Sebastião Salgado: Un Viaggio l’Anima Umana

 

Nel vasto panorama della fotografia d’arte, pochi nomi risplendono con la stessa intensità di Sebastião Salgado.

Un maestro nell’arte di catturare l’anima umana attraverso l’obiettivo, Salgado ha plasmato un percorso unico nel mondo delle immagini, riuscendo a trasmettere emozioni profonde e universali attraverso i suoi scatti.

La sua vita e le sue fotografie sono intrise di un’impressionante profondità emotiva e sociale che hanno lasciato un’impronta indelebile sulla storia della fotografia.

Il Viaggio di una Vita

Nato nel 1944 a Aimorés, in Brasile, Sebastião Salgado ha intrapreso un viaggio straordinario che lo ha portato attraverso luoghi remoti e culture diverse in tutto il mondo.

Dopo aver studiato economia, Salgado ha iniziato la sua carriera professionale nel settore finanziario.

Tuttavia, la sua passione per l’umanità e il desiderio di documentare le esperienze umane autentiche lo hanno spinto a intraprendere un percorso completamente diverso: la fotografia.

L’Impegno Sociale Attraverso l’Obiettivo

Le fotografie di Salgado non sono semplici immagini, ma finestre aperte sulla condizione umana in tutte le sue sfumature.

Ha speso anni a documentare le vite delle persone emarginate e dei lavoratori migranti, portando alla luce le loro storie spesso dimenticate.

Attraverso il suo impegno sociale, Salgado ha creato una connessione tra l’osservatore e i soggetti dei suoi scatti, suscitando empatia e comprensione per realtà lontane.

Genesis: La Rinascita della Natura

Uno dei progetti più iconici di Salgado è “Genesis”, in cui ha catturato la bellezza selvaggia e incontaminata della natura.

Dopo aver trascorso anni a documentare la devastazione umana in luoghi colpiti dalla guerra e dalla povertà, Salgado si è rivolto alla maestosità della Terra, cercando di rivelare la sua purezza originaria.

Le fotografie di “Genesis” invitano gli spettatori a riflettere sulla relazione tra l’umanità e il pianeta, ricordandoci l’importanza di preservare le meraviglie naturali che ci circondano.

L’Estetica in Bianco e Nero

Una delle caratteristiche distintive delle fotografie di Salgado è l’uso magistrale del bianco e nero.

Questa scelta estetica non solo conferisce alle sue immagini un senso di atemporalità, ma accentua anche l’emozione e l’intensità dei soggetti ritratti.

L’assenza di colori distraenti permette allo spettatore di concentrarsi sulle espressioni e sulle storie dei soggetti, creando un legame emotivo più profondo.

Sebastião Salgado ha raggiunto l’apice della fotografia d’arte grazie alla sua abilità di catturare l’anima umana attraverso l’obiettivo.

Le sue fotografie non sono semplici immagini, ma narrazioni visive che rivelano l’essenza della vita, della sofferenza e della bellezza.
La sua eredità va oltre le immagini stesse, influenzando una generazione di fotografi e spettatori sensibili alle questioni sociali.

In conclusione, le fotografie di Sebastião Salgado ci ricordano che la fotografia è molto più di un semplice mezzo per catturare immagini.

È un potente strumento per narrare storie, suscitare emozioni e stimolare il cambiamento sociale. La sua vita e il suo lavoro ci invitano a guardare oltre la superficie, a esplorare le sfumature dell’umanità e a riconoscere la bellezza in ogni angolo del mondo.




Antonio da Sangallo: un maestro rinascimentale

Antonio da Sangallo il Giovane: L’Armonia tra Architettura e Visione Artistica

Nel vasto panorama dell’arte rinascimentale italiana, il nome di Antonio da Sangallo il Giovane brilla come una stella, illuminando l’era con la sua genialità architettonica e la profonda comprensione delle forme artistiche.

Nato nel 1484 a Firenze, Sangallo crebbe in un ambiente permeato dall’entusiasmo per le possibilità espressive dell’architettura e dell’arte, sviluppando nel corso della sua vita un talento eccezionale che avrebbe lasciato un’impronta indelebile sulla storia dell’arte.

I Primi Passi e l’Apprendistato

Fin da giovane, Antonio da Sangallo fu immerso nel mondo dell’architettura, grazie al contesto familiare arricchito da maestri rinomati.

Le sue abilità furono plasmate dallo zio Giuliano da Sangallo e da suo padre Francesco Giamberti, entrambi architetti di spicco.
Questa eredità familiare fornì a Sangallo un fondamento solido su cui costruire la sua carriera.

Durante i suoi primi anni di apprendistato, Antonio dimostrò una curiosità senza limiti e una capacità di apprendimento rapida.

La sua visione artistica fu influenzata dallo studio dell’antichità classica e dalle opere dei grandi maestri del Rinascimento.
Questo incrocio tra passato e presente divenne una caratteristica distintiva delle sue creazioni future.

L’Approccio Artistico e le Opere Architettoniche

Una delle qualità più affascinanti di Sangallo fu la sua abilità di unire l’estetica classica con la funzionalità moderna.
Le sue opere non erano semplici esercizi di stile, ma piuttosto manifestazioni di profonda comprensione dell’architettura come disciplina che andava oltre la mera estetica.

La sua capacità di progettare edifici che integravano armoniosamente gli elementi architettonici con il loro contesto circostante è evidente in opere come la Villa Madama a Roma.

Tuttavia, uno dei suoi progetti più ambiziosi e iconici fu la basilica di San Pietro in Vaticano.
Sangallo ereditò questo incarico monumentale da Bramante e Raffaello, dimostrando la sua abilità nel sintetizzare diverse visioni architettoniche in un risultato coeso e grandioso.

Anche se il progetto di Sangallo non fu mai completato, le sue idee influenzarono in modo significativo le fasi successive della costruzione.

La Fabbrica della chiesa di San Pietro, fulcro della Cristianità, è una grande storia dell’architettura cui si sono dedicati alcuni dei più straordinari maestri del passato, da Bramante a Raffaello, da Michelangelo a Bernini

Modello della irrealizzata Basilica di San Pietro secondo il progetto di Antonio da Sangallo il Giovane. (Courtesy Fabbrica di San Pietro in Vaticano)

L’Armonia tra Architettura e Scultura

La genialità di Antonio da Sangallo il Giovane non si limitava all’architettura.
Era anche un abile scultore, e questa doppia competenza gli conferì una prospettiva unica sulla relazione tra spazio e forma.

Le sue sculture erano caratterizzate da un senso innato di equilibrio e da una cura meticolosa dei dettagli.

Un esempio di questa sinergia tra architettura e scultura è la sua opera sulla facciata della Chiesa di Santa Maria di Loreto a Roma.

Qui, Sangallo creò una fusione perfetta tra elementi architettonici e sculture, creando un effetto visivo che colpiva gli osservatori con una bellezza armoniosa.

Eredità e Influenza

La vita e le opere di Antonio da Sangallo non solo hanno lasciato un’impronta profonda nel panorama artistico rinascimentale, ma hanno anche influenzato generazioni successive di architetti e artisti.

La sua abilità di bilanciare tradizione e innovazione, insieme alla sua dedizione alla ricerca della bellezza attraverso la forma e la funzione, lo ha reso un pioniere dell’architettura rinascimentale.

Oggi, le sue opere sono ancora studiate e ammirate da appassionati d’arte e architettura. La sua eredità è evidente in molti edifici rinascimentali e neoclassici che punteggiano le città italiane e oltre.

Antonio da Sangallo il Giovane rimane un faro luminoso nella storia dell’arte, un testimone di come la visione artistica e l’abilità tecnica possano convergere per creare opere senza tempo.

 




PROMOZIONE E VALORIZZAZIONE DELLE OLIVE DA MENSA “ITRANA BIANCA” E “GAETA DOP”

 

L’evento si svolgerà, da domenica prossima a domenica 17 settembre, a Latina, presso il Museo della Terra pontina

Otto giorni dedicati all’oliva itrana, tipica dell’Agro Pontino. Eccolo il titolo dell’evento: “Olive da tavola: aperitivo con l’itrana. Le qualità organolettiche delle olive da tavola Itrana bianca e Gaeta Dop”. Organizzato dal Capol (Centro assaggiatori produzioni olivicolo di Latina) con il patrocinio
con il patrocinio dell’Arsial (Azienda regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio), Comune di Latina, Consorzio di Tutela Gaeta Dop e dell’Acap (Associazione Capi Panel riconosciuti). si svolgerà, da domenica prossima e domenica 17 settembre, a Latina, presso il Museo della Terra pontina.

“Il suo obiettivo – spiega Luigi Centauri, presidente del Capol e Capo Panel – è promuovere e valorizzare un prodotto tipico del patrimonio enogastronomico del Lazio, come variante di eccellenza da proporre per gli aperitivi in sostituzione delle generiche olive verdi di dubbia qualità dal punto di vista salutistico che attualmente vengono somministrate. In particolare, il progetto nasce dalla consapevolezza le olive da mensa “Itrana bianca” hanno un potenziale economico importante e ancora latente che, tuttavia, va sviluppato soprattutto a livello promozionale”.

A aprire l’evento, domenica 10, alle ore 10.30, sarà l’inaugurazione della mostra fotografica “Paesaggi dell’extravergine e buona pratica agricola dei Monti Lepini, Monti Ausoni e Monti Aurunci”, che si potrà visitare martedì (10.00-13.30), mercoledì (15.30-18.30), giovedì (15.30-18.30), venerdì (10.00-13.30), sabato (10.00-10.30) e domenica (16.30-19.30). Inoltre. mercoledì. giovedì, venerdì e sabato, sempre durante gli orari di apertura della stessa mostra, si terrà la degustazione di oli extravergini d’oliva pontini. La giornata clou dell’evento sarà domenica 17 con un seminario (16.30-17.30) in cui interverranno Giulio Scatolini dell'Università Sapori di Perugia, Alberto Bono, agronomo, Maurizio Simeone, presidente del Consorzio di Tutela Gaeta Dop, Emanuela Francesco, direttrice del Museo della Terra pontina, e lo stesso Luigi Centauri. Seguirà, dalle 18.00 alle 19.30, “L’Aperitivo con l’Itrana e con alcuni vini del territorio”.

In provincia di Latina, la coltivazione delle olive della varietà itrana si estende su una superficie complessiva di 9.500 ettari, pari al 76% della superficie olivicola del territorio (da Castelforte a Rocca Massima), interessando la zona collinare dei Monti Ausoni, Monti Lepini e Monti Aurunci. La produzione media annuale delle olive da tavola Itrana bianca e di quelle Gaeta Dop è pari a cinquemila tonnellate, di cui l’80% viene venduta subito dopo la raccolta, mentre il 20% viene lavorato direttamente al naturale. Produzione che è concentrata nei comuni di Sonnino, Itri, Cori e Rocca Massima.

“Negli ultimi anni – precisa Centauri – si è rilevato un costante aumento delle aziende agricole che, oltre a produrre, trasformano, confezionano e vendono le olive, con un forte aumento di richieste di assistenza tecnica per l’applicazione di controlli di qualità sui processi di produzione. Sul territorio inoltre sono presenti imprese di trasformazione e diversi intermediari di mercato. Per tutte queste motivazioni, tale progetto riveste un ruolo importante per il territorio in termini di valorizzazione e promozione della coltivazione olivicola e cercherà di diffondere tra le aziende, i produttori e gli appassionati la cultura della qualità”.




Il Cubismo e la Rivoluzione Artistica attraverso la Geometria


Il Cubismo è uno dei movimenti artistici più influenti e innovativi del XX secolo.

Nato all’inizio del secolo, questo movimento ha ridefinito il concetto di rappresentazione artistica attraverso la rottura delle regole convenzionali della prospettiva e della geometria.

Guidato da una serie di talentuosi artisti, il Cubismo ha aperto nuove strade per l’arte moderna, sfidando le tradizioni e introducendo un modo completamente nuovo di vedere e rappresentare il mondo.

Esponenti del Cubismo:

Tra gli esponenti più noti del Cubismo spiccano Pablo Picasso e Georges Braque.

Picasso, in particolare, è spesso considerato il “padre” del Cubismo.
La sua passione per l’esplorazione artistica lo ha spinto a sperimentare nuove tecniche e stili, dando vita a opere che sfidano la percezione visiva.

Le opere di Braque, collaboratore stretto di Picasso, sono altrettanto significative nel definire il movimento cubista.

Insieme, hanno gettato le basi per un’estetica artistica che avrebbe rivoluzionato il mondo dell’arte.

Tecniche e Collage:

Il Cubismo è noto per la sua rivoluzionaria reinterpretazione della rappresentazione visiva. Gli artisti cubisti hanno abbandonato l’idea della prospettiva tradizionale e hanno invece cercato di catturare l’oggetto rappresentato da molteplici angolazioni nello stesso quadro.

Questa rottura con la prospettiva convenzionale ha portato alla creazione di opere che sembrano frammentate e ricomposte in modo geometrico.

Il cubismo si declina in due varianti: il cubismo analitico e il cubismo sintetico.

Nella fase analitica, gli artisti cubisti hanno abbracciato una rottura radicale con la rappresentazione tradizionale e la prospettiva.

L’obiettivo era quello di scomporre gli oggetti in forme geometriche fondamentali, esplorando la struttura stessa della realtà.
Questo approccio ha portato a opere che sembravano frammentate e spesso difficili da interpretare a prima vista.

Il Cubismo Sintetico è emerso successivamente, intorno al 1912, e ha segnato una svolta nell’approccio cubista.
In questa fase, gli artisti hanno iniziato a sintetizzare nuovamente gli elementi della realtà in modi più riconoscibili, pur mantenendo la rottura formale tipica del movimento.

Il termine “sintetico” si riferisce alla ricomposizione degli oggetti in modo più unificato e al riunire di elementi diversi per creare un tutto coerente.

Questa fase ha visto l’introduzione di tecniche come il collage, in cui pezzi di materiale reale come giornali, tessuti e persino oggetti tridimensionali venivano incorporati nelle opere.

Questo ha aggiunto una dimensione tattile alle opere e ha infranto ulteriormente le barriere tra arte e realtà.
Attraverso il collage, gli artisti hanno ampliato la loro espressione creativa, giocando con la manipolazione dei materiali e creando strati di significato.

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Opere Importanti:

Tra le opere più significative del Cubismo, vi è il famoso dipinto di Picasso del 1907 intitolato “Les Demoiselles d’Avignon”.

Quest’opera, caratterizzata da volti distorti e angolari, rappresenta una pietra miliare nel movimento cubista, introducendo la rappresentazione multipla e la scomposizione delle forme.

Un’altra opera iconica è “Natura morta con violino e chitarra” di Georges Braque, realizzata nel 1913.

In questa tela, Braque utilizza la tecnica del collage per incorporare parti di un violino e una chitarra direttamente nell’opera.
Questo approccio mostra come il cubismo stesse spingendo i confini dell’arte tradizionale.

In conclusione, il Cubismo rappresenta un punto di svolta fondamentale nella storia dell’arte.

Attraverso l’esplorazione delle geometrie e la rottura delle regole prospettiche, gli artisti cubisti hanno aperto nuove strade espressive.




Barbie, il film che ogni donna dovrebbe vedere

Uscito nelle sale italiane lo scorso 20 luglio, il film Barbie ha ottenuto uno straordinario successo in tutto il mondo, arrivando a superare da poco il miliardo di dollari di incassi.

La regista, Greta Gerwig, ci catapulta direttamente a Barbie Land, dove Barbie decide di partire per il mondo umano alla ricerca della sua precedente bellezza e perfezione.

La storia apparentemente superficiale è in realtà un vero e proprio inno al femminismo, che abbatte gli stereotipi e insegna ad ogni donna ad accettarsi e ad emanciparsi. Insomma, è il film che ognuna di noi dovrebbe vedere.

Non certo da meno sono state le interpretazioni dei protagonisti. La scelta di Barbie non poteva che ricadere sull’incantevole Margot Robbie, che è anche produttrice del film. L’attrice, nonostante difficilmente sia risultata imperfetta ai nostri occhi, ha saputo riportare perfettamente sullo schermo le difficoltà a cui una donna deve far fronte ogni giorno. Altrettanto all’altezza è stato sicuramente Ryan Gosling nei panni di Ken. In quella che secondo molti è stata la sua migliore interpretazione degli ultimi anni, infatti, egli ha toccato tematiche come il patriarcato e la disuguaglianza tra uomini e donne, presenti nel film ma, purtroppo, anche nella nostra realtà.

Il rapporto tra Barbie e moda è strettamente connesso e indissolubile. Il film, infatti, si basa su bambole Barbie prodotte dal 1975 al 1991. La costumista del film, Jacqueline Durran, la quale aveva già collaborato con la regista per “Piccole Donne”, ha impiegato undici settimane di tempo per realizzare tutti i costumi del film, di cui il colore rosa è fondamentale. Lo stesso rosa che gli spettatori, io stessa, si sono divertiti ad indossare per andare a vedere il film e fondersi al massimo con la magica atmosfera di Barbie.

Per quanto invece riguarda la famosa Dreamhouse, in essa troviamo tre piani senza porte né muri. La scenografa e la set decorator hanno infatti ordinato un suo modellino su Amazon per analizzarne la struttura nei minimi dettagli, ricostruendo il set negli Warner Studios e, secondo alcune dicerie, provocando persino un esaurimento delle scorte di vernice rosa.

Dunque, Barbie sarà sicuramente uno dei film più di successo di quest’anno e, per questo, è d’obbligo la visione sul grande schermo. Per chi invece non lo avesse ancora visto, si può cimentare, data la recente uscita di Oppenheimer, in una full immersion nel cinema, guardando i due film nello stesso giorno per dar voce al simpatico trend di Barbenheimer nato in America.

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Virginia Porcelli




Velázquez: Il Maestro della Luce e della Realismo Artistico

Nel vasto panorama dell’arte occidentale, pochi artisti possono vantare un impatto duraturo e influente come Diego Rodríguez de Silva y Velázquez, noto semplicemente come Diego Velázquez.

Viveva nel Secolo d’Oro spagnolo, un’epoca di fervente creatività e sviluppo artistico, eppure si distingueva per il suo approccio innovativo e rivoluzionario alla pittura.

La sua abilità di catturare la luce, le sfumature emotive e la profondità della realtà lo ha reso un maestro senza tempo, le cui opere continuano ad ispirare e affascinare gli amanti dell’arte in tutto il mondo.

Diego Velázquez nacque il 6 giugno 1599 a Siviglia, Spagna.

Fin dalla giovane età, dimostrò un innato talento artistico, attirando l’attenzione dei suoi insegnanti e coetanei.

Fu ammesso nell’atelier del pittore Francisco Pacheco, dove acquisì solide basi artistiche e incontrò sua futura moglie, Juana Pacheco.

Nel corso dei suoi studi e delle prime opere, Velázquez dimostrò un interesse precoce per il realismo e la rappresentazione autentica della vita.

La sua abilità di cogliere la natura umana e di ritrarre le sfumature psicologiche dei suoi soggetti avrebbe caratterizzato tutta la sua carriera artistica.

Una delle caratteristiche distintive delle opere di Velázquez è la sua maestria nell’utilizzo della luce.
Egli aveva la capacità di catturare il gioco delle luci e delle ombre in maniera straordinariamente realistica.

Opere come “Las Meninas” (1656) testimoniano la sua abilità nel dipingere la luce in modo da dare profondità e vita alle sue creazioni.

Questa tecnica gli permise di creare ritratti vivaci e scene di corte che sembravano quasi fotografiche nella loro dettagliata rappresentazione.

Nel 1623, Velázquez ottenne il prestigioso incarico di pittore di corte per Filippo IV di Spagna.

Questa posizione gli consentì di dipingere una serie di ritratti del sovrano e della famiglia reale.

Tuttavia, Velázquez andava oltre il mero ritratto di corte: nelle sue opere, coglieva l’umanità e le emozioni dei suoi soggetti, sfidando le convenzioni dell’epoca.

Questo approccio lo rese un pioniere del realismo artistico.

Diego Velázquez rimane un’icona dell’arte occidentale, un artista che ha portato il realismo artistico a nuove vette e ha sfidato le convenzioni del suo tempo.

La sua capacità di catturare la luce, le emozioni e la realtà umana nelle sue opere continua ad affascinare e ispirare.

Attraverso la sua pittura, Velázquez ci ha donato una finestra unica nel mondo dell’anima umana e della bellezza intrinseca della vita.
La sua eredità rimarrà per sempre una testimonianza della potenza dell’arte nel catturare la complessità del mondo che ci circonda.




Courbet: l’artista della realtà

Gustave Courbet, nato nel 1819 a Ornans, Francia, è stato un artista del XIX secolo.

Con la sua audace visione artistica, Courbet è stato un pioniere del movimento realista, che ha sfidato le convenzioni artistiche del tempo e ha aperto la strada a una nuova forma di espressione.

Questo articolo esplorerà la vita e le opere di Courbet, evidenziando il suo impegno per la rappresentazione sincera e senza filtri della realtà.

I primi anni e l’influenza dell’ambiente nativo

Courbet è cresciuto in un contesto rurale nella regione di Franco-Comté, circondato da paesaggi naturali maestosi e dalla vita quotidiana dei contadini.

Questo ambiente ha avuto un impatto significativo sul suo sviluppo artistico, poiché Courbet ha sviluppato un’osservazione attenta e un amore per la bellezza semplice della natura e del lavoro umano.

Questa consapevolezza si riflette nelle sue opere future, in cui avrebbe esplorato temi come la vita rurale, il lavoro e la condizione umana.

La sfida alle convenzioni accademiche

Courbet ha studiato all’École des Beaux-Arts di Parigi, ma presto si è distanziato dalle tecniche e dai soggetti tradizionali insegnati nella scuola.

Il suo obiettivo era quello di dipingere la realtà come la vedeva, senza idealizzazioni o romanticismi.
Questa scelta di rappresentare la vita reale e i suoi aspetti più crudi ha suscitato controversie e critiche, ma ha anche attirato l’attenzione sul suo lavoro.”

Lo studio dell’artista e la celebrazione dell’autenticità

Una delle opere più famose di Courbet è “Lo studio dell’artista”, dipinto nel 1855.
Quest’opera rappresenta l’atelier di Courbet come un luogo di creazione, ma anche come uno spazio in cui si riflettono le contraddizioni dell’arte e della società.

Courbet rompe con le convenzioni accademiche, mostrando una varietà di soggetti, compresi i poveri, gli artisti e le figure che spesso erano ignorate nella pittura ufficiale dell’epoca.

Con questa opera, Courbet proclama l’importanza dell’autenticità e la necessità di rappresentare tutte le sfaccettature della realtà.

 

Ritratti e autoritratti: l’introspezione di Courbet

Courbet era noto anche per i suoi ritratti e autoritratti, che rivelano la sua capacità di catturare l’essenza dei suoi soggetti.

I suoi ritratti erano privi di idealizzazioni, presentando le persone come erano realmente, con tutti i loro difetti e imperfezioni.
Inoltre, i suoi autoritratti sono affascinanti esempi di introspezione e autoesame, offrendo uno sguardo diretto sulla personalità complessa dell’artista.

 

L’eredità di Courbet e il suo impatto duraturo

L’influenza di Courbet sulla storia dell’arte è incalcolabile. La sua sfida alle convenzioni accademiche ha aperto la strada al movimento realista e ha ispirato molti artisti successivi.

Le sue opere sono caratterizzate da una profonda sincerità e da una rappresentazione diretta della realtà, che continua ad affascinare e stimolare il pubblico ancora oggi.
Gustave Courbet è stato un pioniere del movimento realista e un’importante figura nel panorama artistico del XIX secolo. Con la sua visione audace e la sua rappresentazione sincera della realtà, ha lasciato un’impronta indelebile nell’arte.

Le sue opere continuano ad affascinare e ispirare, ricordandoci l’importanza di osservare e rappresentare il mondo che ci circonda in tutta la sua autenticità.
Courbet ci invita ad abbracciare la complessità e la diversità della vita e a cercare la bellezza anche nelle sue forme più umili.

 




Sironi, un artista dimenticato

 

Mario Sironi, uno dei pionieri dell’arte italiana del XX secolo, ha lasciato un’impronta indelebile nella scena artistica con il suo stile distintivo e la sua dedizione all’estetica fascista.

Attraverso il suo lavoro, Sironi ha esplorato temi di identità, potere e architettura, con particolare enfasi sulle forme geometriche e l’iconografia classica.

In questo articolo, esploreremo la sua opera più celebre, l’affresco presso l’Aula Magna dell’Università La Sapienza, e getteremo uno sguardo alle altre opere significative di questo maestro dell’arte italiana.

Tra le opere più celebrate di Mario Sironi si trova l’affresco realizzato a La Sapienza di Roma.

Commissionato nel 1934, l’affresco rappresenta un’esaltazione dell’intelletto umano e della conoscenza. L’opera, intitolata “L’Italia tra le arti e le scienze”, è un esempio sorprendente dello stile di Sironi e del suo amore per la simmetria e le forme geometriche.

L’affresco è suddiviso in tre sezioni, ognuna dedicata a un tema specifico.
Nella sezione centrale, Sironi rappresenta la figura dell’Italia, circondata da un gruppo di studenti intenti a studiare libri e a confrontarsi tra loro.

La figura centrale, collocata in posizione dominante, rappresenta l’autorità dell’intelletto e la ricerca della verità. Attorno a essa, Sironi dipinge una serie di figure allegoriche che simboleggiano la matematica, la filosofia e la scienza, evocando l’importanza di queste discipline nella costruzione della conoscenza umana.

L’uso di colori tenui e linee nette contribuisce all’effetto monumentale dell’opera, sottolineando la grandezza e la stabilità dell’educazione superiore e della ricerca accademica.

Sironi crea un equilibrio tra la monumentalità dell’architettura e l’umanità degli studenti, catturando la tensione tra la razionalità e l’esperienza umana.

Oltre all’affresco all’Università La Sapienza, Mario Sironi ha prodotto una vasta gamma di opere d’arte che hanno contribuito a definire il suo stile e la sua importanza nell’arte italiana del Novecento.

Una delle opere più iconiche di Sironi è “Il Minatore” del 1926, un dipinto che rappresenta un minatore in primo piano, un simbolo della classe lavoratrice e delle lotte sociali dell’epoca.

Attraverso una resa monumentale, ma geometrica. del soggetto, Sironi esprime il senso di forza e determinazione dell’uomo comune.

Un’altra opera degna di menzione è “Paesaggio urbano” del 1939, in cui l’artista esplora l’impatto dell’industrializzazione sulla società italiana.

Attraverso la rappresentazione di impianti industriali e fumi tossici, Sironi mette in evidenza le conseguenze negative del progresso tecnologico, evidenziando la disumanizzazione e l’alienazione dell’uomo.

Mario Sironi, con il suo stile e la sua rappresentazione monumentale dei soggetti, ha lasciato un’impronta duratura nell’arte italiana del XX secolo.

L’affresco all’Università La Sapienza è un esempio straordinario del suo talento nel combinare simmetria, forme geometriche e tematiche filosofiche.

Allo stesso tempo, le sue altre opere, come “Il Minatore” e “Paesaggio industriale”, riflettono le preoccupazioni sociali e politiche del suo tempo.

Attraverso il suo lavoro, Sironi ha saputo catturare l’essenza dell’esperienza umana e ha reso omaggio alla grandezza dell’architettura e del pensiero intellettuale.

La sua eredità nell’arte italiana continua a ispirare artisti e spettatori, trasmettendo un senso di grandezza e forza che rappresenta la sua visione unica del mondo.




L’arte classica: l’eterno splendore dell’antichità

Nel vasto panorama dell’arte antica, l’arte classica greca e romana occupa un posto di rilievo.
Queste due civiltà hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’umanità, plasmando l’estetica,
il pensiero e l’evoluzione delle arti visive.

In questo articolo, esploreremo l’arte classica greca e romana, ammirando alcune delle opere più significative che testimoniano la maestria e la grandezza di questi periodi straordinari.

Esempi di arte classica in Grecia

L’arte classica greca rappresenta un momento di eccellenza artistica, caratterizzato dall’equilibrio tra forma e significato. Gli antichi greci cercavano di rappresentare la bellezza ideale e l’armonia dell’universo attraverso le loro opere.

Un esempio paradigmatico di questa estetica è la statua di “La Venere di Milo”.
Questa scultura in marmo, databile al II secolo a.C., incarna l’elevazione del corpo umano alla perfezione divina.

L’opera rappresenta la dea dell’amore e della bellezza, con i suoi lineamenti delicati e l’andamento sinuoso delle sue forme.
La Venere di Milo è un simbolo eterno dell’estetica greca, che ancora oggi continua ad affascinare gli spettatori.

Un altro esempio di una statua greca classica è il “Discobolo” di Mirone.
Questa scultura, risalente al V secolo a.C., raffigura un atleta in posizione di lancio del disco.

La figura è immortalata nel momento di massima tensione muscolare, con il corpo che si contorce in una composizione dinamica.
Il Discobolo cattura l’essenza dell’atletismo greco e la perfezione fisica, rappresentando la potenza e la bellezza del corpo umano in un equilibrio perfetto.

Ed infine, un opera classica non di scultura, bensì di architettura, è il Partenone, un tempio dedicato ad Atena Parthenos situato nell’Acropoli di Atene.

Questo straordinario edificio, progettato da Fidia nel V secolo a.C., è una testimonianza dell’architettura dorica greca.
Il Partenone si distingue per la sua precisione matematica e la perfezione delle proporzioni.

Ogni dettaglio, dal colonnato alle sculture dei metopi e dei fregi, rappresenta l’ideale estetico degli antichi greci. Questo monumento imponente celebra il connubio tra l’arte e la religione, incarnando la grandezza della civiltà greca.

L’arte classica a Roma

La civiltà romana ereditò molti elementi dall’arte greca e li trasformò, creando un linguaggio artistico unico.
L’arte classica romana si distingue per la sua natura pratica e celebrativa, con un’enfasi sul realismo e la rappresentazione di personaggi storici e mitologici.

Un esempio notevole di questa sintesi tra tradizione greca e influssi romani è la statua dell'”Augusto di Prima Porta”.
Questa scultura raffigura l’imperatore Augusto, il primo imperatore di Roma, in posa maestosa e trionfante.

L’opera combina elementi della tradizione greca, come il contrapposto, con l’iconografia romana, come il pettorale decorato e la presenza di simboli di potere.
L'”Augusto di Prima Porta” rappresenta il connubio tra la grandezza dell’arte greca e la potenza dell’impero romano.

Le statue romane classiche non si limitano solo a rappresentazioni imperiali, ma comprendono anche ritratti di cittadini romani e opere mitologiche.

Questo ritratto mostra un altissimo grado di realismo, con i dettagli accurati delle rughe e delle espressioni facciali.
Le statue romane classiche mitologiche includono anche figure come Venere, Marte, Apollo e molte altre divinità romane.

Sempre in ambito architettonico, però, c’è sicuramente bisogno di menzionare il Pantheon.

Il Pantheon è uno dei monumenti più iconici di Roma e un capolavoro dell’architettura romana.
Costruito nel II secolo d.C. dall’imperatore Adriano, il Pantheon si distingue per la sua struttura rotonda sormontata da una cupola emisferica.

L’interno del Pantheon è sorprendente, con un’enorme apertura centrale chiamata oculus che permette la luce naturale di filtrare all’interno.
La cupola, considerata un’opera ingegneristica innovativa per l’epoca, è ancora oggi la più grande cupola in cemento non rinforzato mai costruita.

Il Pantheon è stato originariamente dedicato a tutti gli dei dell’antica Roma ed è rimasto un simbolo dell’architettura romana e della grandezza dell’Impero romano.

 




È colpa mia? Il film che ha conquistato i giovani

Non potevo certo non scrivere qualcosa a proposito del film che negli ultimi giorni ha conquistato il pubblico dei giovani. Chi lo ha visto dieci volte, chi anche di più, È colpa mia ha senza dubbio riscosso un successo sbalorditivo in così poco tempo. Il film spagnolo è infatti arrivato sulla piattaforma Amazon Prime Video l’8 giugno e da quel momento ha scalato la classifica, non abbandonando mai il primo posto.

Tratto dal romanzo di Mercedes Ron, divenuto un best seller grazie a Wattpad, il film di Domingo González narra una tormentata storia d’amore adolescenziale. Noah è costretta a lasciare la sua casa, gli amici e il fidanzato per trasferirsi nella villa del nuovo e ricco marito della madre. La giovane sarà quindi obbligata a frequentare il figlio del nuovo padrino, il fascinoso e popolare Nick, con il quale nascerà presto una forte attrazione.

Nonostante non ritenga la recitazione all’altezza dei film che sono solita recensire, i due giovani attori, Nicole Wallace e Gabriel Guevara, hanno una forte intesa non solo nel film, ma anche nella vita reale, tanto da far sperare i fan in una eventuale relazione tra i due.

Cosa rende questo film tanto speciale? Ammetto che sicuramente il particolare fascino dell’attore protagonista, classico cattivo ragazzo, possa aiutare, ma non è solo questo. Culpa mia, titolo originale, è il tipico film “enemies to lovers” (da nemici a innamorati), trama che affascina particolarmente le giovani e riesce con un semplice bacio tra i due protagonisti a farle impazzire, facendo venire loro le farfalle nello stomaco.

Un altro elemento da non sottovalutare, probabilmente quello che intrigherebbe più un pubblico maschile, è la presenza di molte scene action su quattro ruote, che rendono il film un mix tra After e Fast & Furious.

Inoltre, sebbene Amazon non abbia ancora confermato il sequel, esiste già un secondo romanzo dal titolo Colpa tua e secondo il produttore il secondo e il terzo capitolo sarebbero già in lavorazione.

Di sicuro non è uno dei migliori film romantici, ma, nonostante ciò, Culpa mia rimane un film piacevole da guardare per vivere una nuova storia d’amore e, perché no, ripassare un po’ di spagnolo!

Virginia Porcelli




Alla nascita del puntinismo: Signac

Paul Signac, figura centrale del puntinismo (“pointillisme”), ha lasciato un’impronta indelebile nell’arte moderna con la sua rivoluzionaria tecnica pittorica.
Attraverso l’uso di piccoli punti di colore puri, ha dato vita a opere vibranti e luminose.
Questo articolo esplorerà la vita di Signac, l’importanza della corrente puntinista e alcuni esempi significativi delle sue opere.

Paul Signac nacque il 11 novembre 1863 a Parigi, in una famiglia borghese.
Inizialmente interessato all’architettura, decise di intraprendere la carriera artistica dopo un incontro con il maestro impressionista Claude Monet. Signac sviluppò un profondo interesse per la pittura en plein air, che lo portò a esplorare la luminosità e i giochi cromatici presenti nella natura. Durante la sua vita, intraprese numerosi viaggi, esplorando le coste francesi e mediterranee, dove trovò ispirazione per molte delle sue opere.

Signac fu uno dei pionieri del puntinismo, una corrente artistica che si sviluppò nel tardo XIX secolo come evoluzione dell’impressionismo.
I puntinisti si concentrarono sull’applicazione di piccoli punti di colore puro sulla tela, che, visti da lontano, si fondono nell’occhio dello spettatore creando un effetto di luce e vivacità.
Signac giocò un ruolo fondamentale nel definire e diffondere i principi del puntinismo, lavorando a stretto contatto con Georges Seurat.
Insieme, i due artisti scrissero il manifesto dell’estetica puntinista, delineando i principi tecnici e filosofici del movimento.

Tra le opere più celebri di Signac vi sono sicuramente i caldi e luminosi paesaggi: praterie, porti, montagne e colline.
Signac adorava dipingere all’aria aperta, e questo è dimostrato dai numerosissimi quadri di vedute.
Non mancano però anche opere in cui la figura umana è presente: come tipico dell’impressionismo, i temi rappresentati ruotano tutt’attorno alla borghesia e alla rappresentazione dei salotti in case silenziose e abitate da figure in solitudine.

Paul Signac ha svolto un ruolo cruciale nello sviluppo del puntinismo e ha contribuito a definire la pittura moderna.
La sua dedizione all’uso di punti di colore puri ha aperto nuove possibilità espressive nell’arte, permettendo la rappresentazione di lucentezza e vivacità senza precedenti.
Signac ha lasciato un’eredità duratura e le sue opere continuano a ispirare gli artisti di oggi.
Attraverso la sua ricerca artistica e la sua passione per la luce, Signac ha ampliato i confini dell’arte e ha lasciato una traccia indelebile nella storia dell’arte moderna.




The Fabelmans, il nuovo film di Steven Spielberg

Lo scorso mese The Fabelmans, il nuovo film di Steven Spielberg, è finalmente arrivato sulla piattaforma Amazon Prime Video.

Si tratta di una storia semi-autobiografica che ripercorre l’infanzia americana del famoso regista. È stato “il film più personale e il più difficile da realizzare”, ha affermato infatti lui stesso.

L’immaginario Sammy Fabelman cresce tra l’Arizona e la California tra gli anni 50 e i 60. Quando i suoi lo portano a vedere un film al cinema per la prima volta, il giovane si innamora di questa arte e, con il sostegno della madre, si arma di cinepresa e inizia a girare i suoi film. Con il tempo, scoprendo un segreto di famiglia, imparerà quanto essi possano svelare la verità sugli altri e su ciò che ci circonda.

 

Il film è dedicato al ricordo dei genitori di Spielberg, morti tra il 2017 e il 2020. Il regista aveva, in realtà, ideato il progetto già nel 1999, per poi sospenderlo per vent’anni temendo di ferire i genitori stessi. È stato solo nel 2019 che, insieme al frequente collaboratore e sceneggiatore Tony Kushner, ha ripreso il progetto, completandolo nel 2020.

Senza dubbio sorprendente il cast. L’attore che interpreta Sammy, il giovanissimo Gabriel LaBelle, ha saputo infatti interpretare al meglio il dolore e le delusioni del giovane protagonista alle prese con il mondo del cinema. Allo stesso modo Michelle Williams, la quale interpreta la madre di Sammy, aveva secondo il regista lo stesso sguardo della madre ed era dunque la scelta ovvia per il ruolo.

In quanto alla fotografia, strabiliante la tecnica usata, che dà un tocco antichizzato all’immagine, ma allo stesso tempo la arricchisce con colori particolarmente accesi.

Nonostante le sette nomination agli Oscar di quest’anno, il film non ha, ahimè, portato a casa alcuna statuetta e non ha nemmeno riscosso il solito successo dei film di Spielberg. In occasione dei Golden Globes invece, la pellicola ha vinto nelle categorie di miglior film drammatico e miglior regista.

Dunque, nonostante non sia uno dei migliori film del regista, The Fabelmans riesce comunque a trasmettere al pubblico la passione per il cinema, che, a parere di chi scrive, rappresenta ancora la miglior forma d’arte.

Virginia Porcelli