Special Olympics, 50 anni di sport ed inclusione

Si svolgerà sabato 24 novembre dalle 10 alle 13, presso il Palazzo dei Congressi all’Eur (Roma), la Convention regionale Team Lazio ‘The Revolution is Inclusion’ per celebrare i 50 anni di Special Olympics, organizzazione internazionale impegnata attraverso lo sport contro emarginazione e pregiudizi, a favore del diritto all’inclusione delle persone con disabilità intellettiva. Durante l’evento, fondamentale per la diffusione del messaggio e dei valori dell’organizzazione, gli atleti racconteranno le loro esperienze e di come lo sport abbia cambiato in meglio la qualità della loro vita consentendo loro di gareggiare in molti sport olimpici, sviluppando il benessere fisico e sperimentando la contentezza di partecipare alle gare in un clima di collaborazione insieme a tecnici, famiglie, volontari e società sportive.

I primi Special Olympics si sono tenuti negli Stati Uniti nel 1968 organizzati dalla fondatrice, Eunice Kennedy Shriver, sorella di John Fitzgerald Kennedy. Avendo una sorella, Rosemary, con una disabilità cognitiva e non volendola vedere segregata o peggio ancora rinchiusa in istituto, volle organizzare gare sportive per chi fosse stato colpito da deficit intellettivo. Organizzò un campo estivo nel cortile della sua casa di Chicago,il ‘Camp Shriver’, dove si disputarono i primi Giochi internazionali Special Olympic. Dagli anni Ottanta venne introdotto lo Sport Unificato, a cui partecipano atleti con e senza disabilità intellettive, che giocano insieme nella stessa squadra, passando così da uno sport esclusivo per sole persone con disabilità, ad uno che coinvolge tutti.

Special Olympics raggruppa più di 5 milioni di atleti e un milione di volontari nel mondo, e circa 16 mila atleti ‘Special’ e 10 mila volontari in Italia: è pronta per lanciarsi nel futuro sotto il segno dell’inclusione e della leadership degli sportivi Special Olympics. Ad un primo sguardo può sembrare un ‘doppione’ del comitato paraolimpico, ma di fatto non lo è: a Special Olympics gareggiano  tutti insieme, persone con e senza disabilità!

La strada dell’inclusone sociale è ancora lunga, ma attraverso lo sport è possibile promuovere una cultura del rispetto e mettere in secondo piano la diversità, permettendo a tutti agli atleti di dimostrare le proprie abilità.

L’invito è aperto a tutta la cittadinanza, alle varie istituzioni del territorio e a chiunque voglia partecipare.

 




Dal carcere al teatro: Le Donne del Muro Alto

Un giorno mi chiesi chi fossero “Le Donne del Muro Alto”. Avevo visto scorrere alcune loro foto nei vari Social Network e quel loro nome mi aveva messo in agitazione, poiché i muri alti non sono mai presagio di cose buone.

“Le Donne del Muro Alto” vivono nella Casa di reclusione di Rebibbia, nell’area femminile della sezione di massima sicurezza. E fanno teatro. Sì, recitano, grazie ad un progetto bellissimo, che le vuole protagoniste di un’opera di trasformazione e di rinascita, attuabile attraverso il potere della bellezza del teatro. “Oltre il Muro” parte come una libera interpretazione dell’Eneide e finisce per narrare il carcere e le sue dinamiche. Rappresenta un diario di bordo della vita reclusa e porta fuori, in libertà, questa esperienza oltre le mura del carcere.

Il carcere è un’istituzione che dovrebbe infatti essere, prim’ancora che un luogo di pena e di esclusione sociale, una opportunità di rieducazione, un territorio nel quale un individuo possa ricominciare il suo viaggio verso il reinserimento nella società, un varco che traghetti alla scoperta di sé, dell’altro e della società stessa. Quale strumento migliore del teatro? Desidero riportare qui di seguito le parole che si trovano sul sito del progetto, affinché non si perda nulla dello spirito alto e divino di questa iniziativa: “L’attività teatrale attraverso la sua funzione terapeutica e pedagogica si pone come potenziale agente di cambiamento e  miglioramento. Inoltre lo spettacolo teatrale, come il libro, è un importante mezzo di unione tra il mondo carcerario e l’esterno, un ponte tra la realtà carceraria e la società esterna. Per tutti questi motivi, Le Donne del Muro Alto ha ottenuto anche il patrocinio gratuito del Garante dei Detenuti del Lazio”.

Lo spettacolo andrà in scena domenica 24 gennaio alle ore 18.00 presso il MICRO | Spazio Porta Mazzini in Viale Mazzini 1 a Roma, sotto la regia di Francesca Tricarico. Sono certa che darà la possibilità di osservare le cose da un nuovo angolo, cosicché anche le ombre prodotte a terra si girino altrove.

“Il grado di civiltà di una società si misura dalle sue prigioni”

Fedor Dostoevskij

Tutti i dettagli dell’evento: https://www.facebook.com/events/1638268079727201/

http://www.ledonnedelmuroalto.it/it/




A proposito di Rom

1Partiamo da un primo assioma: io non sono d’accordo con nessuno, eppure sono in accordo con tutti. Seguitiamo con il secondo: io detesto parlare di politica, semmai scelgo di parlare di politiche sociali. Ora posso andare al punto.

Esiste una bellissima iniziativa a Roma, che ammiro per il suo spiccato senso di umanità e solidarietà (qualità ormai quasi morte ammazzate) e di cui desidero parlare qui. Qui, in provincia, a pochi chilometri da Roma e a pochissimi passi da un campo Rom.

Beninteso, ho detto Rom e non ho intenzione di parlarne con razzismo, né arroganza, né tantomeno con intolleranza, pertanto siete ancora in tempo per chiudere qui l’articolo e rifiutare un’apertura mentale. L’iniziativa è una raccolta di firme importanti, iniziata già da un po’ grazie al progetto “Accogliamoci senza ghetti né ruspe”, che terminerà mercoledì 8 settembre con un concerto gratuito ad Eutropia – L’Altra Città Festival.

La delibera di iniziativa popolare (di cui riporto qui il testo integrale: delibera-popolare-superamento-campi_DEF_9-giugno.pdf) riguarda il superamento progressivo e la chiusura degli insediamenti per Rom presenti nella città di Roma, nell’ottica della loro inclusione sociale. La finalità della delibera è di <<superare la “politica dei campi” attraverso la progressiva chiusura dei “villaggi della solidarietà” e dei “centri di raccolta” presenti a Roma, garantendo alle famiglie Rom e Sinte l’accesso a percorsi di inclusione abitativa e sociale.>>

Io dico che leggere queste delibere sia segno di apertura verso il mondo intero, che il concerto è pure gratuito e fico ed è un’esperienza di condivisione e crescita, che possiamo essere degli esseri migliori di come ci apostrofiamo ogni giorno. Io dico che andare a firmare sia un segno di libertà, di amore, di accoglienza, di solidarietà e di umanità.

Ci vediamo ad Eutropia. Ciao.

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/1629080274031469/

Sito ufficiale del progetto: http://accogliamoci.it/