A tu per tu con l’autore. Rassegna letteraria dell’Associazione Culturale Tema-Hesperia

Si apre la rassegna con il libro Frammenti di Simonetta

Racani

 

Sabato 4 dicembre 2021 alle ore 18:00 presso La Galleria Hesperia in Via Silvio Spaventa 24/B a Pomezia, prende il via il primo incontro della Rassegna letteraria dell’Associazione Culturale Tema-Hesperia con la presentazione del libro Frammenti di Simonetta Racani.

Modera l’incontro Susanna Lasconi della libreria Booklet di Pomezia.

 

L’ingresso è consentito nel rispetto delle norme COVID attualmente in vigore
email. temahesperiaps@gmail.com
Per saperne di più sull’Associazione Culturale Tema-Hesperia qui

 

 

Dal sito di Amazon si riporta la sinossi del libro e informazioni sull’autrice.

LIBRO

Margherita, il personaggio di questo libro, è una donna apparentemente normale.Ha formato la sua personalità attraverso vari episodi della sua vita che, mettendo in evidenza le sue contraddizioni, ne hanno talvolta minato le certezze.Forte e sicura con il mondo esterno, critica e incerta nell’intimo, alla continua ricerca di un equilibrio tra ragione e sentimento, tra osservanza delle regole e ribellione, è una donna che vive le sue passioni consapevole delle ferite che le stesse lasceranno e che inevitabilmente contribuiranno ad aggravare il suo dissidio interiore.Ma un evento drammatico l’aiuterà a pacificarsi con il suo vissuto ridefinendo nuove priorità.Questo libro è il viaggio dell’anima e della vita, fatto di salti temporali dall’adolescenza all’età matura che come frammenti di un puzzle si ricompongono per accompagnarci all’epilogo.

 

L’AUTORE

Racani Simonetta, sono nata a Roma il 27 settembre 1959.Diplomata. Ho ricoperto lavorativamente varie posizioni. Sono coniugata e madre di un ragazzo.Sono appassionata di lettura, cinema, musica e arti figurative.Da un paio d’anni faccio parte di un laboratorio teatrale amatoriale.Ho sempre amato scrivere soprattutto poesie e racconti brevi.Questo è il mio primo romanzo.

 




Quello che si salva di Silvia Celani

Il secondo romanzo della scrittrice pometina ci porta nel cuore della resistenza romana

 

Ogni riflessione sui libri che scelgo di proporre mi carica sempre di una grande responsabilità che aumenta ancora di più nel momento in cui l’autore del libro è una persona che conosco. Il rischio di non essere obiettiva è sempre dietro l’angolo.

Per fortuna nel romanzo Quello che si salva di Silvia Celani, edito da Garzanti nel settembre del 2020, la sensazione di essere in bilico tra “dire e non dire” l’ho superato a mano a mano che andavo avanti con la lettura perché la vicenda narrata mi ha letteralmente rapita togliendomi qualsiasi dubbio.

Quello che si salva è un romanzo ambientato a Roma e narra la storia di Flavia e nonna Luli. Due donne, vicine di casa e con età diverse, che instaurano nel tempo un profondo legame di amicizia, molto più stretto e   intimo di un vincolo di sangue.

 

 

Giocando sull’alternanza dei capitoli in diversi piani temporali Quello che si salva ci porta agevolmente avanti e indietro nel tempo, tra passato e presente.

Con nonna Luli, all’anagrafe Giulia, ci troviamo immersi nella Roma del settembre del ’43, con la nascita dei nuclei di resistenza romana ai quali la giovane ventenne si unisce con coraggio contrastando la presenza massiccia e oppressiva dei nazisti e prendendo il nome in codice di Camilla. Pagine intense con svariati personaggi del popolo, coraggiosi e impavidi, pronti a tutto, anche a morire per salvare Roma. Non manca la pagina dell’attentato di via Rasella con il successivo rastrellamento dei tedeschi e l’eccidio delle Fosse Ardeatine o l’episodio dell’uccisione di Teresa, la donna incinta trucidata da un tedesco in Viale Giulio Cesare.

Nel presente, invece, abbiamo Flavia attraverso la quale si snoda la storia del ritrovamento casuale in un negozio di antiquariato di un sevivon, una particolare trottola della tradizione ebraica, che rappresenta il trait d’union tra passato e futuro nella trama del romanzo.

Per la mia particolare predisposizione alle storie del passato, tra le due figure femminili quella che mi ha coinvolta di più è sicuramente la figura di nonna Luli. La sua determinazione, la sua forza e la sua resilienza nel continuare a combattere nel silenzio del proprio dolore anche quando la guerra finisce ma persevera nel ricordo e nel dolore di chi resta, raccontano di una donna dai tratti ben delineati e davvero difficile da dimenticare.

È sarà proprio la grande forza interiore di nonna Luli a sostenere, aiutare e appoggiare la figura di Flavia, con le sue difficoltà a uscire fuori dal guscio famigliare, con i propri timori e i sensi di colpa.

Purtroppo non posso raccontare oltre senza rischiare di anticiparvi troppo della trama, ma posso dichiarare che il ritmo narrativo è ben equilibrato e il desiderio di andare avanti per capire cosa accade alle due donne, fanno di Quello che si salva, un libro da leggere e da regalare perché al di là dell’ottimistico titolo, racchiude una storia vera che è bene tenere sempre a mente: lottare per i propri desideri, per i propri sogni non è mai una lotta vana.

Molto interessante la nota dell’autore a fine libro che ci ricorda come tutti i fatti storici narrati siano realmente accaduti durante l’occupazione nazista della città di Roma, dal settembre 1943 al 4 giugno 1944.

E infine, è proprio grazie al lavoro di Silvia Celani con Quello che si salva che ho scoperto come il palazzo in via Tasso, che durante i mesi dell’occupazione nazifascista di Roma fu sede del Comando del Servizio di Sicurezza delle SS, sotto la guida del colonnello Herbert Kappler, sia oggi la sede del Museo Storico della Liberazione, che sarà sicuramente meta di una mia prossima visita.




“Aiutaci a crescere. Regalaci un libro” , Pomezia aderisce all’iniziativa delle librerie Giunti al Punto

 Consegnati i libri per le scuole del territorio

Anche quest’anno il nostro Comune ha accolto con entusiasmo l’iniziativa “Aiutaci a crescere. Regalaci un libro” lanciata dalle librerie Giunti al Punto e realizzata dalla Biblioteca comunale per promuovere la lettura e contribuire alla formazione di bambini e ragazzi.
Oggi la vice Sindaco Simona Morcellini e l’Assessora Miriam Delvecchio hanno ricevuto in sala consiliare i rappresentanti degli istituti comprensivi e delle scuole materne comunali di Pomezia e Torvaianica, donando loro nuovi volumi per arricchire il patrimonio delle biblioteche scolastiche.
“Sostenere la donazione di un libro – commenta l’Assessora Delvecchio – significa progettare insieme un percorso di crescita e di benessere dedicato ai più giovani, i cittadini del futuro. L’iniziativa promossa dalle librerie Giunti al Punto ci consente, infatti, di promuovere la lettura e contribuire alla formazione di bambini e ragazzi, accendendo la passione per i libri. Vi ricordiamo che chiunque può aderire all’iniziativa e donare, in piena libertà di scelta, libri alle scuole o ai reparti pediatrici: basta recarsi in libreria o fare una donazione online”.
“Pomezia è stata riconosciuta dal Mibact come ‘Città che legge’ – aggiunge la Vice Sindaco – dedicando attività e iniziative alla lettura e alla diffusione dei libri. Stretto è il rapporto dei cittadini con la Biblioteca comunale, oracolo laico della nostra Città, che finalmente da qualche settimana ha potuto riaprire con capienza al 100%. L’iniziativa ‘Aiutaci a crescere. Regalaci un libro’ si inserisce in un progetto di più ampio respiro che stiamo portando avanti, mettendo al centro la lettura come strumento di crescita, formazione e sviluppo della comunità. L’obiettivo di potenziare la struttura della Biblioteca si accompagna oggi alla volontà di varcarne i confini materiali, affinché la bellezza della lettura raggiunga i cittadini in ogni luogo”.
COMUNICATO STAMPA



Qui tutto è fermo di Matteo Edoardo Paoloni

Romanzo d’esordio ambientato nella Maremma laziale

 

Non si fugge dal tempo che scorre via, qualsiasi sia la distanza che mettiamo tra ciò che rappresenta la nostra casa e ciò che trasformiamo nella nostra casa. Il passato non ci abbandona mai. Possiamo solo confrontarci con esso, confortare le ferite che sanguinano, curarle, perdonare e perdonarsi e tentare di guardare avanti.

Qui tutto è fermo è il primo romanzo pubblicato da Matteo Edoardo Paoloni per la casa editrice La Torre dei Venti.

È la storia di Guido ma potrebbe essere la storia di un qualsiasi ragazzo di provincia che si allontana da casa per studiare all’università, proseguire con un viaggio di studio all’estero, in questo caso a Madrid, e in quella terra straniera trovare la stabilità di un lavoro, di un amore e di un ritmo di vita perfetto tra teatri, bar e amici.

Non è difficile in fondo quando la terra di origine è un paese come Tarquinia, nella Maremma laziale, dove tutti sanno tutto, dove i sogni sembrano non voler prendere il volo e dove i ricordi e le assenze giocano un ruolo troppo doloroso per restare. Non è difficile andare via da un paese dove ci si sente stretti, dove quella cappa di provincialismo sembra frenare ogni ambizione e dove “tutto è fermo”

La vita ti lascia respirare per un po’ per poi bussare alla tua porta, come con quella inaspettata telefonata che annuncia una grave malattia della madre, e allora il ritorno a casa diventa inevitabile.

«Che malattia è?»
«Quello del tempo che passa.»

Il ritmo di Qui tutto è fermo è cadenzato da capitoli brevi, a volte brevissimi, che riportano nel passato aiutando il lettore con stralci in corsivo e offrendo una visuale dell’insieme molto simile ad una trasposizione cinematografica. Si sentono i profumi, si vedono i colori e si ascoltano i silenzi. Inizialmente sembra quasi che il testo stantuffi un po’, ma è solo una sensazione dovuta agli sbalzi temporali tra passato e presente, perché non appena si entra nel ritmo, la lettura è piacevolissima, i dialoghi diventano serrati e si entra serenamente nella mente di Guido.

Non è facile esaltare la propria terra senza mai dire che è bella; ammirare il panorama o soffermarsi sulla fotografia del nonno nella casa ormai disabitata e non ritrovarsi a pensare che lo abbiamo fatto tutti, almeno una volta nella vita; di chiedersi che fine abbiano fatto tutte le persone che abbiamo amato, le persone che hanno abitato una casa, un cortile, che hanno osservato gli stessi tetti di ardesia che osserva Guido dalla torretta.

Non è dalla provincia che si scappa, in fondo, ma da ciò che non riusciamo a perdonare, da ciò che ci graffia ancora sul cuore, da ciò che ci fa male.
Quando ce ne rendiamo conto, scopriamo che quella provincia è sì ferma ma possiede proprio nella sua capacità di cristallizzare il ricordo la sua grande ricchezza, quasi fosse uno scrigno dove raccogliere le gioie più preziose, come la vecchia cassetta VHS con la voce registrata di un vecchio spettacolo teatrale, o un antico amore incontrato per caso in un supermercato.

 

 

O memoria spietata, che hai tu fatto
del mio paese?
Un paese di spettri
dove nulla è mutato fuor che i vivi
che usurpano il posto dei morti.
Qui tutto è fermo, incantato,
nel mio ricordo.
Anche il venti.

Ritorno al paese di Vincenzo Cardarelli




Diari dal carcere di Sepideh Gholian edito da Gaspari Editore

Giovane giornalista freelance iraniana in carcere dal 2018 per difendere i diritti dei lavoratori

 

Ci sono voci che hanno bisogno di essere urlate così da oltrepassare le sbarre di un carcere, varcare i confini iraniani e irrompere nelle case, nelle teste, nell’animo e nei cuori di chi legge.

Leggere Diari dal carcere è prendere il testimone e trasformarsi nella voce di Sepideh Gholian perché a lei e alle altre detenute, è stata tolta anche la forza di urlare:

Ci picchiano da mezzogiorno alle 10 di sera. Temo che non resterò in vita. Dire che sono terrorizzata non basta davvero a esprimere ciò che provo. Sento qualcosa di caldo fuoriuscire dal mio corpo. Resto completamente muta, persino quando mi picchiano non riesco neppure a gemere.

Sepideh Gholian è una giornalista freelance iraniana arrestata nel 2018 perché ha documentato la mobilitazione del sindacato dei lavoratori della raffineria di zucchero Haft Tappeh. È stata detenuta in varie prigioni iraniane, tra cui quella tristemente famosa di Evin, ed ora sta scontando una pena detentiva nel carcere di Bushehr. Nel 2020, approfittando di un periodo di libertà provvisoria, è riuscita a far pubblicare questi diari dal carcere. Per la pubblicazione di questo volume è sotto processo per “diffusione di propaganda e falsità”.

Diari dal carcere raccogliere stralci, sensazioni, brevi descrizioni, illustrazioni e testimonianze di altre donne, di altri dolori, di torture, di morte. È la storia di Sahba, Khulud, Maryam Hamadi, Somayeh Hardani, Zohra Hosseini, Makieh Nisi, Elahe Darvishi, Amineh Zaheri Sari, Sakineh Saguri, Masumeh Saidavi. Donne dai nomi inpronunciabili, alcune morte per impiccagione mentre altre sono in attesa di scontare lunghi anni di detenzione. Sono giovani, giovanissime. Alcune partoriscono in carcere e, in automatico, anche il proprio figlio viene accusato del medesimo reato della madre.

È un volume che trascina negli odori, nella solitudine, nella follia di un regime cieco e totalitario che priva della libertà ma anche della forza di volontà di combattere. Donne private della loro vita e senza alcun futuro.

Ormai, non fa più differenza che una persona sia in prigione oppure no, il solo fatto di vivere in Iran ci rende prigionieri.

Una nazione dove la condizione di inferiorità e sottomissione della donna è una consuetudine perché educate a quello sguardo verso terra, a quel capo chino, a quella continua e peritura tortura psicologica che non lascia via di scampo.

Una nazione intrisa dalla cultura sull’inferiorità delle donne che avvilisce e incupisce al punto da lasciar sognare a Sepideh di quando era a casa, libera, e i suoi fratelli la picchiavano senza alcun motivo, così, di punto in bianco, e di come quelle percosse fossero così forti da farle perdere i sensi.

Una nazione in cui una donna non si libera da quello stato psicologico di sottomissione neanche in punto di morte:

Ogni detenuta donna porta sempre la tortura con sé come un macigno sulle spalle. Ma nel caso di una donna araba detenuta, è come se venisse annichilita sotto la tortura. Emaciata e insanguinata, trascina la tortura con sé attraverso i corridoi del centro di detenzione; persino in punto di morte la tormenta il senso di colpa: che non le fuoriescano i capelli da sotto il velo!

 

Leggere Diari dal carcere non è piacevole perché non è finzione; leggere è quasi un dovere perché è farsi carico del loro silenzio e amplificarlo; leggere Diari dal carcere è dare voce a chi non ha più voce.

 

 

Diari dal carcere è una iniziativa dall’associazione Librerie in Comune di Udine e del festival vicino/lontano, con il patrocinio di Amnesty International Italia e sostenuto da una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Ideaginger.it.

Il ricavato della vendita del libro è destinato a coprire le spese legali di Sepideh Gholian e una quota sarà destinata a Amensty International.

Diari dal carcere è pubblicato in prima edizione mondiale da Gaspari Editore ed è un libro che lascia il segno.

 

Gaspari Editore




Tre giorni a Berlino di Christine de Mazières

Il Muro di Berlino attraverso gli occhi dei berlinesi dell’Est

Tre giorni a Berlino è l’esordio letterario di Christine de Maziéres pubblicato in Francia nel 2019 in occasione dell’anniversario dei 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino e pubblicato in Italia nel settembre del 2021 grazie alla casa editrice Edizioni Clichy.

Nei Tre giorni a Berlino si vivono, attraverso le voci di diversi protagonisti, le emozioni, lo stupore e le speranze della notte del 9 novembre 1989 quando, nel corso della conferenza stampa, il funzionario Schabowski, del Partito Socialista Unificato della Germania nella Repubblica Democratica Tedesca, annuncia, per errore, la possibilità per tutti di attraversare liberamente il confine, dando il via alla pacifica caduta del Muro di Berlino.

Il primo narratore è Cassiel, l’angelo protagonista del film “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders, che apre il romanzo con un incipit incisivo:

«Arrivano a piccoli gruppi, silenziosi, come se andassero a spasso, mani in tasca, facendo finta di niente. Affluiscono da tutte le direzioni verso il posto di confine di Bornholmer Strasse, curiosi ma un po’ timorosi»

Timorosi perché nessuno si aspettava un “tana libera tutti”, nessun cittadino da quella parte del muro era davvero pronto ad un evento del genere. La situazione era cambiata con l’arrivo di Gorbačëv al Cremlino e l’avvio delle riforme della perestrojka; si respirava un’aria di cambiamento ma nessun berlinese dell’Est poteva immaginare che quel momento tanto desiderato potesse capitare così, all’improvviso e addirittura con un messaggio lanciato dalla televisione.

Tre giorni a Berlino è un romanzo corale. Abbiamo Anna, una giovane francese innamorata di Berlino e della lingua tedesca; c’è Micha, figlio di un membro del Comitato centrale al quale hanno da sempre rifiutato qualsiasi domanda di espatrio; c’è Tobias, scomparso nel mare nel tentativo di attraversarlo a nuoto per fuggire e poi c’è Lorenz, Hanno, Niklas e c’è lo stesso Schabowski e tanti altri.

Le loro voci delicate sembrano prendere per mano il lettore per condurli dall’altra parte, nei loro sogni, in quella speranza di trovare oltre quel muro che li protegge dal mondo capitalista, uno stile di vita che possa ridare un senso e un significato alla vita stessa.

Sono uomini nati da quella parte del muro «Al sogno di un socialismo dal volto umano ci avevamo creduto, i miei amici e io» fino a quando, crescendo, hanno iniziato a ricevere informazioni, a vedere le scene della primavera di Praga, a iniziare a dubitare, a percepire in modo diverso quel mondo imperialista dal quale doveva difendersi.

«Visto che la ribellione aperta era un suicidio, molti si sono immersi in quella che abbiamo finito per chiamare l’emigrazione interiore; ciascuno si ritirava nella sua bolla, nella sua nicchia. Si leggeva, si faceva musica, ci si disinteressava della collettività»

Quello che amo di più nei libri è proprio quel condurmi in periodi storici, luoghi e emozioni che, in una sola vita, nessuno di noi potrebbe mai sperimentare. Entrare nelle pagine di Tre giorni a Berlino è vivere le stesse palpitazioni, quel medesimo senso di fratellanza e di gioia sconfinata che si è respirato a Berlino la notte di quel 9 novembre di più di trent’anni fa, quando per la prima volta Berlino divenne un’unica grande città, e cittadini sconosciuti si sono stretti l’uno all’altro finalmente liberi di muoversi senza controlli.

Ma, nello stesso tempo, Tre giorni a Berlino, è sentire tutte le paure che i berlinesi dell’est hanno vissuto per decenni, è percepire tra le righe cosa significhi non essere liberi, non potersi muovere e agire ed essere sempre sotto controllo, senza via d’uscita e senza possibilità di fuga.

 

Tre giorni a Berlino merita di essere letto perché il passato non va mai dimenticato.

 




Nel quartiere Monti a Roma si inaugura la Libreria Panisperna 220

Ora una libreria c’è

 

In un periodo in cui siamo abituati a vedere le saracinesche dei negozi chiudere, vedere chi ha l’audacia di andare controcorrente e aprire i battenti fa sicuramente notizia.

Un grande plauso a Masud Kia, direttore del nuovo spazio culturale Libreria Panisperna 220 che ha inaugurato venerdì 8 ottobre con un orario no-stop dalle 10 alle 23, per far capire, fin dalle prime battute, cose vuole dire creare un luogo di condivisione e di inclusione.

 

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«Ora una libreria c’è» recita la bandiera esterna perché l’esigenza di avere luoghi dove incontrarsi, dove poter dialogare con il libraio, dove poter essere consigliato e indirizzato verso la lettura di un libro è una vera e proprio missione che ogni lettore anela di incontrare e che le grandi catene di distribuzione, purtroppo, hanno diminuito sempre più lasciando il lettore solo soletto tra una moltitudine di libri.

L’idea di Libreria Panisperna 200 rientra in un progetto ancora più grande e ambiziosa. Parliamo del progetto delle Librerie Scatenate. Attualmente ne sono state aperte già sei in diverse zone d’Italia:

Libreria Ultima Spiaggia a Ventotene e Camogli
L’Amico Ritrovato e L’Amico Immaginario a Genova
Libreria Centofiori a Milano
Nutrimenti Bookshop a Procida

 

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L’idea di fondo del progetto delle Librerie Scatenate è molto semplice e si basa sul principio che un libro migliora la qualità della vita, genera benessere e, tra i beni di consumo di tipo culturale, rappresenta il più diffuso e economico, capace di creare crescita personale, e relazioni sia personali che sociali.

 

Dalla pagina Facebook si legge:

«Sei meravigliose librerie nate in momenti diversi, da diverse esperienze editoriali, commerciali e territoriali e con diversi assetti societari che si sono ritrovate negli anni accomunate dalla stessa visione:

– la centralità della figura del libraio altamente specializzato;
– l’assoluta autonomia di ciascun punto vendita;
– l’esigenza di garantire sempre la bibliodiversità, differenza e pluralismo, senza cedere all’omologazione commerciale»

 

Come non essere d’accordo con questo pensiero?

Ben vengano le librerie indipendenti, la loro libertà di scegliere di promuovere e far conoscere le piccole e medie case editrici, di dare spazio agli autori esordienti, di creare un tessuto sociale diverso divenendo un luogo di incontro, un punto certo del quartiere. Un luogo dove i libri non siano solo degli oggetti su delle mensole.

Anche gli orari che propongono fanno capire come si voglia andare incontro al lettore. Orario continuato dalle 10 alle 20 e, per due giorni la settimana, libreria aperta fino alle 23. Perfetto per poter passeggiare nelle viuzze di Monti per poi infilarsi con stupore tra le copertine dei libri, scoprire autori sconosciuti e fare due chiacchiere con il libraio come se fosse un amico.

Perché un libro è un amico, sempre!

 

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Libreria Panisperna 220
Via Panisperna 220 – Tel. 06 88372870

Lunedì martedì e mercoledì 10 – 10
Giovedì’ e venerdì ore 10 – 23
Sabato 10 – 20
Domenica chiuso




America non torna più di Giulio Perrone

Romanzo autobiografico sul doloroso rapporto tra padre e figlio pubblicato da HarperCollins

 

America non torna più è il nuovo romanzo di Giulio Perrone, editore dell’omonima casa editrice romana fondata nel 2005, pubblicato da HarperCollins e in tutte le librerie dal 16 settembre.

È un romanzo intimo e doloroso dove l’amore mai dichiarato in modo esplicito e le diverse aspettative e prospettive sulla vita tra Giulio e Giampiero, il padre,  creano un profondo e lacerante strappo al figlio che si acuisce nel momento in cui è costretto ad affrontare la lunga malattia e  infine morte.

Detto così può apparire una trama scontata invece America non torna più ha una forza dirompente nuova sia per lo stile intimistico che per le frasi secche e prive di fronzoli che non tentano di addolcire e intenerire il lettore ma, al contrario, lo prendono per mano per condurlo nel dialogo personale e profondo di un uomo.

 

Giulio Perrone riesce a denudarsi offrendo un romanzo inteso. Perché non si sceglie un padre. È quello. E non puoi fare altro che accettarlo anche se condiziona le tue scelte, ti indica la strada, ti costringe giorno dopo giorno a seguire i propri sogni e non quelli che senti preponderanti dentro di te. Una convivenza obbligata che crea uno scontro che si prolunga nel tempo, come un’abitudine, un modo di essere, uno stile di vita,  fino a quando ciò che non vorresti mai arriva improvvisa: una malattia con un finale inevitabile e allora ecco che torni con i ricordi a rubare piccoli momenti che avresti potuto vivere diversamente, silenzi che avresti potuto colmare, assenze che avresti potuto distillare.

«Ma per l’ennesima volta sento che sto dando ragione a mio padre e alle scelte fatte per accontentarlo.
Nella vita mi sono fermato sempre un passo prima del conflitto.»

America non torna più mette a nudo, con uno stile coraggioso, i pensieri intimi di un uomo.  È una delicata storia d’amore, un amore mai dichiarato apertamente che evidenzia una difficoltà, molto maschile, di esternare e di esprimere i sentimenti. Nei momenti di massimo dolore e rabbia Giulio reagisce con azioni di forte impatto come scaraventare la bottiglia di vino per terra o sfogarsi con un atto sessuale proprio nella stanza accanto al padre morente. Azioni che contrastano con la delicatezza del ritmo intimistico di Giulio Perrone ma che sono espliciti elementi del rovente dramma interiore.

«Siamo soli, ai due lati della stanza.
E stavolta non c’è soluzione.
Resta il silenzio che non hai la forza, la voglia, il desiderio di interpretare neanche tu.»

America non torna più, un padre e un figlio e il loro amore silenzioso, fatto di piccoli gesti, di sguardi rubati, a volte più di scontri che di incontri, che sbatte improvviso con la ineluttabilità della vita, nel suo scorrere lento verso la fine, una fine che arriva davvero perché «Siamo destinati a disperderci anche nella testa di chi ci ha amati»

E allora ecco che il ricordo che custodiamo delle persone care diventa il vero protagonista di questo romanzo aprendo una visione molto più ampia del semplice rapporto padre/figlio.

«Ricordi come possibili raccolte di ricordi.»

Un tema che mi ha piacevolmente ricordato Javier Marìas ne Gli innamoramenti e Due vite del premio Strega 2021 Emanuele Trevi quando dichiara: «Perché noi viviamo due vite, entrambe destinate a finire: la prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene

America non torna più è un’autobiografia audace e coraggiosa che merita di essere letta e riletta.




Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo

Prima scrittrice afro-discendente a vincere il Booker Prize nel 2019 insieme a Margaret Atwood

Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo è un romanzo uscito a novembre 2020 per Edizioni Sur.

Raccoglie la storia di dodici donne nere che vivono una Londra frenetica, caotica e conservatrice. È sostanzialmente, un romanzo che, attraverso una scrittura che gratta via ogni inutile orpello, raggiunge l’anima intima di ogni protagonista mettendo a nudo le proprie origini, le proprie tendenze sessuali, le proprie sventure per innalzare ogni personaggio a puro e essenziale essere umano.

Un tipo di scrittura che già di suo dichiara di voler superare i limiti racchiusi nella scrittura stessa abolendo la punteggiatura e utilizzando i capoversi come vessilli poetici creando un flusso narrativo coinvolgente e sconvolgendo. Impossibile perderne il ritmo. Si viene completamente trasportati dalla forza della prosa e ciascun personaggio diventa, per quel capitolo, protagonista unico e insostituibile.

Dodici donne diverse per età, status culturale, classe sociale, orientamento sessuale e origini ma che riescono ad essere donne libere perché cariche della ricchezza di sentirsi, a prescindere dal proprio retaggio, esseri umani.

“devi trovare le persone che hanno voglia di diventare tue amiche, anche fossero tutte persone bianche”

Amma, Yazz, Dominique, Carole, Bummi, LaTisha, Shirley, Winsome, Penelope, Megan/Morgan, Hattie, Grace sono donne con il fuoco dentro e determinate a superare i propri limiti, a sfidare i preconcetti, ad abbattere i muri. Sono donne capaci di andare avanti, nonostante tutto e tutti.

La storia di ciascuna di loro si interseca con quella delle altre, a volte in grado di parentela, a volte legate da un senso di amicizia intensa, a volte solo per essere una la docente e l’altra la discente, ma, fondamentalmente, l’intreccio che le sostiene e le accomuna è quello spirito guerriero di esseri umani liberi.

Sono donne consapevoli dei propri difetti, delle proprie mancanze, con tutte le paure e le loro incoerenze che, grazie alla bravura della Evaristo, affrontano tematiche attualissime come l’orientamento di genere, la violenza di gruppo, il bullismo, il razzismo e la povertà.

Sono dodici donne cariche della consapevolezza a non lasciarsi abbattere e ricche di un’energia straordinaria così contagiosa per i lettori, al punto che non è possibile leggere Ragazza, donna, altro e non provare uno struggente senso di sorellanza e, ahimè, di nostalgia quando si giunge alla fine.

Consigliatissimo.

 

nessuno raccontava a gran voce di essere cresciuto in una palazzina di trenta e passa piani delle case popolari, con una madre vedova che lavorava come donna delle pulizie

nessuno raccontava a gran voce di non essere mai andato in vacanza in vita sua, neanche una volta

nessuno raccontava a gran voce di non aver mai preso un aereo, visto uno spettacolo a teatro o il mare, o mangiato in un ristorante, di  quelli con i camerieri

nessuno raccontava a gran voce di sentirsi troppo bruttoscemograssopovero o semplicemente fuori luogo, fuori contesto, un pesce fuor d’acqua

nessuno raccontava a gran voce di aver subito uno stupro di gruppo a tredici anni e mezzo




Caffè Babilonia di Marsha Mehran

Romanzo su integrazione e cucina medio orientale

 

Ci sono libri la cui bellezza non la si trova nella trama in sé quanto nei profumi di aromi, spezie e erbe aromatiche e nella passione per la cucina che sprigiona in ogni pagina.

Caffè Babilonia è un romanzo della scrittrice iraniana Marsha Mehran pubblicato nel 2005 dalla casa editrice Beat Edizioni e tradotto in oltre 15 paesi nel mondo.

La trama racconta la fuga di tre sorelle dall’Iran khomeinista che si rifugiano in Irlanda, nel piccolo villaggio di Ballinacroagh, dove decidono di aprire un locale nel quale poter cucinare e far conoscere i cibi della propria terra di origine.

Ogni capitolo del libro riporta come titolo il nome di una ricetta con tanto di ingredienti e istruzioni per realizzarla e, nel capitolo stesso, quella ricetta o il suo ingrediente principale, diventa un ulteriore personaggio.

Ma non è la trama di per sé ad essere accattivante in Caffè Babilonia, quanto i profumi delle spezie, gli aromi e i colori delle erbe aromatiche con i quali è pervaso praticamente tutto il libro.

La cucina come luogo di incontro, tra popoli, tra pensieri diversi, tra culture diverse. La cucina dove diversi ingredienti diventano la metafora della società multietnica la quale, se coltivata con parsimonia, rispettando i ritmi delle stagioni e con dedizione, si trasformano in piatti prelibati e succulenti capaci di riunire tutti e di portare armonia e equilibrio.

Così gli individui, se presi ciascuno con le proprie diversità, se si uniscono gradualmente gli uni agli altri, si amalgamo in incontri sorprendenti e ricchi di sapore e di sapere.

Personalmente, visto che apprezzo particolarmente le melanzane, sono stata subito attratta dal babaganoush, una crema a base di polpa di melanzane originaria del Medio Oriente e diffusa anche nel Nord Africa. La pietanza è gustosissima con quel gusto inconfondibile della tahina, una crema a base di semi di sesamo alla base di diverse ricette medio orientali.

A breve preparerò anche la zuppa di lenticchie rosse, con curcuma, cumino e semi di nigella che Marjan prepara nel secondo capitolo e che manda in visibilio tutti gli ospiti. Devo assaggiarla.

Caffè Babilonia è un libro che ti avvicina a culture lontane da noi e ti venire voglia di mettersi a cucinare.

Caffè Babilonia è un libro da posizione sulla mensola in cucina tra i barattoli delle spezie e rileggere quando non si ha idea di cosa mettere in tavola.




L’invenzione della felicità di Benedetta Gargano

«Uh, Bennussì! Farai, farai. Però visto che sto ancora qua, ti voglio dire l’ultima cosa.»

«E dimmela.»

«Per essere felici ci vuole coraggio.»

 

E se lo dice una donna di novantasette anni qualcosa di vero deve pur esserci!

L’invenzione della felicità è un delicato romanzo d’amore tra una nonna e sua nipote che si trovano a vivere a stretto contatto per un periodo della loro vita e lo fanno con coraggio, armate di sorrisi e tenerezza.

Romanzo autobiografico della sceneggiatrice partenopea Benedetta Gargano, L’invenzione della felicità è uscito a maggio 2021 per la casa editrice Solferino.

La trama prende il via nel momento in cui i figli di nonna Elisa decidono di sistemare la loro mamma novantasette in una casa di riposo. Questo evento provoca in Benedetta un pensiero assillante che non la lascerà in pace fino a quando non prenderà la decisione che cambierà per sempre il corso della sua vita: accogliere nella propria casa la nonna adorata.

Certo, non è un scelta facile, anzi, è una decisione coraggiosa perché tutto cambia in modo repentino quando un’altra persona si fa spazio nelle mura domestiche. Cambiano i ritmi, le abitudini e anche l’intimità matrimoniale ne risente.

Perché di spazio in casa ce n’è davvero poco tanto che Benedetta, con il marito Paolo, non hanno altra scelta se non quella di sistemare una brandina ogni sera nell’angolo studio di Benedetta, posizionare il vecchio tavolino con la lampada della nonna accanto alla poltrona e iniziare a condividere in tre, più la badante di turno, gli spazi ristretti del loro appartamento.

Una vita nuova ha inizio. Una vita assolutamente diversa da quella precedente dove la saggezza e le abitudini di nonna Elisa a volte sgomitano con i ritmi della giovane coppia ma, spesso, l’esperienza della nonna sarà il tocco sapiente per portare equilibrio e serenità all’interno della coppia.

Il romanzo è strutturato con un ritmo crescente intervallati da divertenti capitoli di conversazioni tra Elisa e Benussì con sapienti scambi di battute esilaranti.

«Un’ultima cosa. Ricordati che gli uomini sono come le cameriere. Cambi, e poi devi imparare i difetti di un’altra»

Il romanzo mette in luce un aspetto primario della vita di tutti noi perché,  se da un lato noi siamo coloro potrebbero cambiare le sorti della vita di chi ci ha preceduto, dall’altro ci fa domandare cosa potrebbe succederci nel futuro. In fondo, se la fortuna ci assiste, diventeremo tutti anziani e avremo bisogno di assistenza ma soprattutto di tante coccole, risate e chiacchiere.

L’invenzione della felicità è un testo tenerissimo, carico dei profumi della cucina, sapiente nell’equilibrare con saggezza il passato con il futuro, quel futuro invadente e determinante dei social che riesce a conquistare anche  nonna Elisa, felice di essere seguita dai suoi followers e gelosissima del suo iPad che lei battezza Daipan, ma è anche un testo che pone tanti interrogativi e fa riflettere. In fondo la vita è una ruota!

 




XXX edizione Premio letterario internazionale Città di Pomezia per opere inedite

Cerimonia di premiazione al Museo Lavinium
Premio speciale per la carriera artistica al poeta Rodolfo Vettorello

 

Si è svolta il 20 luglio 2021 la cerimonia di premiazione della XXX edizione del Premio letterario internazionale Città di Pomezia per opere inedite. 288 le opere pervenute e vagliate dalla Giuria composta dal Presidente Roberto Maggiani, e dai giurati Annalisa Addolorato, Franco Campegiani, Claudio Carbone, Fiorenza Castaldi, Giorgio Mattei, Massimiliano Pecora e Davide Persico.

A consegnare i premi la vice Sindaco Simona Morcellini: “E’ un grande onore per la nostra Città organizzare ogni anno un premio così prestigioso, che vede la partecipazione di autori e autrici di grandissimo talento. Voglio ringraziare la Giuria e il Centro Studi Sisyphus per la dedizione e la cura con cui affrontano ogni edizione di questo Premio letterario, l’Ufficio Cultura e il Museo Lavinium per aver organizzato questa serata e tutti i partecipanti che hanno dimostrato, con amore e passione, quanto siano importanti le parole per la crescita culturale di tutti noi. Durante la premiazione è stato citato Paul Cézanne ‘La luce è una cosa che non può essere riprodotta ma deve essere rappresentata attraverso un’altra cosa, attraverso il colore‘, lo stesso accade per la vita e i sentimenti: è con le parole che li testimoniamo.”.

Premio speciale per la carriera artistica al poeta Rodolfo Vettorello, per i numerosi riconoscimenti internazionali; e a Ileana Di Nallo, Anna Maria Paoluzzi, Zhang Nanxi (docenti presso il Liceo artistico Picasso) e Laura Lettere, autrici di un manuale per le scuole secondarie di secondo grado destinato agli studenti di lingua e cultura cinese, per il forte impegno nella didattica e nella cultura.

 

CLASSIFICA SEZIONE A Raccolta di poesie o poemetto
Opere vincitrici

1. Amori di stile di Patrizia Stefanelli ( Itri -LT)
2. Anime dive di Andrea Sponticcia ( Fano- PU)
3. Attraverso il divenire di Eva di Elena Ana Circei ( Romania)

Segnalazione di merito
Quaestio de aqua et vino di Pier Franco Uliana ( Mogliano Veneto- TV)

 

CLASSIFICA SEZIONE B Poesia singola
Opere vincitrici
1. Ad Antonio Gramsci di Alessandra Jorio (Impruneta – FI)
2. Che non è mai maturo il nostro tempo di Mario Paolo Saccomanno (Grimaldi – Cs)
3. Alla luce di Pietro Romano (Palermo)

 

CLASSIFICA SEZIONE C Poesia in vernacolo
Opere vincitrici
1. Noèmber matütì di Diego Arrigoni (Brescia)
2. Ciccillo é morto di Antonio De Rosa (Morano Calabro- CS)
3. Er treno della vita di Ernesto Pietrella (Zagarolo- RM)

Segnalazione di merito
Caddipuli pittata di Nadia Marra (Gallipoli)
Pe’ cui sonati stasira? di Emilia Fragomeni (Genova)

 

CLASSIFICA SEZIONE D Racconto o novella
Opere vincitrici
1. Casa in codice di Cristina Trinci (Empoli- FI)
2. Oltre la soffitta delle robe vecchie di Gloria Venturini (Lendinara- RO)
3. Giada di Caterina Rita (Roma)

 

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COMUNICATO STAMPA