Poesia, danza e musica dall’11 al 14 aprile, a Roma, presso il Teatrosophia

Lo spettacolo del poeta Antonio Veneziani e della danzatrice-attrice Maria Concetta Borgese e dell’attore-regista Guido Lomoro, andrà in scena, dall’11 al 14 aprile, a Roma, presso il Teatrosophia

Prodotto dal Gruppo E-Motion e dal Teatrosophia, si terrà, dall’11 al 14 aprile, a Roma , presso lo stesso teatro, lo spettacolo “Piedi Nudi e Parole Crude” del poeta Antonio Veneziani, setino di adozione. Spettacolo che vede insieme poesia, danza e musica. Il punto di partenza sono le stesse poesie scritte dallo stesso Veneziani e riunite in una raccolta dedicata a Maria Concetta Borgese, attrice e danzatrice dello stesso spettacolo, interpretato anche da Guido Lomoro.

La raccolta è stata pubblicata dalla casa editrice Medart in un edizione di pregio, a tiratura limitata, firmata dagli autori. Sulla scena, in pratica, le “parole crude” di un poeta e i “piedi nudi” di una ballerina che insieme raccontano una storia vera. Il loro è un dialogo nell’empatia e nella simbiosi. Il poeta che “non accetta lezioni di vita”, “inaccessibile anche al vento più insistente”, ma che sa di meritare “un po’ di tenerezza”. In un vortice di parole poetiche e movimento, uniti in un’unica armonia che va a fondersi con la musica, si snoda il tutto. Vanno così a toccarsi le corde più profonde ed estreme di due anime, bisognose l’una dell’altra, complici nell’esplorare tutte le sfumature del pensiero e dell’esistenza, nell’affondare se stesse in tutti i colori, dai più tetri ai più sorridenti, del percorso umano. Anime complici fino allo spasimo perché intrise di reciproca fiducia. La consapevolezza di sé, dei propri limiti ma anche delle proprie possibilità. L’accettazione dell’altro guardando a sé stessi con severa magnanimità. L’esplorazione di spiragli di vita. La costruzione di un futuro fragile ma ricco di sé stessi. Il tentativo di camminare insieme per sempre. Ma anche di saper percorrere in solitudine il proprio cammino. Sempre con la certezza che l’alito dell’altro saprà scaldare i propri passi. Una storia vera che, proprio perché così profondamente mescolata al sangue e alla carne di ognuno, non poteva che essere raccontata con le parole della poesia. E con quelle del corpo.

Adattato e diretto dagli stessi Maria Concetta Borgese (ha curato anche le coreografie in collaborazione con Gea Lucetti) e Guido Lomoro, lo spettacolo si terrà giovedì e venerdì alle 21 e sabato e domenica alle 18. Le musiche originali saranno seguire dal vivo di Theo Allegretti. Infine, disegno luci di Gloria Mancuso, ufficio stampa di Andrea Cavazzini e foto di scena di Lorena Vetro. Il social media management è IVETRIBLU. Alla fine dello spettacolo, il consueto aperitivo offerto dal teatro.




GLI EVENTI DELL’ACAP (Associazione dei Capi Panel Riconosciuti) AL SOL DI VINITALY

Così come l’anno passato, l’Acap (Associazione dei Capi Panel Riconosciuti) parteciperà, con una serie di iniziative, al “Sol – International Olive Oil Trade Show”, uno degli altri grandi eventi di Vinitaly, il Salone internazionale dei vini e dei distillati di Verona in programma dal 14 al 17 aprile. Da ricordare che questa associazione ha la sede a Latina, nei locali del Capol (Centro assaggiatori produzioni olivicole di Latina), presso il Consorzio industriale del Lazio. All’interno di “Evo Oil Tasting”, domenica 14, alle 16, terrà l’incontro sugli oli e le olive della varietà itrana, con relative degustazioni, a cura di Luigi Centauri, Capo Panel e Presidente del Capol; lo stesso Centauri poi e Giulio Scatolini, presidente dell’Acap e Capo Panel, mercoledì 17, alle 13, parleranno e faranno assaggiare gli oli italiani e stranieri di qualità. Invece nello spazio “Evoo Bar” ha organizzato: domenica 14, dalle 12.30 alle 13.15, la “Degustazione guidata di oli ‘Selezione Acap’ per i produttori e assaggiatori sloveni” curata dal Capo Panel Milena Bučar Miklavcic e Giulio Scatolini; lunedì 15, dalle ore 11.45 alle 12.30, l’incontro sulla “Qualità degli oli sardi” e la degustazione degli stessi oli con il Capo Panel Piergiorgio Sedda; sempre lunedì 15, dalla 14.45 alle 15.30, l’incontro su “La qualità degli oli siciliani” e degustazione degli stessi oli con i Capi Panel Giuseppe Cicero e Francesco Lo Grasso: martedì 16, dalle 11.45 alle 12.30, l’incontro su “La qualità degli oli Igp toscano” e la degustazione degli stessi oli a cura dei Capi Panel Alissa Mattei e Giampiero Cresti; infine, mercoledì 17, dalle 11.45 alle 12.30, l’incontro su “La qualità degli oli italiani e stranieri” e la degustazione degli stessi oli con i Capi Panel Giulio Scatolini e Luigi Centauri. Nata due anni fa, l’Acap è la prima associazione italiana di Capi Panel di analisi sensoriali per gli oli vergini di oliva. I soci fondatori di questa associazione sono tutti Capi Panel di un Comitato di assaggio degli oli riconosciuto e autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mi.P.A.A.F.). In particolare, punta a tutelare gli interessi e la qualificazione professionale degli stessi Capi Panel. E lo fa intervenendo “in forma propositiva e consultiva presso gli Enti pubblici e privati e presso qualsiasi soggetto interessato per l’applicazione, la modifica, il coordinamento, l’emanazione di normative in materia di oli vergini di oliva” e intervenendo “in difesa degli interessi e dei diritti della categoria presso qualsiasi organo o sede”. Da ricordare che un altro grande evento di Vinitaly è “Enolitech”, l’appuntamento internazionale con la tecnologia innovativa applicata anche alla filiera dell’olio.




Irish Wish – Solo un desiderio, realtà o immaginazione?

Le commedie romantiche sono ormai, senza dubbio, tra le più amate dal pubblico ed è per questo che ne vediamo uscire sempre più, che sia sul grande schermo o sulle maggiori piattaforme.

Ora al primo posto su Netflix c’è proprio Irish Wish – Solo un desiderio, uscito solo pochi giorni fa, ma già di grande successo tra gli abbonati. Maddie Kelly, editrice innamorata del suo autore Paul Kennedy, si ritroverà a dover fare da damigella al matrimonio di questo con la sua migliore amica in Irlanda, ma pochi giorni prima esprime un desiderio che stravolgerà tutto.

Nei panni di Maddie troviamo un volto piuttosto familiare, quello di Lindsay Lohan, attrice che iniziò la sua carriera già da bambina e che continua a farci divertire sullo schermo. Sempre sorridente ci coinvolge nelle bizzarre vicende raccontate in una trama per molti aspetti familiare a molte donne: fantasticare su un uomo che poi si rivela l’opposto di ciò che si era immaginato.

Ciò però che rende il film ancora più magico sono di sicuro i paesaggi tipici irlandesi, con location mozzafiato che ci fanno vivere in una vera e propria favola e sognare di prenotare il primo volo per poterli ammirare dal vivo. Il film, infatti, è stato girato più precisamente tra Wicklow, sulla costa orientale, Dublino, le scogliere di Moher e il Lough Tay, l’incantevole lago in cui Maddie esprime il suo desiderio. Qui inoltre furono girati altri due grandi successi, quali Braveheart di Mel Gibson e la serie Vikings.

Irish Wish dunque, che può sembrare, e un po’ in effetti lo è, il solito cliché romantico, ci insegna che spesso la nostra testa crea un’idea di qualcosa, a cui ci aggrappiamo, ma che la maggior parte delle volte non corrisponde alla realtà. L’amore infatti non è qualcosa che si pianifica, ma al contrario qualcosa che accade quando meno lo si aspetta, senza forzature, solo in base al caso.

Ognuno di noi dovrebbe quindi prendere quest’insegnamento alla lettera, quelli che, lasciandosi affascinare dai sogni, perdono di vista la realtà delle cose, come anche i semplici amanti delle commedie romantiche che hanno voglia di vivere una favola per una notte.

Virginia Porcelli




TREDICI GUSTOSI RACCONTI DI ROBERTO CAMPAGNA

 

Pubblicato dalle Edizioni del Roveto, “Il sapore dei ricordi’ è l’ultimo libro dello scrittore pontino

 

Tredici racconti, il cui protagonista è sempre lo stesso: Flavio. Ecco perché “Il sapore dei ricordi” di Roberto Campagna (Edizioni del Roveto) potrebbe essere considerato anche un romanzo e gli stessi racconti i suoi capitoli. Ma non lo è. Per farlo diventare tale, Campagna avrebbe dovuto cambiare la tecnica narrativa. Certo, non avrebbe avuto problemi, ma ha scelto un’altra strada per raccontare alcuni aspetti della vita di Flavio. E lo ha fatto per dare maggiore forza alle storie narrate. A differenza del romanzo che ha una trama orizzontale, quella del racconto è verticale, va diritta alla mettendo , senza altre divagazioni letterarie. Da precisare però che la trama di questi tredici racconti, come un per l’appunto romanzo, è di tipo orizzontale perché contengono sconfinamenti, personaggi secondari, sottotrame e fatti estranei alla stessa storia principale, che l’autore comunque è capace di intrecciare con una certa abilità. Ogni racconto gira intorno a un piatto o a un prodotto tipico, il cui sapore è impresso nella memoria di Flavio. Da qui il titolo dello stesso libro. La letteratura popolare e in particolar modo il racconto orale, in questo libro, si coniugano insieme in uno squisito pamphlet di ricordi pseudo autobiografici. Campagna, giornalista e sociologo, è un vero scrittore “popolare”, se con popolare si intende il lascito che la memoria imprime nella tradizione del saper narrare, con ironia e arguzia, episodi cruciali, in grado di sintetizzare una comunità e le sue tradizioni, i suoi sapori tipici e trasformarli in emozioni viventi, immortali. I luoghi dei racconti di Campagna sono alcuni paesi dell’Agro Pontino, alcune zone della provincia di Roma e delle Marche, che tracciano l’anima e cristallizzano gli stessi ricordi, tra favola e cruda realtà, come ne “La strada” di Federico Fellini. Perché “Il sapore dei ricordi” è un libro pseudo autobiografico? Perché Flavio, il protagonista, è il riflesso nostalgico dello stesso autore: è infatti negli occhi di Flavio che Campagna ripercorre luoghi, fatti e sapori passati, forse scomparsi o in via di sparizione, ma indelebili nel suo palato. I ricordi sono fatti di odori e gusti sopiti nel tempo e Campagna, con la sua verve narrativa frizzante e ironica – l’autore ha la capacità di scrivere una lingua corrente, colloquiale, senza risultare volgare – impasta le sue storie, usando lo stesso timbro scanzonato di un Balzac e lo fa trasportando il lettore nel suo mondo di nostalgiche disillusioni politiche, di scorribande canagliesche, di scherzi e alambicchi giovanili, di ripicche e fughe e amorazzi scollacciati. Scrive nel racconto “La ricomparsa della gassosa”: “Senza pensarci su Carmine mette giù il tre. Ma Flavio aveva proprio l’asso. Lo tira sbattendo il pugno sul tavolo e la gassosa che sorseggiava finisce su un braccio e sulle gambe di Gina. Belle gambe che Gina metteva in mostra indossando sempre e solo minigonne. Aveva quindici anni. Piccolina, con i capelli lunghi e neri e una quarta di seno. Più di una volta Flavio ci aveva fatto un pensierino sopra. Ma era la ragazza di un suo amico! (…) E con il lembo della maglietta che indossava, le asciugò il braccio e le gambe. Restò fulminato da quel contatto, come se avesse toccato un filo scoperto dell’alta tensione. Fu così che il suo pensierino si trasformò in chiodo fisso. Ma Gina era una ragazza a modo. Sfrontata solo nell’abbigliamento, ma timida, di sani principi, innamorata persa di Carmine. Ci mise quasi un anno Flavio per farla capitolare”. Leggendo dunque “Il sapore dei ricordi” non si può non pensare a una tenerezza antica – ma come fa la tenerezza a non essere anche gioia rabbiosa per un tempo ormai perduto? – e soprattutto a una operazione di recupero sociale e culturale, a un “amarcord” che vuole farsi scatola magica, scrigno di ricordi, perché il vero miracolo dell’uomo è sapere di appartenere ad un luogo e di portarselo sempre dentro.

 




Shibumi Karate, dodici medaglie regionali per i ragazzi dei maestri Frighi e Rosa

Ottimi risultati a Riano per la squadra del Dojo di Via dei Romani a Latina

Ancora risultati lusinghieri per lo Shibumi Karate dei maestri Luisa Frighi e Ivan Rosa. La squadra ha partecipato al Campionato Regionale Fesik Lazio Abruzzo Rag/Cad/Jun/Sen/Veterani, gara di kumite individuale e a squadre maschile e femminile presso il Palazzetto dello Sport di Riano domenica 10 marzo scorso.
Il kumite è una delle tre componenti fondamentali del Karate e consiste in un combattimento, utilizzando le tecniche della disciplina con un avversario.
“Siamo molto orgogliosi della maturità dimostrata dai ragazzi – commentano Frighi e Rosa -, sia dal lato tecnico che da quello umano. Li abbiamo visti cresciuti rispetto allo scorso anno, sicuri di sé e capaci di gestire la situazione in maniera lucida e tattica. I risultati non sono mancati”.
Dodici le medaglie riportate a casa dalla squadra del dojo di Via dei Romani.

“Quest’ottima prestazione – concludono i maestri – ci darà la carica per il prossimo appuntamento, il campionato nazionale previsto per il 5-6-7 Aprile a Montecatini Terme”.

IL MEDAGLIERE DELLO SHIBUMI KARATE

 

Medaglia d’oro per Claudia Gravina, Andrea Denaro e Helena Scigliano
Medaglia d’argento per Chiara De Gasperis ed Elena Teresa Trifan
Medaglia di bronzo per Lorenzo Riccioli, Gioele Testana, Ludovica Bove, Jacopo Iannace, Andrea Calabrese, Filippo De Gasperis e Gabriele Scigliano.




Al Circolo Cittadino di Latina sabato 16 marzo ore 21.00 Antonio Faraò Trio

Antonio Faraò – pianoforte

Carlo Bavetta – contrabbasso

Pasquale Fiore – batteria

In scena per la prima volta al Latina Jazz Club Luciano Marinelli, uno dei pianisti italiani più apprezzati al mondo, ammirato dallo stesso Herbie Hancock: appuntamento questo sabato 16 marzo al Circolo cittadino con Antonio Faraò Trio. Con Antonio Faraò al pianoforte, Carlo Bavetta al contrabbasso e Pasquale Fiore alla batteria.

Autentica punta di diamante del panorama jazz internazionale, ha suonato con i più prestigiosi artisti – Joe Lovano, Didier Lockwood, Miroslav Vitous, Jack Dejohnette, Chris Potter, Benny Golson, Ivan Lins – Antonio Faraò è da mettere senza dubbio fra i musicisti europei che hanno raggiunto uno standard espressivo al livello degli americani. Il suo stile è inconfondibile: una brillantezza tecnica con una impetuosa carica emotiva, una notevole vena compositiva e un travolgente senso ritmico.

Nel 1998 riceve il più prestigioso dei riconoscimenti: il primo premio al “Concorso Internazionale Piano Jazz Martial Solal”, indetto dalla Città di Parigi. Un evento che ha lanciato Faraò ancora più intensamente nei circuiti europei della musica contemporanea, e lo ha portato a incidere, dopo alcuni dischi prodotti in Italia, vari album da leader per l’importante etichetta tedesca Enja Records come “Black Inside” nel 1998 con Jeff “Tain” Watts e Ira Coleman o “Thorn”, nel 2001, in cui Faraò è accompagnato da Jack DeJohnette, Chris Potter e Drew Gress.

Antonio Faraò è stato invitato diverse volte da Herbie Hancock per partecipare all’International Jazz Day evento mondiale del jazz organizzato dall’Unesco e dalle Nazioni Unite assieme a Brandford Marsalis, Kurt Elling, Wayne Shorter, Marcus Miller, Al Jarreau…e  molti altri. Nel suo ultimo album Eklektik (Warner Music) invita diversi artisti di fama mondiale come Snoop Dogg, Marcus Miller, Bireli Lagrène e altri.

Non mi capita spesso di essere sorpreso da registrazioni di musicisti, come lo sono stato quando per la prima volta ascoltai uno degli ultimi CD di Antonio Faraò. Ciò che mi ha colpito è stata la sensazione che ho sentito dentro di me. C’è talmente tanto calore, convinzione e grinta nel suo modo di suonare.  Mi ha immediatamente attratto la sua concezione armonica, la gioia dei suoi ritmi e il suo senso di swing, la grazia e il candore delle sue linee melodiche improvvisate. Antonio non è solo un ottimo pianista, è un grande” Herbie Hancock.

Nel 2023 è coinvolto nel progetto “McCoy Tyner Legends” un quintetto tutto statunitense dove lui, unico musicista europeo, condivide il palco con jazzisti di levatura mondiale come Chico Freeman al sax tenore, Steve Turre al trombone, Avery Sharpe al contrabbasso e Ronnie Burrage alla batteria. Con questa formazione, rende omaggio a uno tra i più grandi pianisti jazz di sempre scomparso nel 2020: McCoy Tyner.

Infoline e prenotazione via whatsapp 3501959933- 3387961980 

Apertura biglietteria 19.30 – Aperitivo dalle 20.00 – 

Intero € 20 

Ridotto € 15,00 (riduzioni per i soci Latina Jazz Club, under 25, studenti del Conservatorio e del Liceo Musicale)

Main sponsor Latina Jazz club:

BSP Pharmaceuticals, azienda leader nel settore farmaceutico.

Findus, del cui marchio è titolare la società CSI

 

PROSSIMI APPUNTAMENTI DI LATINA IN JAZZ

  • Sabato 6 aprile – Simona Bencini & L.M.G. 4tet.
  • Sabato 4 maggio – Alessandro Lanzoni & Seamus Blake 4tet. 

 

Sabato 6 aprile Simona Bencini & L.M.G. 4tet.

Simona Bencini non si può definire una cantante jazz tout court, ma una cantante duttile che ha fatto della contaminazione e della trasversalità la sua cifra stilistica: dal soul-funk dei Dirotta su Cuba alla canzone d’autore di Pacifico ed Elisa, dal jazz di Stefano Bollani e Lmg 4tet allo swing della PMJO (Parco della Musica Jazz Orchestra). Accompagnata da Lmg 4tet, quartetto pugliese col quale aveva registrato il suo primo disco jazz “Spreading love” (GrooveMaster 2011, Egea). Swing, ballad e bossa sono le sonorità che Simona Bencini attraversa nel suo personale approdo a un jazz vintage e raffinato, sorretto dalle sofisticate interpretazioni di genere del Last Minute Gig Quartet.

Sabato 4 maggio Alessandro Lanzoni & Seamus Blake 4tet.  

Un’occasione speciale in cui incontrare sullo stesso palco 2 straordinari musicisti, generazionalmente distanti ma al contempo musicalmente vicini sia per le indubbie qualità strumentali di entrambi, che per affinità stilistica. Entrambi con all’attivo troppe collaborazioni e riconoscimenti prestigiosi per essere riassunti in poche righe. Il rapporto umano e professionale tra Blake e Lanzoni è nato in periodo di pandemia da alcune esibizioni in streaming che sono bastate per creare subito un’intesa che li ha portati a suonare dal vivo sia in duo che in quartetto. Alessandro si è imposto sulla scena italiana fin da giovanissimo, quando vinse il premio Urbani nel 2006, a quattordici anni. In seguito, ha suonato accanto ai massimi musicisti italiani, e, attualmente, guida un trio con il bassista Thomas Morgan e il batterista Eric McPherson. Lanzoni è considerato ormai uno dei pianisti di maggiore interesse nel panorama europeo. Seamus Blake ha collaborato nella sua carriera con John Scofield, la Mingus Big Band, Kevin Hays, Victor Lewis. Ha inciso molti album da leader e sideman, mettendo a punto un linguaggio da una parte basato sul bebop, dall’altra aperto a soluzioni melodiche e armoniche diverse.




La cerimonia degli Oscar, Oppenheimer trionfa

Finalmente il momento tanto atteso è arrivato: ieri sera si è tenuta la celebre cerimonia degli Oscar di quest’anno, che ha visto trionfare il film Oppenheimer con ben sette statuette vinte su tredici nominations.

La 96esima edizione, tenutasi al Dolby Theatre e tramessa in Italia a partire dalle 23.30 di ieri, ha visto come presentatore il noto comico Jimmy Kimmel e, come ogni anno, ha premiato 23 categorie.

Per quanto riguarda l’Oscar per il miglior film, è stato proprio Oppenheimer a vincere, come molti già sospettavano, a cui si accompagnano il premio per il miglior regista a Chistopher Nolan, per il miglior attore non protagonista a Robert Downey Jr., quello per il miglior montaggio, la miglior colonna sonora e la miglior fotografia e infine per il miglior attore protagonista al talentuoso Cillian Murphy, che ha portato a casa la statuetta alla sua prima nomination dedicando il premio a coloro che portano la pace nel mondo.

Dunque, a questo punto, ciò che è certo è che questo film non ha deluso e rimarrà sempre nella storia del cinema, come anche in quella degli Oscar!

Altra pellicola che ha conquistato la scena è senza dubbio Povere creature, con un Oscar per la migliore attrice protagonista a Emma Stone, dopo la sua ultima statuetta per La La Land, uno per il miglior trucco e acconciature, uno per la miglior scenografia e un altro ancora per i costumi migliori.

In quanto al miglior film internazionale, le speranze italiane si sono invece dissolte a causa della mancata vittoria di Io capitano. Ad aggiudicarsi il premio per questa categoria è stato infatti il film La zona di interesse.

In seguito, il ruolo di miglior attrice non protagonista va a Da’Vine Joy Randolph per The Holdovers – Lezioni di vita, la quale ha ringraziato il pubblico per averla vista.

Al contrario, a guadagnare il premio come miglior cortometraggio d’animazione è War is over!, mentre quello per il miglior film d’animazione è Il ragazzo e l’airone.

La miglior sceneggiatura originale è vinta poi da Anatomia di una caduta, per cui sul palco l’affiatata coppia di registi ha raccontato di aver scritto il film a casa nel periodo del lockdown. Miglior sceneggiatura non originale invece, per American Fiction, premio ritirato da Cord Jefferson, che afferma il fatto che nessuno gli abbia mai dato fiducia, essendo il film stato girato in pochissimo tempo.

Come ultime categorie trionfa Godzilla Minus One nei migliori effetti speciali, The Last Repair Shop  nel miglior cortometraggio documentario, La migliore storia di Henry Sugar nel miglior cortometraggio e 20 days in Mariupol nel miglior documentario, il quale racconta i primi giorni dell’invasione russa in Ucraina e la distruzione della città di Mariupol di due anni fa.

In quanto infine al sonoro si aggiudica il premio di miglior canzone originale What was I made for? – Barbie, di Billie Eilish e il fratello Finneas O’Connell e quello di miglior sonoro La zona di interesse.

Di conseguenza, anche quest’anno la notte magica, piena di gioie, ansie e speranze si è conclusa nel migliore dei modi. Ogni film presentato è unico nel suo genere, ricco di significato e frutto di un duro lavoro, meritevolmente premiato.

Non vediamo quindi l’ora di vivere un altro anno ricco di contenuti da guardare e riguardare, per poi dare un nostro giudizio alle prossime premiazioni; perché, in fondo, cosa c’è di più bello del cinema?

Virginia Porcelli




Damsel, il film perfetto per la festa della donna

È proprio il giorno della festa della donna, l’8 marzo, che esce su Netflix il nuovo film “Damsel”, diretto da Juan Carlos Fresnadillo e con protagonista Millie Bobby Brown.

Elodie accetta di sposare un bel principe per volere di suo padre, matrimonio che tuttavia si trasformerà poi in una vera e propria lotta per la sopravvivenza quando la giovane verrà offerta in sacrificio ad un feroce drago.

Ebbene sì, per il ruolo da protagonista il regista ha scelto Millie Bobby Brown, mostratasi decisamente all’altezza. L’attrice prodigio, di soli vent’anni, ci aveva già mostrato il suo enorme talento con l’interpretazione di Undici nella celebre serie Stranger Things, ma in Damsel si è sicuramente superata. La Brown porta infatti sullo schermo non una semplice damigella che attende di essere salvata, ma una donna forte, determinata e, più di tutto, coraggiosa; una donna che non si arrende di fronte alle difficoltà ma che al contrario lotta per salvare sé e le persone che ama. Ci fa inoltre immedesimare completamente in Elodie, facendoci vivere le sue emozioni come se le stessimo provando noi stessi e si pone come modello da seguire.

Fresnadillo ci regala dunque un avvincente film d’azione con spettacolari effetti speciali, tenendo lo spettatore incollato allo schermo in costante tensione.

Questo film affronta per giunta tematiche significative, quali l’emancipazione femminile, l’amore familiare e la solidarietà tra donne, che legate tra loro fanno da spunto di riflessione e conferiscono alla pellicola una notevole carica sentimentale.

Insomma, Damsel si dimostra senza dubbio all’altezza delle aspettative, se non addirittura superiore, motivo per cui ogni donna dovrebbe vederlo, per farsi forza nei momenti difficili e capire il proprio valore, in quanto ogni giorno è l’otto marzo, ogni giorno una donna conta.

Virginia Porcelli




Spaceman, merita davvero tutto questo successo?

Spaceman, il nuovo sci-fi romantico diretto da Johan Renck e uscito lo scorso primo marzo, è ora il secondo film più visto su Netflix, ma merita davvero tutto questo successo?

Presentato al Festival del Cinema di Berlino, ci racconta una storia che ha come protagonista l’astronauta Jakub Procházka, il quale, dopo sei mesi di missione nello spazio, affronta la crisi del suo matrimonio grazie a una misteriosa creatura a bordo della navicella.

Il ruolo principale, sebbene inaspettatamente, è ricoperto dall’amato attore americano Adam Sandler, che ci sorprende con un’interpretazione particolarmente drammatica nonostante la sua nota fama da comico. È quasi insolito, infatti, vederlo recitare senza scoppiare in un mare di risate ad ogni battuta, ma, a prova della sua bravura, notiamo quanto egli sappia adattarsi ad ogni tipo di ruolo, dal più al meno serio.

In aggiunta, anche se da un film di questo genere ci si aspetterebbe grandi effetti speciali, il regista sceglie invece di ambientarlo maggiormente in spazi emotivi, concentrandosi sulla mente e sulla sensibilità del protagonista. Jakub infatti, considerato “l’uomo più solo al mondo” si ritrova a porsi delle domande profonde sulla sua vita e in particolare sulla relazione con la moglie, aiutato da un ragno gigante che di certo metterebbe a dura prova chiunque soffra di aracnofobia, come la sottoscritta. Seguiamo quindi la solitudine del protagonista e proviamo empatia per questo, osservando le sue giornate all’insegna della noia e della stremante ripetitività. Benché però la realtà che il film descrive sia particolarmente attuale e immedesimabile e dunque l’idea sia brillante, non si può dire altrettanto sulla sua riuscita.

A parere di chi scrive, infatti, il film risulta assai noioso e difficile da seguire, ma soprattutto a tratti nauseante, ciò a causa delle varie scene con il ragno Hanuš che potrebbero urtare particolarmente lo spettatore o addirittura disgustarlo.

Per quanto quindi possa forse adescare i fan della fantascienza o, più verosimilmente, quelli di Adam Sandler, stento ancora a comprendere il tanto successo avuto negli ultimi giorni, essendo personalmente uno dei film che meno ho apprezzato quest’anno.

Virginia Porcelli




IN TUTTE LE LIBRERIE  “REBUS BANKSY”  DI ANDREA DEL MONTE

Pubblicato da Ensemble, è un libro “ascoltabile” (contiene 10 canzoni) dedicato al writer inglese     

Eccolo,  l’obiettivo di “Rebus Banksy”, il nuovo disco-libro di Andrea Del Monte: andare al di là del nome e approfondire, attraverso alcune delle massime forme d’arte, tutti i significati che le opere dello stesso writer inglese possono offrire: emozioni, sentimenti, riflessioni e note.  Dunque al giovane cantautore di Latina non interessa l’identità di Banksy. A tale proposito, dichiara: “Per me l’identità del writer può restare un rebus; a  me appassiona la sua arte, o meglio,  il messaggio delle sue opere”. E al messaggio di dieci sue  opere si sono ispirati altrettanti poeti per scrivere le poesie che poi lo stesso Del Monte ha musicato e cantato con la collaborazione di John Jackson (storico chitarrista di Bob Dylan), Fernando Saunders (produttore e bassista di Lou Reed), Gino Canini (trombettista di Jovanotti, che ha contribuito musicalmente al film La grande bellezza di Paolo Sorrentino) e di Ezio Bonicelli (violinista e chitarrista di Giovanni Lindo Ferretti e dei CCCP). Le canzoni/poesie si possono ascoltare dal Qr code di Spotify posto nella bandella della quarta di copertina dello stesso libro, pubblicato da Ensemble. Questi i poeti: Vivian Lamarque, Antonio Veneziani, Renzo Paris, Elisabetta Bucciarelli, Geraldina Colotti, Susanna Schimperna, Giorgio Ghiotti, Gino Scartaghiande e Fernando Acitelli. Una poesia l’ha scritta lo stesso cantautore pontino. In pratica, in questo nuovo disco-libro Del Monte incrocia musica, poesia e narrativa. Nelle canzoni la sua voce profonda si mescola con un genere musicale elettronico ma di matrice folk, dove strumenti musicali acustici e non acustici si fondono con l’ausilio dell’elettronica e dove addirittura nella canzone di chiusura “Un filo che sfugge alla vita”, come in un divertissement, Del Monte si cimenta nell’utilizzo dell’autotune per il suo ritornello. Il disco in particolare scivola tra momenti più energici come nella canzone ‘Goal planetario’ con tanto di tromba suonata da Gino Canini, fino ad arrivare alla “Filastrocca in disarmo”, brano tristemente attuale scritta dalla poetessa vincitrice del “Premio Strega poesia” Vivian Lamarque, in cui il violino di Bonicelli rende il tutto struggente.

Il libro

Circa il libro, oltre alle stesse poesie,  contiene anche dieci racconti scritti da Antonio Pennacchi (Premio Strega 2010), Antonio Rezza e Flavia Mastrella (entrambi “Leone d’oro” alla carriera), Angelo Mastrandrea, Alessandro Moscè, Marcello Loprencipe, Diego Zandel, Helena Velena e Ugo Magnanti. Anche loro sono scrittori famosi e, come gli stessi poeti, si sono ispirati ai messaggi delle dieci opere. Ma se le poesie sono state, per certi versi, “uniformate” dalla musica e dalla voce di Del Monte, i racconti invece sono solo “uniti” dalla stessa fonte d’ispirazione: la street art di Banksy. Il disco-libro comprende inoltre quattro interviste ad altrettanti esponenti del mondo artistico in tutte le sue declinazioni: Vittorio Sgarbi, Vauro Senesi, Sabina De Gregori e Giuseppe Pollicelli. Da ricordare infine che le dieci opere di Banksy  sono state rivisitate e reinterpretate da Jacopo Colabattista.

L’autore

Andrea Del Monte è chitarrista, cantautore e compositore. Ha partecipato allo storico festival “Il Cantagiro” nel 2007, vincendo il premio della critica. Si è più volte esibito a “Casa Sanremo” e al “Sanremo Off” e in alcune tappe di Radio Italia. Al suo primo EP collaborano John Jackson e il musicista ed etnomusicologo Ambrogio Sparagna. Ha pubblicato il libro “Brigantesse, storie d’amore e di fucile”. il cui disco allegato si apre con l’intervento di Sabrina Ferilli. Per Ensemble ha pubblicato il libro disco “Puzzle Pasolini”  con il quale ha ricevuto in Campidoglio i Premi “Microfono d’oro”, “Antenna d’oro per la TIVVU” e il “Sette Colli” e, a Lanuvio, il premio speciale del “CROFFI Castelli Romani Film Festival”.




Dune 2, il nuovo kolossal che vince al botteghino

Dune: Parte due, celebre sequel della saga fantascientifica diretto da Denis Villeneuve e tratto dai  romanzi di Frank Herbert, è da appena una settimana nelle sale italiane e si trova già tra i titoli più visti dell’anno, arrivando a sfiorare finora i 3,7 milioni di euro nella nostra nazione e i 178 milioni in tutto il mondo. Non era certo una sfida semplice quella di tenere testa ad un film vincitore di sei oscar, tuttavia, in base all’opinione di molti spettatori, il sequel avrebbe addirittura superato la prima parte, con gli incassi maggiori a prova di ciò.

Nel ruolo di protagonista ritroviamo il giovane Timothée Chalamet, perfetto per interpretare Paul Atreides e dar voce alla sua ambizione come anche alla sua fragilità e attore ormai sempre più conosciuto dal pubblico dopo il suo recente successo nel film Wonka, uscito nelle sale due mesi fa. Oltre a Chalamet ritroviamo anche la talentuosa Zendaya, che in questo capitolo ha di sicuro un ruolo meno limitato rispetto al primo. I volti nuovi di quest’anno sono invece altri attori di fama internazionale quali Florence Pugh e Austin Butler, quest’ultimo specialmente elogiato dalla critica per la sua interpretazione pazzesca.

La parola che meglio descrive Dune: Parte due è sicuramente spettacolarità, essendo Villeneuve stato in grado di adattare allo schermo una storia di per sé estremamente complessa che richiede un’attenzione particolare da parte degli spettatori. Il film è infatti pensato in grande dal regista e dalla sua squadra tecnica, talmente maestoso da mozzare il fiato e da rivoluzionare il genere fantascientifico.

Ancora una volta inoltre, come già per il primo capitolo, è il compositore tedesco Hans Zimmer ad aver realizzato, da grande fan dei romanzi, la colonna sonora che facesse da sfondo alla storia d’amore tra Paul e Chani, che egli stesso ha affrontato come una continuazione di quella del primo film. Zimmer è infatti in grado, con ogni sua creazione, di creare un’atmosfera quasi onirica, in grado di lasciare il pubblico come ipnotizzato.

In merito a un terzo capitolo invece Villeneuve ha confermato il suo sviluppo, dichiarando solo che decreterà la conclusione del suo lavoro e che sarà “il miglior film di sempre”.

Non ci resta dunque che aspettare!

Virginia Porcelli




L’ombra del giorno, l’amore ai tempi del fascismo

L’ombra del giorno, da poco su Netflix, è il famoso film del 2022 diretto da Giuseppe Piccioni che racconta una storia d’amore ai tempi del regime fascista. Luciano, simpatizzante del fascismo, è infatti proprietario di un ristorante di Ascoli Piceno e si ritrova un giorno ad assumere Anna, bisognosa di un lavoro stabile, che sconvolgerà la quotidianità dell’uomo e riporterà alla luce i suoi sentimenti più puri.

A fare da protagonisti a queste tristi vicende sono Riccardo Scamarcio e Benedetta Porcaroli, entrambi nomi ben noti dell’ambito del cinema italiano. I due infatti, non solo hanno una storia all’interno del film, ma anche fuori, essendosi innamorati proprio sul set. La relazione tra i due inoltre, nonostante una differenza di età di diciannove anni, sembra procedere da anni a gonfie vele, rivelatasi talmente forte da far chiudere le precedenti storie di entrambi. Scamarcio in effetti, dopo il lungo rapporto con la Golino, ha lasciato la manager Angharad Wood, come anche la Porcaroli con Michele Alhaiquee, regista conosciuto sul set di Baby.

Tuttavia, sorvolando le vite private degli attori, Piccioni decide di ambientare la storia d’amore tra Luciano e Anna in un periodo particolare della storia italiana, ossia quello dell’emanazione delle leggi razziali e della dichiarazione di guerra, periodo di tensione in cui ormai sembrava esser certo un eventuale nuovo conflitto e periodo in cui gli ebrei vivevano nascosti nella paura di essere deportati nei campi di sterminio.

Il film descrive quest’atmosfera di pericolo, seppur ambientato quasi interamente all’interno del ristorante, attraverso il sentimento dei due protagonisti, due anime sole che si trovano a riscoprire emozioni che credevano ormai perse.

Nonostante possa risultare a tratti lento per qualcuno, L’ombra del giorno è dunque una visione piacevole che ci riporta indietro nel tempo facendoci vivere un momento di terrore accompagnato però da dimostrazioni di bontà, altruismo e coraggio, che ci mostrano come anche in situazioni cosi tragiche l’amore rimane l’unico appiglio a cui aggrapparsi e, in fondo, l’unica cosa che ci salva.

Virginia Porcelli