Le monete virtuali

Litecoin, Namecoin, Peercoin, Primecoin, Ripple; quella comunque, che più spesso viene citata sui giornali nonché quella più usata è il Bitcoin.

Silk Road, famoso bazar virtuale basato sulle transazioni anonime,dove si usava il Bitcoin come mezzo di regolazione degli scambi.La situazione è in pieno divenire vedremo se in futuro le monete virtuali saranno in grado di affermarsi definitivamente o sarà l’ennesimo fuoco di paglia, d’altronde non tutto quello che viene pensato per internet,col passare del tempo è destinato a modificare gli stili di vita dei cittadini internauti e non.

 




Old Boy – C’era una volta Spike Lee

Locandina film

Locandina film

In principio fu un successo, il primo Old Boy, quello del Coreano Park Chan-Wook che a Cannes nel 2004 in una giuria accondiscendente e con un Presidente “perfetto” come Quentin Tarantino fu premiato con il prestigioso “ Grand Prix”, premio non da poco se ( per fare qualche esempio) in questi ultimi anni è stato assegnato a “Gomorra” e “Reality” e che qualche anno prima di Chan-Wook se lo meritò Roberto Benigni per “ La Vita è bella”.

Non crediate per questo che ci si trovasse di fronte ad una grande storia, piuttosto una bella idea, violenta e dalle pretese psicologiche condita da splatter liberamente tratta da un famoso “Manga” giapponese.

Sorprende dunque che ne sia stato pensato quasi nell’immediato un remake, tutto americano, con grande dispendio di energie, scegliendo uno sceneggiatore abituato alle tinte fosche come Mark Protosevich , già script-maker di “The Cell” o di “ Io sono leggenda” e un regista come Spike Lee.

Josh Brolin

Josh Brolin

Il risultato è però cosi deludente che non si riesce a credere come un artista come Lee, che ha diretto film quasi perfetti come “La 25esima ora” o “ Malcom X” solo per citarne alcuni si sia gettato anima e corpo in un progetto così poco accattivante.

Joe Doucett è un agente pubblicitario disprezzato e sull’orlo dell’alcolismo e una sera al culmine di una cena piena di rimpianti viene avvicinato da una bellissima ragazza orientale che lo ammalia.

Al suo risveglio, si ritroverà in una stanza che è in realtà una prigione, dove qualcuno l’ha rinchiuso senza spiegargli perché e dove rimarrà per anni, disperato e incredulo, con la sola compagnia di un televisore che manda programmi di fitness e news h24.

oldboyscenafilm

Una scena del film

Il malcapitato Joe sarà liberato dopo venti anni e pieno di rabbia cercherà di capire in una corsa a ritroso nel tempo chi gli ha rubato i migliori anni della vita così crudelmente.

Un film scollato, disconnesso dal pensiero logico, errori di sceneggiatura elementari, con un protagonista che dopo decenni di detenzione appare all’uscita da quel tugurio quasi ringiovanito e con un fisico da pugile che dovremmo credere costruito in una stanza angusta facendo esercizi fisici copiati dalle conturbanti istruttrici televisive di aerobica, mangiando per anni soltanto ravioli al vapore recapitati dagli aguzzini in un cinese take-away.

 

Il protagonista Josh Brolin davvero imbarazzante, che appare anche imbarazzato da tanta pochezza narrativa, con la sua espressione migliore recuperata in ogni situazione, sempre la stessa, all’inizio nei panni del venditore di fumo, poi del prigioniero disperato  e infine del vendicatore spietato con il vestito buono modello Giorgio Armani.

Nel cast anche un crudele Samuel L. Jackson, a suo agio tra gli psicopatici

carcerieri che dirige in questa prigione “sui generis” e l’inconsistente Elizabeth Olsen che un giorno potrà raccontare ai nipotini increduli di aver avuto un ruolo da protagonista in un film di Spike Lee.

Un film presuntuoso in alcuni passaggi che invece che atterrire lasciano indifferenti e che si consuma come fosse una puntata venuta male di “Smallville“, a cui sembra spesso fare il verso, un passo decisivo verso l’anonimato di un grande regista, che ha accettato di dirigere e co-produrre uno script che bastava leggere una volta per rimandarlo al mittente, che forse aveva un senso se raccontato nella folle cornice del Cinema asiatico di genere, ma che traslato in occidente suscita solo  perplessità, stentatamente  repressa a colpi di martello sulla fronte e di scontri con mazze da baseball che abbonderanno quando il recluso finalmente liberato cercherà di scoprire quale colpa avrà mai commesso per meritarsi anni di solitudine e di frustrazione incolpevole e per esser rimasto incastrato maldestramente in un film come questo.




La città del Gioco

Nei giorni scorsi, per una settimana intera, Pomezia ha partecipato insieme ad altri 50 comuni ad un concorso nazionale organizzato dalla Hasbro, nota marca di giocattoli, per contendersi il titolo di “Città del gioco“. Siamo arrivati terzi ma l’esperienza ci ha regalato una soddisfazione da primo posto.

L’organizzazione dell’evento è stata seguita a titolo gratuito, per conto del Comune di Pomezia, dal Comitato di Quartiere Nuova Lavinium, che con la collaborazione dell’associazione “Mamme di Pomezia”, l’indispensabile contributo di tanti volontari e degli Scout, ha portato il “gioco” e quindi il sorriso ovunque si è presentata l’occasione per far giocare piccoli e grandi. Un’avventura di una settimana trascorsa nelle scuole elementari e medie, negli Oratori, nella sede del Comitato di Nuova Lavinium, e in piazza Indipendenza, dove la manifestazione si è aperta sabato 16 novembre con la partecipazione del Sindaco e della Giunta, e dove si è conclusa domenica 24 novembre con una grande festa in occasione della giornata dedicata alle associazioni.

Pomezia Città del Gioco

In questi giorni, pur sfidando le avverse condizioni meteo, e a volte la poca disponibilità di chi non aveva compreso appieno lo spirito della manifestazione, sono stati raggiunti dei risultati a dir poco insperati e quasi incredibili se fossero stati pronosticati in anticipo: fino a sabato Pomezia era al primo posto! Domenica 24 novembre abbiamo ceduto il passo a Palermo ma siamo rimasti sul podio al terzo posto conseguendo un grande risultato, ossia la consapevolezza che quando si lavora seriamente, a qualunque progetto che abbia un fine “pulito” per la collettività, i risultati ci sono e si vedono. Sono rimaste poi le tante soddisfazioni che hanno ripagato gli sforzi fatti da parte di tutti i volontari che hanno “rubato” del tempo alle loro attività quotidiane e che conserveranno tra i loro ricordi più belli il sorriso e il divertimento delle centinaia di bambini incontrati in questo “tour del gioco”.

Pomezia ha dimostrato in questo modo che si può conseguire un obiettivo importante ossia quello di progredire grazie alla partecipazione attiva dei suoi cittadini, sia come singoli sia come realtà associative, e proprio quest’ultime, pur mantenendo ognuna la propria identità, hanno il dovere di collaborare insieme per migliorare il tessuto sociale di una città che ha grandi potenzialità da valorizzare.

Apprezziamo infine che il Comune di Pomezia abbia iniziato, a partire dall’evento della Città del Gioco, a coinvolgere e ad impegnare in prima persona le Associazioni, rendendole protagoniste, assieme all’Amministrazione stessa, delle attività che riguardano la nostra città. Non resta che darci appuntamento alla prossima sfida: l’organizzazione degli eventi del periodo Natalizio.




Cacio e Pepe

Pasta Cacio e Pepe, un piatto all’apparenza semplice

INGREDIENTI

  • 220 g di spaghetti
  • 1 bicchierino da caffè di acqua fredda
  • 200 g di pecorino romano grattuggiato
  • 5 gr di pepe nero macinato grosso al momento
Cacio e Pepe nella forma Cacio e Pepe ingredienti Cacio e Pepe

PREPARAZIONE

  • Grattugiare il pecorino, tenerne da parte una manciata per decorare, e mettere il resto in una ciotola.
  • Miscelare il pepe nero macinato grosso con il pecorino romano grattugiato (meglio se stagionato sei mesi) e poca acqua fredda
  • Lessare la pasta in abbondante acqua salata e, poco prima di scolarla, aggiungere un mestolo di acqua di cottura nella ciotola con il pecorino, poco alla volta, mescolando con una frusta fino ad ottenere una cremina densa.
  • Accendere il fuoco sotto la padella, scolare la pasta, metterla nella padella, unire la crema di pecorino e mescolare accuratamente. Spegnere il fuoco se il formaggio tende ad addensarsi troppo.
  • Mettere nei piatti, cospargere con il pecorino tenuto da parte, un’altra grattugiata di pepe e servire immediatamente.




Venere in pelliccia

Venere in pelliccia – L’insostenibile trasgressione dell’essere 

“..E L’onnipotente lo colpì e lo consegnò nelle mani di una donna”

Un teatro francese polveroso, vuoto, un regista che al telefono sbraita l’inettitudine delle aspiranti attrici per quel ruolo nella sua commedia che proprio non si riesce a colmare.

E poi appare lei, Vanda, che si chiama come il personaggio scritto nel copione, volgare, provocante, che costringe il regista a farle un’audizione che lui reputa inutile visto l’aspetto e modi in verità molto più da entraineuse che da damigella di fine ottocento.

Il tempo di sistemare le luci e Vanda entra nella parte, si trasforma nella Vanda della commedia, costringe l’autore ( l’adattatore pardon ) a recitare la parte dell’altro, Vanda che corregge, conosce la parte a memoria, che ha il manoscritto originale del copione, che rintuzza e commenta i passaggi, si spoglia, provoca e seduce, che di colpo diventa padrona e soggioga.

Questo soltanto l’incipit di “ Venere in pelliccia”, ventesimo film dell’ottantenne Roman Polanski, che abbandonate da anni i mirabolanti set dei grandi capolavori della sua carriera, da “Chinatown” a “Frantic”, da “Il pianista” a “Oliver Twist”, si incastona per la seconda volta dopo il successo di “Carnage” in uno spazio angusto e senza esterni, teatralizzando il suo Cinema, snaturandolo quasi ma con risultati straordinariamente cinematografici.

E in questa “Venus à la fourrure “di masochistica fattura ( nel senso che è ispirato all’omonimo romanzo erotico di Leopold Von Sacher-Masoch) siamo addirittura li sul palco, il protagonista è il teatro, con le sue dinamiche di trasfigurazione dell’attore, insieme alle dinamiche della storia che sorprende, un intreccio narrativo sempre in perfetto equilibrio, quasi un esercizio di metempsicosi, dove tutto è simbolico.

Quei personaggi hanno un’anima che trasfigura, si reincarnano in un’altalena di passioni private che si fondono mano a mano in quelle dei protagonisti della commedia, in un copione ( della commedia teatrale) che danza tra masochismo e seduzione senza esclusione di colpi e di corpi.

Un film che racconta la magia del teatro, girato tutto in un teatro, quasi che la cinepresa sia seduta spettatrice nel loggione, rimanendo eppure inspiegabilmente (e qui è l’arte infinita di Polanski) una stupenda pagina di Cinema.

Musica, luci e colori di gran classe e anche il cast è all’altezza dell’iperbole narrativa, con Mathieu Amalric smarrito ed efficace nella parte del carnefice che si fa vittima, mentre la “Madame PolanskiEmmanuelle Seigner mostra tutta la sua aggressiva capacità di seduzione in un trucco disturbante e violento che (s)maschererà la vera essenza di Vanda.

Venere in pelliccia

Venere in pelliccia

Venere in pelliccia

Venere in pelliccia

Venere in pelliccia locandina

Venere in pelliccia locandina




Nuova Lavinium e il ri(s)catto delle case PEEP

Quanti abitanti di Nuova Lavinium sanno, o ricordano, che la loro casa, acquistata con anni di sacrifici, in realtà non ė totalmente loro? E quanto vale quella casa?

Sono circa 3.000 le famiglie proprietarie di immobili dell’area PEEP di Pomezia, o zona 167, idealmente compresa in “orizzontale” tra via Singen e via Sturzo e in “verticale” tra via F.lli Bandiera e il nuovo quartiere della Sughereta e Parco della Minerva, che oggi dovrebbero chiedersi quanto costa riscattare la loro casa.

La zona è composta prevalentemente da palazzi e dai villini di via casa Serena, costruiti in edilizia economica e popolare su terreni di proprietà del Comune di Pomezia tramite convenzioni stipulate con i costruttori, tra la fine degli anni ’70 e gli anni 90. I proprietari di tali immobili sono quindi “superficiari” ed in quanto tali legati ai vincoli stabiliti dalle singole convenzioni.

Il vincolo più limitante e’ quello del prezzo massimo di cessione, ovvero gli immobili devono essere venduti a prezzo di convenzione,in sostanza, un immobile il cui valore di mercato attuale si aggira intorno ai 160.000/200.000 euro, andrebbe invece venduto a prezzo di convenzione ovvero circa 80.000/100.000 euro! Questo vincolo é stato ribadito dal Comune di Pomezia nel 2012 con le delibere 84 del Consiglio Comunale e 170 della giunta che accolgono le normative in materia risalenti agli anni ’90, dove si é iniziato a disciplinare il riscatto degli immobili sulle aree PEEP e l’eliminazione del vincolo massimo di cessione degli stessi.

Il tutto potrebbe essere visto come un’opportunità per i proprietari della zona 167, ma al di la del fatto che ci si chiede come mai si é atteso così tanto tempo, il passaggio da proprietà superficiaria a proprietà piena non è certo indolore! Gli oneri per il riscatto e  ‘eliminazione dei vincoli di prezzo di vendita degli immobili risultano, infatti, troppo alti e sono pochissimi i proprietari che hanno aderito alla proposta del comune. Facciamo un esempio, per un immobile di circa 85 mq in via Ugo la Malfa i costi si aggirano attorno ai 20.000 euro, e se si aggiunge il fatto che si tratta di edilizia economica e popolare di tipo intensivo in palazzi di più di 30 anni, gli oneri appaiano quanto mai eccessivi e penalizzanti.

Ma il vero sconfitto da questa decisione di mantenere oneri così sproporzionati per la trasformazione della zona PEEP in zona di proprietà è proprio lo stesso Comune di Pomezia, ed i numeri parlano chiaro. Nel precedente bilancio, infatti, erano stati stimati incassi da riscatto della zona 167 per ben 1.500.000 di euro ma dopo un anno dalla delibera sono stati incassate solo poche decine di migliaia di euro, segnale evidente che gli oneri dovrebbero essere ritoccati a ribasso, anche perché riscattare la proprietà del suolo ed eliminare i vincoli è una facoltà dei proprietari e non un obbligo, e le convenzioni hanno una durata di 99 anni rinnovabili per altri 99 su richiesta dei proprietari!

Si spera che questa utopistica cifra di 1.500.000 euro non sia stata riportata nel bilancio di previsione dall’attuale amministrazione comunale a fronte di un dato a consuntivo così scoraggiante. Solo la decisione, infatti, di rivedere le tariffe per il riscatto del terreno, tenendo conto della peculiarità del territorio e del tipo edilizia popolare intensiva e non certo residenziale, può attrarre un maggior numero di proprietari che in questo modo contribuirebbero a risanare le casse del comune in modo volontario, oltretutto la zona 167 diventerebbe zona di proprietà. Si rimetterebbe così in moto un mercato immobiliare ormai fermo in un’intera zona della città, cosa che ha ulteriormente danneggiato l’erario per le mancate imposte sulle compravendite degli immobili.

Il comitato di quartiere Nuova Lavinium ha dimostrato in questi mesi un impegno attivo nel sollecitare l’attuale amministrazione nel trovare un punto di incontro tra il Comune e abitanti della zona 167 per delle soluzioni che porterebbero degli effetti positivi sulle disastrate casse comunali, rispetto all’attuale situazione di stallo creatasi. Lo stesso Comitato si rende disponibile a fornire chiarimenti ai cittadini interessati.




Farmacie Comunali la mala gestione dei CdA: Ardea !

Farmacie Comunali

Chissà perché le farmacie comunali sono gestite in modo da non portare utili!

Consigli di amministrazioni con membri scelti senza valutare una capacità gestionale e imprenditoriale; dipendenti non motivati; scelte di gestione infelici che hanno inserito nell’azienda attività non inerenti, come a Pomezia; decisioni  che hanno portato a  difficile gestione finanziaria e problemi di liquidità; non saper fare magazzino con il sistema “first in , first out“; incapacità di fare massa critica anche con altre aziende municipalizzate per creare gruppi di acquisto  tutti questi comportamenti etc..

Ad Ardea sono decenni che una parte politica ha in mente di disfarsi della farmacia comunale o per mancanza di attenzione al sociale o  per il recondito pensiero di venderla a chi da maggior immagine  e risultato politico . Il sistema di base e cominciare a ritardare i pagamenti ai fornitori  scoraggiando i clienti che preferiscono fare file interminabili nelle  farmacie private , sicuri di trovare il farmaco e non utilizzare le farmacie comunali che sono anche di loro proprietà.

Il portavoce del Psi di Ardea  Franco Lo Reto, interviene sull’argomento della mancanza di medicinali nelle farmacie comunali di Ardea  di nuovo dopo già aver stigmatizzato   il problema  a settembre per la grave situazione della Farmacia comunale di Tor S Lorenzo , ed accusa  l’Amministrazione di voler vendere a prezzo ridotto rispetto al reale valore una delle poche fonti di guadagno certo per il Comune. “L’obiettivo, chiaro, è quello di deprezzare il valore economico delle farmacie comunali con un costante logoramento della loro immagine costruito giorno per giorno lasciandole sfornite di medicinali e prodotti parafarmaceutici“ – ha dichiarato il portavoce Franco Lo Reto – “Così, mentre nel già deprivato territorio comunale le farmacie private lavorano e incassano, quelle comunali languiscono e sono diventate il monumento all’incapacità amministrativa del centrodestra. Questa situazione è uno scandalo che oltre all’indignazione civica chiede ormai l’attenzione della Prefettura e, probabilmente, anche della Magistratura. Sia di quella ordinaria che della Corte dei Conti. Gli utenti pagano di tasca propria quasi tutti i medicinali poiché quelli gratuiti nel prontuario del SSN sono ormai limitati a pochi soggetti e condizioni patologiche. Questo, in una condizione di buona gestione, consentirebbe anche alle farmacie comunali di contare su cospicui introiti che permetterebbero una maggiore efficienza e garanzia di sostenere economicamente gli approvvigionamenti sia dei farmaci che dei prodotti del paramedico. Ciò non avviene e denunciamo che, continuando in questo modo, in breve tempo si raggiungerà inevitabilmente il risultato di rendere passiva la gestione delle farmacie comunali sul piano economico generale, situazione che andrebbe a riflettersi in una condizione finanziaria comunale del tutto deficitaria”.

La colpa, secondo Lo Reto, è dei politici del centrodestra che hanno governato la città nelle ultime consiliature.

Queste responsabilità non possono che ricadere sugli amministratori succedutosi nell’ultimo decennio“ – ha proseguito Lo Reto – “visto che in precedenza l’allora unica farmacia forniva addirittura risorse economiche alle casse comunali chiudendo i suoi bilanci con cospicui attivi. I tentativi di vendere questo bene della nostra collettività viene da lontano e noi ci siamo sempre opposti, e oggi diciamo al Sindaco Di Fiori che Ardea non può sopportare di essere privata anche di questi minimi servizi pubblici. Trovare un modo perché le farmacie comunali continuino a dare il servizio è un dovere dell’amministrazione, che è tenuta ad operare affinché sia superata l’attuale inoperosità che costituisce un notevole danno erariale, se non altro per il mancato concorso con i loro ricavi alle notevoli spese di gestione che comunque la loro semplice apertura comporta (spese di affitto, di personale, ecc.). Diciamo con chiarezza al Sindaco e all’amministrazione di centrodestra che non permetteremo di proseguire su questa strada: vogliamo le farmacie comunali, vogliamo che gli incassi coprano le spese e aiutino a sostenere altri servizi sociali e vogliamo che immediatamente cessi lo scandalo di un voluto deprezzamento e svalutazione di un bene che loro hanno trovato e che sono tenuti a mantenere e ad averne cura”.