Shibumi Dojo, riprese le attività nella palestra di Via dei Romani a Latina

Lotta e Grappling, Aikido, Brasilian Jujitsu, Judo, Kick Boxing, Yoga, Pilates, Ginnastica Posturale, Iaido, Qi Gong, Ginnastica Dolce, Stretching, Tai Chi Chuan, Mindfulness: sono riprese a pieno ritmo le attività dello Shibumi Dojo, la palestra di Via dei Romani 7 (zona Largo Ilaria Alpi) a Latina. Uno spazio sospeso immerso nella vita cittadina che offre a tutti, grandi e piccoli, e con qualsiasi preparazione (sia principianti sia di livello avanzato) la possibilità di allenarsi e praticare arti marziali e altri sport con insegnanti super qualificati.

Lo Shibumi Dojo è molto più di una semplice palestra; è un luogo dove l’arte marziale e il benessere si fondono in un’unica esperienza in un ambiente accogliente e inclusivo, aperto a persone di tutte le età e livelli di preparazione, dai principianti ai più esperti.

Ciò che rende unico lo Shibumi Dojo è la squadra di insegnanti altamente qualificati e appassionati, pronti a guidare tutti gli atleti in un percorso di crescita personale attraverso l’apprendimento e la pratica delle arti marziali e delle discipline di benessere. Ogni istruttore è dedicato a fornire istruzioni di alta qualità e a creare un ambiente sicuro in cui potete sviluppare abilità fisiche, mentali e spirituali.

Oltre ai consueti allenamenti chi pratica questa palestra trova lezioni di maestri di alto grado ospiti del Dojo, stage, incontri periodici interdisciplinari.

Gli agonisti e i praticanti esperti aggiungono sessioni di pratica libera in preparazione delle gare o degli esami di passaggio di grado.

Lo Shibumi Dojo è lieto di accogliere nuovi e vecchi membri, e incoraggia chiunque sia interessato a unirsi alla comunità a farlo senza esitazioni.

Per conoscere il programma completo di corsi, orari e prezzi, visitare il sito web all’indirizzo https://www.shibumi-dojo.com/ o a contattare direttamente al numero 339 42 21 007 per ulteriori informazioni.

Lo Shibumi Dojo è un luogo dove la passione per le arti marziali e il benessere si uniscono per creare un’esperienza unica e gratificante.




I VINCITORI DEL CONCORSO “l’OLIO DELLE COLLINE A SERMONETA”

La competizione si è svolta nell’ambito della secolare Fiera di San Michele

Così come l’anno passato, nell’ambito della Secolare Fiera di San Michele di Sermoneta, che si è svolta dal 28 settembre al 1 ottobre nell’Area mercato di Monticchio, si è tenuto il Concorso comunale “L’Olio delle Colline a Sermoneta”, organizzato dall’Amministrazione comunale in collaborazione con il Capol (Centro assaggiatori produzioni olivicole di Latina).

I vincitori

Questi i vincitori: al primo posto si è piazzato l’Agriturismo La Valle dell’Usignolo, al secondo la Società agricola Palmerini 1931 e al terzo l’Abbazia di Valvisciolo. Mentre le “Menzioni di merito” sono state assegnate alla Tenuta Paola Boffi, a Sergio Gobbi, a Diversamente Agricola di Carmela Parisi, a Loretta Proia, a Franco Santucci e a Impresa agricola Diamante Verde di Antonio Tombolillo. Il concorso era rivolto ai produttori e agli olivicoltori del territorio di Sermoneta. Gli oli in gara sono stati giudicati da un panel di assaggiatori dello stesso Capol, guidato da Luigi Centauri, capo panel.

Alla premiazione dei vincitori, avvenuta sabato scorso, erano presenti Nicola Minniti, Bruno Bianconi e Antonio Di Lenola rispettivamente vicesindaco, assessore all’Agricoltura e presidente del Consiglio comunale di Sermoneta, Alberto Bono, agronomo, e lo stesso Luigi Centauri, presidente del Capol. Alla fine della stessa premiazione sono state consegnati gli attesti ai trentadue olivicoltori di Sermoneta partecipanti al corso di gestione dell’oliveto.

“Il successo di questo concorso hanno affermato il sindaco di Sermoneta Giuseppina Giovannoli e l’assessore Bianconi – dimostra la grande varietà di eccellenze presenti sul nostro territorio. Come Amministrazione comunale continueremo a promuovere e sostenere queste iniziative che mettono in risalto le produzioni locali, esaltandone il valore e la tipicità . Congratulazioni a tutti i partecipanti, siete una risorsa preziosa per Sermoneta”.

Durante i quattro giorni della Fiera, lo stesso Capol ha organizzato l’evento “Assaggiatore per un giorno”, la degustazione degli oli in gara abbinati alla zuppa di fagioli e l’assaggio professione delle olive Gaeta Dop e Itrana bianca. Circa l’evento “Assaggiatore per un giorno”, sono stati protagonisti i consumatori, che guidati dagli esperti del Capol, hanno cercato di imparare a riconoscere un olio di qualità. Anche riguardo alle olive, gli esperti hanno fornito il modo per riconoscerne la qualità, oltre a illustrarne le caratteristiche. Da ricordare che la Fiera, come sempre, è stato organizzata dall’Amministrazione comunale di Sermoneta con il contributo dell’Arsial (Azienda regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio). Sono stati quattro giorni intensi tra mostra mercato, enogastronomia, prodotti tipici, ristorazione, convegni, presentazioni di libri, spettacoli equestri e concerti.




Assassinio a Venezia, il nuovo adattamento di Agatha Christie

Lo scorso 14 settembre è uscito nelle sale Assassinio a Venezia, il terzo dei film tratto dai romanzi gialli di Agatha Christie con protagonista il detective Poirot, dopo Assassinio sull’Orient Express e Assassinio sul Nilo.

In questo capitolo Hercule Poirot, ormai ritiratosi a Venezia, viene convinto da una vecchia conoscenza a partecipare ad una seduta spiritica durante una festa di Halloween. Sarà solo dopo il misterioso assassinio di uno degli ospiti, che il detective deciderà di rimettersi al lavoro per scoprire il colpevole.

 

Il film è sorprendentemente diretto e interpretato dall’attore premio oscar Kenneth Branagh, che si mette ancora una volta nei panni del protagonista, dando il volto al famoso personaggio letterario. Tra i tanti membri del cast ritroviamo anche attori come Michelle Yeoh, migliore attrice protagonista agli Oscar 2023 per il film pluripremiato Everything Everywhere All at Once, Jamie Dornan, famoso invece per il ruolo di Christian Gray in Cinquanta sfumature e Riccardo Scamarcio, celebre attore italiano. Essendo Scamarcio l’unico attore italiano, egli ha prestato la sua stessa voce per il personaggio interpretato, voce che tuttavia, a parere di chi scrive, stonava con il doppiaggio italiano degli altri attori, sentendosi chiaramente la differenza.

Nonostante questa piccola imperfezione, le location del film, girato nella meravigliosa Venezia, valgono sicuramente il biglietto. Riconosciamo tra i luoghi rinomati l’incantevole Piazza San Marco, il Ponte dei Sospiri, Palazzo Ducale e molti altri. Per gli interni invece, le riprese sono state spostate presso i Pinewood Studios di Londra, dove è stato ricostruito da zero un palazzo antico veneziano, quello in cui avvengono gli omicidi, dotato persino di un proprio ormeggio per le gondole.

Dunque, benché non all’altezza dei capitoli precedenti, di sicuro più articolati e coinvolgenti, Assassinio a Venezia trasporta gli spettatori in un’atmosfera di mistero, avvolgendoli tra ansie e timori e scaturendo la loro profonda curiosità.

Virginia Porcelli




Oppenheimer, il biopic campione d’incassi

Oppenheimer è sicuramente un film da non perdere quest’anno, nonché uno di quelli più di successo. La pellicola ha infatti di recente guadagnato il titolo di biopic più visto al mondo, superando gli incassi di Bohemian Rapsody.

Diretto da Christopher Nolan, un regista il cui nome è già di per sé una garanzia, ci racconta la vita del famoso fisico Robert Oppenheimer, l’inventore della bomba atomica.

Il cast assicurava il successo del film ancor prima che uscisse, alzando le aspettative del pubblico. A dare il volto al protagonista è proprio Cillian Murphy, famoso per il suo ruolo di Thomas Shelby in Peaky Blinders. L’attore ha dimostrato ancora una volta di essere uno dei migliori nel suo campo al giorno d’oggi, dando un’ eccellente interpretazione. Egli ha infatti dichiarato al quotidiano inglese “The guardian” in una precedente intervista di essersi preparato facendo molte letture e di essere affascinato dal personaggio contraddittorio di Oppenheimer, pur non avendo la capacità intellettuale per comprendere i meccanismi di ciò che il fisico ha creato.

Sicuramente non da meno sono stati gli altri membri del cast, tra cui troviamo i nomi di Matt Damon, Florence Pugh, Emily Blunt e Robert Downey Jr., tutti attori fenomenali che insieme rendono il film ancora più memorabile.

Altrettanto sorprendente è la fotografia. Il direttore di essa, Hoyte Van Hoytema, il quale aveva già collaborato con Nolan in passato, ha utilizzato anche per questo film, come per Interstellar, Dunkirk e Tenet, la tecnologia IMAX. Egli ha infatti limitato al massimo gli effetti speciali digitali, creando un’immagine che potesse dare l’idea di filmare una vera esplosione.

Ultimo ma non per importanza è senza dubbio il suono, uno degli aspetti più affascinanti dell’intero film. Il premio Oscar Ludwig Göransson, dopo un’ iniziale riluttanza, ha realizzato una colonna sonora di due ore e mezzo eseguita dalla Hollywood Studio Orchestra e poi registrata in studio, che, con suoni commoventi, fa da sfondo al film.

Insomma, Oppenheimer è un film oggettivamente perfetto sotto ogni punto di vista, studiato nei minimi dettagli. Tuttavia, nonostante ciò, può risultare per molti, a parere di chi scrive, a tratti pesante e impegnativo, data la lunga durata e la complessità degli argomenti trattati.

Nonostante ciò consiglio caldamente, a chi non lo avesse ancora fatto, di andare al cinema e vivere l’esperienza in iSense, per godersi al massimo i fenomenali effetti speciali, a cui la tv non renderebbe di certo giustizia.

Virginia Porcelli




Latina Jazz Club Luciano Marinelli: al via la 24esima stagione

Il Latina Jazz Club Luciano Marinelli ha messo a punto la sua 24esima stagione: dal 30 settembre 2023 al 4 maggio 2024 si avvicenderanno, in dieci appuntamenti, artisti di livello nazionale e internazionale, tra cui Nicky Nicolai con il progetto dedicato a Mina “Mille bolle blu” e la cantante americana Joy Garrison.

Già fissate le prime 5 serate, che si terranno tutte di sabato alle 21 al Circolo Cittadino:

30 settembre – Nicky Nicolai 4TET – MILLE BOLLE BLU

14 ottobre – Alessio Magliari “Op Trio”

4 novembre – Fasano, Biseo, tatti, Ascolese “My dear Nicola”

25 novembre – Javier Girotto & “Aires tango”

16 dicembre – Joy Garrison Quartet “Waiting for Christmas”

Si inizia sabato 30 settembre alle 21, al Circolo Cittadino di Latina, con il Nicky Nicolai 4TET – MILLE BOLLE BLU.

Con Nicky Nicolai, voce, Andrea Rea al pianoforte, Dario Rosciglione al contrabbasso e Amedeo Ariano alla batteria.

ABBONAMENTI PER LA 24ESIMA STAGIONE DEL LATINA JAZZ CLUB

 Abbonamento ai primi 5 concerti

– 65 euro intero

– 50 euro i ridotti (per i soci Latina Jazz Club, under 25, studenti del Conservatorio e del Liceo Musicale)

 Abbonamento per l’intera stagione (10 concerti)

– 120 euro intero

– 90 euro ridotto (per i soci Latina Jazz Club, under 25, studenti del Conservatorio e del Liceo Musicale)

Per info e prenotazioni:

. / 338.7961980

info.ltjazzclublucianomarinelli@gmail.com

Sarà possibile inoltre l’acquisto dei biglietti presso il botteghino del Circolo Cittadino che sarà aperto la sera dello spettacolo, dalle 19.00 in poi.




Oliva itrana da tavola, il Panel per l’assaggio

Gli interventi

L’esperienza

La battaglia di Hacksaw Ridge, come la fede può salvarti la vita 

Ancora una volta la sigla “I più amati” sotto un titolo Netflix non delude lo spettatore. Se un film sulla piattaforma presenta quel bollino infatti, al 90% sarà uno dei migliori che avrete mai visto e così è anche per “La battaglia di Hacksaw Ridge”.

Diretto da Mel Gibson nel 2016, il film è una commovente storia vera. Durante la Seconda guerra mondiale il giovane Desmond Doss, educato in una famiglia molto religiosa, decide di arruolarsi nell’esercito come medico militare, ma non intende impugnare armi. Nonostante all’inizio venga guardato con sospetto dagli altri commilitoni e scambiato per un folle, Doss dimostrerà poi il suo grande valore.

Durante un’intervista Gibson ha dichiarato che molte delle scene di guerra all’interno del film sono state ispirate ai racconti di suo padre, Hutton Gibson. Egli era infatti un veterano della seconda guerra mondiale ed era solito raccontare al figlio gli orrori della guerra, fonte per il regista di numerosi incubi durante la sua infanzia.

Ad interpretare il protagonista è stato il celebre Andrew Garfield, che, dopo mesi di ricerche per impersonare il più accuratamente possibile il sodato, è stato ringraziato personalmente dal figlio di Doss. Per il ruolo Garfield ha inoltre ottenuto la sua prima nomination agli Oscar come migliore attore.

 

Fra le tre altre nomination, tuttavia, il film si è portato a casa solo due statuette, per il miglior montaggio a John Gilbert e il miglior sonoro e ha incassato globalmente circa 175 milioni di dollari.

Pur non essendo una grande fan dei film di guerra, troppo cruenti per i miei gusti, “La battaglia di Hacksaw Ridge” non è solo un film sulla guerra, è un film sull’amore. Nella crudeltà realistica di alcune scene si scorge il coraggio e l’empatia di un uomo che ha rischiato la propria vita per salvare quella di altri, accompagnato dalla forte fede in Dio che non insegna ad uccidere, ma ad amare il prossimo.

 




Le Origini dei Musei Capitolini: Tesori dell’Antica Roma alla Luce del Moderno

 

I Musei Capitolini, situati nella storica Piazza del Campidoglio a Roma, rappresentano uno dei tesori culturali più significativi del mondo.

Questa istituzione, fondata nel 1471, ha una storia ricca e affascinante che rispecchia l’eredità culturale millenaria della città eterna.
In questo articolo, esploreremo le radici dei Musei Capitolini, la loro storia travagliata e le opere d’arte straordinarie che conservano.

Le Origini dei Musei Capitolini

 

 

La storia dei Musei Capitolini inizia con un atto di generosità.
Nel 1471, Papa Sisto IV donò al popolo romano una collezione di bronzi antichi, tra cui il celebre bronzo di Marco Aurelio, oggi uno dei capolavori della collezione.

Questo gesto rappresentò un passo cruciale nella creazione di ciò che oggi conosciamo come i Musei Capitolini.

Il nome “Capitolino” deriva dalla posizione dei musei sulla collina del Campidoglio, il cuore del potere politico e religioso dell’antica Roma.

Il Campidoglio fu ristrutturato dal grande artista rinascimentale Michelangelo Buonarroti, che progettò la famosa Piazza del Campidoglio, dominata dalla statua equestre di Marco Aurelio.
Questa piazza divenne la sede perfetta per ospitare la collezione di antichità romane.

La Storia Travagliata dei Musei Capitolini

Durante i secoli successivi, i Musei Capitolini subirono varie trasformazioni e ampliamenti.
Nel 1734, Papa Clemente XII aprì al pubblico la collezione dei Musei Capitolini, rendendola uno dei primi musei pubblici del mondo.

Questo segnò un importante passo avanti nella democratizzazione dell’arte e della cultura, consentendo a chiunque di ammirare le opere d’arte senza restrizioni di classe sociale o status.

Nel corso del XIX e del XX secolo, i Musei Capitolini continuarono a crescere, grazie alle donazioni, agli acquisti e agli scavi archeologici nella regione.

Oggi, i musei sono divisi in vari edifici che circondano la piazza, tra cui il Palazzo dei Conservatori e il Palazzo Nuovo, che ospitano una vasta gamma di opere d’arte, dai ritratti romani alle sculture e ai mosaici.

Opere Iconiche

I Musei Capitolini custodiscono una vasta collezione di opere d’arte che coprono più di mille anni di storia romana. Tra le opere più celebri, spicca il già citato bronzo di Marco Aurelio, una straordinaria rappresentazione dell’imperatore in sella al suo cavallo, che cattura la maestosità del periodo.

Altre opere di rilievo includono la Lupa Capitolina, una statua in bronzo raffigurante la lupa che allatta Romolo e Remo, i mitici fondatori di Roma; il ritratto di Lucio Vero, un esempio straordinario dell’arte ritrattistica romana; e il Galata morente, una scultura che cattura l’espressione di un guerriero gallico ferito.

I Musei Capitolini offrono anche una visione affascinante della vita quotidiana romana attraverso una vasta raccolta di oggetti, tra cui mosaici, gioielli, monete e ceramiche.

Conclusioni

I Musei Capitolini rappresentano un punto culminante della storia dell’arte e della cultura romana. La loro nascita, nel 1471, è stata il risultato di un gesto generoso da parte di Papa Sisto IV, che ha donato una collezione di bronzi antichi al popolo di Roma.
Nel corso dei secoli, i musei sono cresciuti e si sono trasformati, diventando una delle collezioni più prestigiose e accessibili al mondo.

Oggi, i Musei Capitolini continuano a essere un punto di riferimento per gli amanti dell’arte e della storia, offrendo un’immersione straordinaria nella grandezza dell’antica Roma.

La loro posizione privilegiata sulla collina del Campidoglio li rende un luogo imperdibile per chiunque voglia comprendere l’eredità culturale di questa straordinaria città.




Vincent van Gogh: Un’Anima Inquieta nell’Arte

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Vincent van Gogh è uno dei pittori più celebri e influenti del XIX secolo, noto per la sua vita tormentata e le opere d’arte iconiche che ha creato.

Nato il 30 marzo 1853 a Groot-Zundert, nei Paesi Bassi, Vincent ha vissuto una vita segnata da sfide personali e artistiche, ma è riuscito a lasciare un’impronta indelebile nel mondo dell’arte.
Questo articolo esplorerà la vita e le opere di uno dei maestri dell’arte postimpressionista.

La Gioventù e il Cammino verso l’Arte

Vincent van Gogh proveniva da una famiglia di artisti dilettanti, ma la sua carriera artistica non è iniziata fino a quando aveva 27 anni.

Prima di abbracciare la pittura, ha lavorato come predicatore, riflettendo la sua continua ricerca di un senso nella vita.
Nel 1880, decide di dedicarsi completamente all’arte, trasferendosi ad Anversa, in Belgio, per studiare presso l’Accademia reale delle belle arti.

Le prime opere di van Gogh riflettevano spesso la sua profonda empatia per i contadini e i lavoratori rurali.
Durante questo periodo, realizzò capolavori come “Mangiatori di Patate” e “Le Scarpe”, opere che rivelano il suo impegno a rappresentare la vita quotidiana in modo autentico e crudo.

La Vita di Vincent van Gogh

La vita di Vincent van Gogh è stata segnata da una serie di sfide personali e problemi di salute mentale.
Soffriva di depressione e fu ricoverato in un ospedale psichiatrico.
Nonostante questi ostacoli, il suo talento artistico continuò a fiorire, e fu in questo periodo che dipinse alcune delle sue opere più celebri, come “Notte stellata” e “La Camera da Letto ad Arles”.

Queste opere sono caratterizzate da pennellate audaci e colori vibranti, che rivelano la sua visione unica del mondo.

Vincent van Gogh ha anche avuto una complessa relazione con suo fratello Theo, che lo sostenne finanziariamente e moralmente per gran parte della sua vita.

La loro corrispondenza epistolare rivela l’affetto profondo che li legava e l’importanza della relazione di Vincent con la sua famiglia.

Il Periodo ad Arles e l’Orecchio Tagliato

Uno dei momenti più noti nella vita di van Gogh è il periodo trascorso ad Arles, nel sud della Francia, dove si trasferì alla ricerca della luce e dei colori del sud.

Durante questo periodo, Vincent dipinse alcuni dei suoi capolavori più iconici, tra cui “Il Girasole” e “Terrazza del Café la Nuit”.
Tuttavia, fu anche un periodo di crescente instabilità mentale.

Nel 1888, Vincent van Gogh, dopo una lite con il suo amico Paul Gauguin, tagliò parte del suo orecchio sinistro. Questo evento tragico simboleggia la sua lotta interiore e il suo tormento.

La morte misteriosa

Vincent van Gogh morì il 29 luglio 1890 a Auvers-sur-Oise, in Francia, all’età di soli 37 anni, a causa delle complicazioni di una ferita da arma da fuoco autoinflitta.

Nonostante la sua morte precoce, il suo impatto sull’arte moderna è immenso.
Le sue opere sono caratterizzate da una straordinaria espressione emotiva, pennellate audaci e colori vibranti che anticipano lo sviluppo dell’arte moderna.

Artisti successivi, come i fauvisti e gli espressionisti, furono influenzati dalle sue tecniche pittoriche e dal suo spirito ribelle.

In conclusione, Vincent van Gogh è una figura leggendaria dell’arte, la cui vita tumultuosa è stata permeata di passione e tormento.

Le sue opere, con la loro forza espressiva e la loro bellezza unica, continuano a ispirare e affascinare il mondo dell’arte.
La sua storia ci ricorda il potere dell’arte di trasmettere emozioni profonde e di resistere alle avversità, una testimonianza della straordinaria forza dell’anima umana.




Pietro da Cortona: Maestro del Barocco Italiano

 

Nel cuore del Barocco italiano, un nome risplende tra gli artisti di questo movimento artistico: Pietro da Cortona.
Nato Pietro Berrettini a Cortona, in Toscana, nel 1596, da Cortona ha lasciato un’impronta indelebile nell’arte europea del XVII secolo.

Conosciuto per le sue opere magnifiche e grandiose, Pietro da Cortona è celebrato come uno dei principali maestri del Barocco italiano, e la sua influenza si estende ben oltre i confini del suo tempo.

Pietro da Cortona crebbe in un ambiente artistico e si formò sotto l’ala protettiva di alcuni dei più grandi maestri dell’epoca.

Il suo apprendistato presso il pittore fiorentino Andrea Commodi e lo scultore Baccio Ciarpi lo introdusse alla tradizione artistica rinascimentale, ma fu a Roma, dove si trasferì nel 1612, che la sua carriera prese una svolta significativa.

L’Influenza del Classicismo

In un’epoca in cui l’arte barocca era dominata da opere ad effetto, Cortona integrò il classicismo rinascimentale nella sua produzione, creando opere che combinavano magnificenza scenografica e grazia classica.

Il suo capolavoro, la Galleria degli Uffizi a Firenze, rappresenta una perfetta fusione di questi due stili.

Le pareti dipinte della galleria presentano scene mitologiche e allegoriche incorniciate da elementi architettonici illusionistici. Cortona utilizzò la tecnica del trompe-l’oeil per creare illusioni di profondità e tridimensionalità, trasformando il soffitto in un cielo aperto e dando vita alle storie raffigurate.

L’Eredità Artistica

L’influenza di Pietro da Cortona si diffuse in tutta Europa, influenzando artistisuccessivi come Gian Lorenzo Bernini e i pittori barocchi francesi.

La sua capacità di creare opere grandiose e affascinanti rese la sua arte molto ricercata anche al di fuori dell’Italia. I suoi dipinti e affreschi continuano a essere oggetto di ammirazione e studio per gli amanti dell’arte di tutto il mondo.

Pietro da Cortona è stato uno dei grandi maestri del Barocco italiano, la cui eredità artistica persiste ancora oggi.

La sua abilità nel combinare il classicismo con la grandiosità barocca lo ha reso un pioniere nel campo dell’arte illusionistica e scenografica.

Le sue opere rimangono esempi straordinari di come l’arte possa unire bellezza, teatralità e profondità emotiva.
Pietro da Cortona è senza dubbio una figura di spicco nella storia dell’arte italiana e mondiale, e il suo lascito continuerà a ispirare le generazioni future di artisti e amanti dell’arte.

 




Un’introduzione alla Vita e alle Opere dei Maestri Della Robbia: Luca e Andrea

 

L’universo dell’arte rinascimentale è arricchito da una miriade di talenti straordinari, e tra questi spiccano i nomi di Luca della Robbia e suo nipote Andrea della Robbia.

Questi maestri della ceramica e della scultura hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte, con le loro opere distintive e innovative che riflettono l’estro creativo dell’epoca.

In questo articolo, esploreremo la vita e le realizzazioni di Luca e Andrea della Robbia, esaminando come le loro opere abbiano contribuito a definire il panorama artistico del Rinascimento italiano.

La Vita e l’Eredità di Luca della Robbia

Luca della Robbia, nato a Firenze nel 1399, fu uno dei pionieri nell’uso della terracotta smaltata nella scultura.

Apprendista nella bottega di un orafo, Luca sviluppò rapidamente un interesse per l’arte della ceramica e cominciò a sperimentare con smalti colorati per arricchire le sue opere. La sua abilità nel creare sculture in terracotta levigate e vivaci gli valse presto riconoscimenti e commissioni importanti.

La tecnica distintiva di Luca consisteva nell’applicare smalti colorati alle sue sculture prima di cuocerle, creando così opere che mantenevano la loro vivacità cromatica nel tempo.

Una delle sue realizzazioni più celebri è la serie di pannelli in terracotta che rappresentano la “Cantoria” per la Cattedrale di Firenze.
Questi pannelli esemplificano la sua maestria nell’integrare figure umane in pose dinamiche all’interno di uno spazio architettonico complesso.

L’Evoluta Tecnica di Andrea della Robbia

Il talento di Luca fu tramandato a suo nipote Andrea della Robbia, che proseguì e perfezionò le tecniche di famiglia.

Andrea, nato nel 1435, lavorò a stretto contatto con suo nonno nella bottega di famiglia.
Dopo la morte di Luca, Andrea prese in mano le redini dell’attività, apportando nuovi elementi stilistici alle opere della famiglia.

Andrea innovò la tecnica di smaltatura, raggiungendo una raffinatezza tale da renderla quasi simile all’effetto marmoreo.

Le sue opere si caratterizzano per una maggiore profondità di espressione e una dettagliata cura nella modellazione delle figure.

Uno dei suoi capolavori più celebrati è il “Cantoria” per la Basilica di San Domenico a Firenze, che mostra un notevole avanzamento nello stile e nell’uso del colore rispetto alle opere di suo nonno.

 

L’Influenza

Le opere dei Della Robbia hanno avuto un impatto duraturo sull’arte rinascimentale e oltre.

La loro capacità di fondere la scultura con l’architettura e di sfruttare la terracotta smaltata per esprimere emozioni e dettagli sorprendenti ha ispirato numerosi artisti successivi.

L’uso audace del colore e la dedizione alla perfezione tecnica hanno segnato uno standard per l’arte scultorea che è perdurato nei secoli.

Luca e Andrea della Robbia rimangono figure di spicco nel panorama artistico del Rinascimento italiano.

La loro collaborazione intergenerazionale ha prodotto opere che testimoniano la bellezza, la maestria tecnica e l’innovazione artistica del loro tempo.

La terracotta smaltata, divenuta la loro firma, continua a incantare gli osservatori di tutto il mondo, dimostrando che il loro lascito artistico è vivo ancora oggi.

 




Sebastião Salgado: Un Viaggio l’Anima Umana

 

Nel vasto panorama della fotografia d’arte, pochi nomi risplendono con la stessa intensità di Sebastião Salgado.

Un maestro nell’arte di catturare l’anima umana attraverso l’obiettivo, Salgado ha plasmato un percorso unico nel mondo delle immagini, riuscendo a trasmettere emozioni profonde e universali attraverso i suoi scatti.

La sua vita e le sue fotografie sono intrise di un’impressionante profondità emotiva e sociale che hanno lasciato un’impronta indelebile sulla storia della fotografia.

Il Viaggio di una Vita

Nato nel 1944 a Aimorés, in Brasile, Sebastião Salgado ha intrapreso un viaggio straordinario che lo ha portato attraverso luoghi remoti e culture diverse in tutto il mondo.

Dopo aver studiato economia, Salgado ha iniziato la sua carriera professionale nel settore finanziario.

Tuttavia, la sua passione per l’umanità e il desiderio di documentare le esperienze umane autentiche lo hanno spinto a intraprendere un percorso completamente diverso: la fotografia.

L’Impegno Sociale Attraverso l’Obiettivo

Le fotografie di Salgado non sono semplici immagini, ma finestre aperte sulla condizione umana in tutte le sue sfumature.

Ha speso anni a documentare le vite delle persone emarginate e dei lavoratori migranti, portando alla luce le loro storie spesso dimenticate.

Attraverso il suo impegno sociale, Salgado ha creato una connessione tra l’osservatore e i soggetti dei suoi scatti, suscitando empatia e comprensione per realtà lontane.

Genesis: La Rinascita della Natura

Uno dei progetti più iconici di Salgado è “Genesis”, in cui ha catturato la bellezza selvaggia e incontaminata della natura.

Dopo aver trascorso anni a documentare la devastazione umana in luoghi colpiti dalla guerra e dalla povertà, Salgado si è rivolto alla maestosità della Terra, cercando di rivelare la sua purezza originaria.

Le fotografie di “Genesis” invitano gli spettatori a riflettere sulla relazione tra l’umanità e il pianeta, ricordandoci l’importanza di preservare le meraviglie naturali che ci circondano.

L’Estetica in Bianco e Nero

Una delle caratteristiche distintive delle fotografie di Salgado è l’uso magistrale del bianco e nero.

Questa scelta estetica non solo conferisce alle sue immagini un senso di atemporalità, ma accentua anche l’emozione e l’intensità dei soggetti ritratti.

L’assenza di colori distraenti permette allo spettatore di concentrarsi sulle espressioni e sulle storie dei soggetti, creando un legame emotivo più profondo.

Sebastião Salgado ha raggiunto l’apice della fotografia d’arte grazie alla sua abilità di catturare l’anima umana attraverso l’obiettivo.

Le sue fotografie non sono semplici immagini, ma narrazioni visive che rivelano l’essenza della vita, della sofferenza e della bellezza.
La sua eredità va oltre le immagini stesse, influenzando una generazione di fotografi e spettatori sensibili alle questioni sociali.

In conclusione, le fotografie di Sebastião Salgado ci ricordano che la fotografia è molto più di un semplice mezzo per catturare immagini.

È un potente strumento per narrare storie, suscitare emozioni e stimolare il cambiamento sociale. La sua vita e il suo lavoro ci invitano a guardare oltre la superficie, a esplorare le sfumature dell’umanità e a riconoscere la bellezza in ogni angolo del mondo.