Tre giorni a Berlino di Christine de Mazières

Il Muro di Berlino attraverso gli occhi dei berlinesi dell’Est

Tre giorni a Berlino è l’esordio letterario di Christine de Maziéres pubblicato in Francia nel 2019 in occasione dell’anniversario dei 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino e pubblicato in Italia nel settembre del 2021 grazie alla casa editrice Edizioni Clichy.

Nei Tre giorni a Berlino si vivono, attraverso le voci di diversi protagonisti, le emozioni, lo stupore e le speranze della notte del 9 novembre 1989 quando, nel corso della conferenza stampa, il funzionario Schabowski, del Partito Socialista Unificato della Germania nella Repubblica Democratica Tedesca, annuncia, per errore, la possibilità per tutti di attraversare liberamente il confine, dando il via alla pacifica caduta del Muro di Berlino.

Il primo narratore è Cassiel, l’angelo protagonista del film “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders, che apre il romanzo con un incipit incisivo:

«Arrivano a piccoli gruppi, silenziosi, come se andassero a spasso, mani in tasca, facendo finta di niente. Affluiscono da tutte le direzioni verso il posto di confine di Bornholmer Strasse, curiosi ma un po’ timorosi»

Timorosi perché nessuno si aspettava un “tana libera tutti”, nessun cittadino da quella parte del muro era davvero pronto ad un evento del genere. La situazione era cambiata con l’arrivo di Gorbačëv al Cremlino e l’avvio delle riforme della perestrojka; si respirava un’aria di cambiamento ma nessun berlinese dell’Est poteva immaginare che quel momento tanto desiderato potesse capitare così, all’improvviso e addirittura con un messaggio lanciato dalla televisione.

Tre giorni a Berlino è un romanzo corale. Abbiamo Anna, una giovane francese innamorata di Berlino e della lingua tedesca; c’è Micha, figlio di un membro del Comitato centrale al quale hanno da sempre rifiutato qualsiasi domanda di espatrio; c’è Tobias, scomparso nel mare nel tentativo di attraversarlo a nuoto per fuggire e poi c’è Lorenz, Hanno, Niklas e c’è lo stesso Schabowski e tanti altri.

Le loro voci delicate sembrano prendere per mano il lettore per condurli dall’altra parte, nei loro sogni, in quella speranza di trovare oltre quel muro che li protegge dal mondo capitalista, uno stile di vita che possa ridare un senso e un significato alla vita stessa.

Sono uomini nati da quella parte del muro «Al sogno di un socialismo dal volto umano ci avevamo creduto, i miei amici e io» fino a quando, crescendo, hanno iniziato a ricevere informazioni, a vedere le scene della primavera di Praga, a iniziare a dubitare, a percepire in modo diverso quel mondo imperialista dal quale doveva difendersi.

«Visto che la ribellione aperta era un suicidio, molti si sono immersi in quella che abbiamo finito per chiamare l’emigrazione interiore; ciascuno si ritirava nella sua bolla, nella sua nicchia. Si leggeva, si faceva musica, ci si disinteressava della collettività»

Quello che amo di più nei libri è proprio quel condurmi in periodi storici, luoghi e emozioni che, in una sola vita, nessuno di noi potrebbe mai sperimentare. Entrare nelle pagine di Tre giorni a Berlino è vivere le stesse palpitazioni, quel medesimo senso di fratellanza e di gioia sconfinata che si è respirato a Berlino la notte di quel 9 novembre di più di trent’anni fa, quando per la prima volta Berlino divenne un’unica grande città, e cittadini sconosciuti si sono stretti l’uno all’altro finalmente liberi di muoversi senza controlli.

Ma, nello stesso tempo, Tre giorni a Berlino, è sentire tutte le paure che i berlinesi dell’est hanno vissuto per decenni, è percepire tra le righe cosa significhi non essere liberi, non potersi muovere e agire ed essere sempre sotto controllo, senza via d’uscita e senza possibilità di fuga.

 

Tre giorni a Berlino merita di essere letto perché il passato non va mai dimenticato.

 




Maker Faire Rome 2021 al Gazometro Ostiense

Passato e Futuro si incontrano in uno spazio espositivo mai aperto al pubblico

 

Si è appena conclusa la IX Edizione del Maker Faire Rome che ha visto la presenza di oltre 21000 visitatori nel rispetto di tutte le normative anti Covid.
Dopo l’edizione del 2020, che si è tenuta esclusivamente sulla piattaforma digitale, quella del 2021 si è sviluppata in una doppia veste, in presenza e da remoto con i tantissimi appuntamenti dal palco del Main Stage che ha permesso a tutti di scoprire e conoscere le tantissime novità nel campo dell’innovazione.

E di novità ce ne sono state tantissime visti i temi rilanciati dalla fiera: agritech, foodtech, digital manufacturing, robotica, intelligenza artificiale, mobilità, economia circolare, salute, IoT, recycling, data scienze e moda, oltre alla rappresentazione di arte, musica, scienza e tecnologia nelle sezioni Maker Art e Maker Music.

La Maker Faire Rome torna ad essere un punto di incontro fondamentale, «un eco sistema virtuoso» come lo ha definito il Presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti dove sono stati coinvolti maker, scuole, università, centri di ricerca, imprese e appassionati.

 

#gallery-1 { margin: auto; } #gallery-1 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 33%; } #gallery-1 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-1 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */

 

Fast Forward. The future in the making. Questa la parola d’ordine scelta che non è stata solo una frase messa lì tanto per, ma ha rappresentato davvero lo stato d’animo palpabile nella passione degli oratori, nell’entusiasmo dei giovani maker presenti, che si percepiva negli speaker che sono saliti sul palco e che era visibile nello sguardo gioioso ed estasiato dei tantissimi visitatori.

Maker Faire Rome, anche quest’anno, si è rivelata come un grandissimo parco dei balocchi per tutti i sognatori e visionari che hanno ancora l’ardire di fermarsi a guardare le idee degli altri con ammirazione e stupore. Un enorme contenitore senza limite alcuno dove è ancora possibile lasciarsi sorprendere e guardare il mondo futuro con gli occhi di un bambino.

Come il progetto di un gruppo di giovanissimi di Milano, LessCo2 con il loro macchinario per eliminare anidride carbonica dal Pianeta e la possibilità di partecipare con un piccolissima quota. (Ovviamente ho contribuito); gli occhiali di Inail per simulare lo stato di ubriachezza o l’effetto di stupefacenti; il progetto di DelfiLife per ridurre le interazioni tra i delfini e l’attività di pesca professionale costiera; l’app di Acea per il monitoraggio dell’acqua dei rinomati nasoni di Roma che, in questo modo, diventano intelligenti. Sono alcuni, così, a memoria tra gli oltre 250 espositori che hanno riempito e arricchito l’evento.

 

#gallery-2 { margin: auto; } #gallery-2 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 33%; } #gallery-2 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-2 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */

E, nell’edizione 2021 della Maker Faire Rome c’è stato molto di più dello sguardo verso il futuro: c’è stata la possibilità di osservare e ammirare anche il passato visto che è stata scelta l’area del Gazometro Ostiense.

Una magnifica area, simbolo dello skyline di Roma, voluta dal sindaco di Roma Ernesto Nathan, realizzata dall’allora Società Italgas, ora Eni, nel 1909. Uno spazio che rappresenta la volontà all’innovazione del secolo scorso e che ben si è innestata nel principio base di sguardo al futuro di questa eclettica edizione del Maker Faire Rome. Come a ricordare che nulla del passato è da dimenticare ma, al contraro, serva da solido sostegno per andare avanti.

#gallery-3 { margin: auto; } #gallery-3 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 33%; } #gallery-3 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-3 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */

 

 

Una tre giorni da ricordare dove il protagonista assoluto è e resta l’ingegno umano, la sua voglia di osare, di immaginare e guardare avanti verso un futuro sempre più presente.




Nel quartiere Monti a Roma si inaugura la Libreria Panisperna 220

Ora una libreria c’è

 

In un periodo in cui siamo abituati a vedere le saracinesche dei negozi chiudere, vedere chi ha l’audacia di andare controcorrente e aprire i battenti fa sicuramente notizia.

Un grande plauso a Masud Kia, direttore del nuovo spazio culturale Libreria Panisperna 220 che ha inaugurato venerdì 8 ottobre con un orario no-stop dalle 10 alle 23, per far capire, fin dalle prime battute, cose vuole dire creare un luogo di condivisione e di inclusione.

 

#gallery-4 { margin: auto; } #gallery-4 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 33%; } #gallery-4 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-4 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */

 

«Ora una libreria c’è» recita la bandiera esterna perché l’esigenza di avere luoghi dove incontrarsi, dove poter dialogare con il libraio, dove poter essere consigliato e indirizzato verso la lettura di un libro è una vera e proprio missione che ogni lettore anela di incontrare e che le grandi catene di distribuzione, purtroppo, hanno diminuito sempre più lasciando il lettore solo soletto tra una moltitudine di libri.

L’idea di Libreria Panisperna 200 rientra in un progetto ancora più grande e ambiziosa. Parliamo del progetto delle Librerie Scatenate. Attualmente ne sono state aperte già sei in diverse zone d’Italia:

Libreria Ultima Spiaggia a Ventotene e Camogli
L’Amico Ritrovato e L’Amico Immaginario a Genova
Libreria Centofiori a Milano
Nutrimenti Bookshop a Procida

 

#gallery-5 { margin: auto; } #gallery-5 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 33%; } #gallery-5 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-5 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */

 

L’idea di fondo del progetto delle Librerie Scatenate è molto semplice e si basa sul principio che un libro migliora la qualità della vita, genera benessere e, tra i beni di consumo di tipo culturale, rappresenta il più diffuso e economico, capace di creare crescita personale, e relazioni sia personali che sociali.

 

Dalla pagina Facebook si legge:

«Sei meravigliose librerie nate in momenti diversi, da diverse esperienze editoriali, commerciali e territoriali e con diversi assetti societari che si sono ritrovate negli anni accomunate dalla stessa visione:

– la centralità della figura del libraio altamente specializzato;
– l’assoluta autonomia di ciascun punto vendita;
– l’esigenza di garantire sempre la bibliodiversità, differenza e pluralismo, senza cedere all’omologazione commerciale»

 

Come non essere d’accordo con questo pensiero?

Ben vengano le librerie indipendenti, la loro libertà di scegliere di promuovere e far conoscere le piccole e medie case editrici, di dare spazio agli autori esordienti, di creare un tessuto sociale diverso divenendo un luogo di incontro, un punto certo del quartiere. Un luogo dove i libri non siano solo degli oggetti su delle mensole.

Anche gli orari che propongono fanno capire come si voglia andare incontro al lettore. Orario continuato dalle 10 alle 20 e, per due giorni la settimana, libreria aperta fino alle 23. Perfetto per poter passeggiare nelle viuzze di Monti per poi infilarsi con stupore tra le copertine dei libri, scoprire autori sconosciuti e fare due chiacchiere con il libraio come se fosse un amico.

Perché un libro è un amico, sempre!

 

#gallery-6 { margin: auto; } #gallery-6 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 33%; } #gallery-6 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-6 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */

 

Libreria Panisperna 220
Via Panisperna 220 – Tel. 06 88372870

Lunedì martedì e mercoledì 10 – 10
Giovedì’ e venerdì ore 10 – 23
Sabato 10 – 20
Domenica chiuso




America non torna più di Giulio Perrone

Romanzo autobiografico sul doloroso rapporto tra padre e figlio pubblicato da HarperCollins

 

America non torna più è il nuovo romanzo di Giulio Perrone, editore dell’omonima casa editrice romana fondata nel 2005, pubblicato da HarperCollins e in tutte le librerie dal 16 settembre.

È un romanzo intimo e doloroso dove l’amore mai dichiarato in modo esplicito e le diverse aspettative e prospettive sulla vita tra Giulio e Giampiero, il padre,  creano un profondo e lacerante strappo al figlio che si acuisce nel momento in cui è costretto ad affrontare la lunga malattia e  infine morte.

Detto così può apparire una trama scontata invece America non torna più ha una forza dirompente nuova sia per lo stile intimistico che per le frasi secche e prive di fronzoli che non tentano di addolcire e intenerire il lettore ma, al contrario, lo prendono per mano per condurlo nel dialogo personale e profondo di un uomo.

 

Giulio Perrone riesce a denudarsi offrendo un romanzo inteso. Perché non si sceglie un padre. È quello. E non puoi fare altro che accettarlo anche se condiziona le tue scelte, ti indica la strada, ti costringe giorno dopo giorno a seguire i propri sogni e non quelli che senti preponderanti dentro di te. Una convivenza obbligata che crea uno scontro che si prolunga nel tempo, come un’abitudine, un modo di essere, uno stile di vita,  fino a quando ciò che non vorresti mai arriva improvvisa: una malattia con un finale inevitabile e allora ecco che torni con i ricordi a rubare piccoli momenti che avresti potuto vivere diversamente, silenzi che avresti potuto colmare, assenze che avresti potuto distillare.

«Ma per l’ennesima volta sento che sto dando ragione a mio padre e alle scelte fatte per accontentarlo.
Nella vita mi sono fermato sempre un passo prima del conflitto.»

America non torna più mette a nudo, con uno stile coraggioso, i pensieri intimi di un uomo.  È una delicata storia d’amore, un amore mai dichiarato apertamente che evidenzia una difficoltà, molto maschile, di esternare e di esprimere i sentimenti. Nei momenti di massimo dolore e rabbia Giulio reagisce con azioni di forte impatto come scaraventare la bottiglia di vino per terra o sfogarsi con un atto sessuale proprio nella stanza accanto al padre morente. Azioni che contrastano con la delicatezza del ritmo intimistico di Giulio Perrone ma che sono espliciti elementi del rovente dramma interiore.

«Siamo soli, ai due lati della stanza.
E stavolta non c’è soluzione.
Resta il silenzio che non hai la forza, la voglia, il desiderio di interpretare neanche tu.»

America non torna più, un padre e un figlio e il loro amore silenzioso, fatto di piccoli gesti, di sguardi rubati, a volte più di scontri che di incontri, che sbatte improvviso con la ineluttabilità della vita, nel suo scorrere lento verso la fine, una fine che arriva davvero perché «Siamo destinati a disperderci anche nella testa di chi ci ha amati»

E allora ecco che il ricordo che custodiamo delle persone care diventa il vero protagonista di questo romanzo aprendo una visione molto più ampia del semplice rapporto padre/figlio.

«Ricordi come possibili raccolte di ricordi.»

Un tema che mi ha piacevolmente ricordato Javier Marìas ne Gli innamoramenti e Due vite del premio Strega 2021 Emanuele Trevi quando dichiara: «Perché noi viviamo due vite, entrambe destinate a finire: la prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene

America non torna più è un’autobiografia audace e coraggiosa che merita di essere letta e riletta.




Enigmi in camicia nera – edito da La Torre dei Venti

Tredici racconti ambientati nel Ventennio fascista

 

Enigmi in camicia nera. Tredici racconti curato da Daniele Cambiaso e Angelo Marenzana è pubblicato dalla casa editrice milanese La Torre dei Venti e ha come comune denominatore, l’ambientazione dei propri racconti nel periodo storico fascista.

Sul risvolto di copertina si legge come “Il dopoguerra ha visto le pagine della saggistica farla da padrona per sviscerare e raccontare la storia del regime e gli effetti nefasti della guerra” e, considerando come le pubblicazioni del ventennio fascista passassero tutte per una accurata censura togliendo, a noi posteri, l’occasione di leggere la quotidianità di quel periodo, si comprende come un raccolta di racconti come Enigmi in camicia nera possa colmare quel vuoto temporale.

 

 

Tutti e tredici i racconti ambientano trame e personaggi nel ventennio fascista sia nel territorio italiano che nelle colonie conquistate o nella realtà delle ambasciate all’estero. Non si parla mai direttamente del fascismo come pensiero politico e regime totalitario, bensì viene utilizzato come il palcoscenico dove dare vita ai diversi protagonisti con le loro avventure e disavventure.

Gli autori dei racconti, le cui biografie sono saggiamente inserite a fine testo, sono firme autorevoli del panorama italiano e inseriscono, spesso, avvenimenti realmente accaduti per dare vita a brevi racconti che rientrano perfettamente nel genere letterario del giallo, ricchi di suspence, indagini, investigazioni e alta tensione mantenendo ben alta l’attenzione del lettore.

Chi come me ha avuto modo di ascoltare, da genitori e nonni, aneddoti e ricordi di quel periodo storico, riconosce in lontananza nelle atmosfere di Enigmi in camicia nera, quella patina latente ma sempre presente di paura, quello stile di vita sempre con un’occhio aperto e uno chiuso, quella calma e quell’ordine da mantenere in superficie mentre dentro si andava alimentando un prurito sempre più esigente di scuotersi e di liberarsi.

Enigmi in camicia nera è un libro che consiglio perché, per guardare avanti con ottimismo e speranza, è necessario non dimenticare mai cosa si è vissuto in passato.

 

Ecco l’elenco alfabetico degli autori de Enigmi in camicia nera
Giorgio Ballario
Fiorella Borin
Daniele Cambiaso
Rino Casazza
Armando d’Amaro
Emanuele Delmiglio
Leonardo Gori
Giulio Leoni
Enrico Luceri
Angelo Marenzana
Lapo Sagramoso
Laura Segnalati
Flavio Villani




Una corte di libri – Rocca dei Borgia a Nepi

Fiera della piccola e media editoria il 17-18-19 settembre a Nepi, Viterbo

 

Cos’è “Una Corte di Libri”

Una Corte di Libri – fiera della piccola e media editoria è una manifestazione ideata e fortemente voluta dalla Mulph Edizioni, casa editrice fondata a Nepi e attiva da oltre vent’anni in collaborazione con l’Associazione Pro Loco Nepi. Specializzata in pubblicazioni di carattere musicale – metodi di solfeggio, partiture per bande – da qualche anno ha aperto il suo catalogo anche ad altri generi come la narrativa, la poesia e la saggistica.s

L’intento degli organizzatori è quello di creare un evento che, essendo decisamente più “intimo e contenuto” rispetto ad altre manifestazioni sparse su tutto il territorio italiano, riuscirebbe a dare maggiore voce ai piccoli editori i quali avranno la possibilità di tessere relazioni più profonde con gli utenti finali del loro prodotto: i lettori.

Uno degli obiettivi che “Una Corte di Libri” si pone è quello di fortificare ed intensificare il rapporto tra autori, editori e lettori, tutti pezzi dello stesso puzzle molto spesso troppo distanti fra loro.

Le storie messe nero su bianco dagli autori delle case editrici partecipanti, prenderanno vita attraverso il susseguirsi di presentazioni dove si assisterà ad uno scambio di idee e opinioni su varie tematiche; da quelle più attuali e strettamente legate al nostro tessuto sociale come integrazione, parità dei diritti, violenza sulle donne, identità sessuale, fino ad arrivare a concetti più astratti come amicizia, amore e coraggio.

Com’è facilmente deducibile dal nome medesimo, la manifestazione si terrà presso la corte della favolosa Rocca dei Borgia, situata al centro del paese che la ospita, Nepi. Immersi nell’incantevole corte borgiana e contornati da bellezze di chiara fattura rinascimentale, chi parteciperà potrà godere di manifestazioni culturali di vario tipo: autori che presenteranno le loro opere, parlando delle proprie esperienze letterarie ed editoriali, conferenze, musica, degustazioni. Ampio spazio verrà dedicato alla letteratura per i più giovani, con spazi dedicati, laboratori e incontri per sensibilizzare i bambini sia alla lettura che alla scrittura.

Come prima edizione, gli organizzatori sperano in una riuscita che coinvolga il maggior numero di persone poiché il loro intento è quello di far divenire “Una Corte di Libri” una delle manifestazioni culturali dedicate al libro ed alla lettura, più interessanti e partecipate del Centro Italia.

 

 

 

Programma “Una Corte di Libri” 2021

VENERDì 17 SETTEMBRE

ore 17.00 Inaugurazione

ore 17.20 Simona Benedetti: Michelangelo. Un amore pericoloso. Tra arte e fede, Tau Editrice

ore 17.50 Movimento artistico di promozione autori indipendenti “In giro con l’arte” presentano:

  • Fammi volare capitano di Fabio Pennacchi
  • La bilancia dei Mondi divisi di Emiliano Guiducci
  • Accendi i miei sogni di Mario D’Onofrio

ore 18.30 Mulph Edizioni: Racconti del Bosco di Fabrizio Lucatello – presenta Andrea Lucatello, giornalista Radio Capital

ore 19.00 “DZ Edizioni”: La Canzone del Drago di Monica Serra

ore 19.30 “Le Mezzelane Casa Editrice”: Eros & Eros di Mapi, Abner Thomas e Ilaria Coppini.

 

SABATO 18 SETTEMBRE

ore 10.30 apertura degli stand

ore 10.30-11.30 “Trucca bimbi e storie di burattini” a cura de “Il Nido dei Pulcini”

ore 11.30-12.30 “Le avventure di Gatto Leo e altre storie” a cura di Rita Ottaviani

ore 16.00 “Reader for blind”: “Bastardo di rogna e tanfo di terra”, lo Zabio Cotàl di Guido Cavani – presenta Valerio Valentini, editore

ore 16.30 “Mulph Edizioni”: HIP HIP… JUPE! libro multimediale con illustrazioni di Giulia Coppola, musica e poesia Elisabetta Daolio

ore 17.00 “Autrici Indipendenti”:

  • Le confessioni di una concubina di Roberta Mezzabarba
  • Il sussurro del lago di Loriana Lucciarini

ore 17.30 “Mulph Edizioni”: Italiani nello spazio di Giovanni Intilla

ore 18.00-19.30 incontro con Fabrizio D’Esposito, giornalista e inviato de Il fatto quotidiano. “Scrittori emergenti e panorama editoriale italiano”; moderatore: Luciano Pazzetta.

ore 19.30 Show Cooking a cura di Valerio Marini – Gastromania e conferenza sui prodotti tipici nepesini

 

DOMENICA 19 SETTEMBRE

ore 10.30 apertura degli stand

ore 10.30-11.30 “Aspettando Lucrezia” a cura di Rita Ottaviani

ore 16.00 “Mulph Edizioni”: Il Castello… un fantasma e una gatta di Rita Ottaviani

ore 16.30 “Edizioni Effigi”: L’assedio di Rofalco di Luis Contenebra

ore 17.00 “Tuga Edizioni”: Venti chilometri di azzurro di Davide Lupidi ; relatore Mauro Negretti

ore 17.30 “Le Mezzelane Casa Editrice”: Un lungo ritorno di Loriana Lucciarini e Laura Bassuti

ore 18.00-19.30 “L’organizzazione degli eventi culturali nel territorio della Tuscia, ricezione, difficoltà e risultati” interviene Filippo Rossi, ideatore Caffeina Festival modera Luciano Pazzetta

ore 21.00 chiusura della fiera

All’interno della manifestazione saranno presente anche gli stand di:

Cartolibreria Gregori

Museo Civico e Libreria Comunale di Nepi

Zafran Cuore Rosso di Nepi

Durante i tre giorni della manifestazione dalle 19.00 apertura area food&drink a cura di Gastromania

Durante tutta la manifestazione sarà possibile visitare la “Rocca dei Borgia”. Per orari, modalità e prenotazioni Museo Civico di Nepi 0761 570604 o museo@comune.nepi.vt.it

Per informazioni su dove mangiare – dove dormire https://www.proloconepi.it/

 

COMUNICATO STAMPA

Mulph Edizioni unacortedilibri@mulph.it




Ardeafilarmonica presenza ArcheoJazz

Domenica 26 settembre 2021 al centro storico di Ardea

 

Ardeafilarmonica organizza Domenica 26 Settembre l’evento “ARCHEOJAZZ” che comprenderà una passeggiata
al centro storico di Ardea con visita guidata alle Chiese di Santa Marina e di San Pietro (XII sec.) e successivamente
all’area archeologica Casarinaccio (Foro Romano).
A seguire sarà offerto un aperitivo con intrattenimento musicale con Cecilia Panichelli e la Old Dixie & Swing Band.

Contributo omnicomprensivo 10 euro. info 3471437326

 

 

COMUNICATO STAMPA




Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo

Prima scrittrice afro-discendente a vincere il Booker Prize nel 2019 insieme a Margaret Atwood

Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo è un romanzo uscito a novembre 2020 per Edizioni Sur.

Raccoglie la storia di dodici donne nere che vivono una Londra frenetica, caotica e conservatrice. È sostanzialmente, un romanzo che, attraverso una scrittura che gratta via ogni inutile orpello, raggiunge l’anima intima di ogni protagonista mettendo a nudo le proprie origini, le proprie tendenze sessuali, le proprie sventure per innalzare ogni personaggio a puro e essenziale essere umano.

Un tipo di scrittura che già di suo dichiara di voler superare i limiti racchiusi nella scrittura stessa abolendo la punteggiatura e utilizzando i capoversi come vessilli poetici creando un flusso narrativo coinvolgente e sconvolgendo. Impossibile perderne il ritmo. Si viene completamente trasportati dalla forza della prosa e ciascun personaggio diventa, per quel capitolo, protagonista unico e insostituibile.

Dodici donne diverse per età, status culturale, classe sociale, orientamento sessuale e origini ma che riescono ad essere donne libere perché cariche della ricchezza di sentirsi, a prescindere dal proprio retaggio, esseri umani.

“devi trovare le persone che hanno voglia di diventare tue amiche, anche fossero tutte persone bianche”

Amma, Yazz, Dominique, Carole, Bummi, LaTisha, Shirley, Winsome, Penelope, Megan/Morgan, Hattie, Grace sono donne con il fuoco dentro e determinate a superare i propri limiti, a sfidare i preconcetti, ad abbattere i muri. Sono donne capaci di andare avanti, nonostante tutto e tutti.

La storia di ciascuna di loro si interseca con quella delle altre, a volte in grado di parentela, a volte legate da un senso di amicizia intensa, a volte solo per essere una la docente e l’altra la discente, ma, fondamentalmente, l’intreccio che le sostiene e le accomuna è quello spirito guerriero di esseri umani liberi.

Sono donne consapevoli dei propri difetti, delle proprie mancanze, con tutte le paure e le loro incoerenze che, grazie alla bravura della Evaristo, affrontano tematiche attualissime come l’orientamento di genere, la violenza di gruppo, il bullismo, il razzismo e la povertà.

Sono dodici donne cariche della consapevolezza a non lasciarsi abbattere e ricche di un’energia straordinaria così contagiosa per i lettori, al punto che non è possibile leggere Ragazza, donna, altro e non provare uno struggente senso di sorellanza e, ahimè, di nostalgia quando si giunge alla fine.

Consigliatissimo.

 

nessuno raccontava a gran voce di essere cresciuto in una palazzina di trenta e passa piani delle case popolari, con una madre vedova che lavorava come donna delle pulizie

nessuno raccontava a gran voce di non essere mai andato in vacanza in vita sua, neanche una volta

nessuno raccontava a gran voce di non aver mai preso un aereo, visto uno spettacolo a teatro o il mare, o mangiato in un ristorante, di  quelli con i camerieri

nessuno raccontava a gran voce di sentirsi troppo bruttoscemograssopovero o semplicemente fuori luogo, fuori contesto, un pesce fuor d’acqua

nessuno raccontava a gran voce di aver subito uno stupro di gruppo a tredici anni e mezzo




Guerra degli ombrelloni in spiaggia per il posto in prima fila

Quanto è bella la spiaggia libera

 

Quando arriva l’estate è normale, lungo tutta la nostra penisola, assistere alla triste corsa nelle spiagge libere per l’occupazione dei posti migliori in prima fila, giusto in riva al mare.

Tutto normale, in fondo! Non desideriamo tutti poterci sdraiare sereni avendo avanti a noi nient’altro che il panorama del mare, le onde che vanno e vengono sul bagnasciuga senza doverlo intercettare tra i tanti ombrelloni, le sagome di gonfiabili grotteschi, secchielli e palette abbandonate, tende e le silhouette di decine di persone?

Desiderio lecito e legittimo. La spiaggia è libera e tutti i cittadini hanno il diritto di occuparne un’area per godersi il sole e il relax.

Già, la spiaggia libera è di tutti fino a quando non si incorre nei soliti furbetti, e non solo quelli della domenica.

Parlo di quei furbetti che scendono quatti quatti alle 6,00 del mattino, quasi sempre si tratta dei più anziani del nucleo familiare, che arrivano in spiaggia, piantano l’ombrellone, sdraio e lettini in prima fila per poi rientrare a casa tornare con il resto della ciurma alle 10,00.

Che sono poi gli stessi che, arrivata l’ora del pranzo, non fanno altro che chiudere il loro ombrellone, preservarlo nella loro custodia e lasciarlo lì impalato in bella mostra per dichiarare a tutti che quel posto è il loro e che nessuno deve avere lo stesso diritto di godersi la spiaggia libera in prima fila.

Eppure la legge parla chiaro. Occupando con ombrelloni e sdraio la spiaggia libera si incorrere nel reato di Abusiva occupazione di spazio demaniale come cita l’articolo 1161 del Codice della Navigazione che dichiara: “Si prevedono sanzioni per chiunque arbitrariamente occupa uno spazio del demanio marittimo o aeronautico o delle zone portuali e ne impedisce l’uso pubblico o vi fa innovazioni non autorizzate ovvero non osserva i vincoli cui è assoggettata la proprietà privata nelle zone prossime al demanio marittimo o agli aeroporti.”

Purtroppo la legge non parla chiaro riguardo al lasciare momentaneamente la propria attrezzatura durante la pausa pranzo e non è facile, in fondo, appurare se gli occupanti di quell’area non si siano allontanati solo per fare colazione, un bagno o una passeggiata. Si sa con certezza che non è autorizzato lasciare attrezzature incustodite dalle ore 20,00 fino alle 6,00 del mattino. In pratica, niente ombrelloni incustoditi durante la notte, lasciando il giorno al libero arbitrio dei cittadini e il controllo alle forze di polizia comunale.

Onde per cui, ecco che i soliti maleducati si sentono in diritto di occupare uno spazio della spiaggia libera e di difenderne i confini fino al calar del sole.

Non è difficile incappare in belle litigate tra coloro che, tornando alla loro postazione dopo la pausa pranzo, trovano un invasore che si è posizionato vicino vicino alle loro attrezzature non permettendone l’apertura e, peggio ancora, avendo in qualche modo oltrepassato quei confini immaginari che il furbetto pensava di aver conquistato. La stessa cosa può accadere la mattina presto, solo che, troppo spesso, per non rovinarsi una meritata giornata al mare, per evitare di litigare e di farsi il sangue cattivo, la maggior parte della gente con un po’ di buon senso, accetta di vedersi occupata la spiaggia da impavidi maleducati e accetta di stendersi al sole, dietro, molto dietro, ma almeno in santa pace.
Alla fine questi furbetti hanno la meglio perché la gente di buon senso ha altro a cui pensare che perdersi dietro a questi trogloditi.

Ma che fine ha fatto il minimo senso civile tra essere umani? Qual è il ragionamento attraverso il quale un individuo si sente in diritto di voler essere l’unico ad usufruire della prima fila in spiaggia?

Che poi, a dirla tutta, un modo affinché quel diritto sia insindacabile, c’è perché basterebbe pagare ombrellone, lettini e, quando ci sono, anche il servizio di cabina, in uno stabilimento balneare e per tutto il periodo in cui si paga, si ha la certezza che quel posto è tuo. Giusto, lo hai pagato!

Ma se vieni in spiaggia libera, piccolo individuo maleducato e incivile, non fare il furbetto mandando il più anziano in avanscoperta per prendere un posto che appartiene a tutti.
Non mettere i confini su qualcosa che appartiene a tutti.
Non fare come i cani che delimitano la propria zona lasciando gocce di pipì.

Comportati da essere umano e goditi con tutti gli altri, il piacere di una giornata al mare e, se hai dormito un po’ di più, accetta di buon grado di non essere il primo della fila.

 

 

Foto di Ben Kerckx da Pixabay




In ricordo di Valentino Valentini

Riceviamo e pubblichiamo le parole che il Coordinatore di Sinistra Italiana di Pomezia, Antonio Di Lisa, ha pronunciato in piazza per ricordare la figura di Valentino Valentini.

 

 

Nei giorni scorsi improvvisamente è venuto a mancare Valentino Valentini ed il giorno 12 agosto in Piazza Indipendenza a Pomezia i compagni di partito, gli amici e i cittadini lo hanno voluto ricordare alla presenza dei familiari, del Sindaco Zuccalà, del Consigliere Mengozzi.

In questa stessa piazza pochi giorni fa eravamo impegnati insieme a Valentino nella raccolta delle firme per la proposta di legge sulla tassazione dei grandi patrimoni e per il referendum sull’eutanasia. Non avremmo mai immaginato che sarebbe stata la sua ultima partecipazione alle nostre attività politiche.

Oggi conosciamo la tua famiglia, tua figlia Francesca alla quale porgiamo le nostre condoglianze.  Ci parlavi spesso con soddisfazione di aver raggiunto la gioia più grande per essere diventato nonno.

Purtroppo le limitazioni imposte dalla pandemia ed i rischi connessi hanno limitato anche di godere di tale gioia.

Valentino l’ho conosciuto circa 15 anni fa, insieme ai compagni che oggi sono venuti a rendergli omaggio. Mi colpì subito il suo insaziabile bisogno di leggere, di conoscere, di informarsi non soltanto sulla politica ma su ogni genere di tematica.

Conosceva il mondo, la cultura dei luoghi grazie al lavoro che aveva svolto nell’ambito turistico. Aveva un gran bisogno di approfondire argomenti che andavano da quelli specificamente tecnici a quelli più propriamente legislativi ed amministrativi.

Pur non essendo nato e vissuto a Pomezia, come tanti di noi, Valentino è stato sempre impegnato per migliorare la città in cui viveva.

Era instancabile nel mettere sempre al centro della sua azione politica i principi enunciati dalla Costituzione, dei diritti civili, le questioni legate ai temi ambientali, dei beni comuni come l’acqua pubblica. Ti abbiamo voluto ricordare sui social proprio con quella foto davanti la sede Istituzionale di Pomezia e quel cartello “Acqua ti voglio bene Comune”. La questione del lavoro ed il diritto alla salute, l’una non poteva negare l’altra.

 

 

Utilizzava qualsiasi piattaforma digitale, le testate locali per denunciare situazioni di degrado al fine di sensibilizzare tutti ad un maggiore senso civico.

Prima di intervenire su qualsiasi discussione si documentava, studiava e le sue critiche non erano mai superficiali bensì puntuali, sia nei confronti degli avversari politici sia nei confronti dei suo stessi compagni di partito, anche nel nostro stesso gruppo.

Un compagno esigente ed intransigente.

Si è già detto di lui che pur essendo schierato dal punto di vista politico è sempre stato uno spirito libero, non ha mai lesinato puntualizzazioni e critiche su passaggi cruciali della politica nazionale e di quella locale. Abbiamo avuto spesso anche dei contrasti ma sapevamo che erano passeggeri, legati al momento e che ci sentivamo di appartenere alla stessa famiglia politica, alla stessa comunità.

Il suo grande rammarico era sempre lo stesso: quello di vedere pochi giovani nelle iniziative politiche. Quando ne aveva l’opportunità si cimentava volentieri ad interloquire con loro. Li incontrava nel suo quartiere con l’auspicio di gettare un seme, di aprire una breccia.

Ora che hai raggiunto anche i nostri compagni Corrado, Carla e Rosa noi continueremo a portare avanti le battaglie in cui credevi insieme a loro.

Un pensiero alto alto fin lassù.

Antonio Di Lisa – Coordinatore di Sinistra Italiana di Pomezia

 




Afganistan: mille volti di una terra raccontata da Khaled Hosseini

Tre romanzi per conoscere un popolo e le sue tradizioni millenarie

 

Questo agosto 2021 sarà sicuramente ricordato anche per la caduta di Kabul, la capitale dell’Afganistan, per la presa del potere dei talebani e per le immagini terribili che abbiamo visto scorrere sui telegiornali, sui diversi canali social e per quello stato di impotenza e sgomento che abbiamo vissuto mentre trascorriamo sotto l’ombrellone o in montagna, la nostra pausa estiva.

Troppo spesso non ci rendiamo conto di quale fortuna sia essere nati in luogo dove la libertà dell’individuo sia sancita a chiare lettere nella Costituzione e, tralasciando le diverse parentesi che potrebbero aprirsi con questa mia dichiarazione, per la rubrica dei libri della settimana, ho pensato fosse giusto onorare un popolo con la proposta di lettura di tre libri dello scrittore afgano Khaled Hosseini.

Il cacciatore di aquiloni, sicuramente ne avrete sentito parlare e, se non avete letto il libro, magari avrete visto la versione cinematografica uscita nel 2007.

Gli altri due suoi libri sono Mille splendidi soli, del 2007 e E l’eco rispose del 2013.

 

 

Ne Mille splendidi soli, le protagoniste sono Mariam e Laila, due figure femminili diverse per nascita ma che il destino farà incontrare e dove l’amicizia e l’amore diverrà salvezza.

In E l’eco rispose l’Afganistan è raccontato attraverso la storia di due bambini legatissimi che non vogliono separarsi. Attraverso il romanzo Hosseini mette in risalto la profondità del loro rapporto e la forza del loro sentimento.

Ma, a prescindere da quale dei tre romanzi vogliate iniziare a scoprire l’Afganistan, nelle parole di Hosseini resta sempre vivido e ben impresso l’amore per la sua terra, per le sue tradizioni e la storia millenaria che traspare da ogni volto, da ogni gesto e da ogni scelta.

È sicuramente una ben piccola cosa sentirsi vicini a un popolo leggendo solo dei libri ma è proprio curiosando tra le pagine di questi libri che si entra in contatto con un popolo, con le sue tradizioni, con la miseria, con la guerra e con le terribili conseguenze che tutto ciò apporta alla vita dei singoli individui e ai loro destini.

Ferma restando che la guerra, ovunque sia, è di per sé inutile e vana.




Caffè Babilonia di Marsha Mehran

Romanzo su integrazione e cucina medio orientale

 

Ci sono libri la cui bellezza non la si trova nella trama in sé quanto nei profumi di aromi, spezie e erbe aromatiche e nella passione per la cucina che sprigiona in ogni pagina.

Caffè Babilonia è un romanzo della scrittrice iraniana Marsha Mehran pubblicato nel 2005 dalla casa editrice Beat Edizioni e tradotto in oltre 15 paesi nel mondo.

La trama racconta la fuga di tre sorelle dall’Iran khomeinista che si rifugiano in Irlanda, nel piccolo villaggio di Ballinacroagh, dove decidono di aprire un locale nel quale poter cucinare e far conoscere i cibi della propria terra di origine.

Ogni capitolo del libro riporta come titolo il nome di una ricetta con tanto di ingredienti e istruzioni per realizzarla e, nel capitolo stesso, quella ricetta o il suo ingrediente principale, diventa un ulteriore personaggio.

Ma non è la trama di per sé ad essere accattivante in Caffè Babilonia, quanto i profumi delle spezie, gli aromi e i colori delle erbe aromatiche con i quali è pervaso praticamente tutto il libro.

La cucina come luogo di incontro, tra popoli, tra pensieri diversi, tra culture diverse. La cucina dove diversi ingredienti diventano la metafora della società multietnica la quale, se coltivata con parsimonia, rispettando i ritmi delle stagioni e con dedizione, si trasformano in piatti prelibati e succulenti capaci di riunire tutti e di portare armonia e equilibrio.

Così gli individui, se presi ciascuno con le proprie diversità, se si uniscono gradualmente gli uni agli altri, si amalgamo in incontri sorprendenti e ricchi di sapore e di sapere.

Personalmente, visto che apprezzo particolarmente le melanzane, sono stata subito attratta dal babaganoush, una crema a base di polpa di melanzane originaria del Medio Oriente e diffusa anche nel Nord Africa. La pietanza è gustosissima con quel gusto inconfondibile della tahina, una crema a base di semi di sesamo alla base di diverse ricette medio orientali.

A breve preparerò anche la zuppa di lenticchie rosse, con curcuma, cumino e semi di nigella che Marjan prepara nel secondo capitolo e che manda in visibilio tutti gli ospiti. Devo assaggiarla.

Caffè Babilonia è un libro che ti avvicina a culture lontane da noi e ti venire voglia di mettersi a cucinare.

Caffè Babilonia è un libro da posizione sulla mensola in cucina tra i barattoli delle spezie e rileggere quando non si ha idea di cosa mettere in tavola.