La composizione del grigio di Sara Notaristefano

«Pertanto solo nel grigio coesistono la presenza di tutti i colori e loro assenza, la realizzazione dei colori e la loro perdita, la nascita e la morte.»

La composizione del grigio è un romanzo di formazione di Sara Notaristefano pubblicato per la casa editrice Divergenze ad aprile 2021.

Tutti i protagonisti del romanzo non hanno un nome proprio ma sono semplicemente la mamma, il papà, la zia, la nonna così come la protagonista, la voce narrante, che racconta la sua storia in prima persona iniziando dalla sua infanzia fino a diventare adulta e da figlia divenire anch’essa madre.

Il nucleo centrale della storia è racchiuso nei difficili rapporti famigliari quando, oltre al classico trio padre/madre/figlia, si aggiunge la pesante presenza del “male oscuro” di cui è affetta la madre e le relative conseguenze soprattutto quando questa non viene considerata dal padre come una reale malattia bensì come una mancanza di volontà «Riteneva la malattia della moglie una fissazione, un masochistico puntiglio, un amore malato, e considerava gli psicofarmaci dei placebo»

Se da un lato la trama del romanzo sembra seguire un iter quasi scontato, come l’inesistente dialogo con la madre, un tenero affetto nei riguardi del padre sebbene burbero e all’antica, il desiderio di studiare lontano da casa pur di allontanarsi, l’incontro con un uomo, il successo lavorativo e infine il matrimonio e la maternità, dall’altro la bravura di Sara Notaristefano nello stile stilistico adottato, ci permette di seguire l’autoanalisi, le sofferenze e lo sviluppo emotivo conquistato della protagonista senza cadere nel già visto e già letto.

Procedendo nella lettura del romanzo, si percepisce l’innalzamento di un vero e proprio muro che la protagonista crea per difendersi dalla paura di amare, per la difficoltà di esprimere i sentimenti, come quando inizia a vivere «come studentessa fuori sede in un’amena cittadina di montagna molto distante dalla mia città natale: più chilometri avessi messo tra me e quest’ultima, più chances avrei avuto di rifarmi una vita» dove le montagne con le quali si circonda sembrano rappresentare le barriere che prova nel relazionarsi con la madre e, successivamente, con la propria figlia fino a realizzare come per entrambe sia stato difficile pronunciare la parola mamma, la parola d’amore per antonomasia.

Sara Notaristefano è davvero abile nel far percepire la distanza che la protagonista crea con tutto ciò che la circonda e che la soffoca. L’essere così algida, così distaccata nella scelte dei dialoghi, nell’uso degli aggettivi e nel ritmo narrativo usato riescono a calare il lettore nel disagio e nella freddezza che vive la protagonista stessa.

 

 

La depressione, come dichiara la nonna […] non è contagiosa? eppure le conseguenze e i disagi si ripercuotono su tutta la famiglia con esiti spesso devastanti e determinanti per le scelte future e Sara Notaristefano riesce ad affrontare con maestria il non facile solco tracciato dalla depressione.

E poi ci sono i colori! I colori che sembrano ricoprire la storia come una carta velina posta al di sopra e che si sbriciola e si sfuma a mano a mano che si giunge alla conclusione del romanzo. I colori sono parte integrante della trama e non solo il vezzo con il quale intitolare i capitoli: la prima parte con il bianco, il giallo, il rosso, il ciano; la seconda viene intitolata al nero, e infine si arriva al grigio.

«Non ha luminosità il nero. Assorbe la luce, la divora, la fagocita e non ne restituisce alcun raggio. È il colore più avido che ci sia, l’esasperazione egoistica del grigio quanto il bianco ne è quella altruistica.»

Come in un percorso di nascita e rinascita, la protagonista attraverserà le diverse fasi della sua vita con i diversi colori fino alla consapevolezza del grande valore del grigio, il colore della pienezza, perché in fondo è sempre nell’insieme di tutte le verità che si raggiunge la piena serenità del sapere vivere e convivere con sé stessi e con gli altri.