Il Movimento 5 Stelle presenta la lista per le Elezioni Europee 2014

imageSabato 10 maggio il Movimento 5 Stelle ha presentato, in piazza Indipendenza a Pomezia, la lista per le Elezioni Europee 2014.

Il Movimento, fedele alla sua linea “Nessun manifesto sui muri, solo confronto in piazza”, ha preferito il contatto diretto con i cittadini pometini per parlare dei Sette punti per l’Europa spiegati direttamente dai candidati al Parlamento Europeo Matteo Della Negra, Fabio Massimo Castaldo, Bianca Maria Zama, Mara Ziantoni. Sono inoltre intervenuti il consigliere regionale Valentina Corrado e i consiglieri comunali di Pomezia.

Tutte le tematiche affrontate hanno avuto come punto centrale la battaglia in Europa per l’Italia, con la priorità immediata , per salvare l’economia italiana, di cancellare il Fiscal Compact. Il confronto ha dato ampio spazio anche agli altri punti del programma come l’adozione degli Eurobond , l’abolizione del pareggio di bilancio e il referendum per decidere se rimanere con l’Euro informando i cittadini sui pro e i contro della moneta unica.

Riportiamo i Sette punti per l’Europa del M5S per le Elezioni Europee del 25 maggio 2014:

1 – ABOLIZIONE DEL FISCAL COMPACT
E’ un patto di bilancio europeo che consegna paesi come l’Italia alla miseria, con tagli che vanno dalla scuola alla sanità e nuove tasse, che uccidono ogni possibilità di ripresa. Monti, Berlusconi e tutto il PD hanno impegnato l’Italia a versare 50 miliardi di Euro all’anno all’Unione Europea. Un massacro per il nostro Paese. Va abolito immediatamente.

2 – ADOZIONE DEGLI EUROBOND
Gli eurobond sono titoli di debito pubblico emessi dall’Unione Europea, la cui sovranità è garantita da tutti i Paesi. Servono a creare una “Comunità Economica”, dove ciascun paese aiuta l’altro. Oggi invece l’Europa è schiava di Germania e Francia, che hanno abbandonato gli stati in difficoltà al loro destino, come è successo per la Grecia.

3 – ALLEANZA TRA PAESI MEDITERRANEI PER UNA POLITICA COMUNE
Italia, Spagna, Grecia e Portogallo subiscono gli effetti di un’economia a rilento e una crisi dilagante. Proponiamo un’Alleanza fra Paesi Mediterranei con l’obbiettivo di una “Politica Comune” per superare insieme le difficoltà.

4 – INVESTIMENTI IN INNOVAZIONE E NUOVE ATTIVITÀ PRODUTTIVE ESCLUSI DAL LIMITE DEL 3% ANNUO DI DEFICIT DI BILANCIO
I governanti italiani, quando non riescono a finanziare i giovani e le nuove imprese, danno la colpa al vincolo del 3% sul rapporto deficit/PIL. Dobbiamo togliere tale vincolo, dando slancio alla ricerca, all’innovazione e alla messa in sicurezza del nostro territorio.

5 – FINANZIAMENTI PER ATTIVITÀ AGRICOLE E DI ALLEVAMENTO FINALIZZATE AI CONSUMI NAZIONALI INTERNI
Il basso costo della manodopera di alcuni paesi fuori dall’Unione Europea sta massacrando l’agricoltura italiana, che non può competere con i prezzi dei prodotti provenienti dagli altri paesi. Servono dei vantaggi fiscali per i nostri prodotti, e incentivi che rendano merito alla loro eccellente qualità.

6 – ABOLIZIONE DEL PAREGGIO DI BILANCIO
Il pareggio di bilancio non è una necessità economica. Se lo sono inventati per ideologia. Esso obbliga l’Italia a chiudersi in nella morsa di dover far quadrare i conti, pareggiando costi e ricavi. In un periodo di crisi come il nostro significa togliere soldi a settori come le pensioni, la sanità e l’istruzione.

7 – REFERENDUM PER LA PERMANENZA NELL’EURO
Se l’Europa non applicherà le misure necessarie affinchè diventi davvero una Comunità in cui tutti si aiutano a vicenda, chiederemo agli italiani di valutare le ragioni del SI e del NO all’Euro esprimendosi con un voto. Decideremo NOI, tutti insieme, il nostro futuro in Europa.

 




Resilienza

Come affrontare il cambiamento.

Potrà sembrare un’affermazione cinica ma non c’è dubbio che i momenti di crisi con conseguenti difficoltà economiche e sociali, sono i periodi più fecondi per la riflessione e il ripensamento delle scelte passate. La forza della necessità apre le menti all’analisi e predispone al cambiamento dello status quo. Guardando all’economia e alla politica, le turbolenze derivate dallo scoppio della bolla speculativa sui mercati finanziari, hanno stimolato copiosi dibattiti a tutti i livelli, dal mondo accademico alle grandi conferenze internazionali. Tra gli argomenti più discussi per la vastità del fenomeno e per la varietà dei punti di vista vorrei brevemente sottolienare il discorso intorno al concetto di resilienza.

Che cosa è la resilienza?

E’ un concetto che si trova in molti contesti dall’agricoltura alla meccanica dalla psicologia all’ecologia per questo è difficile darne una definizione generica. Diciamo che la resilienza è la risposta che un’entità dà al cambiamento del proprio stato di equilibrio, una reazione che, prendendo atto che non si può ripristinare totalmente la condizione di partenza, tende a limitare i danni del cambiamento cercando un nuovo adattamento all’ambiente. Quindi adattamento e riduzione dei danni sono gli elementi fondamentali di un’azione resiliente.

Le implicazioni nel campo economico e politico sono molto importanti. Tra i primi governanti a menzionare la necessità di un cambiamento di mentalità in ottica resiliente è stato Barack Obama nei suoi discorsi di insediamento alla Casa Bianca. Il Presidente ha sottolineato la necessità di un’inversione di rotta della politica nazionale e internazionale perchè le sfide della modernità non sono più affrontabili con gli strumenti del passato. Il Word Economic Forum nell’ultimo incontro a Davos ha sottolineato che le crisi, le disuguaglianze sociali, il rapporto tra attività economica e preservazione dell’ambiente sono questioni dove l’approccio resiliente potrebbe dare il suo meglio. Anche in Italia l’argomento sembra aver fatto breccia nelle discussioni pubbliche, ne è una testimonanza la recente visita di Rob Hopkins uno dei fondatori del movimento «Transition Town Transition Network» che tra i suoi obiettivi si pone la trasformazione delle comunità locali in comunità resilienti. Cercando in rete il blog di Beppe Grillo ne ha parlato in questo post.

Per passare dalla teoria astratta alla pratica come dovrebbero cambiare i comportamenti dei cittadini, delle aggregazioni sociali e delle istituzioni per essere in linea con la nuova filosofia?

Il primo mutamento di mentalità ce lo suggerisce il professor Alberto Sangiovanni Vincentelli che sprona la nostra società a non aver paura di assumere i rischi derivanti dalle innovazioni. Il fattore psicologico è fondamentale. L’apertura mentale, la tolleranza, la cultura dell’inclusione delle minoranze sono tutti fattori essenziali per affrontare i cambiamenti e le incertezze del futuro. Società più solidali sono società che possono addattarsi nel miglior modo possibile all’ambiente caotico, immerso nell’instabilità perpetua. Per quanto riguarda il ruolo delle istituzioni, le politiche dovrebbero incentivare e favorire l’accumulazione di capitale umano e la flessibilità dei sistemi produttivi. I  governi non dovrebbero mai sottovalutare l’importanza degli investimenti nella ricerca scientifica, nella tutela del territorio, nell’arte e nella cultura in generale. Infine gli enti locali dovrebbero favorire il più possibile la cultura della condivisione e della cooperazione. Esempi di cooperazione sono i gruppi di acquisto solidale (vedi il mio post precendente), programmi di risparmio energetico e di riciclo dei materiali di scarto.

Per concludere, vivremo in un mondo sempre di più instabile, più interdipendente e iperconnesso, se vogliamo sopravvivere degnamente dovremo imparare ad adattarci e cambiare velocemente, prima ne prendiamo atto e meglio è.