Non buttiamoci giù di Nick Hornby

Lo spirito ironico di Nick Hornby: inno alla vita e all’amicizia

 

Metti quattro sconosciuti agli antipodi per carattere e vissuto personale sul tetto di un grattacielo nel cuore di Londra la notte di Capodanno. Metti che il grattacielo si chiami la Casa dei Suicidi e subito si profila palese l’intento di Non buttiamoci giù dello scrittore inglese Nick Hornby, ma non è così.

Il romanzo, pubblicato nel 2005, ha uno stile colloquiale e semplice con frammenti di ironia che rendono piacevole la lettura sebbene tratti di un tema forte come la depressione e la volontà di suicidarsi.

I personaggi sono Martin, un ex-conduttore televisivo che si è rovinato la carriera lasciandosi sedurre da una minorenne; Maureen una dolcissima donna che ha dedicato tutta la sua vita a curare l’ unico figlio disabile; Jess, figlia del vice Ministro dell’Educazione che usa un linguaggio sboccato ed è follemente innamorata di un ragazzo che non ricambia il suo amore; e infine JJ, americano con il rock e la musica nel sangue costretto a consegnare pizze per sbarcare il lunario e innamorato folle della sua ragazza.

Quattro anime così diverse che il destino unisce nello stesso luogo alla stessa ora trasformando ciascuno di loro nella spalla e nel sostegno dell’altro. E così, la notte che doveva trasformarsi nel giorno della loro morte, diventa la notte per cui si regalano un’altra possibilità per scoprire che cosa la vita abbia in serbo per loro.

La struttura del romanzo è articolata in svariati capitolo ciascuno dei quali affidato alla voce narrante di uno dei protagonisti. In questo modo diventa semplice entrare in sintonia con i personaggi, capire il loro punta di vista e sostenere, per quanto possibile, il loro desiderio di farla finita, di smettere di vivere.

Ma ci vuole più coraggio a vivere che a suicidarsi e allora ecco che i quattro protagonisti iniziano con il rinunciare al suicidio la notte di Capodanno e posticipare il tutto al giorno di San Valentino, esattamente il giorno in cui tutti coloro che non si sentono amati provano quella voragine di solitudine incolmabile che, dovrebbe, dar loro la forza di fare il grande gesto.

Il ritmo del romanzo è così ben strutturato che le pagine volano via con facilità e sebbene il tema centrale non sia così facile da trattare, il linguaggio semplice avvicina al significato che ho percepito; perché il cambiamento fa paura ma è necessario per andare avanti nella vita, che è importante accettarsi per ciò che siamo con i nostri limiti e che aprirsi agli altri, uscire dal proprio guscio e incontrare l’altro, è il modo più efficace per affrontare la vita che scorre via.

[…] È soltanto la vita. Una persona ne incontra un’altra, e quella persona lì vuole qualcosa; e il risultato è che le cose succedono. O a metterla in un altro modo: se uno non esce mai e non incontra nessuno, allora non succede nulla. Cosa potrebbe succedere?




Il vecchio che leggeva romanzi d’amore di Luis Sepùlveda

Luis Supùlveda è stato uno scrittore cileno venuto a mancare da pochi mesi in Portogallo a causa del Covid-19. Il vecchio che leggeva romanzi d’amore è il libro, pubblicato nel 1989, attraverso il quale Luis Supùlveda è entrato a tutti gli effetti nella scena letteraria mondiale.

Ho scelto questo libro perché è una scrittura scorrevole, una trama insolita e il numero esiguo di pagine lo rende perfetto da gustarselo sotto l’ombrellone.

Il protagonista del libro è Antonio Josè Bolivar, un uomo vedovo e colono mancato che sembra vivere ai margini della foresta amazzonica ma che in effetti respira in perfetta simbiosi con la foresta stessa che rappresenta l’altro protagonista indiscusso del romanzo.

Nella foresta vige il rispetto per tutti i suoi abitanti; Antonio avrà modo di conoscerla e apprezzarla vivendo insieme agli indigeni shuar fino al punto di entrare in perfetta sintonia con loro, di sottostare alle loro leggi e di subirne anche le conseguenze quando ne infrangerà le regole.

Antonio teme e rispetta la natura che lo circonda e appare da subito molto forte il contrasto tra le leggi della foresta e gli uomini che vivono nel villaggio di El Idilio: uomini disposti a tutto per i soldi, privi di sentimenti, aridi e disincantati. Ma Antonio è diverso.

Antonio Josè Bolivar sapeva leggere, ma non sapeva scrivere. […]
Leggeva lentamente, mettendo insieme le sillabe, mormorandole a mezza voce come se le assaporasse,
e quando dominava tutta quanta la parola, la ripeteva di seguito.
Poi faceva lo stesso con la frase completa, e così si impadroniva dei sentimenti e delle idee plasmati sulle pagine.

 

Già, Antonio è diverso e lo si noterà ancora di più quando sarà costretto ad unirsi alla caccia di un tigrillo che gira pericolosamente attorno al villaggio uccidendo tutti gli uomini che incontra.

Le pagine che descrivono la lotta con il tigrillo sono magistrali e, da sole, meritano la lettura de Il vecchio che leggeva romanzi d’amore.

 

Antonio Josè Bolivar si tolse la dentiera, l’avvolse nel fazzoletto, e senza smettere di maledire il gringo primo artefice della tragedia,
il sindaco, i cercatori d’oro, tutti coloro che corrompevano la verginità della sua Amazzonia,
tagliò con un colpo di machete un ramo robusto, e appoggiandovisi si avviò verso El Idilio, verso la sua capanna,
e verso i suoi romanzi, che parlavano d’amore con parole così belle che a volte facevano dimenticare le barbarie umane.

 

SINOSSI

Il vecchio Antonio José Bolivar vive ai margini della foresta amazzonica equadoriana. Vi è approdato dopo molte disavventure che non gli hanno lasciato molto: i suoi tanti anni, la fotografia sbiadita di una donna che fu sua moglie, i ricordi di un’esperienza, finita male, di colono bianco e alcuni romanzi d’amore che legge e rilegge nella solitudine della sua capanna sulla riva del grande fiume. Ma nella sua mente, nel suo corpo e nel suo cuore è custodito un tesoro inesauribile, che gli viene dall’aver vissuto “dentro” la grande foresta, insieme agli indios shuar: una sapienza particolare, un accordo intimo con i ritmi e i segreti della natura che nessuno dei famelici gringos saprà mai capire.