La lezione di Tsipras

Non abbiamo ancora finito di manifestare per Charlie Hedbo che subito ci sentiamo chiamati a esultare per la vittoria di Tsipras.

Esultano i detrattori dell’Europa, anche se Tsipras ha affermato di volervi restare; brindano quelli contrari all’Euro, anche se, pure su questo fronte, emergono le prime cautele; Si sentono vincitori quelli di sinistra, anche se, qui in Italia, fanno gli accordi con Berlusconi; esulta SEL, che si sente il gruppo più titolato a farlo, per avere sostenuto Tsipras alle elezioni europee, ma nasconde di essere ingorda di alleanze con poteri centrali e periferici, purché si governi; esulta persino l’estrema destra, nascondendo di avere ben troppe diversità di vedute e poche condivisioni.

Tutte questi “endorsement” rivelano solo una nuova modalità di fare politica: il posizionamento emotivo.

Non si tratta di schierarsi a favore delle idee di qualcuno, solo di posizionarsi a favore, finchè ciò conviene. Gli stessi che oggi lo hanno applaudito, nel caso di insuccesso sono pronti a pubblicare il coccodrillo sulla sua debacle e a illustrare le ragioni degli insuccessi.

Tutto accade in superficie e con sforzi di pancia, non di cervello, senza il bisogno di approfondire ragioni politiche, scelte ideologiche, prospettive di impegno.

E chiunque è pronto a interpretare ogni evento come la conferma della propria posizione: se avesse vinto il partito tradizionale, gli stessi avrebbero esultato per confermare la stabilità delle politiche moderate; se avesse vinto la destra, avrebbero esultato affermando che era per colpa di “certa sinistra” a loro contrario, ecc.

Nel frullatore delle ideologie ogni evento viene consumato e tritato per renderlo digeribile anche per gli stomaci pesanti, privandolo dei significati profondi che potrebbero impensierire.

Non so se Tsipras sarà all’altezza di ciò che annuncia e delle speranze che accende. Ma tutti noi abbiamo interesse che abbia successo e riesca a rappresentare il giusto contrappeso nei confronti di politiche dissennate orientate al disfacimento sociale, a favore delle logiche del profitto.

Tuttavia, credo che, se sgombriamo il campo dai facili entusiasmi e dalle letture emotive o strumentali, Tsipras lascia comunque un insegnamento che potrebbe segnare persino una svolta.

In un sistema politico europeo (e non solo) caratterizzato dalla ricerca del compromesso, pur di andare al potere, piuttosto che dall’affermazione di valori e ideali, il leader greco ha avuto il coraggio di partire da posizioni minoritarie e “perdenti” per cavalcare la coerenza, piuttosto che il compromesso.

Si possono non condividere le posizioni di Tsipras, ma certo bisogna riconoscere che le sue affermazioni, sin dalla prima ora, sono state forti e determinate. Per quella determinatezza ha perso le elezioni europee. Ma per la stessa determinatezza ha vinto quelle più importanti, nel momento più importante: quando il suo Paese aveva bisogno di un riferimento per una svolta.

Non sappiamo ancora come andrà a finire. Ma possiamo, sin da ora, trarre occasioni di riflessione per comprendere che la determinazione, oltre che essere appagante, da un punto di vista etico, può pagare anche in termini di consenso, in un sistema sociale, ormai, alla ricerca di significati e di autenticità.

Forse è finita la stagione dei tatticismi e delle compravendite delle coscienze. Forse, in ciascuno di noi, comincia a emergere il bisogno di concretezza e di valore.

E’ una lezione per tutti. Ma lo è soprattutto per quei partiti che si sono fregiati del sostegno a Tsipras, ma non hanno saputo provare l’emozione di condividerne le posizioni di distanza rispetto al potere. E hanno ripiegato verso alleanze con tutti, pur di partecipare al governo e ai benefici che ne derivano, sia a livello centrale, sia a livello locale.

Se le cose resteranno così, non serve a nulla apparire suoi sostenitori. E finchè resteranno così non servirà a nulla sperare di lucrare sull’onda greca per avere qualche consenso.

Anche in Italia c’è desiderio di cambiamento, ma non può incarnarlo chi di giorno sta nei palazzi e la notte si veste da alternativo. Il cambiamento richiede investimenti di coerenza e costanza. E adesso sappiamo che sa ripagarle adeguatamente.




Il Movimento 5 Stelle presenta la lista per le Elezioni Europee 2014

imageSabato 10 maggio il Movimento 5 Stelle ha presentato, in piazza Indipendenza a Pomezia, la lista per le Elezioni Europee 2014.

Il Movimento, fedele alla sua linea “Nessun manifesto sui muri, solo confronto in piazza”, ha preferito il contatto diretto con i cittadini pometini per parlare dei Sette punti per l’Europa spiegati direttamente dai candidati al Parlamento Europeo Matteo Della Negra, Fabio Massimo Castaldo, Bianca Maria Zama, Mara Ziantoni. Sono inoltre intervenuti il consigliere regionale Valentina Corrado e i consiglieri comunali di Pomezia.

Tutte le tematiche affrontate hanno avuto come punto centrale la battaglia in Europa per l’Italia, con la priorità immediata , per salvare l’economia italiana, di cancellare il Fiscal Compact. Il confronto ha dato ampio spazio anche agli altri punti del programma come l’adozione degli Eurobond , l’abolizione del pareggio di bilancio e il referendum per decidere se rimanere con l’Euro informando i cittadini sui pro e i contro della moneta unica.

Riportiamo i Sette punti per l’Europa del M5S per le Elezioni Europee del 25 maggio 2014:

1 – ABOLIZIONE DEL FISCAL COMPACT
E’ un patto di bilancio europeo che consegna paesi come l’Italia alla miseria, con tagli che vanno dalla scuola alla sanità e nuove tasse, che uccidono ogni possibilità di ripresa. Monti, Berlusconi e tutto il PD hanno impegnato l’Italia a versare 50 miliardi di Euro all’anno all’Unione Europea. Un massacro per il nostro Paese. Va abolito immediatamente.

2 – ADOZIONE DEGLI EUROBOND
Gli eurobond sono titoli di debito pubblico emessi dall’Unione Europea, la cui sovranità è garantita da tutti i Paesi. Servono a creare una “Comunità Economica”, dove ciascun paese aiuta l’altro. Oggi invece l’Europa è schiava di Germania e Francia, che hanno abbandonato gli stati in difficoltà al loro destino, come è successo per la Grecia.

3 – ALLEANZA TRA PAESI MEDITERRANEI PER UNA POLITICA COMUNE
Italia, Spagna, Grecia e Portogallo subiscono gli effetti di un’economia a rilento e una crisi dilagante. Proponiamo un’Alleanza fra Paesi Mediterranei con l’obbiettivo di una “Politica Comune” per superare insieme le difficoltà.

4 – INVESTIMENTI IN INNOVAZIONE E NUOVE ATTIVITÀ PRODUTTIVE ESCLUSI DAL LIMITE DEL 3% ANNUO DI DEFICIT DI BILANCIO
I governanti italiani, quando non riescono a finanziare i giovani e le nuove imprese, danno la colpa al vincolo del 3% sul rapporto deficit/PIL. Dobbiamo togliere tale vincolo, dando slancio alla ricerca, all’innovazione e alla messa in sicurezza del nostro territorio.

5 – FINANZIAMENTI PER ATTIVITÀ AGRICOLE E DI ALLEVAMENTO FINALIZZATE AI CONSUMI NAZIONALI INTERNI
Il basso costo della manodopera di alcuni paesi fuori dall’Unione Europea sta massacrando l’agricoltura italiana, che non può competere con i prezzi dei prodotti provenienti dagli altri paesi. Servono dei vantaggi fiscali per i nostri prodotti, e incentivi che rendano merito alla loro eccellente qualità.

6 – ABOLIZIONE DEL PAREGGIO DI BILANCIO
Il pareggio di bilancio non è una necessità economica. Se lo sono inventati per ideologia. Esso obbliga l’Italia a chiudersi in nella morsa di dover far quadrare i conti, pareggiando costi e ricavi. In un periodo di crisi come il nostro significa togliere soldi a settori come le pensioni, la sanità e l’istruzione.

7 – REFERENDUM PER LA PERMANENZA NELL’EURO
Se l’Europa non applicherà le misure necessarie affinchè diventi davvero una Comunità in cui tutti si aiutano a vicenda, chiederemo agli italiani di valutare le ragioni del SI e del NO all’Euro esprimendosi con un voto. Decideremo NOI, tutti insieme, il nostro futuro in Europa.