The Perfect Couple, la miniserie crime con Nicole Kidman

Per chi non l’avesse ancora spuntata dalla propria lista, The Perfect Couple, miniserie Netflix uscita lo scorso 5 settembre, è decisamente imperdibile.

Nella loro villa in riva al mare sull’isola di Nantucket, la ricca famiglia dei Winbury sta preparando tutto il necessario per l’imminente matrimonio tra il figlio Benji e la zoologa Amelia Sachs. La mattina del grande evento, tuttavia, il corpo di Merritt, migliore amica della sposa, viene trovato senza vita nell’acqua e così, il felice weekend di festeggiamenti si trasforma in una vera e propria tragedia. 

La serie di soli 6 episodi, diretta da Susanne Bier, vede come protagonista Nicole Kidman, la quale ci regala ancora una volta un’interpretazione eccezionale nei panni di Greer, madre e scrittrice di successo costretta ogni giorno a recitare la farsa della famiglia perfetta, in realtà piena di segreti.

Accanto a lei l’affascinante Liev Schreiber insieme a Dakota Fanning, Eve Hewson e molti altri volti nuovi. 

Quanto alle location invece, di sicuro l’isola di Nantucket, situata al largo di Cape Cod, è la protagonista indiscussa ed è il simbolo dell’aristocrazia statunitense. La gigantesca villa dei Winbury, però, si trova sulla terraferma, a Chatham, Cape Cod. La regista ci regala viste strepitose delle acque dell’oceano, facendoci innamorare di quei luoghi. 

È vero, The Perfect Couple è solo una delle tante serie crime rilasciate quest’anno da Netflix, ma è senza dubbio tra le migliori. Innanzitutto, essendo piuttosto corta, scorre molto velocemente, coinvolge subito lo spettatore ma non rubandogli troppo tempo. Inoltre, presenta una conclusione per niente prevedibile, anche se un po’ affrettata. 

Ci mostra una realtà più che verosimile, quella di una famiglia che fa di tutto per sembrare perfetta, insabbiando tutto ciò che possa compromettere quest’immagine di perfezione, ma che alla fine si rivela uguale a tutte le altre, piena di difetti che però la rendono ciò che è.

Insomma, la miniserie è di certo ben riuscita sotto ogni aspetto, non vi resta quindi che sperimentare con i vostri occhi e mettervi a indagare!

Virginia Porcelli




Parthenope, il nuovo film di Sorrentino

L’ammaliante sirena che si dice diede origine alla città di Napoli si trasforma, nel nuovo film di Sorrentino, in una donna seducente e arguta. Questa è la trama di Parthenope, un viaggio all’interno di Napoli che parla di giovinezza e femminilità, al cinema dal 24 ottobre.

Concepita in acqua nel 1950, a Parthenope viene donato un nome importante, rappresentativo, quello di un’antica sirena. È proprio in quell’anno che inizia il percorso di vita della donna, che seguiamo dall’età giovanile fino alla maturità.

La giovane donna colpisce per la sua particolare bellezza, bellezza di cui è consapevole, ma che non sfrutta quasi mai, in quanto, secondo la stessa, “il sesso è la tomba del desiderio”. Tra numerose proposte di uomini attraenti e successivi rifiuti, la donna è mossa invece dall’amore per l’antropologia, che diventerà il centro della sua vita e quello del film, essendo la materia che ci consente di vedere.

Ad interpretare questo affascinante personaggio è Celeste Dalla Porta, la quale debutta sullo schermo dimostrando la capacità geniale di sapersi muovere dalla gioia al dolore solo sbattendo gli occhi, occhi che sanno parlare. Ovviamente sono tanti altri gli attori che incontriamo, tra cui di sicuro non passano inosservati Luisa Ranieri, Gary Oldman, Stefania Sandrelli e Silvio Orlando, ognuno interprete di un personaggio a suo modo eccessivo.

È proprio l’eccesso, infatti, che caratterizza a pieno il film e Napoli che fa da sfondo. Sorrentino ci racconta la sua città mostrandone certo i pregi, ma criticandone a volte alcuni aspetti, sfiorando l’eccessivo e il barocco che spesso sono la sua firma.

C’è, infatti, anche da sottolineare come il tutto possa risultare a tratti lento o addirittura noioso per alcuni, forse colpiti da scene particolari che sfiorano l’assurdo e potevano essere evitate. Tuttavia, questo modo di fare cinema è il marchio di fabbrica del famoso regista, il quale presenta sempre film complessi ma visionari. 

È vero, Parthenope parla di libertà femminile, ma quello che è realmente il messaggio è la consapevolezza dello scorrere del tempo, di una giovinezza che sembra svanire e a cui si cerca di aggrapparsi fino all’ultimo. 

«Se da un lato La grande bellezza è la storia di un sguardo disincantato sul mondo, Parthenope è invece lo sguardo incantato dal mondo”. Queste sono le parole di Sorrentino nello spiegarci il film in relazione al suo altro capolavoro cinematografico. I due sono opposti, ma hanno entrambi un “personaggio-Caronte”, come lo chiama lui, che ci conduce attraverso alcuni mondi. Lo aveva Jep Gambardella, lo ha qui Parthenope. 

La donna, infatti, non è altro che l’immagine di Napoli: entrambe sono un mistero, con l’unica differenza che la città fino alla fine “continua la sua eterna recita”. 


Virginia Porcelli




Time Cut, un horror deludente ma profondo

In occasione di questo Halloween, il 30 ottobre Netflix ha rilasciato “Time Cut”, diretto da Hannah Macpherson. 

Il film, che si presenta come un horror ma che non ne ha in effetti le caratteristiche, ci racconta il viaggio nel tempo dell’adolescente Lucy, che torna nel 2003 per cercare di impedire il tragico omicidio della sorella mai conosciuta.

Le due attrici protagoniste: Madison Bailey e Antonia Gentry, rispettivamente Lucy e Summer, sono spaventosamente simili. La prima è la famosa Kiara della serie Outer Banks, mentre conosciamo senza dubbio la Gentry come Ginny in Ginny e Georgia. Le due si cimentano in ruoli totalmente nuovi e diversi da quelli precedentemente interpretati, mostrandosi però sempre all’altezza delle aspettative.

Il film tuttavia, inizialmente promettente, si rivela in realtà manchevole. L’idea di base, infatti, era alquanto avvincente e interessante, ma si ripiega in una trama piatta che non porta effettivamente da nessuna parte. Oltre a non fare paura, Time Cut presenta inoltre una risoluzione prevedibile, con una conclusione piuttosto amara. 

Sia chiaro, il film è comunque piacevole per una serata di svago, semplicemente non è il migliore tra quelli del suo genere. È intrigante seguire i movimenti di Lucy per cambiare il corso degli eventi e tentare di indovinare chi ne sia l’artefice, ma il risultato può deludere.

L’elemento sicuramente più riuscito, invece, è il tema centrale dell’amore fraterno. Nel film, viene infatti mostrato il valore di tale legame, quanto avere una sorella o un fratello sia come avere un complice per la vita, qualcuno che ci faccia sentire sempre meno soli e più compresi. Si tratta di un legame senza il quale non potremmo sopravvivere e per cui sacrificheremmo noi stessi. Questo tema è particolarmente sottolineato fino alla fine, l’amore fraterno è il motore che muove la trama.

Virginia Porcelli




Woman of the Hour, il debutto alla regia di Anna Kendrick

Lo scorso 18 ottobre è uscito su Netflix il primo film diretto dalla famosa attrice Anna Kendrick: Woman of the hour, ispirato alla storia vera del serial killer Rodney Alcala.

La vicenda raccontata è incentrata sulla partecipazione di Alcala al programma televisivo americano “The Dating Game”, con la quale ottenne un appuntamento con l’affascinante Cheryl Bradshaw. 

Quanto al cast, Cheryl e Rodney sono rispettivamente interpretati da Anna Kendrick e Daniel Zovatto. Kendrick, conosciuta per ruoli all’interno di Twilight, Pitch Perfect e Trolls, si cimenta per la prima volta dietro alla cinepresa, mostrando di saper dar voce ad una storia così mostruosa e angosciante. Zovatto, poi, è altrettanto bravo ad impersonare Alcala, un mostro senza cuore celato dietro un uomo a prima vista calmo e gentile. 

Al tempo della partecipazione del killer al programma, si stimava che questo avesse già ucciso cinque donne, trovandosi tra i dieci ricercati più famosi d’America. 

La regista ci permette di seguire, passo dopo passo, tutti i crudeli omicidi del killer, il quale, con la scusa di un servizio fotografico, attirava e uccideva donne di tutte le età, senza compassione.

In seguito al suo arresto e condanna a morte, avvenuti solo molti anni dopo i crimini, gli omicidi confermati a suo carico erano circa otto, ma si pensa che in tutto possano arrivare persino ai 130. 

Insomma, si tratta senza dubbio di una storia agghiacciante, che ci lascia spaventati, ma soprattutto inorriditi. Il film inoltre cattura al massimo l’attenzione dello spettatore, il quale, seppur con timore, non riesce a staccarsi dallo schermo per scoprire quale piega prenderà la storia. 

Sarà, dunque, sicuramente di gradimento agli amanti del genere crime e thriller, come anche ad un pubblico, ormai sempre più vasto, affascinato dalle storie di cronaca nera. 

Queste vicende ci possono impaurire, è vero, ma ci insegnano anche a fare sempre attenzione e a non fidarci di chiunque. 


Virginia Porcelli




Outer Banks 4, la prima parte dell’amata serie è finalmente disponibile

La prima parte della quarta stagione di Outer Banks, tra le serie più attese dell’anno, è uscita solo pochi giorni fa, ma è già tra i contenuti più visti sulla piattaforma Netflix.

Purtroppo la maggior parte delle serie tv vengono ormai rilasciate in due capitoli, dunque dovremmo aspettare il 7 novembre per avere un finale di stagione. Intanto però, non ci resta che goderci al massimo questi primi cinque episodi.

Nella prima parte i Pogues decidono di tornare agli Outer Banks, tuttavia problemi finanziari li vedranno costretti ad imbattersi in una nuova avventura, con nuovi ostacoli da affrontare per ottenere una generosa ricompensa. 

Il cast, chiaramente, è sempre lo stesso e vede Chase Stokes, Madelyn Cline, Rudy Pankow, Madison Bailey, Jonathan Daviss e Calacia Grant come i cinque giovani protagonisti, a cui si aggiungono però anche nuovi volti, come quello di David Jensen.

I ragazzi hanno, come sempre, una grande sintonia sullo schermo e non solo, essendo infatti legati da una forte amicizia anche nella vita reale, nonostante la rottura tra Chase e Madelyn avvenuta ormai tre anni fa.

La serie presenta ancora una volta una trama piuttosto simile alle precedenti, motivo per cui molti spettatori hanno preferito interromperla. Ogni stagione, però, tiene il pubblico costantemente sulle spine, impaziente anch’esso di trovare il tesoro tanto ambito dai protagonisti. Outer Banks è una serie diversa dalle altre, ritroviamo infatti i temi fondamentali dell’amicizia, dell’amore e della famiglia, ma quello che la rende unica è sicuramente lo spettacolare scenario in cui questa è ambientata. I tramonti mozzafiato delle spiagge di Charleston, Carolina del Sud, non hanno prezzo e soprattutto non hanno eguali.

Questi primi cinque episodi vi trasporteranno in una lunga caccia al tesoro piena di rompicapi che vi sarà difficile risolvere e di colpi di scena che vi lasceranno a bocca aperta fino agli ultimi secondi. Quando arriva il 7 novembre?


Virginia Porcelli




Heartstopper 3, una stagione più profonda ed emozionante

È solo pochi giorni fa che la terza stagione della serie Heartstopper è stata rilasciata su Netflix, conquistando già molti giovani.

In questi otto episodi rincontriamo Nick e Charlie, che, a detta della creatrice Alice Oseman, non sono più bambini, ma adolescenti con sfide e problemi da affrontare. Per questo la serie diventa ancora più matura ed emozionante, approfondendo la relazione tra i due giovani.

Naturalmente ritroviamo Kit Connor e Joe Locke nei ruoli principali, ai quali si aggiungono però nuovi volti come quelli di Hayley Atwell e di Eddie Marsan, oltre al tanto atteso cameo dell’attore di Bridgerton Jonathan Bailey.

Si sa, Heartstopper è tra le serie più amate di Netflix e questo perché ogni volta riesce a trattare il tema dell’omosessualità con estrema delicatezza, prediligendo sempre l’emotività all’approccio fisico. 

Questa stagione, inoltre, è ancora più profonda delle precedenti, troviamo infatti, come ci era già stato anticipato nel secondo capitolo, il tema del disturbo alimentare. Ci imbattiamo in Charlie, che si chiude sempre più in se stesso, temendo di esternare ciò che gli sta accadendo e in Nick, che, nonostante la giovane età, gli rimane accanto in ogni momento. Il giovane si mette in secondo piano per aiutare il proprio ragazzo, anche se allo stesso tempo affronta egli stesso un dissidio interiore, una costante paura di toccare l’argomento in modo sbagliato.

L’aspetto più straordinario di questa serie è proprio il fatto che vengono mostrate tutte le realtà degli adolescenti, tutto quello con cui devono fare i conti ogni giorno: dalla paura di andare all’università alle mille paranoie all’interno delle prime relazioni, per sfociare poi anche in tematiche più profonde come l’anoressia e la propria sessualità.

Se vi steste poi chiedendo se ci sarà una quarta stagione, questa purtroppo non è stata ancora confermata. Siamo però fiduciosi, in quanto i romanzi da cui la serie è tratta hanno un seguito, sono infatti ben cinque. Non ci resta dunque che aspettare e sperare.

Questa, intanto, è di sicuro una stagione in cui i giovani si rivedranno molto, realizzando di non essere gli unici a vivere e a provare emozioni simili ed è per questo che tutti dovrebbero vederla, in quanto l’amore, l’amicizia e la salute mentale riguardano ognuno di noi.


Virginia Porcelli




Monsters – La storia di Lyle ed Erik Menendez, malvagità o legittima difesa?

Ryan Murphy, ideatore di “Dahmer”, colpisce ancora con un secondo capitolo della serie “Monsters”, questa volta raccontando la storia di Lyle ed Erik Menendez.

Il pubblico ancora una volta rimane affascinato dalle vicende di alcuni tra i killer più famosi d’America, sempre più appassionato al genere crime.

La sera del 20 agosto 1989, a Beverly Hills, Kitty e José Menendez sono seduti sul divano a guardare la televisione, quando i figli irrompono in casa con dei fucili e uccidono i due con diversi colpi d’arma da fuoco. Data la brutalità del caso, gli investigatori pensano subito che sia opera della mafia, ma solo dopo sette mesi scopriranno la crudele verità.

Ad interpretare i due fratelli troviamo Cooper Kock e Nicholas Chavez, incredibilmente somiglianti ai giovani Menendez, i quali, nonostante la poca esperienza, ci sorprendono, facendoci persino commuovere. Essi sono inoltre affiancati dal celebre Javier Bardem e da Chloë Sevigny nei ruoli degli sventurati genitori.

Tuttavia, c’è anche chi la serie non l’ha del tutto apprezzata, proprio Erik Menendez e la moglie Tammi, infatti, si sono scagliati contro Murphy, accusandolo di aver distorto totalmente la storia dei due fratelli e dipinto il loro rapporto come addirittura morboso e intimo.

Per chi, quindi, volesse indagare più su questa vicenda, il 7 ottobre Netflix rilascerà un nuovo documentario su Lyle ed Erik, in cui, per la prima volta dopo trent’anni, saranno proprio loro a raccontare la loro storia.

Su una cosa però non c’è dubbio, ogni volta che Murphy si dedica alla rappresentazione di un fatto di cronaca nera, riesce inevitabilmente a portare il pubblico dalla parte degli assassini, ripercorrendo tutti gli eventi che li portano a compiere tali azioni e spiegandone i motivi.

Ovviamente non si tratta di giustificare tali comportamenti, ma di presentarli da un altro punto di vista, in quanto, per poter dare un giudizio, sarebbe bene conoscere ogni aspetto della vicenda. Il regista ci mostra, infatti, un intero passato di abusi all’interno della famiglia Menendez e dei ragazzi profondamente feriti fin da piccoli, lasciando a noi il compito di giudicarli o meno. 

Virginia Porcelli




Beetlejuice Beetlejuice, Tim Burton colpisce ancora

Proprio lo scorso 5 settembre Beetlejuice Beetlejuice, diretto da Tim Burton e sequel del celebre Beetlejuice degli anni Ottanta, ha fatto il suo ingresso nelle sale cinematografiche, subito dopo aver inaugurato questa edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

Inoltre, da poco superati i 100 milioni di incassi in America nella prima settimana, anche in Italia il film ha finalmente raggiunto il primo posto al box office, battendo Cattivissimo Me 4.

In seguito a un’improvvisa tragedia, la famiglia Deetz torna nella casa a Winter River, che, tuttavia, si scopre essere ancora infestata dallo spirito di Beetlejuice.

A 36 anni di distanza molti attori riprendono i ruoli originali, quali Michael Keaton nei panni di Beetlejuice, Winona Ryder in quelli di Lydia Deetz e Catherine O’Hara in quelli di Delia Deetz, a cui si aggiungono però anche nuovi membri, come Jenna Ortega, Monica Bellucci e Willem Dafoe. 

Si sa, Tim Burton è senza dubbio tra i registi più geniali del suo e del nostro tempo, è una garanzia di qualità. Egli accoglie infatti il rischio di realizzare il remake di uno dei film più di successo degli anni ‘80 e il risultato è un contenuto ancora più ben riuscito: una commedia horror che inquieta e allo stesso tempo diverte il pubblico e che mostra, di sicuro, un regista più maturo e moderno. Nonostante, infatti, il genere di thriller eccentrico possa non piacere a molti, non si può non riconoscere il suo valore, la sua originalità; originalità di cui il film è pervaso. 

A dir poco affascinante è, ad esempio, la rappresentazione del mondo dei morti, luogo in cui i personaggi vivono una seconda vita parallela a quella dei vivi, insieme a molti altri dettagli fuori dal comune che caratterizzano inequivocabilmente lo stile del regista.

Beetlejuice Beetlejuice è, dunque, il film perfetto in vista di questo Halloween, per vivere una notte all’insegna del terrore e della comicità. 

Virginia Porcelli




Per Elisa – Il caso Claps, una verità nascosta

Per Elisa – Il caso Claps, uscita su Netflix lo scorso 25 luglio, è senza dubbio tra le serie italiane di maggior successo di quest’anno, trovandosi ancora tra le più viste in classifica.

La triste storia vera di Elisa, sedicenne scomparsa a Potenza nel settembre del 1993 e ritrovata morta solo 17 anni dopo, viene oggi diretta da Marco Pontecorvo, che la rende nota a tutta Italia, denunciando diverse anomalie del sistema giuridico del nostro paese. Centrale nel film è, infatti, la battaglia della famiglia Claps e in particolare del fratello più grande Gildo, che lottarono fino alla fine affinché il vero assassino della piccola Elisa, Danilo Restivo, fosse incarcerato, così da fare giustizia.

Ad interpretare la protagonista è la giovane Ludovica Ciaschetti, nuovo volto che però riesce perfettamente a mostrare la solarità e la bontà che caratterizzavano la dolce Elisa. Chi però si è sicuramente distinto è Gianmarco Saurino nei panni di Gildo Claps, il quale, con un’interpretazione commovente, ha fatto scendere una lacrima ad ognuno di noi, lasciandoci solo immaginare ciò che si prova di fronte ad un’oscenità del genere. Accanto a loro, inoltre, non possiamo non citare Giacomo Giorgio, Anna Ferruzzo e Vincenzo Ferrera, rispettivamente l’altro fratello Luciano e i signori Claps e infine Giulio della Monica come Danilo.

Il caso di Elisa Claps fa rabbrividire tanto per la sua brutalità quanto per l’assurdità e l’ingiustizia con cui è stato affrontato secondo le leggi italiane del tempo. Non solo, infatti, il colpevole è stato accusato, nonostante prove concrete, solo diciassette anni dopo, dopo aver causato tra l’altro la morte di un’altra donna, ma, anche ora che si è giunti alla verità, vi sono ancora molte questioni sul caso lasciate aperte, come la complicità della Chiesa nella storia.

Traspare inoltre la corruzione e l’omertà di tutti quelli che, pur sapendo, sono restati in silenzio per anni, portando un’intera famiglia sull’orlo della disperazione e dell’impotenza.

La storia di Elisa Claps purtroppo è solo uno dei tanti casi di cronaca nera in Italia e nel mondo, in quanto, anche se a volte non ce ne accorgiamo, vi è tanta cattiveria intorno a noi, tanta da distruggere anche chi vede solo il buono nelle persone, come faceva Elisa. Si spera dunque che la sua morte, insieme a quella di tante altre, non sia stata vana, ma che possa invece prevenire ulteriori ingiustizie future.

Il mondo dovrebbe essere un posto sicuro, tuttavia a volte è la tomba dei più fragili.

Virginia Porcelli




It ends with us- Siamo noi a dire basta, un adattamento che non tradisce il romanzo

C’è chi aspettava solo questo momento dell’anno e chi mente. Ebbene sì, “It ends with us -Siamo noi a dire basta”, adattamento del romanzo bestseller di Colleen Hoover con protagonista Blake Lively, ha finalmente fatto il suo debutto nelle sale di tutta Italia.

Negli Stati Uniti invece, la pellicola era già uscita il 9 agosto, riscontrando subito un grandioso successo e piazzandosi al secondo posto tra i film più visti, dopo “Deadpool & Wolverine”, con protagonista il marito di Lively, Ryan Reynolds.

“It ends with us”, che ha come tema principale la violenza domestica, ci racconta la storia della giovane Lily, che lascia la città in cui è cresciuta per trasferirsi a Boston, dove realizzerà il suo sogno di aprire un negozio di fiori.

Inizialmente, dopo la rivelazione del cast lo scorso anno, gli accaniti lettori si erano subito scagliati contro gli attori scelti per i ruoli dei loro amati personaggi. Ora però, con l’uscita del film, si può dire che le critiche siano in gran parte diminuite, lasciando spazio invece ai commenti positivi.

Come già detto, infatti, il ruolo di protagonista e produttrice, è stato assegnato alla nota attrice americana Blake Lively, affiancata da Justin Baldoni nel ruolo di Ryle e da Brandon Sklenar in quello di Atlas. Nonostante i pregiudizi iniziali, questa si è mostrata più che all’altezza e ci ha fatto commuovere proprio come tra le righe. Nelle ultime interviste però, è stata particolarmente criticata per aver presentato il film come una commedia romantica e per non aver mai approfondito il tema della violenza, focalizzandosi invece sul nuovo film del marito e sulla promozione della sua linea per capelli. Al contrario Justin Baldoni, regista e co-protagonista del film, sottolinea ripetutamente l’importanza del tema della violenza domestica, motivo per cui tra i due vi sono rapporti gelidi al momento e per cui l’attore è sempre rimasto in disparte dal resto del cast.

Ciononostante, “It ends with us” non può che meritare tutto il successo ricevuto in questi pochi giorni, essendo una perfetta trasposizione del romanzo tanto amato dai giovani. Mentre, infatti, diverte e strappa un sorriso al pubblico da una parte, dall’altra lo fa commuovere e riflettere su una realtà triste che purtroppo al giorno d’oggi è sempre più preoccupante.

Virginia Porcelli




Come uccidono le brave ragazze, la nuova serie thriller tratta dalla trilogia di Holly Jackson

Senza dubbio tra le serie più attese, “Come uccidono le brave ragazze”, thriller tratto dal libro omonimo di Holly Jackson, ha fatto il suo debutto su Netflix proprio il primo agosto, ottenendo un successo straordinario.

La promettente studentessa Pip Fitz-Amobi decide di riesaminare per un progetto scolastico un caso di omicidio che ha coinvolto la sua città cinque anni prima: la scomparsa di Andie Bell e il suicidio del suo fidanzato, presunto assassino, Sal Singh. Cominciando a scavare nel passato, la protagonista si troverà dunque di fronte a numerosi nuovi indizi, motivo per cui lei stessa si troverà in pericolo.

La nostra giovane e curiosa Pip è interpretata nientemeno che da Emma Myers, che certamente quasi tutti conosceranno per il ruolo di Enid in Mercoledì. L’attrice è perfetta per dare un volto all’investigatrice che aveva già fatto innamorare mille lettori da tutto il mondo, mostrando al pubblico la determinazione e il coraggio necessari per spingersi sempre più verso la verità.

Quanto all’ambientazione della serie, i luoghi ripresi colpiscono per la loro bellezza. Le riprese infatti hanno avuto luogo interamente ad Axbridge, la città più piccola del Somerset, nel sud-ovest dell’Inghilterra.

Nonostante le solite critiche dei lettori affezionati, secondo i quali la serie trascurerebbe alcuni dettagli approfonditi invece nel libro e giungerebbe troppo presto alla risoluzione del caso, i sei episodi sono molto coinvolgenti e scorrono piuttosto velocemente. È inevitabile infatti, quando si tratta di adattare un romanzo ad un prodotto cinematografico, dover omettere e trascurare qualcosa, ma ciò non toglie nulla alla sua riuscita.

Si consiglia dunque la visione agli appassionati del mistero, per cui sarà sicuramente difficile episodio dopo episodio staccarsi dallo schermo senza pensare di continuo a chi davvero possa essere il colpevole della scomparsa di Andie Bell.

Virginia Porcelli




La ragazza della palude, nessun posto è come casa

“La ragazza della palude”, film del 2022 diretto da Olivia Newman, è finalmente arrivato su Netflix lo scorso 6 luglio e si trova ancora tra i film più visti sulla piattaforma.

La storia è quella di Kya Clark, giovane ragazza che, abbandonata dalla propria famiglia, abita sola nelle paludi della Carolina del Nord, dove farà alcuni incontri che le cambieranno la vita ed altri che invece la metteranno in pericolo.

Ad interpretare Kya è Daisy Edgar-Jones, che probabilmente molti ricorderanno per il ruolo di Noa in Fresh, film horror del 2022 in cui affiancava Sebastian Stan. L’attrice ci mostra, scena dopo scena, tutte le sfide che il suo personaggio, ritrovandosi solo, è costretto ad affrontare, tutte le calunnie di cui è vittima in quanto diverso e tutti gli amori che daranno una svolta alla sua vita.

Con un sorriso assai dolce e occhi che parlano, Daisy ci fa affezionare alla giovane Kya e ci porta a prendere le sue difese per tutto il film.

Oltre alle location affascinanti che hanno spinto la regista ad allestire il set tra New Orleans e Houma, in Louisiana, di certo un altro punto a favore va alla colonna sonora della celebre cantautrice Taylor Swift: Carolina, il cui testo sottolinea perfettamente il significato della pellicola.

“La ragazza della palude” è un film ricco di insegnamenti. Ci mostra come nessun posto sia come la propria casa, per sempre sede di ricordi di ogni tipo, ci rammenta l’errore del pregiudizio, che porta ad addossare agli altri tutte le colpe perché diversi e ci presenta le diverse forme dell’amore, da quello vero ed eterno a quello tossico e pericoloso, da cui è necessario talvolta difendersi.

È un film che ci insegna a vivere, a non mollare e a difendere ciò che si ama a tutti i costi.

Virginia Porcelli