Rimborsi elettorali ai partiti politici – Come funzionano ?

Rimborsi Elettorali, ma sapevate che…

Si fa un gran parlare della battaglia sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti politici, portata avanti in particolare dal Movimento 5 stelle, e ci si indigna quando escono alla ribalta della cronaca gli scandali legati all’utilizzo che i partiti, tramite i loro tesorieri, hanno fatto di questi soldi pubblici . Sull’argomento e’ intervenuta recentemente la Corte dei Conti.

Ho pensato di scrivere due righe per cercare di capire meglio in cosa consiste questo enorme flusso di denaro che dalle casse dello Stato finisce nelle tasche dei partiti.

Probabilmente molti gia’ conoscono il meccanismo, ma nel dubbio preferisco schematizzare perche’ le parole utilizzate dal legislatore “rimborso” e non “finanziamento” fanno la differenza (ma solo a parole).

Premetto che nel 1993 il 90,3% degli italiani che hanno votato al referendum, si sono espressi per l’abolizione del “Contributo dello Stato al finanziamento dei partiti politici”.

Quindi possiamo dire che lo Stato non puo’  e non deve finanziare i partiti politici.

Nello stesso anno viene pero’ introdotta la norma che consente il rimborso delle spese elettorali.

Come molti, finche’ non ho approfondito ho interpretato cosi’:

1)  Il partito o movimento politico partecipa alle consultazioni elettorali;
2)  Il partito o movimento politico sostiene delle spese per partecipare alle consultazioni elettorali;
3)  Le spese elettorali sostenute dal partito o dal movimento poi vengono rimborsate dallo Stato al termine delle consultazioni elettorali;

Le cose nella realta’ sono differenti e spiego perche’:

1)  Non c’e’ alcuna relazione tra le “spese sostenute” ed il “rimborso “ ricevuto. Ed infatti per le spese la norma prevede esclusivamente un tetto da non sforare (abbastanza alto) e l’obbligo di pubblicare il bilancio. Il rimborso e’  erogato sulla base dei voti presi con alcune condizioni (1% dei voti presi e poi un rappresentante eletto). In pratica si potrebbe anche ipotizzare che un partito o movimento che nulla spende ottiene lo stesso il “rimborso” delle spese non sostenute;

2) Non c’e’ alcuna relazione con la consultazione elettorale , infatti le somme vengono erogate per tutti gli anni di durata della legislatura, anche in caso di scioglimento anticipato delle Camere;

3) Sui bilanci e rendiconti dei partiti e movimenti politici e’ prevista solo una verifica dell’eventuale sforamento del tetto massimo delle spese elettorali sostenute, non e’ richiesto esibire fatture o documentare i costi.  I soldi che arrivano ai partiti sono di importo anche 10 volte piu’ elevato delle spese elettorali sostenute;

nel 2012 complice la crisi e la protesta civile si e’ iniziata a ridurre la “torta” a disposizione dei partiti, ora la Corte dei Conti si accorge che per 20 anni giocando con le parole sono stati trasferiti ai partiti politici milioni e milioni di euro di soldi pubblici.

Per non parlare poi di quello che parlamentari, senatori e consiglieri regionali hanno a disposizione per le spese legate al loro mandato, ma quello’ e’ argomento di un altra pillola, anzi supposta dorata basata sui giochi di parole.




Trasporto locale, il questionario on line del Comune di Pomezia

L’Amministrazione Comunale ha predisposto un questionario al fine di valutare l’efficienza del trasporto pubblico locale (attualmente gestito da Autolinee Troiani) e ricevere informazioni dall’utenza circa la qualità del servizio, il grado di soddisfazione ed indicazioni su orari e percorsi utilizzati.

Sulla base del risultato prodotto dal questionario, per il quale e’ obbligatorio inserire il proprio codice fiscale,  l’Amministrazione potra’ intervenire per ottimizzare il servizio in base alle reali esigente dei cittadini.

il questionario e’ online sul sito del Comune di Pomezia

Trasporto Urbano

 




Old Boy – C’era una volta Spike Lee

Locandina film

Locandina film

In principio fu un successo, il primo Old Boy, quello del Coreano Park Chan-Wook che a Cannes nel 2004 in una giuria accondiscendente e con un Presidente “perfetto” come Quentin Tarantino fu premiato con il prestigioso “ Grand Prix”, premio non da poco se ( per fare qualche esempio) in questi ultimi anni è stato assegnato a “Gomorra” e “Reality” e che qualche anno prima di Chan-Wook se lo meritò Roberto Benigni per “ La Vita è bella”.

Non crediate per questo che ci si trovasse di fronte ad una grande storia, piuttosto una bella idea, violenta e dalle pretese psicologiche condita da splatter liberamente tratta da un famoso “Manga” giapponese.

Sorprende dunque che ne sia stato pensato quasi nell’immediato un remake, tutto americano, con grande dispendio di energie, scegliendo uno sceneggiatore abituato alle tinte fosche come Mark Protosevich , già script-maker di “The Cell” o di “ Io sono leggenda” e un regista come Spike Lee.

Josh Brolin

Josh Brolin

Il risultato è però cosi deludente che non si riesce a credere come un artista come Lee, che ha diretto film quasi perfetti come “La 25esima ora” o “ Malcom X” solo per citarne alcuni si sia gettato anima e corpo in un progetto così poco accattivante.

Joe Doucett è un agente pubblicitario disprezzato e sull’orlo dell’alcolismo e una sera al culmine di una cena piena di rimpianti viene avvicinato da una bellissima ragazza orientale che lo ammalia.

Al suo risveglio, si ritroverà in una stanza che è in realtà una prigione, dove qualcuno l’ha rinchiuso senza spiegargli perché e dove rimarrà per anni, disperato e incredulo, con la sola compagnia di un televisore che manda programmi di fitness e news h24.

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Una scena del film

Il malcapitato Joe sarà liberato dopo venti anni e pieno di rabbia cercherà di capire in una corsa a ritroso nel tempo chi gli ha rubato i migliori anni della vita così crudelmente.

Un film scollato, disconnesso dal pensiero logico, errori di sceneggiatura elementari, con un protagonista che dopo decenni di detenzione appare all’uscita da quel tugurio quasi ringiovanito e con un fisico da pugile che dovremmo credere costruito in una stanza angusta facendo esercizi fisici copiati dalle conturbanti istruttrici televisive di aerobica, mangiando per anni soltanto ravioli al vapore recapitati dagli aguzzini in un cinese take-away.

 

Il protagonista Josh Brolin davvero imbarazzante, che appare anche imbarazzato da tanta pochezza narrativa, con la sua espressione migliore recuperata in ogni situazione, sempre la stessa, all’inizio nei panni del venditore di fumo, poi del prigioniero disperato  e infine del vendicatore spietato con il vestito buono modello Giorgio Armani.

Nel cast anche un crudele Samuel L. Jackson, a suo agio tra gli psicopatici

carcerieri che dirige in questa prigione “sui generis” e l’inconsistente Elizabeth Olsen che un giorno potrà raccontare ai nipotini increduli di aver avuto un ruolo da protagonista in un film di Spike Lee.

Un film presuntuoso in alcuni passaggi che invece che atterrire lasciano indifferenti e che si consuma come fosse una puntata venuta male di “Smallville“, a cui sembra spesso fare il verso, un passo decisivo verso l’anonimato di un grande regista, che ha accettato di dirigere e co-produrre uno script che bastava leggere una volta per rimandarlo al mittente, che forse aveva un senso se raccontato nella folle cornice del Cinema asiatico di genere, ma che traslato in occidente suscita solo  perplessità, stentatamente  repressa a colpi di martello sulla fronte e di scontri con mazze da baseball che abbonderanno quando il recluso finalmente liberato cercherà di scoprire quale colpa avrà mai commesso per meritarsi anni di solitudine e di frustrazione incolpevole e per esser rimasto incastrato maldestramente in un film come questo.




La città del Gioco

Nei giorni scorsi, per una settimana intera, Pomezia ha partecipato insieme ad altri 50 comuni ad un concorso nazionale organizzato dalla Hasbro, nota marca di giocattoli, per contendersi il titolo di “Città del gioco“. Siamo arrivati terzi ma l’esperienza ci ha regalato una soddisfazione da primo posto.

L’organizzazione dell’evento è stata seguita a titolo gratuito, per conto del Comune di Pomezia, dal Comitato di Quartiere Nuova Lavinium, che con la collaborazione dell’associazione “Mamme di Pomezia”, l’indispensabile contributo di tanti volontari e degli Scout, ha portato il “gioco” e quindi il sorriso ovunque si è presentata l’occasione per far giocare piccoli e grandi. Un’avventura di una settimana trascorsa nelle scuole elementari e medie, negli Oratori, nella sede del Comitato di Nuova Lavinium, e in piazza Indipendenza, dove la manifestazione si è aperta sabato 16 novembre con la partecipazione del Sindaco e della Giunta, e dove si è conclusa domenica 24 novembre con una grande festa in occasione della giornata dedicata alle associazioni.

Pomezia Città del Gioco

In questi giorni, pur sfidando le avverse condizioni meteo, e a volte la poca disponibilità di chi non aveva compreso appieno lo spirito della manifestazione, sono stati raggiunti dei risultati a dir poco insperati e quasi incredibili se fossero stati pronosticati in anticipo: fino a sabato Pomezia era al primo posto! Domenica 24 novembre abbiamo ceduto il passo a Palermo ma siamo rimasti sul podio al terzo posto conseguendo un grande risultato, ossia la consapevolezza che quando si lavora seriamente, a qualunque progetto che abbia un fine “pulito” per la collettività, i risultati ci sono e si vedono. Sono rimaste poi le tante soddisfazioni che hanno ripagato gli sforzi fatti da parte di tutti i volontari che hanno “rubato” del tempo alle loro attività quotidiane e che conserveranno tra i loro ricordi più belli il sorriso e il divertimento delle centinaia di bambini incontrati in questo “tour del gioco”.

Pomezia ha dimostrato in questo modo che si può conseguire un obiettivo importante ossia quello di progredire grazie alla partecipazione attiva dei suoi cittadini, sia come singoli sia come realtà associative, e proprio quest’ultime, pur mantenendo ognuna la propria identità, hanno il dovere di collaborare insieme per migliorare il tessuto sociale di una città che ha grandi potenzialità da valorizzare.

Apprezziamo infine che il Comune di Pomezia abbia iniziato, a partire dall’evento della Città del Gioco, a coinvolgere e ad impegnare in prima persona le Associazioni, rendendole protagoniste, assieme all’Amministrazione stessa, delle attività che riguardano la nostra città. Non resta che darci appuntamento alla prossima sfida: l’organizzazione degli eventi del periodo Natalizio.




Cosa e’ POMEZIANEWS.IT

Pomezianews.it e’ il nostro “diario di rete”,  vuole essere uno spazio aperto per tutti quelli che, scevri da ogni condizionamento politico, intendono costruire qualcosa per la propria citta’.

L’obiettivo di questo blog e’ la condivisione e lo scambio di notizie, opinioni, critiche costruttive, con l’obiettivo del miglioramento della conoscenza del nostro territorio.

Interagire, tramite la rete, con altre persone vuol dire per noi proprio questo: conoscere o approfondire la conoscenza delle problematiche della nostra citta’, creando una rete civica seria, competente e punto di riferimento per tutti i cittadini.




Cacio e Pepe

Pasta Cacio e Pepe, un piatto all’apparenza semplice

INGREDIENTI

  • 220 g di spaghetti
  • 1 bicchierino da caffè di acqua fredda
  • 200 g di pecorino romano grattuggiato
  • 5 gr di pepe nero macinato grosso al momento
Cacio e Pepe nella forma Cacio e Pepe ingredienti Cacio e Pepe

PREPARAZIONE

  • Grattugiare il pecorino, tenerne da parte una manciata per decorare, e mettere il resto in una ciotola.
  • Miscelare il pepe nero macinato grosso con il pecorino romano grattugiato (meglio se stagionato sei mesi) e poca acqua fredda
  • Lessare la pasta in abbondante acqua salata e, poco prima di scolarla, aggiungere un mestolo di acqua di cottura nella ciotola con il pecorino, poco alla volta, mescolando con una frusta fino ad ottenere una cremina densa.
  • Accendere il fuoco sotto la padella, scolare la pasta, metterla nella padella, unire la crema di pecorino e mescolare accuratamente. Spegnere il fuoco se il formaggio tende ad addensarsi troppo.
  • Mettere nei piatti, cospargere con il pecorino tenuto da parte, un’altra grattugiata di pepe e servire immediatamente.




Venere in pelliccia

Venere in pelliccia – L’insostenibile trasgressione dell’essere 

“..E L’onnipotente lo colpì e lo consegnò nelle mani di una donna”

Un teatro francese polveroso, vuoto, un regista che al telefono sbraita l’inettitudine delle aspiranti attrici per quel ruolo nella sua commedia che proprio non si riesce a colmare.

E poi appare lei, Vanda, che si chiama come il personaggio scritto nel copione, volgare, provocante, che costringe il regista a farle un’audizione che lui reputa inutile visto l’aspetto e modi in verità molto più da entraineuse che da damigella di fine ottocento.

Il tempo di sistemare le luci e Vanda entra nella parte, si trasforma nella Vanda della commedia, costringe l’autore ( l’adattatore pardon ) a recitare la parte dell’altro, Vanda che corregge, conosce la parte a memoria, che ha il manoscritto originale del copione, che rintuzza e commenta i passaggi, si spoglia, provoca e seduce, che di colpo diventa padrona e soggioga.

Questo soltanto l’incipit di “ Venere in pelliccia”, ventesimo film dell’ottantenne Roman Polanski, che abbandonate da anni i mirabolanti set dei grandi capolavori della sua carriera, da “Chinatown” a “Frantic”, da “Il pianista” a “Oliver Twist”, si incastona per la seconda volta dopo il successo di “Carnage” in uno spazio angusto e senza esterni, teatralizzando il suo Cinema, snaturandolo quasi ma con risultati straordinariamente cinematografici.

E in questa “Venus à la fourrure “di masochistica fattura ( nel senso che è ispirato all’omonimo romanzo erotico di Leopold Von Sacher-Masoch) siamo addirittura li sul palco, il protagonista è il teatro, con le sue dinamiche di trasfigurazione dell’attore, insieme alle dinamiche della storia che sorprende, un intreccio narrativo sempre in perfetto equilibrio, quasi un esercizio di metempsicosi, dove tutto è simbolico.

Quei personaggi hanno un’anima che trasfigura, si reincarnano in un’altalena di passioni private che si fondono mano a mano in quelle dei protagonisti della commedia, in un copione ( della commedia teatrale) che danza tra masochismo e seduzione senza esclusione di colpi e di corpi.

Un film che racconta la magia del teatro, girato tutto in un teatro, quasi che la cinepresa sia seduta spettatrice nel loggione, rimanendo eppure inspiegabilmente (e qui è l’arte infinita di Polanski) una stupenda pagina di Cinema.

Musica, luci e colori di gran classe e anche il cast è all’altezza dell’iperbole narrativa, con Mathieu Amalric smarrito ed efficace nella parte del carnefice che si fa vittima, mentre la “Madame PolanskiEmmanuelle Seigner mostra tutta la sua aggressiva capacità di seduzione in un trucco disturbante e violento che (s)maschererà la vera essenza di Vanda.

Venere in pelliccia

Venere in pelliccia

Venere in pelliccia

Venere in pelliccia

Venere in pelliccia locandina

Venere in pelliccia locandina




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Comune di Pomezia, Relazione previsionale e programmatica 2013-2015

Il Sindaco Fabio Fucci e l’Assessore Emanuela Avesani, hanno presentato la relazione previsionale e programmatica per il triennio 2013-2015.

Il Sindaco ha sottolineato come il tardivo insediamento dell’organo politico, avvenuto nel giugno 2013, unito alla mancata approvazione del bilancio preventivo durante la fase di esercizio commissariale nel periodo gennaio-giugno 2013, ha portato l’Amministrazione a gestire le risorse economiche disponibili nelle misure previste dal cosiddetto “esercizio provvisorio”, che ha limitato fortemente la capacità di programmazione.

La dott.ssa Emanuela Avesani ha ricordato che il Comune di Pomezia e’ individuato tra gli Enti Locali Strutturalmente deficitari, situazione più volte espressa negli anni scorsi dalle relazioni dei Revisori dei Conti e dalla lunga relazione della Ministero Economia e Finanza, riguardante il periodo degli anni 2006 -2012.

 

[box type=”download”] Scarica il PDF della relazione previsionale e programmatica per il triennio 2013-2015 al LINK[/box]

 




Nuova Lavinium e il ri(s)catto delle case PEEP

Quanti abitanti di Nuova Lavinium sanno, o ricordano, che la loro casa, acquistata con anni di sacrifici, in realtà non ė totalmente loro? E quanto vale quella casa?

Sono circa 3.000 le famiglie proprietarie di immobili dell’area PEEP di Pomezia, o zona 167, idealmente compresa in “orizzontale” tra via Singen e via Sturzo e in “verticale” tra via F.lli Bandiera e il nuovo quartiere della Sughereta e Parco della Minerva, che oggi dovrebbero chiedersi quanto costa riscattare la loro casa.

La zona è composta prevalentemente da palazzi e dai villini di via casa Serena, costruiti in edilizia economica e popolare su terreni di proprietà del Comune di Pomezia tramite convenzioni stipulate con i costruttori, tra la fine degli anni ’70 e gli anni 90. I proprietari di tali immobili sono quindi “superficiari” ed in quanto tali legati ai vincoli stabiliti dalle singole convenzioni.

Il vincolo più limitante e’ quello del prezzo massimo di cessione, ovvero gli immobili devono essere venduti a prezzo di convenzione,in sostanza, un immobile il cui valore di mercato attuale si aggira intorno ai 160.000/200.000 euro, andrebbe invece venduto a prezzo di convenzione ovvero circa 80.000/100.000 euro! Questo vincolo é stato ribadito dal Comune di Pomezia nel 2012 con le delibere 84 del Consiglio Comunale e 170 della giunta che accolgono le normative in materia risalenti agli anni ’90, dove si é iniziato a disciplinare il riscatto degli immobili sulle aree PEEP e l’eliminazione del vincolo massimo di cessione degli stessi.

Il tutto potrebbe essere visto come un’opportunità per i proprietari della zona 167, ma al di la del fatto che ci si chiede come mai si é atteso così tanto tempo, il passaggio da proprietà superficiaria a proprietà piena non è certo indolore! Gli oneri per il riscatto e  ‘eliminazione dei vincoli di prezzo di vendita degli immobili risultano, infatti, troppo alti e sono pochissimi i proprietari che hanno aderito alla proposta del comune. Facciamo un esempio, per un immobile di circa 85 mq in via Ugo la Malfa i costi si aggirano attorno ai 20.000 euro, e se si aggiunge il fatto che si tratta di edilizia economica e popolare di tipo intensivo in palazzi di più di 30 anni, gli oneri appaiano quanto mai eccessivi e penalizzanti.

Ma il vero sconfitto da questa decisione di mantenere oneri così sproporzionati per la trasformazione della zona PEEP in zona di proprietà è proprio lo stesso Comune di Pomezia, ed i numeri parlano chiaro. Nel precedente bilancio, infatti, erano stati stimati incassi da riscatto della zona 167 per ben 1.500.000 di euro ma dopo un anno dalla delibera sono stati incassate solo poche decine di migliaia di euro, segnale evidente che gli oneri dovrebbero essere ritoccati a ribasso, anche perché riscattare la proprietà del suolo ed eliminare i vincoli è una facoltà dei proprietari e non un obbligo, e le convenzioni hanno una durata di 99 anni rinnovabili per altri 99 su richiesta dei proprietari!

Si spera che questa utopistica cifra di 1.500.000 euro non sia stata riportata nel bilancio di previsione dall’attuale amministrazione comunale a fronte di un dato a consuntivo così scoraggiante. Solo la decisione, infatti, di rivedere le tariffe per il riscatto del terreno, tenendo conto della peculiarità del territorio e del tipo edilizia popolare intensiva e non certo residenziale, può attrarre un maggior numero di proprietari che in questo modo contribuirebbero a risanare le casse del comune in modo volontario, oltretutto la zona 167 diventerebbe zona di proprietà. Si rimetterebbe così in moto un mercato immobiliare ormai fermo in un’intera zona della città, cosa che ha ulteriormente danneggiato l’erario per le mancate imposte sulle compravendite degli immobili.

Il comitato di quartiere Nuova Lavinium ha dimostrato in questi mesi un impegno attivo nel sollecitare l’attuale amministrazione nel trovare un punto di incontro tra il Comune e abitanti della zona 167 per delle soluzioni che porterebbero degli effetti positivi sulle disastrate casse comunali, rispetto all’attuale situazione di stallo creatasi. Lo stesso Comitato si rende disponibile a fornire chiarimenti ai cittadini interessati.




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Mensa scolastica, la guerra del Codacons

Mensa scolastica Pomezia & Ardea

L’associazione a difesa dei consumatori si è schierata a favore dei genitori ed ha diffidato i dirigenti scolastici al fine di consentire ai bambini, stante la grave situazione finanziaria, il consumo del pasto portato da casa. La diffida non è la prima in Italia: recentemente lo stesso provvedimento è stato preso a Milano, Legnano, Genova, Sesto S. Giovani ed in alcuni comuni in Calabria, dove il Codacons ha preso posizione sulla situazione denunciata dalle famiglie. Il Codacons ha voluto “segnalare i gravi episodi che si stanno verificando in tutte le mense scolastiche degli Istituti delle città di Ardea e Pomezia”. “In particolare – si legge nella diffida – i genitori degli alunni si vedono costretti ad aderire al servizio di refezione proposto dall’Amministrazione Comunale per mangiare a scuola e proseguire poi le lezioni pomeridiane. Non viene infatti consentito ai genitori, in alcuni istituti, di fornire direttamente il pasto ai propri bambini. La ASL RM H, interpellata dalle istituzioni scolastiche interessate, esprimeva, con argomentazioni del tutto opinabili, parere negativo in merito alla possibilità di consumare a scuola pasti preparati a casa. In particolare, veniva apoditticamente sostenuto che la ristorazione scolastica rivesta un ruolo primario per il benessere dei bambini attraverso la proposizione di valori nutrizionali corretti e “validati”, per cui non si ritiene praticabile il consumo di pasti preparati a casa”. Cosa che, secondo il Codacons, non si può vietare. “E’ di tutta evidenza – proseguono dall’Associazione – che la situazione de qua viola il diritto di ognuno a scelte alimentari autonome, e cioè un diritto costituzionalmente garantito ex art. 32 della Costituzione. Non vi è infatti alcuna ragionevole e comprovata motivazione che impedisca ai genitori di fornire ai propri figli il cibo per il pranzo e le argomentazioni addotte in proposito dalla ASL RM H appaiono del tutto indimostrate. Al contrario, dovrebbe essere garantito a chi usufruisce del servizio mensa un ventaglio di opportunità e scelte alimentari in grado di coprire tutte le esigenze, ma anche la possibilità di scegliere di non usufruire di tale servizio. La problematica sopra evidenziata si innesta, tra l’altro, in un contesto di grave crisi economica, nel quale le famiglie spesso si trovano a dover vivere con uno stipendio di poco superiore ai mille euro, sicché non può essere loro legittimamente negato il diritto di fornire il pasto direttamente ai propri figli senza sostenere i costi dei pasti che le Amministrazioni Comunali hanno determinato prevedendo, tra l’altro, la modulazione delle tariffe in base agli scaglioni risultanti dall’Indicatore di Situazione Economica, ISEE, stante la dichiarata difficoltà finanziaria nella quale versano le finanze comunali”. “Eppure – prosegue il Codacons – la refezione scolastica è indubbiamente un servizio pubblico ed in quanto tale non legittimerebbe i Comuni ad adottare un sistema di differenziazione nell’accesso in base alle condizioni economiche dei fruitori”.“Ciò posto – scrive infatti il Codacons – si diffidano tutti i Dirigenti degli Istituti Comprensivi delle città di Pomezia ed Ardea affinché consentano e disciplinino il diritto e le modalità di consumo nei locali scolastici del pranzo portato da casa. Diffida, infine, i Dirigenti degli Istituti Comprensivi delle città di Pomezia ed Ardea a non voler interrompere, ad anno scolastico già avviato, il servizio di doposcuola, iniziativa che arrecherebbe danno ingiusto sia alle famiglie che vi hanno aderito, sia al personale che presta la propria attività lavorativa nell’ambito di tale servizio”. IL CODACONS non tiene conto che nel caso che sia portato  il cibo da casa , non viene garantita la igienicità del sistema di conservazione, ne la qualità nutrizionale, oltre a favorire le differenze economiche tra i bambini. Ricordiamo che spesso è avvenuto che per cibo portato da casa e offerto ad altri bambini vi sono stati casi di gastroenterite, con anche ricoveri ospedalieri di urgenza. Poi vi è il comportamento opposto dell’amministrazione, nei suoi massimi esponenti, che organizza da solo il “ controllo di qualità” e manda comunicati sulla buona qualità del servizio. Ricordiamo che il servizio di qualità deve essere eseguito secondo delle regole e non con visite più o meno inaspettate! Andrea Nunziata