Untitled Film Stills

 

 

Untitled Film Stills (letteralmente: “fermo immagine senza titolo”) è il titolo di una serie di fotografie.

L’autrice, regista e attrice protagonista, di questi scatti è una donna, probabilmente l’artista vivente più famosa al mondo: Cindy Sherman.

Tra il 1977 e il 1980, la Sherman intraprende questo progetto fotografico, raccolto poi in 70 fotografie in bianco e nero.
Nei panni di diverse donne del cinema americano, con riferimento soprattutto al cinema noir degli anni ’50 e ’60 – ma anche il Neorealismo italiano e la New Wave francese – la Sherman dà prova di tutto il suo talento di trasformista.

Aiutata dal collega e amante Robert Longo, la Sherman da vita ad una serie di autoritratti diversissimi tra loro: all’aperto, in appartamento, in primo piano e a figura intera; tutti caratterizzati da un’attenta scenografia ed un’impostazione fotografica molto originale.

 

In ogni scena, Cindy è una donna differente: prototipo e modello di quell’ideale di donna americana tanto in voga al momento.
È casalinga, modella, studiosa e donna tenebrosa: i suoi sguardi sono taglienti e teatrali.

Queste foto sembrano fotogrammi di un film, ma senza alcuna sequenza.

Ma dietro questi ritratti, che sembrano mostrare attraverso giochi prospettici e audaci inquadrature delle belle e talvolta appariscenti donne, si nasconde una critica alla cultura dello sguardo e allo stereotipo femminile.

Infatti la Sherman interpreta degli stereotipi, dei ruoli: l’ostentata finzione mette in mostra proprio questo aspetto.
La simulazione porta alla luce la falsità più di ogni altro elemento. Questo è il lavoro ideologico che sta dietro a questa meravigliosa serie di foto.

Possiamo chiamare questo lavoro frutto di un pensiero femminista? Assolutamente sì.
È il modo in cui la Sherman si batte per affrontare e distruggere ogni stereotipo sulla bellezza femminile.

 

Alcuni scatti mettono in scena donne forti, coraggiose e impavide – l’espressività di Cindy è il fulcro di questa serie – quasi eroine americane pronte a sconfiggere il nemico.
Altri, invece, trasmettono un senso di inquietudine e terrore.
In ambienti oscuri, donne in apparenza vulnerabili e sole sono colte in posizioni di melanconica attesa.

 

 

 

Dal 1983 Cindy Sherman introduce il colore nelle sue fotografie, un chiaro rimando alla figura della pin-up e del clown.
Negli anni il suo talento da trasformista aumenta, anche con l’ausilio del trucco e del digitale.Iniziano a nascere personaggi sempre più inquietanti e mostruosi, dai volti talvolta deformati.

Ancora oggi Cindy Sherman tiene mostre in tutto il mondo, continuando a trasformarsi di volta in volta in personaggi sempre diversi.




La nascita della fotografia

Quant’è facile, per tutti noi oggi, scattare una fotografia?
Basta prendere in mano il nostro smartphone, aprire la camera… et voilà.

Con un solo tocco possiamo immortalare per sempre (ed in digitale!) qualunque momento della nostra vita.
Ma per arrivare a sviluppare questa tecnologia ce n’è voluto di tempo… ma quanto, precisamente?

L’origine della fotografia non sta nella macchina fotografica.Bensì, possiamo ritrovarla in quella che per secoli è stata utilizzata dai pittori di tutto il mondo: la camera oscura.
Il primo a darci notizie su questa camera oscura è Aristotele nel IV secolo a.C.
Viene chiamata “camera” proprio perché agli albori era così, una camera buia, che grazie attraverso un piccolo foro applicato in una parete permetteva all’immagine esterna di proiettarsi nella parete opposta, ma capovolta.

Con il passare dei secoli la camera è diventata una piccola scatola provvista di una parete inclinata che permetteva il ribaltamento dell’immagine.
Per questo non c’è da stupirsi dell’incredibile precisione e nitidezza dei dettagli di Canaletto! Egli faceva infatti uso della camera oscura.

Eppure, a distanza di circa un secolo da Canaletto, ecco che in una cittadina della Francia un certo Joseph Nicéphore Niépce passava le sue giornate a fare esperimenti con una camera oscura.
Il suo obiettivo, infatti, era di “fissare” le immagini proiettate.

Ed un giorno, su una lastra di stagno, dopo otto ore di posa, ecco che si concretizza la vista dal balcone di Niépce.
La prima fotografia della storia è questa: “Vista dalla finestra a Le Gras”, 1827.

Niépce, dopo questa scoperta, entrò dunque in società con Louise Jacques Daguerre, ma morì pochi anni dopo.
Nella nostra storia entra perciò un nuovo protagonista, il carismatico Daguerre, colui che oggi viene riconosciuto come inventore della fotografia.
Perché, infatti, fu il solo Daguerre, nel 1839, a presentare  all’Accademia della scienza di Parigi il famoso “dagherrotipo”.

Il primo dagherrotipo è del 1838, e si chiama “Boulevard du Temple”. A causa dei tempi di posa lunghissimi, le carrozze ed i passanti non restavano impressi sulla pellicola. Si vede solo un via vai di ombre… tranne un piccolo uomo al lato della strada.
O è rimasto così tanto tempo fermo a farsi lustrare le scarpe… oppure è lo stesso Daguerre che, sceso dal suo appartamento, è rimasto fermo per ore!

Ci sono alcune differenze di tipo tecnico che non staremo qui ad elencare, ci basti sapere che il nuovo congegno disponeva di una lastra di rame sensibilizzata con dei vapori di iodio: dopo l’esposizione alla luce, la piastra veniva inserita nella camera oscura e qui fissata attraverso delle soluzioni chimiche.

Dagli anni ’40 in poi è impossibile fermare lo sviluppo della fotografia: arriviamo così in Inghilterra, dove lo studioso William Henry Fox Talbot inventa la calotipia, con un processo di negativo/positivo.
Come funziona questo nuovo meccanismo? Molto semplice, al posto delle lastre di rame utilizzate da Daguerre, Talbot utilizza la carta!

Siamo così arrivati agli inizi del ‘900, quando nascono le macchine fotografiche che tutti noi conosciamo: nel 1902, la prima Reflex; nel 1917 la Kodak.
Sono macchine fotografiche economiche ed accessibili a tutti.
Rappresentano il primo grande cambiamento: se fino alla fine dell’800 la fotografia era di uso comune, certo, ma molto costosa e impegnativa in termini di durata di posa e di scatto, con la nascita delle prime macchine fotografiche (anche portatili) la fotografia diventa un mezzo espressivo inarrestabile.

Basti pensare all’utilizzo che se ne fa nell’ambito del giornalismo e della cronaca; nell’ambito dei viaggi e del turismo.
Insomma, si può parlare di un mondo che diviene globale.




Un caso d’identità: Duchamp e Rrose Selavy

Un caso d’identità

 

Oggi volevo raccontarvi una storia misteriosa: quella di Rrose Selavy.
Chi è questa bella ed elegante donna, dal volto severo e dalle mani delicate?

Non è altri che Marcel Duchamp.

Il suo nome è così celebre che non ha bisogno di presentazioni, né tanto meno di introduzioni biografiche.

Ma, oltre alle sue famosissime opere come Fontana e L.H.O.O.Q., ovvero il famoso ready-made del gabinetto e la Gioconda con i baffi, Duchamp si dedicò a tantissimi altri progetti.

Possiamo dirlo, era un gran burlone. Ed insieme al suo amico e fotografo Man Ray, si divertirono a prendere un po’ in giro in pubblico.

Così, con la collaborazione di Ray, nasce l’idea di Rrose Selavy.

 

La prima foto

 

Duchamp si fa ritrarre da Man Ray vestito e truccato da donna. I due aggiungono poi, con un fotomontaggio, delle mani femminili, probabilmente della moglie di Ray, per rendere più verosimili la foto.

E la mandano in circolazione sotto il nome di “Rrose Selavy”, un divertente gioco di parole che si legge come “Rose C’est la vie”, ma anche come “eros” grazie al suono ripetuto della r iniziale.

Nasce così, nel 1921, l’alter ego femminile di Duchamp.
Ma non finisce qui: Rrose Selavy non si limita ad esistere per l’attimo di una fotografia, anzi, è una donna in carriera.

 

 

 

Il profumo più costoso al mondo

Nasce così Belle Haleine- Eau de Voilette, un ready-made che vuole rappresentare una linea di profumi prodotta da Rrose Selavy.

In alto, vi è un tondo con un’altra foto di Duchamp nelle vesti di Rrose Selavy e sotto il nome del profumo, appunto, “Belle Haleine” ovvero “fresco respiro”.
Dopo la scritta Eau de Voilette possiamo notare la sigla di Rrose Selavy (una R capovolta ed una S) e poi le scritte “New York, Paris”.

Ma lo sapevate che questo profumo è il più costoso di tutti i tempi? L’unica copia esistete è appartenuta alla collezione di Yves Sain-Laurent ed è stato successivamente messo all’asta per un totale di 8,9 milioni di euro.

Duchamp ricercato?

Ovviamente, non è ancora finita l’avventura di Rrose Selavy.

Qualche anno più tardi, nel 1923, Duchamp mette in circolazione una foto, “Wanted: $2,000 Reward”.

In questa fotografia appare Duchamp stesso, di lato e di profilo, con scritto a grandi caratteri “Ricercato. Ricompensa 2,000 dollari.” E sotto una lunga descrizione della personalità ricercata, ovvero:
“Per informazioni che conducano all’arresto di George W. Welch, conosciuto come Bull, Pickens, etc.

Ha avviato un’agenzia di intermediazione clandestina a New York sotto il nome di HOOKE, LYON e CINQUER.

Altezza 5 piedi e 9 inches. Peso circa 180 pounds. Carnagione media, occhi normali. Conosciuto anche sotto il nome di RROSE SÉLAVY.”

E così, anni più tardi, Duchamp fa “coming out” e dichiara l’esistenza non di un solo alter ego, ma di molti altri.

Eppure, il nome di Rrose Selavy spicca per ultimo, in maiuscolo, e sancisce per sempre la fine di un grande scherzo artistico.




Sebastião Salgado. Amazônia (al MAXXI, Roma fino al 25 aprile)

Sebastião Salgado. Amazônia

 

Un pellegrinaggio immersivo

tra le braccia della grande Madre

 

MAXXI_Salgado: Rio Jutaí. Stato of Amazonas, Brasile, 2017.

 

 

 

La mostra fotografica “Amazônia” è ospitata presso il MAXXI, in via Guido Reni a Roma.

Vi sono esposti, con un effetto di grande suggestione, gli scatti potenti di Sebastião Salgado, grandissimo fotografo e ricercatore che per più di 6 anni ha viaggiato nell’Amazzonia brasiliana, per documentare un mondo vivo e palpitante, primordiale e fragile.

 

La mostra è stata prorogata fino al 25 aprile 2022.

Una buona ragione per non perdervela, se non ci siete già stati.

 

Piomberete in un’atmosfera straniante, ancestrale e avvolgente, lasciando per strada la luce romana ed entrando tra le curve pareti del MAXXI per raggiungere la Galleria 4.

Nella penombra, grandi foto in bianco e nero pendono dal soffitto e sembrano segnalare un percorso al visitatore. Oppure no…

Sceglierete di non seguire alcun percorso e vi lascerete condurre in modo destrutturato all’interno di un mondo estatico.

 

MAXXI_Salgado: Rio Negro. Stato di Amazonas, Brasile, 2019

 

 

Sogno di un paradiso non ancora perduto, il percorso si fa anche sonoro, con un sommesso e pervasivo concerto di suoni reali, raccolti nella foresta stessa da Jean-Michel Jarre.

Frusciano alberi, cantano uccelli e verseggiano moltitudini di animali, accompagnati dal fragore delle acque che scendono dalla cima delle montagne.

È maestoso e fragilissimo, questo immenso ambiente naturale, un ecosistema al quale siamo legati come da un cordone ombelicale.

Per poter cogliere le reali dimensioni della foresta, che occupa un terzo del continente sudamericano, ci soccorre l’osservazione dallo spazio.

E siamo al cospetto di un vasto manto verde, sottilmente ricamato dal corso di lenti fiumi dalle linee curve e sinuose.

Il Rio delle Amazzoni attraversa la foresta e costituisce il 20% dell’acqua dolce di tutta la Terra con i suoi circa 1.100 affluenti, riversandosi infine nell’Oceano Atlantico.

Per milioni di anni, qui, un potente ciclo naturale ha perpetuato se stesso e la vita sul pianeta.

E, come silenziosi custodi, gli indigeni popolano l’ambiente e respirano con noi in questa mostra, presenti in fotografie davvero iconiche.

 

MAXXI_Salgado_Amazonia

 

Straordinaria, tra le mille suggestioni offerte dalle didascalie,  è l’immagine dei cosiddetti “fiumi volanti” o “fiumi atmosferici”.

Sono veri e propri fiumi, ma volano. Sono “fiumi aerei” carichi di umidità, che si estendono su gran parte del continente sudamericano, garantendo un magico equilibrio biologico .

La Foresta appare come un “Oceano verde” e l’infinità dei fenomeni che la abitano è in grado di influenzare i modelli climatici dell’intero pianeta.

 

MAXXI_Salgado: Anavilhanas, isole boscose del Río Negro. Stato di Amazonas, Brasile, 2009

 

Purtroppo, il fenomeno tutto umano della deforestazione sta minando l’immensa foresta pluviale, soprattutto ai suoi margini.

All’interno, le terre indigene e i parchi nazionali restano per ora più protetti.

Come in un pellegrinaggio immersivo quanto artificiale, proviamo a immaginarci nell’abbraccio di questa grande Madre, amorevole e selvaggia.

È il momento del rispetto, del silenzio, del risveglio, una volta per tutte.




Inaugurazione della kermesse TorrEdintorni

Curata dall’associazione Fag con il patrocinio del Comune di Pomezia

 

Sabato 5 marzo presso la Torre Civica di Pomezia si inaugura la mostra TorrEdintorni una kermesse curata da Monica Bisin, presidente dell’associazione di promozione social Foto Art Group – Fag, con il patrocinio del Comune di Pomezia.

Sul pagina del sito dell’associazione si legge che Fag è « è un’associazione di promozione sociale, che utilizza l’arte…in particolar modo la fotografia, come strumento di sensibilizzazione verso tematiche di interesse sociale allo scopo di aiutare la crescita dell’individuo e della collettività.»

 

 

La kermesse raccoglie:

· La collettiva fotografica Dentro, un percorso di scoperta, uno sguardo insolito e originale per capire l’essenza dell’atto creativo: la genesi dell’opera, analizzando la sua componente psicologica con i seguenti autori: Agata Mancini, Elisabetta Nottola, Lolita Mariani, Grazia Randone, Annamaria Giordo, Stefano Montinaro, Max Callari, Giorgio Busignani, Liliana Tomarchio, Ornella Latrofa, Ida Di Pasquale, Stefania Pascucci, Salvatore Montemagno, Monica Zorzi, Maria Grazia Margiotta, Cristina Suruciuc, Massimo Marcotulli, Diego Salvador, Flavia Carbonetti.

Lettura psicologica: Dott.Dario Sanfratello

Note poetiche: Daniela Bisin

 

 

· La mostra fotografica personale di Maria Serra con Carne di pietra. Carne di pietra sono corpi che seducono lo sguardo con uno straordinario equilibrio di forme e proporzioni. Carne di pietra è fisicità prepotente che arriva a sciogliere ogni rigore dello sguardo. Corpi come modello di naturalezza e libertà che non conosce stigmi di morbosità o oscenità.

· La mini esposizione della pittrice Erika Capobianco “Stati d’animo

· Infine ulteriori attività come laboratori per le scuole e progetti per gli anziani.

 

 

La kermesse TorreEdintorni sarà aperta dal 5 marzo fino al 13 marzo.
Ingresso libero con super green pass

https://www.artivisivefag.it




Calendario Naici 2022: Le Fotografie di Martino Cusano

La Naici promuove una nuova e più intima forma di comunicazione non più rigorosamente collegata alla produzione aziendale ma focalizzata, invece, verso argomenti del quotidiano che ci circondano e appartengono al nostro vivere.

 

Il calendario Naici 2022 vuole essere una finestra aperta verso le emozioni più pure e spesso trascurate.

Un viaggio nell’Io e nel Noi, traghettato dalla fotografia di Martino Cusano in una dimensione che invita a riflettere sulla preziosità di quei gesti talvolta istintivi, che sono colore per la nostra esistenza e probabilmente le giuste chiavi per il futuro.

 

Questo progetto è l’inizio di un nuovo e stimolante percorso, che avrà una propria peculiarità, scegliendo comunque temi vicini alla filosofia aziendale nel toccare argomenti diversi in una visione più ampia dell’arte e della cultura, cercando di sensibilizzare l’osservatore a porre l’attenzione su ciò che circonda e appartiene al nostro vivere.

 

I dodici scatti hanno quindi il piacevole intento di scandire ogni mese dell’anno al quale andiamo incontro attraverso un richiamo che riconduce a piccole azioni che coinvolgono il cuore.

 

I soggetti sono persone comuni, ciò che stanno facendo non è un artifizio, una falsa rappresentazione dell’Io e del Noi, ma ha la forza invisibile di un’energia naturale che si espande nell’atto di un abbraccio, di una corsa che mette le ali. Energia bella, che splende in un sorriso tra le rughe o nello sguardo di chi non si arrende, e che vibra nel moto circolare di un girotondo che unisce gli uomini, nella purezza dell’atto fraterno di spezzare il pane.

 

L’infinitamente grande nell’infinitamente piccolo ci riconduce all’interno della dimensione umana per riconsiderare le distanze del nostro vivere e riscoprire un sentimento rassicurante che può essere per tutti. Una vita in cui ci si può riconoscere.

L’autore

 

Fotografo Artista Comunicatore, si occupa di immagini e comunicazione dal 1985, iniziando gli studi presso l’I.E.D. di Roma.

 

In Martino Cusano il senso del lavoro è intrinseco nell’evoluzione dei rapporti umani e del momento sociale di appartenenza.

 

La fotografia non è mai vista come fine, ma come il mezzo per interagire con il quotidiano, per esprimere idee e creare oltre.

 

La direzione del suo lavoro si sviluppa e si consolida nelle esperienze di ricerca e produzione anche molto diverse tra loro, nel porre armonia, semplicità e naturalezza alle sue opere non mancando del rigore tecnico dovuto in alcuni generi.

 

La passione per la stampa in bianco e nero è da sempre un tratto distintivo che caratterizza la sua espressività soprattutto in studio e nella ritrattistica.

 

L’Autore è impegnato nella fine art per arredamento e dal 2000 attraverso “itusphoto” si dedica principalmente alla fotografia immobiliare, di architettura e accoglienza, continuando a collaborare nel marketing in importanti realtà nazionali.

 

La sua passione per gli interni, l’arredamento e l’architettura insieme alle competenze sulla “luce” lo hanno portato inoltre ad elaborare progetti di sistemi luminosi e con la luce arredare oltre che fotografare.

 

Ha alle sue spalle diverse pubblicazioni e si è parlato di lui su prestigiose riviste nazionali. Vanta riconoscimenti internazionali nella fotografia di architettura.

L’Azienda Naici

Il marchio NAICI presente sul mercato fin dall’inizio del 1980, offre una vasta gamma di resine e prodotti speciali per l’edilizia.

La sede è a Nettuno (Roma) e si sviluppa su una superficie coperta di circa 6.000 metri quadri.

 

Sul territorio nazionale sorgono altre due sedi:  a Pontenure (Piacenza) e a Olbia (SS); mentre altri depositi a supporto logistico sono distribuiti nel territorio nazionale ed in altri Paesi d’Europa.

 

La vasta gamma della produzione NAICI è a disposizione dei più esigenti professionisti del settore edile ed appare come il risultato tangibile di continue ricerche che contribuiscono, giornalmente, alla risoluzione di tutte quelle problematiche generate dal progresso edile a garanzia di elevati standard qualitativi che il mercato richiede.

 

L’estrema cura per la qualità, l’efficacia e la durata dei risultati, e soprattutto il rispetto per l’ambiente, sono gli elementi caratterizzanti della produzione NAICI. Naici garantisce una vasta rete vendita, costituita da tecnici esperti, ben ripartita sul territorio italiano ed in grado di assistere e rifornire i numerosi punti vendita sparsi lungo tutta la Penisola.

 

L’Azienda, per essere costantemente vicina alla propria clientela, si avvale inoltre della collaborazione e delle capacità di un gruppo di tecnici e applicatori qualificati per fornire, in qualsiasi momento e in qualsiasi parte d’Italia, una assistenza tecnica qualificata.

 

La comunicazione alla clientela, infine, è un’attività fortemente curata dall’Azienda visibile anche attraverso il web site www.naici.it, le news letter inviate ad una cospicua e vasta mailing list e l’attività sui social aziendali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Festa dei Pescatori: a Torvaianica una tre giorni dedicata alla tradizione con musica, mostre, artisti di strada e racconti storici.

 Appuntamento il 13, 14 e 15 agosto

Torna per il terzo anno consecutivo l’appuntamento estivo con la Festa dei Pescatori, che venerdì 13, sabato 14 e domenica 15 agosto animerà il litorale di Torvaianica.
Ricco il programma della tre giorni di festa, alla scoperta delle tradizioni locali e marinaresche. Dalle ore 17.00 sarà possibile visitare le mostre fotografiche “Viaggio nella memoria” e “Torvaianica e i Pescatori nel contemporaneo”, lungo la passeggiata a mare di via Pechino.
Previste inoltre visite guidate serali, spettacoli di artisti di strada e laboratori pomeridiani per i più piccoli. Venerdì 13 la serata sarà arricchita da momenti di memoria storica grazie ai racconti degli storici pionieri di Torvaianica. Previsti ogni sera alle 21.30 spettacoli musicali: venerdì “Samuel Stella Live”, sabato “Dream” e domenica “SoundTrack Stories”.
“Un omaggio a Torvaianica e ai suoi Pescatori – commenta la Vice Sindaco Simona Morcellini – È una festa fortemente voluta e costruita con amore che celebra le origini di Torvaianica; un appuntamento importante per il nostro territorio alla scoperta delle tradizioni locali e marinaresche. Un ringraziamento a tutte le cooperative dei pescatori che, unite, per il terzo anno consecutivo dispiegano le reti della memoria e testimoniano la loro storia a residenti, turisti e nuove generazioni. Prezioso il coordinamento del Museo Citta di Pomezia Lab900 che raccoglie e divulga con passione la storia del nostro territorio e delle persone che lo hanno costruito”.
Per il programma completo dell’estate: https://www.comune.pomezia.rm.it/estate2021
COMUNICATO STAMPA



La fotografia vince sulla distrofia muscolare

Una mente creativa e solidale è talmente potente da riuscire a realizzare il sogno di un bambino affetto da distrofia muscolare di potersi muovere. Con un punto di vista dall’alto, alcuni teli colorati e molti oggetti come brevi prolungamenti, il fotografo sloveno Matej Peljhan è riuscito a donare a Luka la sensazione di potersi muovere. Senza utilizzare la tecnica della ricostruzione delle immagini al computer, Peljhan ha allestito dei piccoli palcoscenici e ha consentito a Luka, che ha la possibilità di muovere soltanto le dita a causa della sua malattia, di salire le scale, cavalcare uno skateboard, andare sott’acqua, giocare a basket, fare il dee jay.

La fotografia illusionista di Peljhan, che si è ispirato all’immagine poetica de “Le Petit Prince” di Antoine de Saint-Exupéry, ha consentito a Luka di vivere gli attimi della vita quotidiana di un bambino, dandogli l’emozione reale di poter superare i limiti dell’immobilità del proprio corpo esile e restituendogli la gioia del divertimento sul viso.

Questa iniziativa dimostra quanto il genio creativo di un artista possa superare il valore della sua stessa opera e quanto l’arte arrivi con orgoglio ad estendere le nostre possibilità percettive, grazie alla tecnica suggestiva utilizzata da Peljhan, che conserva integri i tratti della vita reale di Luka. Questo progetto rappresenta un gesto solidale di profonda umana sensibilità, che attraverso l’esperienza giocosa di questo Piccolo Principe, ha la forza di raggiungere tutti: è il racconto visivo, colorato ed allegro di un viaggio immaginario, quello di Luka, e del suo sogno di poter giocare come gli altri bambini.

 

L1L2L3L4