Carol

New York, anni ’50. Therese Belivet (Rooney Mara) è una ragazza ventenne che lavora come commessa in un grande magazzino, sognando una vita più gratificante. Un giorno incontra Carol (Cate Blanchett), una donna attraente bloccata in un matrimonio di convenienza e senza amore. Tra le due scatta subito una forte intesa, che incontro dopo incontro si trasforma in un’importante e irrefrenabile passione. La società del tempo, però, non è così tollerante, e Carol dovrà scegliere tra la propria felicità e la custodia della figlia.

Tratto dal romanzo The Price of Salt di Patricia Highsmith, “Carol” è il nuovo film di Todd Haynes che, dopo “Lontano dal Paradiso” , torna a parlare dei difficili anni ’50, soprattutto per le donne. In questo caso, però, si concentra su un amore impossibile per il tempo, per le differenze sociali ma difficile da ignorare. Haynes dedica tutta l’attenzione possibile alle due protagoniste, grazie ad una regia raffinata ed elegante che gioca con più di qualche scelta coraggiosa e degna di nota. Tra queste un costante dentro/fuori che simboleggia più di qualche significato, soprattutto se paragonato all’apparenza e al proprio io interiore. Il tutto, però, è perfezionato da una messa in scena sublime e da costumi rigorosi, che accentuano la totalità dell’opera. Cate Blanchett e Rooney Mara, poi, sono magnetiche nelle loro interpretazioni, così sensibili da rendere Carol e Therese vere e profonde. Perché il loro amore è qualcosa in cui credere e in cui aggrapparsi, soprattutto se vissuto in un periodo storico ancora fortemente segnato dalle classi sociali e dai pregiudizi. Ma nulla si può contro un amore così passionale e totalitario, in un finale che riesce ad innalzare ulteriormente l’asticella del film e della storia: libere delle proprie scelte, consapevoli del rischio ma convinte che la felicità e la realizzazione personale debba essere al proprio posto. Todd Haynes, quindi, ci regala un film meraviglioso che parla di difficoltà, speranza, famiglia e amore con una sensibilità e un’eleganza più unica che rara al giorno d’oggi.

 

Martina Farci




Che la Festa cominci! Al via la 10° edizione di Roma tra “verità” e finzione

Il cielo plumbeo di questo insolito ottobre romano accoglie l’esercito dei badge arancioni di prima mattina. Sono quelli con l’accredito stampa, ci si ritrova sempre con un pochino di malcelata diffidenza, ma ci sarà tempo e modo, come ogni anno di fare gruppo. È sempre così, ci si abbraccia tra amici come nel primo giorno di scuola, ma i veterani poi guardano sempre con poca simpatia chi è qui con l’entusiasmo dello spettatore felice e romantico; ergo, il sottoscritto, alla quinta esperienza all’Auditorium e per la prima volta inviato per www.pomezianews.it di antipatia ne collezionerà un po’ in questi 10 giorni.

Monster Hunt

Monster Hunt

Ma pazienza! E dunque, pronti via, siamo in pochissimi nella “Sala Petrassi” per l’esordio di “Zuo Yao Ji” più semplicemente “Monster Hunt” del cinese Raman Hui. E gli assenti mai come questa volta hanno avuto torto, perché si sono persi un film geniale, ironico e spettacolare, dove il fantasy si fonde con mirabile intelligenza creativa alla commedia e all’action-movie, con spruzzate di epico cinema neanche fossimo sul set de “ la tigre e il dragone”. Un cocktail visivo che rende difficile anche trovar le parole per raccontarlo, tanto è sorprendente e diciamolo, alternativo alle nostre abitudini di lettura cinematografica. C’è un regno dei mostri (che somigliano incredibilmente ai monster e co della Pixar) che sono ricacciati dagli umani da secoli, che cercano di spacciarsi per umani con delle coperture, cercati da cacciatori di mostri in tutto e per tutto somiglianti ai cacciatori di taglie dei film western. Accade che il principe ereditario della dinastia “mostrifera” sarà affidato ad una improbabile coppia di ragazzi per difernderlo e farlo arrivare sano e salvo nel suo regno. Attori formidabili questi due: Tang Wei e Bai Baihe, che sarebbero per me pronti (ma forse non ci si vorranno mai cinematere) per il mercato americano. 95 minuti di pura sorpresa e divertimento. Sembra, mi dice un regista molto informato, che riuscirà ad arrivare nelle sale anche in Italia, dopo aver sbancato a Pechino e dintorni, lo speriamo davvero.

truthSubito dopo, un film che potrebbe già esser il candidato principale al premio del pubblico, unico premio messo in palio in questa edizione, l’attesissimo “Truth” dell’esordiente James Vanderbilt. La storia vera di un’inchiesta delle CBS, con la giornalista Mary Mapes, una sorta di Milena Gabbanelli d’America che cerca di dimostrare insieme al grande anchorman Dan Rather, le furberie di George W.Bush e dei rampolli della ricca America per evitare di andare al fronte in Vietman negli anni 70. Una storia avvincente, con qualche tocco di retorica a stelle e strisce ma che avvolge, cattura e immerge lo spettatore nei meandri di documenti compromettenti, indignando (proprio come spesso accade da noi) per la feroce contro-informazione che alzerà polveroni salvifici per l’ineffabile Presidente. Nel cast Robert Redford e Cate Blanchett, di una bravura quasi imbarazzante, lui magnetico come ai tempi di “Tutti gli uomini del Presidente”, film che somiglia moltissimo nei temi ma ahime non nel finale a quest’opera, mentre Cate Blacnhett potrebbe dover far posto nella sua mensola in soggiorno perché un’altra statuetta pregiata potrebbe arrivare a febbraio.

Il tempo di uno spuntino nella bellissima zona ristoro (chi fosse da queste parti venga a farci un salto) e poi la scena la catturerà la Pixar, con il suo “Inside Out” che in Italia in poche settimane ha già sfiorato i 10 milioni di incasso, sala gremita anche qui, con gente già in fila da due ore prima. Il Red Carpet si illuminerà con la grazia di Isabella Rossellini e poi, il via ufficiale, senza cerimonie stavolta, perché il Direttore Monda vuole solo Cinema, poca mondanità perché questa sia solo la Festa romana della settima arte.

Mauro Valentini

monster-hunt-poster-11

isabella-rossellini-over-60




Monuments Men – Salvare l’arte per salvare il mondo

Questa è la storia di un manipolo di romantici esperti d’arte, che non si rassegnarono al saccheggio di opere d’arte che i Tedeschi stavano perpetrando in tutta Europa. Salvare l’arte per salvare la storia e la Cultura, eroi straordinari realmente esistiti che George Clooney porta sullo schermo con grandissima abilità, per raccontarci come per l’arte vale la pena morire.

Una prova da grande regista questa del “più bello del reame” Hollywoodiano, che quando si tratta di gridare “ Ciak – Azione!” non sbaglia mai.

Un Kolossal questo “Monuments Men”, ambizioso e dalle immagini mozzafiato con al centro la bellezza dell’arte, le opere di Veermer e di Michelangelo da salvare dalle grinfie dei nazisti, che nel delirio di onnipotenza volevano riempire delle opere di tutta Europa il loro sinistro “Führermuseum“  di Linz.

Tratto dal libro di Robert M. Edsel e Bret Witter, è la vera storia di questi soldati non più giovani, chi direttore di museo, chi storico dell’arte, che sbarcando un mese dopo il “D-Day” in Normandia, corrono dietro le truppe che accerchiano i tedeschi in ritirata, cercando di recuperare quello che spariva dai musei del nord Europa e dall’Italia.

Un bellissimo omaggio all’Italia Clooney lo regala quando mostra (decontestualizzato dalla vicenda del film che si svolge dal Belgio a Monaco di Baviera), la difesa dai bombardamenti dell’affresco Milanese del Cenacolo di Leonardo da Vinci, un atto d’amore, uno sguardo verso la patria della Cultura nel mondo, vilipesa in questi ultimi anni non dalle bombe, ma dal degrado e dal taglio dei fondi… ma questa è un’altra storia.

Trama avvincente, ricostruzioni minuziose degli scenari di guerra, una fotografia quella di Phedon Papamichael (che aveva già “fotografato” Clooney in “Paradiso amaro” e “ Le idi di Marzo”)  bellissima e luccicante che sfiora con la stessa dolcezza i colori dei quadri di Monet e di Picasso ed i paesaggi, splendidi e feriti dai bombardamenti, che i nostri eroi attraversano nel loro pellegrinaggio salvifico, oltre ad un cast ricco di divi che non gareggia per primeggiare, ma che fa un gioco di squadra straordinario, altro merito di abilità e personalità del regista.

Vale la pena dunque rischiare la vita di uomini per salvare opere d’arte di inestimabile valore culturale? Questa è la domanda che accompagna tutto il film e la risposta che Clooney  ci da è tutta negli sguardi rapiti dei soldati intorno alla “Madonna di Bruges”, scolpita da Michelangelo nel 1505 e centro simbolico della missione.

Grandissimi attori per un grande film dunque, con George Clooney che si ritaglia un personaggio centrale che sembra dirigere il resto del cast, quasi un regista in scena, direttore di un gruppo fantastico, da Matt Damon a Jean Dujardin per cui trovare difetti vedrete, sarà impossibile;  possiamo solo spendere due parole in più per la personalità di Bill Murray e la leggiadria con cui Cate Blanchett si trasforma in una eroina francese seducente e dolente.

Ultimo omaggio per la colonna sonora, affidata ad un fuoriclasse del calibro del parigino Alexandre Desplat, che a scorrere il suo curriculum si rimane storditi, da “Il discorso del Re” ad “Argo” solo per dirne alcuni e che ha musicato il già citato “ Le idi di Marzo” con Clooney, che con un’epica sinfonia accompagna il gruppo di eroi a cui il mondo deve dire grazie.

Un film questo che George Clooney consegna alla Storia, un atto d’amore verso l’umanità e la Cultura, che non potete perdere.

monumentsmenblanchettdamon monumentsmendamonclooneymurray monumentsmenlocandina monumentsmenmadonnabruges