Aperto il bando per regolarizzare le occupazioni delle case popolari: un’occasione per rivalutare il nostro territorio

Il 27 febbraio 2021 scade il termine per presentare la “Domanda di assegnazione in regolarizzazione di alloggio di edilizia residenziale pubblica di proprietà del Comune di Pomezia” ai sensi della L.R. Lazio n. 27 febbraio 2020 n. 1 e della Giunta Regionale del 7 luglio 2020 n. 429, accolta con evidente plauso dagli interessati, considerato che l’ultima normativa regionale in materia risale addirittura a 15 anni fa! Quella dell’edilizia residenziale pubblica è una materia molto complessa per tutti i Comuni, incluso quello di Pomezia, sotto il profilo economico-sociale, politico e giuridico. Ne parliamo con l’avvocato Maria Pia Pagano, professionista che vive e lavora nel nostro territorio, e che gentilmente ci ha concesso quest’intervista, con spiegazioni ‘tecniche’ ed informazioni utili per i lettori di Pomezianews. Da oltre 10 anni si occupa delle problematiche legate e conseguenti alle occupazioni illegittime: prima dal punto di vista dell’Amministrazione, quando ha rivestito il ruolo di Assessore al Patrimonio del Comune di Ardea, e successivamente dal punto di vista del cittadino, nell’ambito della sua attività.

 Questa sanatoria giunge a quasi 15 anni dalla precedente. Perché?

Questa “sanatoria”, come ogni altra, sia fiscale che edilizia, è una  misura per favorire lo sviluppo economico e per la correzione dell’andamento dei conti pubblici prevista nell’ambito delle c.d. manovre finanziarie. Non a caso, infatti, la disciplina prevede che per procedere alla stipula del contratto di locazione l’occupante regolarizzabile dovrà accettare sia il debito quantificato dalla P.A. sia i termini e le modalità di pagamento dello stesso, anche mediante un piano di rientro rateale definito dalla P.A.. D’altra parte, in aggiunta era necessario, a mio avviso, intervenire in materia, considerati gli esiti includenti delle ultime due sanatorie.

Cosa intende per “esiti inconcludenti” delle ultime due sanatorie?

Nel nostro territorio molti cittadini si trovano ad essere qualificati “occupanti senza titolo” da oltre 25 anni, pur avendo presentato al Comune di Pomezia ovvero all’Ater della Provincia di Roma, ben 2 domande di regolarizzazione, ai sensi della L.R. n. 18/2000 e, successivamente, della L.R. n. 27/2006 e pur perdurando la loro condizione di disagio e svantaggio economico e sociale. Per entrambe le c.d. “sanatorie” il Comune di Pomezia si è limitato a redigere un elenco dei soggetti aventi diritto, senza tuttavia procedere, in molti casi, né alla regolarizzazione dell’eventuale posizione debitoria né alla regolarizzazione dell’occupazione mediante contratto di locazione. Nelle more, tuttavia, molti cittadini inseriti in quell’elenco, e quindi in possesso dei requisiti richiesti per la regolarizzazione della loro posizione, si sono visti contestare, sotto il profilo penale, la commissione dei reati di cui agli artt. 633 e 639 bis c.p. e sotto il profilo amministrativo, la violazione di cui all’art. 15 L.R. Lazio n. 12 del 06.08.1999 ed irrogare, in alcuni casi, la condanna al pagamento di ingenti multe.

Quindi la procedura di regolarizzazione richiederà al Comune un’attenzione e un’organizzazione efficiente per verificare e ‘sanare’ le posizioni di molti cittadini pometini?

Assolutamente sì. L’Ente dovrà, innanzitutto, stabilire linee guida chiare sia per l’istruttoria delle domande presentate, che comunque dovrà concludersi entro 12 mesi dalla data di ricezione, sia in merito ai criteri da adottare nella definizione delle posizioni contabili. A parer mio, proprio le attività connesse alla valutazione e quantificazione del credito maturato dalla P.A. ed al concreto recupero di questo – peraltro, soggette al controllo della Corte dei Conti – richiederanno una particolare capacità ed efficienza dell’ufficio delegato, considerato che, per effetto dell’inerzia della P.A. degli ultimi 15 anni, si porrà la problematica del calcolo dell’indennità di occupazione e della prescrizione dei crediti. D’altra parte, non può tacersi che l’Ente, contemporaneamente, sarà onerato anche dello svolgimento di una serie di attività nell’ambito della procedura di regolarizzazione avviata dall’Ater della Provincia di Roma con riferimento agli immobili di proprietà di quest’ultima ubicati sul territorio comunale. Dette attività presuppongono, quindi, una struttura organizzativa efficiente, che a mio avviso potrà essere realizzata solo mediante l’istituzione di un ufficio appositamente delegato, composto da soggetti qualificati, che miri, non solo a portare a termine le procedure avviate ma, che a seguito delle regolarizzazioni, si occupi anche della gestione amministrativa degli alloggi, sotto il profilo contabile e, soprattutto, sotto il profilo del risanamento e manutenzione degli stessi. Solo così, credo, si potranno raggiungere risultati concreti ed evitare che si ripetano gli errori del passato, conseguendo traguardi più ambiziosi.

Il bando consentirà a molte famiglie di regolare la loro posizione ed al Comune di recuperare parte del proprio credito. Ma per chi da anni è inserito nella lista degli aventi diritto per l’assegnazione in locazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica, cosa accadrà?

La procedura, innanzitutto, consentirà all’Amministrazione Comunale di stilare un elenco degli occupanti che risultino privi dei requisiti per la regolarizzazione e, quindi, degli alloggi che devono essere rilasciati ed assegnati ai nuclei familiari inseriti nella lista degli aventi diritto. In secondo luogo, consentirà all’Ente di avviare, successivamente, la procedura di alienazione degli immobili in favore di coloro che sono titolari di un contratto di locazione, i cui proventi, per legge, dovranno essere destinati al reinvestimento per l’incremento del patrimonio abitativo pubblico mediante nuove costruzioni delle quali potranno giovare le famiglie in attesa di alloggio.

L’edilizia residenziale pubblica non deve, dunque, essere vista solo come “assistenzialismo pubblico e sociale”, ma soprattutto come un’opportunità per il risanamento e lo sviluppo del territorio?

Non dobbiamo fermarci all’immagine di degrado che, purtroppo, spesso incontriamo visitando complessi di edilizia economica e popolare perché quel degrado rappresenta il fallimento non solo della P.A. ma dell’intera comunità territoriale. Di vero, nell’idea di edilizia economica e popolare è insito un progetto di comunità. Un tipico esempio è nel nostro territorio il complesso di proprietà dell’Ater della Provincia di Roma sito in Piazzale delle Regioni, attualmente totalmente abbandonato sotto il profilo manutentivo, ma che, originariamente, esprimeva la vera idea di edilizia economica e popolare: quella di offrire la possibilità ed opportunità alle famiglie disagiate, ed in particolare ai minori, i soggetti più fragili ed a rischio a causa di quel disagio, di una crescita sana e sviluppo della personalità all’interno della comunità. Assicurare il diritto all’abitazione a tutta la popolazione del territorio vuol dire, d’altra parte, garantire anche a tutta la comunità un ambiente sociale ed economico sano ed integro.

Per concludere, qual è l’auspicio?

L’auspicio è che questa Amministrazione non solo concluda tutti i procedimenti avviati con le domande presentate così da consentire a centinaia di cittadini di stipulare un regolare contratto di locazione, ma soprattutto riesca a potenziare il patrimonio abitativo pubblico così da fronteggiare l’emergenza abitativa e realizzare opere di risanamento ed urbanizzazione socialmente ed economicamente rilevanti. E’, quindi, interesse di tutti noi che l’Amministrazione colga, a pieno, questa occasione per lo sviluppo economico e sociale dell’intero territorio comunale.(Fonte foto: Googlemap)

(http://www.comune.pomezia.rm.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/6592)

 




I venerdì della chimica italiana

La Società chimica italiana (Sci) organizza in diretta streaming, dal proprio canale YouTube, “I Venerdì della Sci” seminari dedicati ai vincitori delle Medaglie Sci per il 2020. Il prossimo incontro, dal titolo “Dal bianco al nero, il viaggio di un chimico inorganico tra gli allotropi di un elemento affascinante”, sarà tenuto il 12 febbraio da Maurizio Peruzzini, già direttore del Dipartimento di scienze chimiche e tecnologie dei materiali del (Dsctm) del Cnr,  premiato con la prestigiosa Medaglia Stanislao Cannizzaro che viene assegnata  a scienziati che abbiano contribuito con l’originalità delle loro attività scientifiche all’ampliamento delle conoscenze chimiche fondamentali a livello internazionale. Il premio viene conferito a Peruzzini come riconoscimento alle ricerche eccezionali condotte nello sviluppo della chimica del fosforo e dei materiali 2D di cui è punto di riferimento nazionale e mondiale da quarant’anni. Proprio per studiare il fosforo elementare o meglio la sua forma bidimensionale, il fosforene, parente del grafene, ma formato solo da atomi di fosforo, Peruzzini ha ottenuto l’Advanced Grant dello European Research Council (ERC) per il progetto PHOSFUN che può essere ‘applicato’ in vari campi, dalla  sensoristica alla medicina.

Il programma prosegue con Massimo Trotta (26 febbraio) con “I nuovi mezzi di comunicazione di massa stanno cambiando il mondo della scienza?”, Medaglia Marotta; Benedetta Mennucci, (12 marzo) vincitrice della Medaglia Pisani che interverrà con “Dalle molecole alla funzione biologica: una sfida possibile per la chimica computazionale?”. Il 26 marzo Giovanni Battista Appendino, Medaglia Piria, conclude il ciclo di incontri con “Perché si studiano (ancora) i composti naturali”. L’inizio dei seminari è alle ore 15,00, la durata è di 30 minuti seguiti da discussione. Nello scorso mese di gennaio sono state assegnate altre due medaglie: la Bertini a Federico Bella e la Illuminati a Michele Antonio Floriano.

Ogni tre anni la Sci, che riunisce oltre 3.500 soci accomunati  dall’interesse per la scienza chimica e dalla volontà di contribuire alla crescita economica e culturale del paese, conferisce la medaglia Cannizzaro, che quest’anno, per la prima volta, va ad uno scienziato del Cnr. (Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay)

www.soc.chim.it

www.youtube.com/c/societachimicaitaliana2020




Noi, animali sociali, ai tempi della pandemia

In questo periodo di secondo lockdown se ne parla tanto: tra colleghi, amici, familiari, conoscenti, al supermercato o dal benzinaio. Non ce la facciamo più, siamo stanchi, stufi. La percezione di quest’emergenza sanitaria oramai, dopo un anno, ci ha logorati, sfilacciati, sfiniti.  All’inizio, noi, animali sociali, abbiamo modificato, giocoforza, le nostre vite, dal lavoro agli affetti, alle relazioni sociali. Ognuno ha ‘dato’, si è sforzato, ma ora quasi non ci riconosciamo più, vogliamo riappropriarci della nostra quotidianità. Sono giunti poi i colori legati alle varie regioni a crearci altra insicurezza e disorientamento: giallo, arancione, rosso. E allora si arranca, si fa fatica a tenere il passo, si comincia a pensare che venga meno la libertà personale anche facendo i conti con una instabilità di governo che non fa che aumentare confusione, paura e smarrimento. Questa condizione psico-fisica viene definita dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Pandemic Fatigue, “la tendenza a sentirsi demotivati nel seguire i comportamenti raccomandati per proteggere sé stessi e gli altri dal virus Sars-CoV-2”. Stress da pandemia che porta ansia, stanchezza, stress emotivo nel seguire i comportamenti suggeriti per combattere l’emergenza e che sta affaticando tutto il mondo. “La Pandemic Fatigue non è una condizione fisica, ma appunto una condizione mentale che porta i soggetti di una condizione straordinaria, come la crisi attuale, a reazioni che vanno dalla depressione e chiusura in sé stessi fino al rifiuto delle misure in favore della disinformazione” afferma Hans Kluge, direttore Oms per la regione europea durante un recente incontro sul coronavirus. ”Ne soffre oltre il 60% dei cittadini di Stati che hanno implementato regole restrittive ed è un problema generalizzato su cui l’Oms si sta concentrando per trovare sempre nuove soluzioni creative per sentirsi vicini agli altri e provare felicità”. I sintomi, così come elencati dall’Oms, sono vari: dall’ansia alla rabbia, dalla tristezza alla rassegnazione, dalla passività alla negazione del problema e, ovviamente, possono variare da persona a persona.  “Prima di tutto è fondamentale accettare il fatto che si possa essere stanchi, spossati e demotivati. È una risposta normale dell’organismo e della mente, che come autodifesa si settano in uno stato cronico di stress spiega Marco Vitiello psicologo del lavoro e delle organizzazioni, coordinatore per l’Ordine degli psicologi del Lazio della sezione ‘Lavoro’ (fonte Sanità Informazione). “Prima che questa condizione cronica faccia insorgere disturbi legati all’ansia, comportando anche un abbassamento delle difese immunitarie, meglio accettare la situazione e studiare una strategia di evasione, tra le mura domestiche, puntando al rilassamento. Bisogna crearsi delle piccole progettualità. Inseguire nuovi spunti e tornare ad avere una propensione per il futuro”. Tra le varie ricerche sul tema, di recente è stato pubblicato sulla rivista Plosone “Cognitive and mental health changes and their vulnerability factors related to Covid-19 lockdown in Italy”, un’indagine condotta dai ricercatori dell’Università di Padova, in collaborazione con l’Irccs Santa Lucia di Roma, che ha studiato gli effetti del lockdown sul funzionamento delle proprie abilità mentali nella quotidianità come memoria, attenzione, concentrazione.
“Durante la fase finale del primo lockdown in Italia (dal 29 aprile al 17 maggio 2020) hanno partecipato all’indagine online 1215 individui ed è emerso come il lockdown abbia avuto un significativo impatto sul funzionamento cognitivo percepito, oltre che sul benessere psicologico” spiega Giorgia Cona, coordinatrice della ricerca, del Dipartimento di psicologia generale dell’Università di Padova e del Padua Neuroscience Center (Fonte Università di Padova). Donne, under 45, e disoccupati hanno risentito maggiormente di questo peggioramento nelle abilità cognitive. La situazione nazionale è ancora complessa su tutti i fronti, politico, economico, sociale e sanitario. In attesa che arrivino presto iniziative socio sanitarie, da una migliore gestione delle cure a quella dei vaccini per tutti, che si riflettano positivamente sul benessere psico-fisico dei cittadini, noi che possiamo fare? Gli esperti ci dicono di proseguire con le misure sanitarie come mascherina, lavaggio mani e distanziamento, ma anche di seguitare a dare spazio a passatempi e passioni come cucina, bricolage, scrittura creativa, yoga e meditazione, passeggiate, sport (quello consentito dai decreti), e a tutto ciò che ci fa star bene. Qualora le difficoltà divenissero più ‘faticose’, il suggerimento è quello di contattare il medico di base e/o professionisti del settore. (Foto di Gerd Altmann da Pixabay)




Un viaggio nell’ombelico del mondo

La rubrica “Racconti di viaggi”, nell’augurare a tutti i lettori di poter tornare a viaggiare al più presto, inizia il 2021 con il viaggio di Nicola. Informatico pugliese, 52 anni, sposato con un figlio adolescente, da vent’anni vive a Pomezia dove partecipa attivamente a varie iniziative a favore del territorio. Viaggia molto, in Italia e all’estero. Ha visitato Londra più volte, e oggi ci parlerà del suo soggiorno nella capitale inglese nel 2015.

 Perché spesso a Londra?

L’idea di andare a Londra viene spontanea, perché piace a tutta la mia famiglia. Mia moglie ci va sempre volentieri perché ci abita la sorella. Il nostro punto di partenza è un quartiere tranquillo nel sud-ovest della città, Twickenham, famoso per l’omonimo stadio sede della Rugby Football Union, l’impianto degli incontri dell’Inghilterra di rugby. È una città che adoro, nella sua eterogeneità mi fa stare bene, mi sembra di essere nell’ombelico del mondo. Anche a mio figlio piace molto perché può praticare l’inglese. Questa mia passione la ‘esprimo’ fin dall’organizzazione del soggiorno, a partire dal viaggio in aereo, agli spostamenti, ai tour cittadini. Visto il clima particolare, che cambia più volte durante la giornata, sto sempre molto attento al meteo, e mi comporto di conseguenza nel programmare la visita della città. Faccio molte foto per ricordarmi di quello che viviamo durante il viaggio. Mia moglie è un’appassionata di musei e la città risponde appieno a questo suo hobby. Li abbiamo visitati quasi tutti: dal Museo di scienze naturali a quello di Arte Moderna, il Tate, uno dei più importanti al mondo assieme al British Museum.

Cosa ti emoziona in particolare della capitale inglese

Devo dire che per me il viaggio è uno ‘stacco’ dalla quotidianità, cerco posti dove star bene: girare e immergersi nelle abitudini e nei costumi del posto che visito. Deve darmi emozioni, sensazioni nuove e deve incuriosirmi, e Londra è per me l’ideale. Ha un fascino particolare, mi fa sentire al centro del mondo, quando sto lì sono

#gallery-1 { margin: auto; } #gallery-1 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 33%; } #gallery-1 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-1 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */

a casa. Il miscuglio di razze, di colori, di cibi mi fa sentire parte di una cosa più grande di me, e libero. Ognuno è libero di fare ciò che meglio crede, si può essere molto informali, fuori dagli schemi, ma allo stesso tempo formali e convenzionali, a partire da come le persone si vestono. La prima emozione fa rima con attenzione che ho sempre durante i miei soggiorni: vigilare per evitare di prendere fregature, o vivere brutte esperienze che possano rendere il viaggio meno piacevole. Purtroppo mi è capitato, e non sono l’unico, di essere stato derubato del cellulare da un ragazzo che è passato in bicicletta, mentre passeggiavo con amici e parenti in una tranquilla strada londinese. L’altra emozione che predomina è la curiosità: mi piace scoprire zone e passaggi anche un po’ in disparte, e fare foto per immortalare il momento. Giro sempre con la cartina che mi fa da bussola, ma mi avventuro volentieri anche in luoghi inesplorati e che scopro per caso. Come per esempio quando a Tottenham Court Road, strada centrale vicino al quartiere Soho, alzando gli occhi, ho visto un edificio di circa 15 piani in ristrutturazione che ‘nascondeva’ i lavori in corso con dei teloni che raffiguravano negozi e immagini che sembravano effettivamente veri! Adoro passeggiare nei parchi, soprattutto a Richmond Park, non lontano da dove vive mia cognata. Faccio foto, soprattutto quando, come capita a molti che visitano Londra, incontro gli scoiattoli che si avvicinano e mangiano dalle tue mani. Amo anche fotografare i negozi: ce ne sono di strambi, inusuali per come li intendiamo noi. Per esempio me ne piace uno, uno Store, che vende tutto in un unico ambiente: dalla cheese cake, buonissima, a tantissimi altri disparati e improponibili oggetti. Mi piace molto anche andare in giro a ‘naso all’aria’, come si suol dire. Mi piace sostare a Piccadilly Circus, una delle piazze più immortalate in assoluto: mi sento come se stessi in una cartolina, in un film che racconta la città. Mi dà molta emozione guardare le persone che camminano intorno a me. Mi piace anche comprare souvenir su richiesta degli amici. Così, per esempio, in questo viaggio sono andato allo stadio di calcio “Craven Cottage” della squadra Fulham, che dai cancelli in legno ai mattoncini rossi in terracotta ricorda il calcio di altri tempi, dove ho comprato un pallone per un amico che me lo aveva chiesto.

Londra e il cibo

Siamo una famiglia che ama mangiare bene. Ci piace assaggiare i cibi locali, ma quando andiamo in posti dove la cucina non è proprio il top, andiamo sul sicuro e mangiamo nelle varie catene internazionali, di cui conosciamo i sapori. Molti turisti raccontano di mangiare male a Londra. A noi piace mangiare per lo più a casa di mia cognata. Un ‘Fish & Chips’ ottimo, però, dove andiamo spesso con i miei cognati, si trova a Richmond. Il posto è molto carino, tappezzeria e mobili anni ’70, e il cibo è ottimo. Siamo anche andati a Camden Town, il famoso e colorato quartiere a nord della città e pranzato al Camden Market, spazio enorme e multietnico in cui si trovano cucine di tanti Paesi diversi, dalla messicana all’italiana, alla polacca con cibi preparati al momento, buoni e a prezzi abbordabili, con posti e tavolini limitati. Consiglio a tutti di farci un giro, per gustare il mix unico di gusti e sapori.

Bye-Bye al prossimo viaggio!




Stroncata rete internazionale di pedofili

Perquisizioni e arresti in 18 regioni e 53 province, smascherate 16 associazioni criminali e oltre 140 gruppi pedopornografici in tutto il mondo, coinvolte 432 persone di cui 81 italiani, due dei quali, un ottico di 71 anni e un disoccupato di 20 anni, che organizzavano tutte le attività, inclusi i nuovi reclutamenti. Questo il risultato dell’imponente operazione “Luna Park” dei giorni scorsi conclusa dalla Polizia postale di Milano e dal Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online (Cncpo) della polizia di Roma contro gruppi della criminalità che diffondevano il materiale pedopornografico attraverso i canali di messaggistica come Whatapp e Telegram, condividendo foto e video che ritraevano vere e proprie violenze sessuali su minori. Migliaia i file scambiati nelle chat. Tentativi di adescare i bambini emergono ‘direttamente’ da alcune chat. L’indagine, coordinata dai procuratori aggiunti Eugenio Fusco e Letizia Mannella e dai pm Cristian Barilli e Giovanni Tarzia, ha coinvolto circa trecento agenti che per due anni hanno lavorato sotto copertura identificando delinquenti, di cui 15 arrestati in flagranza e sequestrato tablet, smartphone, pen drive, pc e profili social. Diversa l’estrazione sociale degli indagati con un’età compresa tra i 18 e i 71 anni, tra cui studenti, professionisti, operai, pensionati e impiegati, provenienti per il 35% dalla Lombardia e dalla Campania. “La capillare attività di monitoraggio dell’intera rete internet a salvaguardia di minori e fasce più deboli ha portato già, nel 2020, all’oscuramento di 2442 siti e alla denuncia di più di 1100 persone” ha dichiarato la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. “L’operazione conferma che purtroppo il fenomeno della pedofilia on line è trasversale in quanto coinvolge fasce sociali ed anagrafiche eterogenee. Per contrastare questo odioso crimine è essenziale la collaborazione da parte di tutti gli utenti con la segnalazione dei contenuti illeciti rinvenuti sul web”. Segnalazioni su illeciti ravvisati sul web da parte di ogni cittadino si possono indirizzare alla Polizia postale attraverso il sito https://www.commissariatodips.it o tramite i vari commissariati sul territorio.

(Foto dal sito https://www.commissariatodips.it/)




Il divorzio e la stagione dei diritti

Tra le iniziative organizzate per ricordare i 50 anni della legge sul divorzio, la cosiddetta legge Fortuna-Baslini approvata il 1 dicembre 1970, sul sito del Partito radicale è possibile ‘visitare’ immagini relative alla mostra che fu organizzata nel 1990 per il ventennale. La legge, n. 898 in tema di “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”, passò al termine di una seduta che durò oltre 18 ore e che terminò alle sei del mattino, con un fronte comune dei partiti laici e di sinistra, appoggiati anche da Partito radicale di Marco Pannella, Lega italiana divorzio e dalle donne che chiedevano pari diritti e dignità rispetto agli uomini. Con il noto referendum abrogativo del 1974 si cercò di cancellarla, ma inutilmente. Le immagini raccontano le lunghe battaglie che hanno portato alla legge sul divorzio che cambiò la famiglia e i costumi degli italiani, una fotografia di un periodo di cambiamenti, 1968-1981, in cui nel 1975 venne approvato il nuovo diritto di famiglia, nel 1978 la legge sull’aborto, e nel 1981 l’abrogazione del delitto d’onore. Da sottolineare che nel dicembre 1968 venne abrogato il reato di adulterio, che ai nostri giorni può suonare difficile da comprendere, ma che invece a quel tempo era un reato per entrambi i sessi, ma ‘soprattutto’ per le donne: il marito poteva  tradire la moglie ed era socialmente e giuridicamente accettato, mentre la moglie no, doveva rimanere legata a questo matrimonio che di fatto non esisteva più; se il marito andava a vivere con un’altra donna lei poteva allora chiedere la separazione!

Modifiche alla legge sul divorzio ci furono nel 1978 e nel 1987, dovute anche alla presidente della Camera Nilde Jotti: vennero ridotti da 5 a 3 gli anni per arrivare alla sentenza definitiva. Nel 2015, con un disegno di legge, venne introdotto il divorzio breve, con la riduzione del periodo tra separazione e divorzio, da tre anni a uno per le separazioni giudiziali e a sei mesi per le consensuali, e anticipato lo scioglimento della comunione dei beni. In 50 anni in Italia i divorzi sono stati, fino all’anno 2018, 1.463.973. “La legge sul divorzio ha aperto una grande stagione di conquista di diritti civili e non solo” sostiene la statistica Linda Laura Sabbadini, chair di W20, Women20 gruppo di supporto al W20 che si terrà il prossimo anno, e componente del Comitato Colao. “Nel 1975 il nuovo diritto di famiglia, cade la patria potestà. Passa la parità dei coniugi nella coppia e soprattutto cade la discriminazione dei figli nati fuori dal matrimonio. Certo rimane ancora il delitto d’onore ma anche questo crolla nel 1981.E ancora la legge sui consultori. Il 1978 la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza; sempre nello stesso anno l’istituzione del Servizio Sanitario nazionale basato sul circuito prevenzione, cura, riabilitazione, balzo in avanti per il diritto alla salute. E ancora la Legge Basaglia. Gli anni ’70 sono stati una stagione effervescente nell’avanzamento dei diritti. Una rivoluzione che non poteva più attendere si è sviluppata anno dopo anno. Una modernizzazione culturale del Paese che ha permesso l’avanzamento della democrazia perché quando crescono i diritti, avanzano tutti, donne, figli, gli stessi uomini. Avanza la libertà di scegliere la propria vita, il proprio destino salvaguardando il coniuge più vulnerabile e i figli”. (fonte Ansa:Sabbadini) (Foto di CQF-avocat da Pixabay)

 




Revenge Porn, la ritorsione di chi non ce l’ha

Passata la Giornata contro la violenza sulle donne risuonano e stridono, tra le varie cifre sul tema, i dati del VII Rapporto Eures sul femminicidio in Italia: oltre 90 donne vittime nel 2020 che confermano il trend degli ultimi tempi di una donna uccisa ogni tre giorni con un’impennata delle chiamate al 1522, numero gratuito e attivo 24h su 24 del servizio pubblico per richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking, che ha riportato un 73% di chiamate in più durante il lockdown. Dal Rapporto risultano stabili le cifre dei femminicidi in famiglia, tra cui quelli di coppia, con un 89% rispetto all’85,8% del 2019, che si registra come il ‘terreno’ più rischioso per le donne. Negli ultimi venti anni infatti, 1628 sono state le vittime tra le coniugi, partner o ex.

Tra tutte le violenze commesse sulle donne, fisiche, psicologiche, sessuali, economiche e riferite allo stalking oggi faremo il focus sul Revenge Porn, un reato in costante aumento. La legge denominata ‘Codice rosso’ (Legge 69/2019) punisce, all’articolo 612 del codice penale, la diffusione di foto, video intimi via web e cellulari senza il consenso dei protagonisti, molto spesso donne, per lo più adolescenti e giovani, atti a distruggerne reputazione e dignità. Prendo spunto dalla terribile vicenda che ha coinvolto recentemente una maestra nel torinese il cui ex fidanzato ha diffuso, senza il suo consenso, immagini e video privati a sfondo sessuale su una chat di amici che le hanno portato anche il licenziamento da parte della dirigente scolastica. Una delle tante, troppe, storie orrende vissute dalle donne.

Con il ‘Revenge Porn’ (in italiano vendetta porno), l’autore diffonde immagini e video a contenuto sessualmente esplicito, senza il consenso delle donne, una ritorsione di chi non ha il rispetto per l’altra persona con lo scopo di deriderla, denigrarla e metterla alla pubblica gogna, arrecandole così enormi e gravi disagi e danni psico-fisici. La legge punisce con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da 5.000 a 15.000 euro chi, dopo averli realizzati, li invia, li consegna e li trasmette senza il consenso delle interessate. La diffusione illecita tramite social network, internet o smartphone oltre alle pene detentive, riconosce responsabilità anche a chi condivide i contenuti ricevuti da terzi, come l’invio nelle chat di gruppo. La vittima, entro sei mesi dalla scoperta della diffusione di tali immagini/video può denunciare il fatto ai Carabinieri o alla Polizia; se invece si tratta di una persona disabile o in stato di gravidanza questi termini non sussistono.

Tabù culturali, sessuali e maschilisti sono dietro a questi atti che riempiono purtroppo la nostra società che, invece, dovrebbe impegnare maggiore attenzione, responsabilità e serietà nella realizzazione e nell’attuazione di un modello culturale basato sulla parità di genere fin dai banchi di scuola, per insegnare alle nuove  generazioni un modo sano, consapevole e consenziente di vivere la sfera intima e sessuale. (Foto di Bingo Naranjo da Pixabay)




Giornata internazionale dell’infanzia: il diritto a una famiglia

 

Il 20 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza per ricordare la Convenzione approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 ratificata da 196 Stati (per ultima la Somalia, gli Stati Uniti l’hanno solo firmata). L’Italia l’ha ratificata il 27 maggio 1991 con la legge n. 176. La Convenzione, composta di 54 articoli, riconosce a tutte le bambine e i bambini del mondo la titolarità dei diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici. Per l’occasione vogliamo focalizzare l’attenzione sul diritto dei bambini e degli adolescenti ad avere una famiglia come riportato soprattutto negli artt. 20 e 21, dove si evidenzia il diritto del minore di trovare sempre protezione in un ambiente familiare, seppur temporaneamente, anche quando il nucleo di origine non sia idoneo. Affronteremo il tema parlando di affidamento familiare. Lo faremo  intervistando due nostri concittadini, Emma e Nicola, che vivono questa importante ed impegnativa esperienza e che con molta disponibilità la condividono con i nostri lettori, con l’idea che possa essere di sostegno/aiuto/confronto per chi è già genitore affidatario, o per chi lo volesse divenire.

Come è nata l’idea di accogliere un bambino in famiglia

Diciamo che il nostro percorso inizia con un progetto ‘Accoglienza’ promosso da un’associazione onlus. Da 7 anni, nei periodi estivi e durante le vacanze di Natale, ospitiamo con molta gioia a casa nostra D., un bambino di dodici anni dell’est europeo, che oramai parla anche un buon italiano. E’ un ragazzino intelligente e sveglio sempre pronto ad apprendere, a capire cosa avviene intorno a lui, che apprezza molto il tempo che condividiamo con lui giocando, andando a spasso e facendo molte altre attività.

Da quasi 4 anni siamo i genitori affidatari di A., un ragazzo italiano di 17 anni. L’idea dell’affido familiare è nata parlando con un familiare che già collabora con case famiglia. Abbiamo contattato il Comune: un ufficio ad hoc nei servizi sociali è a disposizione per spiegare come funziona l’affido. Avevamo già iniziato il percorso dell’adozione, ma poi vedendo le difficoltà e le lungaggini ‘burocratiche’ l’abbiamo abbandonato. Per noi è un grande onore essere i genitori di A., soprattutto perché abbiamo la consapevolezza di rappresentare per lui un punto di riferimento, tra le tante difficoltà e problematiche che ha incontrato nel corso della sua infanzia. Non è stato difficile intraprendere questo nuovo cammino: io e mia moglie ci siamo solo guardati negli occhi e abbiamo accettato. Ovviamente la costruzione del rapporto tra noi tre passa attraverso equilibri, fraintendimenti, paure, sicurezza e contentezza. Con mia moglie ci mettiamo in discussione, ci guardiamo ‘dentro’ con più frequenza di prima, per cercare di dare tutto il nostro meglio in termini di ascolto, attenzione, affetto e disponibilità per accompagnarlo lungo la sua crescita di figlio adolescente.

Riguardo alle aspettative, come state vivendo lo status di genitori affidatari

Sull’affidamento la gente sa poco e spesso è male informata. Certo le energie da mettere in campo sono molte, bisogna rivedere molte posizioni personali e di coppia. Non è un’esperienza semplice, come genitori non la pensiamo sempre allo stesso modo sulle scelte da intraprendere, ma è soddisfacente se guardiamo ad ampio spettro all’esperienza stessa.

Quali sono, o sono stati, i commenti e le reazioni di amici e parenti

Diverse le reazione di amici e parenti. Chi dice che non l’avrebbe mai fatto, chi ci apprezza, chi ci dice che siamo belle persone. Poca indifferenza intorno all’argomento e addirittura qualche amico/a ha cominciato a seguire il nostro stesso percorso. I parenti ci hanno sostenuto sempre e sono favorevoli a questa esperienza. L’assistenza psicologica e il sostegno dei servizi sociali è fondamentale, altrimenti in certe situazioni la confusione prende il sopravvento e ti fa fare scelte sbagliate. Quello che ho notato sull’affido familiare è che non è conosciuto dai più, e quindi sarebbe bene che venisse data maggiore diffusione a questa iniziativa per dare una famiglia ai bambini in difficoltà, seppur in modo temporaneo.

 In due parole cosa vi spinge a proseguire in questo percorso di affido

Direi continuità, perché abbiamo intrapreso questo percorso e lo vogliamo portare a termine. Abbiamo voglia, spazio emotivo e desiderio di ‘accogliere’ A. nella nostra famiglia. E poi speranza, nel senso che speriamo che lui possa un giorno pensarci con orgoglio, come noi facciamo con lui. Noi facciamo il massimo ogni giorno con affetto, siamo contenti di ciò e così speriamo che lo sia anche lui di noi.

(Foto di Gisela Merkuur da Pixabay)

In Italia l’istituzione dell’affidamento familiare è disciplinato dalla legge n. 184 del 4 maggio 1983 (Diritto del minore a una famiglia), poi modificata dalla legge n. 149 del 28 marzo 2001, che ha carattere temporaneo ed ha lo scopo di permette ad una famiglia, coppia o singolo, l’accoglienza di un minore italiano o straniero per un tempo limitato la cui famiglia stia vivendo un periodo temporaneo di difficoltà o di crisi, e non in grado di garantire l’accudimento del bambino o del ragazzo stesso. L’affido può essere intrafamiliare o etero familiare, consensuale, disposto dai servizi sociali del Comune, o giudiziale, disposto dal Tribunale dei minorenni se i genitori non danno il consenso e sussistono condizioni di pregiudizio per il minore. I genitori affidatari devono dimostrare adeguate capacità educative ed avere una casa adeguatamente spaziosa per accogliere il bambino/ragazzo nella consapevolezza di avere rapporti al meglio con la famiglia di origine, nell’ottica di reinserire l’affidato appena possibile. Gli aspiranti affidatari, dopo colloquio con i servizi comunali, vengono inseriti all’interno di un apposito elenco ufficiale, in attesa dell’affidamento di un bambino.  Non ci sono vincoli di età degli affidatari rispetto al minore, è sufficiente la maggiore età. A seconda delle circostanze l’affido può essere a lungo termine (fino a due anni, ma prorogabile), medio (non oltre i 18 mesi) e a breve termine, dai 6 agli 8 mesi. Esiste anche una forma particolare, l’affido parziale, che consente al bambino di trascorrere con i genitori affidatari solo alcune ore del giorno, i week end,e brevi vacanze. L’affido segue un iter diverso dall’adozione: mentre, come già evidenziato, l’affido è temporaneo e vengono mantenuti i rapporti con la famiglia di origine, l’adozione è per tutta la vita e prevede la sospensione dei legami con i genitori naturali.




Al via il festival di National Geographic

Si svolgerà in live streaming dal 23 al 29 novembre 2020, sui canali social, sul sito dell’Auditorium parco della musica di Roma e del National Geographic, la XV edizione del National Geographic Festival delle Scienze dal titolo  “Ottimismo e scienza”. Il Festival ospiterà dialoghi, riflessioni e incontri volti a dimostrare come la ricerca scientifica manifesti il proprio carattere aperto e universale per il raggiungimento del bene comune con contributi di esperti e ricercatori del mondo scientifico, culturale e sportivo che interverranno su vari temi tra cui salute pubblica, riscaldamento globale, sostenibilità energetica ed economica, centenario di Gianni Rodari. Il programma è articolato in sette macroaree: Pianeta, Società ed economia, Universo e spazio, Tecnologia e innovazione, Cervello e pensiero, Snodi della scienza, Salute e medicina. In quest’ultima sezione si discuterà, inevitabilmente, della pandemia che sta sconvolgendo il mondo intero. In un seminario si parlerà dell’incontro tra le leggi della genetica e della biologia e quelle che regolano la società: moderati dalla giornalista scientifica Letizia Gabaglio, Philippe Kourilsky, genetista, biologo e immunologo, autore del saggio Di scienza e democrazia (Codice Edizioni) e Mauro Magatti, sociologo ed economista, si confronteranno su questi aspetti. In questo periodo di ‘seconda ondata’ del Covid-19 il National Geographic Festival delle Scienze offre inoltre incontri sul virus, in cui esperti del settore parlano del loro lavoro per sconfiggerlo. Tra gli altri appuntamenti: Peter Frankopon, docente di Global History a Oxford e Paolo Vineis, Chair of Environmental Epidemiology all’Imperial College e autore di ‘Salute senza confini’ (Codice Edizioni) che ripercorrono la storia e l’evoluzione delle pandemie e gli interventi di Maurizio Cecconi e Giuseppe Ippolito dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma impegnati in prima linea contro la pandemia.

Prodotto dalla Fondazione musica per Roma e promosso da Assessorato alla crescita culturale di Roma Capitale, è realizzato da Agenzia spaziale italiana e Istituto nazionale di fisica nucleare. Tra i partner scientifici Cnr, Agenzia spaziale europea e Rete Garr.

https://www.nationalgeographic.it/festival-delle-scienze




Aifa, contraccezione di emergenza senza ricetta per le minorenni

Lo scorso mese di ottobre, con la determina n. 998, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha dato il via libera alla ‘pillola dei 5 giorni dopo’ senza prescrizione medica anche per le minorenni.

Stiamo parlando dell’‘ulipistral acetato’ (EllaOne), il farmaco utilizzato per la contraccezione di emergenza fino a cinque giorni dopo il rapporto sessuale, per la tutela della salute e in difesa delle ragazze.

”Si tratta di uno strumento altamente efficace per la contraccezione di emergenza per le giovani che abbiano avuto un rapporto non protetto, entro i cinque giorni dal rapporto” afferma Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa. “A mio avviso è anche uno strumento etico perché consente di evitare momenti critici per le ragazze. Voglio sottolineare che si tratta di contraccezione di emergenza e che non è un farmaco da utilizzare regolarmente”.

Un foglio informativo verrà consegnato al momento dell’acquisto del farmaco, con l’obiettivo di promuovere una contraccezione informata ed evitare un uso inappropriato della contraccezione di emergenza. Inoltre, l’Aifa attiverà presto un sito con informazioni e indicazioni approfondite sulla contraccezione, inclusa la pillola anticoncezionale.

“Ricordo che il farmaco è dal 2017 nella lista dei farmaci essenziali dell’Organizzazione mondiale della sanità  per questa indicazione, come parte dei programmi di accesso ai farmaci contraccettivi, e che le gravidanze nelle teenager sono un importante indicatore di sviluppo di una società, che va tenuto ai minimi livelli”, ha aggiunto Magrini.

L’iniziativa è una svolta per la tutela della salute fisica e psicologica delle adolescenti in quanto la maggior parte delle gravidanze in questa età non sono pianificate, sono spesso legate a situazioni di rischio che possono arrivare all’aborto con conseguenze psichiche personali pesanti e in certi casi devastanti, perché ostacolano il proseguo degli studi e quindi del lavoro. Come evidenziato nel giugno 2020 nella Relazione al Parlamento del Ministro della Salute, secondo i dati 2018, “L’aumento dell’uso della contraccezione d’emergenza – levonorgestrel (Norlevo), la “pillola del giorno dopo”, e ulipipstral acetato (EllaOne), la “pillola dei 5 giorni dopo”- ha inciso positivamente sulla riduzione delle interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg), che è in continua e progressiva diminuzione dal 1983”.

Senza ricetta per le minorenni, si favorisce la riduzione dei concepimenti under 18, migliorandone la salute sessuale e di conseguenza quella pubblica, uscendo dall’obbligo della ricetta che per lo più rispondeva, probabilmente, ad un desiderio di controllo e non a esigenze terapeutiche. Concetto sottolineato dalla sociologa Chiara Saraceno su ‘La stampa’ dove evidenzia come nell’immaginario collettivo le ragazze non ‘devono’ fare sesso fuori dal matrimonio, mentre i ragazzi lo possono fare liberamente e legittimamente. Le ragazze non sono ‘brave’ se fanno sesso non a scopo riproduttivo, e quindi non sono libere come i loro colleghi maschi.

Il giusto sguardo verso la pillola dei cinque giorni è quello che lo vede non un farmaco abortivo, ma un contraccettivo d’emergenza e che il discorso della sessualità necessariamente deve essere affrontato, nel 2020, a scuola con corsi di educazione alla sessualità che però, laddove attivati,vengono spesso visti ‘non utili’ alla crescita degli studenti da molti soggetti della scuola – genitori, docenti e dirigenti-  che di fatto appoggiano una cultura oscurantista, in netto contrasto con le esigenze socio-sanitarie delle diverse fasce di età della cittadinanza. (foto: Pexels da Pixabay)




Lauree abilitanti, le nuove norme

Approvato nel Consiglio dei Ministri del 18 ottobre 2020, il disegno di legge (n. 67) sulle lauree abilitanti presentato dal Ministro dell’Università e della ricerca Gaetano Manfredi con il quale sono state introdotte disposizioni che semplificano radicalmente l’accesso alle professioni di veterinario, psicologo, odontoiatra e farmacista. Le nuove norme prevedono che il tirocinio pratico-valutativo sia svolto all’interno dei corsi di laurea, e che l’esame finale di laurea divenga anche la sede dell’esame di Stato di abilitazione all’esercizio della professione. Il nuovo modello di abilitazione riguarda le magistrali a ciclo unico in Odontoiatria e protesi dentaria; Farmacia e farmacia industriale; Medicina veterinaria e Psicologia.

In una seconda fase verranno incluse altre lauree professionalizzanti nelle seguenti professioni: tecniche per l’edilizia e il territorio; tecniche agrarie, alimentari e forestali; tecniche industriali e dell’informazione che abilitano all’esercizio delle professioni correlate ai singoli corsi di studio di geometra laureato, agrotecnico laureato, perito agrario laureato e perito industriale laureato. Su richiesta dei consigli degli ordini o dei collegi professionali o delle relative federazioni nazionali si prevede che anche i seguenti titoli universitari possano essere resi abilitanti con norme da adottare su proposta del Ministro dell’università e della ricerca: tecnologo alimentare; dottore agronomo;dottore forestale; pianificatore paesaggista e conservatore (ex facoltà di architettura); assistente sociale;biologo;chimico; geologo.

Questo ddl segue il Decreto Cura dello scorso marzo, con la prima ondata Covid, in cui venne resa abilitante la laurea in Medicina e chirurgia, per un più immediato inserimento lavorativo dei giovani. “Con il Decreto Cura abbiamo accorciato di nove mesi l’ingresso nel mondo del lavoro dei laureati nelle scienze cliniche”, afferma il ministro Manfredi. “Ora il disegno di legge sulle lauree abilitanti fa propria una prospettiva di rilancio e modernizzazione del Paese. E’ necessario semplificare le modalità di accesso all’esercizio delle professioni regolamentate, per una più diretta, immediata ed efficace collocazione dei giovani nel mercato del lavoro” (fonte intervista ministro: www.repubblica.it/scuola/; Foto di McElspeth da Pixabay).




Rodari, cent’anni di fantasia

Add content here (w = 1~12 )
Add content here

Il 23 ottobre 2020, per i cento anni dalla nascita di Gianni Rodari, maestro, scrittore, pedagogista e giornalista che scrisse sull’infanzia e per l’infanzia e che insegnò ad inventare, numerosi sono stati gli eventi che lo hanno celebrato tra cui un doodle di Google ed iniziative con cui è stato festeggiato anche negli Stati Uniti. Di recente la rivista specialistica “Marvels & Tales” gli ha dedicato vari saggi e la casa editrice indipendente Enchanted Lyon Books a settembre ha pubblicato la prima traduzione di Favole al telefono, “Telephone Tale”.

L’obiettivo di Rodari era creare l’uomo a partire dall’infanzia, valorizzando la fantasia, che non è ozio della mente, ma stimolo per immaginare cose che non esistono, come condizione necessaria per uno sviluppo ottimale della personalità. Per lui la creatività era una capacità comune a tutti, perché insita nella natura umana: l’età dei perché non finisce mai e molto spesso questa domanda diventa il motore di più grandi scoperte, mostrando possibilità che altrimenti non si vedrebbero. Nei suoi libri, tradotti in molte lingue e conosciuti in tutto il mondo,  si uniscono la felicità dell’invenzione fantastica e umoristica. La scrittura per lo scrittore supera tutti gli ostacoli, linguistici e ideologici, coinvolgendo non solo i bambini, ma anche gli adulti. Da due rubriche che per alcuni anni tenne su un giornale nacque “Il libro dei perché”: i bambini gli spedivano le domande più disparate – dalla fisica alla poesia, dalla storia alla cultura – a cui lui rispondeva con spiegazioni scientifiche o con il racconto di storie, cercando di stimolare la curiosità nei piccoli lettori. La sua pedagogia sottolinea l’importanza della creatività, o fantasia, nel processo di apprendimento e della sua collocazione all’interno dell’educazione, per far divenire le storie strumento di conoscenza della realtà. I suoi libri, famosi in tutto il mondo, sono stati tradotti in molte lingue meritando diversi riconoscimenti, fra cui il premio “Hans Christian Andersen” nel 1970, definito il Nobel per la letteratura per l’infanzia. Anche quest’anno è stato consegnato il premio “Gianni Rodari città di Omegna” nel corso del Festival della letteratura per ragazzi che ogni anno la cittadina piemontese sul lago d’Orta dedica al suo illustre concittadino. Il concorso ha presentato quattro sezioni: Albi illustrati, Fiabe e filastrocche, Romanzi e racconti, Rappresentazioni teatrali.

Il punto interrogativo

C’era una volta un punto
interrogativo, un grande curiosone
con un solo ricciolone,
che faceva domande
a tutte le persone,
e se la risposta
non era quella giusta
sventolava il suo ricciolo
come una frusta.
Agli esami fu messo
in fondo a un problema
così complicato
che nessuno trovò il risultato.
Il poveretto, che
di cuore non era cattivo,
diventò per il rimorso
un punto esclamativo.

(G.Rodari)