UOVA di Hitonari Tsuji

UOVA

Di Hitonari Tsuji

Ed. Rizzoli

 

Titolo brevissimo per un romanzo all’insegna della delicatezza che ci viene proposto in un formato diverso dal solito: il libro è quadrato.

Spiccava nel suo colore giallo in mezzo a tutti gli altri, come non esserne attratti? Come non acquistarlo e leggerlo subito?

 

Era un uomo terribilmente impacciato

e ci mise ben dodici anni per rivelare il suo cuore innamorato.

 

Nonostante l’incipit, la storia che ci viene narrata da Hitonari Tsuji non è una storia d’amore, o almeno non lo è nel senso esclusivo della definizione.

Uova è un romanzo ambientato nel Giappone contemporaneo, il cui filo conduttore è dato dal saper cucinare in modo unico e prelibato le uova. La preparazione attenta e meticolosa delle pietanze ci viene presentata come preliminare al cibo consolatorio e curativo dei malesseri; in semplicità e senza l’utilizzo di stereotipi.

Attraverso la sapiente preparazione di piatti a base di uova Hitonari Tsuji affronta temi come l’amore, la violenza domestica, il bullismo, l’altruismo, la vecchiaia, la malattia: in punta di piedi il protagonista chef Satoij entra nella difficile vita di Mayo e piano piano in quella di sua figlia, cucinando piatti succulenti con le uova.

Lo snodo principale della storia è rappresentato da un locale come tanti chiamato izakaya che in giapponese significa “luogo dove bere e divertirsi”; è proprio qui che Satoij aspetta anni e anni prima di riuscire anche solo ad avvicinarsi e a bere una birra per pochi minuti con la donna di cui è innamorato.

Mayo è una madre sola per essere fuggita da un marito violento, che cresce con dedizione assoluta sua figlia Oeuf, adolescente silenziosa e chiusa all’universo maschile fino all’incontro con Satoij.

Hitonari Tsuji usa le uova anche nella scelta dei nomi: Mayo è tutt’altro che un nome giapponese, semplicemente l’abbreviazione del francese mayonnaise. Stessa cosa per Oeuf, nome scelto in onore del nonno materno che era francese e amava le uova.

Leggendo Uova entriamo in un mondo dove la cura e l’amore messi nella preparazione di pietanze gustose viene usata come un poetico mezzo di espressione di emozioni e sentimenti.

 

Era un piatto dall’aria appetitosa, ricoperto da una dose abbondante di uovo lucente.

Le tre donne non avevano assistito alla preparazione.

Quando lui le chiamò si sedettero e furono servite […]

Non appena tutte e tre assaporarono il primo boccone, si bloccarono e cambiarono espressione.

Quando qualcosa è davvero buono, le persone perdono la parola.

E Satoij lo sapeva.

 

SINOSSI

 

Tutto era iniziato quattordici anni prima nell’izakaya Yururi, di cui Satoij era cliente abituale. Lui se ne stava seduto in fondo di lato, in uno dei quattordici coperti del bancone a forma di ferro di cavallo del locale nel quartiere di Nishi-Azabu e osservava di sottecchi il viso radioso della donna che gli stava di fronte. Che sorriso meraviglioso, aveva pensato, e quello era stato il principio di ogni cosa.

 

Una particolarità: nel libro troviamo descritta anche la ricetta del nostro italianissimo tiramisù

 

 




LE RICETTE DELLA SIGNORA TOKUE di Durian Sukegawa

LE RICETTE DELLA SIGNORA TOKUE

di Durian Sukegawa

Ed. Einaudi

 

 

Se dovessimo attribuire un sapore a questo breve romanzo scritto da Durian Sukegawa, forse potremmo definirlo…agrodolce.

La dolcezza della prima parte, con i suoi personaggi delineati in modo così delicato, con i ciliegi in fiore, le comitive di studenti e, soprattutto, con i suoi dorayaki. Poi il sapore cambia, si parla di segreti e di tragedia, il dolce ad un certo punto inizia ad affievolirsi fino a svanire quasi del tutto cedendo il posto ad un retrogusto aspro, molto aspro.

Durante le mie letture, in maniera costante, si inserisce l’esigenza di leggere autori giapponesi. A partire da Murakami, passando per Yoko Ogawa, Aki Shimazaki e arrivando a conoscere Durian Sukegawa con Le Ricette della signora Tokue.

Anche con quest’ultimo mi ritrovo immersa in un qualcosa che fatico a classificare come un romanzo esclusivamente realistico.

 

Perchè io credo che qualsiasi siano i nostri sogni, prima o poi troveremo per forza ciò che cerchiamo, grazie alla voce che ci guida.

La vita di un essere umano non è mai uniforme: ci sono momenti in cui il colore cambia di colpo.

 

È un libro carino, poetico, in cui le stagioni si alternano e gli animi umani cambiano.

Una storia da far leggere anche agli adolescenti, per il fatto che sottolinea l’importanza della lotta all’emarginazione, del non volersi fermare alle apparenze, dell’amicizia che non ha età.

Sentaro e la signora Tokue, i due nostri protagonisti, hanno entrambi una vita da recuperare; per uno dei due ciò sarà possibile, per l’altro solo in piccola parte.

Quella che all’inizio quasi ci si presenta come una favola, è invece solo il preludio ad un segreto che ci viene svelato poco a poco e al quale facciamo fatica a credere, e ad immaginare.

L’eleganza della scrittura orientale ci regala alla fine un senso di pace e di tranquillità.

 

 

Diventare come dei poeti era l’unico modo di vivere per noi, ha detto.

A guardare la realtà così com’era, veniva voglia di morire.

L’unica soluzione per oltrepassare la siepe era vivere come se l’avessimo già fatto.

 

 

SINOSSI

 

Sentaro gestisce una piccola panetteria che vende dorayaki, dolcetti formati da due piccoli dischi di pan di spagna al cui interno c’è una farcitura a base di fagioli rossi. Quando Tokue, un’anziana signora che sembra comparsa dal nulla si offre di aiutarlo, il ragazzo accetta con riluttanza. Ben presto però si renderà conto che la donna ha delle abilità particolari e grazie alla sua ricetta segreta, in poco tempo, la piccola attività inizia a prosperare. I segreti però della signora Tokue, non riguardano solo i suoi dolci.

 




VENDETTA

VENDETTA

 di Yoko Ogawa

Ed. Il Saggiatore

 

Yoko Ogawa è considerata una delle più importanti autrici giapponesi contemporanee. Quando ho letto di lei, la cosa che mi ha colpito davvero tanto, è stata il fatto che lei dichiari Il diario di Anna Frank come uno dei libri più importanti della sua formazione. Dice inoltre di aver scoperto la scrittura a 17 anni grazie proprio alla lettura del diario.

 

“Ogni volta che scrivo un romanzo, la parte del corpo che lavora più intensamente sono le orecchie. Posso sentire il rumore dell’esplosione di una stella che scompare ai confini dell’universo, oppure il lamento di una persona morta tra le ceneri di un forno crematorio in un campo di concentramento. A tutte queste anime, offro un posto dove stare, il racconto. Per me scrivere equivale a compiere questa missione”.

 

 

Vendetta è l’ultimo lavoro di questa autrice, non posso definirlo un romanzo, non posso definirlo un racconto, e non riesco a darvene una trama.

Vendetta è piuttosto un intreccio di storie, personaggi, ambientazioni.

Vendetta è scritto come il meccanismo delle scatole cinesi, una dentro l’altra, dalla più grande ala più piccola, le apriamo senza sapere quando finiranno e cosa conterranno. Se dentro di loro ci sarà altro oltre che loro stesse.

È in quest’ottica che dobbiamo accingerci a leggere queste pagine. Lo stile è liscio e freddo come un piano di marmo, ma ci fa vibrare. Frasi taglienti come i numerosi strumenti che vi ritroviamo e che vengono utilizzati dai personaggi, per compiere le loro vendette.

Una scrittrice, una vecchia che coltiva carote e kiwi, un bambino morto o forse no, una segretaria, un vecchio custode, madri, amanti assassini e passanti. Sono tanti pezzi di questo libro/puzzle, ma si incastrano alla perfezione rendendo, alla fine, l’opera completa .

Una delle caratteristiche che mi ha colpito maggiormente, è la descrizione di parti del corpo, a volte esse sono effettivamente protagoniste attive della storia.

 

 

“Ero in piedi, impietrito. Il cuore era davanti a me. Ora che la donna era nuda, le spalle spioventi si notavano ancora di più. Forse perché il posto del cuore era vuoto e le costole erano sprofondate. (…)

In compenso, il cuore era terrorizzato, come al solito. Ogni volta che pompava il sangue, le vene tremavano. Osservandolo da vicino, potevo seguire con gli occhi il disegno dei muscoli che emergeva dalla superficie: era un arcano crittogramma”.

 

SINOSSI

 

Undici storie parallele e concatenate: madri, figli, vittime, amanti, assassini e anonimi passanti, i cui destini si intersecano in una rete sempre più nera ed inquietante di enigmi e indizi.

Pinzette per sopracciglia, camici, frigoriferi, ceste di pomodori: ecco gli strumenti scelti per tessere la ragnatela della perversione, sempre celati dall’alibi della loro quotidiana innocenza. Undici storie, un’unica mano invisibile che manovra i fili: la recondita diabolicità dell’essere umano.

 

 




Gli amori e gli incroci di Aki Shimazaki in AZAMI

AZAMI

di Aki Shimazaki

Ed. Feltrinelli

 

Quanto può incidere l’edizione e la copertina di un libro nel momento in cui si deve effettuare una scelta in libreria? Quanto può essere d’aiuto l’istinto che ci costringe all’ultimo minuto, a tornare indietro, mollare il volume che si aveva in mano, e prendere quell’unica copia, posta in terza o quarta fila, che ci occhieggia nel suo rosa dalle molteplici sfumature?

Beh, nel mio caso, tutti questi elementi sono stati molto importanti, mi sono lasciata guidare da loro e non mi hanno delusa.

Non conoscevo Aki Shimazaki e non mi era capitato mai di leggere commenti o recensioni dei suoi romanzi; è stata una bella scoperta. Questa scrittrice giapponese trapiantata in Canada, è specializzata nei cicli: ha iniziato con la pentalogia Il peso dei segreti nel 2016, proseguito con altri cinque romanzi con Nel cuore di Yamato, e con Azami ha scritto il primo di un nuovo ciclo intitolato All’ombra del cardo.

In un pomeriggio di queste nostre “strane” vacanze natalizie, mi sono dedicata alla scoperta di quest’autrice così essenziale e diretta nel suo stile, ma nel contempo così vera e profonda nell’analisi dell’animo umano.

Trovo che abbia una naturale capacità di mantenere viva l’attenzione e anche creare la giusta suspence.

Le sue frasi brevi e prive di orpelli, riescono a farci coinvolgere dalle emozioni che sono proprie del suo personaggio principale, al quale il destino ha riservato incontri che lo riporteranno nel suo passato, che muteranno temporaneamente il suo presente, che metteranno a repentaglio il suo futuro.

Quella che apparentemente si presenta come una quasi normale storia di infedeltà, si rivela invece qualcosa di più profondo che ha radici nell’insoddisfazione personale e nella mancanza di stimoli dovuta ad una vita monotona.

Ma è proprio vero che il primo amore non si scorda mai? Per Mitsuo questo amore ha il nome di un fiore, il fiore bellissimo del cardo che non viene mai regalato perché sulle foglie ha delle spine appuntite.

 

Azami

Anche stasera, il tuo cuscino è bagnato di lacrime.

Chi sogni? Vieni, vieni a me.

Mi chiamo Azami. Sono il fiore che culla la notte.

Piangi, piangi tra le mie braccia.

L’alba è ancora lontana.

 

 

SINOSSI

 

Il trentaseienne Mitsuo Kawano si divide tra la famiglia e il lavoro di redattore in una rivista di attualità. La carenza di vita sessuale con sua moglie lo spinge a frequentare di tanto in tanto locali a luce rosse. Un giorno in un bar incontra Goro Kida, un ex compagno di classe che ha fatto fortuna e che lo invita ad una serata in un lussuoso pub. In questo posto lavora come entraineuse Mitsuko, nome d’arte Azami, un’altra ex compagna di classe, primo amore di Mitsuo.

Questi incontri sconvolgeranno la vita monotona del protagonista, e lo porteranno ad un bivio.