Un inganno di troppo, il thriller che il pubblico ama

Ormai sono sempre più le serie thriller lanciate da Netflix, che pare attirino particolarmente il pubblico trascinandolo in atmosfere cupe e misteriose.

Ecco, Un inganno di troppo, rilasciata il primo gennaio scorso, è senza dubbio una di queste, diretta da David Moore e tratta dal romanzo omonimo di Harlan Coben. La collaborazione tra lo scrittore e Netflix è infatti ormai ben nota, avendo la piattaforma già adattato e reso celebri diversi suoi lavori, tra cui, tuttavia, Un inganno di troppo si dimostra il più riuscito.

La protagonista, Maya Stern, torna in città dopo una missione militare, trovandosi a dover affrontare due omicidi: quello della sorella Claire e del marito Joe Burkett. Sarà quindi costretta a prendersi cura di sua figlia e allo stesso tempo a indagare sui due casi, turbata ancora dallo stress post guerra.

Nonostante l’attrice principale, Michelle Keegan, non sia molto conosciuta, riesce con la sua interpretazione a portare la grinta e la forza femminili sullo schermo. Vediamo infatti in scena una donna estremamente determinata, che corre dei pericoli e non si ferma davanti a nulla pur di raggiungere la verità e fare giustizia e che non ha paura a premere il grilletto se necessario.

La serie inoltre, è girata interamente in Inghilterra, nonostante il romanzo sia ambientato negli Stati Uniti. Le location utilizzate sono a dir poco mozzafiato, in particolare la grande tenuta della famiglia Burkett era già di gran lunga conosciuta e amata dal pubblico, essendo la celebre abitazione di Thomas Shelby e della sua famiglia in Peaky Blinders, una delle serie più di successo di Netflix.

Tuttavia, la popolarità della serie è certamente dovuta in primo luogo ai numerosi e scioccanti colpi di scena che si susseguono uno dopo l’altro dall’inizio alla fine, ma che raggiungono l’apice negli ultimi due episodi, per questo i più coinvolgenti. Lo spettatore si trova pervaso da interrogativi senza risposta e messo in discussione, ma soprattutto, si trova a rimanere sempre sorpreso tra situazioni ribaltate in continuazione a piacimento del regista.

Dunque, Un inganno di troppo è indubbiamente un titolo valido e si consiglia in particolare a chi, nella sua quotidianità, vuole assumere le vesti di detective e saziare la sua curiosità.

Virginia Porcelli

 

 

 

 




Tutti tranne te, un’esperienza all’insegna del romanticismo

Ormai non c’è alcun dubbio: il nuovo film romantico “Tutti tranne te” ha conquistato il pubblico, facendo il boom d’incassi nelle sale cinematografiche.

Come protagonisti vediamo Ben e Bea, che dopo un primo appuntamento perfetto si separano non nel migliore dei modi, ritrovandosi mesi dopo allo stesso matrimonio in Australia, dove fingeranno di essere una coppia.

Sydney Sweeney e Glen Powell formano sicuramente una coppia molto affiatata sullo schermo come anche fuori da esso, a tal punto da far sperare il pubblico in una possibile relazione tra i due nella vita reale. L’attore, tuttavia, ha smentito tutte le voci, affermando di avere avuto un’esperienza meravigliosa e un vero feeling con la sua collega, ma di non essere una coppia, nonostante, durante le riprese del film Powell abbia chiuso la sua storia d’amore con la modella Gigi Paris. La Sweeney, peraltro, è felicemente fidanzata ormai da anni con l’uomo d’affari Jonathan Davino, con cui pare che nel 2022 si dovesse sposare anche se poi il progetto sfumò.

Di certo però, uno dei dettagli più affascinanti di “Tutti tranne te” rimane l’ambientazione, essendo infatti il film quasi interamente girato nell’affascinante Sydney, tra l’Opera House, il Sydney Harbour e le meravigliose spiagge australiane.

 

Come non parlare poi della colonna sonora del film: Unwritten di Natasha Bedingfield, canzone rilasciata nel 2004 che quindici anni dopo è tornata in cima alle classifiche a causa del successo della nuova rom-com. Non si può fare a meno di uscire dalla sala canticchiandola e addirittura saltellando nei corridoi del cinema, ancora pervasi dalla felice atmosfera del finale.

Insomma, diciamo che Anyone But You, titolo originale del film, ha sicuramente avuto un riscontro del tutto positivo da parte dei giovani, di cui gran parte, amante o no dei film romantici, si è recata a vederlo. Può darsi che tra i motivi della sua sorprendente popolarità ci siano le alte aspettative suscitate dai social media, in particolare da TikTok, dove chiunque andasse a guardare il film con i propri migliori amici o con la propria metà condivideva il suo entusiasmo e la sua soddisfazione al riguardo, accrescendo quindi il desiderio e la curiosità del pubblico.

La pellicola per molti aspetti è la classica commedia romantica che provoca sorrisi e farfalle nello stomaco e proprio per questo presenta una trama non diversa da tutte le altre, tuttavia è caratterizzata anche da tratti originali che la rendono ancora più piacevole. Dopotutto infatti, pur essendo di parte da appassionata di questi generi di film, chi è che non ama ogni tanto deliziarsi con un po’ di romanticismo?

Virginia Porcelli




Io capitano, una commovente storia vera

Il nuovo film di Matteo Garrone “Io capitano”, candidato agli Oscar di quest’anno come miglior film straniero, è stato recentemente reso disponibile al pubblico dalla piattaforma Sky, ottenendo un notevole successo. Questo ci permette di vivere e allo stesso tempo patire per il lungo viaggio affrontato da Seydou e Moussa verso l’Europa, costretti ad affrontare l’infinità del deserto, la crudeltà delle prigioni libiche e i pericoli del mare.

La storia del film comincia però anni fa, quando un amico del regista, che gestisce un centro di accoglienza in Sicilia, gli aveva raccontato la vicenda di un ragazzo, Fofana Amara, che all’epoca aveva solo quindici anni. Rimasto colpito, Garrone sentì la necessità, dopo anni di paure e incertezze, di girarlo. La scrittura della sceneggiatura durò sei mesi ma ci vollero almeno due anni per ricostruire mediante documentazione la rotta del viaggio percorso.

Il giovane attore protagonista, Seydou Sarr, rende il film ancora più commovente, lasciandoci immedesimare nelle tristi vicende e soffrire con lui. Egli ha infatti ottenuto il Premio Marcello Mastroianni allo scorso Festival di Venezia, che viene conferito al miglior attore emergente.

Il regista inoltre, secondo quanto rivelato nelle interviste, è stato per Seydou come un padre. L’attore infatti vive in Italia ormai da più di un anno, più precisamente a Fregene, a casa della madre di Garrone e afferma di non essere ancora pronto per il suo nuovo viaggio ad Hollywood, a cui preferirebbe tranquillamente la quiete di Fregene e la pasta al ragù di Donatella.

Come ha dichiarato lo stesso regista spesso i film sull’immigrazione possono spesso cadere nella trappola della retorica o sembrare un tentativo di speculazione sulla sofferenza degli altri. Ciò che dovrebbe farci riflettere, tuttavia, è che in questo film ogni scena è autentica, ogni vicenda rappresentata è realmente accaduta ed è proprio questo che colpisce e fa commuovere particolarmente il pubblico. Ci permette infatti di aprire gli occhi su realtà che purtroppo sempre più spesso sottovalutiamo o di cui addirittura ignoriamo l’esistenza, ma che sono all’ordine del giorno. Questo è il motivo per cui “Io capitano” è un film che tutti dovrebbero vedere, per avere uno sguardo più ampio sul mondo e sulle sofferenze che lo caratterizzano.

Virginia Porcelli




Wonder: White Bird, il coraggio di essere gentili

L’ultimo mese è stato per il cinema decisamente fruttuoso, ricco di nuove uscite e tra queste, anche se poco conosciuto, merita un’attenzione particolare Wonder: White Bird.

Il film, diretto da Marc Forster e ambientato durante la seconda guerra mondiale, è uno spin-off del celebre Wonder con protagonista il personaggio di Julian Albans, a cui la nonna racconta un episodio doloroso del suo passato.

Quando iniziano i rastrellamenti in Alsazia, la giovane di quindici anni Sara viene salvata dalla famiglia di Julien, un ragazzo affetto da poliomelite con cui nel tempo nascerà un forte legame.

Helen Mirren, che recita la parte della nonna, è semplicemente strepitosa, riuscendo a far trasparire la sofferenza nel raccontare una storia così straziante e la forza nel cercare di conservarne il ricordo. Altrettanto commoventi le interpretazioni dei due protagonisti, sorprendentemente naturali nonostante la giovane età.

La pellicola ci mostra gli orrori del nazismo e della shoah, le crudeltà e le ingiustizie che milioni di ebrei subirono ogni giorno, in quanto privati di ogni tipo di libertà e costretti a separarsi dalle proprie famiglie e a morire per la propria religione. Presentandoci diversi esempi di umanità contrapposta alla malvagità, ci conferma come al mondo ci sia sempre un po’ di bene anche nel male, incitandoci ad aiutare sempre l’altro e, senza dubbio, a non ripetere in futuro gli stessi errori.

Altra tematica importante è inoltre quella del bullismo, tema di fondo e motivo del racconto. Il film infatti, ci presenta l’insensatezza di una cattiveria simile, che non fa altro che generare dolore nella persona presa di mira. Mai si dovrebbe giudicare o isolare qualcuno sulla base del suo aspetto o modo di fare, ma al contrario provare a parlarci, per poi sicuramente scoprire quanto i giudizi fossero infondati.

Oltre a ciò, in uno sfondo così cupo e drammatico che rende le lacrime inevitabili, a far luce è la storia d’amore tra i protagonisti, così innocente, pura ed estremamente tenera. Questa è il chiaro esempio che l’amore è in tutte le cose, in tutti i gesti e in ognuno di noi.

Dunque, è per tutte le tematiche toccate, particolarmente delicate ma fondamentali, che si consiglia la visione ad un pubblico giovane, che potrebbe imparare molto da tali lezioni su come comportarsi nel rapporto con l’altro, sull’importanza di essere sempre gentili e coraggiosi.

Virginia Porcelli

 




Wonka, un Natale più magico

Ebbene sì, solo pochi giorni fa, il 14 dicembre, è finalmente approdato in tutte le sale cinematografiche il tanto atteso “Wonka”, che solo questo weekend ha raggiunto la vetta del box office italiano raggiungendo i tre milioni di incassi.

Il film diretto da Paul King, regista di Paddington, si presenta come un prequel che ripercorre la storia del giovane Willy Wonka, personaggio inventato da Roald Dahl in “La fabbrica di cioccolato” e già interpretato da Gene Wilder e Johnny Depp.

L’attore protagonista, Timothée Chalamet, ha sorprendentemente ottenuto la parte senza alcun provino. Il regista infatti, dopo aver guardato su YouTube le esibizioni musicali del ragazzo al liceo, era rimasto colpito dalle sue doti di cantante e ballerino e quindi perfetto per la parte. Nonostante io sia di parte, essendo Chalamet il mio attore preferito, posso dire che questa scelta si è rivelata giusta, in quanto egli si cala attentamente nel ruolo, risultando divertente, e anche un po’ ingenuo, agli occhi dei bambini.

Altro personaggio alquanto bizzarro è quello dell’Umpa Lumpa intepretato da Hugh Grant, il quale ha affermato di aver odiato il suo ruolo, essendo costretto ad indossare una tuta speciale, a suo dire insopportabile, perché la tecnologia lo potesse rimpicciolire. Malgrado ciò, la canzone cantata dall’attore è uno dei dettagli più simpatici del film e non si può uscire dalla sala senza canticchiarla.

Wonka è girato interamente in Inghilterra, paese d’origine di King, prevalentemente a Bath, Londra, Oxford e presso gli studi della Warner Bros a Leavesden, dove furono ricostruiti anche gli interni di Hogwarts in Harry Potter.

Insomma, questo film, perfetto per le famiglie durante il periodo natalizio, immerge il pubblico in un’atmosfera magica, spensierata e allegra. Questo Wonka ci viene presentato in modo diverso rispetto ai precedenti, questo è un sognatore, convinto del potere del suo cioccolato e determinato a farsi strada, spinto dal ricordo della madre.

Benché il film possa risultare a tratti lento o noioso per chi non è amante dei musical, ci trasmette un messaggio importante, come “ogni cosa bella comincia con un sogno”, stimolo a credere sempre in noi stessi e a trasformare le nostre ambizioni in realtà.

Virginia Porcelli




C’è ancora domani, il film dedicato a noi donne

Il nuovo film della Cortellesi, uscito nelle sale a fine ottobre, sta ottenendo sempre più successo. Dopo aver vinto tre premi al Festival del cinema di Roma, infatti, negli ultimi giorni è rientrato nella top 10 dei film italiani con più incassi, sfiorando quota 27 milioni e diventando il miglior titolo della stagione 23/24.

Ambientato a Roma nei tempi del dopoguerra, ci racconta la toccante storia di Delia, donna di casa costretta ad occuparsi ogni giorno dei tre figli, del suocero e dell’irascibile marito, che ritiene giusto riempirla di schiaffi e umiliarla. “Ho voluto realizzare un film contemporaneo ambientato nel passato, perché penso che purtroppo molte cose siano rimaste le stesse. Naturalmente ci sono stati dei progressi, sono cambiati i diritti, sono cambiate le leggi, ma non del tutto, non nella mentalità”, spiega l’attrice e regista in un’intervista.

La Cortellesi è impeccabile su tutti i fronti. Che fosse una magnifica attrice era già ben noto a chiunque, ma il suo esordio come regista è stato di certo pieno di sorprese. Non solo interpreta il suo ruolo alla perfezione, accompagnata tra l’altro da un cast spettacolare, ma tratta anche temi come la violenza domestica e i diritti delle donne in modo estremamente delicato e commovente.

Infatti, tra la comicità di alcune scene che strappano un sorriso e la drammaticità di altre, che provocano nel pubblico tristezza e compassione, ci tiene fissi allo schermo con gli occhi lucidi.

Tutto ciò, inoltre, arriva in un momento in cui tutta Italia soffre ancora per l’omicidio di Giulia Cecchettin, l’ennesima vittima di una cieca gelosia e violenza che non dovrebbe essere propria dell’amore, ma che purtroppo lo è sempre più spesso.

Insomma, il film è un vero e proprio omaggio alle donne, alla solidarietà femminile, all’amicizia e, in particolare, al rapporto madre figlia. La Cortellesi, infatti, ha deciso di dedicarlo a sua figlia Laura, o meglio “Lauretta”, come possiamo leggere prima dei titoli di coda; dedica in cui possiamo scorgere l’amore materno, più forte di qualsiasi altro legame.

“C’è ancora domani” dà forza a ognuna di noi e ci ricorda l’importanza di reagire, di avere coraggio e soprattutto di chiedere aiuto quando ci viene fatto del male o quando veniamo private dei nostri diritti. Alla prima offesa, al primo schiaffo, dobbiamo tenere in mente che c’è sempre domani e che meritiamo molto di più di qualcuno che ci tarpa le ali. È per questo che ogni donna dovrebbe vederlo, per imparare ad amare sé stessa e per far sì che tutte quelle morti non siano state vane.

Virginia Porcelli




Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, il nuovo prequel tanto atteso

Da poco nelle sale cinematografiche, “Hunger Games- La ballata dell’usignolo e del serpente” è il nuovo prequel ispirato ai celebri romanzi di Suzanne Collins. Diretto ancora una volta da Francis Lawrence e realizzato otto anni dopo l’uscita della pellicola conclusiva della saga, ci racconta l’ascesa di Coriolanus Snow, costretto a fare da mentore a Lucy Gray Baird, tributo del distretto 12, nella decima edizione degli Hunger Games.

È proprio la versione diciottenne di Snow ad essere interpretata dal giovane attore britannico Tom Blyth, il quale riesce perfettamente a rappresentare sullo schermo la personalità controversa del futuro presidente tirannico di Panem. I produttori hanno infatti voluto adottare un diverso punto di vista, essendo affascinati sulle ragioni che avevano spinto una persona come lui a scegliere l’autoritarismo.

A dare un volto all’impavida Lucy Gray è invece Rachel Zegler, conosciuta per il suo esordio in West Side Story, film di Spielberg del 2021 e scelta per interpretare Biancaneve nel nuovo live-action programmato per il 2025. L’attrice statunitense, sempre più di successo, ci incanta con la sua voce angelica, facendoci immedesimare nel suo personaggio: quello di una giovane costretta a combattere per la paura di morire.

Non a caso, a parere di chi scrive, l’elemento più affascinante e apprezzato dal pubblico, oltre ai magnifici effetti speciali, è proprio la musica. Ogni canzone all’interno del film è originale e orecchiabile, a tal punto da non riuscire a smettere di canticchiarle una volta concluso. In particolare il brano principale “The Hanging Tree”, interpretato da Rachel Zegler stessa ha avuto un grande successo, come lo ebbe l’originale musicato da James Newton Howard nel 2014. Inoltre i titoli di coda sono accompagnati persino, per la gioia dei fan, dal nuovo singolo di Olivia Rodrigo “Can’t Catch Me Now”, scritto per la colonna sonora.

Insomma, possiamo dunque dire che il nuovo Hunger Games si è sicuramente dimostrato all’altezza delle aspettative, se non addirittura superiore. Oltre ad essere fortemente fedele al romanzo, coinvolge lo spettatore fin dal primo minuto, trasportandolo in un’atmosfera da cui non vuole uscire.

Il pubblico, ad ogni modo, non riesce proprio ad abbandonare l’amata saga, sperando sempre in nuovi capitoli. Ciò, per fortuna, non è da escludere del tutto. Il regista ha infatti recentemente dichiarato: “Se Suzanne ha un’altra idea che pensa si adatti al mondo di Panem, che sia con nuovi personaggi o con personaggi che già conosciamo, sarei davvero interessato”. Confidiamo dunque di rivivere presto gli Hunger Games, che sia tra le pagine di un libro o sul grande schermo.

Virginia Porcelli

 




The Lost City, nuova commedia senza impegno

È da poco uscito su Netflix “The Lost City”, affabile commedia d’azione del 2022 diretta da Adam e Aaron Nee che ha conquistato il pubblico, rimanendo per giorni al primo posto della classifica nazionale.

La scrittrice Loretta Sage descrive luoghi esotici nei suoi romanzi d’amore e d’avventura con un bel modello da copertina, Alan. Tuttavia, mentre è in tournée per promuovere il suo nuovo libro, viene rapita da un miliardario.

Sandra Bullock, Brad Pitt, Channing Tatum, Daniel Radcliffe, solo leggendo questi nomi possiamo facilmente intuire il motivo di tanto hype intorno al contenuto. Gli attori, tra i più celebri dell’industria cinematografica, ravvivano senza dubbio la commedia, scatenando un’atmosfera simpatica anche se a tratti demenziale.

Il film, infatti, si potrebbe interpretare, a parere di chi scrive, come una copia mal riuscita di Indiana Jones. La comicità banale spinge i personaggi alla caricatura e tenta di mascherare il genere d’avventura, che presenta una trama povera e per nulla travolgente.

Nonostante ciò la pellicola ha comunque riscosso un discreto successo. Dopo le riprese, svoltesi nella Repubblica Dominicana nel 2021, è stato distribuito nelle sale l’anno successivo, incassando complessivamente 190 844 029 dollari e ottenendo diverse candidature e un premio MTV come miglior cattivo a Daniel Radcliffe, per quanto ci riesca difficile non vederlo nei panni del nostro amato Harry Potter.

Insomma, “The Lost City” non è sicuramente il miglior film d’avventura degli ultimi anni, ma, in sua difesa, è una piacevole commedia senza impegno che ci porta in luoghi magnifici strappandoci qualche risata e animando le nostre serate autunnali.

Virginia Porcelli




Terminato lo sciopero da record degli attori di Hollywood

Lo scorso 9 novembre, giusto pochi giorni fa, lo sciopero da record degli attori di Hollywood è finalmente giunto al termine dopo quattro mesi, anzi, più precisamente dopo 118 giorni. Il sindacato Sag-Aftra, che conta il più alto numero di interpreti del cinema e della tv americani, circa 160mila attori, è giunto vittoriosamente ad una proposta di accordo con i principali studios e produttori cinematografici, approvata dall’86% degli iscritti. Il contratto si aggira a un valore complessivo di un miliardo di dollari.

Ciò che gli attori auspicavano era una maggiore tutela contro la sempre più ostile intelligenza artificiale, oltre a un aumento di salario e stipendio. D’ora in poi le produzioni dovranno, infatti, chiedere il consenso agli attori i cui volti verranno replicati dall’ IA per il film a cui stanno lavorando, anche la più piccola scena dovrà essere indicata nei dettagli. Per quanto concerne invece gli aumenti salariali, la paga oraria aumenta fin da subito del 7%, con la promessa di ulteriori 4% e 3.5% nei mesi successivi. A ciò si aggiungono anche incrementi sulla pensione e sull’assicurazione sanitaria. Rivisto persino il trattamento delle scene di nudo e di sesso, per cui sono state previste più supervisioni obbligatorie. Altro successo quello riguardante la rimozione del cosiddetto “streaming participation bonus”, cambiamento del modo in cui gli attori ottengono denaro dal trasferimento delle loro opere in streaming.

I negoziatori parlano di una ”grande vittoria”, in quanto il tempo disponibile per rimediare alla situazione era diventato ormai sempre meno. Se non si fosse trovato al più presto un accordo, la stagione dell’anno 2023-2024 sarebbe stata infatti compromessa. Gli attori dunque sono ora pronti a tornare sul set da vincenti, utilizzando il massimo delle loro capacità e soprattutto sicuri del fatto che questo loro impegno sia riconosciuto nel modo migliore.

Virginia Porcelli




La finestra di fronte, il valore dei ricordi

È da soli pochi giorni che il film del 2003 di Özpetek, “La finestra di fronte”, è tornato su Netflix e ha subito riacquisito il successo iniziale, piazzandosi subito tra i contenuti più visti. La straziante pellicola romantica ci presenta la vicenda di Giovanna, la quale si ritrova a prendersi cura di un uomo anziano smarritosi per un vuoto di memoria. Cercando di indagare sulla sua identità, avrà anche lei modo di riscoprire sé stessa e i suoi sentimenti.

La scelta dei protagonisti da parte del regista è senza dubbio appropriata. I nomi di Giovanna Mezzogiorno e Raoul Bova, infatti, non ci sono per nulla nuovi. I due sono tra i migliori attori del cinema italiano e insieme sono semplicemente sensazionali, in particolare la Mezzogiorno rappresenta perfettamente le emozioni e i dubbi di una donna infelice e insoddisfatta della propria vita. Per non parlare di Filippo Nigro e Massimo Girotti, anch’essi grandi attori.

Il tutto è coronato dal romantico sfondo che presta la città di Roma, tra i luoghi più celebri, come il ghetto e i quartieri più intimi e nascosti. Altro elemento che di certo non passa inosservato è il commovente estratto della colonna sonora: “Gocce di Memoria” di Giorgia. La canzone, infatti, era stata pubblicata nel 2003 per il film e aveva avuto un incredibile successo. Anche a distanza di anni è conosciuta da tutti, ma solo chi ha visto il film può, a parere di chi scrive, capirla a pieno ed apprezzarla ancora di più.

Nel brano, dedicato al grande amore dell’artista, Alex Baroni, è racchiuso l’intero significato del capolavoro di Özpetek, ossia il valore dei ricordi. Ogni persona importante che ha fatto parte della nostra vita, infatti, ci lascia qualcosa, un insegnamento che porteremo sempre con noi. Il film è l’intreccio di due storie, è il racconto di un amore impossibile, da cui impariamo a non accontentarci mai di sopravvivere sacrificando noi stessi, ma al contrario a vivere seguendo le proprie passioni e la propria felicità.

Virginia Porcelli

 




Love at First Sight, e voi credete nel destino?

“Love at first sight”, tradotto in italiano “La probabilità statistica dell’amore a prima vista”, è il nuovo film romantico uscito di recente su Netflix, che ha subito balzato le classifiche rimanendo per molto tempo nella top ten dei film più visti sulla piattaforma. 

La regista, Vanessa Caswill, ci racconta la storia di Hadley e Oliver, due giovani che si conoscono casualmente in aeroporto e che, dopo essersi innamorati su un volo New York- Londra, sono costretti a separarsi una volta arrivati.

Il film ha come protagonisti Haley Lu Richardson, la co-star di Cole Sprouse in “A un metro da te” e Ben Hardy: Roger Taylor nel celebre biopic “Bohemian Rapsody”. I due, oltre ad essere attori talentuosi nonostante la giovane età, hanno una sintonia pazzesca sullo schermo e formano una coppia molto affiatata, che ci lascia sognare in ogni momento.

L’ambientazione del film, inoltre, è sicuramente un punto a favore, essendo  interamente girato nella meravigliosa Londra e nei suoi quartieri più nascosti.

L’unico dettaglio che può probabilmente infastidire gli spettatori è, tuttavia,  la presenza di una narratrice che commenta la storia rivolgendosi al pubblico. Nonostante infatti possa essere vista da molti come un’aggiunta gradevole e creativa, per altri rende il film più bambinesco, compromettendolo e distraendo dalla storia principale. 

Insomma, questa commedia romantica è perfetta per gli inguaribili romantici che credono nell’amore a prima vista e che sperano di trovare un giorno la propria anima gemella, ma soprattutto per quelli che credono nel destino e nel suo potere di unire due destini in uno solo.

Virginia Porcelli




Oppenheimer, il biopic campione d’incassi

Oppenheimer è sicuramente un film da non perdere quest’anno, nonché uno di quelli più di successo. La pellicola ha infatti di recente guadagnato il titolo di biopic più visto al mondo, superando gli incassi di Bohemian Rapsody.

Diretto da Christopher Nolan, un regista il cui nome è già di per sé una garanzia, ci racconta la vita del famoso fisico Robert Oppenheimer, l’inventore della bomba atomica.

Il cast assicurava il successo del film ancor prima che uscisse, alzando le aspettative del pubblico. A dare il volto al protagonista è proprio Cillian Murphy, famoso per il suo ruolo di Thomas Shelby in Peaky Blinders. L’attore ha dimostrato ancora una volta di essere uno dei migliori nel suo campo al giorno d’oggi, dando un’ eccellente interpretazione. Egli ha infatti dichiarato al quotidiano inglese “The guardian” in una precedente intervista di essersi preparato facendo molte letture e di essere affascinato dal personaggio contraddittorio di Oppenheimer, pur non avendo la capacità intellettuale per comprendere i meccanismi di ciò che il fisico ha creato.

Sicuramente non da meno sono stati gli altri membri del cast, tra cui troviamo i nomi di Matt Damon, Florence Pugh, Emily Blunt e Robert Downey Jr., tutti attori fenomenali che insieme rendono il film ancora più memorabile.

Altrettanto sorprendente è la fotografia. Il direttore di essa, Hoyte Van Hoytema, il quale aveva già collaborato con Nolan in passato, ha utilizzato anche per questo film, come per Interstellar, Dunkirk e Tenet, la tecnologia IMAX. Egli ha infatti limitato al massimo gli effetti speciali digitali, creando un’immagine che potesse dare l’idea di filmare una vera esplosione.

Ultimo ma non per importanza è senza dubbio il suono, uno degli aspetti più affascinanti dell’intero film. Il premio Oscar Ludwig Göransson, dopo un’ iniziale riluttanza, ha realizzato una colonna sonora di due ore e mezzo eseguita dalla Hollywood Studio Orchestra e poi registrata in studio, che, con suoni commoventi, fa da sfondo al film.

Insomma, Oppenheimer è un film oggettivamente perfetto sotto ogni punto di vista, studiato nei minimi dettagli. Tuttavia, nonostante ciò, può risultare per molti, a parere di chi scrive, a tratti pesante e impegnativo, data la lunga durata e la complessità degli argomenti trattati.

Nonostante ciò consiglio caldamente, a chi non lo avesse ancora fatto, di andare al cinema e vivere l’esperienza in iSense, per godersi al massimo i fenomenali effetti speciali, a cui la tv non renderebbe di certo giustizia.

Virginia Porcelli