Pomezia su Facebook

Facebook è un mare di persone che si ritrovano, si incontrano e si scontrano, è un mare di notizie e informazioni ed è utile saper nuotare all’interno del social per non fare “brutti” incontri, o non incappare in “cattive” notizie. Questa è solo una breve premessa che meriterebbe una tesi di laurea in scienze della comunicazione per essere sviluppata, quindi oggi, mi soffermerò sull’effetto Social nella nostra città.

Facebook raggiunge una popolazione estremamente eterogenea in termini di età, e le informazioni possono arrivare a tutti, ognuno secondo le sue esigenze o preferenze.

Prima fra tutte la pagina ufficiale del nostro comune

https://www.facebook.com/pomezia

dove vengono riportate tutte le news che vengono inserite nel sito ufficiale de Comune.

Ma troviamo anche tante altre pagine di informazione cittadina (tra cui ovviamente anche la nostra), legate ai nostri giornali locali, alle nostre associazioni territoriali, o comitati di quartiere, tante pagine o profili di esercenti che attraverso facebook ci fanno conoscere prodotti e offerte, o anche gruppi di confronto tra mamme, gruppi di scambio e compravendita di usato. Un piccolo comune virtuale dove ci si confronta commentando una notizia o un evento, o chiedendo consigli su dove andare a comprare qualcosa, dove andare a cena e tanto altro, tutto all’interno del nostro territorio, privilegiando le risorse che ci sono nel nostro comune senza dover per forza varcarne i confini.

Insomma , basta condividere un link per passare le informazioni che più riteniamo interessanti ai nostri amici e tutto diventa un tam tam che rimbalza da un profilo all’altro. Così scopri che è stata emessa quella determinata delibera, o che è in preparazione un evento organizzato da qualche associazione, o che c’è un offerta speciale in quel negozio, il tutto solo accedendo alla tua homepage di FB.

Pomezia anni 50

Pomezia anni 50

Ultimamente è nata anche una divertente pagina “Il cameriere della città che riporta la descrizione “Notizie autenticamente false”,  pagina dedicata alla satira locale e non, dal commento sarcastico e pungente, che ci trasmette con occhio irriverente i fatti quotidiani.  L’ironia dei toni è come sempre in questi casi dolce amara, ed ha come intento quello di provocare una risata nel lettore commentando le notizie “vere” da un punto di vista più ironico e leggero.

Ma veniamo al fenomeno del momento, che è quello che mi ha dato l’ispirazione per scrivere queste due righe che è il gruppo “Sei di Pomezia se…”, ideato da due nostri concittadini, che in pochissimi giorni ha superato i 2000 iscritti…

Esempio perfetto di cosa è un social… in questo gruppo si sono ritrovate diverse generazioni di Pometini ed ognuno sta portando un pezzettino della sua storia, un ricordo, una foto, ognuno secondo la sua età e la sua esperienza personale. Post dopo post ci si rende conto che alla fine è vero che a Pomezia ci conosciamo un po’ tutti. Quello che ne sta venendo fuori è un puzzle di ricordi, tanti piccoli pezzi , che messi insieme fanno la storia della nostra città… ed è bello vedere che nonostante tutto, forse ci sentiamo Pometini veramente.




La Mobilità Intelligente

Ovvero Come Non Morire di Traffico Nell’Anno 2014 e Vivere Felici. Anche a Pomezia.

 La mobilità è uno dei temi caldi che ad ondate si ripresentano sulle “tavole” degli italiani, come il cenone di Natale, o le fave e il pecorino della gita fuori porta. Oppure il meteo impazzito, il conflitto di interessi ecc. ecc.

Poi c’è il traffico.

Inteso non come quello residuo sul nostro cellulare, ops smartphone, pardon!, di ultima generazione, ma quello che malediciamo ogni giorno quando ci rendiamo conto che il tempo passa mentre la strada da fare per raggiungere il lavoro, o l’appuntamento importante è sempre quella, facendoci arrivare inesorabilmente in ritardo.

Per non parlare delle soste sempre più frequenti dal benzinaio, momento di gioia di pochi: erario e petrolieri, e di dolore per tutti gli altri. Inutile anche acquistare, chi può ovviamente, l’auto ultima generazione “con sistema start-stop a basso potere inquinante, 10 airbag, magari ibrida e chi-ne-ha-più-ne-metta!”. Tanto consuma lo stesso, quel poco di risparmio viene “compensato” dall’aumento del prezzo del carburante, dei pedaggi, dell’assicurazione e delle altre spese per mantenerla, e lo “spazio” che occupa sulle strade resta tra l’altro lo stesso.

Quando poi finalmente raggiungiamo la meta agognata pensiamo di aver concluso lo strazio, invece no, perché inizia la ricerca del “buen repos” per la nostra amata guerriera della strada, ovvero il parcheggio.

Significativo è da sottolineare che l’Italia è il paese, in Europa, con il maggior numero di auto: ben 62 ogni 100 abitanti, in un contesto dove circa il 22% delle famiglie italiane dichiara di non potersi permettere di riscaldare la propria abitazione, i consumi sono crollati, la metà degli italiani non può andare in vacanza nemmeno una settimana e abbiamo un tasso di disoccupazione giovanile spaventoso.

ride_share_ws-carshare-fullQualche luce però in questo mare tenebroso si sta intravedendo. Parole come car sharing (condivisione dell’auto), ride sharing (condivisione del viaggio), mobility management (gestione della mobilità), hanno iniziato a fare capolino nel nostro linguaggio comune. Tradotto in parole povere, si tratta di modificare le nostre abitudini, usando la parola magica “condividere”. Condividere l’auto con persone che fanno in tutto o in parte la nostra stessa strada, negli stessi orari, condividendo le spese. Una volta qualcosa del genere si chiamava “Autostop”. Ora è molto di più, è un modo intelligente ed evoluto, rispetto all’autostop, per risparmiare ed ottimizzare le risorse.

Qualche numero? Secondo uno studio di “BlaBlaCar”, operatore attivo in Italia e Francia nel “ride-sharing”, un passaggio in auto tra Roma e Milano costa circa 30 euro, e si traduce, per chi “offre” il passaggio, in un risparmio tra carburante e pedaggi che arriva fino a quasi il 250%. Sempre secondo BlaBlaCar l’utente ride sharing è abbastanza giovane (tra i 26 e 35 anni) ed in maggioranza donna.

Offri-o-trova-un-passaggio-in-auto-_-BlaBlaCarIl risparmio si riflette ovviamente anche sulle tonnellate (40 miliardi l’anno) di Co2 che non immettiamo nell’ambiente e nella fortissima riduzione dei costi legati al viaggio: benzina e pedaggi su tutti.

L’innovazione passa anche nel modo diverso, da parte delle aziende, di erogare i bonus ai propri dipendenti. Accanto al tradizionale buono pasto sono sempre più i lavoratori che usufruiscono di cosiddetti “pass mobility”, che consentono di viaggiare – gratis – sui mezzi pubblici negli orari prestabiliti legati al tragitto casa-lavoro-casa. Tale iniziativa, per ora concentrata a Milano, sta interessando anche altre realtà come Roma e Torino. Molte aziende offrono sconti e facilitazioni nell’acquisto di tessere annuali di trasporto pubblico.

Spostandoci nella realtà locale, non dobbiamo dimenticare che Pomezia sorge, e vive, una gran parte della sua esistenza come “hinterland” di Roma, sia come “dormitorio”, sia come sede di molte attività lavorative, per cui ogni giorno, almeno due volte al giorno, centinaia di migliaia di cittadini e quindi di auto, si spostano per lavoro da e verso la Capitale.

Il trasporto pubblico fa quello che può, ed è legato alla natura del territorio e delle scelte fatte o non fatte negli anni. L’unica linea ferrata passa lontano da tutto, tranne che per chi abita o lavora a Santa Palomba, e vive la crisi della rete ferroviaria regionale che si trascina da anni, mentre le autolinee Cotral pur relativamente frequenti, non possono prescindere dall’unica strada di collegamento da e verso la Capitale o Latina, la SR Pontina, non volendo considerare la Laurentina che è degna più di una tappa della “Parigi-Dakar” che di una via importante di collegamento.

Peccato perché l’abbonamento annuale “Metrebus Card 3 zone” costa 404 euro l’anno, che corrisponde a circa 1,50 euro AL GIORNO LAVORATIVO, contro almeno i 10 euro giornalieri di benzina o gasolio che dobbiamo considerare per il tragitto, con un risparmio dell’85% al giorno sui costi.

ride smartProgetti ed iniziative di “ride-sharing” e “car sharing” possono rappresentare pertanto una soluzione a basso costo, e bassissimo impatto ambientale, portando direttamente significativi abbattimenti sia di traffico sulle strade, sia di minori costi per le famiglie (trasferimento e gestione dell’auto). Come conseguenze derivate si avrebbero inoltre minori costi di manutenzione stradale, minori costi sociali (meno incidenti), minore inquinamento, minore stress per i pendolari e così via, e le risorse risparmiate dalle famiglie (e dalla collettività) possono essere investite in altre attività, facendo muovere anche l’economia in maniera diversa.

In più si può incentivare l’uso di tale servizio dedicando corsie preferenziali sulle strade per le auto con più di due persone a bordo, prevedendo sconti sui pedaggi nelle autostrade, oppure offrendo parcheggi riservati per esempio nelle stazioni di scambio (tipo Roma Laurentina).

ride share apps

Tale progetto potrebbe facilmente rientrare tra le cosiddette “Civic Apps”, ovvero le applicazioni socialmente utili (vedi l’articolo relativo su Pomezianews del 30 gennaio) da inserire nell’offerta dei servizi di pubblica utilità da parte del Comune, a costo zero, per aiutare ed educare il cittadino ad essere moderno, attento e responsabile.




Il pozzo del Villaggio della Speranza

L’Associazione Cuore d’Africa Onlus continua a riportare buone notizie ai suoi soci in questo proficuo inizio di anno: dopo la strada, la stalla e la recinzione con il cancello, arriva un pozzo.

Gli amici che ci seguono da più tempo ricorderanno che un paio di anni fa abbiamo richiesto un’indagine geologica su una porzione del nostro terreno a Machakos, poco distante da Nairobi, per verificare la possibilità di scavare un pozzo. Purtroppo l’esito è stato a dir poco negativo: l’acqua si trova molto in profondità al di sotto di un terreno prevalentemente roccioso ed il preventivo che ci è stato presentato era di 25.000 euro. Ovviamente non abbiamo nemmeno preso in considerazione l’ipotesi di intraprendere questo progetto, perché pressoché allo steso costo possiamo costruire il secondo dormitorio che ci serve con maggiore urgenza.

Di recente abbiamo pensato di tentare una nuova indagine nel nuovo terreno che abbiamo acquistato: è ricco di vegetazione e colture, per cui l’acqua deve necessariamente essere più vicina! Lo scorso mese abbiamo dato mandato a Monicah, una delle nostre collaboratrici in loco, di contattare nuovamente una ditta per un’indagine e questa volta la risposta è stata tutt’altro che deludente: l’acqua è davvero molto vicina ed è addirittura possibile scavare un pozzo a mano! Il preventivo che ci è stato prospettato, poi, è la vera bella notizia: 1.700 euro!

Abbiamo chiesto di dare immediatamente il via ai lavori, perché abbiamo già raccolto buona parte dei fondi necessari. A fine Dicembre, infatti, un nostro amico e sostenitore ha festeggiato il suo 50° compleanno chiedendo ai suoi ospiti una donazione per i nostri progetti invece che un regalo per sé: il risultato è stato una raccolta fondi di 1.253 euro che abbiamo deciso di destinare al progetto del pozzo. Appena divulgata la notizia tra alcuni dei nostri soci sono arrivate subito altre due donazioni da tre amiche molto vicine (anche se una si trova negli Stai Uniti!) ed ora siamo all’86% del nostro obiettivo. Anche per questo progetto potete tenervi aggiornati seguendo la relativa Buona Causa e, se lo desiderate, contribuire per completare la raccolta fondi e consentirci di saldare la ditta che si occupa dello scavo al termine dei lavori. Il traguardo è davvero vicino: contiamo sul vostro sostegno!

GRAZIE DI CUORE A TUTTI!!!!

Morena Cassano

il pozzo




Tempo scaduto per il paesaggio laziale

Senza proroga del PTPR c’e’ il rischio di cementificazione del territorio.

 “Oggi nel Lazio ci sono 29 piani per la tutela del territorio. E’ una babele che ha prodotto ritardi e anche illegalità. Saranno sostituiti da un piano unico, lo scriveremo insieme al Ministero dei beni culturali perché vogliamo regole chiare per difendere la ricchezza più grande che abbiamo, il nostro territorio

Sul Piano territoriale paesaggistico regionale del Lazio, che risale al 2007, pesano ben 20mila osservazioni: 4 o 5mila di queste riguardano aree sensibili.

Abbiamo deciso di intervenire e siamo al lavoro per un nuovo Piano territoriale paesaggistico regionale che valga per tutto il territorio: sarà approvato entro il 2014 e lo scriveremo con la collaborazione del Ministero dei Beni Culturali

Vogliamo eliminare la burocrazia, rendere più semplici le procedure e dare certezze sulla tutela delle aree di particolare valore paesistico e naturalistico. In questo modo evitiamo discrepanze e acceleriamo i tempi perché se i Comuni adotteranno il Piano non ci sarà più il passaggio di verifica della Regione.

È un esempio concreto della nostra azione per favorire la semplificazione e lo sviluppo del Lazio valorizzando e proteggendo il territorio”.

Questo è ciò che il giorno 11 dicembre 2013 dichiarava il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti sul suo blog. Parole che, se tramutate in fatti, darebbero considerevole lustro all’intero territorio, orfano di una politica di tutela efficace e spesso vittima di sconsiderati scempi urbanistici e ambientali (vedi il caso Cerroni).

Poco più di un mese dopo, precisamente negli ultimi giorni del gennaio 2014, diversi abitanti della regione (in particolare i capitolini) hanno scoperto a proprie spese, a seguito delle alluvioni dovute alle forti piogge, che l’importanza dei vincoli non giova solamente agli “amanti della natura” e agli “appassionati di archeologia”, bensì ad ogni singolo cittadino che rischia la casa, l’automobile e la vita stessa ogniqualvolta viene sorpreso da una pioggia torrenziale. Il 31 gennaio è bastato sfogliare i maggiori quotidiani nazionali per leggere: “Gente sui tetti a Prima Porta. Un corso d’acqua minore è esondato a Prima Porta costringendo alcuni cittadini a cercare rifugio sui tetti”, “Una frana ha interessato il raccordo anulare, dove il traffico sta vivendo momenti di grande difficoltà. Il punto maggiormente colpito è quello che riguarda gli svincoli di Casal del Marmo e la Cassia”, oppure le dichiarazioni del primo cittadino di Roma: “Quello che è accaduto a Roma può succedere ovunque se c’è edilizia spontanea a cui segue una cementificazione dei canali delle acque. Questo determina dissesto idrogeologico, non ci vuole un grande scienziato”.

A rigor di logica, questi episodi drammatici, oltre ad esser l’ennesimo campanello di allarme di una situazione ormai critica, avrebbero dovuto esortare il governatore e la sua giunta ad interventi cautelativi di prevenzione, rapidi e mirati ad arginare in maniera decisa l’abusivismo e l’urbanizzazione selvaggia, puntando magari su una politica finalizzata all’incremento dei vincoli paesaggistici.

Ancora una volta, alle meravigliose dichiarazioni della maggioranza, non sono seguiti i fatti.

L’imminente scadenza, prevista per domani 14 febbraio, del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR) e le mancate risposte dell’assessore Michele Civita (assente) alle domande dei consiglieri David Porrello e Gaia Pernarella (Movimento 5 Stelle), sono il preludio di una potenziale devastazione del territorio laziale. Per quale motivo? Il PTPR è lo strumento di pianificazione nel quale sono indicate le azioni volte alla conservazione, alla valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi che devono essere applicate dall’amministrazione regionale. Questa definizione di “Paesaggio” è contenuta nella Convenzione Europea del Paesaggio, legge 14/2006 ed il PTPR è stato adottato dalla Giunta Regionale con atti n. 556 del 25 luglio 2007 e n. 1025 del 21 dicembre 2007, ai sensi dell’art. 21, 22, 23 della legge regionale sul paesaggio n. 24/98.

I sette consiglieri del Movimento 5 Stelle hanno posto all’attenzione del consiglio regionale del 12 febbraio l’urgenza di prorogare il PTPR dal momento che, in assenza di esso, sarà possibile edificare in zone vincolate (non solo costruzioni residenziali ma anche impianti biogas ad esempio), modificare l’urbanistica di centri storici, aumentare le cubature degli immobili, stravolgere l’assetto attuale del territorio agricolo e delle zone di interesse naturalistico ed archeologico. Basterebbe anche un solo giorno lavorativo di “vuoto legislativo” tra la scadenza e l’eventuale proroga per far approvare centinaia (se non migliaia) di progetti bloccati da vincoli attualmente depositati negli uffici urbanistici di tutti i comuni della regione.

Dopo non aver ricevuto risposte, i sette consiglieri hanno deciso di occupare l’aula consiliare fino a quando il Presidente del Consiglio Daniele Leodori non garantirà la convocazione di un nuovo consiglio dove potrà esser affrontato (e forse risolto, a seconda delle votazioni) il problema. Dopo più di 18 ore ininterrotte, una notte ed una mezza giornata chiusi dentro l’aula, i consiglieri del Movimento 5 Stelle non hanno ottenuto ancora nessuna risposta in merito: maggioranza e opposizione latitano compatte, ma di questo pochi oramai si stupiscono. Cittadini, parlamentari, associazioni attendono risposte fuori dal palazzo di via della Pisana, mentre speculatori e palazzinari incrociano le dita nella speranza che nessuna proroga venga concessa almeno fino a lunedì sera.

Dov’è quindi la sbandierata “protezione del territorio”? Evaporata dopo la campagna elettorale esattamente come la “politica verde sui rifiuti”?

Dice il proverbio che “tra il dire ed il fare, c’è di mezzo il mare”, ma la giunta Zingaretti dimostra che “tra il dire ed il fare il contrario di ciò che si è detto, c’è di mezzo…niente”. Vedremo se ancora una volta, la vecchia politica si dimostrerà l’alleata numero uno di mattoni e cemento.




Mi piacerebbe “arrotondare” …

Avete qualche piccolo lavoro da fare e non trovate mai il tempo di farlo? Vi piacerebbe configurare la vostra stampante, oppure la vostra linea ADSL però niente da fare… non funziona?! Dovete “pulire” una cantina, tagliare il prato, riparare una finestra, sistemare un motorino… però mille altre cose vi impegnano e non riuscite a farlo ? Sapete fare “qualcosa” e magari a “qualcuno” il vostro aiuto potrebbe servire ?

Bene, probabilmente i ragazzi di Tabbid hanno vissuto le stesse esperienze e hanno provato a trovare una soluzione realizzando un portale in cui… attenzione:

chi sa fare ed ha il tempo per farlo, incontra chi ha qualcosa da fare e non ha il tempo o le capacità per farlo”…

Potrebbe sembrare un gioco di parole però di fatto mette in comunicazione domanda ed offerta per piccoli lavori. Volendo proseguire, senza entrare nel merito di fidarsi o meno di chi accetta un lavoro da voi proposto, il portale funziona in modo molto semplice:

ci si registra, si indicano le categorie a cui si è interessati e poi si decide se pubblicare la propria offerta o proporsi per un lavoro.

Naturalmente, il “budget” è deciso dall’utente che pubblica l’offerta e la regolazione del pagamento avviene tra privati nel modo che meglio credono. A Tabbid, chi ha ottenuto un appalto deve dare un contributo del 1% sul lavoro effettuato al prezzo concordato via Tabbid oppure non versare il contributo ma semplicemente esporre un “pop up” sul proprio profilo Facebook.

Una domanda, a questo punto, viene spontanea: “Ma non si tratta di lavoretti in nero?”. La legge stabilisce che tra privati è possibile fare queste prestazioni purché venga rilasciata una sorta di ricevuta. Se l’importo è superiore ai 77,46 euro, bisogna mettere una marca da bollo di 1,81 euro”. Un successivo sviluppo del portale permetterà, a breve, di registrarsi come utenti Tabbid Pro in modo da qualificarsi come utenti specializzati in determinati lavori e dunque avere più possibilità di trovare dei lavoretti da fare.

Vi racconto di Tabbid perché’ mi sembra un altro interessante modo per  permettere a qualcuno di collaborare con qualcun altro … dando inoltre delle possibilità di lavoro anche a chi in questo momento lavoro non ne ha.

Tabbid




10 mila italiani (in)dimenticati

Per troppi anni, decenni, circa diecimila persone sono state dimenticate da tutti: sono gli italiani che, tra il 1943 e il 1947, vivi e morti, furono gettati nelle “foibe”, le cavità carsiche istriane.

foiba

Le “foibe” non sono solo voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato, create dall’erosione di corsi d’acqua, che possono raggiungere anche i 200 metri di profondità, ma, in questo modo, rappresentano anche delle inguaribili ferite nella memoria e nella coscienza di molti italiani.

In quei luoghi, in Istria, nel territorio di Trieste e in gran parte della Venezia Giulia, i partigiani delle formazioni di Tito, cui erano in qualche caso aggregate formazioni partigiane italiane, usavano le foibe per eliminare, gettandoveli dentro, i fascisti italiani, militari o civili che fossero.

L’eliminazione fisica e il conseguente “infoibamento” avveniva, spesso, non solo mediante una semplice fucilazione, ma, comunemente, prima di essere gettati nelle fosse, gli uomini e le donne, rastrellati e strappati dalle loro case e condannati senza alcun processo, erano evirati, stuprati, accecati e torturati.

Alcuni, addirittura legati a cadaveri con filo spinato e, quindi, gettati vivi nei crepacci.

Quasi 70 anni di silenzi su questa atrocità: solo nel 2004 viene istituito il Giorno del Ricordo, per non dimenticare i martiri delle foibe, italiani uccisi solo perché italiani.

Il resto è storia di oggi: le Istituzioni “ricordano” e qualche idiota pensa bene di rovinare le celebrazioni, imbrattando monumenti, targhe e scritte in ricordo delle foibe sui muri di alcune città.

Avere memoria è importante: dal passato tutti possiamo e dobbiamo trarre spunto per non commettere più gli stessi errori.

Ma occorre ricordare tutto e tutti…tranne gli imbecilli.




Prima candelina per lo Sportello Donne Pomezia

Lo Sportello Donne Pomezia ha compiuto un anno! Sono passati infatti 12 mesi da quel 22 gennaio 2013 quando le otto volontarie hanno sentito la necessità di  aprire e dedicare uno spazio di ascolto e informazione alle donne del territorio con il supporto di professioniste per consulenze legali e psicologiche.

sportello-donneLe operatrici sono tutte di Pomezia, con vissuti e formazione diversi. Hanno messo a disposizione i loro percorsi formativi  (in psicologia, sociologia, filosofia e informazione) e le loro esperienze maturate in ambito psicologico, socio-culturale, formativo e della mediazione culturale con l’obiettivo di offrire un servizio finora assente in zona e rispondente alle  esigenze delle donne e delle loro storie. 

Lo Sportello accoglie, telefonicamente e in sede, donne che subiscono violenza nelle sue molteplici forme (sessuale, psicologica, economica, ecc..), che affrontano problemi riguardanti la sfera familiare e/o lavorativa, che si scontrano con i cambiamenti legati all’età, che sentono l’esigenza di condividere una loro esperienza di vita con altre.

In un anno sono state registrate richieste di aiuto, sostegno e informazione soprattutto legate alla sfera domestica per consulenze su violenze psico-fisiche ed economiche: “Il 70% delle donne del territorio che si rivolge a noi ha subito o subisce violenza fisica o psicologica e ha bisogno di un sostegno e/o di una consulenza” – affermano le operatrici – “Per la maggioranza dei casi si tratta  di violenze domestiche, quelle più difficili da accettare, affrontare e denunciare. Sono soprattutto le violenze ‘dentro casa’ che disegnano la realtà del territorio, che rispecchia  peraltro quella del Paese, in cui la violenza sulle donne è prettamente una questione culturale, senza distinzione di classe, di religione e provenienza geografica”.

Ma qualcosa si sta muovendo anche sul territorio. Lo scorso mese di dicembre Sportello Donne e il Comune di Pomezia hanno organizzato un incontro sui diritti delle donne, servizi e violenze di genere  con la partecipazione di rappresentanti della Asl, delle scuole e delle forze dell’ordine, per affrontare il problema, e fare ‘quadrato’ tutti insieme intorno alle donne, pensando di investire in risorse, denaro e spazio ‘culturale’.

Una questione culturale che senza dubbio parte dall’educazione dei più giovani a cui Sportello Donne Pomezia crede molto, e lo fa impegnandosi  nelle scuole con seminari educativi e convegni sulle tematiche connesse all’universo femminile, quali comunicazione, genitorialità, violenza di genere, corpo e sessualità.

Sportello Donne Pomezia si trova a P.za Bellini 14 Pomezia (ospite della Camera del Lavoro Cgil), ai seguenti contatti: tel. 3881586901 martedì 9-11 e mercoledì 16-18; mail sportellodonnepomezia@gmail.com; facebook: Sportello Donne Pomezia; blog: www.sportellodonnepomezia.wordpress.com




Nuova Vita a Pomezia

Progetto PLUS – Pomezia Cambia

Nuova vita a Pomezia“Pomezia cambia” è il nome dato al progetto presentato alla Regione Lazio per realizzare quanto previsto nei P.L.U.S. – Piani Locali Urbani di Sviluppo e che nel 2012 ha ottenuto un finanziamento di oltre 11,6 milioni di euro con l’obiettivo di riqualificare edifici e zone abbandonate, implementare l’offerta di maggiori servizi ed il potenziamento delle opere pubbliche e delle infrastrutture.

Nel dettaglio, il progetto prevede molti interventi da realizzare nel quartiere Nuova Lavinium, ovvero un nuovo asilo nido e un’area verde pubblica presso l’ex Casale Balducci, la riqualificazione dell’area ex Pettirosso con una nuova scuola materna presso lo stabile in via Alcide De Gasperi, una nuova strada di collegamento tra via Fratelli Bandiera e la via del Mare. Poi marciapiedi, l’abbattimento di barriere architettoniche e un sistema di videosorveglianza sempre nel quartiere Nuova Lavinium, un nuovo parcheggio in via don Sturzo, l’attivazione del servizio Pedibus “Mi accompagno a scuola”.

Inoltre prevede il completamento dei locali della biblioteca comunale da destinare a progetti di inclusione sociale, l’installazione di punti wi-fi gratuiti, uno sportello Front Office per le imprese, la valorizzazione della Sughereta, tirocini formativi, voucher di servizi per l’infanzia, contributi alle PMI.

PROGETTO-PLUS-INTERO

“Pomezia cambia” si prefigura come un progetto importante e di grande livello che permette (e promette) di riqualificare e valorizzare zone ed edifici abbandonati o trascurati da anni e per dare quindi corpo alle opere pubbliche e ai servizi che i cittadini attendono da anni.

Il tutto e non è poco, visto il periodo di crisi economica che stiamo attraversando, senza alcuna spesa da parte del Comune.

 I vari lavori ed attività dovranno essere realizzati nel periodo che va a partire dal 2013 per concludersi entro il 31 dicembre 2015, ed è notizia di questi giorni che sono state aggiudicate le gare per la realizzazione dell’Asilo Nido nell’ex Casale Balducci e della Materna negli stabili ex Pettirosso, per un totale di circa 2,15 milioni di euro.

Sono inoltre iniziati i lavori previsti per adeguare ed ampliare la Biblioteca Comunale attraverso la chiusura del porticato esterno in modo da realizzare spazi da adibire, secondo quanto programmato, al servizio sperimentale di assistenza scolastica ed educativa “La Casa di Tutti”, rivolto a quei bambini che sono a rischio di dispersione scolastica.




Job Meeting

Un piccolo contributo contro la crisi.

Ci sono molte ragioni economiche che portano un paese ad avere forti tassi di disoccupazione. La prima, di natura keynesiana, ovvero suggerita dal grande economista inglese John Maynard Keynes, postula una relazione tra la mancanza di domanda di beni e servizi da parte dei consumatori, mancanza che porta le imprese a ridurre la produzione e quindi il numero dei lavoratori. Un’ altra motivazione, ad esempio descrive il ruolo della tecnologia nel sistema economico.

Il cambiamento tecnologico aumenta la produttività dei lavoratori che a sua volta crea un incentivo a risparmiare sul fattore produttivo umano. Ci sono poi teorie che sottolineano l’influsso nefasto della tassazione che raggiunti livelli inaccettabili disincentiva l’attività economica e quindi la produzione delle imprese. A mio avviso quella più interessante è l’ultima che cito: ci sono economisti che pensano che la disoccupazione sia il prodotto del mancato incontro tra domanda di lavoro  (le imprese) e l’offerta di lavoro (i lavoratori). Questo disallineamento, in inglese “mismatching” non è imputabile solo a un mancato accordo sul salario o sullo stipendio, ma deriva soprattutto dal fatto che le imprese hanno bisogno di coprire funzioni organizzative o ruoli particolari, che non riescono a trovare nel mondo impiegatizio.

Come ovviare a questo tipo di fenomeno? Ci sono interventi che hanno bisogno di molto tempo come la riforma della scuola e del sistema formativo nazionale e piccoli interventi che possono limitare i danni nel breve periodo. Un provvedimento che un’istituzione pubblica può prendere, tra l’altro senza grandi coperture economiche, è l’organizzazione dei “job meeting”. Un job meeting è un evento pubblico dove imprese e cittadini in cerca di lavoro, soprattutto studenti delle scuole superiori e dell’università, possono incontrarsi, dialogare e quindi abbattere le distanze, ma soprattutto possono ridurre il gap di informazioni. Uno studente ad esempio potrebbe scoprire che applicarsi nella conoscenza di un determinato software potrebbe aprirgli una carriera in un’azienda locale.

Per passare dall’astratto al concreto, mi permetto di suggerire all’Amministrazione Fucci di prendere in seria considerazione l’idea di organizzare questo tipo di incontri nei locali del ex-Campus Universitario. Si potrebbero coinvolgere le aziende grandi e piccole del territorio e gli istituti scolastici, in particolare gli istituti tecnici. Ogni azienda potrebbe allestire uno stand dove accogliere i presenti cercando di raccontare un po’ della propria vita produttiva. Sempre le aziende potrebbero raccogliere curricula e gestire dei colloqui preselettivi di possibili risorse umane candidate all’assunzione. Ancora, potrebbero essere animati convegni sul mondo del lavoro con esperti del settore, o corsi di aiuto alla ricerca dell’impiego. Il tutto inoltre potrebbe essere finanziato con il contributo del privato, che potrebbe essere interessato al miglioramento della propria immagine e il proprio prestigio sociale a Pomezia e dintorni.

In tempi di austerity, le amministrazioni pubbliche devono imparare ad ottenere il massimo dell’impatto sociale, con il minimo sforzo finanziario. Il job meeting potrebbe rivelarsi uno strumento utile che va in questa direzione. Inoltre i sindaci non hanno il compito di trovare personalmente un’occupazione al cittadino x, o a quello y, ma hanno l’obbligo morale di creare le condizioni affinché a tutti i cittadini possa essere data l’opportunità di dimostrare le proprie capacità professionali.
Speriamo che prima o poi anche Pomezia possa dare un calcio al pessimismo, smentendo nei fatti le cassandre del declino.




Fondiamo un FAB LAB a Pomezia …

Fab Lab

Fab Lab

In un famoso film, un altrettanto famoso attore, parlando dell’Italia post-bellica diceva : “c’e’ fermento…” … oggi, come allora intorno alle iniziative Fab Lab, “c’é molto fermento”.

Purtroppo “questo fermento”, che in alcune realtà straniere si sta trasformando in una vera e propria nuova “rivoluzione” industriale, in Italia tra le mille difficoltà lotta per manifestarsi e crescere.

Facciamo un passo indietro: si chiamano Fab Lab (Fabrication Laboratories) e sono dei laboratori in scala ridotta dove è possibile fabbricare qualsiasi cosa, o quasi. Nei Fab Lab si possono trovare gli strumenti necessari per realizzare progetti di “digital fabrication” nel senso che si possono trovare gli strumenti per trasformare le proprie idee ed i propri disegni in oggetti reali.

I macchinari messi a disposizione sono quelli che potremmo descrivere come gli strumenti di un “moderno” artigiano e vanno dalle stampanti 3d per la prototipazione, alle frese numeriche, ai tagliatori laser, per finire con le  varie schede elettroniche open source tipo Arduino.

In realtà, tutto è iniziato, come sempre, negli Stati Uniti qualche anno fa’ dove dalla teoria del “come costruire qualsiasi cosa” si è passati alla pratica aprendo i primi “laboratori del prototipare o del fare”.  In ogni Fab Lab  chiunque si poteva cimentare nel trasformare le proprie idee in oggetti reali, molto spesso avvalendosi anche della collaborazione con altri Makers. Oggi solo negli Stati Uniti  esistono poco meno di 300 Fab Lab e senza “temere nessuno” ne esistono almeno 40 anche in Italia.

Nonostante le difficoltà, questi laboratori ad alto contenuto tecnologico basano la loro esistenza non solo sulle macchine ma soprattutto sulle persone. In questo gioco di collaborazione tra Makers si vengono a creare le condizioni per inventare, disegnare, progettare ed infine realizzare oggetti e prodotti innovativi. Moltissime iniziative nate nei Fab Lab sono oggi alla base di nuovi prodotti e di vere e proprie aziende.

Alcuni paesi stanno cogliendo in modo determinato questa nuova opportunità di trasformazione Industriale, investendo in modo rilevante risorse e soldi al fine di favorire la nascita e la crescita di nuovi Fab Lab finalizzati a creare nuove aziende ed occupazione. A titolo d’esempio l’amministrazione Obama ha proposto di investire 1 miliardo di dollari per innovare il sistema manifatturiero nazionale.

Tornando alla nostra realtà nazionale ed ancora di più alla nostra realtà locale, credo che non si possa ignorare questo “movimento” ed adeguarsi, sia in termini di iniziative, che in termini di processi industriali a quanto sta’ avvenendo e sta crescendo ovunque. Personalmente nutro poca fiducia nella possibilità di essere “finanziati” dal pubblico, ma confido fortemente sullo spirito di iniziativa che gli italiani possono avere e sul ruolo che possono ritagliarsi in questo contesto di riferimento produttivo.

Fab Lab … vorremmo farne anche uno anche Pomezia, qualcuno ci aiuta ?




San Valentino a Pomezia

Omnia vincit amor et nos cedamus amori.
L’ amore vince tutto e noi cediamo all’amore (Virgilio, Bucoliche X,69)

 Il 14 febbraio 2014 sarà l’ occasione per gli amanti dell’arte di condividere questa passione con la propria metà. Per San Valentino infatti, il Museo Archeologico Lavinium di Pomezia, propone l’ingresso per due visitatori al costo di un solo biglietto mentre alle ore 17.00, per scoprire le vicende e le passioni dei protagonisti del poema di Virgilio, ci sarà la visita gratuita a tema “L’eroe, le donne, l’amore nei versi dell’Eneide”.

Si consiglia la prenotazione per la visita guidata allo 06-91984744.

Il Museo Archeologico Lavinium, Città di Pomezia Via Pratica di Mare, sarà aperto nei seguenti orari 10.00-13.00 / 15.00-19.00.
Il costo del biglietto per i residenti nel Comune di Pomezia e per gli studenti universitari è di 2.50 euro intero, 2.00 euro ridotto, mentre per gli under 18 e gli over 65 l’ ingresso è gratuito.

assopleiadiarteSempre a Pomezia, la Torre Civica di piazza Indipendenza ospiterà, dal 14 al 16 febbraio, la mostra collettiva “Innamorati dell’arte a San Valentino”, organizzata da AssoPleiadiArte con il patrocinio del comune di Pomezia.

“Padrone  indiscutibile dell’evento e musa ispiratrice è l’Amore, fonte di ispirazione dei più grandi artisti. Varie sono le tecniche pittoriche utilizzate: colori acrilici, ad olio, acquerelli e tecniche miste. Ogni artista ha affidato alla tela le proprie emozioni, frutto di ricordi indelebili nell’anima e nella mente. Sembra che ogni quadro racconti una storia: la storia di un amore vivo, di un amore lontano, ma anche di un amore vissuto in un bacio, il volto di una donna, due innamorati, i fiori, scorci romantici al tramonto …
Non c’è freno all’inventiva e alla creatività, per tre giorni noi artisti metteremo in visione del pubblico le nostre recenti produzioni, in un tripudio di colori e tanto romanticismo, l’amore ha mille volti …” ci riferisce l’artista e maestro d’arte Paolo Sommaripa presidente del noto sodalizio artistico AssoPleiadiarte.

” Pittura, scultura, fotografia, saranno protagonisti di questa mostra del bello e dell’ingegno creativo, fatta apposta per avvicinare tutti, e fare innamorare dell’arte, grande mezzo di comunicazione. Quindi, se volete proporre al partner qualcosa di diverso dal solito, se avete bisogno di un’idea originale prima della cena, cosa ne dite di Innamorati dell’arte a San Valentino? Porta il tuo innamorato alla festa d’inaugurazione venerdì 14 febbraio alle 17.00.

La mostra è aperta al pubblico con ingresso gratuito sabato e domenica dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19,30. In esposizione opere di: Paolo Sommaripa, Rita Ceccanti, Laura Spilabotte Palmieri, Paola Fabretti, Rossana Urbani, Anna Gana, Ingrid Lazzarini, Luciano Primavera, Corina Proietti, Malaica D’Agostini, Bruno Lanzalone, Fiorella Ciocci, Ilaria Serafini, Giorgio Pratesi, Mario Ferrari, Lucia Benkovà, Lauya Pellito, Gianmarco Savioli, Enzo Andreoli, Letizia Toci .”

A voi la scelta tra queste due iniziative offerte dalla nostra città che vi daranno la possibilità di coniugare arte e cultura alla giornata dedicata agli innamorati.
Non dimenticate di scambiarvi un bacio, possibilmente vero! Perché come diceva Trilussa ” Er bacio è er più ber fiore che nasce ner giardino dell’amore “




Con il fiato sospeso – non si può morire di Università

Questo film dà anche un altro punto di vista, il punto di vista di chi ‘va alla guerra’ e trova la morte per una passione. Sì, è vero, ci sono dei vertici che ti schiacciano, ti tradiscono, però c’è un esercito di persone, che poi sono quelle che abbiamo conosciuto e ci hanno accolto in questi laboratori, persone che dalla mattina alla sera fanno della loro vita universitaria una ragione di esistere”.

Cosi Alba Rohrwacher racconta con la sua straordinaria sensibilità artistica e militante quello che è stato “Con il fiato sospeso“, mediometraggio di Costanza Quatriglio presentato con straordinario successo a Venezia 2013.

Tutto nasce dalla notizia dell’apposizione dei sigilli ai laboratori di chimica della facoltà di farmacia dell’Università di Catania per sospetto inquinamento ambientale (processo ancora in corso ) a seguito di un diario denuncia scritto da Emanuele Patanè, un dottorando morto per un tumore che si prospetta causato dalle esposizioni ai locali insalubri e senza protezione dei laboratori.

Il film scorre su due binari, il documentario che indaga e la narrazione di Stella, che in una sorta di intervista-confessione ripercorre gli anni dello studio in facoltà, gli esperimenti la bellezza della chimica e la faccia cattiva e senza appello della malattia contratta.

Un atto d’accusa mai urlato, un film delicato eppure potente. una colonna sonora suonata dal vivo dai Black Eyed Dog che sono l’unico mezzo con cui la bravissima regista (già premiata per Terramatta con il Nastro D’argento 2013 per il documentario ) alza la voce a difesa di questi ragazzi contaminati e abbandonati da tutti.

Su tutto poi l’interpretazione immensa di Alba Rohrwacher che restituisce picchi di drammaticità narrativa che penetrano, scavano e indignano nella loro dolce fermezza.

Un film che è una scelta etica, un atto d’amore verso quei giovani ricercatori e studenti traditi per incuria e inefficienza nel momento in cui stavano diventando risorsa del paese.

Dietro le parole, le lacrime e i sorrisi amari di Stella si cela l’amara sconfitta dei sogni di tutti gli studenti di quella facoltà a cui il film è dedicato.

Un film questo che commuove per i temi e la spietata denuncia ma che è anche girato in maniera perfetta, un tocco cinematografico sapiente e geniale quello di Quatriglia, fotografia montaggio e direzione perfetta, che lascia prevedere grandi orizzonti futuri.

http://conilfiatosospeso.it/

Con il fiato sospeso – interpretato da Alba Rohrwacher, Gaetano Aronica, Anna Balestrierie con la voce di Michele Riondino. – Regia di Costanza Quatriglio.

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