Gerbera, il fiore dell’allegria

La gerbera, originaria dell’Africa, dell’Asia e del Sudamerica, è una pianta robusta e colorata della famiglia delle  Asteracee, di facile coltivazione nei nostri balconi e giardini. Simile alla margherita ha dimensioni più grandi, con petali un po’ più allungati e consistenti e dai vari colori.

Il fiore della gerbera ha anche una funzione depurativa dell’aria: assorbe sostanze inquinanti come benzene e tricloroetilene, come documentato da vari studi scientifici e osservato anche dalla Nasa, come eventuale strumento per migliorare la qualità dell’aria nelle navicelle spaziali. Ẻ inoltre efficace nell’assorbimento della trielina, sostanza tossica che impieghiamo come smacchiatore e sgrassatore per rimuovere vernice, colla, smalto, inchiostro e macchie di difficile soluzione.

Per coltivare le gerbere bisogna esporle al sole, ma non alla calura: d’inverno smettono di fare fiori per riprendere poi nel periodo primaverile e allora bisogna metterle in un luogo riparato, o avvolgerle in un telo, lontano dalle correnti d’aria. Se messe in vaso, bisogna non far ristagnare l’acqua, eliminare fiori e foglie secche, e utilizzare un terriccio drenante. All’alba i suoi fiori si schiudono per richiudersi al tramonto.

Intorno alla gerbera c’è tutta una simbologia relativa al colore: gialla è associata a eleganza e raffinatezza, molto usata nei ricevimenti e per le storie d’amore, rosa esprime stima, mentre quella viola simboleggia la timidezza, e l’arancione la felicità. Si moltiplicano in due modi: per talea di getti laterali in estate, per seme in autunno o in primavera. Pianta piuttosto rustica, si sviluppa anche a fronte di condizioni di coltivazione non proprio favorevoli. Il nome deriva dal biologo naturalista tedesco Traugott Gerber, che la introdusse in Italia nel 1925. Tra i maggiori produttori del fiore ci sono i Paesi Bassi, con circa 900 milioni di esemplari l’anno. (Foto di prommarketing da Pixabay)