LA CUSTODE DEI PECCATI di Megan Campisi

LA CUSTODE DEI PECCATI

Di Megan Campisi

Ed. NORD

 

 

Ho sempre amato il genere fantastico. Ricordo ancora da ragazzina quando mi immersi per giorni e giorni nel favoloso mondo di Tolkien. Poi questo tipo di lettura si è diradato, ma ogni tanto ritorna e mi regala ore di evasione totale in un universo che di reale ha veramente poco.

Complice una recente e promettente amicizia, ho deciso di regalarmi un’opera di fantasia iniziando la lettura di quello che si è rivelato essere poi un bel romanzo.

Lo stile fluido ma non banale di Megan Campisi, l’originalità della storia della protagonista e la narrazione in prima persona, hanno fatto sì che mi immergessi completamente e da subito in un mondo lontano.

Non si sa bene se la figura della Mangiapeccati sia realmente esistita, fatto sta che l’autrice la descrive in modo unico, dettagliando nei minimi particolari l’uso antico di volersi liberare dai propri peccati in punto di morte trasferendoli ad un’altra persona.

E quale miglior sistema che confessarli a una reietta peccatrice che se ne farà carico mangiando tutti i cibi associati ad ognuno dei peccati commessi in vita dal moribondo?

 

Sale per l’orgoglio.

Semi di senape per la menzogna.

Orzo per le bestemmie.

C’è anche l’uva, acini rossi e rigonfi, sparsi sulla cassa in pino; ce n’è uno spaccato, con un seme color rubino che sbuca dalla buccia, come una scheggia conficcata nella carne.

[…]

Ci sono anche altri cibi, ma non tanti.

Mia madre non ha commesso molti peccati.

 

La custode dei peccati è il romanzo d’esordio di Megan Campisi e colpisce con una forza travolgente. L’autrice non lesina macabri e ributtanti particolari della vita dei meno abbienti nell’Inghilterra georgiana.

Un romanzo che ci parla di esclusione, emarginazione, condanna all’invisibilità e ad una vita di solitudine per chi non proveniva da un ceto medio, per chi non aveva un’istruzione, per chi veniva colpito da una grave malattia e per chi si macchiava anche di reati minimi commessi per non morire di fame.

I capitoli vengono nominati uno per uno con i cibi associati ai peccati, e man mano che la lettura va avanti la fantasia cede il posto al thriller: gli intrighi più nascosti e i crimini più efferati in nome del potere e dell’ambizione verranno poco a poco alla luce grazie all’acume della giovanissima Mangiapeccati.

L’ascolto delle ultime parole dei moribondi, il cibarsi dei loro peccati, l’osservazione attenta di ciò che circola nei bui corridoi a corte, faranno di May un’eroina, coraggiosa e sempre più consapevole della propria forza interiore.

 

Le Mangiapeccati sono sempre donne, dato che Eva è stata la prima a mangiare un peccato, nella fattispecie il Frutto Proibito.

C’è chi dice che è per questo che tanti cibi associati a peccati sono frutti.

 

Tra leggende e dicerie Megan Campisi ci lascia una fotografia della situazione politica e sociale del periodo, capace di far sì che il lettore riesca facilmente ad immedesimarsi negli usi e nei costumi dell’epoca.

La custode dei peccati è alla fine un piccolo capolavoro di narrativa la cui prosa risulta lineare ed evocativa allo stesso tempo senza utilizzare inutili e pesanti virtuosismi letterari.

 

 

SINOSSI

 

May Owens ha rubato un pezzo di pane e sarà condannata, ma lei non sa che avrà una punzione peggiore della morte per impiccagione. Il giudice ha infatti deciso che May diventerà una Mangiapeccati. Le verrà fatto indossare un collare per essere riconoscibile e le verrà tatuata una S sulla lingua. Da quel momento in poi nessuno le dovrà più rivolgere la parola pena la condanna eterna. La giovane verrà istruita dalla Mangiapeccati anziana a raccogliere le confessioni dei moribondi e a cibarsi dei cibi associati ai loro peccati affinchè essi possano salire purificati al Creatore. Dopo la morte della sua insegnante May si troverà immersa in una serie di intrighi, menzogne e tradimenti che dovrà affrontare da sola con il solo aiuto del suo essere invisibile e inavvicinabile.

 

Foto di Rossana Verardi