Piazza dei miracoli a Pisa: un capolavoro medievale

Nascosto tra le antiche mura di Pisa sorge Piazza dei Miracoli, un luogo intriso di storia e di grande significato artistico.

Al suo interno, sorge il cimitero monumentale del XII secolo, conosciuto come Camposanto o anche come Camposanto Monumentale, ma soprattutto il Battistero, la Torre, la Cattedrale con al suo interno il Pulpito di Nicola e Giovanni Pisano, che catturano l’immaginazione dei visitatori con la loro bellezza senza tempo.

Il Battistero, dedicato a San Giovanni Battista, è una delle strutture più antiche di Pisa ed è situato all’ingresso della Piazza.
Questo edificio maestoso di forma circolare, con una cupola elegante che si erge verso il cielo, è un esempio perfetto di architettura romanica.

Le sue pareti in marmo bianco risplendono sotto il sole toscano e sono impreziosite da dettagli artistici finemente scolpiti.
Gli elementi decorativi, come le colonne intrecciate e i capitelli riccamente decorati, testimoniano la maestria degli scultori dell’epoca.

L’interno del Battistero è altrettanto affascinante, con il soffitto a cupola affrescato che rappresenta scene della vita di Cristo e la fonte battesimale in marmo, un gioiello di artigianato e bellezza.

Oltre al Battistero, Piazza dei Miracoli ospita anche una torre maestosa, nota come la Torre Pendente di Pisa.
La sua inclinazione caratteristica è diventata un’icona mondiale e una delle immagini più riconoscibili al mondo.

La Torre Pendente è una struttura architettonica unica nel suo genere, costruita con marmo bianco e caratterizzata da una serie di arcate e piani sovrapposti.Nonostante la sua inclinazione, l’edificio è sorprendentemente elegante e armonioso.

La sua costruzione è iniziata nel XII secolo e si è protratta per diversi secoli, il che ha portato a una leggera curvatura dell’edificio stesso.
Nonostante la sua inclinazione evidente, la Torre Pendente continua a resistere al trascorrere del tempo, sfidando la gravità e affascinando i visitatori con il suo spirito indomito.

Uno dei tesori più preziosi di Pisa è il Pulpito scolpito da Giovanni Pisano, un celebre scultore italiano del XIII secolo.
Il pulpito, situato all’interno della cattedrale, è un esempio straordinario di virtuosismo artistico e di dettagli finemente lavorati.

Le scene scolpite rappresentano episodi del Nuovo Testamento e narrano le storie bibliche con grande maestria.
Le figure umane sono rappresentate in modo realistico, con una resa dettagliata delle espressioni facciali e dei gesti.
Il Pulpito di Giovanni Pisano è una testimonianza della grandezza artistica del periodo gotico e della capacità di trasformare il freddo marmo in emozioni vivide e tangibili.

Il Battistero, il Duomo, la Torre Pendente e il Pulpito di Giovanni Pisano sono testimonianze straordinarie di maestria artistica e di un passato ricco di storia. Questi capolavori in marmo incantano i visitatori con la loro bellezza intramontabile e li trasportano indietro nel tempo, in epoche in cui l’arte e l’architettura raggiungevano vette sublime.

Ogni dettaglio di queste opere d’arte parla di un’epoca passata e rappresenta un tassello fondamentale della storia dell’arte italiana.




Festival di Cannes 2023, i vincitori

Lo scorso 27 maggio si è conclusa la 76ª edizione del Festival di Cannes, uno degli eventi cinematografici più attesi dell’anno e, se Chiara Mastroianni è stata la madrina del Festival, la madre, Catherine Deneuve, ne è stata certamente il volto. Sulla locandina vi era infatti una sua foto scattata nel ’68, quando l’attrice aveva 25 anni.

Questa edizione, inaugurata con la proiezione di “Jeanne du Barry- La favorita del re” e chiusa dal film d’animazione Pixar “Elemential”, è stata inoltre caratterizzata da molti cambiamenti, tra cui sicuramente l’aumento di pellicole trattanti il tema della diversità e un programma con titoli provenienti da buona parte del mondo.

La giuria, presieduta dal regista svedese Ruben Ostlund, vincitore della precedente edizione, ha assegnato la Palma D’Oro di quest’anno al film “Anatomie d’une Chute”, thriller legale della francese Justin Triet. Per la terza volta nella storia del Festival è quindi una donna a vincere il riconoscimento più importante, mentre il secondo più importante, il Grand Prix, è stato attribuito a “The zone of interest”, ambientato durante l’olocausto e acclamato dalla critica. I due film vedono inoltre come protagonista la stessa attrice: Sandra Hüller, la quale ha senza dubbio confermato la sua bravura. Miglior interpretazione femminile, tuttavia, è stata quella di Merve Dizdar in “About Dry Grasses”, mentre, per quella maschile, è stato Koji Yakusho per il film “Perfect Days” a vincere il premio. Degni di nota anche Tran Anh Hung per “La passion de Dodin Bouffant”, premio alla regia, e Yuji Sakamoto per il film “Monster”, miglior sceneggiatura. Infine il premio della giuria è stato assegnato alla commedia sentimentale “Les feuilles mortes” di Aki Kaurismaki.

 

Purtroppo l’Italia, rappresentata dai registi Bellocchio, Moretti e Rohrwacher, non ha invece ottenuto alcun riconoscimento, nonostante le pellicole siano state comunque molto apprezzate.

Possiamo dunque dire che anche questa edizione del Festival di Cannes sia giunta al termine, ora non ci resta solo che aspettare due mesi per il tanto atteso Festival di Venezia.

Virginia Porcelli




I tagli di Lucio Fontana

Lucio Fontana (1899-1968) è stato un pittore, scultore e teorico dell’arte italo-argentino, la cui opera ha trasceso i limiti convenzionali per formare nuove dimensioni artistiche.

Ricordato principalmente per la sua serie “Concetto Spaziale”, Fontana ha profondamente influenzato la concezione moderna della pittura, della scultura e dell’arte in generale.

Nato a Rosario di Santa Fe, in Argentina, da genitori italiani, Lucio visse un’infanzia immersa nell’arte, poiché suo padre era uno scultore di successo.
Da giovane, lavorò nello studio di suo padre, ma fu solo quando si trasferì in Italia per studiare all’Accademia di Belle Arti di Brera che la sua carriera artistica prese piede.

Una delle serie più famose di Fontana, “Concetto Spaziale, Attese”, presenta tele monocolore, solitamente bianche o nere, con tagli netti o buchi.
Questi “tagli”, che Fontana realizzava con un taglierino sulle tele finite, rappresentano la sintesi della sua visione artistica.

Si tratta di opere che rompono i limiti fisici della pittura tradizionale, suggerendo un nuovo spazio artistico di libertà espressiva.
Con questi gesti violenti e drammatici, Fontana cercava di superare la bidimensionalità del quadro per aprire a una nuova dimensione: quella spaziale.
L’opera “Concetto Spaziale, Attese” con i suoi tagli rappresenta una sorta di porta verso il futuro, un viaggio nello spazio infinito.

Fontana fondò anche il movimento “Spazialismo” nel 1947.
L’idea principale del movimento era quella di integrare l’arte e la scienza in un’unica concezione dell’estetica, che Fontana definiva come una “dimensione spaziale”.
Nel suo “Manifesto Blanco”, scritto con gli artisti del movimento, sosteneva l’importanza di un’arte che potesse adattarsi al cambiamento culturale e tecnologico, presentando l’arte come un campo per la ricerca e l’innovazione, piuttosto che una mera rappresentazione visiva.

Fontana era un innovatore, un visionario che anticipò molte delle questioni chiave dell’arte contemporanea.
La sua eredità è visibile non solo nelle sue opere fisiche, ma anche nel modo in cui ha influenzato gli artisti successivi.
L’approccio radicale di Fontana all’arte, la sua sfida alla tradizione e il suo desiderio di andare oltre i limiti fisici del medium artistico, hanno segnato una tappa fondamentale nella storia dell’arte.

L’arte di Fontana è stata celebrata in tutto il mondo, con mostre presso il Metropolitan Museum of Art a New York, la Tate Modern a Londra e il Centre Pompidou a Parigi.
Nonostante la sua morte nel 1968, il suo impatto sull’arte contemporanea è ancora ampiamente riconosciuto.

In conclusione, Lucio Fontana ha cambiato il modo in cui percepiamo e interpretiamo l’arte.
Con i suoi “tagli”, ha creato un nuovo spazio per l’arte, un vuoto ricco di potenzialità e promesse.
Le sue opere rappresentano un riconoscimento del potere dell’arte di trasformare e innovare, che continua a risuonare con gli artisti e i teorici dell’arte contemporanea.
La sua visione audace, la sua ricerca costante di nuove forme espressive e la sua volontà di sfidare i confini tradizionali dell’arte, fanno di Fontana uno dei giganti della storia dell’arte del XX secolo.




FUORI PORTA – IL ROMANZO  “LE STORIE NON VOLANO” DI ROBERTO CAMPAGNA APPRODA A ROCCAGORGA

 

 Il libro verrà presentato, nell’ambito del “Maggio dei Libri” organizzato dalla Compagnia dei Lepini, martedì 30 maggio, alle 18, nella Biblioteca comunale       

 

È il terzultimo appuntamento del “Maggio dei libri” organizzato dalla Compagnia dei Lepini.

Martedì 30 maggio, alle 18, presso la Biblioteca comunale di Roccagorga, sarà presentato il romanzo “Le storie non volano” di Roberto Campagna. Dopo i saluti di Carla Amici, sindaco di Roccagorga, e di Quirino Briganti, presidente della Compagnmia dei Lepini, interverranno Claudio Marrucci, poeta e scrittore, Chiara Mancini, scrittrice e blogger, e Antonio Veneziani poeta e saggista. Modererà l’incontro lo storico Alessandro Pucci; letture di Maria Borgese, attrice e danzatrice.

A detta di Briganti, questo romanzo “ci coinvolge dentro un’introspezione intimistica che tocca gli aspetti più reconditi dell’animo umano. La storia – continua –  si sviluppa in un continuo oscillare tra basso e alto, dove coesistono l’aridità dello spirito e la poetica della vita”.

IL ROMANZO

Il romanzo ha vinto il Premio speciale “Antica Pyrgos” per la poeticità della prosa.  Così come in altri suoi libri, Campagna, in “Le storie non volano” ricorre alla metanarrazione. In pratica, racconta fatti realmente accaduti mischiandoli con altri creati artatamente da lui stesso. Ciò per rendere gli stessi fatti accaduti più credibili e quelli inventati più veritieri.  Quattro i principali protagonisti del romanzo, che inizia nel 1985 e finisce nel 2010: tre maschi e una femmina. Nella narrazione si incrociano le vite di questi quattro personaggi, che sembrano determinati verso un destino già definito prima della loro nascita, che marchia indelebilmente la loro esistenza senza possibilità di riscatto. L’autore, attraverso efficaci flashback narrativi, ci mostra le loro personalità insieme alle debolezze e ai peculiari tratti caratteristici. Ne viene fuori un ritratto davvero originale nel contesto sociale e politico di un’antica comunità lepina, quella di Borgomanunzio. Fanno da sfondo le lotte politiche degli anni Ottanta, con strategie come quella del ‘compromesso storico’, che ebbe una forte ricaduta in una competizione elettorale di quegli anni. Le vite dei quattro protagonisti principali sono segnate dalla sfortuna atavica e le partite improbabili a briscola e tressette, che spesso non vedono né vinti né vincitori, sembrano sospese e sono la metafora delle loro stesse vite. Quello di Campagna  è un romanzo esistenzialista. Nelle sue pagine, oltre alla sfortuna, ci sono la depressione, la follia, il tradimento, la prostituzione, l’emarginazione, l’aborto e la morte. Ma anche l’amore, la solidarietà e la comprensione.

LA RASSEGNA

Tornando alla rassegna organizzata dalla Compagnia dei Lepini, il suo tema è “Il territorio si racconta”. “Gli scrittori, i libri e le letture – ha spiegato il presidente della Compagnia dei Lepini – sono i protagonisti assoluti delle presentazioni che spero possano contribuire a far conoscere la vivacità culturale ed editoriale presente sui Lepini. Il contributo di scrittori, amanti della letteratura e associazioni ha permesso di dare vita a un progetto che mette in rete la cultura in tutto il territorio. L’evento è stato possibile grazie alla sinergia con i Comuni e le biblioteche del territorio”. Direttore artistico della rassegna è lo scrittore Antonio Scarsella.




Le otto montagne, storia di una grande amicizia

Le otto montagne, tratto dall’omonimo romanzo, si è aggiudicato il premio come miglior film dell’anno ai David di Donatello 2023, insieme alla miglior sceneggiatura adattata, fotografia e suono.

Diretto dai registi svedesi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, narra la storia di una grande amicizia nata tra due bambini, Pietro e Bruno, che una volta uomini si allontanano dai propri padri e, tra le mille difficoltà della vita, finiscono sempre per tornare alla loro casa sulle montagne.

    

I due protagonisti sono stati interpretati da Luca Marinelli e Alessandro Borghi, due tra i migliori attori del cinema italiano e cari amici da diversi anni anche nella vita reale. Borghi ha infatti dichiarato che lui e Luca, come i loro personaggi, sono due persone diverse che cercano di entrare uno nell’altro, senza aver bisogno di dirsi nulla.

In quanto alle montagne invece, le vere protagoniste, ci lasciano sbalorditi a ogni ripresa. Si tratta dei monti della Valle d’Aosta, in particolare della Val d’Ayas, la più soleggiata e quella con i panorami più belli. Grande proposta di turismo, già messa in atto la scorsa estate, è l’organizzazione di tour nei luoghi del film, accompagnati da guide naturalistiche e alpine.

Quello che però molti si chiedono è se effettivamente la storia di Pietro e Bruno sia vera. La realtà è che il personaggio di Pietro è l’alter ego di Paolo Cognetti, autore del romanzo, il quale dopo l’adolescenza ha abbandonato la montagna per poi tornarci verso i trent’anni, trasferendosi proprio in Valle d’Aosta. Il personaggio di Bruno è invece inventato, ma ispirato a tutte le persone del posto che lo scrittore aveva incontrato.

Il film è veramente commovente e la fotografia, dai colori sbiaditi, riflette al meglio l’animo dei protagonisti. Il tutto poi è contornato da un suono struggente che rimane scolpito in noi.

Insomma, le otto montagne merita sicuramente il tanto ambito premio, in quanto rappresenta l’aspetto più importante della vita di tutti noi: l’amicizia, quella che resiste al tempo.

Virginia Porcelli

 




Perugino all’alba del Rinascimento

Piero di Cristoforo Vannucci, meglio conosciuto come Perugino, rappresenta un pilastro fondamentale del Rinascimento italiano.
Nato a Città della Pieve, in Umbria, nel 1446, da umili origini, avrebbe in seguito conquistato le corti di Firenze e del Vaticano, divenendo una delle figure artistiche più influenti del suo tempo.

Il contesto storico

Il XV secolo, l’epoca di Perugino, fu un periodo di grande cambiamento culturale e artistico in Italia.
Era l’alba del Rinascimento, un’era in cui gli artisti si allontanavano dall’arte gotica medievale e si orientavano verso una rappresentazione più realistica e naturalistica del mondo.
Questo era un tempo di scoperta e rinascita dell’interesse per la scienza, la filosofia e le arti dell’antica Grecia e Roma.

Perugino ricevette la sua formazione artistica a Firenze, dove entrò a far parte della bottega di Andrea del Verrocchio. Qui, imparò le tecniche dell’arte rinascimentale, tra cui l’uso della prospettiva lineare e il chiaroscuro. Questi strumenti gli permisero di creare opere che mostravano profondità e realismo sorprendenti.

La carriera di Perugino

Perugino ha avuto un percorso artistico straordinario che l’ha visto operare in varie regioni dell’Italia.
Durante il suo periodo fiorentino, ottenne riconoscimenti per le sue abilità tecniche e per l’innovazione nell’uso della prospettiva.
A Roma, fu uno degli artisti selezionati per dipingere la Cappella Sistina, un riconoscimento che lo poneva tra i migliori artisti del tempo.

Le opere

Una delle opere più emblematiche di Perugino è “Il Battesimo di Cristo”, conservato nella Galleria Nazionale dell’Umbria.
L’opera rappresenta il tipico stile di Perugino, con figure delicate, un paesaggio sereno e l’uso di colori pastello.

Un altro capolavoro di Perugino è “La consegna delle chiavi a San Pietro”, uno degli affreschi nella Cappella Sistina.
Questa scena biblica è raffigurata con dettagli intricati e precisione, dimostrando la maestria di Perugino nel disegno e nella composizione.
L’opera è famosa per la sua prospettiva lineare, con un pavimento a scacchiera che scompare all’orizzonte, dando l’illusione di spazio tridimensionale.

Infine, “L’Adorazione dei Magi”, conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze, è un altro esempio significativo dell’arte di Perugino.
L’opera, ricca di dettagli minuziosi e simbolismi religiosi, esprime la profonda devozione dell’artista e la sua sensibilità per la luce e il colore.

Conclusione

Perugino, con il suo stile distintivo e le sue innovazioni tecniche, ha segnato una tappa importante nella transizione dall’arte medievale all’arte rinascimentale. Le sue opere continuano a ispirare e ad affascinare per la loro bellezza e la loro serenità.
Nonostante i cambiamenti nel mondo dell’arte e nella società, l’eredità di Perugino perdura, testimoniando il suo talento e la sua influenza sulla cultura italiana e sulla storia dell’arte.




La regina Carlotta: Una storia di Bridgerton

Oramai sappiamo bene che le nuove stagioni di Bridgerton sono sempre in testa alle classifiche di Netflix, motivo per cui questo spin-off sulla regina Carlotta, uscito lo scorso 4 maggio, non poteva certo essere di meno, dimostrandosi all’altezza delle sue aspettative.

La miniserie narra la storia d’amore tra la regina Carlotta e re Giorgio III, dal matrimonio alla malattia mentale del re. Si raccontano inoltre le vicende passate di due donne amiche della regina: Lady Danbury e Violet Bridgerton e, nel presente, la costante richiesta della regina di avere un erede da uno dei suoi figli.

La regista Shonda Rhimes, la stessa di Bridgerton e Grey’s Anatomy, ci regala ancora una volta una storia al massimo del romanticismo e della raffinatezza. Lo spin-off è stato infatti interamente girato in Inghilterra, tra sontuosi palazzi e giardini da favola, che arricchiscono, insieme ai magnifici abiti e ai numerosi balli, l’atmosfera romantica della serie. Il tutto inoltre è reso ancor più realistico dall’elegante accento inglese della versione originale.

I due protagonisti, il re e la regina, sono rispettivamente interpretati dai giovani attori emergenti Corey Mylchreest e India Ria Amarteifio, mentre, in quanto alla regina in età adulta, è stata Golda Rosheuvel ad impersonarla, riuscendo a descrivere perfettamente il dolore, la solitudine e la forza di una donna, il cui marito ormai la riconosce a malapena.

 

La musica è come sempre uno degli elementi principali e più apprezzati della serie, la serie è stata infatti accompagnata dall’uscita di due album in digitale, il primo contiene la colonna sonora originale, il secondo invece è composto da cover di canzoni pop reinterpretate come brani classici, come una nuova rivisitazione di “If I Ain’t Got You” della famosa cantante Alicia Keys.

Riguardo l’ipotesi di una seconda stagione, Shonda Rhimes si è detta aperta alla possibilità, nonostante abbia dichiarato che la storia di Carlotta e Giorgio sia specifica e chiusa e sebbene stia ancora lavorando alla terza stagione di Bridgerton. Non ci resta dunque che aspettare e sperare, deliziandoci nel frattempo con una nuova storia d’amore.

Virginia Porcelli




Claude Monet: all’origine dell’Impressionismo

 

La Vita di Monet

Nato il 14 novembre 1840 a Parigi, Oscar-Claude Monet trascorse la sua infanzia a Le Havre, una città portuale nella regione della Normandia. Il suo talento artistico si manifestò fin da giovane, quando divenne noto per i suoi ritratti a carboncino dei cittadini locali. Dopo aver studiato all’École des Beaux-Arts a Parigi, Monet divenne un pittore en plein air, che preferiva dipingere all’aperto piuttosto che in uno studio d’arte tradizionale.

La vita di Monet fu caratterizzata da ostacoli personali e finanziari. Dopo aver perso la moglie Camille a causa della tubercolosi nel 1879, lottò per mantenere se stesso e i suoi due figli.
Tuttavia, la sua fortuna cambiò quando, nel 1890, fu in grado di acquistare una casa a Giverny, dove creò il famoso giardino che divenne la fonte di ispirazione per molte delle sue opere più note.

Monet e l’Impressionismo

Monet è meglio conosciuto come uno dei fondatori dell’Impressionismo, una corrente artistica che cercava di catturare l’effetto transitorio della luce sulla natura.
L’Impressionismo si distingue per i suoi tratti di pennello visibili, i colori vivaci e la rappresentazione di scene quotidiane.
Il termine “Impressionismo” deriva dal quadro di Monet del 1872, “Impression, soleil levant”, un’opera che rappresenta un’alba nebbiosa nel porto di Le Havre.

Monet e i suoi contemporanei, come Renoir, Degas e Pissarro, si allontanarono dalle convenzioni artistiche dell’epoca, privilegiando invece l’osservazione diretta e l’uso innovativo del colore. Questa rottura con la tradizione fu inizialmente controversa, ma alla fine aprì la strada a un nuovo modo di vedere e rappresentare il mondo.

Opere Significative

Le opere di Monet sono celebrate per la loro capacità di catturare le sottili variazioni di luce e colore che si manifestano durante il passaggio del tempo. Tra le più note ci sono le serie di dipinti in cui ha ritratto lo stesso soggetto in diverse condizioni di luce e atmosfera.

Impression, soleil levant (1872)

Questo dipinto è quello da cui deriva il termine “Impressionismo”. Rappresenta un’alba nebbiosa sul porto di Le Havre, con piccole barche che fluttuano nell’acqua e il sole che sorge in lontananza. Monet utilizza pennellate larghe e non dettagliate per catturare l’effimero aspetto della scena, dando un’idea dell’impressione fugace che una tale vista potrebbe lasciare.

Serie delle Ninfee (1897-1926)

Le Ninfee di Monet sono una serie di circa 250 opere che ritraggono il giardino acquatico della sua casa a Giverny.
Questi dipinti variano notevolmente nello stile e nel tono, ma tutti mostrano le ninfee galleggianti sulla superficie dell’acqua con riflessi di cielo e vegetazione circostante. Monet sperimenta con la prospettiva e l’angolo di visione, spesso eliminando l’orizzonte per creare un effetto quasi astratto. I colori vanno dai toni delicati dei primi dipinti alle tonalità più audaci e drammatiche dei lavori successivi.

Serie della Cattedrale di Rouen (1892-1894)

In queste opere, Monet ritrae la facciata della Cattedrale di Rouen in diverse ore del giorno e condizioni atmosferiche. Ogni dipinto mostra variazioni di luce e colore, dando una sensazione diversa a ciascuna scena.
La serie è notevole per la sua esplorazione della luce e del colore, con la pietra della cattedrale che sembra cambiare colore a seconda del momento della giornata.

 




David di Donatello 2023, tutti i premiati

Ormai tre giorni fa si sono svolti i David di Donatello 2023, premio cinematografico considerato l’equivalente italiano degli Oscar e condotto quest’anno da Carlo Conti con l’attrice Matilde Gioli. A trionfare è stato il film Le otto montagne, che vede come protagonisti Alessandro Borghi e Luca Marinelli, il film si è infatti portato a casa ben quattro statuette: miglior film, sceneggiatura adattata, fotografia e suono. Altra pellicola ad aver riscontrato particolare successo è stata Esterno notte, anche questa vincitrice di quattro premi: miglior regia per Marco Bellocchio, ma anche miglior truccatore, miglior montaggio e miglior attore protagonista a Fabrizio Gifuni.

    

Parlando invece del miglior film internazionale, a vincere questa categoria è stato The Fabelmans, diretto da Steven Spielberg. Il film era tra i favoriti ai precedenti Oscar, con ben sette nomination, ma, ahimè, non era riuscito ad ottenere alcun premio.

Proseguendo con altre categorie, a vincere il premio come migliore attrice protagonista è stata Barbara Ronchi per La stranezza, film di cui è stata premiata anche la migliore sceneggiatura originale, scenografia, costumi e produzione.

Migliore attrice non protagonista è invece la comica Emanuela Fanelli in Siccità e miglior attore non protagonista Francesco Di Leva per Nostalgia. Inoltre Proiettili (ti mangio il cuore) ha vinto come miglior canzone originale, scritta e interpretata dalle cantanti Elodie e Joan Thiele.

Il premio Giovani di quest’anno è andato a L’ombra di Caravaggio, di Michele Placido e i David speciali al regista Enrico Vanzina, all’attrice Isabella Rossellini e alla produttrice Marina Cicogna. Infine il David dello spettatore, che va alla pellicola che più ha incassato nell’anno precedente, è stato conferito a Il grande Giorno, di Massimo Venier, con i tanto amati Aldo, Giovanni e Giacomo.

Detto ciò, di sicuro i grandi appassionati di cinema come me avranno un lungo weekend per recuperare tutte le pellicole non ancora viste, fare un rewatch delle proprie preferite o, ancora meglio, stilare una propria classifica.

Virginia Porcelli




I RACCONTI DI ROBERTO CAMPAGNA AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO

Tra le novità che la casa editrice Ensemble presenterà al Salone del Libro di Torino, in programma dal 18 al 22 maggio, ci sarà anche “Amen – Miracoli, misteri e sacre vendette” di Roberto Campagna.

Il libro dello scrittore pontino è una raccolta di racconti sul mondo religioso. Racconti che lo stesso autore ha dedicato “ai credenti, ai miscredenti e agli indifferenti”. Così come in altri suoi libri, Campagna ricorre alla metanarrazione: narra fatti realmente accaduti mischiandoli con altri inventati da lui stesso. Ciò per rendere gli stessi fatti accaduti più credibili e quelli inventati più veritieri. Ma, rispetto per l’appunto ad altri suoi precedenti libri, questa tecnica qui è più marcata perché  il  racconto, a differenza del romanzo che  ha perlopiù una narrazione orizzontale, è auto conclusivo. Quindi, per dare più forza alle sue storie, lo scrittore pontino ha cercato di privilegiare i fatti realmente successi, anche se in alcuni casi la stessa  narrazione è di tipo orizzontale, permettendogli così di  liberare di più la fantasia.

“Ogni libro di finzione di Roberto Campagna – ha affermato il poeta Antonio Veneziani – è, in qualche modo, una sorpresa; infatti, pur continuando il suo personale discorso politico-narrativo, ogni volta aggiunge un tassello diverso, in questo caso è quello di una spiritualità agricolo-contadina, una spiritualità profonda e agra, autentica fino al cinismo e talmente vera da agguantare il miracolo. I personaggi di Campagna sembrano dire: ‘Non c’è felicità e realizzazione se non attraverso la perdizione, non si può assaporare la libertà se non si è passati per la prigione’ ”.

Oltre ad “Amen”, la casa editrice Ensemble presenterà altre novità, tra cui “La geografa dell’esilio” di Nicolás Bernales, “Figlia di frontiera” di Virginia Farina e “Ai piedi del monte” AA.VV.. “La geografia dell’esilio” è un viaggio vertiginoso attraverso gli ultimi cinquant’anni di storia cilena, dalla Presidenza Allende ai giorni nostri. Invece “Figlia di frontiera” è una storia di montagna in cui l’autrice mescola all’antico profumo del fieno e del letame, il suono cupo di passi in fuga sulla neve. Mentre  “Ai piedi del monte”  gli autori raccontano Torino e il Piemonte.

Tornando ai racconti di Campagna, non tutti i fatti narrati sono realmente accaduti, alcuni sono leggende. Ma le leggende, a forza di raccontarle, diventano reali.   Tutti i racconti sono ambientati in altrettanti borghi del centro sud Italia. I loro nomi sono di fantasia per un motivo molto semplice: perché ogni borgo italiano conta fatti simili a quelli da cui è partito l’autore per inventarne la  narrazione. Anche i nomi dei personaggi sono di fantasia.  Quella dello scrittore pontino  è  una scrittura fluida, il giornalismo e la sociologia, sue “specializzazioni” sono in sottofondo ma mai preponderanti. Nessun cedimento al folkloristico, nessun gioco a nascondino, i personaggi del libro hanno caratteristiche chiare, pochi “svisamenti” se non per incidere più a fondo nell’intimità della narrazione. Insomma un libro che si legge con piacere, che fa venire qualche groppo alla gola e strappa qualche risata, e soprattutto che si ha voglia di rileggere e di condividere.

ato nel 2004, il Salone del Libro di Torino è giunto alla XIX edizione. Si svolgerà come sempre al Lingotto Fiere.




Corot e la natura

Jean-Baptiste-Camille Corot (1796-1875) fu un pittore francese la cui opera segnò un’epoca di profonda trasformazione nella storia dell’arte.

Nato a Parigi in una famiglia borghese, Corot decise di intraprendere la carriera artistica dopo aver lavorato come apprendista drappiere.
Studiò con Michallon e Bertin, ma fu la sua passione per i viaggi e la natura a plasmare la sua arte.

Jean-Baptiste-Camille Corot è spesso definito come un “ponte” tra la pittura classica e l’Impressionismo.
Sebbene fosse legato alla tradizione paesaggistica classica, introdusse nuovi approcci alla rappresentazione della luce e del colore, che avrebbero ispirato gli Impressionisti.

Gli anni di formazione di Corot furono trascorsi viaggiando in Italia, dove studiò il paesaggio e i maestri del passato, come Claude Lorrain e Nicolas Poussin.
Fu durante questo periodo che Corot sviluppò il suo stile personale, caratterizzato da una luce morbida e diffusa, e da un tocco di pennello delicato.

Nel corso della sua carriera, Corot si dedicò alla pittura en plein air, lavorando direttamente all’aperto e cercando di catturare l’essenza dei paesaggi. Questo approccio gli permise di osservare attentamente la natura e di rappresentarla con una sensibilità unica. La sua predilezione per i colori tenui e le sfumature di grigio conferiva alle sue opere un’atmosfera di tranquillità e introspezione.

Oltre ai paesaggi, Corot dipinse anche numerosi ritratti e figure femminili, spesso immerse in ambientazioni idilliache e sognanti.
Tra questi, “Le Rêve” (1861) è un esempio emblematico del suo stile evocativo e romantico.

Corot fu uno dei principali esponenti della Scuola di Barbizon, un movimento artistico francese che si sviluppò tra il 1830 e il 1870.
Questo gruppo di pittori si distaccò dalle rigide convenzioni accademiche dell’epoca, abbracciando la pittura en plein air e dedicandosi allo studio del paesaggio.
La Scuola di Barbizon è considerata un precursore dell’Impressionismo per l’attenzione alla luce naturale e all’atmosfera.

Opere più significative: Le opere di Corot spaziano dai paesaggi italiani alle scene di vita contadina francese.
Tra le sue creazioni più celebri figurano “Il ponte di Narni” (1826), “Le Rêve” (1861) e “Souvenir de Mortefontaine” (1864).
I suoi paesaggi sono caratterizzati da una luce naturale e atmosferica che gioca un ruolo fondamentale nella composizione.
Con la sua sensibilità poetica e il suo tocco delicato, Corot anticipa l’Impressionismo e influenzerà generazioni di artisti, celebrando la natura incontaminata e la bellezza effimera dei momenti fugaci.

Il lascito di Corot è notevole: il suo lavoro ha profondamente influenzato i pittori della Scuola di Barbizon e del movimento Impressionista, tra cui Camille Pissarro, Claude Monet e Alfred Sisley.
La sua ricerca della verità e della bellezza nella natura continua a essere una fonte di ispirazione per gli artisti di oggi.

 




George Clooney compie 62 anni

Ebbene sì, il tanto amato attore degli anni 90, George Timothy Clooney, compie oggi 62 anni, mantenendo la sua carriera, oltre che il suo fascino, ancora fiorente. 

L’attore nasce nel 1961 nel Kentucky e ha origini irlandesi, inglesi e tedesche, si laurea alla Augusta High School e si distingue nello sport. Non riuscendo a conseguire una laurea, dopo il liceo si dedica a svariati lavori e solo dopo ottiene piccoli ruoli all’interno di film e serie tv. Clooney raggiunge finalmente la popolarità, dopo tanto lavoro e determinazione, con il ruolo di Douglas Ross nella serie degli anni ‘90 E.R. – Medici in prima linea, interpretazione che provoca il lancio della sua carriera, impegnandolo per cinque anni. Da quel momento ottiene sempre più incarichi all’interno del mondo del cinema, tra cui Ocean’s Eleven – Fate il vostro gioco nel 2001, Good Night, and Good Luck nel 2005, e Syriana nel 2006, per cui vince un premio Oscar come migliore attore non protagonista.

Tutti questi successi hanno reso l’attore uno dei più conosciuti nel mondo della cinematografia, portandolo a vincere numerosi premi anche in carica di regista e produttore. Ancora oggi il suo ultimo film Ticket to Paradise, del 2022, ha incassato il tutto il mondo 165 milioni di dollari, confermando ancora una volta la sua validità e popolarità, conservatesi nel corso degli anni. Come se non bastasse, Clooney si impegna persino nell’ attivismo sociale, in quanto dal 2008 è uno dei messaggeri di pace delle Nazioni Unite, motivo per cui lo abbiamo visto occupato a risolvere conflitti e a fornire denaro per raccolte fondi.

Un orgoglio del popolo italiano è, inoltre, il matrimonio con l’avvocatessa Amal Alamuddin nel 2014 a Venezia, dopo circa un anno di fidanzamento. Nel 2017 l’attore è poi diventato padre di due gemelli. 

Auguriamo quindi al nostro George un felice compleanno in compagnia dei suoi cari e molti altri anni di successi, sperando di rivederlo presto in tv.

Virginia Porcelli