Eric, il nostro mostro interiore

Il 30 maggio 2024 esce su Netflix Eric, la nuova miniserie creata da Abi Morgan e con protagonista Benedict Cumberbatch, diventando uno tra i contenuti più visti in Italia.

La serie porta sullo schermo l’incubo di tutti i genitori: perdere il proprio bambino. In questi sei episodi ci viene infatti mostrato il dolore e la disperazione di Vincent e Cassie, coppia in crisi, alla scomparsa del figlio di nove anni Edgar. Vincent in particolare, famoso burattinaio di New York, si spingerà oltre i propri limiti per recuperare il bambino, trasformando i suoi disegni in un mostruoso pupazzo di nome Eric.

Per interpretare il ruolo del padre di Edgar, protagonista della storia, è stato appositamente scelto l’attore premio Oscar Benedict Cumberbatch, che ci lascia sbalorditi ancora una volta. La naturalezza ed espressività dell’attore è infatti impressionante e destabilizza lo spettatore, che non sa se provare per lui compassione o se invece dargli contro. Cumberbatch è poi affiancato da Gaby Hoffmann, la quale anch’essa impersona una madre sull’orlo dello sfinimento.

Tutti di noi, guardando la serie, ci saremo chiesti se si trattasse di una storia vera e la risposta fortunatamente è no. Tuttavia sembra che la storia di Eric, ambientata nella New York degli anni ’80, sia ispirata alla sparizione di Etan Patz, bambino di sei anni scomparso nel ’79 mentre andava a scuola e mai più ritrovato. La vicenda sconvolse particolarmente la città e fece sì che sempre meno genitori lasciassero i figli incustoditi nella Grande Mela.

“Questa è una storia su persone che trovano la propria casa”, dichiara Cumberbatch in un’intervista riferendosi al tema principale della nuova miniserie. Che si tratti di un bambino o di un senza tetto, Eric è incentrata sul trovare il proprio posto e dunque, oltre a presentarci una realtà in cui non si può lasciare il proprio figlio camminare da solo per appena due isolati, ci viene anche mostrato quanto la povertà spinga le persone a far di tutto pur di garantirsi una posizione più agiata.

Insomma, questa nuova serie dal genere thriller ci tiene letteralmente incollati allo schermo fin dal primo episodio, rendendoci impossibile staccarci senza avere mille pensieri per la testa. Ci tiene sulle spine nel corso dell’indagine e allo stesso tempo ci fa commuovere per il tema significativo dei legami familiari.

È dunque un contenuto da non perdere se si è amanti del mistero e soprattutto se anche noi ogni giorno combattiamo con il nostro mostro interiore.

Virginia Porcelli




The Outfit, nulla è come sembra

The Outfit, thriller del 2022 diretto da Graham Moore, è sbarcato solo nel mese maggio su Netflix, riscuotendo un particolare successo.

Il film, ambientato nella Chicago degli anni ’50, ci mostra le mosse astute del sarto Leonard per sopravvivere ad un gruppo di mafiosi in una fredda notte in bottega.

Senza dubbio gli attori protagonisti invogliano il pubblico alla visione. All’interno del cast vi sono infatti Mark Rylance, Zoey Deutch e Dylan O’Brien. Rylance ci strega con la sua interpretazione esemplare, mantenendo sempre un’aria inquietante a causa della sua estrema calma. In quanto agli altri due giovani attori, anch’essi non si smentiscono di certo.

Moore, tra l’altro, che aveva già vinto l’Oscar del 2015 per la sceneggiatura di The Imitation Game, ha affermato che la vicenda rappresentata è ispirata ad una storia vera, più precisamente alla storia di suo nonno, un medico che aveva tra i suoi tanti pazienti il noto mafioso Jerry Catena. Il film nasce allora dal fascino del regista nei confronti di questo singolare rapporto, che lo aveva incuriosito fin da piccolo. Inoltre Moore, aiutato da Johnathan McClain nella stesura della sceneggiatura, è partito proprio da un’indagine reale del 1956 durante la quale l’FBI installò una cimice in una sartoria ed ha proseguito nel creare il personaggio di Leonard visitando diversi negozi a Savile Row per capire più a fondo azioni e pensieri di sarti professionisti.

Dunque non c’è molto altro da dire se non che The Outfit è sicuramente da recuperare se si amano i Gangster Movies. Il film ci tiene con il fiato sospeso per tutto il tempo attraverso un ritmo incalzante e inaspettati colpi di scena, mostrandoci quanto in realtà nulla sia come sembra.

Virginia Porcelli




Maxton Hall, il nuovo Teen Drama targato Prime Video

Maxton Hall, la nuova serie tedesca targata Prime video e tratta dal romanzo Save me di Mona Kasten, è uscita lo scorso 9 maggio su Netflix e ha già riscontrato un enorme successo tra gli adolescenti.
La serie, diretta da Tarek Roehlinger e Martin Schreier, ha come protagonista Ruby Bell, brillante studentessa borsista della Maxton Hall che si impegna duramente per entrare ad Oxford, la sua università dei sogni, finché un ragazzo di buona famiglia non scombina i suoi piani.

I due attori protagonisti, interpretati da Harriet Herbig-Matten e Damian Hardung, sono sicuramente volti nuovi per il pubblico, tuttavia sorprendenti. I due infatti hanno una chimica tale da far impazzire i giovani, sempre più attratti dalla classica trama “enemies to lovers” ormai presente in numerosi film e serie televisive.

Uno degli aspetti più avvincenti è sicuramente quello delle location, che si dividono tra Germania ed Inghilterra. Senza dubbio ciò che ci lascia più senza fiato è proprio la scuola privata Maxton Hall, che corrisponde nella realtà al Castello di Marienburg in Sassonia, oltre alle molte scene girate nelle città di Berlino, Londra e ovviamente Oxford.

Gli episodi sono solo sei, ma ricchi di avvenimenti che faranno divorare la serie agli spettatori. Nonostante anche in questo caso, come in quasi tutte le trame romantiche, si ricada nel già visto, Maxton Hall ci mostra attraverso due diverse famiglie quanto non sempre la ricchezza equivalga alla felicità, ma al contrario quanto l’amore sia ciò che conta davvero. Tra un episodio e l’altro trapela inoltre la gravità dei pregiudizi, non si dovrebbe infatti mai giudicare nessuno di cui non si conosce la vera storia, in quanto non si può mai sapere cosa quella persona, oltre le apparenze, sta affrontando.

Per la gioia dei fans, infine, a soli pochi giorni dall’uscita, la serie è già stata rinnovata per una seconda stagione ed essendo il romanzo da cui è tratta una trilogia, si spera anche in una futura terza.

Rivedremo quindi presto Ruby e James insieme, si spera con nuovi colpi di scena e, soprattutto, ad Oxford!

Virginia Porcelli




BASSIANO, ANDREA DEL MONTE PRESENTA “REBUS BANKSY”

Organizzato dalla Compagnia dei Lepini nell’ambito de Maggio dei Libri, l’incontro si terrà  sabato prossimo alle 18 nella Biblioteca comunale     

Si terrà a Bassiano, nella Biblioteca comunale, sabato prossimo alle 18, la presentazione di “Rebus Banksy”, il libro-disco di Andrea Del Monte, giovane cantautore di Latina. L’incontro è organizzato dalla Compagnia dei Lepini nell’ambito  della rassegna “Il Maggio dei Libri”.

Oltre all’autore, interverranno Giovambattista Onori, sindaco di Bassiano,  Paolo Calandrini, delegato alla cultura del comune dii Bassiano, il poeta e saggista Antonio Veneziani e il poeta e scrittore Ugo Magnati. Brani del libro saranno letti dall’attrice Giselda Palombi.

Il libro

Il libro è composto da dieci poesie/canzoni, dieci racconti e quattro interviste. Da ricordare che Banksy è il writer inglese, la cui identità è sconosciuta. Ebbene, per scrivere le poesie i poeti si sono ispirati al messaggio di alcune sue opere. Poesie che il giovane cantautore  ha poi musicato   e cantato con la collaborazione di John Jackson (storico chitarrista di Bob Dylan), Fernando Saunders (produttore e bassista di Lou Reed), Gino Canini (trombettista di Jovanotti, che ha contribuito musicalmente al film “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino) e di Ezio Bonicelli (violinista e chitarrista di Giovanni Lindo Ferretti e dei CCCP). Le canzoni/poesie si possono ascoltare dal Qr code di Spotify posto nella bandella della quarta di copertina dello stesso libro, pubblicato da Ensemble. Questi i poeti: Vivian Lamarque, Antonio Veneziani, Renzo Paris, Elisabetta Bucciarelli, Geraldina Colotti, Susanna Schimperna, Giorgio Ghiotti, Gino Scartaghiande e Fernando Acitelli. Una poesia l’ha scritta lo stesso Delo Monte. In pratica, in questo disco-libro il cantautore pontino incrocia musica, poesia e narrativa.

Il disco

Nelle canzoni la sua voce profonda si mescola con un genere musicale elettronico ma di matrice folk, dove strumenti musicali acustici e non acustici si fondono con l’ausilio dell’elettronica e dove addirittura nella canzone di chiusura “Un filo che sfugge alla vita”, come in un divertissement, Del Monte si cimenta nell’utilizzo dell’autotune per il suo ritornello. Il disco in particolare scivola tra momenti più energici come nella canzone ‘Goal planetario’ con tanto di tromba suonata da Gino Canini, fino ad arrivare alla “Filastrocca in disarmo”, brano tristemente attuale scritta dalla poetessa vincitrice del “Premio Strega poesia” Vivian Lamarque, in cui il violino di Bonicelli rende il tutto struggente. Durante la presentazione del libro-disco, Del Monte eseguirà alcune canzoni. Anche gli scrittori si soni ispirati al messaggio delle opere di Banksy per scrivere i loro racconti.  Eccoli: Antonio Pennacchi (Premio Strega 2010), Antonio Rezza e Flavia Mastrella (entrambi “Leone d’oro” alla carriera), Angelo Mastrandrea, Alessandro Moscè, Marcello Loprencipe, Diego Zandel, Helena Velena e Ugo Magnanti. Mentre Jacopo Colabattista ha rivisitato e reinterpretato dieci opere del writer inglese. Infine, i quattro intervistati sono esponenti del mondo artistico in tutte le sue declinazioni: Vittorio Sgarbi, Vauro Senesi, Sabina De Gregori e Giuseppe Pollicelli.




La madre della sposa, un matrimonio da sogno

Si sa, ormai le commedie romantiche sono tra le più di successo sulle piattaforme, trattandosi infatti di film relativamente corti e senza impegno. Ecco, “La madre della sposa”, uscita su Netflix lo scorso 9 maggio, è sicuramente tra queste.

Il film ci fa divertire con la storia di Emma, che invita la madre al suo matrimonio in Thailandia di lì a un mese. All’arrivo della donna al resort, tuttavia, si scoprirà che il padre dello sposo non è altro che il suo ex ai tempi del college.

La coppia madre-figlia in questo film è semplicemente strepitosa. Le due infatti sono interpretate da Miranda Cosgrove, che tutti gli adolescenti ricorderanno senza dubbio da iCarly e Brooke Shields, l’affascinante star degli anni ’80 protagonista di Laguna blu. Sebbene si tratti di un duo inaspettato, le attrici hanno una forte sintonia e portano sullo schermo la classica relazione madre-figlia, caratterizzata talvolta da incomprensioni e discussioni, ma soprattutto da affetto e amore.

Di sicuro uno dei punti a favore del film sono proprio le location da sogno della Thailandia. Phuket è stata infatti l’isola al centro delle riprese e il luogo perfetto per il matrimonio di Emma, con le sue spiagge dalle acque cristalline. La baia di Phang Nga gioca anch’essa un ruolo principale, essendo una delle meraviglie naturali della Thailandia. Per l’ambientazione inoltre, sono stati scelti due tra i migliori hotel della città: Anantara Mai Khao e Anantara Layan, resort di puro lusso.

Insomma, “La madre della sposa” non ha in effetti una trama particolarmente diversa da quella di tutte le altre Rom-Coms americane, ma rimane comunque un film piacevole che ruba poco tempo e fa sorridere. Presenta per giunta una morale significativa e piuttosto attuale, ossia quella di non farci influenzare dagli altri quando si tratta dei nostri desideri e delle nostre scelte, ma al contrario di assicurarci di esserne autori, non perdendo di vista il vero significato delle cose.

Si consiglia dunque la visione agli inguaribili romantici come me, che vogliano godersi una serata tranquilla guardando un’allegra storia d’amore e fantasticando sul proprio matrimonio da sogno.

Virginia Porcelli




Challengers, tra tennis e seduzione

Challengers, il nuovo film di Luca Guadagnino approdato lo scorso 24 aprile nelle sale cinematografiche, ha avuto e continua ad avere un successo incredibile, essendo in vetta al box office italiano.

A metà tra sportivo e romantico, il film ci presenta un triangolo amoroso all’interno del mondo del tennis. I due giovani promettenti Art Donaldson e Patrick Zweig infatti, compagni sul campo, diventano rivali nel conquistare la talentuosa Tashi Duncan. Attraverso diversi salti temporali il regista ci catapulta avanti e dietro nella storia, mostrandoci tra un servizio e l’altro le avventure presenti e passate dei protagonisti.

Zendaya, protagonista indiscussa, non passa di certo inosservata, dominando al contrario la scena con il fascino caratteristico del suo modo di fare. Guardandola, si rimane quasi ipnotizzati, dal suo modo di giocare, di vestire e di sedurre i due tennisti. L’attrice inoltre, per poter interpretare al meglio il suo personaggio, il più crudele della sua carriera secondo le sue parole, ha dovuto sottoporsi ad un allenamento di tre mesi, stupendo addirittura Guadagnino nel non dover quasi mai ricorrere a controfigure.

Accanto a lei troviamo poi Mike Faist e Josh O’Connor, attori promettenti e particolarmente abili con il ruolo di veri e propri burattini nelle mani di Tashi, che li manovra a suo piacimento dentro e fuori il campo. C’è da dire, d’altronde, che anche per il pubblico è difficile riuscire a scegliere tra i due!

L’abbigliamento in questo film gioca anch’esso un ruolo particolare. Jonathan Anderson infatti, direttore artistico di Loewe, ha vestito i personaggi disegnando i costumi sportivi che abbiamo visto sullo schermo.

Come non parlare poi della colonna sonora, composta da Trent Reznor e Atticus Ross, gli stessi di Bones and All. La melodia incalzante accompagna perfettamente scene di tensione e partite decisive sul campo, rendendo gli spettatori ancora più attenti ed agitati.

Challengers è dunque il film ideale per chi vuole immergersi in una dimensione di seduzione e sport. Tra una scena e l’altra, il coinvolgimento è tale da far scorrere le due ore e un quarto in un attimo, non riuscendo a staccarsi per un minuto dallo schermo. Guadagnino ci presenta l’amore da un lato e la carriera dall’altro, lasciando a noi giudicare quale riteniamo sia il più importante e tenendoci appesi fino all’ultimo momento in un campo in cui il premio è il cuore di una donna.

Virginia Porcelli




Maurizio Cattelan tra provocazione e ironia

 

Maurizio Cattelan, figura enigmatica nell’ambito dell’arte contemporanea, si distingue per la sua capacità di provocare, sorprendere e scuotere il pubblico con le sue opere audaci e spesso ironiche.

Nato a Padova nel 1960, Cattelan ha intrapreso un percorso artistico che sfida le convenzioni e sfuma i confini tra arte e realtà.

L’opera di Cattelan è un caleidoscopio di tematiche, tecniche e materiali.

Spesso identificato con il movimento dell’arte concettuale, Cattelan si distingue per la sua capacità di trasformare oggetti di uso comune in opere d’arte cariche di significato e ironia.

Uno dei suoi lavori più noti, “La nona ora” del 1999, presenta una statua di cera dell’allora Papa Giovanni Paolo II colpito da una meteorite, suscitando una riflessione sull’autorità religiosa e la fragilità dell’umana potenza.

Ma è con la sua opera “Il Novecento” del 1997 che Cattelan ha guadagnato notorietà internazionale.

Questa installazione, che raffigura nove manichini sospesi per il collo, simboleggia il peso della storia del XX secolo e la sua schiacciante gravità sull’umanità.

Attraverso questa opera, Cattelan sfida lo spettatore a riflettere sulle conseguenze delle azioni umane e sulle loro implicazioni nell’ambito sociale e politico.

Tuttavia, nonostante l’importanza e la serietà delle tematiche che affronta, l’approccio di Cattelan rimane pervaso da un’atmosfera giocosa e provocatoria.

Le sue opere spesso prendono in giro il mondo dell’arte stesso, come nel caso di “America” del 2016, un’installazione che consiste in un water in oro massiccio esposto in una galleria d’arte, sfidando i concetti tradizionali di valore e mercato nell’ambito artistico.

La sua capacità di creare shock e stupore si manifesta anche attraverso opere come “Him” del 2001, una scultura che raffigura Hitler inginocchiato, evidentemente umana ma priva di testa.
Questa rappresentazione controversa suscita una profonda riflessione sulla natura del male e sulla nostra complessa relazione con la storia.

Oltre alle sculture, Cattelan ha realizzato una serie di performance e installazioni che hanno continuato a sfidare le aspettative del pubblico.

La sua mostra retrospectiva alla Guggenheim di New York nel 2011, intitolata “All”, ha offerto uno sguardo completo sulla sua carriera, dimostrando la sua influenza duratura sull’arte contemporanea.

In conclusione, l’opera di Maurizio Cattelan rappresenta un’incessante ricerca di significato e provocazione, che attraverso l’uso dell’ironia e della sorpresa, invita lo spettatore a esplorare le complessità del mondo contemporaneo.

Le sue opere restano un’importante testimonianza dell’intersezione tra arte, storia e società, e continuano a stimolare discussioni e riflessioni nel panorama artistico globale.




Il problema dei 3 corpi, la nuova serie di fantascienza che ha sconvolto il mondo

“Il problema dei 3 corpi”, serie tratta dal romanzo di fantascienza di Liu Cixin, è uscita lo scorso 21 marzo su Netflix e si trova ancora tra i contenuti più visti. Gli otto episodi infatti, carichi di mistero, coinvolgono il pubblico più che mai, oltre ad insinuare in esso paure e domande sul mondo che conosciamo.

Quando alcuni eventi inquietanti sconvolgono la vita di giovani fisici, si fa strada l’idea di una minaccia per l’umanità, da sconfiggere il prima possibile.

Nonostante il cast sia formato da attori giovani e poco conosciuti, tra cui Jess Hong e Elza Gonzáles, questi entrano perfettamente nei personaggi a loro assegnati, fisici professionisti tra i più qualificati della nazione. Rappresentano al meglio le ansie, i dolori e i successi che essi sperimentano ogni giorno, facendoci immedesimare in delle menti geniali capaci di generare idee altrettanto geniali.

I tre creatori dell’adattemento, D.B. Weiss, David Benioff e Alexander Woo, con il permesso di Cixin, hanno reso il romanzo conosciuto a livello globale, apportando tuttavia alcune modifiche nei personaggi quanto nei luoghi. Il problema dei 3 corpi, infatti, è solo il primo romanzo della trilogia “Memoria del passato della terra”, interamente ambientata in Cina ai tempi della Rivoluzione Culturale cinese, ragion per cui nella versione originale molte pagine furono addirittura censurate e in seguito reintrodotte nell’edizione internazionale. La serie, al contrario, ha luogo principalmente nel Regno Unito, ma anche in Cina e a New York.

In quanto invece a un rinnovo di stagione, questo non è stato ancora confermato. Tuttavia, gli stessi autori della serie hanno anticipato che quasi sicuramente avremo un seguito e che i nuovi episodi saranno ancora più folli e selvaggi.

L’obiettivo durante la realizzazione della serie era quello di far rimanere un senso di meraviglia negli spettatori, proprio ciò che ognuno di noi ha provato scena dopo scena grazie ad effetti speciali sbalorditivi. Inoltre, pur essendo determinati elementi complicati da comprendere, il pubblico viene coinvolto interamente nella storia, trasportato in una dimensione fantastica e surreale che dà spazio all’immaginazione e lasciato sulle spine fino all’ultimo momento. È per questo che tutti noi speriamo nell’arrivo di una seconda stagione il più presto possibile, per avere una risposta alle domande che ci siamo posti e farne sorgere delle nuove.

Virginia Porcelli




La proiezione di “TUTTO QUELLO CHE SARÀ” a Lievito

Nell’ambito della rassegna culturale “Lievito”, verrà proiettato lunedì 29 aprile alle 21.00, presso il Cinema Corso di Latina, il docufilm “Tutto quello che sarà” prodotto  dalla Cooperativa Utopia 2000 onlus. Alla fine della proiezione, si terrà  l’incontro, moderato da Nazzareno Ranaldi, con il regista Renato Chiocca, il protagonista Massimiliano Porcelli e l’autore delle musiche originali Emanuele Colandrea. In provincia di Latina, il docufilm era stato già presentato a Cori, Sezze e Norma. “Quando ci hanno proposto di proiettarlo anche a Latina all’interno di questa storica rassegna culturale – ha affermato Porcelli, che è anche  il Presidente di Utopia 2000 –   non ci abbiamo pensato due volte ad accettare. Non solo perché Renato Chiocca di ‘Lievito’ ne è il direttore artistico, ma anche perché ci teniamo a far conoscere al capoluogo del territorio pontino, dove ancora operiamo con due strutture, una a Cori e l’altra a Roccagorga, il mondo dell’economia sociale a cui apparteniamo”. Il docufilm racconta  il  “Girasoli Tour”, il viaggio di 3500 chilometri  che lo stesso Porcelli, in  compagnia del giovane Dennis, che allora era ospite della Comunità educativa residenziale di Roccagorga, sostenuti dal Consiglio d’amministrazione della stessa Cooperativa,  hanno percorso interamente in bicicletta, dal 10 giugno al 15 luglio del 2021, nell’Italia empatica e innovativa alla scoperta per l’appunto  dell’economia sociale. “Siamo convinti – ha sottolineato Porcelli – che molti dei mali di quest’epoca siano prodotti dalle evidenti disuguaglianze che si sono venute a creare nei decenni e che, soltanto un approccio economico maggiormente redistributivo in termini di ricchezze e di opportunità, possa colmare le distanze”.  Il docufilm è stato realizzato da una troupe cinematografica, capitanata da Chiocca, che ha percorso assieme ai protagonisti tutte le 33 le tappe dello stesso tour. Mentre le realtà visitate sono state 42, tutte impegnate a costruire uno sviluppo sostenibile e un’economia solidale nei propri territori. Cinque le realtà visitate in provincia di Latina.  A Bevagna, da dove è partito il viaggio, Utopia 2000, presso l’Agriturismo “Le Grazie”, ha avviato un importante progetto di economia etica. Recensito dalle migliori riviste italiane di cinema, il docufilm è stato anche presentato in streaming mondiale sulla piattaforma My Movies. Ha conquistato vari riconoscimenti, tra cui il  Premio Terzo Settore al Festival internazionale della cinematografia sociale “Tulipani di Seta Nera” di Roma, la Menzione d’onore al “Madonie Film Festival” di Palermo e il Premio “Miglior Documentario” al Film Awards Festival di Ponza. È stato presentato al “Social World Film Festival” di Vico Equense, a “Ischia Global Film Festival,  all’interno della manifestazione “Eventi a Fontana” di Roma, al “Festival nazionale dell’Educazione civica nelle scuole” e al “Festival nazionale dell’Economia sociale e della Transizione ecologica” di Castano Primo. Circa “Lievito”, la rassegna è tornata dopo cinque anni di assenza e si svolge dal 25 al 30 aprile nei luoghi simbolo di Latina. Oltre trenta gli appuntamenti programmati, tra spettacoli teatrali e musicali, presentazioni di libri, proiezioni cinematografiche, incontri con autori e degustazioni. Ci sono anche una sezione scientifica, con conferenze tematiche, e “Lievito kids”, con laboratori e attività creative dedicate ai più piccoli.




The Gentlemen, pura adrenalina tra azione e commedia

Sappiamo tutti che ormai le serie hanno superato molti film in termini di ascolti e popolarità. Tra queste c’è senza dubbio “The Gentleman”, otto puntate con data d’uscita 7 marzo su Netflix, create da Guy Ritchie come spin-off dell’omonimo film di Ritchie stesso.

Durante la sua missione in Siria, Edward Horniman eredita la tenuta di 15.000 acri e il titolo di Duca di Halstead a seguito della morte del padre. Tuttavia, quest’eredità nasconde una sorpresa: una vasta coltivazione di marijuana all’interno della proprietà, parte di un impero criminale.

Nel ricostruire la sua storia, il regista gioca prima di tutto sul cast, brillante e pienamente azzeccato. Il volto familiare di Theo James infatti, apparentemente non invecchiato di un anno dai tempi di Divergent, sarà quello del protagonista. L’attore, con il suo solito charm, incarna perfettamente il ruolo del ricco ereditario determinato, impavido e giusto.

James è poi affiancato da un altro personaggio pubblico piuttosto popolare, Kaya Scodelario, conosciuta soprattutto come Teresa in Maze Runner. L’attrice interpreta anch’essa il ruolo di una donna forte e risoluta, Susie Glass, che sa comandare ed è anche spietata nel farlo, persino più di Edward.

La scelta delle location è altrettanto intelligente. L’imponente Halstead Manor, ad esempio, è in realtà la casa medievale presso la Badminton Estate, abitazione autentica e vissuta. Situata nel Gloucestershire, è infatti la dimora del Duca e della Duchessa di Beaufort e, nonostante rimanga una casa privata, ospita spesso eventi e funge da location per feste e produzioni cinematografiche, come Bridgerton e Queen Charlotte.

La serie dunque è il mix perfetto di violenza, azione e commedia. Ricca di sparatorie, inseguimenti e risse, tiene il pubblico incollato allo schermo puntata dopo puntata, tra tensione e curiosità ed è per questo consigliato a chi non resiste all’adrenalina e vuole sentirsi un gangster per un giorno.

Virginia Porcelli

 




Fabbricante di lacrime, un adattamento deludente

“Fabbricante di lacrime”, il nuovo film tratto dal romanzo di Erin Doom, è sbarcato su Netflix solo pochi giorni fa e ha già ricevuto numerose critiche dal pubblico.

L’adattamento ci racconta la storia dell’amore proibito tra Nica e Rigel, che, seppure uniti da un’infanzia dolorosa, non riescono a sopportare l’un l’altra, finché qualcosa non cambia.

Per quanto la trama sia originale e intrigante, possiamo dire che il cast non è sicuramente all’altezza. Simone Baldasseroni, in arte “Biondo”, è senza dubbio infatti più portato per il canto che per la recitazione, risultando quasi fuori posto nel ruolo di Rigel, che interpreta in maniera forzata. Stesso si può dire per Caterina Ferioli, Nica, la quale in egual modo appare poco naturale e quasi buffa.

Nonostante il libro sia interamente ambientato in una cittadina del Minnesota, il regista, Alessandro Genovesi, ha deciso di spostare il set in Italia, più precisamente a Roma, il Grave è infatti il complesso del Buon Pastore. Vi sono però anche molte scene girate in Abbruzzo, come quella del ponte di ferro di Pescara. Ahimè, troviamo anche qui una regia poco attenta ai dettagli, a tal punto che nella ripresa all’interno degli studi di Cinecittà Word a Roma viene inquadrata persino l’entrata del parco divertimenti.

Insomma, agli occhi della critica questo film non può di sicuro essere definito come ben riuscito, in quanto si rivela a tratti addirittura ridicolo, anche se la trama è un punto a favore. L’idea di Erin Doom è infatti un successo, essendo stato il suo libro il più venduto del 2022 e amato dai giovani. Ciò che dunque non è del tutto di esito felice è proprio l’adattamento cinematografico del romanzo, che tuttavia suscita comunque curiosità tra fans del libro e non, rimanendo al primo posto nella classifica dei film più visti in Italia.

Esso ci commuove con la tenerezza di una storia romantica ma ci lascia anche per molti aspetti delusi per la sua banalità.

Virginia Porcelli




Poesia, danza e musica dall’11 al 14 aprile, a Roma, presso il Teatrosophia

Lo spettacolo del poeta Antonio Veneziani e della danzatrice-attrice Maria Concetta Borgese e dell’attore-regista Guido Lomoro, andrà in scena, dall’11 al 14 aprile, a Roma, presso il Teatrosophia

Prodotto dal Gruppo E-Motion e dal Teatrosophia, si terrà, dall’11 al 14 aprile, a Roma , presso lo stesso teatro, lo spettacolo “Piedi Nudi e Parole Crude” del poeta Antonio Veneziani, setino di adozione. Spettacolo che vede insieme poesia, danza e musica. Il punto di partenza sono le stesse poesie scritte dallo stesso Veneziani e riunite in una raccolta dedicata a Maria Concetta Borgese, attrice e danzatrice dello stesso spettacolo, interpretato anche da Guido Lomoro.

La raccolta è stata pubblicata dalla casa editrice Medart in un edizione di pregio, a tiratura limitata, firmata dagli autori. Sulla scena, in pratica, le “parole crude” di un poeta e i “piedi nudi” di una ballerina che insieme raccontano una storia vera. Il loro è un dialogo nell’empatia e nella simbiosi. Il poeta che “non accetta lezioni di vita”, “inaccessibile anche al vento più insistente”, ma che sa di meritare “un po’ di tenerezza”. In un vortice di parole poetiche e movimento, uniti in un’unica armonia che va a fondersi con la musica, si snoda il tutto. Vanno così a toccarsi le corde più profonde ed estreme di due anime, bisognose l’una dell’altra, complici nell’esplorare tutte le sfumature del pensiero e dell’esistenza, nell’affondare se stesse in tutti i colori, dai più tetri ai più sorridenti, del percorso umano. Anime complici fino allo spasimo perché intrise di reciproca fiducia. La consapevolezza di sé, dei propri limiti ma anche delle proprie possibilità. L’accettazione dell’altro guardando a sé stessi con severa magnanimità. L’esplorazione di spiragli di vita. La costruzione di un futuro fragile ma ricco di sé stessi. Il tentativo di camminare insieme per sempre. Ma anche di saper percorrere in solitudine il proprio cammino. Sempre con la certezza che l’alito dell’altro saprà scaldare i propri passi. Una storia vera che, proprio perché così profondamente mescolata al sangue e alla carne di ognuno, non poteva che essere raccontata con le parole della poesia. E con quelle del corpo.

Adattato e diretto dagli stessi Maria Concetta Borgese (ha curato anche le coreografie in collaborazione con Gea Lucetti) e Guido Lomoro, lo spettacolo si terrà giovedì e venerdì alle 21 e sabato e domenica alle 18. Le musiche originali saranno seguire dal vivo di Theo Allegretti. Infine, disegno luci di Gloria Mancuso, ufficio stampa di Andrea Cavazzini e foto di scena di Lorena Vetro. Il social media management è IVETRIBLU. Alla fine dello spettacolo, il consueto aperitivo offerto dal teatro.