Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, il nuovo prequel tanto atteso

Da poco nelle sale cinematografiche, “Hunger Games- La ballata dell’usignolo e del serpente” è il nuovo prequel ispirato ai celebri romanzi di Suzanne Collins. Diretto ancora una volta da Francis Lawrence e realizzato otto anni dopo l’uscita della pellicola conclusiva della saga, ci racconta l’ascesa di Coriolanus Snow, costretto a fare da mentore a Lucy Gray Baird, tributo del distretto 12, nella decima edizione degli Hunger Games.

È proprio la versione diciottenne di Snow ad essere interpretata dal giovane attore britannico Tom Blyth, il quale riesce perfettamente a rappresentare sullo schermo la personalità controversa del futuro presidente tirannico di Panem. I produttori hanno infatti voluto adottare un diverso punto di vista, essendo affascinati sulle ragioni che avevano spinto una persona come lui a scegliere l’autoritarismo.

A dare un volto all’impavida Lucy Gray è invece Rachel Zegler, conosciuta per il suo esordio in West Side Story, film di Spielberg del 2021 e scelta per interpretare Biancaneve nel nuovo live-action programmato per il 2025. L’attrice statunitense, sempre più di successo, ci incanta con la sua voce angelica, facendoci immedesimare nel suo personaggio: quello di una giovane costretta a combattere per la paura di morire.

Non a caso, a parere di chi scrive, l’elemento più affascinante e apprezzato dal pubblico, oltre ai magnifici effetti speciali, è proprio la musica. Ogni canzone all’interno del film è originale e orecchiabile, a tal punto da non riuscire a smettere di canticchiarle una volta concluso. In particolare il brano principale “The Hanging Tree”, interpretato da Rachel Zegler stessa ha avuto un grande successo, come lo ebbe l’originale musicato da James Newton Howard nel 2014. Inoltre i titoli di coda sono accompagnati persino, per la gioia dei fan, dal nuovo singolo di Olivia Rodrigo “Can’t Catch Me Now”, scritto per la colonna sonora.

Insomma, possiamo dunque dire che il nuovo Hunger Games si è sicuramente dimostrato all’altezza delle aspettative, se non addirittura superiore. Oltre ad essere fortemente fedele al romanzo, coinvolge lo spettatore fin dal primo minuto, trasportandolo in un’atmosfera da cui non vuole uscire.

Il pubblico, ad ogni modo, non riesce proprio ad abbandonare l’amata saga, sperando sempre in nuovi capitoli. Ciò, per fortuna, non è da escludere del tutto. Il regista ha infatti recentemente dichiarato: “Se Suzanne ha un’altra idea che pensa si adatti al mondo di Panem, che sia con nuovi personaggi o con personaggi che già conosciamo, sarei davvero interessato”. Confidiamo dunque di rivivere presto gli Hunger Games, che sia tra le pagine di un libro o sul grande schermo.

Virginia Porcelli

 




Hunger Games – Il canto della rivolta parte 2

Hunger Games giunge al termine. Con Il Canto della Rivolta parte 2, infatti, si conclude una delle saghe più di successo degli ultimi anni, tanto da rivelarsi un vero e proprio fenomeno. Per qualcuno una liberazione di cui sicuramente non sentirà la mancanza, per gli altri un mix di emozioni dovuto alla parola fine. Perché come ogni tradizione che si rispetti, i milioni di fan sparsi in giro per il mondo hanno dovuto dire addio, tra lacrime e tristezza, a quei personaggi che li hanno accompagnati nel corso degli anni, prima supportati tra le pagine dei romanzi originali scritti da Suzanne Collins e poi incitati negli adattamenti cinematografici, tanto da creare alleanze e raduni specifici. Hunger Games, quindi, ha saputo ritagliarsi una vetrina importante nel cuore dei giovani, grazie soprattutto alla sua protagonista, quella Katniss diventata simbolo della rivoluzione e idolo dei tributi.

Un personaggio diverso dal solito, arrogante, anticonformista, duro, ma diventato eroico proprio per questo e per non essere sinonimo di perfezione (non a livello fisico, s’intende). Il Canto della Rivolta parte 2 è la degna conclusione di una saga partita come young adult ma che con il tempo ha saputo trasformarsi in qualcosa di molto più profondo e, purtroppo, attuale. L’ultimo capitolo, infatti, si concentra sulla guerra conclusiva che Katniss e i ribelli conducono contro Capitol City e il Presidente Snow per un mondo libero e una democrazia equa per tutti i distretti.

Ma, soprattutto, viene evidenziato il ruolo che Katniss ha avuto in tutto questo: usata e manipolata per la causa, lei che voleva solamente salvare sua sorella Prim dai primi Hunger Games si è ritrovata in una lotta per la sopravvivenza continua, a prestare il suo volto e il suo “fuoco interiore” per qualcosa di molto più grande. Per il potere dei media e del successo. Alle ferite psicologiche e mentali della guerra, rese perfettamente nella seconda parte del film, si è aggiunta quella componente sentimentale sempre molto cara ai fan, con un Peeta che trasmette dolcezza anche se depistato e un Gale che si rivela un combattente nato, in un triangolo che si conclude con un epilogo che, per una volta, mostra un pò di pace.

Una pace avuta dopo perdite importanti di personaggi che con coraggio hanno saputo lottare per un obiettivo comune. Hunger Games, quindi, lascia in eredità una storia di formazione, giustizia e ribellione e consacra Jennifer Lawrence come una delle attrici più significative della sua generazione. Il successo dell’intera saga, infatti, è dovuto principalmente a lei e al resto del cast, Josh Hutcherson e Liam Hemsworth su tutti, ma impreziosito anche da nomi importanti come Julianne Moore, Donald Sutherland e Philip Seymour Hoffman, senza contare la simpatia riscontrata da Woody Harrelson e Sam Claflin. Il resto l’hanno fatta una trama coinvolgente e una eroina fuori dagli schemi. In attesa che Hollywood scopra la prossima trilogia da raccontare, consoliamoci con la consapevolezza che certe emozioni saranno difficili da ripetere e dimenticare. Vero o falso?

Martina Farci




Maze Runner – La fuga

Che Harry Potter abbia cambiato la vita di intere generazioni è un dato di fatto, basta vedere che – notizia di ieri – l’ottavo capitolo della saga (Harry Potter and the Cursed Child), che sarà rappresentato solo a teatro al West End di Londra, ha registrato in poche ore il sold out per tutto il 2016. Il fenomeno mondiale nato dall’immaginazione e dalla genialità di J. K. Rowling ha aperto la strada, infatti, a quelle che oggi possono considerarsi le cosiddette saghe young adult, dove il successo letterario è spesso seguito da una trasposizione cinematografica.

A Harry Potter, quindi, sono susseguiti Twilight, Hunger Games, Divergent e non ultima Maze Runner, ora al cinema con il secondo capitolo, Maze Runner – La fuga. Tutte con caratteristiche comuni e spesso ambientate in un mondo fantastico o in un futuro distopico, hanno rivoluzionato il mercato hollywoodiano, e reso i loro protagonisti delle vere star, basti pensare a Robert Pattinson, Jennifer Lawrence e ora Dylan O’Brien. Il suo Thomas, infatti, è il nuovo eroe delle ragazzine, bello e bravo quanto basta per non passare inosservato, cose che, inevitabilmente, ricade su Dylan stesso, già apprezzato dai più per la sua interpretazione di Stiles in Teen Wolf. Maze Runner, quindi, oltre ad una trama avvincente e diversa dalle altre, ha saputo costruire il proprio successo sui suoi personaggi, sul rapporto di amicizia che si crea e su quella dose di mistero che non guasta mai.

Avevamo lasciato i radurai abbandonare definitivamente il labirinto, convinti che quella fosse la strada per la libertà, salvo poi scoprire che il tutto era solo la prima prova di un piano molto più elaborato che rende la salvezza un miraggio ancora lontano. La Fuga si rivela un film più cupo del precedente, dove le mura “amiche” del labirinto sono sostituite da un paesaggio desertico e distrutto dalle eruzioni solari, nel quale Thomas, Newt (Thomas Brodie-Sangster) e Minho (Ki Hong Lee) cercano di farsi strada, tra “zombie” e nemici, per arrivare al porto sicuro. Nonostante manchi quella tensione e pathos che aveva contraddistinto il primo capitolo, la delusione più grande arriva dalla sceneggiatura, in quanto totalmente diversa dal libro da cui è tratto. E la domanda sorge spontanea: perché?

La gran parte dei fan di queste saghe, infatti, lo sono prima di tutto dei romanzi e nelle trasposizioni cinematografiche si aspettano di vedere tramutate in immagini le azioni che per mesi li avevano emozionati. Tralasciando il fatto che comunque non potrà esser riportato il libro parola per parola, sono i dettagli che fanno la differenza, quelli a cui ci si era affezionati, come un semplice “Tommy” pronunciato da Newt, o un Uomo Ratto vestito totalmente di bianco, senza contare una trama completamente stravolta nel raccontare il tradimento di Teresa (Kaya Scodelario) o la fuga dei radurai.

Il tutto che comunque non aiuta la comprensione di un film che per molti versi risulta poco incisivo e frammentario. Anche sui social network, infatti, i pareri sul giudizio del film sono discordanti, divisi tra chi è fan solamente dei film e chi dell’intera saga letteraria, concorde solo sulla bravura – e bellezza – di Dylan O’Brien. Fatto che da solo non basta, anche perché la qualità di Maze Runner – La fuga non riesce a giustificare le incongruenze della storia. Ci vorrebbe più fedeltà, perché, inutile negarlo, queste saghe devono la loro fortuna ai fan che da anni si appassionano e si affezionano alla vita dei loro beniamini, e che chiedono, anche a discapito della riuscita finale del film, almeno di rivivere sul grande schermo le scene più importanti e alle quali è davvero impossibile rinunciarvi. Detto questo, Thomas e gli altri vi aspettano al cinema, perché, comunque sia, l’avventura continua e merita di essere vista. Poi ditemi da che parte state.