La gonna, il must per l’estate 2017

Le gonne sono le protagoniste dell’estate 2017: da quelle lunghe da indossare anche con un paio di sneakers a quelle in tulle, effetto ballerina. Senza dimenticare che dietro questo indumento c’è Coco Chanel, che rivoluzionò la moda ad inizio Novecento, e l’emancipazione della donna

È il capo d’abbigliamento femminile per eccellenza che nel corso dei tempi ha cambiato colore, lunghezza e tessuto, andando di pari passo con le conquiste della donna.È la gonna, un must nel guardaroba di ognuna di noi: dalle mamme alle single, dalle manager alle adolescenti, dalle zie alle nonne. È immancabile con le sue forme a trapezio, con volant, di jeans, di raso e a balze, ma anche ‘personalizzata’ secondo i gusti personali.
Con l’estate alle porte la gonne è un ‘must have’, come proposto nelle passerelle dagli stilisti: sono lunghe, ampie, over e maxi con spacchi, a fiori, con trasparenze in tulle, come le ballerine. Ma c’è posto anche per le gonne sporty, con laccio in vita che si possono anche indossare con le sneaker, quelle morbide e leggere da portare con sandali e blusa e l’immancabile gonna lunga animalier, da sfoggiare sia con una canotta in pelle per un look ‘aggressivo’ sia con una maglia più casual. Un’altra forte tendenza direttamente dalle sfilate sono le gonne con bottoni laterali o centrali, con spacchi, strette e con orli asimmetrici.
Anche i colori hanno la loro importanza: vanno dalle tonalità pastello a quelle più intense, colorate e leggere.
Dietro questo indumento si cela una lotta di emancipazione della donna e della moda. Nel Novecento, con l’avvento dei movimenti per l’indipendenza femminile, vennero abbandonate le strutture da indossare sotto la gonna e gli oggetti demoniaci che il bon ton imponeva, come corsetti strettissimi e soffocanti. Se all’inizio la gonna doveva solo coprire, poi è diventato un capo per esaltare la femminilità, senza trascurare la comodità.
L’emblema di questa emancipazione dalla moda fu Gabrielle Chanel, più nota a tutti come Coco Chanel, che rivoluzionò il modo di vestire delle donne, introducendo le varianti femminili degli smoking maschili molto in voga nei primi anni del secolo scorso, tramutandoli in tailleur raffinati e femminili. Il suo stile rivoluzionario fu uno stile di vita, che vide mescolare con istinto e passione luce, colore, eleganza, classe, leggerezza e personalità.
Chanel ha voluto rendere la donna indipendente e moderna portando avanti molte battaglie, insieme alle donne dell’epoca, per toglierle di dosso le vesti angeliche e farla divenire una cittadina portatrice di diritti.
Da quegli anni Trenta, fino a giungere al nuovo millennio, sono le varie fogge dalle minigonne alle caviglie, dal vintage al revival, ad evidenziare sempre nuovi dettagli e invenzioni che legano la gonna inequivocabilmente alla cultura del suo tempo.
Indossarla per un cocktail con le amiche, come divisa da lavoro, per una cena intima o per il veglione di fine anno, rappresenta sempre lo status symbol della femminilità. Anche se negli anni è stato sfatato dai tagli di pantalone da donna, rimane pur sempre un intramontabile capo da indossare, a partire dalla prossima estate.




Emergenza freddo: la Croce Rossa di Pomezia attiva il servizio di assistenza ai senza fissa dimora

9fda165f-fb5e-40f0-8009-9536f65eaa7aDopo le segnalazioni di alcuni cittadini da ieri anche i Volontari della Croce Rossa di Pomezia per le strade cercano di combattere il disagio sociale. Perlustrate le zone di Torvaianica, Pomezia e Santa Palomba, una chiacchierata, una coperta, un tè caldo e qualche biscotto per offrire un po’ di conforto di chi, anche in queste notti gelide, fa della strada la sua casa.




ULTIMORA: SI DIMETTE L’ASSESSORA EMANUELA AVESANI

avesani22L’Assessora Emanuela Avesani ha annunciato tramite i Social le sue dimissioni dalla carica

Ecco la sua lettera alla Giunta e ai Cittadini:

Ho appena protocollato le mie Dimissioni da Assessore del Comune di Pomezia  con effetto dal 01/01/2017.
In questi 3 anni e mezzo ho avuto la possibilità di realizzare molti progetti importanti e di collaborare a molte attività di questa amministrazione ed ottenere risultati a volte sorprendenti.
Di fatto, al di là della delega, sono stata l’assessore al Bilancio, Finanziario, Patrimonio e Gestione delle società partecipate. Ma ho toccato anche molto altro. Ho sempre vissuto il mio ruolo come un tecnico, mettendo in primo piano sempre e soltanto le mie competenze.
È stato un periodo di forte lavoro, ma anche di grandi soddisfazioni professionali ed umane.
Oggi sono serena nel poter dire di aver fatto la mia parte.
Non è stata una decisione semplice, ma qualcosa che ho maturato negli ultimi mesi. Ho aspettato di portare in approvazione alcune delibere particolarmente importanti, ora credo che sia semplicemente giunto il momento per me di chiudere questa esperienza.
Ringrazio tutte le persone che in questo periodo hanno lavorato con me e per me.
Ringrazio il Sindaco, i membri della Giunta, il Presidente del Consiglio, i Consiglieri di Maggioranza, gli attivisti ed i simpatizzanti del Movimento 5 stelle di Pomezia.
Ringrazio i Dirigenti, i Funzionari ed i Dipendenti del Comune, ed in particolare quelli del Servizio Finanziario.
Ringrazio il Presidente, il Liquidatore e l’Amministratore Unico, tutti i membri del CDA e dei Collegi Sindacali e tutti i Dipendenti delle società partecipate.
Ringrazio tutti i Consulenti ed i Professionisti che a vario titolo hanno collaborato con me.
Ringrazio infine di tutto il rispetto, la collaborazione, il sostegno e l’amicizia che ho ricevuto nello svolgimento del mio ruolo.
Sono assolutamente certa che la vita mi darà altre occasioni per mettere la mia professionalità a disposizione del bene comune e per creare valore.
Buon lavoro e buona fortuna




Ecco chi era Fabrizia Di Lorenzo

Il tweet di Fabrizia Di Lorenzo

Il tweet di Fabrizia Di Lorenzo

La sua voglia d’Europa e d’integrazione trucidata a Berlino

E’ morta il giorno prima di tornare a casa per trascorrere le vacanze natalizie con la famiglia e con gli amici. Era in quel mercatino per fare dei regali da portare a Sulmona. Fabrizia Di Lorenzo dal paese arroccato nel fondovalle tra la Majella e il Morrone era andata via più di dieci anni fa, ma ci tornava due volte l’anno. Tutti la definiscono ora “una figlia dell’Erasmus” ed in verità quella sua esperienza formativa alla “Freie Universitat Berlin” l’aveva così rapita che appena finiti i suoi studi era lì che si era accasata. (http://www.fu-berlin.de/index.html )

La città più europea d’Europa” come Fabrizia stessa amava definirla, l’aveva accolta a braccia aperte e le aveva dato un lavoro presso una società di trasporti. Non proprio quello per cui aveva studiato Fabrizia, ma intanto la dignità dello stipendio tutti i mesi, poi il resto sarebbe venuto.

Gli studi di Fabrizia erano stati un percorso netto perfetto: prima il Liceo linguistico Vico di Sulmona ed ecco subito dopo la laurea all’Università La Sapienza di Roma in Mediazione linguistico-culturale, poi spicca il volo e consegue la magistrale all’Alma Mater di Bologna in Relazioni internazionali e diplomatiche e un master alla Cattolica di Milano in tedesco per la comunicazione economica.

Tutto il suo percorso di studi umanistico e passionale riguarda quel tema: l’integrazione e la mediazione tra i popoli. Quel delinquente che si è arrogato il diritto di spegnerle la vita colpendola addirittura nella dignità del corpo (riconoscibile solo con il test del DNA) ha ucciso con quel camion proprio quel lumicino di speranza di un mondo a misura di solidarietà e accoglienza. Ha ucciso una donna che aveva gli strumenti umani e culturali per “accogliere”. Ha travolto la speranza di Fabrizia e di tutti noi.

A rileggere le frasi di Fabrizia su Twitter tutto appare disarmante: aveva da poco seguito un convegno importantissimo proprio sull’accoglienza europea, studiava e commentava gli sforzi della Germania verso i profughi, ne difendeva con l’occhio vigile di chi sapeva… di chi “aveva studiato” quel fenomeno. Difendeva, Fabrizia, i diritti anche di quell’infame che è salito su un mostro meccanico, ha accoltellato un padre di famiglia che si spaccava la schiena dall’Italia alla Polonia per portare il pane ed è salito su un marciapiede travolgendo proprio lei, Fabrizia.

A noi rimane il dolore per aver perduto una donna speciale, insieme a quella domanda che Fabrizia aveva twittato (e che riportiamo qui in copia) qualche mese fa, una domanda che rimane senza risposta così come l’aveva scritta lei: “L’Islam è compatibile con la democrazia?”.

Addio Fabrizia, lasciaci qui almeno la tua speranza.

Mauro Valentini




“Ich bin ein Berliner!” Berlino non merita quel sangue

Berlino non merita quel sangue

Berlino è la città europea che ho visitato più volte. Da quando è caduto quel muro che ne deturpava i viali e l’anima, tante sono stati i miei passaggi. E la mia estasi.

Una città veramente poliedrica, colorata nella gioventù sfacciata d’aspetto e rigorosa nel rispetto, che vedi percorrere allegra quel viale alberato, quell’ “Unter den Linden” che li porta da quel grigio Est eppur così magico al verde che si staglia oltre la Porta di Brandeburgo, quello del “Tiergarten” con al centro la statua della vittoria di Wendersiana memoria.

“Ich bin ein Berliner” gridò da lì, da quella Porta, il 26 giugno 1963 un certo JFK, e così riecheggia il grido oggi, dentro tutti quelli che amano la libertà e questa libera Berlino.

Riecheggia da ieri sera, quando un Tir a fari spenti, nero come la morte si è abbattuto in un mercatino famosissimo, in uno dei tanti luoghi simbolo della città, dove ho vissuto per una settimana pochi anni fa, una settimana che mi appare ora lunga anni tanto mi è entrata nel cuore, tanto riesco adesso, ora, mentre commosso guardo quelle immagini a ricordarne gli angoli remoti, gli odori e i suoni allegri echeggiare.

Un quartiere che è un angolo ruvido eppure così accecante di bellezza, tra lo “Zoologischer garten” , il “Ku’damm” viale alberato pieno di energia visiva e poi, quella che, soltanto in un paese attento alla memoria potresti trovare, una nazione che ha scontato anzi il suo debito di memoria proprio con i simboli continui che lo testimoniano: la “Kaiser Kirche” meglio conosciuta come Chiesa del ricordo. Rimasta così com’era nel 1945, travolta dal bombardamento finale su Berlino. Accanto ad essa, la nuova chiesa, un ottagono luccicante e trasparente di luce blu. E sotto di esse, un pullulare di giovani e turisti che seppur con un freddo cane come quello di ieri, 19 dicembre, curiosava nelle bancarelle alla ricerca dell’oggetto giusto che accendesse l’atmosfera natalizia in casa, in famiglia.

Ha fatto una strage, sembra sia stato un pakistano, sembra un atto terroristico, sembra… sembra… la prudenza della stampa e della polizia in questi casi fa tenerezza, appare come quel medico coscienzioso e pavido che deve uscire dalla sala operatoria e dirci a noi che metaforicamente siamo aldilà del vetro che si, il paziente è morto. La nostra spensierata libertà di vivere la nostra amata Europa con scellerata serenità è morta.

Adesso sarà un rimbalzo di promesse, di verifiche, scopriremo che chi è stato li non aveva diritto a starci, lì davanti la chiesa del ricordo, scopriremo che questo modo di fare il mondo, dall’altra parte del mondo è odiato. Ripudiato. Dilaniato a colpi di pistola, di Kalashnikov e di Tir sparati contro le persone.

A me ora, rimane una sensazione più intima, la rabbia arriverà sono certo, ma ora mi rimane il sorriso di mio figlio mentre usciamo dalla birreria “Hans am Zoo” divertito e stordito dalla sua prima “Berliner Weisse”, l’odore delle salsicce addosso, le risate e le cianciate in dieci lingue diverse delle scolaresche di tutta Europa che si affacciano ridendo al quartiere a luci rosse poco distante. E quel blu della memoria, della chiesa della memoria, che adesso vedo commosso attraverso la TV circondata da ambulanze, macchie di sangue e di disperazione.

“Ich bin ein Berliner”

Mauro Valentini




Galà d’inverno 2016

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Sono ancora disponibili alcuni posti per la serata “Galà d’inverno”.

Un momento di solidarietà per guardare insieme ai traguardi raggiunti in quest’anno di attività.
Serata ricca di intrattenimento ed emozioni

Sabato 17 Dicembre ore 20:00
Hotel Antonella
via Pontina km 28

 

 

 

Intrattenimento con:

“Sax&Song” Mauro Virgili
“Oriental Dream” scuola danza orientale Nawaar in collaborazione con la Maestra Serena Boselli
“Magia di bolle” Mago Paolo
“Ukulele Roma Ensamble”




Lunedì 12 e Martedì 13 consegna viveri alle famiglie del progetto Emporio Solidale


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70volte grazie per la generosità dimostrata durante la raccolta del 3 dicembre presso il Supermercato Carrefour Market di Pomezia

70 come i colli raccolti e che il 12 e 13 saranno distribuiti ai nuclei familiari che hanno fatto richiesta per rientrare nel progetto Emporio solidale

 

 

 

 


 

 




Before the flood

Leonardo di Caprio come portavoce dei problemi ambientali

Before the flood- punto di non ritorno” è un documentario prodotto dalla National Geographic Channel incentrato sui cambiamenti climatici che stanno drammaticamente sconvolgendo il nostro pianeta. Leonardo di Caprio è il narratore di questa triste e -purtroppo- veritiera storia. Egli dimostra così di essere non solo un uomo di estremo talento, ma anche un uomo con un’enorme sensibilità. Ha girato gran parte del globo negli ultimi due anni partendo dalla sua patria, l’America, raggiungendo perfino l’Italia, per poter testimoniare ciò che sta avvenendo ai nostri giorni e mostrarci il male che noi umani stiamo provocando alla nostra Terra.

Quante volte abbiamo sentito citare parole come “surriscaldamento”, “deforestazione”, “siccità” o ancora “inquinamento”? Fin dal secolo scorso l’uomo ha preso coscienza del fatto che tutti questi fattori stanno modificando drasticamente il pianeta, uccidendo habitat naturali, ecosistemi e intere specie viventi, riducendo così in macerie quella che è la nostra origine e la nostra casa.

Il capitalismo, la frenetica produzione di massa, l’irrefrenabile sfruttamento del territorio sono solo alcuni dei fattori che stanno risucchiando a questo pianeta ogni risorsa e ogni bellezza che esso custodisce. Tutto viene proiettato nell’ottica dell’assiduo consumismo che erode sempre più questo mondo e con esso la nostra umanità.

Le potenze mondiali conoscono alla perfezione tutto questo e, a tale scopo, spesso si riuniscono “sforzandosi” di fare summit, conferenze, protocolli, in modo tale da porsi degli obiettivi e delle regole per poter contenere questo incessante sfruttamento. Ma alla fine, nella maggior parte dei casi, quegli obiettivi non vengono mai raggiunti e rimandati ad un’altra data.

Spesso molte multinazionali, protagoniste indiscusse di questa vergogna, sono appoggiate dai governi stessi. Le politiche vigenti sono quindi sufficienti ad aiutare a contenere l’inquinamento che produciamo ogni giorno?

Risulterebbe comunque troppo comodo dar solo la colpa agli altri. Tutti noi potremmo fare la differenza se ci impegnassimo maggiormente e se dimostrassimo più attenzione a questo tema. Possiamo dimostrarlo in base alle scelte che compiamo quotidianamente, in base alla persona che scegliamo di voler essere quando ci guardiamo nello specchio della nostra coscienza. Basta fare le giuste scelte. Basta scegliere di essere migliori, per noi, per le future generazioni, per tutti gli animali e le piante, per la Terra stessa.

Perché è la nostra casa, il nostro centro, il nostro nido. Scegliamo di non autodistruggerci.




Violenza sulle donne

Un tema ancora attuale

Il 27 novembre si è tenuta la manifestazione a Roma contro la violenza sulle donne. Sono state moltissime le persone che hanno partecipato ed è stato un grande successo. Voglio partire da questo recente evento per riflettere su questo tema delicato e tormentato e analizzare perché, nel 2016, si sente ancora il bisogno di fare una manifestazione del genere.

Molte donne spesso soffocano il proprio dolore dentro quattro fredde mura domestiche, conducendo una vita vuota, una vita che nessuno meriterebbe. La violenza , in ogni sua forma, è il livello più basso a cui l’uomo può scendere per imporre “la propria opinione” o il “proprio volere”. Essa è l’ultima arma disponibile degli stolti non in grado di ragionare. Quando si fa uso della violenza l’uomo può essere giudicato solo in un modo: terribilmente stupido.

Le donne vengono ancora oggi discriminate in moltissimi campi. Questo è evidente tanto quanto nel campo lavorativo, quanto nel campo della politica. Anche la religione è stato un ulteriore fattore che ha influenzato questo tema negativamente.

Sono stati molti gli episodi in cui, nel corso della storia, la donna è stata condannata e giudicata come un “essere inferiore” rispetto all’uomo e le giustificazioni a tali accuse rasentavano il ridicolo. Per farne qualche esempio, una donna prima non poteva intraprendere una carriera politica perché giudicata “troppo irrazionale”. Inoltre, per molto tempo si è pensato che la donna non era in grado di compiere determinati mestieri perché “troppo debole”. Molti padri di famiglia hanno trasmesso ai loro figli un’immagine sbagliata della donna, nucleo fondamentale della famiglia tanto quanto il padre, proiettandola in una visione “passiva” e negativa.

Grazie al progresso molte teorie e stereotipi sono ormai superati, ma purtroppo ancora sopravvivono in alcune comunità, spesso in modo molto evidente (basti pensare come vengono trattate le bambine in alcune comunità africane).

Cerchiamo di ricordarci di tutto questo non semplicemente una volta all’anno. Ricordiamoci che la violenza è sempre sbagliata, verso chiunque essa sia proiettata. Combattiamo con la non-violenza per un mondo paritario, senza alcuna distinzione di genere. Un mondo in cui gli uomini non regalano mimose, ma rispetto ogni giorno.




La Mediazione familiare: strumento di prevenzione per il sociale

Dal corrente mese di ottobre è operativa sul nostro territorio, sia regionale che provinciale, l’Associazione Europea Mediatori Familiari – Macroregione del Centro. La predetta Associazione (per brevità, A.E.Me.F. – Macroregione CENTRO) è nata sotto i migliori auspici, proprio in concomitanza con il mese di ottobre, mese dedicato in tutta Italia alla Mediazione familiare. Tale Associazione nasce grazie ad una sempre maggiore attenzione e sensibilizzazione verso la Mediazione Familiare e dalla esperienza del Presidente Avv Raffaele Condemi, già socio fondatore dell’AEMeF  nazionale  e della VicePresidente  D.ssa Manuela Nicotra, che opera da anni come Psicoterapeuta e Mediatore Familiare sul territorio di Pomezia.

L’A.E.Me.F. – Macroregione CENTRO si presenta quale articolazione territoriale dell’Associazione Europea Mediatori Familiari A.E.Me.F., Associazione professionale di categoria operante a Roma dal 2003 e membro ufficiale dell’Ente Italiano di Normazione UNI, nonché della “Commissione tecnica Attività professionali non regolamentate dell’U.N.I.”, la quale ultima, il 30 agosto scorso, ha approvato la norma tecnica UNI 11644: 2016, rubricata “Attività professionali non regolamentate – Mediatore Familiare – Requisiti di conoscenza, abilità e competenza”, normativa che definisce i requisiti relativi all’attività professionale del Mediatore familiare in termini di conoscenza, abilità e competenza, in conformità al Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF – European Qualifications Framework), a cui l’A.E.Me.F. tutta, con le sue articolazioni territoriali, si è già adeguata.

L’A.E.Me.F. – Macroregione CENTRO persegue le stesse finalità dell’Associazione nazionale, ossia quelle di promuovere, diffondere e sensibilizzare l’opinione pubblica alla cultura della Mediazione familiare oltre che di assicurare e garantire l’aggiornamento permanente dei propri iscritti, operando sui territori di Lazio, Abruzzo, Molise, Marche, Umbria, Toscana.

Tutta l’azione dell’A.E.Me.F., nazionale e territoriale, è centrata sulla famiglia, sulla risoluzione dei conflitti di coppia, sulla salvaguardia del benessere dei figli e, soprattutto, sull’acquisizione da parte dei genitori di una genitorialità condivisa, consapevole e responsabile.

Nella ferma convinzione di quanto sia indispensabile una concreta azione in tal senso, riteniamo che una sinergia tra Istituzioni politiche e giudiziarie, Diocesi, Istituti scolastici, Ordini professionali ed Associazioni di categoria, sia fondamentale per una prevenzione primaria e secondaria e per intervento sul disagio conclamato.

Tale sinergia avrà inizio con il 1° evento formativo dell’Associazione Macroregione Centro, che si terrà il 15 dicembre c.a. presso Hotel Enea di Pomezia. Tale occasione sarà momento di confronto e spunto di riflessione non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per tutti coloro che si trovano direttamente o indirettamente coinvolti in dinamiche conflittuali di coppia o familiari.




“La Prevenzione Scende in Piazza” con la Croce Rossa di Pomezia


Preventivamente_polmoni“LA PREVENZIONE SCENDE IN PIAZZA”
Prosegue la serie di screening di prevenzione organizzati da CROCE Rossa Italiana – Comitato Locale di Pomezia in favore della popolazione.
 
Il nostro intento è di portare in piazza campagne informative e visite di prevenzione per far si che la “cultura della prevenzione” arrivi alla portata di tutti.
 
In data 5 novembre dalle ore 10 alle ore 16.30 circa verrà effettuato uno screening gratuito (controllo nevi) presso  L’istituto scolastico San Giovanni Bosco di in Via Pier Crescenzi n. 11  a Pomezia. 
 
L’evento è organizzato dall’associazione Apaim, su richiesta del Comitato di Pomezia della Croce Rossa Italiana, e in collaborazione dei medici dermatologici  Dell’Istituto Polo Pontino e dell’Istituto Agostino Gemelli di Roma
Il Comitato di Pomezia della Croce Rossa Italiana sarà partner promotore di questa Giornata di Prevenzione curandone la logistica e il supporto ai medici. 
Le prenotazioni alle visite sono state effettuate nel mese di agosto dall’associazione Apaim e  le persone saranno accolte da 2 soci dell’associazione Apaim che faranno entrare in base agli orari assegnati. 
 
Viene chiesto a tutti coloro che effettueranno la visita di indossare indumenti comodi da togliere per facilitare lo svolgimento della visita e per poter rispettare gli orari degli appuntamenti successivi. 

Qualora venga indicato dai medici di effettuare successivi controlli oppure rimozione dei un Nevo, l’associazione Apaim è a disposizione per indirizzare e seguire la persona anche nelle fasi successive.

 
staff infovisite 




Quando ci si scontra con la “Malasanità”

Lucrezia Maggi, un libro e una storia come tante, come troppe. Che non vuole perdersi nel tempo ma rimanere viva contro la morte

Questa storia si svolge a Taranto, ma potrebbe esser accaduta in qualsiasi città italiana.

20 giorni di agonia e di malasanità vissuti in prima persona e raccontati quasi in presa diretta in un pamphlet amaro e vigoroso da Lucrezia Maggi: “Prima che il tempo ne cancelli le orme – diario infausto, venti giorni al suo fianco” (Print me editore). Un racconto che già dal titolo tradisce, annuncia per meglio dire l’urgenza di testimoniare, puntualizzare e non far disperdere quell’emozione forte del dolore di una perdita cara in un letto d’ospedale, una morte che ha tutte le evidenze di quella “cosa” che siamo abituati non senza fatalismo a definire “malasanità”.

La copertina del libro

La copertina del libro

Un racconto breve e feroce nei termini e nel ritmo narrativo, una discesa nell’ascensore della disperazione senza ritorno che Lucrezia Maggi srotola spietatamente, puntando il dito contro chi ha permesso che ciò che poteva esser evitato sia invece accaduto.

Un pamphlet che per stessa voce dell’autrice nell’introduzione elenca “pagine in cui per la prima volta in una mia pubblicazione mi metto completamente a nudo e mi espongo consapevolmente”.

Esposizione che sarà costata tanto dolore all’autrice che è anche e soprattutto scrittrice abile e prolifica, tra l’altro presidente e fondatrice dell’associazione culturale “Le Muse Project” che tanto regala in termini di cultura alla “città dei due mari”.

Il racconto toccante degli ultimi giorni della mamma di Lucrezia, Caterina, che si sente male, viene trasportata prima in una clinica, poi in un ospedale e poi in un altro ancora correndo dietro ad interventi risolutori che non si rivelano tali, in un’alternanza di speranza e sconforto dei suoi cari, ascoltando proclami, bollettini medici e bugie mai pietose ma spesso opportuniste.

Un percorso in cui molti si ritroveranno, coinvolgente e rabbioso, che deve esser denuncia non solo medica ma più di tutte umana, perché quello che trapela pagina dopo pagina è un senso di abbandono vissuto in prima persona da chi quell’emergenza deve soltanto subirla in termini di sofferenza e di perdita.

Una veduta di Taranto

Una veduta di Taranto

Una commissione Parlamentare nel 2013, proprio l’anno in cui accadono gli eventi narrati nel libro di Lucrezia Maggi, ha portato alla luce 570 denunce dal 2009 al 2012. Fra queste, 400 erano relative a casi che hanno comportato la morte del paziente, per errore imputato al personale medico e sanitario o per disfunzioni e carenze strutturali. La relazione della commissione precisò che “gli episodi di malasanità spesso derivano da disservizi, carenze, strutture inadeguate, lunghe attese al pronto soccorso, difficoltà di trasferimenti dal paziente da un ‘ospedale a un altro, casi di infezioni ospedaliere”.

Questo è il quadro allarmante in cui “Prima che il tempo ne cancelli le orme” si muove.

Un libro commovente, che schiaffeggia l’indifferenza.

 

Mauro Valentini