Mimosa, annuncio di primavera

In questi giorni apprezziamo l’intenso e inconfondibile profumo dei suoi piccoli fiori gialli che preannunciano l’arrivo della primavera, e che di fatto sono diventati simbolo dell’8 marzo, giornata dedicata alle donne, scelta che si fa risalire al 1946 quando due donne appartenenti all’Unione donne d’Italia (Udi) proposero il rametto di mimosa per rappresentare l’energia e la forza delle donne. Di solito, dopo questa data la pianta ritorna nell’’anonimato’, malgrado abbia una meravigliosa fioritura.

La mimosa, Acacia dealbata, originaria dell’Australia, è giunta in Italia a metà Ottocento, dove ben si è adattata al nostro clima. Può raggiungere altezze considerevoli. Le sue foglie sono dei rametti chiamati filladi, e la sua infiorescenza è formata dai tipici ‘pallini gialli’, dei capolini globosi che si presentano in piccoli insiemi che ne caratterizzano la chioma. La pianta predilige un clima caldo, un’esposizione in zone per lo più soleggiate, teme i venti forti e si moltiplica per talea, da effettuarsi in primavera, e attraverso i semi. Il periodo migliore per la messa a dimora va da ottobre a marzo; si può coltivare anche nelle zone più fredde, come nel nord Italia, ma bisogna avere l’accortezza di coltivarla in serra e non far mai scendere i gradi sotto lo zero.

È principalmente una pianta da esterno, sempreverde, ma può essere coltivata anche in casa, in vaso. Per la concimazione ha bisogno di essere fertilizzata dalla primavera all’autunno. Il terreno deve essere mantenuto umido, evitando i ristagni d’acqua. La potatura deve essere effettuata dopo la fioritura. Per le malattie, molti sono i parassiti che la colpiscono, tra cui la Phytophthora che ne fa marcire le radici e un fungo, l’Armillaria Mellea, anch’esso deleterio per le radici, ma anche cocciniglia e afidi. Esistono molte varietà di mimosa, tra cui Acacia baileyana, Acacia dealbata Virginia, rara con fiori arancioni, Acacia dealbata Pendula, con rami cadenti e quella detta Pudica, che richiude le sue foglie appena vengono toccate.

Mimosa è anche un nome di persona che omaggia la natura come Ortensia, Margherita, Violetta. Anche un aperitivo a base di succo di arancia conosciuto in tutto il mondo prende il nome da questa pianta, così come una torta molto buona.

In questo periodo di inizio primavera con dati pandemici in calo, l’invito e l’augurio che vi faccio è quello di farvi una passeggiata e godere della presenza e del profumo di questa pianta così particolare.

(foto: Marina Landolfi)



Viaggi di un giorno: l’Orto Botanico di Roma nel cuore di Trastevere

Se c’è una cosa che il lockdown ci ha insegnato è di osservare il mondo, giusto fuori dalla finestra di casa, per viaggiare in un solo giorno verso luoghi che non abbiamo mai curato più di tanto, forse proprio perché troppo vicini a noi.

Un luogo che merita certamente una visita è l’Orto Botanico di Roma, uno dei Musei del Dipartimento di Biologia Ambientale della Sapienza Università di Roma.

Ubicato nel tessuto urbano nel quartiere di Trastevere sul Colle del Gianicolo, ha una estensione di circa 12 ettari suddivisi in aree tematiche con diverse serre ben curate, ma è un luogo che può essere piacevolmente visitato anche senza guida, per il solo piacere di immergersi in una natura maestosa e sorprendente.

La collezione dei bambù è una delle più ricche d’Europa con oltre 70 specie diverse ma a prescindere dal nome di ciascuna, camminare in un bambuseto è una esperienza che merita da sola la visita. La luce del sole filtra con difficoltà dall’alto e la diversità delle tonalità di verde dei fusti ammalia quanto la sensazione di fresco che si percepisce sentendosi circondanti da queste canne altissime, dritte e silenziose.

Gli antichi reperti delle terme di Settimio Severo che fanno capolino nella parte alta del parco non stupiscono i romani abituati a convivere con la presenza onnipresente delle vestigia romane, eppure non si può fare a meno di pensare che stiano benissimo qui, nel parco, appena al limite con il resto della città

Gli alberi di alto fusto rinfrescano, dominano e ridimensionano il nostro essere esseri umani e fermarsi per lasciarsi andare al solo senso del tatto, chiudendo gli occhi, è un viaggio nel viaggio che lascia una sensazione tattile unica nel suo genere. Provare per credere!

Alberi che formano dei rifugi, con intrecci di rami che sembrano vere e proprie opere d’arte come la piante ibrida del pepe sotto la quale si ha la conferma come la natura sia l’unico grande artista della Terra.

L’Orto Botanico ha molteplici sezioni: dal giardino Giapponese, alla Serra Tropicale, dal Giardino dei Semplici alle Piante Acquatiche, dal Giardino degli Aromi alla Valletta delle Felci, fino alla Serra Corsini con una notevole collezione di succulenti.

Qualunque sia il tipo di pianta che vi affascina di più, il consiglio è di visitare l’Orto Botanico come un vero e proprio viaggio sensoriale: un viaggio nell’ascolto della grandezza e della bellezza della Natura nel cuore di Roma

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Orari di apertura e indicazioni sul sito Orto Botanico di Roma




Gli alberi vanno in aiuto delle città

Il grande sviluppo produttivo e dei trasporti degli ultimi anni ha fatto registrare un notevole incremento dello smog, o meglio dell’inquinamento fotochimico, specialmente nelle grandi città: la concentrazione di ozono a basse quote è aumentata, così come sono aumentate le polveri Pm10 nell’atmosfera, superiori al numero consentito. Tale elevata quantità di polveri sottili comporta importanti modificazioni e danni che mettono a rischio l’ecosistema globale. I dati più allarmanti riguardano la presenza di Co2(emissioni di anidride carbonica nell’aria) soprattutto nelle grandi città, prive o quasi di spazi verdi, densamente popolate e con un tasso di veicoli e/o fabbriche che non permette alla vegetazione presente di equilibrare la saturazione dell’aria.

Da una recente ricerca di Coldiretti presentato al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione a Cernobbio (Como) emerge che alcuni arbusti sarebbero in grado di bloccare le pericolose polveri Pm10,che ogni anno provocano in Italia circa 80 mila morti premature (Agenzia europea dell’Ambiente) e che hanno il ‘picco’ da novembre a marzo, soprattutto nelle zone sotto i 200 m. di altitudine.

Tra le varie iniziative messe in atto dalle amministrazioni locali a difesa dell’ecosistema minacciato, c’è l’incremento delle aree verdi, il divieto di transito nei centri storici cittadini per i veicoli a motore, l’aumento delle aree ciclabili e il ricorso agli alberi. In molte aree metropolitane sono stati utilizzati gli alberi per combattere lo smog. Infatti alcuni alberi riescono ad inglobare l’anidride carbonica prodotta dai gas di scarico e a purificarla: la pianta assorbe e rimuove gli inquinanti gassosi e li rende inerti attraverso il suo metabolismo. Tra questi il faggio, che assorbe l’ozono e il biossido di azoto, l’abete di Douglas che abbatte il Pm10 così come il pioppo bianco che contrasta l’anidrite carbonica. Un albero ben gestito, curato e potato è una grande centrale di assorbimento degli inquinanti come accade per esempio con il tiglio selvatico, il frassino e l’acero, ma soprattutto con il  bagolaro (celtis australis), che ha il maggior potere di neutralizzare le polveri sottili.

Alberi dunque anche come strumenti di contrasto allo smog che, insieme ad amministratori e cittadini, possono rendere i centri abitati più vivibili, migliorando la qualità dell’aria e quindi la salute della cittadinanza, in particolare dei bambini. Se gli alberi ‘assorbono’ inquinanti che sono nell’aria, cittadini e amministrazioni locali possono dare il loro contributo attraverso comportamenti consapevoli come non accendere i fuochi all’aperto, limitare l’uso di stufe, caminetti e motori diesel e scegliere le piante più adatte ai diversi contesti della città.

La parola smog venne coniata per la prima volta in un articolo dei primi del Novecento in Inghilterra per denominare la grande quantità di nebbia scura e fuligginosa che compariva a ridosso delle città più industrializzate, o laddove c’era un’alta presenza di veicoli a combustibile fossile.




GIORNATA NAZIONALE DEGLI ALBERI 2015:La scuola elementare Pestalozzi di Torvajanica festeggia con l’Ass. Fare Verde e la Lega Navale Italiana

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­­­­­­GIORNATA NAZIONALE DEGLI ALBERI 2015:

La scuola elementare Pestalozzi di Torvajanica festeggia con l’Ass. Fare Verde e la Lega Navale Italiana

 

La legge 10/2013 riconosce nel giorno 21 Novembre, la “Giornata nazionale degli alberi”, con l’obiettivo, attraverso la valorizzazione e la tutela dell’ambiente e del patrimonio arboreo e dei boschi, di promuovere politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la protezione del suolo, il miglioramento della qualità dell’aria, la valorizzazione delle tradizioni legate all’albero nella cultura italiana e la vivibilità degli insediamenti urbani.

Dover riconoscere per legge un valore agli alberi indicandone anche i motivi, vuol dire che l’uomo non è più consapevole del legame vitale che ha con la natura e necessita quindi una legge per ricordarglielo !

Per insegnare ai più piccoli ciò che i grandi hanno dimenticato, l’Ass. Fare Verde, grazie ai fondi raccolti dalla Lega Navale Italiana di Torvajanica in occasione della “Regata degli alberi 2014”, ha individuato la scuola Pestalozzi di Torvajanica ( ex Don Milani) per effettuare la piantumazione di due Lecci nei giardini scolastici.

L’ass. Fare Verde ha svolto, fino a qualche anno fa metodicamente e per diversi anni, lezioni ambientali in questa scuola raccogliendo ancora oggi buoni frutti da diversi ragazzi ormai maggiorenni.

Il 20 Novembre 2015, le classi I e II elementari accompagnate dalle loro insegnanti, hanno accolto gli alberi con un canto ed hanno colloquiato con L’Ass. Fare Verde e con la Lega Navale sulla importanza degli alberi per la vita sulla Terra e sulla assoluta necessità di difenderli dagli abbattimenti non giustificati.

La legge indicata in premessa ricorda quanti ruoli ha un albero per combattere tutti i disastri ambientali che presuntuosamente l’uomo ha creato continuando a giustificare tutto con le necessità di un progresso mirato alla crescita dell’economia !…”  In realtà, e i disastri quotidiani lo dimostrano, è una economia solo monetaria, che fa comodo a pochi, non sostenibile per l’uomo e che non tiene affatto conto dei bilanci negativi sull’ambiente.

Parlando del ruolo di difesa delle piante, la Lega Navale ha spiegato ai bambini il progetto della costruzione di una duna che a breve si terrà presso la loro sede sul Lungomare di Torvajanica. Questa opera diverrà un giardino didattico per far conoscere un ecosistema presente localmente ma maltrattato e distrutto a causa della disinformazione generale e del disinteresse di chi dovrebbe invece tutelarlo.

I due alberi sono stati dati in custodia ai bambini di prima e seconda classe che per altri tre/quattro anni frequenteranno quella scuola con la speranza che si leghino talmente tanto a quei Lecci da passare la custodia in consegna ai nuovi ragazzi di prima quando loro termineranno le elementari.

Ringraziamo la Lega Navale Italiana che l’anno scorso ci ha affidato i fondi raccolti dalla “Regata degli Alberi 2014” mostrando quindi stima per il nostro operato, la Scuola Pestalozzi per la sempre elevata accoglienza e sensibilità per i progetti ambientali e Carlos Albertos del vivaio Boavista che visto il contesto scolastico e la nostra opera di volontariato si è messo a disposizione gratuitamente tutta la mattina indossando il fratino di volontario di Fare Verde.

W gli Alberi                W Il Bosco del Sughereto di Pomezia        W le Dune e il Pigneto di Torvajanica

 

Pomezia 21 Novembre 2015                                                              

 

Fare Verde Onlus

Ass. di Prot Ambientale ricon. del Ministero dell’Ambiente

Il referente locale di Pomezia

 

Lanzone Giancarlo Rolando

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