Le considerazioni di una portinaia e altri racconti di Giovanni Montini

Sei racconti che si dipanano in sei quartieri di Roma

Roma raccoglie e accoglie, innalza e esalta l’animo di ogni viaggiatore che l’attraversi mentre lei, maestosa e onnipresente, si adagia da millenni sugli stessi sette colli. Saggiamente consapevole di come ogni cosa scelga la sua strada naturale, ecco che Roma invita a sorprenderci dalla bellezza dei particolari, dall’energia dei colori e dagli strati temporali che l’avvolgono.

Roma della bellezza ne è la regina, non perché grandi scrittori ne abbiano sempre parlato, ma perché lei del tempo sembra proprio non importarsene.

Roma è il tempo.

In ogni angolo, in ogni tetto, arco, colonna, architrave, balcone, affaccio, cupola, abbaino, ponte o rovina, ecco che Roma appare galleggiare senza tempo sebbene ne sia completamente intrisa. Se si ha la buona creanza di lasciare in albergo ogni tipo di orpello abbandonandosi al piacere di viverla, ecco che Roma è capace di abbracciarti, sussurrarti melodie e entrarti dentro come nessun’altra città è in grado di fare.

La letteratura ha da sempre trovato ispirazione tra le strade e le atmosfere di Roma per ambientare libri di ogni genere, dai romanzi rosa ai gialli, dai thriller ai saggi, dalle poesie alle canzoni ma per parlarvi di Roma ho preferito addentrarmi in alcuni quartieri celandomi dietro la scrittura di Giovanni Montini che di lavoro non fa lo scrittore bensì si occupa da sempre di moda.

Ho scovato Le considerazioni di una portinaia e altri racconti di Giovanni Montini edito da Robin Edizioni casualmente navigando su Instagram e mi ha colpito fin da subito per la sua copertina monocromatica gialla, quel lettering moderno con un carattere senza grazie e quelle sfere rosse come bocche fameliche pronte a raccontare.

Sei racconti che si dipanano in sei quartieri di Roma. Troviamo la storica Trastevere, la Garbatella, l’Ostiense, il ricco e aristocratico quartiere dei Parioli, il cuore del quartiere Monti e in finale la centralissima Stazione Termini.

Cinque storie l’una distinta e distante dall’altra che raccolgono un filo rosso a quattro zampe che scodinzola da una storia all’altra accompagnando e esaltando la reale bellezza di Roma.

Perché Roma è come Peppe: fedele, tenera, generosa, giocherellona, amica. Ti abbraccia riscaldandoti con il proprio affetto ma ha lo sguardo capace di andare oltre, che segue la propria anima, che ascolta sempre e soltanto il proprio cuore e, in virtù del suo carattere, resta integra e fedele solo a se stessa.

Sei racconti che sono magistralmente incastrati per trasformarsi in un giallo e condurre il lettore per mano in un finale a sorpresa.

A Trastevere ci si perde nei vicoli nascosti, bui ma di colpo assolati dove il grande e affollato Viale Trastevere diventa un limite difficile da attraversare perché oltre non se ne conosco i segreti. Ed è vero perché Trastevere è il cuore di Roma, di quella vera, quella che si sente romana da sette generazione, che canta nei vicoli dal sapore antico, dei panni stesi tra le facciate dei palazzi, che ascolta il tuonare del cannone giusto dietro le orecchie, là sul Gianicolo, ogni giorno a mezzogiorno.

La pettegola e sorniona Garbatella con i suoi grandi condomini e la portinaia che si trasforma in detective per sfuggire la noia di un matrimonio senza amore mentre la cruda e dura storia d’amore di Ottavio e Gabriele scelgono come testimone il silenzioso Gazometro, simbolo del quartiere Ostiense, conosciuto come Il Colosseo dei Poveri.

La serenità del dolce mormorio del Tevere che accoglie sulle sue sponde l’impaurita Giuliana, fuggita dalla bellezza del quartiere Monti, incastrata nelle rigide regole della Roma bene che lotta perché «non era il gusto delle cose a determinare la qualità della vita, ma la possibilità di poterlo fare, di poter decidere». Nel suo fuggire e sfuggire l’accoglie l’ultimo degli ultimi, quel barbone senza fissa dimora, che vive Roma come lei non è mai riuscita neanche a sognare.

E infine il quartiere ricco e altolocato dei Parioli dove Giovanni Montini affresca la storia più divertente con la creazione di un racconto basato su un malinteso che coinvolgerà la nonna e le sue amiche del bridge in rocambolesche azioni fuorilegge.

Racconto dopo racconto si attraversano i diversi quartieri di Roma fino a giungere alla stazione Termini. Luogo per antonomasia di arrivi e partenze è il momento in cui Giovanni Montini chiama a raccolta tutti i suoi personaggi offrendo loro la possibilità di andare come quella di restare.
Così, lungo i binari dei treni, tra pesanti valigie, tabelloni di orari, passeggeri in transito e pensieri intimi, si apre il viaggio più bello che si possa fare, quello con noi stessi.

Sarà una bellissima sorpresa scoprire chi tra loro partirà e chi sceglierà di restare a Roma.




La voce delle case abbandonate di Mario Ferraguti

Piccolo saggio della collana Piccola filosofia di viaggio di Ediciclo Editore

 

Viviamo sommersi di parole, circondati da notizie, bersagliati da informazioni e leggere il saggio La voce delle case abbandonate di Mario Ferraguti è un viaggio nel silenzio e nelle storie nascoste tra le mura delle case abbandonate.

Chi non si è mai chiesto, passando accanto ad una casa in rovina, che fine abbiano fatte le persone che la vivevano, dove siano finite quelle storie, quali ricordi siano legati a quelle mura?

Mario Ferraguti ci prende per mano e ci porta ad ascoltare la voce delle case abbandonate, il vento che parla passando attraverso le fessure, le porte spalancate, le finestre aperte, i tetti crollati, dove anche i colori parlano perché lentamente si trasformano e, da vividi e svegli, sembrano addormentarsi e addomesticarsi alla natura prendendo, giorno dopo giorno, i colori della terra, le sfumature tra il rosso e il marrone fino a diventare briciole di passato, fino a tornare alla polvere.

 

La voce delle case abbandonate di Mario Ferraguti edito da Ediciclo Editore

 

E poi ci sono gli oggetti. Tutti quei piccoli oggetti dimenticati e lasciati lì, che hanno atteso per lungo tempo il ritorno dei proprietari per poi rassegnarsi al loro destino e confondersi con le pareti, con la natura, con le voci della casa. Gli oggetti parlano, del loro passato, delle storie che li hanno resi protagonisti, che li hanno visti al centro di un interesse per poi trovarsi riversi sul pavimento per decenni, dimenticati ma non privi di memoria.

La voce delle case abbandonate è un libro piccolo per dimensioni ma intenso per lo stile e la purezza dei sentimenti che ci regala e per la capacità di riportarci, come un violento pugno allo stomaco, a come tutto ciò che ci circonda sia destinato, in modo naturale, al declino, alla fine, alla morte.

Ci sono stanze che si trasformano in isole nel vuoto, luoghi che restano sospesi al nulla, frequentati soltanto da chi sa volare.

È proprio nelle pareti, le ultime a disfarsi e sbriciolarsi, che restano per un tempo più lungo, i ricordi e la voce di chi tra quelle mura è stato felice, ha riso, scherzato, è nato ed è morto. I muri delle case abbandonate meritano rispetto perché raccontano gli ultimi respiri di chi ci ha preceduto e, esattamente come tutti noi, è stato felice, ha sofferto e ora è parte del passato. Vivere per passare oltre, verso quella natura implacabile e bellissima che ci ricorda quanto sia semplicemente meravigliosa la vita.

Le case abbandonate spesso sorridono; danno come una sensazione di bellezza perché loro e tutto quello che c’è attorno a loro sembra che siano diventati vecchi insieme. I sassi, i legni, i vetri, il ferro che hanno addosso si sono trasformati proprio in quelli giusti e finalmente stanno bene, hanno dimenticato ferite e amputazioni di seghe, martelli, fori di chiodi e sono sereni, si lasciano andare al tempo che vuol dire consumarsi adagio.

 

 

La voce delle case abbandonate di Mario Ferraguti
Edito da Ediciclo Editore



Presentazione di “Fuori dall’ombra e al chiarore delle parole”

Antologia opere vincitrici XXVIII edizione Premio Letterario Internazionale Città di Pomezia

 


Presentazione di “Fuori dell’ombra e al chiarore delle parole”, Quaderno N. 1 del Centro Studi Sisyphus del Comune di Pomezia, antologia delle opere vincitrici della XXVIII edizione del Premio letterario internazionale Città di Pomezia.

Sabato 18 dicembre alle ore 17.00 presso il Museo Città di Pomezia Laboratorio del Novecento. Interverranno la vice Sindaco Simona Morcellini, la direttrice del Centro Studi Sisyphus Fiorenza Castaldi, lo storico e critico letterario Massimiliano Pecora e il poeta e musicista Giorgio Mattei.

La cittadinanza tutta è invitata a partecipare.

Ingresso libero fino a esaurimento posti. Obbligo di green pass rafforzato.

 




Gli invisibili di Pajtim Statovci

Guerra e disperazione. Solitudine e odio. Amore e passione.

 

Gli invisibili di Pajtim Statovci narra la storia di due giovani ragazzi degli anni ’90. Il caso li fa incontrare al tavolino di un bar di Pristina e tra loro scatta il classico colpo di fulmine che li porta a vivere una grande e intensa storia d’amore ma anche ad essere costretti ad essere invisibili agli occhi di tutti perché Arsim e Miloš non solo sono due uomini ma il primo è albanese mentre l’altro è serbo.

Invisibili perché uomini e invisibili perché nemici, eppure la passione e i sogni che uniscono Arsim e Miloš sono semplici e puliti e contrastano con la violenza che alimenta l’odio tra le due culture e la ferocia delle tradizioni che non offre mai una via d’uscita.

Arsim studia per diventare cardiochirurgo mentre Miloš, sposato e con figli, insegue il sogno di diventare scrittore. Si amano dietro la porta del piccolo appartamento di Miloš che diventa così quel luogo magico, fuori dal mondo, dove immaginare quel futuro impossibile.

Non andiamo mai da nessuna parte, nemmeno a fare due passi, non nutriamo speranze di una vita al di fuori di queste quattro mura perché semplicemente non esiste.

Gli invisibili è un romanzo duro, schietto, che lascia intendere come non sia possibile alcun lieto fine laddove i limiti e quello stato di invisibilità nasca dai limiti stessi degli esseri umani. Il genere umano che marchia, per sempre e da sempre, altri esseri umani rendendo di fatto impossibile qualsiasi, se non rara, possibilità di riscatto.

Nel romanzo, ad un certo punto, i due uomini si lasciano per seguire percorsi diversi. Arsim resta a Pristina mentre Miloš, con la famiglia, si rifugia all’estero in un paese non identificato. E anche in questo paese, europeo e “civilizzato” si ritrova la stortura dell’uomo di lasciare nell’invisibilità altri esseri umani perché considerati stranieri, diversi e, quindi, pericolosi.

Ajshe, la moglie di Miloš, nell’affrontare le insegnanti dei figli, reclama con forza la violenza che viene fatta loro di marchiare i normali disagi adolescenziali nascondendoli in una forma di razzismo.

“Gli insegnanti direbbero che gli insuccessi sono dovuti al bilinguismo se la nostra madrelingua non fosse l’albanese?”

Gli invisibili è impostato con le due voci narranti dei protagonisti che si alternano su diversi piani temporali e evidenziate anche da un differente carattere di stampa che sembrano rafforzare ancora di più le distanze.

L’incipit richiama subito alla guerra introducendolo come un altro protagonista del romanzo. Una guerra che non usa solo armi da fuoco ma si delinea in una lotta quotidiana e individuale che soffoca, deride, isola e uccide, in una battaglia continua e difficile di chi tenta in tutti i modi di esprimere sé stesso e raggiungere i propri sogni ma resta imbrigliato, prigioniero a vita, di una gabbia costante che rende l’uomo invisibile agli altri.

“Ho visto uccidere un uomo, ho visto sulla strada il braccio di un soldato, sembrava un luccio cavato fuori dalla terra, ho visto fratelli separati alla nascita, case bruciate ed edifici crollati, finestre sfasciate, stoviglie rotte e roba rubata, tanta di quella roba che non crederesti a quanta ne rimane quando la vita tutt’attorno è presa a calci, anche gli oggetti muoiono quando vengono sottratti al loro proprietario.”

 

 

 

 

Gli invisibili di Pajtim Statovic
Edito da Sellerio Editore – agosto 2021
traduzione di Nicola Rainò




La libertà il tema centrale di Più Libri Più Liberi

Prosegue fino all’8 dicembre la XX edizione della Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria

Nel polo congressuale de La Nuvola a Roma si è inaugurata sabato 4 dicembre Più Libri Più Liberi, l’evento editoriale più importante della Capitale, dedicato agli editori indipendenti italiani e organizzato dall’Associazione Italiana Editori AIE.

Il tema per questa edizione è la libertà, un concetto insito nel nome stesso della manifestazione che sottolinea la grande forza liberatoria dei libri.

Grande affluenza di pubblico durante il fine settimana monitorati da un meticoloso servizio di sicurezza interno per evitare assembramenti sia nell’area ristoro che nell’area espositiva, ma che non è riuscito a dissuadere i tantissimi estimatori di Zerocalcare che non solo hanno acquistato i suoi libri ma hanno preso un numero per ordinarsi in fila e attendere il proprio turno pur di avere una dedica personalizzata.

Di sicuro la serie televisiva Strappare lungo i bordi appena uscita su NetFlix ha portato alla ribalta il talentuoso fumettista romano Zerocalcare. E come dichiara la fascetta sul primo volume pubblicato 10 anni fa e ora ristampato dalla casa editrice Bao

“Diteglielo, a tutti quelli che credevano che sarei durato sei mesi!”

Il successo dei fumetti (o grafic novel usando una anglicismo più di tendenza) e dei manga giapponesi, rivela come il linguaggio sia in continua evoluzione e come diventi fondamentale, per il mondo della cultura e dell’editoria, riuscire a intercettare ciascun segnale arrivi dalla società capace di creare un canale di comunicazione per veicolare il proprio messaggio.

 

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I libri raccontano. Sempre. Sia che parlino attraverso la prosa, i versi o arricchiti da disegni. Ciascun libro mira a identificare, raccontare e veicolare un messaggio, che sia introspettivo, di formazione o di approfondimento.

L’obiettivo primario di eventi culturali come Più Libri Più Liberi è proprio quello di creare un canale connettivo tra prodotto e fruitore, cioè tra casa editrice e lettore.

Quale libro sia il migliore in assoluto, per fortuna, non è dato di sapere.
La presenza nella letteratura di capolavori indiscutibili non è in discussione sebbene solo l’audacia del giornalista Corrado Augias poteva pensare di parlare del libro dei libri, la Bibbia definendolo

per noi laici un manuale di psicologia. Dice più dell’essere umano che non di Dio

invitando a una lettura, anzi rilettura e conoscenza del passato per meglio comprendere e affrontare il presente.

 

 

Davanti all’affollatissima platea dell’Arena Robinson, dialogando con Dario Olivero, responsabile culturale Robinson, Augias non ha perso l’occasione di dichiarare, riguardo la questione dei vaccini, come “Noi siamo un’élite perché siamo qua a seguire due signori che parlano cercando di capirli invece di andare a fare shopping. Noi sappiamo che la Terra è tonda” sottolineando così la necessità di andare oltre la superficie dell’informazione arrivando fino alla conoscenza.

Perché le notizie ci informano ma è solo con un’approfondimento distaccato e pacato che possiamo giungere ad una conoscenza ed è la conoscenza a renderci liberi.

 

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Le occasioni di approfondimento sono molteplici a Più Libri Più Liberi che prosegue il suo ricco calendario fino a mercoledì 8 dicembre.

Prima di avventurarsi calamitati dai tantissimi singoli stand e dagli spazi regionali che raggruppano al loro interno ulteriori case editrici, è consigliabile visionare il meticoloso calendario, (lo trovate qui) che riporta presentazioni di libri, dibattiti, incontri culturali e firma copie e segnarsi gli eventi da non perdere.




Natale nella stalla di Astrid Lindgren

Incontro di Lettura del Club del Libro di Pomezia

 

L’Associazione Le Mamme di Pomezia ha organizzato un incontro di lettura presso il Centro Commerciale 16 Pini di Pomezia per domenica 5 dicembre alle ore 16:00.

Il libro scelto è Natale nella stalla di Astrid Lindgren edito da Il gioco di leggere che, sul sito, così descrive il libro: la storia del Natale raccontata da una grande scrittrice con le illustrazioni di Lars Klinting. Un classico per la prima volta edito in Italia.

 

“Si udì nel silenzio il pianto di un bambino appena nato. E, in quello stesso istante, si accesero tutte le stelle del firmamento.”

 

L’invito è rivolto a tutti, adulti e bambini, un modo per prepararsi all’atmosfera attraverso una lettura condivisa.

 

Per partecipare è prevista la prenotazione all’email [email protected]
È obbligatorio il Green Pass

 

Per sapere di più sull’Associazione Le Mamme di Pomezia, leggi la scheda




I nuovi aforismi di Roberto Campagna

In tutte le librerie l’ultimo libro dello scrittore pontino: “Di bugie campano tutti” edito dalle Nuove Edizioni Aldine  

 

Seconda raccolta di aforismi di Roberto Campagna. La prima ne contava 185, questa 200.

“Si comincia pertanto a profilare – scrive nella nota introduttiva Gino Ruozzi – una confermata predilezione stilistica e un metodo riflessivo che prende corpo. Ragionare per aforismi richiede profondità e rapidità, uno sguardo acuto e insolito sulle cose della vita. Le parole, che sono poche, devono però racchiudere tanto, sia in termini di continuità e verifica dell’esperienza sia in fulmineità eloquente e riassuntiva”.

Il libro

Pubblicata dalla Nuove Edizioni Aldine, s’intitola “Di bugie campano tutti”.

Come avevano compreso gli Antichi, e come ha riportato Freud nel tempo moderno, il proverbio, la sentenza, il motto di spirito e lo stesso aforisma, rinunciano alla perfezione del periodo ampio, spesso ridondante, per esprimere, attraverso la via breve, il significato lungo e largo, nel tempo e nello spazio, delle cose del mondo. L’operazione verbale che congegna il discorso corto si trasforma nell’azione vitale che congegna la sequenza della vita.

Così come nella prima, in questa seconda raccolta di aforismi c’è tutto e il contrario di tutto: la saggezza popolare, spesso rischiosamente collimante col “senso comune”, e la distillazione faticosa della sintesi intellettuale, “filosofica”. Scrivere aforismi è impresa ardua perché occorre trovare e inventare ogni volta, nel giro di poche parole, un’affermazione illuminante e rivelatoria.

L’introduzione

“Roberto Campagna  – sostiene Ruozzi – si è assunto  questo incarico morale  e terapeutico, in primo luogo  rivolto a sé stesso e poi alla società in cui vive e viviamo.  Senza inutili fronzoli e logoranti attese egli va subito al cuore dei problemi, cercando di denudarci delle maschere che così spesso amiamo indossare. I suoi aforismi sono minuscole lapidarie lezioni di vita, tanto più preziose perché contengono esperienze meditate e riscontrate di persona.  Il tutto condito di sagaci sali epigrammatici, divertenti giochi di parole, sorprendenti facezie linguistiche. Una lettura – conclude Ruozzi – piacevole, formativa e persino salutare”.

La copertina

Circa il disegno della copertina, è di Kiro, pittore di origine macedone. In particolare, le sue opere raccontano l’uomo, l’artista, l’esistenza colta nella pienezza della libertà e la saggezza di chi ha sempre seguito la necessità di esprimersi. Sono tele segnate dalla bellezza delle linee e delle forme, ampie pennellate che raccontano dell’essenza primordiale che dal nulla arriva al tutto e viceversa.

L’autore

Roberto Campagna, sociologo, giornalista e scrittore, di mestiere fa il comunicatore. Direttore della rivista “Noi/Altri”, scrive per il quotidiano “Latina Oggi” e “Le Monde Diplomatique – Il Manifesto”. Tra i suoi libri: “Alle fontane – Storie di panni di paese” (racconto breve), “E così fu” (racconti), “101 filastrocche in fila per 1”, “A Via Fontana dell’Oro” (fiabe), “Il Palato della Memoria” (romanzo), “Meglio povero che poveraccio” (aforismi) e “Le storie non volano” (romanzo). Suoi racconti compaiono nelle antologie “Buon Anno e Felice Anno Nuovo”, “Sorridi Siamo a Roma” e “Del Sacro e Del Profano”. Infine, è un esperto di enogastronomia: diversi i libri che ha pubblicato su questo argomento.




A tu per tu con l’autore. Rassegna letteraria dell’Associazione Culturale Tema-Hesperia

Si apre la rassegna con il libro Frammenti di Simonetta

Racani

 

Sabato 4 dicembre 2021 alle ore 18:00 presso La Galleria Hesperia in Via Silvio Spaventa 24/B a Pomezia, prende il via il primo incontro della Rassegna letteraria dell’Associazione Culturale Tema-Hesperia con la presentazione del libro Frammenti di Simonetta Racani.

Modera l’incontro Susanna Lasconi della libreria Booklet di Pomezia.

 

L’ingresso è consentito nel rispetto delle norme COVID attualmente in vigore
email. [email protected]
Per saperne di più sull’Associazione Culturale Tema-Hesperia qui

 

 

Dal sito di Amazon si riporta la sinossi del libro e informazioni sull’autrice.

LIBRO

Margherita, il personaggio di questo libro, è una donna apparentemente normale.Ha formato la sua personalità attraverso vari episodi della sua vita che, mettendo in evidenza le sue contraddizioni, ne hanno talvolta minato le certezze.Forte e sicura con il mondo esterno, critica e incerta nell’intimo, alla continua ricerca di un equilibrio tra ragione e sentimento, tra osservanza delle regole e ribellione, è una donna che vive le sue passioni consapevole delle ferite che le stesse lasceranno e che inevitabilmente contribuiranno ad aggravare il suo dissidio interiore.Ma un evento drammatico l’aiuterà a pacificarsi con il suo vissuto ridefinendo nuove priorità.Questo libro è il viaggio dell’anima e della vita, fatto di salti temporali dall’adolescenza all’età matura che come frammenti di un puzzle si ricompongono per accompagnarci all’epilogo.

 

L’AUTORE

Racani Simonetta, sono nata a Roma il 27 settembre 1959.Diplomata. Ho ricoperto lavorativamente varie posizioni. Sono coniugata e madre di un ragazzo.Sono appassionata di lettura, cinema, musica e arti figurative.Da un paio d’anni faccio parte di un laboratorio teatrale amatoriale.Ho sempre amato scrivere soprattutto poesie e racconti brevi.Questo è il mio primo romanzo.

 




Quello che si salva di Silvia Celani

Il secondo romanzo della scrittrice pometina ci porta nel cuore della resistenza romana

 

Ogni riflessione sui libri che scelgo di proporre mi carica sempre di una grande responsabilità che aumenta ancora di più nel momento in cui l’autore del libro è una persona che conosco. Il rischio di non essere obiettiva è sempre dietro l’angolo.

Per fortuna nel romanzo Quello che si salva di Silvia Celani, edito da Garzanti nel settembre del 2020, la sensazione di essere in bilico tra “dire e non dire” l’ho superato a mano a mano che andavo avanti con la lettura perché la vicenda narrata mi ha letteralmente rapita togliendomi qualsiasi dubbio.

Quello che si salva è un romanzo ambientato a Roma e narra la storia di Flavia e nonna Luli. Due donne, vicine di casa e con età diverse, che instaurano nel tempo un profondo legame di amicizia, molto più stretto e   intimo di un vincolo di sangue.

 

 

Giocando sull’alternanza dei capitoli in diversi piani temporali Quello che si salva ci porta agevolmente avanti e indietro nel tempo, tra passato e presente.

Con nonna Luli, all’anagrafe Giulia, ci troviamo immersi nella Roma del settembre del ’43, con la nascita dei nuclei di resistenza romana ai quali la giovane ventenne si unisce con coraggio contrastando la presenza massiccia e oppressiva dei nazisti e prendendo il nome in codice di Camilla. Pagine intense con svariati personaggi del popolo, coraggiosi e impavidi, pronti a tutto, anche a morire per salvare Roma. Non manca la pagina dell’attentato di via Rasella con il successivo rastrellamento dei tedeschi e l’eccidio delle Fosse Ardeatine o l’episodio dell’uccisione di Teresa, la donna incinta trucidata da un tedesco in Viale Giulio Cesare.

Nel presente, invece, abbiamo Flavia attraverso la quale si snoda la storia del ritrovamento casuale in un negozio di antiquariato di un sevivon, una particolare trottola della tradizione ebraica, che rappresenta il trait d’union tra passato e futuro nella trama del romanzo.

Per la mia particolare predisposizione alle storie del passato, tra le due figure femminili quella che mi ha coinvolta di più è sicuramente la figura di nonna Luli. La sua determinazione, la sua forza e la sua resilienza nel continuare a combattere nel silenzio del proprio dolore anche quando la guerra finisce ma persevera nel ricordo e nel dolore di chi resta, raccontano di una donna dai tratti ben delineati e davvero difficile da dimenticare.

È sarà proprio la grande forza interiore di nonna Luli a sostenere, aiutare e appoggiare la figura di Flavia, con le sue difficoltà a uscire fuori dal guscio famigliare, con i propri timori e i sensi di colpa.

Purtroppo non posso raccontare oltre senza rischiare di anticiparvi troppo della trama, ma posso dichiarare che il ritmo narrativo è ben equilibrato e il desiderio di andare avanti per capire cosa accade alle due donne, fanno di Quello che si salva, un libro da leggere e da regalare perché al di là dell’ottimistico titolo, racchiude una storia vera che è bene tenere sempre a mente: lottare per i propri desideri, per i propri sogni non è mai una lotta vana.

Molto interessante la nota dell’autore a fine libro che ci ricorda come tutti i fatti storici narrati siano realmente accaduti durante l’occupazione nazista della città di Roma, dal settembre 1943 al 4 giugno 1944.

E infine, è proprio grazie al lavoro di Silvia Celani con Quello che si salva che ho scoperto come il palazzo in via Tasso, che durante i mesi dell’occupazione nazifascista di Roma fu sede del Comando del Servizio di Sicurezza delle SS, sotto la guida del colonnello Herbert Kappler, sia oggi la sede del Museo Storico della Liberazione, che sarà sicuramente meta di una mia prossima visita.




Presentazione del libro “Un altro genere di forza” di Alessandra Chiricosta

Presso la libreria indipendente Odradek di Pomezia

Venerdì 26 novembre 2021 alle ore 17:00 presso la libreria indipendenza Odradek di Pomezia ci sarà la presentazione del libro Un altro genere di forza della docente e ricercatrice Alessandra Chiricosta edito dalla casa editrice Iacobelli Editore.

Nel pieno del dibattito sulla violenza di genere, l’autrice ridisegna il maschile e il femminile e con essi la mappa del discorso sulla forza distinguendolo da quello della violenza: perché ci vuole una particolare forza sia non essere “vittime” sia per non esercitare un potere soggiogante.

Seguirà un laboratorio condotto dall’autrice per fare una esperienza pratica di cosa significhi percepire e lavorare sulla forza combattente di un corpo di donna.
Organizzato da Sportello Donne Pomezia e Libreria Odradek
Green Pass Obbligatorio e preferita la prenotazione: 06 91629282
SINOSSI
I maschi sono forti, le donne sono deboli: sembra un’ovvietà che spiega molto dei rapporti tra uomini e donne, di come si sono strutturati e organizzati nel corso della Storia. I forti tendono a combattere e distruggere, i deboli ad accudire e proteggere la vita: così si è creata una dicotomia che fa della forza una via maestra verso la violenza, e della cura una premessa della mitezza e della pace.
Ma siamo sicuri che questa differenza si radichi nella “natura”? E che non sia invece una costruzione culturale, un “dispositivo biopolitico” da smontare per svelare un paradigma che ha limitato fortemente l’esplorazione di altre dimensioni ed elaborazioni di concetti come “femminilità” e “mascolinità”. È il paradigma, non l’oggettività corporea, ad aver articolato le relazioni tra i generi alla stregua di una lotta tra vittima – reale o potenziale – e carnefice – reale o potenziale.
Nel pieno del dibattito sulla violenza di genere – dalle molestie ai femminicidi – in un percorso in più tappe, teorico ed esperienziale, l’autrice ridisegna il maschile e il femminile e con essi la mappa del discorso sulla forza distinguendolo da quello della violenza: perché ci vuole una particolare forza sia per non essere “vittime” sia per non esercitare un potere soggiogante.



“Aiutaci a crescere. Regalaci un libro” , Pomezia aderisce all’iniziativa delle librerie Giunti al Punto

 Consegnati i libri per le scuole del territorio

Anche quest’anno il nostro Comune ha accolto con entusiasmo l’iniziativa “Aiutaci a crescere. Regalaci un libro” lanciata dalle librerie Giunti al Punto e realizzata dalla Biblioteca comunale per promuovere la lettura e contribuire alla formazione di bambini e ragazzi.
Oggi la vice Sindaco Simona Morcellini e l’Assessora Miriam Delvecchio hanno ricevuto in sala consiliare i rappresentanti degli istituti comprensivi e delle scuole materne comunali di Pomezia e Torvaianica, donando loro nuovi volumi per arricchire il patrimonio delle biblioteche scolastiche.
“Sostenere la donazione di un libro – commenta l’Assessora Delvecchio – significa progettare insieme un percorso di crescita e di benessere dedicato ai più giovani, i cittadini del futuro. L’iniziativa promossa dalle librerie Giunti al Punto ci consente, infatti, di promuovere la lettura e contribuire alla formazione di bambini e ragazzi, accendendo la passione per i libri. Vi ricordiamo che chiunque può aderire all’iniziativa e donare, in piena libertà di scelta, libri alle scuole o ai reparti pediatrici: basta recarsi in libreria o fare una donazione online”.
“Pomezia è stata riconosciuta dal Mibact come ‘Città che legge’ – aggiunge la Vice Sindaco – dedicando attività e iniziative alla lettura e alla diffusione dei libri. Stretto è il rapporto dei cittadini con la Biblioteca comunale, oracolo laico della nostra Città, che finalmente da qualche settimana ha potuto riaprire con capienza al 100%. L’iniziativa ‘Aiutaci a crescere. Regalaci un libro’ si inserisce in un progetto di più ampio respiro che stiamo portando avanti, mettendo al centro la lettura come strumento di crescita, formazione e sviluppo della comunità. L’obiettivo di potenziare la struttura della Biblioteca si accompagna oggi alla volontà di varcarne i confini materiali, affinché la bellezza della lettura raggiunga i cittadini in ogni luogo”.
COMUNICATO STAMPA



Qui tutto è fermo di Matteo Edoardo Paoloni

Romanzo d’esordio ambientato nella Maremma laziale

 

Non si fugge dal tempo che scorre via, qualsiasi sia la distanza che mettiamo tra ciò che rappresenta la nostra casa e ciò che trasformiamo nella nostra casa. Il passato non ci abbandona mai. Possiamo solo confrontarci con esso, confortare le ferite che sanguinano, curarle, perdonare e perdonarsi e tentare di guardare avanti.

Qui tutto è fermo è il primo romanzo pubblicato da Matteo Edoardo Paoloni per la casa editrice La Torre dei Venti.

È la storia di Guido ma potrebbe essere la storia di un qualsiasi ragazzo di provincia che si allontana da casa per studiare all’università, proseguire con un viaggio di studio all’estero, in questo caso a Madrid, e in quella terra straniera trovare la stabilità di un lavoro, di un amore e di un ritmo di vita perfetto tra teatri, bar e amici.

Non è difficile in fondo quando la terra di origine è un paese come Tarquinia, nella Maremma laziale, dove tutti sanno tutto, dove i sogni sembrano non voler prendere il volo e dove i ricordi e le assenze giocano un ruolo troppo doloroso per restare. Non è difficile andare via da un paese dove ci si sente stretti, dove quella cappa di provincialismo sembra frenare ogni ambizione e dove “tutto è fermo”

La vita ti lascia respirare per un po’ per poi bussare alla tua porta, come con quella inaspettata telefonata che annuncia una grave malattia della madre, e allora il ritorno a casa diventa inevitabile.

«Che malattia è?»
«Quello del tempo che passa.»

Il ritmo di Qui tutto è fermo è cadenzato da capitoli brevi, a volte brevissimi, che riportano nel passato aiutando il lettore con stralci in corsivo e offrendo una visuale dell’insieme molto simile ad una trasposizione cinematografica. Si sentono i profumi, si vedono i colori e si ascoltano i silenzi. Inizialmente sembra quasi che il testo stantuffi un po’, ma è solo una sensazione dovuta agli sbalzi temporali tra passato e presente, perché non appena si entra nel ritmo, la lettura è piacevolissima, i dialoghi diventano serrati e si entra serenamente nella mente di Guido.

Non è facile esaltare la propria terra senza mai dire che è bella; ammirare il panorama o soffermarsi sulla fotografia del nonno nella casa ormai disabitata e non ritrovarsi a pensare che lo abbiamo fatto tutti, almeno una volta nella vita; di chiedersi che fine abbiano fatto tutte le persone che abbiamo amato, le persone che hanno abitato una casa, un cortile, che hanno osservato gli stessi tetti di ardesia che osserva Guido dalla torretta.

Non è dalla provincia che si scappa, in fondo, ma da ciò che non riusciamo a perdonare, da ciò che ci graffia ancora sul cuore, da ciò che ci fa male.
Quando ce ne rendiamo conto, scopriamo che quella provincia è sì ferma ma possiede proprio nella sua capacità di cristallizzare il ricordo la sua grande ricchezza, quasi fosse uno scrigno dove raccogliere le gioie più preziose, come la vecchia cassetta VHS con la voce registrata di un vecchio spettacolo teatrale, o un antico amore incontrato per caso in un supermercato.

 

 

O memoria spietata, che hai tu fatto
del mio paese?
Un paese di spettri
dove nulla è mutato fuor che i vivi
che usurpano il posto dei morti.
Qui tutto è fermo, incantato,
nel mio ricordo.
Anche il venti.

Ritorno al paese di Vincenzo Cardarelli