“Giornata internazionale della donna” a Pomezia

Pubblichiamo il calendario degli eventi a tema, nel comune di Pomezia,  per la “Giornata internazionale della donna”.

image8 marzo 2014 ore 9.30/12.00 Aula Consilare, piazza Indipendenza Pomezia: “Femminile, plurale. La città vista dalle donne della città”

In occasione delle celebrazioni della Giornata internazionale della donna, l’Amministrazione comunale apre le porte dell’aula consiliare per l’intera mattinata, offrendo uno spazio aperto, flessibile e dinamico ai diversi linguaggi espressivi. Un susseguirsi di performance artistiche, dibattiti, letture, esposizioni che raccontano la città vista e vissuta dalle donne.

PROGRAMMA
9.30: Carmen Giglio al piano con brani classici, moderni e operette.
10.00: “Torna da me”, cortometraggio dell’Associazione Spirit Romanesc ONLUS.
10.45: “Desdemona, Andromaca e Costanza. Tre donne in scena” a cura del laboratorio teatrale 16° LAB.
11.00: Passione Eventi, testimonianza di un’impresa al femminile.
11.15: “Fermiamo la violenza contro le donne”, video prodotto dalle studentesse del Liceo Pascal, vincitore del concorso della Provincia di Roma contro la violenza di genere.
11.45: “Chiamatemi Strega”, Eleonora Napolitano in un monologo scritto da Barbara Giorgi per Franca Rame. Sportello Donne Pomezia.

La manifestazione sarà accompagnata dall’esposizione di opere grafiche, pittoriche e digitali della Galleria d’Arte Hesperia e da un’esposizione fotografica di Carla Benfenati.

image8 marzo 2014 ore 17.00/19.00 Museo civico archeologico Lavinium (Sala Conferenze), loc. Borgo di Pratica di Mare: “Festa della Donna”

Anche quest’anno il Museo Civico Archeologico Lavinium celebra la festa della donna regalando l’ingresso gratuito a tutte le donne ed offrendo un evento a tema:

“Hanno pagato il prezzo più alto: le donne protagoniste della nascita di Pomezia”

Conferenza a cura della prof.ssa Daniela De Angelis, storica dell’arte contemporanea e docente presso il Liceo Artistico “Pomezia”

In conclusione
Tre brevi interventi teatrali sul tema della donna a cura dell’Associazione teatrale 16° Lab di Pomezia.

Costo: Evento Gratuito

Orario Museo: 10.00-13,00/15,00-19,00.
Orario evento: 17.00/19.00

image8 marzo 2014 ore 21.20 Cineforum Sportello Donne e Spazio Durango, via Metastasio 25/27, Pomezia:

Cineforum tematico con proiezione del film “We Want Sex” di Nigel Cole, il film racconta lo sciopero nel 1968 di 187 operaie della Ford di Dagenham, che costrette a lavorare in condizioni precarie protestarono contro la discriminazione sessuale e per la parità di retribuzione. Al termine della proiezione seguirà un dibattito relativo ai temi toccati dal film.

imageLa mappa rosa di Pomezia.




LA GRANDE BELLEZZA: ad ognuno la sua…

Ho guardato questo film sul divano, insieme a mio marito, senza saperne nulla, se non che aveva vinto l’Oscar e che Sorrentino non è stato il massimo nella cerimonia di ringraziamento. Insomma, giusto un paio di pettegolezzi…

Non sono un esperta di cinema e non pretendo di esserlo, scrivo queste come una spettatrice qualsiasi, seduta sul divano dopo cena, perciò non vi aspettate una recensione, questa vuole essere solo una timida riflessione.

La trama è solo un filo sottile, un sottofondo, quasi un pretesto del regista per poter raccontare dei momenti e mettere in scena le sue visioni. E’ come se avesse bene in mente quei due o tre passaggi importanti e poi tutto il resto fosse di contorno.

Il protagonista Jep Gambardella mi ha ricordato una versione moderna di “Scrooge”, il protagonista del canto di Natale di Dickens, solo che il suo “peccato” non è l’avarizia, ma l’accidia. Osserva il mondo che lo circonda, le persone di cui si è circondato e vede il nulla, si rende conto che le loro vite sono solo un enorme contenitore vuoto, fatto di feste, botulino e pettegolezzi.

Citando uno dei suoi monologhi:

«Mi chiedono perché non ho più scritto un libro. Ma guarda qua attorno. Queste facce. Questa città, questa gente. Questa è la mia vita: il nulla. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul nulla e non ci è riuscito: dovrei riuscirci io?».

I primi 10 minuti mi hanno messo a dura prova, sono lo scoglio invalicabile, il punto di non ritorno; una volta superati si va avanti fino alla fine. Si parte lentamente, poi si accelera, poi si rallenta di nuovo, poi di nuovo di corsa, è un film intermittente. Anche se siamo sempre lì, a volte è come se fossimo in altri posti, è un continuo susseguirsi di situazioni sconnesse tra loro ma comunque successive nel tempo, salvo qualche flashback che lo riporta al suo unico vero amore, quello che non ha mai avuto il coraggio di vivere e ancora oggi lo tormenta.

ROMA…

Roma fa da sfondo a tutto il film, con il suo splendore, il particolare interno dei palazzi e la bellezza dell’antichità, la passeggiata lungotevere dove Jep si presenta al pubblico con:

“Non volevo essere semplicemente un mondano, volevo diventare il re dei mondani. Io non volevo solo partecipare alla feste, io volevo avere il potere di farle fallire!”

Credo che molto del valore del film sia dovuto a Luca Bigazzi, direttore della fotografia, certo, con un soggetto come Roma magari si è avvantaggiati, ma la composizione e l’interazione con certi luoghi attibuiscono un tono del tutto particolare alle parole e agli avvenimenti in essi ambientati. In alcuni spazi Roma non è solo sfondo, ma protagonista al pari degli altri personaggi che la vivono. Il tutto è sapientemente amalgamato da una colonna sonora sempre calzante e affascinante, che segue il ritmo altalenante del film accompagnando lo spettatore dentro la scena.

Toni Servillo è straordinario, semplice e statuario allo stesso tempo, il suo personaggio non parla molto, ma quando lo fa è sempre molto concreto, sarebbe interessante sentirne il doppiaggio, in quanto quel suo napoletano addolcito da tanti anni vissuti a Roma e quasi sussurrato, è parte integrante del suo personaggio.

La scena che più mi ha colpito è quella di una dei tanti dopo cena a casa Gambardella, dove una “donna con le palle” chiede a Jep di darle la sua opinione su se stessa e lui che si definisce un gentiluomo non vuole infierire e glissa, ma lei insiste e lui inzia con:

“di fronte all’affermazione donna con le palle crollerebbe qualsiasi gentiluomo… vuoi sapere come la penso…” e inizia ad infilare le parole una dietro l’altra senza fiato e apparentemente con freddezza, le fa un quadro semplice e squallido della sua triste e vuota vita con dovizia di particolari, lo fa in un modo talmente naturale da essere sconvolgente, per lei, per gli amici ed anche per lo spettatore, secondo me solo questa scena vale l’Oscar.

Ma alla fine in molti ci siamo chiesti, che cos’è questa Grande Bellezza? La bellezza di Roma? La bellezza della vita? e di quale vita? Forse è proprio questa l’idea, che per ognuno “la vita è bella” a modo suo e non esiste una sola interpretazione.

La Grande Bellezza è un racconto onirico e poetico. E i sogni non sempre possono essere interpretati, la poesia per essere bella non deve per forza essere spiegata.  E secondo me questo film è bello, non un capolavoro, ma è bello. E il bello ovviamente è sostanzialmente soggettivo, nel cinema come in tutte le forme di arte.

Non so quali siano stati i criteri di assegnazione della statuetta, ad oggi non penso sia un film da Oscar, ma magari domani, dopo averlo rivisto, forse.  In fondo si sa, le cose belle non sempre si apprezzano subito, bisogna studiarle e osservarle a lungo per coglierne tutte le sfumature.




26a edizione della corsa podistica “Sulle Orme di Enea”

Volantino2_CopRiceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dell’ Associazione Sportiva Podistica Pomezia:

La Associazione Sportiva Podistica Pomezia sta preparando, per il prossimo 14 giugno, la 26a edizione della corsa podistica denominata “Sulle Orme di Enea”.

Originariamente la gara era di 12 Km e prevedeva un percorso misto asfalto-sterrato in cui gli atleti passavano nell’area archeologica; negli anni abbiamo cambiato perché è notevolmente aumentato il traffico (e la pericolosità) della Via del Mare, ed è diventato particolarmente difficile tutelare l’incolumità degli atleti e gestire il traffico automobilistico senza creare troppi disagi.

C’è stato un periodo transitorio in cui la gara si è svolta interamente su percorso urbano ed asfaltato, ed un calo della partecipazione alla corsa dovuto a diversi fattori.

Tra questi c’è il fatto che la gara si svolgeva il 25 Aprile, data “intasata” di corse concomitanti nella stessa zona geografica; inolte il percorso era – con tutta probabilità – poco accattivante, oltre che trafficato.

Circa quattro anni fa, quindi, cerchiamo di rilanciare la gara avvalendoci anche della collaborazione dell’architetto Giovanni Consiglio, di Guglielmo Civitella e di Edoardo Corrado Bianchi. Insieme a loro disegnamo un nuovo percorso misto asfalto-sterrato, con maggiore difficoltà tecnica rispetto a quello originario e con l’ambientazione principale nella Sughereta e nella “Selva dei Pini”.

Segue anche un cambio di data: abbiamo dovuto quasi sempre cercare un giorno diverso ogni volta, a causa non solo del sovrapporsi di altre gare importanti, ma anche di elezioni comunali o, per fare l’esempio di quest’anno, elezioni del parlamento europeo. I risultati si vedono: nell’ultimo periodo il livello di paertecipazione è costantemente incrementato superando la soglia dei 600 atleti, e la gara è tornata ad essere apprezzata a livello provinciale e regionale.

Le ultime tre edizioni sono state caratterizzate dalla pioggia battente, che sicuramente ha evitato i problemi di un caldo eccessivo, ma ha anche creato qualche problema.

Per varie vicissitudini è terminata la collaborazione con i tre ragazzi, che non finiremo mai di ringraziare. Rispetto all’anno scorso ripercorriamo in buona parte quanto abbiamo fatto insieme, facendo una piccola-grande variazione nel tracciato: ora partenza ed arrivo sono nello stesso punto e i ¾ della gara si svolgono su sterrato, tra la Sughereta e la “Selva dei Pini”; rimane un grosso problema il traffico nel tratto tra via Cincinnato, Via Virgilio e Piazza Indipendenza.

Per tutta la durata della manifestazione Piazza Indipendenza dovrà essere chiusa al traffico; per almeno due ore (a ridosso della partenza e fino all’arrivo degli ultimi atleti) lo dovranno essere anche Via Cincinnato e Via Virgilio. Pensiamo, in accordo con i Vigili Urbani, di dirottare il traffico in ingresso dalla Pontina su Via della Tecnica, per far “sbucare” le macchine direttamente su Via Roma da Via Silvio Spaventa; le automobili provenienti da “Nuova Lavinium” dovranno trovare chiuso l’incrocio con via Virgilio, potendo passare per tutte le strade parallele.

Abbiamo già richiesto il patrocinio alla Città di Pomezia, l’assistenza della Misericordie Locale, il patrocinio della Regione Lazio e della Provincia di Roma, la pubblicazione della gara nel calendario regionale Fidal.

Siamo in attesa di risposte: per la sicurezza di tutti e l’ottimale esito dell’evento abbiamo bisogno di: vigili Urbani, transenne, personale sanitario (20/25 unità), medico ed ambulanza; inoltre, per la preparazione e la gestione dell’evento ci avvaliamo anche della collaborazione dell’Associazione Radioamatori Italiani e del comitato di quartiere “Nuova Lavinium”, preziosi supporti per comunicazioni logistiche e per l’organizzazione dei ristori, soprattutto quello che abitualmente posizioniamo in fondo alla salita della Crocetta.

La corsa avrà luogo il 14 giugno 2014, con partenza da Piazza indipendenza alle ore 19:00. Contiamo sul fatto che quando sarà buio l’ultimo atleta sarà già arrivato, o prossimo alla Piazza (siamo prossimi al solstizio d’estate) e nel contempo la fase di canicola sarà passata. Per quanto concerne la competizione, i premi, le modalità di iscrizione, la mappa del percorso ed il regolamento, tutte le informazioni sono reperibili al nostro sito: www.podisticapomezia.it, nella sezione “Orme di Enea” (menu in alto).

Vi terremo aggiornati anche sugli organi locali di stampa.




Pomezia, mercato o micro mercati di quartiere?

imageNell’area del mercato comunale, che comprende P.zza S. Benedetto da Norcia, Via S. D’Acquisto, Via Orazio, Via Varrone e L.go Columella, già da sabato 1 marzo ė presente un presidio della Croce Rossa Italiana di Pomezia composto da due squadre di tre volontari che garantiranno un servizio itinerante di primo soccorso con base logistica in un locale degli spogliatoi dello stadio comunale di via Varrone, concesso dal Consorzio Pomezia Sport, e con l’individuazione di quattro punti adiacenti alle vie del mercato per interventi di raccordo con il 118.

L’iniziativa della Croce Rossa Italiana di Pomezia è patrocinata dal Comune tramite delibera e il sindaco Fabio Fucci ha espresso la sua soddisfazione dichiarando come il presidio all’ interno dell’area mercatale sia “Un altro atto importante che dimostra quanto la mia Amministrazione abbia a cuore la sicurezza e le esigenze dei cittadini”.

La notizia ha inevitabilmente riportato alla luce il problema del posizionamento del mercato e sulle alternative per un suo spostamento dal centro di Pomezia.

Se il mercato è senza dubbio, anche nel nostro territorio, un luogo di aggregazione sociale oltre che di scambio, è altresì difficile non notare i problemi che la sua allocazione nelle vie centrali crea ogni sabato.

In primo luogo la sicurezza, basti rammentare l’episodio doloso che, nell’estate del 2010, coinvolse un esercizio commerciale a P.zza S.Benedetto, che solo per puro caso non avvenne in giorno di mercato, oppure le polemiche quando, a settembre del 2011, in seguito a un malore di un cittadino i mezzi di soccorso trovarono non poche difficoltà a raggiungere il punto in cui si trovava l’uomo.

Inoltre permangono problemi igienici, oltre che quelli di mobilità per l’ utenza debole fortemente penalizzata dall’attuale struttura del mercato,  che si sommano a quelli di parcheggio, di accessibilità e pulizia per i residenti nella zona.

Nella precedente amministrazione era stata individuata, come allocazione alternativa per lo spostamento del mercato comunale, un’area nelle adiacenze di Via della Tecnica. L’area che ben si prestava per la sua  posizione, strategicamente vicina alla Pontina e al centro cittadino, è però attualmente di proprietà privata per cui l’amministrazione avrebbe dovuto procedere ad un esproprio, strumento che spesso porta ad infiniti contenziosi e  reso oltremodo difficile da presunti interessi nel voler dedicare il terreno suddetto ad attività di sviluppo edilizio.

Un progetto alternativo, di cui si fa portavoce anche il CdQ Nuova Lavinium, potrebbe essere quello di creare dei “micro mercati“, cioè dei mercatini di quartiere che possano servire, in alternativa o in aggiunta al tradizionale mercato del sabato mattina a Pomezia e del martedì a Torvaianica, un’utenza di zona, favorendo un minor bisogno di spostarsi, nell’ottica del  “chilometro zero” non solo per prodottiproduttori, ma anche per chi deve avvicinarsi agli acquisti.

Si avrebbero in questo modo minori spostamenti, minor traffico ed una maggiore capillarità nella “rete di vendita”, inoltre si creerebbe un minore bisogno di spazio attrezzato, inteso come metratura complessiva a favore di un’economia ed un modo di vivere cosiddetto “di prossimità” che favorirebbe nello stesso tempo scambio e socializzazione.




La Grande Bellezza, Il “Napoletano a Roma” trionfa a Los Angeles

E così Sorrentino vince tutto! Dopo il prestigioso Golden Globe e il BAFTA britannico, “The Great Beauty” si porta a casa la statuetta che fu di Fellini, De Sica, Petri, Tornatore, Salvatores e Benigni.

Ma che film è? E come mai è così piaciuto alla critica internazionale?

Molto difficile sintetizzare e relegare dentro schemi prestabiliti questo film, così visionario eppur adeso alla realtà decadente e quasi di fine Impero moderno di Roma.

La grande bellezza” della Città Eterna, tutta sotto gli occhi di uno scrittore o pseudo tale, che tanti anni prima aveva scritto un romanzo di successo e con quel successo si era accaparrato un posto di primo piano nei salotti buoni della ricchissima società capitolina.

E la voce fuori campo, o in controcampo di Jep Gambardella, lo scrittore campano senza talento, riflette, sentenzia, calcola la giusta distanza tra il successo e l’eccesso, con quel sorriso sornione e svuotato, mostrandoci l’effimero in tutto il suo orrore.

Un “Napoletano a Roma” si direbbe parafrasando, che scivola tra feste e locali, tutti pieni  degli stessi ricchi viziati, con tutto intorno a questo mondo pessimi e pessimisti pseudo-artisti, drammaturghi, attori, scrittori del nulla e che cadono ai piedi di questo deprecabile pensatore sfaccendato.

La serie di viste da cartolina di Roma si dipana, si vola con pirotecniche di ripresa di grandissima qualità e di grande effetto, scollandosi via via dalla narrazione, a far da contraltare con tanta “grande bellezza” alla “grande miseria” dei suoi personaggi.

E la Roma vera? Dove si trova? Quella è sempre assente, forse secondo Sorrentino e Umberto Contarello, che hanno scritto il film, è solo appena accennata dietro le parolacce gridate al telefono da cafoni di passaggio, o nel sorriso incartapecorito di Antonello Venditti, che ci regala un cameo di inusitata tristezza.

Davanti a tutto c’è Jep e la sua visione dissacrata e posticcia di questa borghesia disfatta, due occhi i suoi, sfacciati e saccenti, che colpiscono senza pietà queste mezze figure, che sfoggia soldi e dissolutezze morali senza un minimo di amor proprio. Mezza tacca tra mezze tacche.

Sorrentino dopo i voli pindarici e molto apprezzati dell’America di “This must be the place” inciampa ad appena 200 km da casa, cercando di raccontare la caduta della Roma che conta, senza riuscire ad esser mai convincente.

La sua storia si aggroviglia fino alla contorsione, alla ricerca vana di un filo narrativo, per poi cadere sovente nel luogo comune, raccontandoci la penosa voglia di botulino di poveri cristi ricchissimi e fuori dal mondo, o le malcelate contraddizioni di uomini di chiesa, per poi concludere la dissertazione noiosa e saccente di Jep con un serafico (e prolisso) ritratto di una suora in odor di santità con il suo stuolo di parassiti di contorno.

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grandebellezzaservillo2Un film presuntuoso e pretestuoso dunque, che parte facendo il verso a Federico Fellini per poi inciampare nell’imitazione di Wim Wenders, diventando un piccolo tentativo scoordinato di creazione di un “Cult movie”.

Toni Servillo è sempre straordinario nella sua recitazione senza concitazione, che però diventa qui troppo auto referenziata, slegata quasi dal contesto, arrivando al paradosso di un film a servizio del suo attore principale e non il contrario come è d’obbligo nel Cinema. Le sue sigarette e i suoi silenzi compiaciuti sono sempre troppi, come di troppo sono gli ultimi 40 minuti di film, incensati di amore sacro, assolutamente profano.

Molti i personaggi di contorno, piccolissime apparizioni, quasi una ”isola dei famosi” tra alti e bassi, con Iaia Forte e Roberto Herlitzka molto a loro agio negli ondeggiamenti strambi della storia, mentre male malissimo Isabella Ferrari che come al solito finisce la sua performance in una camera da letto e Serena Grandi, su cui il regista indugia senza pietà disintegrandole quel poco di credibilità rimasta.

Carlo Verdone è bravissimo e al cospetto del pigmalione-Servillo regge il confronto, si cala molto bene nel ruolo drammatico e avvilito di Romano, commediografo senza arte nè parte, restituisce una grandissima prova d’attore togliendosi la maschera del comico, mentre lascia senza parole la triste Sabrina Ferilli, sempre fuori luogo, sempre senza vestiti, sempre senza espressione. Servillo prova a scuoterla, a rianimarla con i sali dell’arte, ma niente, la bambola ormai cresciuta rimane pur sempre imbambolata.

Fotografia bellissima di Luca Bigazzi, la “grande bellezza” si esprime soltanto cosi, visivamente, anche la musica è ricchissima, con Lele Marchitelli che scrive partiture romantiche e di grande respiro, che contrastano efficacemente i rumori delle feste mondane, ma tutto il film seppur ben confezionato tracima di saccenza, di prolissa deferenza verso se stesso e il finale che non arriva mai distrugge anche quel poco di appassionato che aveva mostrato nella prima parte.

Un film spiazzante, molto “Americano” e che infatti Cannes non aveva neanche notato, punendo forse quell’edonismo specchiato di un autore presuntuoso che però invece. ha conquistato l’Academy.




Uno sguardo sulla realtà

Il presupposto di base affinchè un paese possa definirsi moralmente e materialmente progredito è la capacità dei suoi cittadini di compiere scelte politiche e non, in piena coscienza. Nella sostanza un individuo sceglie in modo cosciente e consapevole solo quando è ben informato su un determinato argomento. Per questa ragione sono sempre entusiasta di fronte a qualsiasi operazione editoriale che aumenti l’offerta di strumenti conoscitivi a beneficio dei cittadini.

Ciò sembra essere il caso dell’iniziativa ideata dalla casa editrice Laterza in collaborazione con il quotidiano La Repubblica, che ha programmato la pubblicazione di dodici testi, offerti al pubblico dei lettori a cadenza settimanale, con lo scopo di descrivere al meglio dodici aspetti della vita quotidiana. La crisi dell’economia, i problemi lavorativi, la difficoltà di relazionarsi con gli altri, la precarietà, il venir meno di molte certezze e la paura, sono tutti aspetti che oggi condizionano fortemente il nostro agire, per questa ragione, la collana Laterza ha chiesto a grandi pensatori contemporanei di dare il proprio contributo intellettuale perchè il lettore possa essere sollecitato ad un’attenta analisi della realtà che lo circonda. Il piano dell’opera è il seguente :

– Federico Rampini. La trappola dell’austerity-Perchè l’ideologia del rigore blocca la ripresa;

– Luciano Gallino. Vite rinviate – Lo scandalo del lavoro precario;

– Stefano Rodotà. Il mondo nella rete – Quali i diritti, quali i vincoli;

– Marco Revelli. Post-Sinistra – Cosa resta della politica in un mondo globalizzato;

– Massimo Giannini. L’anno zero del capitalismo italiano;

– Zygmunt Bauman. Il demone della paura;

– Gustavo Zagrebelsky. Contro la dittatura del presente;

– Ilvo Diamanti. Democrazia ibrida;

– Federico Fubini. Recessione Italia;

– Andrea Bajani. La scuola non serve a niente;

– Michela Marzano. Il diritto di essere io;

– Natalia Aspesi. Sentimental. Diario italiano di amore e disamore.

Due parole sulla struttura dei singoli libri. Da lodare sicuramente la sinteticità del discorso, il cittadino preso da mille problemi, ha sempre meno tempo per leggere. Inoltre va sottolineata la presenza di una sezione quantitativa dove il lettore, attraverso la lettura di semplici grafici può farsi subito un’idea del fenomeno descritto. Interessante anche la sezione cronologica, dove vengono brevemente citati i titoli degli articoli di giornale ordinati per data di pubblicazione. Mi preme sottolineare la possibilità di scegliere tra il supporto cartaceo e quello digitale. La versione cartacea è disponibile in edicola in abbinamento all’acquisto de La Repubblica, al prezzo di 5,90 euro più il prezzo del quotidiano, o in libreria. La versione digitale può essere acquistata al prezzo di 3,99 euro all’e-store, di fiducia, iTunes per gli utenti Apple e Amazon per quelli che usano un Kindle. Utile a mio avviso la possibilità di acquistare tutte e due le versioni ad un prezzo irrisorio, per consentire al lettore il massimo della flessibilità, chi ha acquistato il libro in edicola, o in libreria può scaricare la versione online a 0,99 euro.

Non mi resta che augurarvi una buona lettura.




Comune di Pomezia, il codice di comportamento dei dipendenti

Il Comune di Pomezia, secondo quanto è previsto dalla legge 190 del 2012 sulla prevenzione della corruzione, si è dotato del codice di comportamento dei dipendenti, in conformità alle prescrizioni del decreto del presidente della Repubblica n. 62 del 2013. Il codice può apparire come l’affermazione di principi di carattere generale, quali la diligenza, la correttezza e l’imparzialità, ma invece, rappresenta la fissazione degli obblighi di comportamento richiesti a tutti i dipendenti dell’ente, la cui violazione comporta illecito disciplinare.

Le prescrizioni riguardano ambiti che rivestono particolare importanza per la tutela dell’immagine dell’amministrazione e hanno lo scopo di promuovere comportamenti coerenti con le esigenze di rispettabilità e decoro che ogni dipendente deve assicurare.

In particolare, ciascun dipendente è soggetto ai seguenti obblighi:

a) l’obbligo di servire il pubblico interesse e di agire esclusivamente con tale finalità;
b) l’obbligo di coniugare l’efficienza dell’azione amministrativa con la economicità della stessa ed il contenimento dei costi, utilizzando la diligenza del buon padre di famiglia;
c) l’obbligo di garantire la parità di trattamento dei destinatari dell’azione amministrativa e dunque l’imparzialità e l’immagine dell’imparzialità;
d) l’obbligo di garantire la massima collaborazione con altre Pubbliche Amministrazioni;
e) l’obbligo di garantire la correttezza, l’imparzialità e la lealtà nel comportamento verso i colleghi, i collaboratori e i destinatari dell’azione amministrativa.

Nei rapporti con il pubblico, inoltre sono previsti ulteriori obblighi quali:

a) l’obbligo di identificazione;
b) l’obbligo di cortesia e precisione;
c) l’obbligo di fornire spiegazioni;
d) l’obbligo di rispetto degli standard di qualità.

Il Codice prevede il divieto di ricevere regali e consente una deroga solo in occasione delle ricorrenze, ma all’interno di un “modico valore” che non deve superare 99 Euro.

Ma soprattutto, è di particolare rilievo l’introduzione dell’astensione in caso di conflitto di interesse, sia attuale, sia potenziale.

Nel primo caso il dipendente ha l’obbligo di comunicare al proprio Dirigente l’esistenza di rapporti economici (retributivi o che comunque comportino benefici economici di altra natura) intrattenuti nei tre anni precedenti l’assegnazione all’Ufficio, con soggetti privati che abbiano interessi in attività o in decisioni dell’ufficio medesimo, limitatamente alle pratiche affidate al dipendente. Nel secondo caso il dipendente ha l’obbligo di astenersi dal prendere decisioni o da svolgere attività in presenza di interessi personali o di familiari.

Il codice di comportamento, così come il sistema di prevenzione della corruzione e la trasparenza amministrativa sono strumenti che hanno lo scopo di rendere “aperta” l’amministrazione, ma risultano funzionali solo a condizione che vi sia un corrispondente interesse da parte dei cittadini a osservare le modalità di azione della macchina amministrativa e rilevarne le eventuali deviazioni.




Le espulsioni e il senso della base

Ha fatto notizia l’espulsione di quattro senatori da parte del M5S, ma si è capito subito che si trattava di pruriti di posizione, piuttosto che di difesa della partecipazione democratica. Senza entrare nel merito delle espulsioni, che peraltro riguarderebbero persone giá dichiaratamente lontane dalle posizioni del movimento, l’argomento sarebbe interessante e attuale se non rappresentasse un fenomeno antico che però, fino ad oggi era considerato un tabù perché ha riguardato i due blocchi del potere PD e PDL, o quel che é diventato.

Quest’ultimo, in particolare é stato costretto a cambiare nome fino a ruotare su se stesso e tornare alla denominazione originaria di “forza italia” per legittimare scissioni e cambi di casacca. Nel PD, invece, la pratica ha origini antiche, ma adesso ha trovato furbesche soluzioni.

In quel partito, come é noto, ormai si raccoglie di tutto e non si applicano differenziazioni, non si rifiuta nessuno e si accetta chiunque, senza distinzione di ideologia o appartenenza sociale: banchieri, massoni, affaristi e aspiranti affaristi, che convivono insieme a increduli elettori in buona fede, alimentati da una speranza, come i cristiani nelle catacombe. E nel partito democratico (l’aggettivo é frutto di una definizione autologica), è ormai consuetudine assistere a espulsioni e ostracismi, tutti derivanti dalla “insopportabile” diversità di vedute con il vertice che, nei casi migliori ha generato arcipelaghi di partiti o persino la rimozione mentale di leader storici, in preda a conflitti permanenti, a correnti e sottocorrenti, a scissioni annunciate e altre consumate.

Si é capito allora che il problema risiede nella “base”:  i vertici si contrappongono, si scontrano, si confrontano, ma poi trovano l’accordo.  La base, invece, che é fatta di persone per bene, che votano PD perché hanno rispetto dei valori della democrazia, si commuovono ancora per una rivoluzione, leggono libri che parlano di valori o sentimenti e non di fredda economia, pagano le tasse e ancora ritengono l’evasione come una truffa, considerano la corruzione come un male e non un metodo di lavoro, non capisce! E allora la soluzione é sembrata naturale e il partito, stanco e provato dalle troppe lotte interne ed espulsioni, dalle accuse di incoerenza e intelligenza con il nemico, stretto tra una base di gente civile e un vertice di provata ingordigia, ha deciso di espellere la base.

É ha fatto bene, a guardare al successo in termini di potere. Poco importa se tra gli italiani d’Italia non é piu il primo partito (precisazione dovuta perché il PD tra i residenti in Italia non é il primo partito e ottiene l’agognato primato grazie a una manciata di voti di italiani all’estero) e se sono sempre piú numerosi i non votanti. É passato di moda anche il richiamo alla partecipazione al voto. Non servono piú le masse che si recano alle urne. Anzi, creano imbarazzo con i loro soliti problemi che riguardano la disoccupazione, o il costo della vita, o il peso delle tasse. É molto più divertente la gente dei salotti buoni che non si lamenta, ma negozia, o quella dei palazzi che non si scandalizza di nulla, anzi é disponibile ai traffici, senza alcuna riserva o remora di carattere etico.

La base é diventata un peso e a conti fatti non é necessaria. Puó parteggiare, prendere posizione, schierarsi, quando richiesto e mettersi in fila per la pantomima delle primarie, ma niente di piú.

Ecco perché fanno notizia le espulsioni. Sono un argomento da fornire alla base per mostrare che cosa si rischia a seguire i movimenti che si schierano contro il potere.




La Dea Pomona di Claudio Mazza vince la campagna #amopomezia

 

Claudio Mazza con una fotografia dedicata alla sua opera scultorea su legno la “Dea Pomona” ha vinto la campagna lanciata dal Comune di Pomezia “#amopomezia”.

Lo scorso 14 febbraio, in occasione della festa degli innamorati, l’Amministrazione comunale ha lanciato la campagna #amopomezia, invitando tutti cittadini a documentare l’amore verso la propria città con una fotografia simbolo dei propri atti d’amore verso Pomezia da postare tramite il social network twitter o da inviare tramite mail all’Ufficio Stampa del comune.

Ad inaugurare la campagna #amopomezia è stata proprio la Giunta, con una delibera, firmata nella Giornata del Risparmio Energetico “M’illumino di meno 2014”, che azzera i diritti di segreteria previsti per l’installazione dei pannelli fotovoltaici. Un atto d’amore del Sindaco e degli Assessori che permetterà a chi sceglie di avvalersi di questa tipologia di energia alternativa di non dover più pagare i 200 euro per i diritti di segreteria.

“La delibera”, spiega il Sindaco Fabio Fucci, “nasce dalla volontà di incentivare sul territorio l’installazione di pannelli fotovoltaici. Il Comune di Pomezia ha sottoscritto il Patto dei Sindaci promosso dalla Commissione Europea e redatto il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), che prevede una serie di iniziative da mettere in campo per raggiungere l’obiettivo 2020 della riduzione delle emissioni di CO2. L’obiettivo che noi ci siamo fissati per quella data è la copertura con energie rinnovabili del 25% del fabbisogno di energia elettrica del Comune di Pomezia”.

In quest’ottica volta alla tutela e al rispetto dell’ambiente la “Dea Pomona” sarà il simbolo dell’amore per Pomezia.

Abbiamo chiesto a Claudio Mazza di raccontarci della sua passione per la scultura e della nascita di Pomona che verrà poi donata alla città di Pomezia:

“Dopo anni di esperienza in cui ho effettuato intagli artistici e sculture su materiali diversi e inusuali (zucche, cocomeri, ecc), ho voluto tornare alle origini, ossia il legno.
L’ispirazione è nata durante una passeggiata al porto di Ostia, dove sono esposte opere ed espressioni artistiche fatte con materiali riciclati, come tronchi, mattoni, e altri materiali “di fortuna”, per cui quando un giorno mia moglie mi ha fatto notare un tronco giacente da mesi accanto alle barche dei pescatori sulla spiaggia di Torvaianica, è stato per me immediato il pensare di realizzare una scultura prendendo come base un’opera “morta” come un tronco riportato a riva dal mare.

All’inizio la scultura doveva raffigurare una figura maschile, ma come spesso avviene, è stata “l’anima” contenuta all’interno della materia grezza, a suggerirmi di modificarne la natura. Durante la definizione del viso, quelli che dovevano essere i capelli, si sono rivelati essere in realtà la raffigurazione del “cesto” della Dea Pomona, ricolmo di frutti, ricco, che continuava alle spalle della futura scultura. Una figura che risultava nel suo corpo invece ferita, mutilata, come è Pomezia attualmente, una Pomezia che sorge però su una terra ricca, una ricchezza fatta sia di risorse naturali e fisiche, che di risorse umane. Questa “Pomona” rappresenta per me l’allegoria della Pomezia di oggi, che ha in se le potenzialità per rinascere e risorgere con l’aiuto disinteressato di tutti.

imageimageimageUn ringraziamento particolare, oltre alla mia famiglia, va a Romano Zecchi, che non appena ha colto lo spirito del progetto, ha aderito con entusiasmo donando la sua fattiva collaborazione, totalmente gratuita, fatta non solo di consigli pratici, ma anche di tante piccole e grandi cose, come il trasporto del tronco lungo ben 5 metri e mettendo a disposizione un luogo dove custodirlo e dove poterci lavorare, dando nel frattempo supporto nella realizzazione.

L’opera è stata iniziata a fine settembre e prevedo di completarla per l’inizio dell’estate dove verrà donata alla città. L’intenzione è che la statua rappresenti il passaggio di consegne tra la quercia “Pomona” che è morta strangolata nel cemento, e la nuova “Pomona” che da tronco morto diventi una statua “viva”,che rappresenti la condivisione di intenti, di partecipazone attiva, volontaria e gratuita, dei cittadini per il bene della città”

 




The Lego Movie

Un kit da montare senza istruzioni tra uno sbadiglio e l’altro.

In un disturbante mondo in 3D fatto di mattoncini Lego, il povero Emmet, pupazzetto qualunque del grande ingranaggio della società di costruzioni si trova per caso in possesso del “Pezzo Forte” in grado di neutralizzare una superarma denominata “Kragle” che minaccia il mondo delle costruzioni più famose al mondo.

Risparmiando i meandri articolati, intricati e neanche troppo comprensibili che si dipanano nella storia ecco in sintesi la trama di questo film Warner, co-prodotto dalla Lego che sta aggredendo il mercato con gadget in stile Mc Donalds e grande battage pubblicitario.

The Lego Movie appare fin dalla prima scena claustrofobico, troppo vivace e roboante per un pubblico di piccini e troppo immaturo per un pubblico che con i Lego ci giocava 20 anni fa e ci gioca ancora.

Qualche trovatina qua e là giocata sull’imbranato Emmet, eroe per caso che si trova ad affrontare avventure troppo grandi per lui, seguendo l’amore della bella ( insomma.. ) Wyldstyle anche detta Lucy e tanti personaggi famosi che strappano un sorrisetto di circostanza, passando da Batman a Wonder Woman, finanche ad Abramo Lincoln.

lego_movie legoemmet legospotQuella che si scoprirà essere una battaglia  generazionale contro “Lord Business”, è solo una scusa per spacciare per film di animazione un videogioco (che la Warner ha già annunciato pronto alla vendita) strutturato su vari livelli di difficoltà che il nostro Emmet, quasi mosso con un Joystick deve superare per l’agognato bacio di Lucy.

Una storiella messa in piedi con grande fatica, a giustificare 100 minuti di film che potevano esser 70 senza scandalo, con una trovata finale che potrebbe indurre ad addolcire il giudizio, ma che poi scade nel bieco perbenismo a stelle e strisce che i bambini europei non comprenderanno.

Unica risata sincera la strappa l’allegra invasione dei Duplo nel mondo Lego, ma nel complesso davvero un film insopportabilmente commerciale, uno spot in tre dimensioni che speriamo almeno serva a rilanciare le vendite dei mitici mattoncini, giocattolo creativo per eccellenza a rischio in questi anni pieni di console interattive.

 




UN POSTO NEL MONDO… A POMEZIA!

Partirà Lunedì 10 Marzo il progetto “Un posto nel mondo… a Pomezia!” realizzato dal Comune di Pomezia in collaborazione con l’Associazione Familiy Time Onlus, approvato e finanziato dalla regione Lazio.

Di cosa si tratta?

E’ un progetto rivolto a bambini dai 7 agli 11 anni in condizioni di disagio sociale ed economico, che con la realizzazione di un spazio ludico ha come obiettivo quello promuovere l’aggregazione e prevenire atteggiamenti di asocialità in soggetti già in difficoltà.

Gli spazi messi a disposizione dal Comune sono quelli del Centro Diurno Raggio di Sole, in Via B. Buozzi snc. In questo modo, l’Amministrazione offrirà un servizio utile e qualificato, utilizzando uno spazio attrezzato ed idoneo, altrimenti inutilizzato nelle ore pomeridiane. Il servizio sarà attivo infatti tutti i pomeriggi dalle 16.30 alle 19.00 (escluso il mercoledì) ed il Sabato mattina dalle 10.00 alle 12.30. Lo spazio del sabato mattina sarà dedicato al confronto con le famiglie dei bambini che accedono alla ludoteca.

Cosa sarà possibile fare?

  • Offrire uno spazio protetto, finalizzato alla crescita ed alla socializzazione.
  • Promuovere attività finalizzate al potenziamento dell’autonomia personale e dell’autostima, e volte alla valorizzazione dei rapporti interpersonali spontanei.
  • Promuovere iniziative finalizzate all’integrazione multiculturale.
  • Implementare la partecipazione attiva dei ragazzi, educandoli alla libera scelta, al pensiero critico e creativo, alla responsabilizzazione sociale, alla capacità empatica.
  • Offrire relazioni significative con adulti competenti e spazi di ascolto e di confronto, dentro e fuori la ludoteca.

Con quali strumenti sarà portato avanti il progetto?

  • Laboratori a tema per il potenziamento dell’autostima.
  • Laboratori per la prevenzione del fenomeno del bullismo.
  • Attività di gioco libero, o strutturato e socializzazione.
  • Corsi di hip hop e break dance.
  • Potenziamento cognitivo con il metodo Feuerstein.
  • Spazio “biblioteca” per favorire la lettura, la narrazione di testi, lo scambio dei libri.
  • Laboratori di gioco “mediato”: puzzle, costruzioni, ecc.
  • Laboratori di bioenergetica per bambini.
  • Attività creative e manipolative.

Gli operatori che si occuperanno dei minori durante l’orario di apertura della Ludoteca saranno educatori professionali, psicologi dell’età evolutiva, applicatori del Metodo Feuerstein (dell’associazione Family Time Onlus) e istruttori delle discipline di danza (della Scuola Universo Danza di Pomezia).

Il servizio sarà totalmente gratuito ed accoglierà 40 bambini, per presentare la domanda potete seguire il seguente link

http://www.comune.pomezia.rm.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2406

dove troverete il modulo da compilare e consegnare all’ufficio protocollo del Comune con allegata la dichiarazione ISEE 2012, entro il 05/03/2014.




FAB LAB a Pomezia … “bene, e poi a cosa serve ? ”

FabLab-Barcelaona03Nel mio precedente articolo ho brevemente descritto cosa sono i FAB LAB e per quali ragioni sono nati. In seguito a quel breve articolo ho ricevuto alcune mail che chiedevano:

Va bene la nuova “rivoluzione industriale” e l’autoproduzione ma, in pratica, cosa si fa’ in un FAB LAB e tanto più’ a Pomezia?

Devo dire che a volte le domande più semplici scatenano le più animate discussioni, discussioni magari non fatte in anticipo, o a volte, sospese per seguire l’euforia per le novità. In altre parole la domanda era:

“Fondiamo un FAB LAB a Pomezia, bene, e poi a cosa serve ?”

Se si vuole semplicemente “importare” dagli Stati Uniti si rischia di pensare che i FAB LAB siano dei posti “bellissimi” dove persone “incredibili” inventano delle cose “ultra fighe” con macchinari e tecnologie modernissime.

In realtà i macchinari che sono installati nei FAB LAB esistono da almeno trenta anni, la vera novità è che ora costano molto, ma molto meno e che quindi sono accessibili a tutti. Quest’aspetto che potrebbe sembrare secondario, diventa l’elemento principe su cui costruire un futuro, nel senso che il futuro non è nella tecnologia presente nei FAB LAB, ma nel fatto che questa tecnologia diventa utilizzabile da tutti.

In altre parole il focus non è sulle tecnologie, ma sul fatto che in un FAB LAB tutti possono imparare a usarle.

Un altro aspetto da rilevare è che i FAB LAB non sono luoghi di ricerca e tanto meno luoghi di ricerca finanziata, ma piuttosto luoghi in cui dar spazio alle proprie idee ed alle proprie passioni senza che queste vengano “legate” ad aspetti ed impegni di pura ricerca.

I FAB LAB sono luoghi di formazione dove più che creare dei prodotti si sviluppa la capacità di pensare, disegnare e progettare prodotti.  Anche in questo caso, suggerisco, di porre il focus non tanto sui prodotti realizzati, bensì sull’enorme possibilità di formare dei “produttori di prodotti”.

Chi imparerà a progettare nei FAB LAB imparerà a pensare, disegnare e realizzare prodotti, collaborando con altri, imparando i rudimenti sull’uso di macchine e tecnologie che prima non avrebbe avuto la possibilità di fare.

In altre parole i FAB LAB sono i luoghi dove far nascere dei makers più che dei products…

A pensarci bene l’Italia è un paese di makers, i makers ci sono sempre stati. Ai tempi dell’impero romano, i makers hanno inventato, progettato e realizzato cose che ancora oggi vengono usate. Nel cinquecento sono diventati degli “artigiani” dove nelle loro “botteghe” inventavano o realizzavano delle cose. Sono makers i vetrai di murano, lo sono gli orafi, lo sono tutti coloro che mettono la loro “testa” per pensare, disegnare, progettare delle cose.

Ecco, forse ora siamo abbastanza lontani dai FAB LAB statunitensi e molto prossimi a definire che cosa sono i FAB LAB italiani. Un nostro FAB LAB e’ una “bottega artigianale” dove le persone imparano oppure ri-imparano a fare le cose collaborando con altri, usando nuove tecnologie e nuove macchine controllate dai computers.

Forse rispetto al “disegno” statunitense dove sono nati si perde un po’ di fascino, però forse in questo modo si riesce a rilanciare delle capacità che hanno fatto si che l’Italia stesse “nel tempo” per tanto “tempo”.

Allora lo fondiamo un FAB LAB a Pomezia ?