Giovani sempre più vicini alla scienza

Al via la selezione italiana di Eucys 2020,
XXXII edizione dell’European Union Contest for Young Scientists (http://www.fast.mi.it/gs2020/gs2020.htm) promossa dalla Federazione delle
associazioni scientifiche e tecniche (Fast), su incarico della Commissione
Europea, dal titolo “I giovani e la scienza”. L’obiettivo è quello di avvicinare
i giovani alla ricerca e valorizzare le loro competenze e potenzialità
scientifiche e tecnologiche. Possono candidarsi giovani dai 14 ai 21 anni, che
frequentano le scuole secondarie di 2° grado, singoli o in gruppo di non più di
tre, con più di 14 anni al 1 settembre e meno di 21 anni al 30 settembre 2020,
con conoscenza della lingua inglese. Per partecipare devono presentare progetti
originali in qualsiasi campo della scienza, della ricerca, della tecnologia nei
campi della biochimica, delle scienze della terra, dell’ingegneria,
dell’energia e trasporti, della medicina e salute e delle scienze sociali. La
domanda va presentata alla Fast, dopo l’iscrizione online, entro il 24 gennaio
2020, assieme alla documentazione richiesta dal bando secondo le modalità
indicate: via posta o consegnarla alla segreteria del concorso all’indirizzo:
c/o Fast, Piazzale R. Morandi, 2 20121 Milano e contestualmente spedirla anche
tramite posta elettronica a giovaniescienze@fast.mi.it.

I
vincitori, verranno premiati con vari riconoscimenti, tra cui la partecipazione
di 30 progetti all’evento che si terrà a Milano dal 7 al 9 marzo 2020;
partecipazione al concorso europeo Eucys, con un premio in denaro fino a 7.000
euro; soggiorni studio a Salamanca (Spagna). Potranno inoltre partecipare agli
eventi internazionali collegati all’iniziativa della Commissione europea e
previsti da maggio 2020 ad aprile 2021.
Una giuria, formata da membri di università, centri di ricerca ed enti
nazionali e internazionali, selezionerà le proposte migliori.




Il Natale da rosso diventa ‘verde’

Con l’arrivo del Natale, si avvicina anche la prospettiva
di comprare cibo in abbondanza che nei giorni delle feste natalizie diventa un ‘must’
per le nostre tavole. Purtroppo grandi quantità di cibo spesso non vengono
mangiate, dimenticate per le troppe pietanze preparate e gettate via. Ogni anno
in Italia vengono gettati ben 5 milioni di tonnellate di spazzatura alimentare.
Questi dati trovano riscontro nel rapporto Waste Watcher dell’Osservatorio
nazionale sugli sprechi, dal quale emerge che il 2% degli italiani butta nella
pattumiera quasi ogni giorno cibi che si potrebbero utilizzare, il 4% lo fa tre,
quattro volte alla settimana, e il 14% fino a due volte la settimana. E’ diventata
un’abitudine pericolosa quella di acquistare prodotti alimentari in abbondanza,
con imballaggi di plastica e prodotti non ben conservati. Tutto ciò’ porta ad
un aumento di rifiuti organici che potrebbero essere gestiti meglio e
acquistati nella giusta quantità.

Un’alternativa a tutto questo possono essere
piccoli accorgimenti dedicati al cibo, ma anche agli addobbi natalizi che
sempre più spesso vengono fabbricati con normative diverse rispetto a quelle europee,
e sebbene rallegrino la vista, l’ambiente ne risente parecchio. Tra gli accorgimenti
dedicati alla festività più’ attesa dell’anno si può optare per numerosi
addobbi, festoni e luminarie ad impatto zero o quasi, e per la spesa del cenone
di fine anno cercare di non sprecare cibo.

La scelta dell’albero da addobbare può essere
un bel dilemma: se lo si prende vero, c’è il rischio che possa morire una volta
passate le festività o di non avere il suo habitat ideale, se lo si prende
finto si continua ad inquinare. Come ovviare al problema? Una soluzione viene da
alcune fabbriche di legname e designer che propongono alberi natalizi
innovativi ed ecosostenibili. Ad esempio ci sono gli alberi della Timbatree,
un’azienda inglese che produce alberi in legno certificato Forest Stewardship
Council (Fsc), nel rispetto dei più alti standard ambientali e socio-economici.
Questi alberi sono, tra l’altro, facilmente assemblabili e decorabili, con la
possibilità di essere riutilizzati un numero infinito di volte. E’ possibile tenerlo
a vista durante tutto l’anno in quanto è formato da tavole di legno assemblate
e sporgenti, proprio come i rami di un vero abete, ed hanno anche la funzione
di mensola in quanto non è possibile appenderci le classiche decorazioni
natalizie, ma ci si possono poggiare i regali o metterci il presepe. Un’altra alternativa
all’albero tradizionale riguarda un albero di design moderno nato della Tin
Town, una compagnia sud-africana con sede a Città del Capo, o ancora il Memory
Tree, alto ben 2 metri in Plexiglass, dotato di 100 cristalli e batteria.

Per gli addobbi, invece, è possibile optare
per luminarie meno dispendiose rispetto alle classiche, ovvero acquistando
luminarie al led, ricordandosi sempre di spegnerle prima di andare a dormire o
di uscire di casa ed accenderle solo in determinati momenti senza esagerare. Se
si hanno dei bambini, sarà anche per loro un buon momento per dare sfogo alla
fantasia fabbricando, con l’aiuto dei più’ grandi, addobbi con cartone riciclato.
Per impacchettare i regali invece si possono utilizzare carte regalo di doni
precedenti, acquistare carta riciclata oppure stoffe avanzate da un lavoro di
sartoria. Se si vuol fare un regalo, rispettando l’ambiente ed utilizzando
prodotti 100% a chilometro zero, si possono preparare cesti con confetture home
made, pasta secca e cibi di stagione acquistati nelle aziende agricole,
fabbricare dei sotto pentola con il legno, all’uncinetto o un grande piatto
decorato a mano. Per i regali per bambini, malgrado siano prediletti dispositivi
elettronici e console, può essere un’idea ’green’, quella di acquistare
giocattoli in legno, oppure articoli vintage. Per la spesa del pranzo di Natale
o del cenone di S. Silvestro è bene seguire dei piccoli accorgimenti per non
sprecare cibo e per essere ecosostenibili a partire dalle stoviglie: meglio
fare i turni per lavare i piatti che ritrovarsi sommersi dalla plastica! Meglio
poi evitare cibi fuori stagione, con provenienza esotica o da allevamenti
intensivi, perché c’è il pericolo per gli animali e perché l’incremento di CO2 è
legato ai grandi trasporti di cibi extra territoriali. Prediligere le ricette
casalinghe e non comprare cibi preincartati o pronti da mangiare: spesso
avanzano e vanno buttati mentre le cose fatte in casa spesso si possono
riorganizzare per realizzare cibi altrettanto buoni. Per imbandire la tavola in
modo ‘personalizzato’ si possono utilizzare candele, centri tavola e segna
posto commestibili, realizzati con frutta e torroni.

Viste le numerose campagne, movimenti e
sensibilizzazioni verso i cambiamenti climatici e l’inquinamento, essere un po’
più attenti alla nostra Terra, non può che essere un buon modo per iniziare il
Nuovo anno.




A Roma, libri in libertà

Si svolgerà a Roma dal 4 all’8 dicembre 2019, nel Centro congressi ‘La nuvola’ dell’Eur, la diciottesima edizione della manifestazione ‘Più libri più liberi’ (www.plpl.it), la fiera nazionale della piccola e media editoria. L’evento, organizzato dall’Associazione italiana editori, ha come tema per quest’anno l’Europa, argomento cruciale per attivare riflessioni e confronti su questioni come identità, confini, migrazioni, valori e dialogo, in un momento storico delicato come il nostro, che si muove verso nuovi assetti geo-politici. Il programma prevede 5 giorni dedicati all’editoria indipendente con novità e cataloghi di oltre 500 editori italiani con letture, performance musicali e dibattiti.

Tra le tante iniziative ‘Più
libri junior’, dedicata ai giovani lettori per favorire la diffusione della
letteratura. L’obiettivo è quello di promuovere, insieme al Main Partner Bnl
Gruppo Paribas, iniziative per avvicinarli alla lettura coinvolgendoli in prima
persona. Il concorso è infatti rivolto agli studenti delle scuole primarie e
secondarie di primo grado, e quest’anno è focalizzato sulla difesa dell’ambiente.
La partecipazione può essere individuale o in gruppo-classe e prevede una
storia da inventare, di massimo 5400 battute, ispirata a inquinamento e
cambiamento climatico. Un gioco tematico, illustrato da Emi Ligabue, autrice
della campagna visiva dell’evento, stimolerà i ragazzi a pensare al
riscaldamento globale dal punto di vista degli animali. Verranno scelti i sei
migliori lavori, che verranno poi pubblicati in un libro; la premiazione dei
vincitori avverrà domenica 8 dicembre alle ore 10,15. I ragazzi saranno
coinvolti in molte attività tra cui laboratori, confronto con gli autori e
presentazione di libri. Le case editrici di questa edizione per ragazzi sono
Bao Publishing, BeccoGiallo, Gallucci, Marcos y marcos e Round Robin.




Primo dicembre, Giornata mondiale contro l’Aids

Il 1° dicembre è la Giornata mondiale
contro l’Aids che ogni anno viene celebrata per accrescere la consapevolezza
dell’epidemia dovuta alla diffusione del virus Hiv, fare informazione e
sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi che si corrono se non si usano le
precauzioni più adatte. Dal 1981 ha ucciso oltre 25 milioni di persone. Vanno
protetti i rapporti sessuali, soprattutto fra i più giovani, utilizzando il
profilattico, ma è anche importante fare i test se si sono avuti rapporti non
protetti, se si inizia una nuova relazione, o se si ha un dubbio. L’iniziativa nasce dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 1988,
adottata dall’Assemblea generale dell’Onu e il Summit mondiale dei Ministri
della salute con il chiaro intento di lottare contro la pandemia, attraverso
campagne di informazione e prevenzione per far conoscere le diverse
problematiche legate alla malattia che colpisce tutti donne, uomini e bambini.

Dai dati Coa 2017 risulta che in Italia sono circa 130 mila persone che convivono con l’Hiv, con 3.443 nuove diagnosi nel 2017 con l’incidenza maggiore nella fascia di età 25-29 anni, con la modalità ‘preferita’ che resta quella dei rapporti sessuali non protetti. Il Ministero della salute, con la legge 135/1990 “Programma di interventi urgenti in materia di prevenzione e lotta all’Aids” ha realizzato, anche per quest’anno, una campagna di informazione per contrastare la diffusione del virus Hiv, in collaborazione con la Sezione per la lotta contro l’Aids, la Sezione del volontariato per la lotta contro l’Aids del Comitato tecnico sanitario, in  collaborazione con testimonial come gli attoriStefano Fresi, Francesco Montanari, Dario Vergassola e la youtuberSofia Viscardi. La campagna ha come obiettivo quello di responsabilizzare il singolo nei confronti della propria salute e verso quella degli altri, sensibilizzare verso la lotta al virus, e far fare il test dell’Hiv e si rivolge a tutta la popolazione, ma soprattutto ai giovani. Le ricerche sulla malattia hanno dimostrato che il fenomeno viene percepito ancora circoscritto a certi gruppi di persone, mentre l’Hiv e le infezioni sessualmente trasmesse riguardano tutti, se non si adottano comportamenti responsabili di prevenzione.

Molto è stato
fatto, ma la strada è ancora lunga. I morti per Aids nel mondo sono ridotti
rispetto al passato, anche grazie all’utilizzo di farmaci antiretrovirali che
hanno ridotto mortalità e numero di infezioni, ma la guardia non va abbassata anche
perché nell’opinione pubblica è molto diffusa la percezione che il virus dell’Hiv
sia un problema superato.




Una Giornata per dire ‘no’ alla violenza di genere

Il 25 novembre, la
Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è di fatto una giornata
contro la violazione dei diritti umani che comprende la violenza fisica,
psicologica, economica e sessuale.

Sono 3.100 casi di
femminicidi in Italia dal 2000 al 2018, circa 3 a settimana con il 72 % delle
vittime uccise da un parente, o ex partner: il 25% per liti, il 22,2% per
disturbi psichici, il 12% per disabilità della vittima, il 30,6% per motivi
passionali (Fonte Eures 2018). Un’altra ricerca condotta dall’Associazione
Differenza Donna ha fatto riemergere cifre riguardanti le donne con disabilità:
dalla metà del 2014 ad oggi sono 98 e hanno un’età media di 36 anni in un range
tra i 18 e i 67 anni. Il 97% di quelle accolte nei centri antiviolenza o nelle
Case rifugio sono italiane, il 27% ha subito maltrattamenti in famiglia, e il
73% violenza sessuale da familiari e conoscenti. Per l’Organizzazione mondiale
della sanità (rapporto ‘Valutazione globale e regionale della violenza contro
le donne: diffusione e conseguenze sulla salute dagli abusi sessuali da parte
di un partner intimo o da sconosciuti’) la violenza risulta essere ‘un problema
di portata globale enorme’. L’abuso fisico e sessuale è un problema sanitario
che colpisce oltre il 35% delle donne nel mondo, e viene inflitto per il 30% da
un partner intimo.

Per quanto riguarda la legislazione sulla violenza in Italia, la prima significativa innovazione in fatto di leggi in materia di violenza sessuale è stata la L. 66/96 che considerò la violenza contro le donne un delitto contro la libertà personale, mentre prima era un delitto contro la moralità pubblica ed il buon costume. La legge 154/2001 introduce nuove misure volte constrastare i casi di violenza all’interno delle mura domestiche, con l’allontanamento del familiare violento. Nello stesso anno la legge 60 e la legge 134 sul patrocinio a spese dello Stato per le donne senza mezzi economici, sono divenuti strumenti fondamentali a sostegno dei diritti di genere. La legge 38/2009 ha inasprito le pene per la violenza sessuale ed introdotto lo stalking, il reato di atti persecutori.

Un passo avanti, storico,
nel contrasto della violenza di genere l’Italia si fa con la legge 77/2013,
approvando la ratifica della Convenzione di Istanbul del maggio 2011; nel 2013,
con la legge 119 si converte in legge il decreto legge 93/2013 che reca
disposizioni in materia di sicurezza e per contrastare la violenza contro le
donne. Nel novembre 2017 sono state approvate, con Dpcm, ‘Le linee guida per le
Aziende sanitarie e le aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza
socio-sanitaria alle donne vittime di violenza’ per intervenire adeguatamente
nel trattamento delle conseguenze fisiche e psicologiche che la violenza
maschile produce sulla salute delle donne. Le linee guida prevedono, dopo il
triage infermieristico, una codifica per garantire una visita medica per
ridurre i tempi di ripensamenti vari.

Da un’indagine del 5 marzo
2019 dell’Agenzia dei diritti fondamentali dell’Unione europea (Fra) presentata
a Bruxelles, emerge una novità: le domande, tutte uguali, somministrate alle
cittadine europee avevano un unico parametro di valutazione per vedere anche l’impatto
delle diverse politiche nazionali. Oltre 42 mila sono state le donne
interpellate tra i 18 e i 74 anni che hanno risposto su abusi in ambito
familiare e lavorativo. Dall’indagine emerge che solo il 14% ha denunciato l’episodio
di violenza per la violenza che, a detta delle intervistate, può essere
superata con il supporto anche pratico delle associazioni del settore. I
prossimi passi sono indirizzati dunque all’adozione, da parte degli Stati
Membri, di politiche a favore della valutazione periodica degli impatti di tali
azioni. Il numero da chiamare, se si è vittima di violenza, è il 1522, gratuito
su tutto il territorio italiano, attivo 24 ore al giorno per tutto l’anno.




Immaginario e trasformazioni dell’umano

“Tra visibile e invisibile.
Per una sociologia dell’immaginario e del profondo” è il convegno della sezione
Immaginario dell’Associazione italiana di sociologia (Ais) che si svolge a Roma
il 21 e il 22 novembre 2019, rispettivamente a Sapienza Università di Roma e al
Museo di arte contemporanea, Macro. Il meeting è suddiviso in tre macroaree: sociologia del profondo,
alterità e media e prodotti culturali per lo studio dell’immaginario sociale e
delle sue conoscenze ed emozioni, fondamentale per mettere in atto comportamenti
ed azioni.

Apriranno i lavori Fabrizio
Benedetti, neuroscienziato, Andrea Pinotti, filosofo e lo storico Francesco Di
Donato, a testimonianza dell’ottica interdisciplinare del convegno. La prima
sessione tematica del convegno è ‘Sociologia del profondo’, una disciplina in costruzione, che ha individuato il suo
oggetto e sta definendo metodologie, epistemologia e tecniche di indagine. Tra
gli interventi quelli di Vania Baldi, Federico Boni e Linda De Feo che
hanno affrontato i vari aspetti dell’invisibile del profondo, attraverso i diversi livelli di
significazione che rappresentano la cultura di una società: arte,
comunicazione, rappresentazioni sociali, il mondo delle cose e della cultura
materiale, architettura, moda, la stessa scienza, nell’idea che tutti gli
oggetti, virtuali o concreti, che animano e costruiscono le società,
costituiscono il proprio senso in relazione con l’immaginario.

I relatori della sessione
‘Alterità’, tra cui Annalinda Monticelli, Milena Meo e Sergio Severino parleranno
dell’attenzione ‘ingenua’ della società contemporanea alla differenza e alla
diversità, e della complessità delle attuali alterità culturali, di genere,
generazionali e di abilità che è intimamente correlata alle rappresentazioni
sociali di queste, come vera strategia per conoscere e categorizzare la complessità
stessa.

La mattina del 22 novembre
sarà dedicata al rapporto tra arte, scienza, tecnica e immaginario con
contributi teorici ed empirici utili alla comprensione di tali legami e le
prospettive che ne emergono sul piano del rapporto uomo-natura e dei confini
dell’umano. Il mutamento di tali relazioni ha dato luogo nel tempo a
integrazioni e scissioni, utili per la comprensione del presente; tra i
relatori Domenico Napolitano e Alessandro Perissinotto. Nel pomeriggio è in
programma la sessione ‘Media, linguaggi estetici e prodotti culturali’. I relatori
faranno il focus sul cambio di paradigma nella comunicazione di massa, con
approfondimenti sulla dialettica tra social media e media tradizionali, e riflessioni
sulle trasformazioni dei linguaggi e delle produzioni culturali, dalla retorica
informativa dei nuovi giornalismi all’uso dello storytelling nella
comunicazione politica.

Previsti spazi perfomativi di moda, arte, moda,
fotografia e cultura; tra questi l’intervento di Marco Meloni dal titolo ‘Forme
creative di applicazione sociologica: moda e comunicazione di moda alla prova
della costruzione identitaria’.




La zuppa l’è calda

Con l’arrivo della stagione fredda cambiano anche le nostre
abitudini culinarie: un thè bollente, una cioccolata fumante e anche una bella
zuppa calda e profumata da gustare lentamente.

Quest’ultima è da sempre nelle abitudini dell’uomo in quanto
nasce dalla cucina povera, prevede ingredienti semplici che possono essere
interamente a base di vegetali, mix tra vegetali e carni o anche crostacei e
pesce. Le zuppe infatti sono tradizione di un pò tutte le parti del mondo. Che
si possa chiamare ramen, come la tipica zuppa giapponese, borsch come quella russa o ancora
harira come in Marocco rimane sempre una piacevole pietanza da gustare al
caldo.

Con le nuove frontiere della cucina anche la semplice zuppa
può diventare un piatto di lusso aggiungendo ingredienti ben più raffinati di
una zucchina lessata o di un brodo di pollo. Ad esempio si sono aggiunti
ingredienti come il caviale, il tartufo, i fiori e varie spezie provenienti da
Asia o Sud America.

Tre sono le varianti di zuppa: a) di carne, tipica delle zone
di montagna dove la zuppa viene preparata con l’aggiunta di tranci di carne che
si fa stufare in un brodo, a cottura molto lenta che rende il sapore delicato e
i vegetali saporiti e ben amalgamati. Un esempio tipico di zuppa di carne e
vegetali è la minestra alla tirolese, tipica appunto delle zone alpine che
presenta un equilibrio tra le verdure ed i legumi ed il maiale affumicato al
suo interno, ottima per un pasto completo.

La zuppa di pesce, seppur all’apparenza semplice richiede
diverse  ore di preparazione in quanto al
suo interno ci sono diversi tipi di pesce e di molluschi, ognuno dei quali
necessita di una cottura diversa.

Una ricetta tipicamente romana, originaria dell’antica Roma e molto povera, ma che ad oggi è una delle più’ costose e prelibate per via del pesce utilizzato, è la zuppa ‘arzilla e broccoli’, realizzata mettendo a bollire l’arzilla o razza chiodata in una pentola. Ben più’ semplice e spesso gustosa è quella alle verdure, ottimo stratagemma per far mangiare le verdure ai più piccoli e a chi proprio non le ama. Seppur semplice ha numerosissime varianti in quanto basta poco per farla diventare saporita, delicata o cremosa: con l’aggiunta di poco latte una volta frullate le verdure, con qualche pezzo di verdura tagliata grossolanamente o con la pancetta a cubetti o del pane fritto per accompagnare la pietanza.

Altra specialità culinaria tipica di varie regioni,
specialmente del Sud Italia, è pasta e ceci che può essere definita anch’essa
zuppa, se al posto della pasta fatta in casa si aggiungono pezzi di pane o di
mollica. E’ una ricetta molto povera ed antica in quanto l’uomo conosceva i
ceci e le loro proprietà già ottomila anni fa.

Se si vogliono provare nuovi sapori, rimanendo in tema zuppe e brodi, il ramen potrebbe essere un gustoso piatto completo di origine giapponese.  Questa zuppa è realizzata con un gustoso brodo profumato e aromatico grazie alla presenza di un mix di condimenti quali il sake, la salsa di soia, il miso e lo zenzero. Viene arricchita con fettine di lonza, uova e noodles, un tipo di pasta diffuso nei paesi asiatici dalla forma lunga e sottile simile ai nostri spaghetti, che si prepara con un impasto semplice di farina e acqua. Il ramen si serve spesso accompagnato con fette di naruto, un caratteristico cibo giapponese dal gusto delicato che si ottiene frullando insieme surimi e pesce azzurro per realizzare dei panetti solidi mantenendo separati i diversi colori e creando in questo modo, una volta affettati, dei motivi a spirale inconfondibili. Un’altra zuppa è il borsch, originaria dell’Ucraina, ma anche di altri Paesi dell’Est Europa.  Si fa con le barbabietole rosse, servita con panna acida ed aneto con al suo interno anche carne e verdure. Composta da due diverse fasi di preparazione, è una ricetta che richiede tempo, ma ne vale la pena.  Per le zuppe tipiche dell’altra parte del globo, troviamo la zuppa del Pantanal, tipica zuppa brasiliana per gli amanti dei sapori decisi, facile da preparare: bisogna far soffriggere aglio, cipolla, pancetta e sale e poi unire la pasta. Aggiungere infine la farina di manioca mescolata con altri ingredienti fino ad ottenere una crema. Buon appetito!




Trent’anni senza muro

Ricorrenza storica per Berlino e per il resto del mondo nel ricordo di quel 9 novembre 1989 in cui cadde il muro ‘spinto’ da un movimento pacifista, dopo aver diviso per 28 anni la città in Est e Ovest. Ricordiamo che nel 1945 gli Alleati si riunirono, prima a Yalta e poi a Potsdam, per ridisegnare il mondo dopo la guerra: la Germania sarebbe stata divisa in quattro zone di occupazione con gli anglo-americani e francesi nella parte occidentale e russi nella parte orientale. Nel ’49 nacquero due Stati indipendenti: la Germania Federale (Brd) sotto l’egida degli Usa e quella democratica (Ddr) sotto l’Urss.

La Germania Ovest si riprendeva a livello politico-economico con il supporto degli Usa, mentre la Ddr stentava a decollare, con evidenti differenze tra gli standard di vita dei cittadini delle due parti che spinsero molti dell’Est a scappare verso l’Occidente libero e più ricco con ogni mezzo dalle mongolfiere ai tunnel con oltre mille persone uccise mentre cercavano di raggiungere la Ddr. Ciò portò alla costruzione, nel 1961, di un Muro per dividere Berlino (prima c’era il filo spinato) e impedire il superamento del confine tra le due Germanie che divenne ben presto il simbolo della guerra fredda.

Il muro si estendeva per 155 chilometri: 43 dividevano la parte Ovest da quella Est di Berlino, i restanti separavano invece la parte occidentale di Berlino dal resto della Rdt. Esistevano dei passaggi nel muro, che non potevano essere attraversati dai cittadini comuni. Il più noto era Checkpoint Charlie, per stranieri e diplomatici occidentali. L’arrivo di Michail Gorbaciov come leader dell’Urss, e la Perestroika portarono nuove speranze di libertà.

Finalmente il 9 novembre 1989 il muro crollò, o meglio una folla di persone pacificamente si avvicinò al checkpoint del muro e alle 23 30 Harald Jäger, tenente colonnello della guardia di frontiera, aprì i varchi facendo passare liberamente migliaia di persone da una parte all’altra in un clima di grande emozione. Solo nel novembre 1990 il muro venne completamente abbattuto. La sua caduta ha segnato la fine di un’ingiustizia e l’inizio di una speranza di cambiamento.

Nel trentesimo anniversario dal crollo del Muro di Berlino, i festeggiamenti possono essere uno stimolo per ricordare come oggi nel mondo restino ancora altri ostacoli che seguitano a dividere gli abitanti del globo, influenzandone movimenti e libertà di pensiero. Il crollo del muro resta comunque uno dei grandi momenti della storia recente ed è l’emblema della ‘caduta dei muri’ in senso ideologico, politico e culturale, anche se fatto a pezzi è divenuto un ricercato souvenir. Le idee di pace di quella notte,, purtroppo, non si sono realizzate anzi ci sono state guerre fratricide, ancora in corso, e sono stati costruiti oltre 8.000 chilometri di barriere tra stati confinanti e avversari.




Mostre in corso nella Capitale

Tra le tante mostre ospitate
a Roma in questo periodo, troviamo ‘Impressionisti Segreti’, ospitata a Palazzo
Bonaparte, che per la prima volta apre le porte al pubblico. Oltre 50 opere inedite
dei più grandi artisti impressionisti tra cui Monet, Renoir, Cézanne, Gauguin e
Signac. I dipinti provengono da collezioni private raramente accessibili e
concessi eccezionalmente per questa mostra. Tale movimento artistico e
culturale nasce durante l’Esposizione Universale di Parigi del 1889 con la
caratteristica dell’essenza del movimento, ovvero la prevalenza di colore
rispetto a quella del soggetto e la non mescolanza di più colori. La pittura
impressionista venne influenzata dalla scoperta della macchina fotografica e
dalle leggi sui colori di Chevreul secondo cui i colori dovevano essere
accostati, ma non mescolati sulla tela, così da garantire la realizzazione
delle scene ancor più realistiche ed i movimenti dei soggetti più fluidi e vicini
alla realtà. Dipingevano ‘en plain air’, all’aria aperta, per la prima volta
fuori dagli atelier per avere la possibilità di dipingere soggetti reali, con un
rapporto diretto con la realtà espressa nel dipinto lavorando anche sulla luce,
rendendo più brillanti i soggetti dell’opera. La mostra sarà visitabile fino
all’8 marzo 2020 (https://www.mostrepalazzobonaparte.it/).

Un’altra esposizione, ospitata fino al 19
gennaio 2020 presso la Casina delle civette di Villa Torlonia ed intitolata ‘Il
giardino delle meraviglie’, è dedicata alle opere di Garth Speight, artista canadese
(http://www.museivillatorlonia.it/it/mostra-evento/il-giardino-delle-meraviglie-opere-dellartista-garth-speight).
Tra le 50 opere realizzate in acrilico, spicca la Natura, tra uccelli
acquatici, ninfee, iris bianchi e blu, fiori di campo, boschi di betulle e
crisantemi. Garth Speight ha sempre coltivato e accresciuto le sue doti
artistiche anche attraverso molti viaggi che hanno reso le sue opere ricche di
particolari artistici appartenenti a realtà culturali diverse. Amante
dell’Italia, trova ispirazione dalle tecniche medievali del dipingere,
realizzando una serie di opere dedicate alle storie della Bibbia, a cui appartiene
il quadro “Il sacrificio di Isacco”, che fa parte della collezione d’Arte
Moderna dei Musei Vaticani. Tra le altre esperienza dell’artista, molti lavori condotti
tra i boschi russi e canadesi, in borghi italiani, tra canali e ponti veneziani
e tra le rovine dell’antica Roma, nel sud della Francia, tra gli edifici di una
Toronto ormai sparita, i tetti e gli scorci di Parigi e le nature morte.
Speight lavora personalmente alle cornici, in modo che ciascuna sia parte
integrante del quadro. Ha esposto in varie città in Italia e in America ed i suoi
quadri sono in collezioni private e pubbliche in tutti i continenti. La sua
arte non è riproduzione, ma interpretazione, è un prodotto della mente, della
memoria, della sua creatività. I quadri che realizza sono come ‘finestre’ attraverso
cui guardare e non solo vedere.

In questo periodo sono esposte a Palazzo Braschi le opere dello scultore Antonio Canova. La mostra, intitolata ‘Eterna bellezza’ ed aperta sino al 15 marzo 2020 (http://www.museodiroma.it/it/mostra-evento/canova-eterna-bellezza),  è incentrata sul legame tra Antonio Canova e Roma, con oltre 170 opere e prestigiosi prestiti da importanti Musei e collezioni italiane e straniere come San Pietroburgo, Musei Vaticani, l’Accademia Nazionale di San Luca, il Musée des Augustins di Tolosa, i Musei di Strada Nuova-Palazzo Tursi di Genova. Il percorso è suddiviso in 13 sezioni, con scelte illuminotecniche ad hoc che rievocano l’atmosfera a lume di torcia con cui l’artista, a fine Settecento, mostrava le proprie opere agli ospiti di notte, nell’atelier di via delle Colonnette. In mostra si ripercorrono gli itinerari compiuti dallo scultore alla scoperta di Roma, sin dal suo primo soggiorno. Importanti i disegni, bozzetti, modellini e gessi, anche di grande formato, che l’artista fece per i grandi Monumenti funerari commissionatogli da esponenti politici e culturali dell’epoca. Una piccola sezione è dedicata alla relazione tra Canova e Alfieri, la cui tragedia Antigone, andata in scena a Roma nel 1782, presenta più di uno spunto di riflessione in rapporto alla rivoluzione figurativa canoviana. La mostra si chiude con uno dei marmi più straordinari di Canova: la ‘Danzatrice con le mani sui fianchi’, proveniente da San Pietroburgo. Antonio Canova nasce vicino a Treviso nel 1757 e dimostra subito una spiccata dote per la scultura; che lo porterà a fare l’apprendista a Venezia e poi ad arrivare nel 1779 a Roma, dove realizzerà le sue opere più importanti, seguendo artisti ed intellettuali che teorizzano un nuovo ritorno al classico e facendo una serie di sculture che lo consacreranno a livelli internazionali.




Compie trent’anni la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

Il 20 novembre si celebra
in tutto il mondo la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e
dell’adolescenza. Trenta anni fa l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
adottò la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ratificata
da 191 Paesi nel mondo, tra cui l’Italia, che l’ha recepita nel 1991, e che ha
portato un nuovo modo di ‘percepire’ i bambini da parte di tutti: non più da
tutelare, ma soggetti di diritti civili, culturali e socio-politici come quello
alla vita, alla salute, all’istruzione e al gioco, ma anche alla famiglia, a
essere protetto dalla violenza e dalla discriminazione. La celebrazione della
Giornata è un’occasione importante per sottolineare come i minori siano
soggetti autonomi, da rispettare senza pregiudizi legati al colore della pelle,
religione, genere e provenienza socio-culturale e come il trattato sui diritti
dell’infanzia sia stata una necessità per tutelare e proteggere la
vulnerabilità dei bambini, garantendone un’ adeguata protezione giuridica.

Nella seconda
parte della Convenzione viene istituito un Comitato Onu sui diritti dell’infanzia,
composto da 18 esperti geograficamente ripartiti, che esaminano i rapporti che
ogni cinque anni gli Stati devono presentare, e monitora i progressi delle
varie Nazioni nel mettere in pratica gli obblighi contenuti negli articoli
della Convenzione stessa. Malgrado ciò discriminazioni, violazioni e vessazioni
colpiscono quotidianamente i più piccoli, con quelle più gravi commesse nei
conflitti (fonte Save the Children):420
milioni sono i bambini che vivono in zone di guerra, soprattutto in Asia
(195 milioni), in Africa (152 milioni); in Medio Oriente il 40% dei bambini fin
dalla nascita conosce la guerra. Tra le violazioni analizzate dall’Ufficio del
rappresentante speciale del Segretario generale dell’Onu, dal 2013 ne sono
state contate sei come ‘più gravi’ come reclutamento e uso dei bambini soldato,
uccisione e mutilazione, violenza sessuale, attacchi a scuole e ospedali
rapimenti e negazione dell’accesso agli aiuti umanitari.

La Convenzione evidenzia
anche la protezione contro ogni forma di sfruttamento, incluse forme di lavoro
minorile e tratta e la necessità di educare i bambini senza pregiudizi e
discriminazioni. Legata alla guerra c’è
la malnutrizione con oltre 200 milioni di bambini nel mondo (dati Unicef) che
incide sulla metà della mortalità infantile globale.

La salute, in
generale, è a rischio: più di 16 mila
bambini non sopravvivono al 5° anno di età a causa di malattie prevenibili o curabili con
delle vaccinazioni, o collegate allo
stato di salute delle madri in gravidanza.

Tra le forme di violenza e sfruttamento c’è anche quello sessuale, lavorativo
e i matrimoni forzati, che coinvolge più ‘spose bambine’ di quanto si possa
immaginare. Ma ci sono anche dei progressi sulla condizione dei bambini nel
mondo (Save the Children 2019): i matrimoni forzati sono scesi da 47 milioni del
2000 a 37 milioni nel 2017 e le gravidanze precoci di 3 milioni, passando da 16
milioni del 2000 a 13 nel 2016. Così pure sono diminuite le morti infantili e
il numero di bambini malnutriti; è aumentato il numero di chi ha usufruito dell’istruzione,
dal 74% del 2000 è passato all’attuale 82%; il numero di chi è coinvolto nel
lavoro minorile è diminuito di 94 milioni di piccoli lavoratori, che sono scesi
dai 246 milioni del 2000 ai 152 del 2016.

Ma siamo però ancora lontani dalla piena tutela dei diritti di bambini e
adolescenti: solo mettendoli al centro dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite
sarà possibile realizzare un futuro migliore per l’intero Pianeta.

LaConvenzione, approvata a New York il 20novembre 1989 dall’ Assemblea Generale
delle Nazioni Unite con risoluzione 44/25, è entrata in vigore nel settembre
1990 ed è stata ratificata da 191 stati tra i quali non figurano gli Stati
Uniti (che la hanno solo firmata) e la Somalia. Fondamentale è la differenza
tra ‘ratificata’ e ‘firmata’ per un Paese: con il primo atto lo Stato si
impegna ad adeguare la propria legislazione interna nei confronti dei bambini e
degli adolescenti, accettando sia gli articoli della Convenzione sia il
controllo da parte del Comitato sui Diritti dell’ Infanzia che ne valuterà
l’attuazione.




Diciott’anni, la festa è un must

Il diciottesimo compleanno
ormai è divenuto una festa vera e proprio come fosse un matrimonio: dalla festicciola
in famiglia si è passati a festeggiamenti con inviti, palloncini, abiti
costosi, sale sontuose e ricevimenti al top, tutto da riprende con video e foto
da postare su Instagram. È un evento che ragazze e ragazzi aspettano con
trepidazione ed inizia dalla scelta di addobbi, inviti, e sorprese che chiamano
in gioco i loro ricordi più importanti. La festeggiata può dettare l’outfit dei
suoi invitati: di solito è in lungo per le donne, con eventuali richieste per
le amiche più ristrette di vestirsi in rosso, abiti che possono essere anche
affittati per l’occasione. Ma poi dipende molto da dove si vive e dal ‘clima’
della festa: si va da una festa standard con una cinquantina di persone ad una ‘in
gran stile’ che prevede fino a cento invitati e oltre con una spesa che va dai
circa 3.600 euro nelle regioni meridionali ai 3.400 in quelle del Nord. Gli
inviti, oltre ad essere cartacei, possono essere spediti via sms o tramite i
social con le coordinate dell’evento e magari con contenuti multimediali personalizzati, come foto,
video e messaggi audio.

La festa a tema spesso viene banalizzata da molti ragazzi che vogliono strafare. Tra le proposte più particolari per festeggiare a Roma, oltre a ville e sale dai vari prezzi, c’è la festa in barcone sul Tevere, sull’autobus che gira per la città mentre gli invitati ballano, mangiano, brindano e ammirano le bellezze di Roma, l’affitto di una limousine e la festa in barca. Tra le spese che incidono di più sul budget, c’è il catering che è più elevato al Sud. Poi la musica, che spesso viene ‘gestita’ da un dj e che anima la festa anche se poi a ballare di più non sono i giovani, ma gli adulti di mezza età sulle note spesso della musica italiana anni ’80 e ’90 come Carrà, Nannini e Rino Gaetano con la versione remix di ‘A mano a mano’, e la torta che spesso è a tema, come le bomboniere personalizzate che sono anche ‘fai da te’.




MAXXI, porte aperte agli Edulab

Verranno inaugurati oggi, mercoledì 6 novembre, al Museo nazionale delle arti del XXI secoloMAXXI di Roma, due laboratori per bambini nati dalla collaborazione tra Fondazione MAXXI – Ufficio Educazione, Enel Cuore Onlus e Fondazione Reggio Children – Centro Loris Malaguzzi con l’obiettivo di coniugare formazione e creatività ripensando gli spazi educativi per una riflessione sulla pedagogia dello spazio. Edulab1 e Edulab2, il cui segno architettonico è stato ideato dagli architetti dello Studio Labics, sono stati riqualificati nell’ambito del progetto “F.A.R.E. – Verso un’architettura dell’educazione” con l’obiettivo di sintonizzare l’apprendimento di bambini e adulti con l’arte e l’architettura contemporanee.

“Il progetto ‘F.A.R.E.Verso un’architettura dell’educazione’ viaggia
insieme alla ricerca che da tempo l’Ufficio Educazione del MAXXI porta avanti
sull’educazione allo spazio costruito e che ha già dato come esito la prima
edizione del convegno internazionaleLeggere lo spazio/Reading the Space’ che si è tenuto lo scorso
gennaio” spiega Marta Morelli,
Responsabile Ufficio Educazione MAXXI. “Il progetto può essere considerato un modello di
co-progettazione e di collaborazione tra soggetti diversi con competenze e
metodologie differenti, ma obiettivi condivisi. Gli EduLab 1 e 2 sono ora spazi
accoglienti per visitatori di tutte le età, pensati per essere fruiti in modo
dinamico, ognuno secondo le proprie esigenze”.

Edulab1 si trova al piano
terra del Museo, si sviluppa tutto in verticale ed è allestito con cassetti
alle pareti dove si trova il materiale in uso per i bambini, dai barattoli di
pasta da modellare ai tessuti, dai pennarelli al materiale fotografico. Edulab2
è al primo piano, con pavimento in gomma adatto anche ai piccolissimi, che si
modula in infinite combinazioni senza sedie e tavoli, con un maxi schermo e
pannelli su cui scrivere e disegnare. “Il museo diventa ancora più accogliente
e aperto a tutti i pubblici all’insegna della condivisione dell’esperienza
dell’arte e dell’architettura. Il progetto ‘Fare Arte aRchitettura Educazione’
ha l’intento di aprire ad una pedagogia dello spazio in un contesto in cui poter
fare esperimenti su materiali e processi diversi, mettendo la scuola al centro
della comunità” conclude Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MAXXI.

Enel Cuore onlus e Fondazione Reggio Children –Centro Loris Malaguzzi nel 2015 hanno avviato il progetto ‘Fare scuola’ per intervenire in 60 scuole dell’infanzia e primarie italiane, per migliorare i contesti educativi e di apprendimento. Nel 2018 il progetto ha incluso altri 29 interventi per un totale di 89 volti alla qualificazione dell’ambiente scolastico con nuove proposte riguardanti  lo studio del colore, dell’illuminazione e dell’arredo. Ingresso libero. Per info https://www.maxxi.art/programmi-educativi