo padrone ci introduce nel cuore scuro e perverso della scena, dove ad una ad una incontreremo le vittime adoranti eppur ferite a morte nell’anima e nella virtù dal fantasma dai mille volti di Don Giovanni. Tutto si dipanerà in un duetto continuo con il pubblico che rimane prima sorpreso e poi coinvolto e parte attiva che vibra in scena e determina con le sue reazioni il ritmo tra dramma comicità e farsa e  come nella più alta tradizione della commedia dell’arte.

Un momento dello spettacolo

Un momento dello spettacolo

Le ragazze (di una bellezza quasi imbarazzante) racconteranno l’incontro fugace con la felicità amorosa e il suo dissolvimento pagato a caro prezzo, tutte vittime di quel Don Giovanni capro espiatorio dell’“amour fou” e simbolica incarnazione dell’egoismo e della sfacciata ricerca del piacere che alberga in ogni uomo.
Uno spettacolo quello scritto da Luca Gaeta che incanta, che costringe ad interrogarci sull’amore e su cosa si fa per amore, tutto a contatto diretto e attivo con le attrici (tutte bravissime) che formano un gruppo stupendo abilmente scelto e diretto dal Regista che le rende protagoniste tutte di un’esperienza teatrale che per lo spettatore non dimenticherà facilmente.

Un testo curato in ogni parola da Gaeta che dimostra di essere artista vero, interpretato con abilissimo ritmo e creatività da Marco Giustini che nel ruolo di Leporello regala bagliori di bravura eccelsa con movenze divertenti e divertite che ne fanno un predestinato a grandi palcoscenici

Uno spettacolo da non perdere.

Il Regista Pometino Luca Gaeta

Il Regista Pometino Luca Gaeta

Piccolo Teatro Campo d’Arte
via dei Cappellari, 93 – Roma

spettacolo è scritto, ideato e diretto da Luca Gaeta.

Il cast: Laura Gigante, Nela Lucic, Valentina Ghetti, Valeria Pistillo, Lucia Rossi, Mariaelena Masetti Zannini, Janet De Nardis, Annamaria Zuccaro, Glenda Canino, Giulia Morgani, Eleonora Gnazi, Claudia Donzelli, Melody Kueiros e Marco Giustini.

prossime date:

MAGGIO: dal 14 al 17, dal 28 al 31
GIUGNO: dal 4 al 7, dall’11 al 14 e dal 18 al 21.

Ogni giorno due spettacoli: alle 21 e alle 22.30
Produzione Marc Produzioni!

Per informazioni : pagina face book:

https://www.facebook.com/pages/LE-Dissolute-Assolte/392994234154271




Locke

Locke_QUAD_Art 1 pack.inddLa fuga incontro alla realtà

Provate a fuggire dai propri fantasmi interiori e allo sgretolarsi di una vita di successo con una macchina ed un telefono quanto mai invasivo eppure necessario.

Steven Knight dopo “Redemption” suo esordio da regista racconta ancora di una fuga, seppur diversa da quella del criminale di guerra in cerca di redenzione, qui il protagonista “Locke” in quella corsa notturna sulle strade inglesi dovrà con la sola forza della persuasione risolvere molte cose della sua esistenza fino a quella sera apparentemente serena.

Un film tutto giocato con abilità e ritmo dentro un abitacolo, dove l’azione si svolge tutta nei dialoghi serrati e adrenalinici urlati e sussurrati via GSM. La moglie Katrina la misteriosa Bethan, i suoi colleghi tutti concorrono alla destabilizzazione di Locke che cercherà anche attraverso i dialoghi interiori di risolvere le questioni contingenti ed esistenziali con una chiave unica che lo cambierà per sempre.

Locke” si potrebbe definirlo un esperimento, figlio di quel “Duel” che segnò l’esordio di Steven Spielberg alla regia oltre quarant’anni fa, l’auto come set perenne e la lotta non contro un inseguitore che sembra ad un certo punto raggiungerlo e sbalzarlo fuori non dall’autostrada ma dalla vita.

Ardimentoso e vincente dunque, un film rivelazione che presentato con successo alla Mostra di Venezia 2013 ha poi vinto il premio come Miglior Sceneggiatura ai “British indipendent Film Award” proprio per questo straniante tocco di suspance che rende inquieti e coinvolge lo spettatore che viene  quasi catapultato nell’auto in corsa.

Qualche difficoltà eppure si nota nel racconto e nello snodo della trama che avviene come detto solo attraverso i pensieri a voce alta del protagonista, ma questo non pregiudica il giudizio su un film ben riuscito, con Tom Hardy unico attore che al volante sbraita e intenerisce quasi da subito, spogliandosi della maschera noiosa e presuntuosa da antieroe costruitagli da Christopher Nolan ed esprimendosi qui con grande efficacia, un’interpretazione da gran solista che “guida” letteralmente tutta la storia con grande coraggio.